Tumgik
#campione di scacchi
spettriedemoni · 9 months
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Vorrei sapere un paio di cose. La prima è il codice che usavano per comunicargli le mosse. La seconda è capire ora come dimostrarlo.
Mi chiedo anche come se ne saranno accorti.
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kneedeepincynade · 1 year
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Normally, on the shaoshan collective, we discuss geopolitical topics, news, and military conflicts, but today, we discuss something a bit different and more light on the soul, chess
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
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⚠️ DING LIREN, SCACCHISTA CINESE, DIVENTA CAMPIONE DEL MONDO DI SCACCHI SCONFIGGENDO IL CAMPIONE RUSSO IAN NEPOMNIACHTCHI ⚠️
🇨🇳 Ding Liren, Scacchista Cinese, è diventato Campione del Mondo di Scacchi, sconfiggendo lo Scacchista Russo Ian Nepomniachtchi
🏆 Questo significa che, attualmente, sia il Campione di Scacchi che la Campionessa di Scacchi sono entrambi Cinesi 🇨🇳
♟ Dal 05/07 al 25/07, ci sarà il Campionato Mondiale Femminile di Scacchi, dove - a sfidarsi - saranno proprio due giocatrici Cinesi: Ju Wenjun (attuale Campionessa) e la sua sfidante Lei Tingjie 🇨🇳
💕 Il Campionato Femminile si svolgerà nelle due meravigliose città di Chongqing e Shanghai 🏙
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⚠️ CHINESE CHESS PLAYER DING LIREN BECOMES WORLD CHESS CHAMPION BY DEFEATING RUSSIAN CHAMPION IAN NEPOMNIACHTCHI ⚠️
🇨🇳 Ding Liren, a Chinese chess player, became the world Chess Champion, defeating Russian chess player Ian Nepomniachtchi
🏆 This means that, currently, both the Chess Champion and the Chess Champion are both Chinese 🇨🇳
♟ From 05/07 to 25/07, there will be the Women's World Chess Championship, where two Chinese players will challenge each other: Ju Wenjun (current Champion) and her challenger Lei Tingjie 🇨🇳
💕 The Women's Championship will take place in the two wonderful cities of Chongqing and Shanghai 🏙
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noneun · 1 year
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Conferenza stampa
- Cosa farai ora che sei diventato campione del mondo di scacchi?
Ding Liren: Vorrei viaggiare
- E dove vorresti andare?
Ding Liren: A Torino a vedere una partita della Juventus
🤣🤣🤣
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erik595 · 2 years
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Questo libro introduce nel magico mondo degli scacchi con il tocco agile e originale del prestigioso campione Bobby Fischer. Per il principiante, è inclusa un'introduzione sulle mosse. Il libro insegna le comuni posizioni di scaccomatto e le combinazioni per giungervi. Per passare subito alla pratica. . . . . . #bobbyfischer #libro #libri #libros #libreria #buch #livre #book #books #bookstagramitalia #bookstagram #consiglidilettura #libroconsigliato #librodelgiorno #manuale #scacchi #giocodegliscacchi #scacchimatti #chess #chessgame #scaccomatto https://www.instagram.com/p/ComETQ6LnuX/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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levysoft · 2 months
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“Non credevo che avrei perso”.
Lee Sedol, ex campione del mondo di Go, il primo a essere battuto da una macchina, otto anni dopo è ancora sorpreso.
Nel 2016, dopo essere stato sconfitto per 4 partite a 1 da un sistema di intelligenza artificiale creato da Google DeepMind, Lee Sedol aveva pronunciato parole identiche: “Sono sorpreso, non avrei mai immaginato di perdere. Non pensavo che AlphaGo potesse giocare così bene”.
AlphaGo, un’intelligenza artificiale che ha imparato a giocare a Go studiando 30 milioni di mosse degli esseri umani, e poi sfidando se stessa innumerevoli volte, era riuscita nell'impresa - ritenuta impossibile - di apprendere in modo automatico come padroneggiare il gioco da tavola più complesso del mondo, noto per la sua profondità strategica e per l'intuizione richiesta.
