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HELLBLADE 2 ACCEDERE ALLE GROTTE E IL LORO ENIGMA ⚔️ HULDUFOLK 🎮XBOX SERIES X UHD 60 #hellblade2
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Sanzioni flop, mosca cresce 6 volte l’europa
DUE ANNI DI PROPAGANDA E DATI IGNORATI - Crescita, Pil, Borse e banche (non il gas): i numeri sull’economia russa indicano che è ancora lontano l’obiettivo perseguito dall’Unione. Si va verso il 14° pacchetto
DI MARCO MARONI
Con il 13° pacchetto di sanzioni approvato dall’Unione europea ed entrato in vigore ieri, con misure restrittive su altre 1056 persone e 88 entità, il volume delle iniziative messe in campo per frenare l’economia russa e la sua capacità di finanziare la guerra in Ucraina ha raggiunto lo straordinario volume di oltre 19 mila. I bandi all’importazione e all’esportazione, il price cap sui prezzi energetici, la stretta su sistemi di pagamento e intermediari finanziari, il congelamento di beni pubblici (300 miliardi di dollari di riserve valutarie) e privati all’estero, fanno della Russia il Paese più sanzionato al mondo e il più sanzionato della storia. Ma dopo due anni di guerra economica scatenata dai Paesi ai due lati dell’Atlantico, e mentre il presidente Usa Biden studia un ulteriore pacchetto da 500 nuove sanzioni, sembra essere senza precedenti anche lo scostamento tra l’obiettivo che si voleva raggiungere e la realtà dei fatti.
Partiamo dalle macro cifre. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) che nel settembre 2022 stimava un’economia russa in contrazione del 6% per quell’anno e del 3,5% nel 2023, ha dovuto fare un notevole lavoro di revisione: gli ultimi dati pubblicati indicano che nel 2023 il Prodotto interno lordo (Pil) russo è cresciuto del 3%, e la previsione per il 2024 è del +2,6%. La crescita è la migliore di tutti i Paesi dell’area dell’euro, quasi in stagnazione: più 0,5% nel 2023 e una previsione dello 0,9% per quest’anno. Peggio di tutti la Germania; l’economia della cosiddetta locomotiva europea, prima vittima del caro energia e dei cali nell’export, l’anno scorso è entrata in recessione, con un Pil a meno 0,3% che quest’anno potrebbe risalire allo 0,5%. Peggio di Mosca hanno fatto anche gli Stati Uniti, più al riparo dagli effetti delle sanzioni: più 2,5% l’anno scorso e una previsione del 2,1% quest’anno. Riguardo ai mercati finanziari, la Borsa di Mosca ha guadagnato il 27% rispetto a due anni fa, il cambio del rublo ha recuperato le perdite subite, tornando ai livelli del 2021. A sperimentare una crescita da record è il sistema bancario. Grazie alla corsa ai nuovi mutui sussidiati dallo stato e ai finanziamenti per acquistare le attività delle imprese occidentali che lasciano il Paese, le banche russe l’anno scorso hanno fatto profitti per 37 miliardi di dollari, 16 volte quelli dell’anno precedente. I buoni dati economici, insieme a una propaganda che è riuscita a descrivere la guerra come una necessità esistenziale, contribuiscono peraltro al consenso, con la popolarità di Putin ai massimi da sette anni, è all’85% di gradimento.
Ciò che analisti e politici cercano di capire è come mai le sanzioni non sortiscano l’effetto sperato. I motivi sembrano risiedere in una notevole capacità della Russia e dei suoi partner commerciali di aggirare le sanzioni, e in una riconversione nell’economia e nei rapporti finanziari internazionali. Mosca ha spinto su nuovi mercati, alleato cinese innanzitutto. L’anno scorso l’interscambio commerciale tra Cina e Russia è stato di 240 miliardi di dollari, in aumento del 26,3 % sull’anno precedente. A seguire gli scambi in valuta, con la yuan cinese che sta sostituendo il dollaro.
Capitolo importazioni, ambito sensibile per i partner Nato in quanto funzionali anche all’industria degli armamenti. Dopo il brusco arresto nei primi mesi dell’invasione, con le consegne dall’Europa calate del 52%, ora si è tornati ai livelli pre-guerra. È aumentato l’import dai fornitori esistenti, sono stati sostituiti prodotti, fatti accordi con nuovo fornitori e, soprattutto si è seguita la strada delle importazioni parallele. Crescite dell’export si sono registrate dalla Turchia e da una serie di Paesi dell’ex blocco sovietico, come Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirgizistan.
In molti casi questi Paesi fanno da tramite, riesportando in Russia prodotti importati da altri che adottano la politica sanzionatoria. Per avere un’idea di come funziona, basti pensare al boom dei cellulari (i cui chip possono essere usati anche per gli armamenti) in Armenia, dove le importazioni sono decuplicate in valore.
Qualche effetto positivo sembrano invece aver avuto le misure su gas e petrolio, prima voce dell’export russo. Se nell’estate del 2022 i prezzi del gas erano arrivati a 340 euro per Megawattora, una manna per le casse russe impegnate a finanziare la guerra, la quotazione ora è a 23 euro. Mentre il petrolio è sceso dai 120 dollari al barile dell’estate 2022 a 76 dollari. Ma anche qui, Mosca non è stata messa fuori gioco. Prima del price cap, che ha proibito agli importatori occidentali di trattare petrolio russo a più di 60 dollari al barile, il 60% dell’export russo era trasportato da petroliere europee. Oggi gran parte di quel petrolio è trasportato da compagnie con sedi in Paesi non sanzionatori.
Le prossime misure, secondo quanto annunciato da Biden, dovrebbero colpire di più le banche e i loro affari, spesso poco rintracciabili con le imprese che riforniscono la Russia. Ma secondo gli analisti, il rischio qui è di mettere in pericolo la stabilità del sistema finanziario internazionale.
Chi dubita sulla reale ripresa del sistema produttivo russo argomenta che la crescita è dovuta soprattutto alla riconversione di parte della sua economia in un’economia di guerra, non sostenibile sul lungo periodo. Un ragionamento che sembra non considerare che, nella storia, la guerra è ciò che ha fatto fare un balzo in avanti produttivo alle economie in crisi.
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schegge da un pomeriggio d'ordinaria follia
Romeo caracolla verso il banco, in tenuta da calcetto. Controllo il diario: compito di italiano: leggere pagina 6, trasformare il testo descrittivo soggettivo in oggettivo, per poi illustrarlo con un disegno. Guardo il testo: L’elefante. “L’elefante è uno degli esseri viventi più grandi al mondo. Possiede due zanne di 3 metri e una proboscide con cui attacca, se minacciato, e si procura cibo e acqua. Vive prevalentemente in Africa e Asia...” Il testo è già oggettivo. Cosa accidenti devo fare? Scrivo alla madre. Romeo mi guarda, sperso: “Intanto lascia una pagina e fai il disegno” dico “Sai disegnare un elefante?” “Sì, ma alle 4 e mezza me ne devo andare”.
Nel frattempo corro a segnare i compiti di Paolo, gentilmente offerti dal registro elettronico inviatogli da sua madre: compito di aritmetica: pag. 172, es. 160-163-165. Apriamo il libro a pag. 172: il nulla. Paolo gioisce entusiasta, “Forse è giusto così, non bisogna fare niente, mi sa”, cerco di tenermi calmo, la prof ha sbagliato chiaramente pagina. Scrivo alla madre. Indico il problema, chiedo ragguagli. Invito Paolo a svolgere la materia successiva. Jacopo mi chiama a gran voce: “Giuseppe, il bagno è allagato, qualcuno ha fatto pipì per terra!” Non ho tempo d'andare a controllare, perciò lo invito momentaneamente a scansarla. Si mette a ridere e continua: “Sai che somigli a Daniele? Siete fratelli!” Daniele per tutta risposta lo guarda e fa: “Magari Giuseppe fosse mio fratello!” poi fissa mio padre e aggiunge: “E Andrea è mio nonno”. Mio padre gongola felice e in un certo senso lo sono anch’io, se il mio lavoro ha il potere di compensarlo dei nipoti che non ha. “Qui siamo tutti fratelli” conclude Jacopo “e Giuseppe è nostro padre”. Prossimo alla commozione, li invito piuttosto a sbrigarsi. Controllo il telefono, la mamma di Romeo ha risposto: “Dicono che il testo è soggettivo e devono trasformarlo in oggettivo”, “Ma non è vero!” m’incazzo, “Faglielo fare come credi. Non so che dirti”. Getto via il telefono. Sono seriamente tentato di bruciare il libro. Che faccio? Romeo sta disegnando ancora l’elefante. È un elefante bello grosso, quindi ho ancora un po’ di tempo. Ma devo pensare a una soluzione, e in fretta. Nel frattempo entra Melissa, secondo superiore: “Domani ho il compito di letteratura sui Promessi Sposi” vorrei uccidermi “E tu ti ricordi il giorno prima? Sono due settimane che ti ripeto di cominciare a prepararti per il compito. Sai che dobbiamo studiare oltre 30 pagine, vero? Come pretendi di poter fare tutto in un giorno?” Mi guarda sconsolata “Comincia a fare le mappe, mo vengo e vediamo insieme”. Una voce fuori campo grida: “Giuseppe alle 5 meno un quarto me ne devo andare!”. Fingo di non sentire e corro da Paolo. La madre ha finalmente risposto: “È giusto così”. Ma come può essere giusto così? La chiamo. Ribadisco il problema, non capisce, “Ok, non farglielo fare”. Paolo gioisce al settimo cielo. Su tutte le furie, lo minaccio di dargli dei compiti extra se non la smette. Volo da Romeo, ha finito l’elefante, devo farmi venire un accidenti d’idea. Trasformarlo da oggettivo in soggettivo è impossibile, dovrebbe aggiungere delle considerazioni personali, farlo proprio, non voglio spingerlo a sbagliare, data la consegna, in più non c’è più tempo, così gli dico: “Ok, lo vuole oggettivo? Lo facciamo oggettivissimo”. Ricopiamo il testo, estromettendo avverbi e aggettivi, rendendolo così ancor più neutro e scientifico. “Giuseppe tra mezz’ora me ne devo andare!” Mi precipito da Melissa. La professoressa ha stabilito uno schema base per indicare i punti che vorrebbe veder analizzati nel commento del primo e del secondo capitolo dei Promessi Sposi il giorno dopo: biografia dell’autore, cenni storici, analisi del periodo, influenze e ispirazioni, commento al primo capitolo, commento al secondo capitolo. Melissa mi mostra le mappe: “Vanno bene così?” ha appena iniziato la biografia di Manzoni, sarà un lunghissimo pomeriggio. Giankarol intanto langue addormentato, “Giankarol studia scienze” “No” risponde “Non ho il libro”, “Usa quello della compagna”, “NO, non mi va” e si rimette a dormire, “Giankarol, guarda che chiamo tua madre! Studia scienze e non farmi arrabbiare!” “No” sussurra riaddormentandosi, mentre m’allontano. “Giuseppe tra dieci minuti me ne devo andare!”
