#cambiare si può
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“Il difficile non è raggiungere qualcosa, è liberarsi dalla condizione in cui si è.” – Marguerite Duras
#frase del giorno#marguerite duras#resistere al cambiamento#cambiare si può#liberarsi#cambiare vita#cambiare abitudini#raggiungere obiettivi#paura del cambiamento#libertà interiore#schemi mentali#spezzare le catene#inerzia#pensiero del giorno blog#riflessioni mattutine#trasformazione interiore#zavorre
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L'altro giorno vado a riscuotere i soldi delle olive che ho venduto, e mi pagano con degli assegni, li per li ho cercato di oppormi a questa cosa, ma purtroppo per la tracciabilità la procedura è questa. Mi sono quindi fatto coraggio e sono andato in banca. Già appena entrato il disagio di temperatura si è fatto sentire, 40 gradi Celsius in questo open space e musica discutibile a palla (da quando la musica in banca?) comunque, sempre per incrementare il mio disagio, nella sala, risiede gente vestita come in uomini e donne, ragazze con minigonne vertiginose, tacchi a spillo, scollature, unghie lunghe laccate da attrice porno anni 90 e maschi con completi blu, capelli appena rasati camice bianche stiratissime, barbe curate nei minimi dettagli e io li, con la giacca di velluto che mi ha fatto zia Giovannina, pantaloni di Amazon finto escursionista, barba e capelli non tagliati dal 2022. Bene, a parte tutto questo disagio prendo il biglietto, e la signora mi chiama subito, "venga venga lo sportello è libero", (lo sportello in realtà è un ufficio) io ero abituato a quelle cose con il vetro dove stai in piedi e non senti un cazzo di quello che ti dice quello dentro, in questo, non senti un cazzo uguale perché c'è la Pausini a palla ma almeno stai seduto. La bancaria mi dice, cosa deve fare? E io gli dico, cambiare questi assegni, e lei, ha un conto? E io si, nome cognome, documento, codice fiscale, digita sulla tastiera con quelle unghie atroci tictictic, e alla fine mi dice, ritira? O deposita? E io gli dico, ritiro, e lei ehhhmmm la cifra è troppo grande mi dispiace ma non può ritirarla tutta.
Praticamente uno si spacca la schiena 2 mesi e manco la soddisfazione di vederli sti soldi, toccarli, dargli fuoco.
#non sono adatto a questo pianeta#sopportatemi#ve vojo bene#è il freddo che mi stringe le vene nel cervello
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Anche stamattina sveglia all'alba... Il profumo del caffè che riempie la stanza... Mille pensieri e desideri che già avvolgono la mia mente... Oggi è sabato... Un freddo sabato di metà novembre... Si sta' avvicinando il mio compleanno... Si sta avvicinando il Natale... Tra poco un altro anno se ne sarà andato... Il tempo passa inesorabile con il suo passo svelto... E la nostra vita può cambiare in un secondo... Siamo vivi... Siamo morti... Siamo leggeri come l'aria...
Buongiorno 😘
~ Virginia ~
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Non si può modificare il passato, ma si può cambiare il futuro. Happy new year🤍
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[...]
quante volte mi sono detta:
“meriti di più, meriti il mondo. non queste sciocchezze.
meriti qualcuno che ti protegga, che si prenda cura di te.
meriti qualcuno disposto a entrare nel tuo mondo, nella tua testa ed essere coraggioso di combattere i tuoi demoni, le tue confusioni e uscirne a testa alta.
meriti qualcuno che apprezzi i tuoi silenzi e che li sappia ascoltare, senza farli diventare pesanti quasi da sentirti soffocare.
meriti qualcuno in grado di capirti, di volerti capire. meriti qualcuno che apprezza i tuoi gesti, le tue piccolezze, i tuoi dettagli sulla visione del mondo, perché sei sempre stata spettatrice anziché protagonista e sappiamo quanta differenza ci sia.
