#c'è più gusto ad essere italiani
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It wasn't staged, this is the result of a short circuit (the article is in Italian, but the event has been covered by ABC news too if yall want to know more about it) that led to the destruction to one of the most iconic and historical Christmas symbols in Bergamo.
Idk about this Oli Freuler cited here, but he's NOT the author of the shot, which is from an Italian photographer named Marin Forcella, as credited in the article listed above from the newspaper Eco di Bergamo.
Here's a couple videos too, just in case.
youtube
Carrousel on fire in Bergamo, November 22, 2017 Photographer: Oli Freuler
#sorry but I'm tired of seeing people spread false information AND not crediting the rightful artists#c'è più gusto ad essere italiani
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La Dolce Vita al mare: l'abbigliamento da spiaggia maschile italiano trasuda stile e raffinatezza
La costa italiana è rinomata per i suoi paesaggi mozzafiato, le affascinanti città di mare e, naturalmente, la sua ricca cultura culinaria. Ma c'è un altro aspetto dello stile di vita italiano che spesso passa inosservato: l'impeccabile senso di stile e raffinatezza che gli uomini italiani portano in spiaggia. L'abbigliamento da spiaggia maschile italiano riflette la loro innata sensibilità alla moda e l'amore per la bella vita. In questo articolo approfondiremo il mondo del beachwear maschile italiano, esplorando gli elementi chiave che lo contraddistinguono.
La Moda Italiana: un'eredità di stile L’Italia è da tempo un centro globale per la moda e la stessa passione per lo stile si estende alla sua cultura balneare. L'abbigliamento da spiaggia maschile italiano è molto più che semplici costumi da bagno; è una dichiarazione di gusto ed eleganza. Quando vedi uomini italiani in spiaggia, noterai che i loro abiti sono scelti meticolosamente, riflettendo un mix di design classico e contemporaneo. Camicie di lino, pantaloncini da bagno su misura e occhiali da sole firmati sono solo alcuni dei pezzi essenziali che compongono il loro abbigliamento da spiaggia.
Pantaloncini da bagno su misura: il beachwear per eccellenza Una delle caratteristiche più sorprendenti dell'abbigliamento da spiaggia maschile italiano sono i pantaloncini da bagno su misura. A differenza dei pantaloncini da surf generici e larghi, gli uomini italiani preferiscono i pantaloncini da bagno attillati e di buona fattura. Questi pantaloncini non solo offrono comfort e libertà di movimento ma accentuano anche il loro fisico. Sono disponibili in una varietà di modelli e colori, dalle stampe audaci alle classiche tinte unite, consentendo agli uomini di esprimere il proprio stile individuale.
Camicie in Lino e Tessuti Leggeri La scelta del tessuto è fondamentale quando si parla di beachwear italiano. Le camicie di lino sono un caposaldo della moda da spiaggia italiana, offrendo traspirabilità e comfort sotto il sole cocente. Queste camicie sono spesso indossate sbottonate sopra una semplice maglietta o possono essere lasciate aperte per mettere in risalto il petto tonico. La combinazione di pantaloncini da bagno su misura e camicie di lino crea un look da spiaggia disinvolto ed elegante, elegante e pratico.
Calzature: stile italiano dalla testa ai piedi Gli uomini italiani prestano attenzione ad ogni dettaglio del loro abbigliamento da spiaggia, e questo si estende alla scelta delle calzature. Mentre le infradito sono comuni in spiaggia, molti uomini italiani preferiscono sandali di cuoio, espadrillas o anche scarpe da barca. Questi non solo forniscono comfort e supporto, ma aggiungono anche un ulteriore livello di raffinatezza al loro completo da spiaggia.
Accessori firmati: il tocco finale Nessun look da spiaggia italiano è completo senza gli accessori giusti. Gli uomini italiani spesso sfoggiano occhiali da sole firmati, cappelli eleganti e orologi di qualità. Questi accessori non solo li proteggono dal sole, ma ne migliorano anche l'aspetto generale. Un fantastico paio di occhiali da sole può immediatamente fare una dichiarazione, mentre un classico cappello di paglia aggiunge un tocco di fascino antico.