Squilla il telefono, è la mamma di Paolo. “Giuseppe, avevi ragione, la professoressa ha sbagliato, era pagina 138, grazie”, Paolo smette di ridere e comincia a piangere disperato, dimenandosi matto sulla sedia. Chiedo ad una delle mie dipendenti di metter fine alle sue pene, mentre Giankarol persiste a dormire. “Giankarol, fai scienze”, “No”. Loris mi saluta zaino in spalle: “Giuseppe, ho finito, me ne devo andare” “Ma non ti ho ancora corretto!” “Mio padre mi sta aspettando, è già fuori!”. Bestemmiando, lo costringo a togliersi lo zaino e a farmi vedere i compiti. Lo spedisco fuori a calci e corro da Melissa, in lacrime: “È troppo… ho mal di testa, non ce la faccio”, mi siedo accanto a lei e sottolineo le informazioni essenziali al posto suo, la sprono a continuare. Ha finito la biografia, siamo alle influenze. Il romanzo storico, Walter Scott. So già come andrà a finire, ma non voglio dirlo. Bisogna fare le maledettissime mappe, dopodiché studiarle ed elaborarle infine in un discorso organico (cosa che in secondo superiore non è ancora in grado di fare), creando una bozza di commento, una simulazione di prova. La vedo nera. “Giuseppe alle 5 e mezza me ne devo andare!” Giankarol intanto sogna. All’ennesimo rifiuto, chiamo la madre. Sta arrivando, dice. Il doposcuola si svuota, m'accorgo che Melissa è allo stremo, sono già le sei, non ce la farà. M’avvicino a lei, ha smesso già da un po' di lavorare e, preso esempio da Giankarol, s’è lasciata andare sul banco, atrocemente afflitta. “Chiama mamma” le dico “le devo parlare”. Intanto arriva la mamma di Giankarol. Lo grida un po’, lo redarguisce, fanno teatro, lei lo prega, lui le sibila parole d’odio alle spalle, soddisfatta se ne va. Mentre assisto al bieco spettacolo, la mamma di Melissa chiede spiegazioni al telefono: “Allora domani non la mando a scuola…” Non so che dirle. Per me è un enorme fallimento. Mi siedo accanto a Melissa e le faccio un veemente discorso sul reagire e tramutare la rabbia e le emozioni negative in determinazione e voglia di rivalsa. Se ne va, guardandomi sconsolata. Il compito dovrà comunque farlo, se non quel giorno, un altro ancora. L’appuntamento con Manzoni è solo rimandato, ma almeno avremo tempo per prepararlo con più calma. Giankarol dorme ancora. Mi siedo con lui e lo prego di studiare. Cerco di convincerlo in ogni modo, ma non m’ascolta. Odia la prof di scienze e tutto ciò che ad essa è collegato. “Io non voglio fare lo scienziato” dice “non me ne frega niente”. Non so che fare. Lo supplico, come se ne andasse della mia stessa vita e mi domando se forse non dovrei essere io stesso a instillargli quella voglia che gli manca, inventarmi qualcosa, la differenza fra un bravo maestro ed uno mediocre. Finisce con lui sonnecchiante ed io a ripetergli asmr le varie tipologie di tessuto: epiteliale, connettivo, muscolare e nervoso, sperando entrino in lui per via inconscia. Buonanotte Giankarol, e fai bei sogni.
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[✎ ITA] GQ Japan : JIN dei BTS, l'Inizio di un Nuovo Viaggio | 08.11.24⠸
GQ Japan - dicembre 2024
INTERVISTA di SHIZUKO MIZUTA
JIN dei BTS, l'Inizio di un Nuovo Viaggio
Twitter / X
I BTS hanno sospeso le attività nel 2022 per svolgere il servizio militare. Dopo un anno e mezzo nell'esercito, JIN è finalmente tornato. Ora che ha compiuto il primo passo verso questo nuovo viaggio, JIN ci confida le sue sensazioni e pensieri correnti.
Dal debutto, nel 2013, ad oggi i BTS sono passati alla storia. Nonostante inizialmente non avessero ricevuto tanto interesse, i sette membri hanno sempre dedicato tutto loro stessi al canto, al ballo e ad una pratica rigorosa.
Poco tempo dopo, i BTS hanno lanciato un messaggio veramente d'impatto con la loro serie di album "LOVE YOURSELF", esternando attraverso il canto le loro emozioni e pensieri più profondi e sinceri. Questo motto si è presto diffuso in tutto il mondo. Sentirsi insicurə rispetto alla propria identità ed avere poca autostima è un disagio condiviso da moltə giovani in tutto il mondo. E chissà quante persone si sono sentite ri-affrancate dalle parole di questi 7 ragazzi coreani, quante ne sono state salvate? Perché "il vero amore inizia dall'amore per se stessə".
Da allora, i BTS hanno tenuto tour sold out negli stadi di tutto il mondo e coltivato un fandom globale – l'ARMY – davvero enorme.
Alla base del gruppo, troviamo il saggio e carismatico leader RM, e JIN, in quanto membro maggiore, ha sempre supportato i BTS - insieme a quest'ultimo – con razionalità, calma ed un'aura rassicurante.
Ci sono stati momenti in cui il gruppo ha dovuto affrontare avversità, ma "tutti e 7 insieme le abbiamo superate", come ha condiviso Jin ad un concerto, senza nascondere le lacrime. Come ben sappiamo, il gruppo ha poi anche raggiunto il notevole traguardo di una nomina ai Grammy Awards con "Dynamite".
I BTS non sono dunque estranei al cambiamento, e la svolta esperienziale maggiore è stata forse quella affrontata nel 2022, con il servizio militare – JIN è stato il primo ad arruolarsi e, lo scorso giugno, è stato congedato, dopo un anno e mezzo di servizio. Dopo aver compiuto il primo passo verso questo nuovo viaggio – aprendo la strada agli altri 6 membri correntemente in servizio – JIN è nuovamente pronto a calcare le frenetiche scene in qualità di entertainer. Con questa intervista, vi sveliamo le sue riflessioni e sentimenti recenti riguardo il gruppo.
Un nuovo capitolo ed un fascino più maturo
GQ: Innanzi tutto, bentornato. Abbiamo sentito dire che hai ricevuto il titolo di "Special Warrior" nell'esercito. Com'è stato? Cosa hai imparato e cosa si prova ad appartenere ad un'istituzione – quella militare – così diversa dal mondo dello spettacolo?
JIN: Innanzi tutto, in termini di forza e forma fisica, ero tra i 20 migliori tra i tanti soldati più giovani. Non sono al livello di un atleta, ma la continua pratica e movimento portati avanti negli anni sul lavoro hanno sicuramente aiutato. Ho imparato tante cose, ma ciò che mi ha colpito e motivato maggiormente penso sia stato vedere seonbae più grandi e con più esperienza di me correre per 5km ogni giorno.
GQ: Dopo il congedo, hai subito ripreso le tue attività soliste – scrivendo canzoni e facendo apparizioni a vari programmi di varietà. Sei sempre molto impegnato, ma cosa cambia nel tuo approccio alle attività soliste rispetto a quelle di gruppo?
JIN: Nelle attività di gruppo, c'è sempre una dimensione ed una direzione comune e condivisa, e la cosa più importante è riuscire a trovare un punto d'accordo tra tutti e 7 i membri. È solo confrontandoci il più apertamente possibile che possiamo raggiungere risultati oltre ogni nostra aspettativa. Inoltre, la differenza principale è che avere i membri al mio fianco è un grandissimo sostegno, per me. D'altro canto, nelle attività soliste c'è più libertà, ma al costo di maggiori responsabilità e tante ansie.
GQ: I BTS sono noti per essere un gruppo affiatato. Per quanto il lavoro di squadra sia essenziale, sono sicura non sia sempre facile mantenere una buona atmosfera. Puoi condividere con noi alcuni consigli e suggerimenti su come riuscire ad interagire e comunicare in armonia?
JIN: Nel nostro caso, credo il ruolo più importante ce l'abbia il nostro leader, RM. Ascolta con attenzione le nostre opinioni e poi ci suggerisce ed indirizza all'accordo e soluzione migliore. È serio ed affidabile. Entrambi abbiamo cose che vorremmo provare, ma cerchiamo di non imporle sugli altri nelle attività di gruppo, preferendo realizzarle nei nostri progetti solisti.
GQ: In quanto artista, da dove trai ispirazione in fatto di musica e performance?
JIN: Traggo nuove idee ed ispirazione dalle cose più inaspettate. Ad esempio, magari sto leggendo un fumetto e vedo un colore che mi piace, d'impulso decido di tingermi i capelli di quello stesso colore (ride). O se mentre sto camminando qualcosa cattura la mia attenzione, cerco di capire se posso trasporlo in un evento o sorpresa interessante. Traggo molta ispirazione dai colori. In particolare, mi piace il blu e, quando lo vedo, mi vengono tante idee e pensieri felici. La mia filosofia è mantenere un approccio ed atteggiamento allegro ed ottimista, nella vita. Voglio poter sorridere e ridere ogni giorno.
GQ: Immagino dei concerti solisti non siano da escludere, in futuro, ma segui una qualche routine particolare, prima di salire sul palco?
JIN: Subito prima di salire sul palco, faccio un bel respiro profondo. Inspiro, trattengo il fiato per 10 secondi e poi rilascio. Così facendo mi sento più rilassato. E poi ho il mio microfono personalizzato – rosa e sbrilluccicante.. mi piace molto, quindi lo porto sempre con me (ride).
GQ: Insieme ai BTS, hai fatto molti tour all'estero, hai tenuto discorsi alle Nazioni Unite e hai pure portato la torcia olimpica, a Parigi, subito dopo il tuo congedo, trascendendo ogni barriera etnica e linguistica. Di primo acchito, sembri sicuro di te, ma sei una persona molto modesta.
Come riesci a controllare il tuo stato mentale ed emotivo?
JIN: Sia che si tratti di qualcosa di positivo o qualcosa di negativo, cerco di non darci troppo peso. La vita è sempre piena di sorprese, ma cerco di viverla con calma. Credo che l'unico modo per mantenere una mente e psiche sana e serena, sia cercare di non lasciarsi impressionare o scuotere da quanto ci accade intorno.