meriti qualcuno che ti ascolti e che ti comprenda nei tuoi momenti di oblio. meriti qualcuno che ti abbracci senza un motivo preciso, solo per farti sentire al sicuro da tutti, dai problemi, dagli ostacoli, solo per un momento, perché a te basta anche un secondo e la giornata può cambiare totalmente.
meriti qualcuno che accetti le tue pazzie, i tuoi momenti folli, i tuoi capricci, perché diciamocelo resterai sempre una bambina, con il tuo modo giocoso, i sorrisi innocenti, le guance rosse e gli sguardi ingenui.
meriti qualcuno che si prenda cura delle tue cicatrici e delle tue ferite, anziché guardarle con pena, le guardi con comprensione, baciando ogni centimetro di pelle coperta da quelle macchie, ripetendoti che non sei tu lo sbaglio, ma è il mondo che è sbagliato.
meriti qualcuno che in giorni piovosi ti prenda e ti porti in giro, rischiando di ammalarvi ma con la consapevolezza di sentirsi liberi.
meriti qualcuno che si interessi a te come persona e non a te come corpo, perché lo sappiamo quanto odio hai dentro di te, perché lo sappiamo quanto ci stai male quando le persone ti cercano solo per secondi fini non apprezzando che ragazza d'oro tu sia.
meriti qualcuno che ti ami con tutto se stesso, che lotta per te anche nei momenti no e nei momenti in cui sparisci ritornando come niente fosse.
perche è in quei momenti che lotti con te stessa. è lì che potresti cadere di nuovo nell'oblio. è lì che meriti qualcuno che ti tenga stretta, che ti aiuti e che non ti faccia cadere, e nel caso, che si faccia forza per rialzarti.
perche è lì che meriti di essere amata. per come sei.”
[...]
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Il vizio della parola
Il vizio della parola
Il divieto per le donne di usare la voce in pubblico nell’Afghanistan dei talebani. E noi ammutoliti da un diluvio di neologismi assurdi (vedi alla voce “maranza” o “sunshine guilt”)
Se togli loro la parola, scompariranno. I talebani hanno recentemente emanato una serie di leggi inerenti la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio. Già questo proietta lo sguardo su un mondo che appartiene a una galassia lontanissima. E quando mai dalle nostre parti si parla più di vizi e virtù? In ambito legislativo, oltretutto.
In ogni caso, queste leggi sono state approvate dal leader supremo dei talebani, Hibatullah Akhundzada, e tra i provvedimenti ne spicca uno: «La voce di una donna è considerata intima e quindi non dovrebbe essere ascoltata mentre canta, recita o legge ad alta voce in pubblico». Per promuovere la virtù e scacciare il vizio, le donne non potranno esprimersi a voce alta nei contesti pubblici. Le imbavagliano, anzi le ammutoliscono, ma per il loro bene s’intende.
La scena è agghiacciante, ci costringe a una doccia terribilmente fredda. I talebani hanno chiaro chi sia una donna, a differenza della nostra situazione un po’ più aperta, cioè confusa. Abbiamo trascorso l’estate – ma è stata la ciliegina su una torta sfornata da tempo – a interrogarci su livelli di testosterone, Dna, intenzioni d’anima. Magari, al prossimo caso mediatico, potrebbe essere utile cambiare sfondo e ambientare tutti i nostri dubbi per le vie di Kabul e «vedere l’effetto che fa».
Se dai loro in pasto tantissime parole, scompariranno. Aggiungere vocaboli non è per forza segno di progresso, si può diventare muti per eccesso terminologico. L’aggiornamento dello Zingarelli per il 2025 prevede che il dizionario si arricchisca di nuovi termini, “maranza” e – udite udite – “gieffino” si conquistano un posto nell’Olimpo delle parole validate da definizione. Ma questo è solo un ritocco brutalmente onesto al nostro ritratto umano.
Il crimine terminologico è altrove, là dove spuntano espressioni che ci ritroviamo sotto gli occhi scrollando le notizie. “Coolcation” è la tendenza in crescita per trovare mete di viaggio al fresco. “Workation” è la scelta di lavorare da remoto scegliendo luoghi che offrano svago e servizi per il tempo libero. Una medaglia d’oro per l’assurdo spetta all’espressione “sunshine guilt”, il senso di colpa per aver sprecato una giornata di sole.