Prima di giocare contro AlphaGo, Lee Sedol era convinto di vincere 5-0 o 4-1, sostenendo che la sola potenza di calcolo non bastasse per vincere a Go. La vittoria richiede "una intuizione tipicamente umana", aveva detto Sedol accettando la sfida di Google che prevedeva, in caso di vittoria, un premio di un milione di dollari.
La sconfitta di un genio battuto da una macchina
Lee Sedol, soprannominato “pietra forte”, bambino prodigio del Go divenuto professionista a 13 anni e poi maestro di 9° dan - il livello di esperienza massima prevista da questo gioco - ha perso, invece.
"Non mi ha sorpresa affatto" ha detto all'epoca Fei-Fei Li, informatica di Stanford ed esperta tra le più autorevoli al mondo nel campo dell'intelligenza artificiale. "Perché - ha aggiunto - non ci stupiamo che un'auto corra più veloce dell'essere umano più veloce?".
Non era la prima volta, in fondo, che un campione dello spessore di Sedol veniva battuto da una macchina.
Nel 1997 Garry Kasparov, il più forte giocatore di scacchi del mondo, è stato sconfitto da un computer chiamato Deep Blue e programmato da IBM.
Ma l’impresa di AlphaGo viene considerata superiore. In questo gioco millenario - è stato creato almeno 2.500 anni fa - popolare soprattutto in Cina, Giappone e Corea del Sud, il paese dove Lee Sedol è nato e cresciuto, prevede un numero di posizioni possibili equivalente - si dice - agli atomi presenti nell’Universo.
Una carriera finita a causa di AlphaGo
Calcolare quale mossa abbia più possibilità di condurre alla vittoria può essere arduo persino per un computer.
“Se qualcuno riuscisse in qualche modo a comprendere pienamente il Go - ha detto in passato Lee Sedol - e con ciò non intendo solo le posizioni delle pietre e come l’una si relaziona all’altra, ma gli schemi nascosti, quasi impercettibili, sottostanti alle sue formazioni in continuo mutamento, credo che sarebbe come scrutare nella mente di Dio”.
Lee Sedol oggi ha 41 anni. Si è ritirato tre anni fa. Ma la sua carriera è finita, in realtà, nel momento in cui si è dovuto arrendere ad AlphaGo.
“Quando ho perso contro l’IA ho capito che, in un certo senso, il mio mondo stava collassando” ha detto Lee Sedol recentemente al New York Times.
“Il punto di forza di Sedol era la sua capacità di concepire mosse temerarie, quasi impensabili, che agli occhi degli altri sembravano caotiche, precipitose, mal calcolate, addirittura folli, ma che poi col procedere della partita, rivelavano a poco a poco la loro peculiare logica” ha scritto Benajmin Labatut nella parte conclusiva di “Maniac”, il libro dedicato al genio di John Von Neumann pubblicato in Italia da Adelphi, descrivendo “un talento che Sedol aveva sviluppato dedicandosi a “leggere” la tavola vuota, scrutando il futuro per vedere il diramarsi di tutte le possibilità derivanti dalle posizioni più semplici”.
Una macchina che impara al volo mosse studiate per anni
Ma che succede quando una macchina riesce a “vedere” quelle stesse mosse a cui un essere umano giunge grazie alla sua esperienza e alla sua intuizione?
Due cose, essenzialmente.
La prima è che la macchina può imitare uno stile di gioco e addirittura superarlo. E migliorare la strategia di Sedol non era affatto facile.
“Era il rischio a definire il suo modo di giocare - scrive ancora Labatut in “Maniac” - Mentre la maggior parte dei giocatori professionisti lo evita e rifugge dagli scontri complicati e caotici, Lee li cercava fin dal principio, e si trovava a suo agio in condizioni azzardate da cui solo lui sembrava trarne vantaggio, motivo per cui dava battaglia senza alcuna cautela, costringendo gli avversari a giocarsi il tutto per tutto in situazioni da cui sarebbe dovuto essere lui a uscire sbaragliato, ma dalle quali invece riusciva a districarsi con agilità e disinvoltura”.