Colori e motivi: abbracciare la versatilità Gli uomini italiani sono noti per le loro scelte di moda audaci e il loro abbigliamento da spiaggia non fa eccezione. Sebbene i classici neutri come il bianco, il blu scuro e il nero siano sempre in voga, li troverai anche che abbracciano motivi vivaci, strisce e motivi tropicali. Queste scelte audaci riflettono il loro spirito avventuroso e la gioia di vivere, catturando l'essenza dell'esperienza sulla spiaggia italiana.
Per maggiori informazioni :-
Abbigliamento mare uomo Italia
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La bolgia delle streghe
Per salire sul Monte Cimone di Tonezza si possono scegliere diverse vie di accesso, io ho scelto di lasciare la macchina nel parcheggio di un ristorante poco distante da case Pierini subito dopo Arsiero da dove inizia il sentiero 540. Poco dopo i primi tornanti sulla destra parte una deviazione singolare, un minimale single track nel bosco che taglia orizzontalmente la montagna per condurci alla chiesetta di San Rocco e da qui all'imbocco del 541. Con mio stupore sebbene molto stretto il sentierino è ben tenuto e corriblissimo.
Anche qui dopo un paio di tornanti ho preso a destra l'indicazione per la Cresta della Rocca, un sentiero che sale ripidamente prima nel bosco e poi tra rocce e gallerie che ricordano molto il percorso della Trans D'havet.
Ci vuole almeno un ora e mezza a buon ritmo per risalire le pendici del monte ed arrivare nei pressi del cimitero di quota neutra. Qui sono sepolti i resti dei 1210 soldati italiani che gli austriaci fecero saltare in aria dopo aver scavato per due mesi una galleria sotto la cima ed averci collocato e fatto esplodere una mina da 150 quintali.
Pare che l'esplosione fu talmente devastante che la montagna si abbassò notevolmente di altezza. Da qui alla cima c'è ancora un bello strappo in salita, si passano alcuni avamposti, un baito e dopo un ultima scalinata si è in vetta dove si erge un sacrario dal dubbio gusto estetico.
Poco distante si arriva ad una radura nel bosco dove è ancora visibile e percorribile una ragnatela di trincee che permettevano ai soldati di spostarsi in una zona particolarmente esposta e pericolosa appunto ribattezzata dagli stessi come la Bolgia delle streghe.
L'atmosfera non è certo delle migliori quindi decido di scendere verso un ampio sentiero che nel giro di pochi km mi porta al Largo degli Alpini, un piazzale dove una comitiva di allegri locali non più giovanissimi ha appena concluso un pranzo al sacco, gli scrocco un pò di acqua, vorrebbero darmi anche da mangiare ma ringrazio e riparto, mi ricollego al 540 e inizio una lunga discesa su una mulattiera abbastanza comoda che nel giro di poco più di mezzora mi riporta al punto di partenza. In tutto ci ho impiegato circa tre ore, il dislivello suppongo essere oltre i 1200 m. Una borraccia non basta.
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Panels from the "Io sono Macchia Nera (I am the Phantom Blot)" story I really like, in no particular order.
From Topolino 3429 - Story by Marco Nucci, drawings by Casty, scans and edits by me.
#macchia nera#the phantom blot#macchia nera (the phantom blot)#topolino comics#mouseverse#casty#comic pages#disney comics#c'è più gusto ad essere italiani#my edits#《 I'm going through a lot so i gotta keep myself busy. for the sake of my own sanity :) 》#《 also if any if y'all want more panels/infos/a translation/etc lemme know and I'll try to sort something out 》#《 anyway. I'm loving the scenery here. the details are just *chef's kiss* 》#《 the story is ok but i can't shake off the feeling i already read it. the plot is so familiar... 》
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Ciao 3nding. Sei la prima persona a cui sento dire, che Jovanotti le crea un certo disagio. Capita anche a me, ma dato che parlare negativamente di costui, sembra perseguibile penalmente in questo paese, vorresti spiegare meglio il tuo punto di vista? Ossequi. P.S. su Fabio Volo non c'è bisogno di alcuna spiegazione.
Eccomi.