C’è, nel nostro intimo, un ribollimento senza nome. Sono scampoli di paura mescolati a slanci di affetto, pulsioni cattive e lacrime struggenti. È questa fucina scabrosa, feconda e indicibile che alimenta la libertà nel tumulto di gesti, scelte, responsabilità. Sono poche, devono essere poche e vertiginose, le parole a cui ricondurre il senso del nostro travaglio. Sillabe scottanti come “amore” o “invidia”. Frantumare il quadro in un mucchio di nuovi pezzettini lo riduce a un puzzle che resta scombinato.
Finiamo per scomparire ed essere muti se l’impegno di affrontare la novità di ogni nuova alba – l’ignavia che fa a pugni con la rabbia, i desideri che bevono sorsi di fiducia – viene sgonfiato dalla bugia che tutto affondi in un senso di colpa per il timore di perdere un giorno di sole.
via tempi.it
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... e poi ci sono quei giorni in cui vorresti disperatamente fuggire da te stessa, dai tuoi malesseri, dai tuoi mille pensieri, dallo stress quotidiano, dalla solita routine, dall'arrovellarti il cervello per tirarti fuori da determinate situazioni e la consapevolezza che da certe gabbie non si può uscire.
Il problema è che puoi fuggire dove vuoi, allontanarti da luoghi e persone per chilometri fino a toccare l'altra parte del mondo ma il tuo tutto, il tuo bagaglio di emozioni, crisi esistenziali, i tuoi stati d'animo sono sempre lì... non ti si allontanano neanche di un millimetro.
La verità è che non esiste distanza capace di cambiare il tuo modo di sentire le cose.
- Lorena Gatta
Foto di Flora Borsi
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(Foto: hunted-by-a-beak)
Avere delle convinzioni è doveroso: ti dà delle linee guida morali per vivere. Con l'esperienza e il progressivo svilupparsi del tuo racconto personale, diviene comunque naturale cambiare opinioni, modo di pensare, preferenze, gusti etc. Avere incomprensioni, equivoci e contrasti anche aspri. A volte poi hai solo bisogno di tuffarti nel nuovo. Di toglierti di dosso i vecchi vestiti. Hai voglia di acqua fresca.
(Foto: hunted-by-a-beak)
C'è però una cosa che non può mai cambiare ed è il rispetto di te stesso: la cosa che ti impedisce di tollerare comportamenti lesivi della tua dignità di uomo. Questo insieme di complessi fattori può spiazzare chi ti conosce e magari pensa che tu sia sempre così o cosà. Ma non si vive per conformare il proprio agire o il proprio pensare alle aspettative o alle idee di qualcun altro. Nessuno è una statua, o un paracarro.
Aliantis
(Foto: hunted-by-a-beak)
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"Ho imparato"
Ho imparato che si può ferire oltre la carne... fino a quando non marchi la tua anima così profondamente che nemmeno il tempo potrà guarire tutto.
Ho imparato che alcune persone hanno solo oscurità da offrire ma che anche crescendo al loro fianco possiamo trascendere quelle ombre.
Ho imparato che si può essere disperatamente soli tra una folla e nascondere facilmente il proprio dispiacere dietro un sorriso.
Ho imparato che anche un terreno arido può partorire un fiore e un'anima macchiata può sorgere.
Fu nell'oscurità che trovai la mia luce..
Lei era lì così piccola, ferita e spaventata, l'ho messa tra le mie braccia, le ho promesso che ce l'avremmo fatta, cresciuta e superata il dolore.
Ho imparato che possiamo cambiare ciò che abbiamo fatto di noi stessi, che con il tempo e la determinazione possiamo ricostruire tutto.
Ho imparato che puoi nutrire la tua gentilezza e mettere a tacere la tua violenza, che scegliendo di tenere il tuo volto nella luce non senti più il buio che ci vuole.