La seconda cosa che accade, quando una macchina eguaglia e supera una persona, in un gioco così complicato, è che ci si rende conto di quanto valga un’intuizione umana.
“In una situazione in cui esistono delle regole e bisogna rispettarle, contro una macchina non abbiamo alcuna possibilità” scriveva nel 1997 un professore di fisica del City College di New York, Daniel Greenberger, dopo aver visto Dee Blue sconfiggere Kasparov.
“Ciò che è sorprendente è che la macchina deve essere in grado di vedere più di 10 mosse in avanti e analizzare milioni di mosse al secondo per pareggiare l'intuizione (basata su una lunga esperienza) di una persona fallibile che può analizzare forse uno o due mosse al secondo. Questa è una misura del valore dell'intuizione umana anche quando si tratta di un compito mentale essenzialmente banale e ci dice quanto sia difficile per una macchina comportarsi in modo soddisfacente in una situazione del genere”.
Il ragionamento di Greenberger è tuttora valido, anche se la smisurata potenza di calcolo odierna rende il compito di una macchina meno difficoltoso di quanto fosse 27 anni fa.
Quanto vale un’ituizione umana, oggi
Oggi, forse, un’intuizione umana vale di meno.
“Parliamo spesso di scegliere un lavoro che non sarà facilmente sostituibile dall’IA, o che sarà meno influenzato da questa tecnologia - ha detto Sedol al Nyt - ma è solo una questione di tempo prima che l’intelligenza artificiale sia presente ovunque”.
Da quando è stato battuto da AlphaGo, Lee Sedol cerca di evitare che altre persone vengano colte di sorpresa dai progressi dell’intelligenza artificiale.
Sedol oggi tiene lezioni e seminari sull’intelligenza artificiale e su come questa tecnologia sta avendo un impatto profondo sulla società e sui suoi valori.
Il campione di Go è preoccupato, in modo particolare, da come l’intelligenza artificiale sta influendo sulla creatività degli esseri umani.
"Ho affrontato i rischi legati all’IA molto presto, ma succederà anche agli altri - ha detto recentemente Lee Sedol -. Potrebbe non esserci un lieto fine”.
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auto-controllo · 5 months
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Magnus Carlsen, campione del mondo di scacchi per tanti anni consecutivi, quando gioca difficilmente guarda la scacchiera, si guarda intorno, nonostante sia la cosa a cui dovrebbe dare più attenzione, eppure vince sempre.
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roma-sera-giornale · 5 months
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Mandato d'arresto per Garry Kasparov
De Ficchy Giovanni Il tribunale cittadino di Syktyvkar, in Russia, ha arrestato in contumacia il campione mondiale di scacchi e cofondatore del Free Russia Forum (Frf), Garry Kasparov, insieme a diversi altri attivisti, con l’accusa di creare una “comunità terroristica”, di finanziare “attività terroristiche” e di aver pubblicamente incitato al terrorismo.  l’ex deputato della Duma di Stato…
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alonewolfr · 8 months
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"Discutere con certe persone.. E' come giocare a scacchi con un piccione.. Puoi essere anche il campione del mondo, ma il piccione farà cadere tutti i pezzi della scacchiera lasciando i suoi escrementi su di essa, poi ... Se ne andrà camminando tutto impettito Sicuro di avere vinto!"