Partiamo dagli inizi, Jovanotti non nasce come cantautore, è un prodotto di Claudio Cecchetto. Quest’ultimo che in termini di intuito imprenditoriale è sempre stato uno che ci vedeva lungo, coglie l’opportunità per mettere sul panorama musicale italiano qualcuno che sia appetibile per i giovani ma meno compromettente di un Vasco o una Nannini, l’esempio più lampante è una canzone che sembra l’inno di Comunione e Liberazione “Ciao mamma”. Il prodotto funziona, vende bene e viene coltivato anche attraverso Radio Deejay. Poi gli anni Ottanta finiscono e coi Novanta ci avviciniamo al nuovo millenio, c’è bisogno di novità, il ragazzone deve crescere ed ecco che salta fuori Lorenzo. Ma come fare per distinguersi da una scena in cui già imperversano altri ragazzoni sulle braci ancora fumanti anche di esperimenti di boy band italiane? Dopotutto già ci sono i vari Grignani, Nek, Britti.
Ecco l’idea: strizzare l’occhio (e i maroni) al New Age.
Attenzione, ritengo che alcuni arrangiamenti e melodie siano veramente validi, Saturnino non è uno sprovveduto appena uscito dal conservatorio, ma i testi..
I testi diocane.
A questo c’è da aggiungere che per il mio personalissimo gusto ed orecchio Lorenzo non sappia cantare. Parla sulle note.
Più dobbiamo aggiungerci l’ammiccare costante verso un certo tipo di sensibilità sociale e politica (remember “Mai più” e cancella il debito?) che però ricorda tanto Bono - che rammentiamo essere secondo South Park il più grande stronzo del mondo - ovvero sfrutta temi che colpiscono il pubblico senza realmente dare seguito.
Poi c’è il sostegno a Renzi, diventando il Bardo del Renzismo.
Adesso c’è la fase Dibba, col documentario di lui che pedala in SudAmerica.
Di ciclisti che hanno qualcosa da riprendere e raccontare ce ne sarebbero, la differenza? Lorenzo oltre a essere un vip non bestemmia.
Basta per dio.
Viene riproposto e ricicciato in continuazione rispetto ad altri musicisti italiani.
Basta.
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Everybody say "THANK YOU" to Stefano Turconi.
I honestly really love when artists make Portis big and broad. It is honestly a unique body type for a "mad scientist" character.
It make sense for him to be bigger since he is related to Pete, but he still looks unique as he tends to be big in a more brawny way while Pete is more round.
Honestly top tier design.
#and teresa radice because i think she contributed to this design as well#idk man i just feel it in me bones#btw y'all start crediting the og artists or so help me#c'è più gusto ad essere italiani#also... dare i say i am looking? objectifying even? who said that.
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Gᴀʟʟᴇᴛᴛɪ ᴄᴏɴ Bɪᴇᴛᴏʟᴀ Aʀᴄᴏʙᴀʟᴇɴᴏ, Gᴜᴀɴᴄɪᴀʟᴇ ᴇ Aɢʟɪᴏ Nᴇʀᴏ A livello nutrizionale il Guanciale, come tutti i salumi, non può definirsi propriamente salutare. Appartiene infatti alla categoria dei salumi italiani più calorici in assoluto: cento grammi di guanciale contengono ben il 95% di grassi e non si tratta assolutamente 😏 di grassi insaturi, ossia di quelli che possono essere utili all'organismo umano. Un altro valore piuttosto preoccupante 🙈 è l'apporto calorico, qui per 100 grammi ritroviamo circa 700 calorie, inoltre contiene solo il 4% di proteine e niente fibre. Un disastro nutrizionale !🐷 Considerando però che bisogna pur sfruttare l'opportunità data dal fatto che l'uomo sia l'unico essere del creato in grado di procurarsi volutamente danno e che inoltre, da bravi romani, per noi il Gunciale fa parte del sistema circolatorio - che ci hanno allevato ad amatriciane e carbonare , altro che Sushi e Edamame 😂- diventa ingrediente irrinunciabile un pò dovunque in cucina 😎 Da quando siamo quassù c'è qualche difficolta di approvigionamento 😆 perchè da queste parti si usa più la pancetta e inoltre è praticamente impossibile trovarla non affumicata 😐 Se poi qualche venditore ha un pezzo di Guanciale, lo tiene furbamente accanto alla Pancetta affumicata e vai che anche questo si contagia 🤣 Si, qui l'affumicato è il gusto che è nel DNA della popolazione, un pò come il Guanciale e il Pecorino per noi Romani...però non fa per noi, almeno alla lunga 😜. Ricordo con lieve disagio un periodo della mia vita passato nel sud della Germania, cercando inutilmente di mangiare un qualche cibo che non avesse un lieve, ma costante, retrogusto affumicato 😐. Un incubo olfattogustativo 😵💫 Per tutto ciò inutile dire che abbiamo attivato un contrabbando di Guanciali 🤫 con la provincia Reatina e che ogni tanto ne riceviamo uno, da appendere religiosamente in cantina e sbranare con calma e religioso rispetto. Ecco uno dei modi di sbranarlo allora, unito alla splendida pasta di Farro locale e a croccante Bietola Arcobaleno in due cotture. Una ricettina semplicissima, ma sapeste che gusto incredibile ! E alla prova costume ci si pensa domani 🙋🏼♀️🙋🏻♂️😜 (presso Merano, Trentino Alto Adige, Südtirol) https://www.instagram.com/p/COzVGpiFfoO/?igshid=1up8w741vqscx
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Dal 4 al 6 settembre 2020, The Formula 1 Gran Premio d'Italia Weekend al Just Cavalli Milano
Just Cavalli Milano è lieta di invitarvi a una serie di Special Events dedicati alla Formula 1.