Ho imparato che si può brillare la sua luce fino a illuminare le anime tristi che ci circondano.
Ho imparato che nessun amore è più potente di quello che diamo a noi stessi.
Ho imparato dalla vita... e sto ancora imparando.
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Cerca di non resistere ai cambiamenti che ti vengono incontro. Invece lascia che la vita viva attraverso di te. E non preoccuparti che la tua vita stia andando sottosopra. Come fai a sapere che il lato a cui sei abituato è migliore di quello a venire? - Rumi
#rumi#cambiamento di vita#cambiare si può#cambiare abitudini#cambiare prospettiva#flessibilità mentale#adattarsi#lasciare andare#saggezza#perle di saggezza#frasi sagge#citazione del giorno#frasi di vita
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Omelia di don Andrea Gallo al funerale di Fabrizio De Andrè
Caro Faber,
da tanti anni canto con te, per dare voce agli ultimi, ai vinti, ai fragili, ai perdenti. Canto con te e con tanti ragazzi in Comunità.
Quanti «Geordie» o «Michè», «Marinella» o «Bocca di Rosa» vivono accanto a me, nella mia città di mare che è anche la tua. Anch’io ogni giorno, come prete, «verso il vino e spezzo il pane per chi ha sete e fame». Tu, Faber, mi hai insegnato a distribuirlo, non solo tra le mura del Tempio, ma per le strade, nei vicoli più oscuri, nell’esclusione.
E ho scoperto con te, camminando in via del Campo, che «dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior».
La tua morte ci ha migliorati, Faber, come sa fare l’intelligenza.
Abbiamo riscoperto tutta la tua «antologia dell’amore», una profonda inquietudine dello spirito che coincide con l’aspirazione alla libertà.
E soprattutto, il tuo ricordo, le tue canzoni, ci stimolano ad andare avanti.
Caro Faber, tu non ci sei più ma restano gli emarginati, i pregiudizi, i diversi, restano l’ignoranza, l’arroganza, il potere, l’indifferenza.
La Comunità di san Benedetto ha aperto una porta in città. Nel 1971, mentre ascoltavamo il tuo album, Tutti morimmo a stento, in Comunità bussavano tanti personaggi derelitti e abbandonati: impiccati, migranti, tossicomani, suicidi, adolescenti traviate, bimbi impazziti per l’esplosione atomica.
Il tuo album ci lasciò una traccia indelebile. In quel tuo racconto crudo e dolente (che era ed è la nostra vita quotidiana) abbiamo intravisto una tenue parola di speranza, perché, come dicevi nella canzone, alla solitudine può seguire l’amore, come a ogni inverno segue la primavera [«Ma tu che vai, ma tu rimani / anche la neve morirà domani / l’amore ancora ci passerà vicino / nella stagione del biancospino», da L’amore, ndr].
È vero, Faber, di loro, degli esclusi, dei loro «occhi troppo belli», la mia Comunità si sente parte. Loro sanno essere i nostri occhi belli.
Caro Faber, grazie!
Ti abbiamo lasciato cantando Storia di un impiegato, Canzone di Maggio. Ci sembrano troppo attuali. Ti sentiamo oggi così vicino, così stretto a noi. Grazie.
E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.
Caro Faber, parli all’uomo, amando l’uomo. Stringi la mano al cuore e svegli il dubbio che Dio esista.
Grazie.
Le ragazze e i ragazzi con don Andrea Gallo,
prete da marciapiede.