GQ: Moltissime persone traggono conforto dalla musica dei BTS, dalle vostre performance, dal vostro stile e filosofia di vita. Forte delle tue esperienze personali, hai qualche consiglio da dare a coloro che si sentono smarritə, insicurə o demotivatə?
JIN: Ciò che vorrei dire loro è "Potete farcela!". Personalmente, mi considero una persona normale come chiunque e non penso di avere chissà quale talento speciale. Semplicemente, ho sempre fatto del mio meglio, lavorando sodo nel ruolo e responsabilità che mi sono stati affidati, e fortunatamente sono circondato da persone splendide, il che, credo, mi ha permesso di raggiungere gli ottimi risultati ottenuti finora. Quindi ciò che voglio dire è che potete farcela, tuttə quantə!
GQ: I BTS sono anche la voce delle nuove generazioni e dei giovani di tutto il mondo. Quale tipo di messaggi ti piacerebbe trasmettere, in futuro?
JIN: Spero saprete preservare la vostra calma e serenità. Anche nei periodi più frenetici e carichi di impegni, spero non vi smarrirete e troverete modo d'essere felici. Non è questione d'essere egoisti o egocentrici. O almeno, questo è ciò che vorrei io ed è ciò che sto facendo.
GQ: Puoi dirci quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
JIN: Cerco di non dare troppo peso alle opinioni esterne. La cosa più importante è che [ciò che faccio] piaccia alle/gli ARMY e che lə renda felici. Per quell'obbiettivo sono disposto anche a lavorare senza sosta, fino all'esaurimento. Continuerò questo percorso fianco a fianco alle/gli ARMY.
GQ: Se sorgesse l'opportunità di fare un viaggio in Giappone, dove ti piacerebbe andare?
JIN: Mmh, mi piacerebbe fare un giro in città ed ammirare il panorama notturno.
GQ: Davvero romantico. Ma ora che abbiamo finito col servizio fotografico di oggi, puoi parlarci del tuo senso della moda e di ciò cui presti maggiore attenzione nel tuo stile?
JIN: Personalmente, in fatto di moda preferisco la semplicità. Non sto a pensarci troppo, solitamente. Ciò che indosso in questo momento è decisamente parte del mio stile.
GQ: Qui a GQ Japan abbiamo questo concept che chiamiamo Stile "Tokyo New Gentlemen", vale a dire un uomo che si distanzia dalle regole stilistiche del gentleman tradizionale ed è molto più libero. Personalmente, penso i BTS incarnino perfettamente questa figura, ma quali credi siano gli elementi essenziali al gentiluomo moderno?
JIN: Beh... essere liberi da ogni regola è fantastico, ma credo il vero gentiluomo sia colui che conosce il rispetto e quanto meno le buone maniere – oltre ad avere altre qualità. E non intendo solo l'atteggiamento o ciò che è visibile all'occhio esterno, ma anche le qualità interiori, come il riguardo per le emozioni e sentimenti altrui. Credo vivere in armonia ed amicizia col prossimo sia l'ideale. Perché ciò sia possibile, credo sia necessario coltivare sia la propria bellezza esteriore che quella interiore.
Quello che abbiamo visto sul set è il JIN che tuttə conosciamo – una persona squisita, amabile, gentile, sincera e alla mano. Ciò che è cambiato sono le tante nuove espressioni di fresca maturità e sensualità che ha saputo mostrarci per la prima volta, durante il servizio.
Alle prese, come tuttə, con questo mondo frenetico, Jin ha sicuramente saputo mettere a buon frutto le esperienze coltivate negli ultimi anni.
Il nuovo capitolo del 31enne Jin è appena iniziato.
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⠸ ENG: © 061313purple | ITA : © Seoul_ItalyBTS ⠸
#TradITA#Seoul_ItalyBTS#Traduzione#BTS#방탄소년단#Intervista#GQJapan#JIN#KimSeokjin#진#JINxVOGUEJapanxGQJapan#JINxGQJapan#081124#Instagram
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Ragazzi di Vita, la prima scena del capitolo 6
#ragazzi di vita#begalone#caciotta#i do things#QUESTA scena ha fatto ritirare il libro dai negozi. ICONICA.#spero che il sito non mi b4nni per questo pls è una scena canonica L'HO PURE C3NSURATA!!!!!!
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Kabal, sei nel terzo capitolo 💔
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Sorry for the late chapter ^^'
"Chi trova un amico nei boschi trova un nemico"
- Sono tutti contro di me, non è giusto! Anche i miei fratelli mi prendono di mira e io non riesco a difendermi da tutti! - gli afferrò l’orlo del suo abito con le mani paffute. - Ti prego, fammi rimanere qui ancora per un po’, non farmi tornare a casa! Francia sbatté le palpebre, sorpreso dalla reazione del bambino. Come poteva dire di no a una nazione nata da poco, spaesata e terrorizzata? Si ricordava di come si era sentito quando aveva capito per la prima volta di essere solo in quel mondo, costantemente preso d’assalto da altri territori. Non avere amici su cui contare era dura.
Chapters: 6/31 Childhood Fandom: Hetalia (Anime & Manga) Rating: Mature Warnings: Graphic Depictions Of Violence Relationships: England/France (Hetalia) Characters: France (Hetalia), England (Hetalia) Additional Tags: One Shot Collection, One Shot, Hurt/Comfort, Angst, Romance, I've never participated to these kinds of challenges before help, I love FrUk Summary:
Una raccolta di one-shot scritte per l'evento FrUK-tober2024 organizzato da @imgigglesita su Tumblr (https://www.tumblr.com/imgigglesita) incentrate esclusivamente sulla coppia FrUK! A ogni giorno di ottobre il suo capitolo corrispondente. Non è necessario leggerli in ordine, trovate i titoli dei capitoli nell'elenco per leggere quelli che vi interessano di più. [Coppia principale: FrUK. Altre coppie che potrebbero comparire nei prossimi capitoli: Spamano, Gerita, USUK, altre] !!! Maybe I'll translate these one-shots in English but I still don't know !!!
Su EfpFanfiction:
#fruktober2024#hetalia#hetalia fandom#hetalia fanfiction#hetalia fanart#hetalia axis powers#axis powers hetalia#axis powers ヘタリア#aph france#aph england#fruk#francis bonnefoy#arthur kirkland#hws france#hws england#childhood#infanzia#halloween
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L’inchiesta sul crac di Italiacom | Le intercettazioni di Castagna
Il telefono dell'imprenditore era controllato. Le telefonate, secondo i pm, “convergono nell'intenzione di Castagna di occultare dall'attivo fallimentare i macchinari e la merce ancora di proprietà di Italiacom”.
PALERMO – Il 6 giugno scorso il Tribunale di Palermo dichiara il fallimento di Italiacom. L’avventura della compagnia telefonica Made in Sicily giunge al capolinea. Una ventina di giorni prima il suo fondatore, Salvo Castagna, aveva ceduto le quote. “Solo sulla carta”, però, dicono gli investigatori.
Agli atti dell’inchiesta ci sono anche delle recentissime intercettazioni. Il telefono dell’imprenditore, infatti, era controllato. Le conversazioni, scrivono i pm, “convergono nell’intenzione di Castagna di occultare dall’attivo fallimentare i macchinari e la merce ancora di proprietà di Italiacom”. Castagna è indagato per bancarotta fraudolenta, truffa ed evasione fiscale. Accuse alle quali finora ha scelto di non replicare.
La sua voce, il 16 giugno scorso, è rimasta impressa nei nastri magnetici, mentre chiedeva al suo interlocutore “una cosa, il magazzino per quanto riguarda le cose?”. Le cose sarebbero “le attrezzature, computer, server, macchine”. Tre giorni dopo Castagna dava indicazioni ad un altro uomo: “Comu ti l’ha diri che dda banna s’hanna a pigghiari i cuosi…. si devono mettere in un posto… perché mi ha detto l’avvocato dice il curatore giorno 2 non so quando si va a pigghia tutti i cuosi, se c’è un posto semplice, un magazzino che lo prestano per 15 giorni un mese vanno la e lui si prende tutte cose… vediamo se c’è qualcuno che ci può prestare un magazzino, una stanza, un appartamento, un pirtusu”.
Castagna, dunque, avrebbe voluto portare via i server che, secondo l’accusa, potrebbero custodire la prova della truffa ai danni dei clienti Italiacom. Un capitolo delle indagini riguarda, infatti, i prelievi effettuati dalle carte di credito di diversi cittadini. Quanti? Finora sul tavolo del procuratore aggiunto Dino Petralia e del sostituto Claudia Ferrari, ne sono arrivate una manciata. L’ipotesi, però, è che i truffati potrebbero essere centinaia per complessivi di 491 euro giustificati con le voci “adeguamento contrattuale” e “mancata restituzione del modem/router”.
Le indagini proseguono. Tra i punti sotto esame c’è certamente il passaggio delle quote di Italiacom, intestate a Castagna e alla ex compagna, Alba Cinà, pure lei indagata. Ad acquistarle, il 20 maggio scorso, è stata la titolare di un negozio di abbigliamento e biancheria di Palermo. I pm ritengono che potrebbe trattarsi di una sorta di prestanome. Il passaggio di quote sarebbe stata l’ultima tappa del percorso imprenditoriale che i magistrati descrivono “alimentato da una incontenibile smania di ricchezza e notorietà, presentandosi come imprenditore di successo, falsificando documenti contabili e bilanci per creare un’apparente situazione di solidità e floridezza economica”. Alla fine Castagna sarebbe riuscito ad ampliare “l’ambito di operatività delle sue società senza preoccuparsi di acquisire le autorizzazioni necessarie”. A cominciare da quella per piazzare i ripetitori telefonici a Monte Pellegrino.
Non è tutto perché i pm ritengono che Castagna negli ultimi mesi “abbia incrementato l’attività delinquenziale da un lato nel tentativo di reperire con facilità liquidità economiche, forse da reinvestire in nuovi fantasiosi progetti imprenditoriali o più semplicemente per mantenere un elevato tenore di vita”. Ci sono tanti passaggi economici che non convincono. Tra tutti, due bonifici eseguiti nel settembre 2012 per l’importo rispettivamente di 55 e 100 mila euro. Erano stati registrati come pagamenti di forniture. Ed invece risulterebbe il passaggio del denaro dal conto di Italiacom su quello personale di Castagna alla voce “Acconto soci/utili”. Una parte dei soldi sarebbe stata utilizzata “per l’acquisto presso una nota gioielleria palermitana di tre orologi di lusso (Rolex) e un prezioso”. Castagna e la Cinà sono andati nel negozio. Hanno scelto la merce e chiesto di metterla da parte. Fu poi una terza persona a saldare il conto con un assegno circolare.