Siamo orgogliosi di essere sempre il punto di riferimento dei migliori eventi sportivi e del jet set della città di Milano. Tra i nostri ospiti si contano innumerevoli celebrities internazionali della musica che vi regaleranno serate uniche e indimenticabili. Il menù del ristorante rinnovato e con l'aggiunta del sushi e della pizza gourmet hanno già riscosso un forte successo anche tra i clienti più esigenti. La nostra location unica nel suo genere in città, all'interno del parco Sempione e circondati da 3 ettari di splendidi giardini ci permette di organizzare sia eventi open air che al coperto. Si può iniziare da meravigliosi aperitivi italiani e cocktail tailor made, per passare poi a cene sotto le stelle e proseguire sino a tarda notte con la musica dei nostri ricercati dj's internazionali.
Lo stilista fiorentino Roberto Cavalli, rinnova l'appuntamento con le mondane serate milanesi nella splendida location del JustCavalli nel cuore di Milano dove le tre eccellenze italiane Fashion, Food e Design si ritrovano per dare vita al suo progetto di hospitality e di entertainment di lusso.Il ristorante propone una selezione di ricette tradizionali della cucina italiana con declinazioni toscane a cui verrà abbinato dell'ottimo vino tra cui spicca l'etichetta "Tenuta degli Dei", azienda di proprietà della famiglia Cavalli. Da quest'anno inoltre arricchiamo le nostre proposte con l'introduzione di un menù Sushi moderno e contemporaneo e le Pizze gourmet. Il club è un connubio di lusso e modernità. Strutturata per ospitare eventi mondati e fashion show spiccherà naturalmente per la selezione musicale curata da alcuni dei migliori sound artists del mondo e per cocktail gustosi a base di Roberto Cavalli Vodka. Assapora il fascino delle serate milanesi apprezzando un narghilè del vostro aroma preferito nella esclusiva shisha lounge. Gli arredi del 'Just Cavalli Club' arrivano direttamente dalla maison, sedie, tavoli, mise en place e cuscini tutto in tema floreale e animalier firmato Roberto Cavalli.