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Carlsen ha vinto (ancora) il mondiale rapid di scacchi
AGI – Semplicemente ingiocabile. Magnus Carlsen, numero uno delle classifiche mondiali, ha vinto il suo quinto mondiale di scacchi ‘rapid’, ovvero con partite a tempo ridotto (in questo caso 15 minuti più 10 secondi di incremento a mossa). Il campione norvegese, ex campione del mondo, ha fatto segnare un punteggio di 10/13 a Samarcanda, in Uzbekistan, confermando il titolo vinto 12 mesi fa e…
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silvanogarello · 11 months
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scacchi-pugilato
scacchi-pugilato o chessboxing - Tre minuti di pugni e un minuto di scacchi, tre minuti d pugni e uno di scacchi e così via per undici round. Non mi sembra uno sport di cui si sentisse il bisogno. Comunque un italiano è il nuovo campione del mondo.
#boxe, #scacchi, #sport,
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livornopress · 1 year
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Scacchi, vittorie travolgenti per Greta Viti e Raul Barbetti alle regionali
Scacchi, vittorie travolgenti per Greta Viti e Raul Barbetti alle regionali
Livorno 19 maggio 2023 Vittorie travolgenti per la campionessa italiana under 12 Greta Viti e per il campione regionale under 18 Raul Barbetti ai campionati regionali giovanili di scacchi che si sono svolti a Montecatini. Greta ha vinto tutte le 6 partite del torneo riservato alle ragazze under 14. Raul ha vinto le sette partite del torneo open under 18. Due risultati strepitosi che confermano la…
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mariomonfrecola · 2 years
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noneun · 1 year
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Qui tutti ridono, ma è la triste realtà che il livello di questa finale sia particolarmente basso. OK, nessuno si aspetta che Ding Liren e Ian Nepomniachtchi siano forti quanto Magnus Carlsen, ci mancherebbe. Ma 2 patte in 6 partite sono poche anche per loro.
E comunque ancora non ho capito perché non assegnare direttamente il titolo di campione del mondo di scacchi a Nepo, vincitore del torneo degli sfidanti, vista la rinuncia di Carlsen. Quando Fischer si scontrò con la Federazione e di fatto rinunciò a sfidare Karpov, non fecero scontrare quest’ultimo col secondo classificato.
Forse ora girano più soldi attorno all’evento della finale, quindi bisognava farla a tutti i costi. Anche se l’esito sarà solo quello di determinare chi è il secondo e chi il terzo più forte scacchista del mondo.
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sime667 · 2 years
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Gli scacchi ed io (e non viceversa)
Se fossi stato più sicuro di me, non avrei mai iniziato a giocare a scacchi.
Non avevo talento, e il gioco non mi interessava particolarmente. Ma come molti altri, ho erroneamente scambiato gli scacchi per un test d'intelligenza. E da buon ragazzino narcisista ed insicuro, da sempre elogiato per via della sua bella testa, mi dava fastidio l'idea che il campione del mondo di scacchi non fossi io. (Ah, i pensieri ridicoli che la mente di un depresso megalomane è capace di sfornare.)
Quindi ho pensato che il gioco potesse sopperire al mio senso di insignificanza. Neanche immaginavo la quantità di mazzate che avrei preso. Né quanto avrebbero fatto male.
Ho faticato per raggiungere un elo di 2000 punti online, punteggio di tutto riguardo. Ho battuto giocatori con qualche decade d'esperienza in più di me, il tutto in cinque anni di pratica nemmeno troppo disciplinata. Nulla di tutto ciò mi ha dato particolare soddisfazione. Non sono momenti che ricorderò sul mio letto di morte. Se la motivazione alla base dell'impresa è marcia, la gioia non viene a farti visita neanche nel trionfo.
In compenso ho buttato via soldi ed ore, perso in un meccanismo di addiction e odio nei confronti di me stesso, della mia "stupidità", della mia impulsività, di tutti i miei limiti cognitivi ed emotivi, sottolineati con una così spietata precisione da questo gioco del cazzo. Ogni volta che perdevo una partita, insultavo me stesso con le stesse parole e lo stesso tono di voce che i miei genitori usavano per sminuirmi. Evidentemente avevano ragione, quando mi davano del coglione. Quando mi si rivolgevano con disprezzo. Quando vincolavano l'affetto alla performance.