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Capitolo 6
Il viaggio madre/figlia ha inizio con una splendida giornata di esplorazione dei boschi di Corona, principale ambiente dell'amato film Disney.
Questo è l'inizio della nuova vita di Rapunzel.
#fanfiction writer#wattpad#writing#rapunzel#fanfiction#reading#rapunzles tangled adventure#what if?....a tangled story#new chapter
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La fotografia documentaria come forma d’arte (sesta parte)
La fotografia umanista
di Lorenzo Ranzato
Introduzione
Con questo articolo completiamo il nostro racconto sul vasto mondo della fotografia documentaria, affrontando il significativo capitolo della fotografia umanista. Com’è facile intuire, la selezione degli argomenti e degli autori trattati è stata del tutto personale: quindi una scelta selettiva e parziale, che trascura inevitabilmente molti altri fenomeni del documentarismo che si sono manifestati nella seconda metà del ‘900.[1]
Come abbiamo visto, questo importante filone della fotografia del ‘900 si afferma a partire dagli anni ‘30, con un comune filo conduttore che può essere ben riassunto in questa frase: “il desiderio di vedere qualcosa riconosciuto come una realtà”[2]. Come ci segnala David Bate, questa aspirazione o volontà di raccontare in modo diretto (straight photography) il reale in tutte le sue manifestazioni “può includere approcci differenti, dove la verità è valutata in termini di interpretazione e rappresentazione”.
In effetti, seguendo il suo ragionamento, possiamo riconoscere all’interno del genere documentario la presenza di due tendenze diverse che si relazionano con il reale in modo oggettivo oppure soggettivo.[3]
A grandi linee, avremo un tipo di fotografia oggettiva o descrittiva che tende a porre un filtro tra fotografo e soggetto, cercando di mantenersi in una posizione neutrale senza farsi coinvolgere all’interno della scena ripresa. Questo tipo di fotografia è comune ad autori che abbiamo già conosciuto nelle precedenti puntate e che si esprimono con modalità espressive diverse: ci riferiamo a fotografi come Albert Renger-Patzsch o August Sander, oppure ai fotografi del Gruppo f/64.
1-Cartier-Bresson, foto da Images à la Sauvette 1952, “il libro” per eccellenza secondo Federico Scianna
Diversamente, la fotografia soggettiva o espressiva non pone barriere tra il fotografo e il soggetto, anzi vuole entrare dentro le cose che desidera raccontare, cercando di coinvolgere lo spettatore nella narrazione, pubblica o privata che sia. In questo filone molto variegato possiamo riconoscere le esperienze del documentario sociale (in particolare quella della Farm Security Administration) e più in generale quelle del fotogiornalismo – da Robert Capa, il più famoso fotoreporter di guerra, alla Bourke-Withe -, sino ad abbracciare la stagione d’oro della fotografia umanista che si afferma come “la tendenza dominante del documentario postbellico”[4].
A conclusione di questo breve riepilogo, segnaliamo che sul sito di Fotopadova è presente un contributo in due puntate di Guillaume Blanc, La storia della fotografia documentaria, tradotto e pubblicato da Gustavo Millozzi (a cui dedichiamo questo articolo). Una sua consultazione potrà essere utile per inquadrare l’argomento in una prospettiva temporale più allargata, che non solo riassume la storia del documentarismo sviluppatosi nel corso del ‘900, ma va anche alla ricerca dei precursori e di tutti quei fenomeni ragruppabili sotto l’etichetta di “documento”, che rappresenta fatti o persone reali oppure descrive avvenimenti storici.[5]
La fotografia umanista
“L'oggetto della fotografia è l'uomo, l'uomo e la sua vita breve, fragile, minacciata”.
La frase di Henri Cartier-Bresson, registrata in un’intervista del 1951 viene generalmente considerata da molti studiosi un modo per definire “la fotografia umanista”.[6]
2-Innamorati per le vie di Parigi, foto di Doisneau, Boubat e Izis.
In realtà, questo filone della fotografia soggettiva/espressiva, nasce all’interno del milieu fotografico francese degli anni ’30, dove un nutrito gruppo di fotografi condivide un comune interesse per l’uomo e le sue vicende di vita quotidiana. Particolarmente attenti alla vita della città, ci restituiscono “le figure di un’umanità autentica e sincera: uomini semplici, lavoratori e le loro famiglie di ceti modesti, bambini ricchi della loro innocenza e spontaneità solitaria, o coppie di innamorati rese migliori dalla forza dei loro sentimenti”.[7]
3-Brassaï, Paris de nuit, libro sulla vita notturna parigina.
La maggior parte dei fotografi umanisti condivide la professione di “reporter-illustratore”, ma ciò non toglie che molti di loro raggiungano lo status di fotografi-autori, grazie all’editoria che costituisce la parte più gratificante del loro lavoro. Valga per tutti il famoso libro fotografico Paris de nuit (1933) del fotografo ungherese Brassaï, che si stabilisce a Parigi nel 1924 dove frequenta l’ambiente surrealista e conosce Picasso. Dopo la seconda guerra mondiale “le flaneur des nuit de Paris” si trasformerà in un “globe-trotter”, grazie a una lunga e fruttuosa collaborazione con Harper’s Bazaar.[8]
4-Foto di bambini di Doisneau, Ronis, Izis e Boubat
Assieme a lui, ricordiamo i quattro più importanti rappresentanti della fotografia umanista francese: Robert Doisneau, Willy Ronis, Izis e Édouard Boubat che hanno in comune un grande amore per la città di Parigi e per le sue strade che diventano la principale scenografia dei loro scatti. Soprattutto a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, trasmettono al mondo “une certaine idée de la France”, attratti da quanto c’è di incanto o di mistero nei fatti quotidiani oppure alla ricerca di temi cari ad altre arti quali le canzoni, il cinema, la poesia e la letteratura.[9]
5-Doisneau Au Pont des Art 1953, Un regard oblique 1948
Ma per il pubblico restano due gli indiscussi protagonisti di quella stagione d’oro della fotografia: da un lato Robert Doisneau, con la sua visione del mondo romantica e compassionevole e il suo sguardo attento a cogliere lo spettacolo permanente della vita quotidiana, che trasforma le anonime persone della strada in attori naturali della commedia umana, trasfigurandoli spesso in figure fantastiche e oniriche [10]; dall’altro, Henri Cartier-Bresson, che nei diversi periodi della sua vita è sempre riuscito a rinnovare il suo sguardo sul mondo, tanto da essere definito l’occhio del secolo e considerato il massimo interprete del cosiddetto “realismo espressivo”, che si contraddistingue per la capacità di saper individuare e cogliere dentro il flusso ininterrotto del tempo l’istante decisivo.[11]
6- Cartier-Bresson, Hyères 1932, Ivry sur Seine 1955
Il movimento umanista inizia ad avere un certo seguito anche al di fuori della Francia a partire dagli anni ’50, come reazione al terribile dramma della seconda guerra mondiale, con la volontà di affermarsi nel resto del mondo come linguaggio universale accessibile a tutti.
Il movimento raggiunge il suo apice con la Mostra The Family of Man - organizzata da Edward Steichen al Museum of Modern Art di New York nel 1955 - che assume una risonanza planetaria, grazie ai suoi messaggi di fratellanza universale e di dignità dell’uomo, di speranza e di condivisione di un medesimo destino. È un progetto grandioso, costituito da 503 fotografie provenienti da 68 paesi diversi, che diventa la più grande manifestazione nella storia della fotografia e che verrà esposta negli anni successivi in molte parti del mondo.
7- The family of man, 1955
Alle fotografie di grandi autori come Ansel Adams, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, Édouard Boubat, Robert Capa, David Seymour, Bill Brandt, Elliott Erwitt, Eugene Smith, Robert Frank, August Sander, Sabine Waiss, Margaret Bourke-White, Richard Avedon, Garry Winogrand, si affiancano immagini di fotografi meno noti, mentre altre fotografie di Dorothea Lange e Russel Lee provengono dall’ archivio della Farm Security Administration, realizzato negli anni della Grande Depressione statunitense.
Come abbiamo già detto nell’introduzione, il movimento umanista diventa la principale espressione della fotografia a livello mondiale a cavallo degli anni ’50 e ’60, ma verrà ricordato anche come uno dei periodi più caratterizzanti della fotografia francese, che dagli anni ’30 fino agli anni ’60 ha avuto il suo centro indiscusso nella metropoli parigina.
8- The family of man, 1955
Gli anni del secondo dopoguerra sono caratterizzati da importanti trasformazioni politiche, sociali e culturali, dove il generale benessere dell’occidente, sostenuto dal boom economico, convive con “la guerra fredda” e il rischio nucleare. Ma già negli anni ’60 iniziano a manifestarsi fenomeni di crisi, alimentati anche dalla contestazione dei tradizionali valori borghesi da parte delle giovani generazioni in nome di una nuova ideologia libertaria: contestazione che raggiunge l’apice nel 1968, che verrà ricordato come l’anno delle grandi manifestazioni di piazza e degli scioperi dentro le fabbriche e le università.
Nello stesso tempo, con l’affermarsi del pensiero liberale e il propagarsi di nuove forme di consumismo, al di là dell’oceano gli Stati Uniti acquisiscono progressivamente un ruolo egemone a livello mondiale, diventando la principale forza trainante dell’economia di mercato, che porterà a radicali cambiamenti anche in ambito culturale.
In particolare nel campo delle arti visive, assisteremo a un grande sviluppo dell’arte e della fotografia americana - inizialmente influenzate da quella europea - che nel corso del tempo si imporranno autonomamente a livello internazionale. Con lo sviluppo dell’Espressionismo astratto (in particolare l’Action painting di Jackson Pollock) e con l’affermarsi di una particolare forma di street photography tipicamente americana, si aprirà una nuova stagione per le arti visive caratterizzata da una radicale trasformazione dei linguaggi, che segnerà una forte discontinuità con il passato.