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Non si può cambiare quello che non dipende da te..anche se vorresti
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"Solo chi rischia di andare lontano avrà la possibilità di scoprire quanto lontano si può andare... ". ~ Cit. ~
Ci sono tanti modi ed un tempo ben preciso per farlo... Inutile tormentarsi con la catena dei se e dei ma... Si può decidere di andare in una direzione diversa solamente quando la tua strada arriva in un punto dove si divide... Ecco che li puoi scegliere come andare lontano... Puoi correre a perdifiato verso il futuro... Salire su un aereo e scappare dall'altra parte del mondo... Se vuoi puoi prendertela comoda ed aspettare quel treno che non arriverà mai... Puoi salire in macchina e guidare fino a dimenticarti da dove sei partito, o più semplicemente puoi camminare... Lentamente... Un passo dopo l'altro... Guardando bene dove metti i piedi per non inciampare... Eppure... Qualunque sia la tua scelta... In qualsiasi modo tu decida di allontanarti... Imparerai che per scappare da una situazione che ti sta stretta... Per cambiare strada... In fondo non serve necessariamente andare lontano... Che c'è sempre la possibilità di vivere in un modo diverso... Se si riesce a non aver paura del giudizio degli altri e a decidere con la propria testa ed il proprio cuore... Allora si... Che sarà un "grande viaggio" anche senza aver fatto un passo...
~ Virginia ~
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Ogni volta che mi tradisco nel vano tentativo di aggrapparmi a legami velenosi, illudendomi che possano trasformarsi, svilisce il rispetto che devo a me stesso. È come se calpestassi la dignità del mio essere, sopprimendo i sussurri dell'anima che implora libertà. Inseguito da ombre di promesse mai mantenute, mi perdo nei labirinti di speranze illusorie. Cuori avvolti da spine, relazioni intrise di dolceamara sofferenza, mi tengono prigioniero di un passato che non vuol mutare. Eppure, continuo a nutrire quel flebile lume di possibilità, quel sogno antico che tutto possa rifiorire. Ma l'anima mia, stanca di catene invisibili, anela al vento leggero della rinascita. È tempo di lasciare andare pesi che gravano sul cuore, di levare l'ancora e salpare verso nuovi orizzonti. Il rispetto per me stesso reclama il suo spazio, come un albero che cerca il sole oltre la fitta foresta. Nel profondo sento risuonare l'eco di antiche saggezze: non si può cambiare chi non desidera mutare. È un canto sommesso che invita all'ascolto, a volgere lo sguardo verso l'intimità dell'essere, dove risiede la vera forza. Abbandonando illusioni vane, posso finalmente abbracciare la libertà e l'amore autentico che meritano dimora nel mio cuore. È dunque con passo lieve ma deciso che mi allontano da quei sentieri oscuri. Ogni respiro si fa più intenso, ogni battito del cuore celebra la ritrovata armonia. E mentre il velo delle false speranze si dissolve, scorgo all'orizzonte la promessa di un domani luminoso, forgiato dal rispetto e dall'amore per me stesso.
Empito
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ho la costante sensazione che le cose nuove e belle non ci saranno più per me, come se la vita si fosse assetata in un binario che non può cambiare. Quello che vivo oggi sarà identico a quello che vivrò domani, identico e immutabile; non ci saranno nuove esperienze o nuove persone da conoscere e sono terrorizzata all'idea di avere ragione, che tale sensazione si avveri.
#frasi#frasi belle#frasi d'amore#frasi tumblr#frasi tristi#citazioni#amore#frasi divertenti#citazione d'amore#frasi tristezza
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Ci sono due tipi di violenze contro la donna.
Una è strutturale ed è quella economica: senza l’indipendenza economica una donna sarà sempre subordinata.
L’altra è quella culturale e sociale.
Nella società italiana oggi il patriarcato è ormai -e per fortuna- praticamente scomparso.
Esistono certamente dei delinquenti che usano violenza contro le donne, spesso loro mogli e compagne, in quanto soggetto anche fisicamente più debole, ma questo è un altro conto, e riguarda la violenza diffusa della nostra società.
Esiste invece un reale rischio di un patriarcato d’importazione collegato alle migrazioni forzate, ma è un concetto che non si può esprimere perché il pensiero unico del ‘politicamente corretto’ non lo consente.
Provate a chiedere a queste transfemministe di entrare in qualche bar di quartieri periferici abitati da immigrati musulmani e poi vedrete quanto la dura realtà dei fatti farà cambiare loro parere…(Marco Rizzo).
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