Ho sempre saputo che avrei dovuto mollare il gioco. La giornata è fatta da ventiquattro ore, e non se ne dovrebbe buttare alcuna. Il riposo è mille volte preferibile all'inseguimento di obiettivi che non ci appartengono. Il talento esiste, per quanto di questi tempi non vada di moda sottolinearlo. Questi tempi in cui lo slogan è "se vuoi puoi!", false promesse mascherate da positività (tossica), capaci soltanto di caricarti ulteriori pesi sulle spalle - perché nel momento in cui fallisci, sei tu che non l'hai voluto abbastanza. Non è che magari hai una bella testa per la musica e per le lingue, ma non per il calcolo e la memorizzazione. Non è perché anziché investire sui tuoi talenti ti stai torturando con qualcosa che ti riesce male, così da poter odiare meglio te stesso. E' che non lo vuoi abbastanza. E guai a te se molli, mollare è per i falliti.
Beh, ho mollato. E mai fallimento ha avuto più senso. E' come quando corri dietro a una ragazza per mesi e lei non ti caga di striscio, fino a quando ti rendi conto che anche se t'avesse calcolato il vostro rapporto sarebbe stato una merda. Non smetterà mai di roderti, ma tutto sommato sai che è meglio così.
Ogni tanto ci ricasco, gioco qualche partita in blitz con risultati scadenti, e ritorno alla medesima conclusione: lascia perdere. Solo uno sguardo disilluso mi ha permesso di guardare il gioco con il necessario distacco e rendermi conto di quanto lo trovassi, tutto sommato, palloso. Non che stia bene dirlo a voce alta, altrimenti fai la figura del bifolco (la principale aria che lo scacchista ama darsi è quella della mente raffinata.) Non mi piace giocare, mi piace vincere. Mi piace sentirmi più intelligente del mio prossimo. Mi piace la botta di testosterone. Ergo, gioco come un imbecille. E non merito di giocare meglio. Se la ricompensa che cerchi è in qualche risultato futuro e non nello sforzo quotidiano e disciplinato, hai già perso.
Ricordo ancora qualche partita al tempo lungo, quelle dove hai modo di perderti nei tuoi pensieri. Lì qualche spiraglio di luce si vedeva. Lì l'attività era la sua stessa ricompensa, e capivi come mai le persone sedute accanto a te volessero sottoporsi alla tua medesima tortura, chiuse nello scantinato di qualche circolo operaio a sopportare l'alito da dentiera dell'avversario. Quando è la passione ad animarti, ecco che l'eccellenza ti bacia. Ma quanto cerchi di utilizzare qualcosa di bello come un pappone usa la sua puttana, quando pieghi il sublime alle tue velleità, ecco che gli dei ti prendono a calci in faccia. E fanno bene.
La maledetta voglia di sentirsi migliori del tuo prossimo. Qualcuno ne soffre tanto da poterla usare come benzina da gettare sul fuoco della propria eccellenza.
Io no.
A me, tutto sommato, piacciono la serenità e l'equilibrio.
Quindi mi sono buttato su un'altra attività nella quale sono un brocco: le arti marziali. Ma quelle, almeno, soddisfano bisogni ulteriori. L'attività fisica va fatta, se non altro per motivi di salute. La violenza è bene che venga padroneggiata specie da chi non ha intenzione di affrettarsi ad utilizzarla. E poi non si sa mai che nelle palestre, qualche amico si riesca addirittura a farselo. Quindi, arti marziali. L'ennesima guerra che combatti da solo, contro i tuoi demoni ed i tuoi limiti più che contro l'avversario. Ed anche lì, ne prendo una valanga.
Eppure non m'importa. Fin dai tempi delle elementari, mentre gli altri giocavano a pallone, io me ne stavo seduto in disparte. Da solo, Gameboy in mano. E stavo bene così. Lo sport mi annoia e mi repelle. Non ho il fisico né la mentalità adatta a praticarlo. Non mi interessa essere un campione. Con questi presupposti sono entrato in palestra, ed è da qui che sto lavorando per migliorare. Concedendo finalmente a me stesso la licenza di non dover eccellere. Di fare le cose perché farle é bello, e si fotta l'ossessione del risultato.