Anche il mondo della fotografia a cavallo fra gi anni ’50 e ’60 dovrà affrontare una vera e propria “rivoluzione visiva” attuata da Robert Frank con il suo libro The Americans: dalla critica Frank verrà considerato come l’anticipatore di un nuovo linguaggio che sovverte radicalmente i paradigmi che hanno contraddistinto l’estetica e le più tradizionali forme espressive della fotografia umanista, un linguaggio “informale” che ancor oggi possiamo riconoscere in molte manifestazioni della fotografia contemporanea.[12]
---- [1] Ci riferiamo in particolare a quanto già scritto in un mio precedente articolo pubblicato il 18 giugno 2021: I territori del “fotografico”: pittorialismo, documentarismo, concettualismo. Documentarismo va inteso nello specifico significato che gli attribuisce David Bate nel suo libro La fotografia d’arte, (Einaudi, 2018). Bate prova a reinterpretare il mondo della fotografia, della sua storia e dei suoi autori attraverso tre categorie del fotografico - pittorialismo, documentarismo e concettualismo -, entro le quali circoscrivere i diversi comportamenti della fotografia, così come si sono evoluti a partire dalle origini sino ai giorni nostri: comportamenti che di volta in volta hanno assunto proprie specificità linguistiche e poetiche e che, a mio avviso, in alcuni casi hanno avuto modo di contaminarsi o ibridarsi, soprattutto nella più recente fase della contemporaneità.
[2] David Bate, Photography. The Key Concepts, 2016, Trad. it. Il primo libro di fotografia, Einaudi, 2017, p. 89.
[3] Bate, op. cit. p. 83.
[4] Bate, op. cit. p. 68.
[5] Gli articoli sono stati pubblicati rispettivamente il 10 dicembre 2022 e il 23 gennaio 2023. Il testo originale è consultabile al seguente indirizzo: https://www.blind-magazine.com .
[6]Ricordiamo che sul sito di Fotopadova ci sono diversi articoli che trattano della fotografia umanista, articoli rintracciabili con una ricerca dal menu collocato in alto a sinistra: Edouard Boubat, sguardo di velluto di Marie d'Harcourt, da: https://www.blind-magazine.com/news/edouard-boubat-a-velvet-gaze/ (trad. Gustavo Millozzi); Henri Cartier-Bresson: “Non ci sono forse - vivere e guardare”, da https://lens.blogs.nytimes.com/ (trad. Gustavo Millozzi); Adolfo Kaminsky: la Parigi “umanista” e popolare (seconda parte) di Lorenzo Ranzato; Templi, Santuari, Cappelle e capitelli della Fotografia: 2, Casa dei Tre Oci a Venezia:“Esposizione” di WillY Ronis, di Carlo Maccà; Sabine Weiss, ultima fotografa umanista, di Gustavo Millozzi.
[7] Si veda: La photographie humaniste sul sito del Ministero della Cultura francese-Biblioteca nazionale di Francia: https://histoiredesarts.culture.gouv.fr/Toutes-les-ressources/Bibliotheque-nationale-de-France-BnF/La-photographie-humaniste-1945-1968.
[8] Brassaï, Photo Poche n. 28, 2009, con introduzione di Roger Grenier e un’ampia bibliografia alla fine. La collezione di questi agili ed economici libretti tascabili, pubblicati dal Centre national de la photographie, presenta un vastissimo catalogo di fotografi con più di 150 titoli.
[9] La photographie humaniste, cit. Segnaliamo anche il libro La photographie humaniste, 1945-1968: Autour d'Izis, Boubat, Brassaï, Doisneau, Ronis..., Catalogo della Mostra omonima, a cura di Laure Beaumont-Maillet e Françoise Denoyelle, con la collaborazione di Dominique Versavel, ed. Biblioteque Nationale de France, 2006
[10] Fra i molti libri si veda il recente: Robert Doisneau, Catalogo della Mostra a cura di Gabriel Bauret, Rovigo 23 settembre 2021-30 gennaio 2022, Silvana Editoriale 2021.
[11] Fra l’immensa bibliografia consigliamo la lettura del libro tascabile: Henri Cartier-Bresson, Gallimard 2008, con testi di Clément Chéroux, storico della fotografia e conservatore per la fotografia al Centro Pompidou. Alla fine, oltre ad un’ampia bibliografia, sono riportati alcuni testi e aforismi di HCB. Ricordiamo una delle sue celebri frasi: “Scattare una fotografia significa riconoscere, simultaneamente e in una frazione di secondo‚ sia il fatto stesso sia la rigorosa organizzazione delle forme visivamente percepite che gli conferiscono significato. È mettere testa, occhio e cuore sullo stesso asse”.
[12] Per un approfondimento si rinvia a: Claudio Marra, Fotografia e pittura nel Novecento (e oltre), Mondadori, 2012. Particolarmente interessanti i capitoli: Sull’onda dell’informale e La grande armata delle avanguardie che racconta il rapporto fra mezzo fotografico e i nuovi fenomeni artistici della Body Art, Narrative Art e Conceptual Art che si affermano nel corso degli anni ’70.
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L’avocado (tecnicamente un frutto) è un alimento pressoché perfetto per il vostro organismo: un propellente alcalinizzante, energizzante ed idratante! Gli avocado sono una cospicua fonte di proteine, grassi monoinsaturi, acidi grassi essenziali, steroli vegetali benefici, clorofilla, compresa un’ampia gamma di micronutrienti e tutto ciò senza contenere amido e con pochissimo zucchero ed un elevato contenuto di grassi e proteine. Gli avocado sono considerati la risorsa ricca di grassi e proteine più facilmente digeribile tra tutti i cibi. Infatti, sono costituiti per l’80% da grassi salubri e per il 15% da proteine. Forniscono più proteine del latte vaccino e contengono tutti gli amminoacidi essenziali (i mattoni costitutivi delle proteine): tutti e 18. E gli avocado sono generosi in acidi monoinsaturi salutari ed acidi grassi essenziali (7 varietà, inclusi omega-3 ed omega-6). I loro grassi salubri sono utili nella costruzione cellulare, aiutano ad abbassare il colesterolo e fungono da risorsa energetica che può essere bruciata dall’organismo come carburante. Sono un’alternativa migliore dell’ossidazione del glucosio (zucchero) o, addirittura, delle proteine, dei quali rimane nel sangue lo scarto di cenere acida. Questa loro qualità li rende utili soprattutto ai diabetici, sia di tipo I che di tipo II, che ne dovrebbero mangiare 2 o 3 al giorno. Come per le noci e l’olio di oliva, i grassi salutari presenti negli avocado segnalano al vostro cervello quando siete sazi, aiutando ad evitare di mangiare oltre il dovuto. I ricercatori della Università della California nella città di Irvine hanno scoperto che i cibi contenenti acidi grassi insaturi ed acidi oleici (come gli avocado), stimolano la produzione di un composto chiamato OEA (oleoiletanolamide), che sopprime l’appetito. L’OEA viene rilasciata nell’intestino tenue dove, attraverso la connessione delle terminazioni nervose, viene comunicato al cervello che all’organismo non occorre ulteriore cibo. Altri studi confermano che elevati livelli di OEA sono d’aiuto nella perdita di peso e riducono nel sangue i livelli di colesterolo e di trigliceridi da eliminare. Gli avocado hanno anche elevati livelli di utili fitosteroli o steroli vegetali. Alcuni steroli possono aiutare ad abbassare i livelli di colesterolo del sangue e, di alcuni, è stato dimostrato in studi su animali che inibiscono l’evoluzione dei tumori. Inoltre, gli avocado contengono una vasta gamma di antiossidanti e di altri nutrienti, inclusi le vitamine A e del complesso B, l’acido folico, le vitamine C, E, H, K, la luteina, insieme al glutatione, un nutriente chiave di cui saprete di più nel capitolo 12.Recentemente si è scoperto che contengono quasi 2 volte la precedentemente supposta quantità di vitamina E, rendendo l’avocado la maggiore fonte nell’ambito della frutta. La vitamina E aiuta a rallentare il processo d’invecchiamento, protegge da malattie cardiache ed è un potente tampone contro gli acidi metabolici e digestivi. Negli avocado, è stata recentemente scoperta anche la presenza di luteina, un carotenoide che aiuta a prevenire alcuni tipi di condizioni cancerose, in particolare relativi alla prostata ed alla cervice e che gioca un ruolo primario nella salute dell’occhio. Anche il glutatione aiuta a prevenire diverse condizioni cancerose e malattie cardiache neutralizzando gli acidi alimentari e metabolici e di essi gli avocado sono un’eccellente sorgente.Questi frutti, oltretutto, abbondano di quei minerali alcalini tampone tanto importanti nel neutralizzare l’eccessiva acidità, tra i quali magnesio, rame, ferro, calcio e potassio (più delle banane!), come anche di oligoelementi. Contengono complessivamente 14 minerali, ognuno dei quali regola una funzione organica e stimola la crescita. Il ferro ed il rame, in particolare, aiutano nella rigenerazione dei globuli rossi e nella prevenzione dell’anemia nutrizionale. In più, contengono sodio ionico che conferisce loro un’elevata capacità reattiva alcalina senza tutto lo zucchero acido degli altri frutti. Noi confidiamo così tanto negli avocado, per mantenerci sani e felici, che ora ci sembra proprio ovvio gestire una piantagione di avocado biologici (dove coltiviamo anche pompelmi e melograni). Tramite le nostre ricerche sul campo, abbiamo trovato molte modalità per moltiplicare i benefici degli avocado, mettendo a punto prodotti come l’olio di avocado, integratori super antiossidanti a base di avocado, estratti liquidi di glutatione da avocado; ma anche detergenti e balsami per capelli, lozioni idratanti e detergenti, tutti sempre derivati dall’avocado. L’alta capacità nutrizionale di questo incredibile cibo è proficua per voi, internamente ed esternamente! Raccomandiamo di mangiare almeno un avocado ogni giorno. Se vi trovate in una condizione di salute gravemente compromessa, incrementali a 2 o 3. Sicuramente potete gustarlo semplicemente a fette o condito con limone o sale oppure mescolato a qualunque insalata. Gli avocado formano una coppia pressoché perfetta con i pomodori. Oppure provate un Frullato Verde Avocado Kid od una qualunque delle molte ricette che hanno l’avocado come ingrediente nella parte IV di questo libro. Usate l’olio di avocado sulle vostre insalate, nei vostri frullati verdi e sui vostri cibi; oppure potete direttamente berne 30 ml al giorno. Gli avocado raccolti prematuramente maturano in 2-3 settimane a temperatura ambiente. Durano più a lungo se conservati in frigo. Tratto da "Il miracolo del PH alcalino" - BIS Edizioni, 2010. art by Robert Papp ************************ Avocado (technically a fruit) is an almost perfect food for your body: an alkalizing, energizing and moisturizing propellant! Avocados are a substantial source of protein, monounsaturated fats, essential fatty acids, beneficial plant sterols, chlorophyll, including a wide range of micronutrients and all without containing starch and with very little sugar and a high fat and protein content. Avocados are considered to be the most easily digestible source of fat and protein of all foods. In fact, they are made up of 80% healthy fats and 15% protein. They provide more protein than cow's milk and contain all 18 of the essential amino acids (the building blocks of protein). And avocados are generous in healthful monounsaturated and essential fatty acids (7 varieties, including omega-3 and omega-6). . Their healthy fats are helpful in building cells, help lower cholesterol, and serve as an energy source that can be burned by the body for fuel. They are a better alternative than the oxidation of glucose (sugar) or even proteins, of which the acid ash waste remains in the blood. This quality makes them especially useful for diabetics, both type I and type II, who should eat 2 or 3 a day. Like nuts and olive oil, the healthy fats in avocados signal your brain when you're full, helping you avoid overeating. Researchers at the University of California in the city of Irvine have found that foods containing unsaturated fatty acids and oleic acids (such as avocados) stimulate the production of a compound called OEA (oleoylethanolamide), which suppresses appetite. OEA is released into the small intestine where, through the connection of nerve endings, the brain is informed that the body does not need further food. Other studies confirm that high levels of OEA help in weight loss and reduce blood cholesterol and triglyceride levels to be eliminated. Avocados also have high levels of helpful phytosterols, or plant sterols. Some sterols can help lower blood cholesterol levels and some have been shown in animal studies to inhibit the evolution of tumors. In addition, avocados contain a wide range of antioxidants and other nutrients, including vitamins A and B-complex, folic acid, vitamins C, E, H, K, lutein, along with glutathione, a key nutrient you will learn more about in Chapter 12. They were recently found to contain almost 2 times the previously thought amount of vitamin E, making avocado the most source within the fruit. Vitamin E helps slow the aging process, protects against heart disease, and is a powerful buffer against metabolic and digestive acids. In avocados, the presence of lutein was also recently discovered, a carotenoid that helps prevent certain types of cancerous conditions, particularly those related to the prostate and cervix and which plays a primary role in eye health. Glutathione also helps prevent various cancerous conditions and heart disease by neutralizing dietary and metabolic acids, and avocados are an excellent source of these. Avocados are also abundant in those alkaline buffer minerals so important in neutralizing excessive acidity, including such as magnesium, copper, iron, calcium and potassium (more than bananas!), as well as trace elements. They contain a total of 14 minerals, each of which regulates an organic function and stimulates growth. Iron and copper, in particular, help in the regeneration of red blood cells and in the prevention of nutritional anemia. Plus, they contain ionic sodium which gives them a high alkaline reactive capacity without all the acidic sugar of other fruits. We rely so much on avocados to keep us healthy and happy that it now seems obvious to us to run an organic avocado farm (where we also grow grapefruit and pomegranates). Through our field research, we have found many ways to multiply the benefits of avocados, developing products such as avocado oil, avocado-based super antioxidant supplements, liquid avocado glutathione extracts; but also detergents and hair conditioners, moisturizing and cleansing lotions, all always derived from avocado. The high nutritional capacity of this incredible food is beneficial to you, internally and externally! We recommend eating at least one avocado every day. If you are in a severely compromised health condition, increase them to 2 or 3. Of course you can enjoy it simply sliced or seasoned with lemon or salt or mixed into any salad. Avocados form a almost perfect pair with tomatoes. Or try an Avocado Kid Green Smoothie or any of the many recipes that have avocados as an ingredient in Part IV of this book. Use avocado oil on your salads, in your green smoothies and on your foods; or you can directly drink 30 ml a day. Prematurely harvested avocados ripen in 2-3 weeks at room temperature environment. They last longer when stored in the fridge. Taken from "The miracle of alkaline PH" - BIS Edizioni, 2010. art by Robert Papp
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Comincia la vivisezione! Ma tranquilli, ad essere vivisezionato ed analizzato sarà solamente... un pupazzo! Un grosso, grosso pupazzo. E il nostro team di "dottori" è composto da una storyboard artist, una fangirl entusiasta e un "jack of all trades" con la passione per i piercing.
Quali sono i segreti di Plazzy, la maquette che Marlena (la nostra protagonista) ha trovato negli studi della Nickelodeon?
Scoprite questo, e molto altro ancora, nel nuovo, divertente capitolo de "Gli dei in catene". Non perdetevelo ;)
#animazione#danny#dannyphantom#horror#horroresistenziale#meta#metaletteratura#moralitgrigia#nickelodeon#nicktoons#ocs#relativismo#vladplasmius#fanfiction#books#wattpad#amreading#writing#mywriting#gli dei in catene
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[✎ ITA] Hope On The Street Vol.1 : Intervista dall'Album Speciale di j-hope (INTERLUDE) | 29.03.24⠸
HOPE ON THE STREET VOL.1
__ Parte 2 : INTERLUDE __
PARTE 1
3. PLAYGROUND / OSAKA con Gucchon
j-hope : Intervista 6
- I wonder... (with JUNGKOOK of BTS) -
"Ce l'avevo nel sangue"
Ti ricordi che, prima del debutto,eri solito postare le analisi"j-hope's Street Dance Overview (Resoconti sulla Street Dance by j-hope)" sul Bangtan Blog?
Certo! Come potrei dimenticarmene? Periodicamente, postavo i miei video di street dance. Era un segmento nato di mia personale iniziativa e per un desiderio genuino. Col senno di poi, è proprio da quella serie di post che è partito tutto. Già allora, ne ero un grande appassionato. Più che appassionato – ce l'avevo nel sangue.
E, come in passato, anche qui inizi dal popping
Non c'è un motivo particolare. Quando stavo pensando a chi coinvolgere, ho pensato il popping si sarebbe ben sposato con Osaka, ed Osaka è dove balla Gucchon. È fin da quando ero ragazzino che, insieme a Boogaloo Kin, facevo ricerche sul suo conto, quindi ho pensato sarebbe stato fantastico poterci lavorare insieme.
Le nostre riprese sono iniziate ad Osaka, quando era ancora tutto piuttosto confuso. "Com'è meglio iniziare?", "Quale approccio dovrei adottare?", "Dovrei iniziare semplicemente ballando?", "No, non credo vada bene.." Quindi alla fine ho deciso di buttarmi e prendere il progetto di petto. È ciò che amo– qualcosa che faccio fin da quando ero ragazzino – andrà tutto bene...no? Ma non appena abbiamo iniziato, mi sono subito reso conto di quanto effettivamente fosse difficile. Però, conoscete il detto, no? "Chi ben comincia, è a metà dell'opera". L'importante è iniziare.
Il tema (musicale) del capitolo dedicato ad Osaka è "i wonder..." Come mai? Cosa significa?
Ho iniziato a chiedermi cosa mi aspetterà in futuro. Chissà se mi piaceranno ancora le stesse cose, se continuerò a coltivare questa passione? Insomma, ho sviluppato una certa curiosità rispetto al futuro in generale – al mio futuro, per come me lo sono sempre prefigurato, e a quello dei miei colleghi ballerini e di gruppo. Ho pensato unire elementi di vita vera e musica col ballo avrebbe dato ottimi risultati – creato una certa sinergia. Dunque "i wonder..." mi sembrava un buon punto d'inizio.
E ora che le riprese sono finite, pensi di aver soddisfatto quella tua curiosità?
In fin dei conti, tutto mi ha ricondotto, ancora una volta, alla musica e al ballo. Ho capito che continuando ad amare ciò che facciamo, a trarne gioia e a divertirci nel processo, il futuro non può essere poi così diverso dal presente. Ovviamente, non posso averne la certezza. Ma fin tanto che continuerò a divertirmi e ad amare il ballo, credo non ci sia motivo di guardare al futuro con ansia. O almeno, questa è la spiegazione che mi son dato.
INTERVISTA con GUCCHON
Popper giapponese, Gucchon è un maestro del popping, abilissimo nel controllo dei movimenti. Ha un suo stile del tutto personale. Il suo è il genere di ballo cui j-hope è particolarmente appassionato.
Il popping è un tipo di ballo che si concentra sul ritmo e sull'isolamento* dei movimenti.
(nota a cura di Boogaloo Kin)
[isolamento: quando si muove solo una parte del corpo indipendentemente dalle altre – sia che il resto del corpo sia fermo o che esegua movimenti completamente differenti.]
Potresti presentarti brevemente?
Salve, mi chiamo Gucchon e sono di Osaka, in Giappone.
Rappresento lo studio di ballo Co-thkoo, Fab5Boogz
Da dove trai ispirazione per il ballo?
La cosa fondamentale sono i cypher (battaglie di ballo freestyle). I cypher accendono la mia immaginazione, sono una fonte d'ispirazione e mi danno sempre nuove idee creative.
Il tema dell'episodio dedicato ad Osaka è "i wonder...", quindi sarei curiosə qual è il futuro che vorresti?
Il futuro dei miei sogni è una società in cui quando camminando per strada senti una musica, il tuo corpo risponde automaticamente ed è possibile e normale ballare tutti insieme.
In conclusione, cosa significa il ballo per te?
Il ballo è tutta la mia vita. Il ballo è vita e la vita è ballo. Inoltre, il ballo fa parte del mio lavoro, ma non ho mai smesso di amarlo. La danza è il cuore pulsante del modo in cui vivo.
4. MOTIVATION / NEW YORK con Link
j-hope : Intervista 7
- What if... (dance mix with JINBO the SuperFreak) -
"L'unico modo per sopravvivere"
A New York hai ballato l'hip-hop, pensi sia lo stile con cui ti trovi più a tuo agio?
Sì, credo il popping e l'hip hop siano i due stili maggiormente radicati nel mio sangue. Ero sicuro non avrei avuto problemi, almeno su questo. Ma il tutto ha preso una piega totalmente inaspettata. Lo vedrete nell'episodio di New York. Guardando, capirete quanto fossi agitato. Non aggiungo altro (ride).
Link è uno dei pionieri dello stile hip hop. Com'è stato vederlo ballare?
Come ho già menzionato, il mio modello è Boogaloo Kin, ma il suo modello è Link. Wow! È un pezzo di storia. È davvero incredibile. È come trovarsi di fronte ad un pezzo di storia della street dance in carne ed ossa. Sono sicuro gli/le appassionatə di ballo ameranno quest'episodio, mentre coloro che non hanno tanta esperienza col ballo, ne rimarranno incuriositə, credo.
Ho saputo che Link ti ha mandato un video, prima che tu partissi per New York. Cos'hai provato quando l'hai visto?