Sentirmi un atleta scadente non mi causa alcuna crisi emotiva - ho sempre saputo di esserlo, e non ho mai preteso il contrario. Ci rido sopra. Ergo, le arti marziali non aprono il mio vaso di pandora. Gli scacchi sì. Primo della classe eri, primo della classe devi rimanere. Dalla tua intelligenza trai la sopravvalutata sensazione di contare qualcosa, in questi brevi momenti che ti separano dall'essere cibo per vermi. Quindi, si fottano gli scacchi. Si fotta la pressione di dover essere speciale. Si fotta chi m'ha convinto che il mio valore come essere umano debba passare dalla performance intellettiva - specie perché nessuna di queste persone aveva la metà del talento che io possiedo in altri ambiti. (portate pazienza, ogni tanto il narcisismo si riaffaccia) E si fotta chi non capisce che siamo noi ad essere al servizio della bellezza, non viceversa.
Ma soprattutto, si fotta l'idea che l'eccellenza debba sempre stare laddove non arriviamo mai. L'idea che le nostre qualità non siano niente di speciale, e invece le doti che non possediamo siano imprescindibili.
A un certo punto, bisogna imparare a bastarsi. Anche se l'angoscia dice il contrario, anche se la pubblicità dice il contrario, anche se il frustrato che t'ha cresciuto dice il contrario, anche se hai sempre il desiderio di aprire la cazzo di finestra del browser, digitare l'indirizzo del cazzo di sito di scacchi, e fare un'altra partita, non sia mai che ti vada bene, che il punteggio salga, che a un certo punto sia abbastanza alto e che quella carezza che non t'hanno mai dato, finalmente, arrivi.
Spoiler alert:
la carezza non arriva.
Quindi, o rimani nel loop, o mandi tutto esattamente dove merita di andare: a fare in culo.
D'altronde un insegnamento è chiaro ad ogni scacchista:
alcune posizioni sono, semplicemente, perse.
Tutto ciò che puoi fare è stringere la mano all'avversario, alzarti dalla sedia, e concentrarti sulla prossima partita.
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levysoft · 10 months
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Nell'estate del 1972, Henry Kissinger, morto oggi a 100 anni nella sua casa in Connecticut, fece una telefonata che cambiò per sempre la storia degli scacchi. Il Segretario di Stato sotto le presidenze Nixon e Ford sollevò la cornetta e disse poche parole: "Questo è il peggior giocatore di scacchi del mondo, che parla con il più grande giocatore di scacchi del mondo". Dall'altra parte, con la cornetta in mano, non c'era un leader politico, un presidente o un re, ma semplicemente Bobby Fischer, il più forte scacchista americano del tempo.
Fischer aveva appena minacciato di ritirarsi dal match mondiale contro il campione sovietico, Boris Spassky, lasciando così ai russi il predominio incontrastato del gioco. Kissinger, però, scacchista provetto, aveva capito che in palio non c'era solo una partita, un titolo sportivo: in piena guerra fredda gli Stati Uniti non potevano abbandonare il campo di battaglia, nemmeno se costituito da 64 semplici caselle, se dall'altra parte l'avversario era sostenuto dal Cremlino.
Kissinger dimostrò, una volta di più, la sua arte retorica, la sua capacità di risvegliare orgoglio e appartenenza, la sua forza diplomatica. Fischer si convinse e parti per Reykjavi'k, in Islanda, dove avrebbe sconfitto Spassky in quella che ancora oggi è ritenuta "la partita del secolo" e regalando a Washington una vittoria che venne acclamata in tutto il Paese. Un successo che pose fine ad almeno 24 anni di ininterrotto dominio scacchistico sovietico, un record che Mosca custodiva gelosamente perché riteneva dimostrasse la sua potenza intellettuale sulle altre nazioni.