Mi ha buttato parecchio giù, a dire il vero. Conoscevo molte delle cosiddette mosse da dance party, ma in diversi segmenti il ritmo era talmente strano che mi son chiesto se veramente avessi già provato quella routine, beat o stile in precedenza. Quindi, anche se mi ero preparato al meglio mentalmente prima di partire per New York, non appena ho visto le movenze di Link, mi sono sentito come se fino a quel momento io non avessi realmente ballato. Continuavo a chiedermi "Cos'è? Come si fa?" e non riuscivo a stare al passo. Era la prima volta nella mia vita che mi sentivo così, una sensazione del tutto inedita – sì, è stata un'esperienza davvero nuova, per me.
Dunque Link è stato il tuo tutor per il ballo hip hop, ma hai forse imparato anche altro da lui?
Ogni minuto trascorso insieme a lui è stato fonte di nuove conoscenze. Credo sia proprio questione di energia ed aura, quando si è in sua presenza, perché è letteralmente una parte di storia del ballo. È stato una grandissima ispirazione, per me, e credo di averne approfittato per chiedergli tutto ciò che avevo sempre voluto sapere. E non si è trattato solo di imparare cose sul ballo, ma anche sulla vita. L'unica cosa che mi è dispiaciuta è che non abbiamo potuto trascorrere molto tempo insieme. C'erano talmente tante cose che avrei voluto chiedergli! Gli ho chiesto che cosa pensava avrebbe fatto, se non fosse stato un ballerino, ed è stata come una domanda posta a me stesso.
E come credi sarebbe la tua vita senza il ballo?
Non credo sarei la persona che sono oggi, se non fosse stato per il ballo. Non riesco neanche a concepire l'idea di non avere il ballo nella mia vita. È impossibile. Credo né j-hope e neppure il vero Hoseok sarebbero gli stessi. Il ballo, ormai, è tutta la mia vita. È da lì che è iniziato tutto.
INTERVISTA con LINK
Il ballerino americano Link, maestro di ballo hip hop, non ha bisogno di presentazioni. È il primo ballerino cui pensiamo quando si parla di hip hop freestyle ed è sempre stato una grandissima fonte di ispirazione per me, j-hope, ed innumerevoli altrə ballerinə in tuttto il mondo.
(nota a cura di Boogaloo Kin)
Com'è andata? Come ti è parso j-hope?
Quando provavamo dei passi e coreografie complesse, j-hope non si è mai lamentato, non ha mai detto "Non voglio farlo" o "cambiamo quella mossa", era sempre pronto a mettersi alla prova. È evidente quanto ami il ballo. Credo il suo nome [d'arte, Hope / speranza] la dica lunga sul suo conto. E io "spero" continuerà a coltivare quella passione e che quella sua scintilla non sbiadisca mai. Quello è l'unico modo per continuare e sopravvivere, in ogni aspetto della vita.
La street dance incorpora diversi generi e stili di ballo, come potremmo definire lo stile hip hop, secondo te?
Se spezziamo ed analizziamo la parola, "hip" significa "sapere", tipo.. sapere quali sono i posti e i beat giusti, ma è una consapevolezza che si può applicare a tutto. E "hop" significa "muoversi". Quindi si è "hip" (consapevoli) rispetto alla musica e la si segue, hopping dove ci conduce, per esser parte del divertimento insieme. Quello è l'hip hop.
In conclusione, che cosa significa il ballo per te?
Bisogna farsi alcune domande, tipo 'e se il ballo non mi trasmettesse nulla?', 'Il motivo per cui ballo è davvero perché amo la danza?', 'È fonte di ispirazione, per me?' Se il ballo non conduce a ciò che ci eravamo prefiguratə, è inevitabile rimanere delusə. E poi si finisce per sentirsi inadeguatə. Ma se davvero ti piace ballare, non sarai mai delusə, e tanto basta.
5. ART / PARIGI con Yugson
j-hope : Intervista 8
- I don't know (with HUH YUNJIN of LE SSERAFIM) -
"Messo di fronte a quelle incertezze,
ho potuto accettarle ed affrontarle"
Il tema dell'episodio dedicato a Parigi è "I don't know". C'è forse un qualche motivo particolare per questa scelta?
Credo ognunə di noi abbia momenti di insicurezza. Può essere incertezza riguardo la nostra vita o i nostri sentimenti. Di fatto, può essere per qualsiasi cosa, ma io ho affrontato questo tema pensando al ballo e alla mia vita. Può capitare di andare in crisi o sviluppare delle cattive abitudini, senza neppure sapere perché. Nell'episodio dedicato a Parigi, ho cercato di lavorare su quel tipo di sensazioni e risolverle.
Lo stile house ti è poco familiare, dico bene?
È una totale novità, per me. È l'unico che non avevo ancora imparato. Ma credo di aver sempre avuto un po' di house in corpo, sottilmente inscritto nel mio ritmo. Quando ballo la house, mi sento come attraversare da una scossa di entusiasmo. È uno dei miei stili preferiti– non solo per quanto riguarda il ballo, ma anche come genere musicale. Credo sia proprio quell'entusiasmo, quell'ebrezza ed emozione a definire la house e renderla ciò che è. Quindi imparare lo stile house è un must. È un'occasione da non perdere assolutamente.
Qual è stato l'aspetto più memorabile riguardo Parigi?
Non dimenticherò mai le scale. C'era questa scalinata tappezzata di scritte "Paris"– incarnav la vera essenza di Parigi. La musica, l'atmosfera–era tutto fantastico. Ed io ho potuto ballare proprio in quel luogo, non potevo desiderare di meglio. Ballare su quelle scale è il ricordo più memorabile che ho.
L'episodio è iniziato con delle domande riguardo il tuo blocco artistico. Credi di aver risolto quelle emozioni, ora?
Subito dopo il debutto, c'è stato un momento in cui ho iniziato ad avere dubbi riguardo la mia esperienza e gli stili di ballo imparati fino a quel momento. Ero estremamente insicuro e continuavo a rimproverarmi a riguardo. Continuavo a mettere in dubbio le mie capacità, non riuscivo a smettere, e non sapevo neanche il perché. Volevo migliorare nel ballo, ma non è sempre così semplice. Credo quell'esperienza mi abbia davvero aiutato molto quando si è trattato di lavorare ed esplorare il tema di "I don't know". Sicuramente non sono il solo, sono certo tuttə quantə, almeno una volta, abbiano affrontato insicurezze simili riguardo la propria vita o il proprio lavoro.
Quando poi ho riguardato l'episodio di Parigi, a fine riprese, mi son detto che forse ho potuto approcciarmi al genere house proprio grazie a quell'esperienza, al fatto che ho continuato a ballare ed insistere, nonostante i miei dubbi. Messo di fronte a quelle incertezze, ho potuto accettarle ed affrontarle. Cioè, se non si riesce ad accettare qualcosa, si finisce per svilupparne un rifiuto ad un livello emotivo ancor più profondo. Io sono riuscito a lavorarci su, ad accettare ed affrontare quei dubbi, anche a lavorare su me stesso, e penso quello mi abbia portato una maggiore consapevolezza e conoscenza di me stesso.
INTERVISTA con YUGSON
Yugson è un ballerino francese abile non solo nell'house, ma anche, tra gli altri generi, nell'hip hop freestyle. L'house europeo, in particolare, ha un'aura ed unicità diverse rispetto a quello americano o asiatico. Yugson ha vinto diverse edizioni di Juste Debout, un evento internazionale dedicato al ballo, spesso considerato come le olimpiadi della street dance
(nota a cura di Boogaloo Kin)
La street dance comprende diversi stili di ballo. Tra questi, che tipo di ballo è il genere house, secondo te?
L'house è cultura, è libertà. È l'opportunità per persone appartenenti a culture diverse di condividere idee. È come se il tuo corpo fosse pervaso da una qualche forma d'energia.
Io sono originario del Congo e, grazie alla house, riesco ancora a godere di quella carica. Credo lo si possa chiamare "potere": c'è questo scambio, ricevi questa scarica di energia e ti senti subito a casa (*house), ecco perché si chiama così.
E che cos'è il ballo, per te?
Il ballo è passato, presente e futuro. In altre parole, il ballo è tempo. Prendiamo il passato, vi riflettiamo nel presente e così facendo ci muoviamo verso il futuro– ecco cos'è il ballo per me. È qualcosa d'eterno.
Rimpiangi mai d'essere un ballerino?
Neanche per sogno. Ballo col cuore, quindi non ho rimpianti. Ogni volta che ballo lo faccio come se fosse l'ultima volta. Oggi ballo, ma chissà dove sarò domani. Ecco perché ogni volta do il 100%
Epilogo : Crudo e puro
- Conversazione tra J-Hope e Boogaloo Kin -
J-HOPE: Boogaloo Kin! Grazie mille per aver fatto quest'esperienza insieme a me. Mi hai davvero aiutato un sacco a far sì che 'HOPE ON THE STREET' filasse per il verso giusto. E, ancora una volta, grazie per tutto l'impegno che hai dimostrato. Cosa hai pensato? Cosa ti ha convinto ad accettare? La mia è stata una richiesta piuttosto improvvisa.
BOOGALOO KIN: Ero in un tumulto da ultima ora, non c'è dubbio. Non c'era nulla di chiaramente pianificato, quindi inizialmente ero un po' preoccupato. Allo stesso tempo, però, non vedevo l'ora. Ci sono tanti documentari dedicati al ballo, ma nessuno passa in rassegna tutti i generi di street dance che conosciamo e pratichiamo noi – popping, locking, hip hop e house. Sul serio, di fatto non ce n'è nessuno così preciso ed approfondito. Ho sempre desiderato, un giorno, poter creare un documentario simile e mostrare al mondo questo nostro bellissimo stile di ballo. E poi, all'improvviso, ecco che mi si è presentata l'occasione di fare di questo sogno una realtà. E, alla fin fine, mi sono preoccupato per nulla perché tu hai deciso di rimanere sul semplice – sul ballo crudo e puro. Sono felice che siamo riusciti a catturare l'essenza della danza per quella che è.
JH: Ma non è semplice catturare e rappresentare al meglio quell'aspetto grezzo. Non ce l'avrei mai fatta da solo. Se non fosse stato per te e per il tuo costante amore per il ballo, non sarei mai riuscito a tenere il progetto in carreggiata. Credo siano state la tua esperienza e la tua guida a rendere il documentario ancor più bello. E la cosa migliore è che tornare a ballare con te, dopo tanto, mi ha dato l'opportunità di riflettere su me stesso. Ti sembra sia cambiato qualcosa, dopo quest'esperienza? Se sì, cosa?