Quella di Kissinger, però, fu una telefonata che permise agli scacchi di raggiungere una notorietà mai avuta prima e di diventare uno dei giochi più diffusi. Prima della partita tra Fischer e Spassky, il governo americano era relativamente interessato agli scacchi. Al contrario, milioni di cittadini sovietici giocavano fin dalla più tenera età, e poi a scuola e nei circoli ricreativi.
Alla fine degli anni '50 la Federazione scacchistica statunitense contava circa 2.000 giocatori attivi ma dopo la conquista del titolo da parte di Fischer quel numero raddoppiò. I giornali e le televisioni celebrarono il match con grandi titoli e Kissinger, che aveva capito come il giocatore newyorchese potesse diventare 'un eroe', ottenne un altro enorme successo come diplomatico e Consigliere alla sicurezza.
Ci sono tante leggende attorno alla telefonata. Il New York Times interrogò Fred Cramer, all'epoca uno dei pochi a cui Fischer si rivolgeva, una specie di portavoce, e vice-presidente della Federazione a stelle e strisce. Cramer confermò che Kissinger telefonò "alla stella americana degli scacchi" ma non raccontò altri particolari. Non disse quando e cosa si dissero. Lasciò intendere che l'esortazione andò a buon fine e che, probabilmente, furono trasmesse a Fischer anche le parole di Nixon.
Alcune versioni sostengono che la chiamata avesse avuto toni più severi ma i più convergono che il messaggio risuonasse più o meno in questo modo: "L'America vuole che tu vada laggiù e sconfigga i russi". Non era più una questione di pezzi Bianchi o Neri. E Fischer, che in futuro si sarebbe scontrato più volte con Washington, fino a diventare un reietto, un nemico (tanto da morire in Islanda), sentì il richiamo del suo Paese attraverso le parole di Kissinger.
A questo, ovviamente, bisogna aggiungere anche altri elementi che contribuirono a convincere il giocatore americano: il raddoppio del montepremi, grazie al banchiere James Derrick Slater, e la possibilità di Fischer di avanzare altre condizioni legate alla sala di gioco e al rapporto con i media in loco. Kissinger tornerà poi a usare gli scacchi come metafora politica nel 2009, in un'intervista a Der Spiegel commentando le scelte dell'allora presidente Obama nella costruzione di una politica estera pacifica e improntata al tendere una mano al mondo islamico, Iran in testa.
"Obama è come un giocatore di scacchi che sta giocando una simultanea (più partite insieme contemporaneamente, ndr) e ha deciso di usare un'apertura insolita". Sottolineando poi di non avere niente in contrario con quella mossa ma che sarebbe stato decisivo vedere come il presidente Usa avrebbe reagito alle contromosse dell'avversario.
L'importanza di Kissinger nel mondo degli scacchi, infine, è sottolineato anche da una foto che Magnus Carlsen, ex campione del mondo, pubblicò sui suoi social dopo il loro incontro, qualche anno fa. Kissinger vedeva il mondo e la politica sopra una grande scacchiera, il luogo ideale dove strategia, tattica e pazienza, soprattutto quest'ultima, trovano ancora ogg
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telodogratis · 2 years
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Dopo la brutta caduta, progressi per il campione di scacchi Karpov: “Ha cominciato a muoversi a L”
Dopo la brutta caduta, progressi per il campione di scacchi Karpov: “Ha cominciato a muoversi a L”
Stefano Pisani L’articolo Dopo la brutta caduta, progressi per il campione di scacchi Karpov: “Ha cominciato a muoversi a L” proviene da Lercio.<img src="” title=”Dopo la brutta caduta, progressi per il campione di scacchi Karpov: “Ha cominciato a muoversi a L”” /> Stefano Pisani L’articolo Dopo la brutta caduta, progressi per il campione di scacchi Karpov: “Ha cominciato a muoversi a L” proviene…
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