BK: La cosa migliore è stata poter lavorare a questo progetto insieme a te. Per un periodo, non abbiamo potuto lasciare la Corea a causa della pandemia, ma prima di quello, la nostra vita era un costante viaggio. Ogni luogo in cui arrivavamo, trovavamo sempre un qualche ballerino, come Gucchon, Link o Yugson. Ero solito incontrare persone come loro almeno una volta all'anno. È stato davvero fantastico poterli rincontrare dopo tanto, ma di fatto, appunto, non era la prima volta (ride). Però è stato bello poterli incontrare insieme a te e vedere come sono cambiati e che cosa hanno a cuore e quali sono i loro interessi ultimamente. Abbiamo proprio parlato un sacco durante questo viaggio, vero?
JH: Sì, avremo condiviso qualcosa come 30 anni di aneddoti e storie. Cioè, io ora ho 30 anni e mi sembra di aver coperto tutta la mia vita nelle nostre chiacchierate (ride).
BK: È stato bello conoscere questo tuo lato ancor più autentico e ho constatato con piacere che sei proprio cresciuto al meglio. Se c'è qualcosa che è cambiato da dopo il documentario, è che sento un senso di responsabilità ancor più grande nonché una certa pressione perché, con il rilascio di un progetto così bello, credo molte più persone inizieranno a prestare attenzione a ciò che faccio. Quindi, d'ora in poi, farò meglio a riflettere bene prima di parlare. Inoltre, mi sento in dovere di approfondire ancora la conoscenza degli stili di ballo che pratico da oltre 20 anni, imparare per bene tutti i dettagli storici del caso, così da poter passare questa mia conoscenza alle generazioni future.
JH: Credo quello sia un sentimento che abbiamo in comune. Penso di aver lavorato ancor più duramente proprio perché non volevo essere di peso al progetto, e ovviamente questo implica un senso di responsabilità ed una certa pressione. Inoltre, al di là del ballo, credo di aver imparato molto. Col senno di poi, c'è forse qualcosa avresti voluto fosse andato meglio? Adoro tutto ciò che abbiamo fatto, ma mi spiace anche un po' perché sapevo fin dall'inizio del tuo infortunio al ginocchio.
BK: Metterci in gioco ed in mostra per il pubblico è l'essenza del nostro lavoro, è l'unica cosa che possiamo provare a noi stessi, ciò che sappiamo fare e presentiamo a chi ci segue. Non credo il pubblico sia completamente consapevole di quanto sta dietro, ma va bene così. La cosa importante è dare sempre il 120%, ma io non ho potuto dare neppure il mio 100% e mi è dispiaciuto. Immagino ci siano persone perplesse riguardo la nostra collaborazione e, in passato, quel tipo di opinioni mi avrebbe infastidito e ferito, ma ora non me ne curo assolutamente. Chi se ne frega. Ho comunque intenzione di continuare a ballare fino all'ultimo giorno, abbiamo tuttə qualcosa in cui siamo bravə e qualcos'altro meno. Siamo tuttə diversə. Semplicemente, io ballo perché mi piace ballare. Se un giorno il mio ginocchio tornerà al 100%, potremo sempre ripetere l'esperienza. Di questo non mi preoccupo, quindi non importa. E tu?
JH: Grazie a queste riprese ho realizzato che quanto ho fatto finora non è semplice. Ho capito quanto importante sia anche il processo e ora so che ci sono ancora tante cose da imparare. Il mio scopo, in fondo, era proprio quello di imparare. Proprio per questo, ho voluto approcciarmi a questo progetto con serietà ed impegno. Ad ogni modo, è proprio vero che il tempo vola. Sembra solo ieri che abbiamo iniziato le riprese, e ora sono già finite. Grazie infinite per tutto l'aiuto che mi hai dato durante questo progetto.
BK: Grazie a te per aver pensato a me e per avermi proposto di partecipare. È stata l'opportunità di riflettere sulla mia passione per il ballo e su cosa farò ora. Facciamo un brindisi finale.
JH: Brindiamo alla 2a stagione, ad una vita pervasa dal ballo, alla buona guarigione del tuo ginocchio e all'importanza di dare sempre il 120%! (fanno un brindisi).
#Seoul_ItalyBTS#TradITA#ITA#Traduzione#Interviste#BTS#방탄소년단#J-Hope#제이홉#HOPE_ON_THE_STREET_VOL_1#290324#Album
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Manifesting quel quel dannato dlc per pla 🤞🏻🤞🏻 devo pure sapere dove sta Volo (ho una crush assurda per quel pirla non giudicarmi)
Che poi i giochi nuovi avrebbero retto benissimo se la Nintendo avrebbe continuato con la Wii U perché è più potente, ma gli secca fare i giochi fatti bene- 🧍 i giochi vecchi reggevano bene tutti i Pokémon.
Bayonetta 2 sulla switch era una figata pazzesca sia di grafica che di storia, il 3 ha fatto cagare sinceramente 😕
Almeno di bug era meglio Pokémon che Hogwarts Legacy HAHAHAH- i bug di Pokémon erano solo a livello visivo.
Io credo che Volo si sia raccontato bene, nonostante la sua uscita di scena sia fin troppo veloce lol però resta uno dei villain migliori dei giochi pokemon.
Non credo propio sia una questione di Switch, anche perché Zelda è uscito 6 anni fa e ha sempre girato benissimo. Il problema è Game Freak e The Pokemon company che non si prende il tempo di sviluppare i giochi. A loro basta che esca un gioco ogni 3 anni anche se ne servirebbero 5 :\
E i bug non sono neanche la parte peggiore di ScarVio, sono solo gli elementi più divertenti da raccontare. Potrei stare un botto di tempo ad elencare la merda di ScarVio, senza nominare i bug, ma non ti annoierò ahah
In ogni caso, un dlc di Pla lo DIVOREREI. E ci sono letteralmente mille pretesi per fare un capitolo aggiuntivo
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Okay ma immagina se Pino avesse accettato l'offerta del Re! Avremo potuto avere il Principe dei Pupazzi!
L’idea di P che accetta l’offerta del Re dei burattini sarebbe qualcosa che vedrei più avanti invece del capitolo 6, come scelta finale per P nel suo essere umano e completo. Per una puppet run lo vedo benissimo fare come ha fatto in canon, ovvero schiaffeggiare la mano del puppet king perché Pinocchio non riuscirebbe a credergli che suo padre sia una “cattiva” persona. Però, sarebbe stato carino vedere una sorta di finale alternativo dove P si unisce al Puppet king e diventa il Puppet prince!
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Ed eccomi qui, sfastriosa come qualche volta mi capita di essere, a scrivere cose che ho già scritto ma che non riesco a non scrivere di nuovo.
Durante la passeggiata di oggi ho pensato a tutte le cose che avrei voluto fare e che non ho fatto. Volevo studiare l'inglese per prendere la certificazione e non l'ho fatto, volevo tradurre la tesi e non ho nemmeno finito il primo capitolo, volevo entrare in qualche associazione culturale e non l'ho fatto, volevo, volevo, volevo e non ho fatto niente. Se ci penso è che a Settembre/Ottobre mi ci sono messa pure a studiare inglese, poi è arrivato Novembre pieno di colloqui e di pensieri, poi Dicembre pure qualche colloquio l'ho avuto, poi Natale ed eccoci a Gennaio. Vero è che non ho mica colloqui tutti i giorni però, non so il perché, mi si occupa la testa vedo solo Linkedin e Indeed e le giornate così se ne vanno via, senza che io abbia fatto niente, in sostanza.
Che poi, colloqui che boh, vorrei che vadano bene perché chi non lo vorrebbe ma in realtà io non lo so mica quello che voglio. A volte penso di fare il dottorato a 30 anni prendendomi una pausa e accumulando soldi, altre volte vorrei cominciare già da ora se non fosse che mentalmente è un'anticipazione grossissima, oltre a non sapere bene come funziona (ancora) il tutto. Poi penso alle cose pratiche: cosa pesa per me sulla bilancia, più lo stipendio o più la voglia di fare una cosa più piacevole di un'altra? Una mia amica mi diceva l'altro giorno:"Non è possibile che mi sono già scocciata di questo lavoro dopo solo 4 mesi". A me pareva di essere l'unica a fare sti pensieri e invece siamo tutta una generazione.
L'unica cosa che ho "concluso" (tra virgolette perché è giusto una cosa da mettere a curriculum) è questo corso a Londra che farà credere alla gente che non sto "perdendo tempo". Che poi in fondo se guardo altre vecchie amiche, laureate in tempo e quindi 2 anni prima di me non è che stanno messe meglio di me: una lavora sottopagata in una scuola privata, un'altra è vero che è partita in Giappone a sue spese per frequentare l'università da "assistente" del prof, ma dopo 1 anno di stasi. Io sto a 3 mesi e già mi lamento.
Il fatto è che, se non mi fisso degli obiettivi e vado alla deriva come adesso, mi pare di perdere tempo perché non faccio nemmeno una di quelle cose che mi ero prefissata di fare. Forse, se questo giro di colloqui va male, mi ci metto sul serio anche se so che vivrò col senso di colpa di essere una vera e propria NEET.
D'altra parte, bramo il ritorno della mia indipendenza come fosse ossigeno e per farlo devo per forza avere un lavoro e andare via da qua, ma ultimamente ho colloqui con aziende qui vicino e se me ne andassi il mio proposito di accumulare soldi per il dopo andrebbe a farsi friggere.
Guardo i "grandi" già arrivati nel mondo della cultura e mi chiedo: come hanno fatto? Come hanno fatto i TLON? Come ha fatto Chiara Valerio da insegnante e dottorata in matematica a lavorare adesso per le case editrici? Come ci si muove in questo marasma chiamato vita? Forse è semplicemente che la gente FA, io no. Ce le avrei pure qualche idea culturale da far nascere su Instagram però da una parte penso sempre che non sarei il profilo blessed dell'algoritmo e che sarei il solito profilino da 200 follower così come è successo al profilo fitness (che ok ci ho messo impegno zero proprio but still).
Londra, magari potessi andarmene per un po' lì. Sarebbe una cazzo di esperienza. Ma da qui è impossibile e per andare lì serve sempre il cash. Circolo solito.
La mia email universitaria sta per essere dismessa perché sono 6 mesi che mi sono laureata. A volte mi chiedo se è successo veramente, perché non ci posso ancora credere che è finita, tant'è vero che volevo anche andare a Napoli a frequentare qualche corso all'uni per aprirmi la mente, come mi piace sempre fare. Secondo voi l'ho fatto? Risposta corretta.
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