Il ristorante, la zona lounge, la terrazza sono aperti a pranzo, a cena, per i cocktails, gli aperitivi, piccoli snacks, shisha e splendide serate estive. Uno dei format vincenti dell'estate 2020 è la cena sotto le stelle e a Milano il luogo perfetto è senz'altro Just Cavalli, meeting point deluxe sotto la Torre Branca. Aperto a pranzo, all'aperitivo, a cena e per un dopocena ricco di charme, è un giardino perfetto per far tardi con gli amici, con stile, senza rinunciare ad esclusività e 'coccole' che fanno bene al cuore. I cocktail dei barman, da scegliere nella nuova cocktail list e i piatti preparati dallo chef Fabio Francone, regalano emozioni che non si dimenticano, per cene openair sotto le stelle nella cornice del Parco Sempione, ai piedi della Torre Branca, in un magnifico garden nuova versione 2020, circondato da piante secolari o con vista sul museo della Triennale. Il menù del ristorante offre un'ampia scelta di piatti; le grandi novità della stagione sono il nuovo menu di Sushi e la pizza Gourmet. Il Sushi del Just Cavalli con il suo Omakase menu, serve vere e proprie opere d'arte del gusto, grazie ai due prodigiosi sushi master che rendono ogni piatto ricco di sapore e innovazione, riscuotendo da subito grande successo anche da parte della clientela più esigente. La Pizza Gourmet, piatto italiano per eccellenza, con ingredienti di altissima qualità, di stagione e tutti italiani, offre diverse proposte che spaziano dalle più elaborate, come quella con il tartufo nero e burrata, alla più classica pizza Napoli, con fior di latte e acciughe del cantabrico, assolutamente da non perdere. Il tutto all'insegna della condivisione per ritrovare il piacere di stare di nuovo insieme per serate indimenticabili come da sempre solo il Just Cavalli sa fare. Just Cavalli aderisce alle restrizioni del governo, garantendo il distanziamento sociale e rafforzando le misure precauzionali di salute-la direzione consiglia di non esitare a parlare con un membro del team per maggiori dettagli. Il nostro personale e i nostri clienti sono la nostra priorità e restiamo impegnati a fornire un ambiente sicuro e piacevole per tutti. Vorremmo inoltre cogliere l'occasione per ringraziarvi per il vostro continuo supporto e lealtà fino ad ora e per il futuro
Just Cavalli Milano, firmato dallo stilista Roberto Cavalli e reso inconfondibile dall'estetica eccentric-chic di Cavalli, è l'esclusiva ed elegante cornice delle cene piu' glamour e di qualità edè il punto di riferimento per la città.
Spirito glamour e sofisticato, è un azzeccato mix di glamour e sensualità, che vive di stampe animalier, superfici specchiate e damaschi, tutti ovviamente delle collezioni Roberto Cavalli Home.
Mantiene l'impronta tipica del famoso stilista, a partire dai cuscini animalier, ma in un sapiente mix con gli arredi black e le pareti cristallo. Ideale per un aperitivo, o la cena, ma anche il pranzo, propone una cucina di qualità, diretta da Fabio Francone, un couturier del gusto-chiamarlo chef sarebbe riduttivo-che ricama, piatto dopo piatto, un menu a la carte ricco di specialità internazionali e ricette figlie della piu' alta tradizione italiana con tocchi originali e piatti per tutti, ma non mancano i cocktail ad alto tasso creativo. La mise en place è fatta con prodotti unici, Roberto Cavalli Home, gia' da tempo applicato nella decorazione delle sue case, delle barche, dei negozi e dei suoi Club nel mondo. Le fonti di ispirazione sono il viaggio, il sogno, la bellezza, la fantasia, il mix tra moda e design e glamour e sensualità, tra stampe iconiche e patterns delle collezioni della Maison, dall'animalier, iadamaschi, alle sovrapposizioni di colori e textures, con grande attenzione per materiali, tessuti, lavorazioni.
Roberto Cavalli-"La mia collezione Home nasce proprio dal desiderio personale di condividere con chi mi ama l'ottimismo della mia moda, della mia creatività, della mia filosofia e del mio stile anche nel mondo della decorazione della casa….non c'è alcuna differenza tra il pensare una collezione moda o una linea per la casa.Il mio lifestyle è sempre un incontro di passioni"
VIA LUIGI CAMOENS C/O TORRE BRANCA MILANO 02/311817 www.justcavallimilano.com
Diffuso da ltc - lorenzo tiezzi comunicazione per Francesca Lovatelli Caetani / ufficio stampa Just Cavalli [email protected]
special adv by ltc - lorenzo tiezzi comunicazione
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domo arigato (o di quella volta che sono andato in giappone)
-premessa 1: ho appena finito di scrivere il post, è lunghissimo. non ho la forza di rileggerlo, non rompete per i refusi. stay human. -premessa 2: quello che seguirà è un elenco di considerazioni raccolte 1) in una decina di giorni (di cui due di viaggio) 2) durante un tour organizzato. per cui non aspettatevi l'angolino sconosciuto o i guizzi da vero intenditore;
-so che alle parole "tour organizzato" state già sbuffando beffardi di fronte a tanta mediocrità, voi che conoscete lo mondo e il giusto modo di vivere, altro che noi sprovveduti con la guida e gli auricolari. in realtà, essendo la nostra prima e (con una certa probabilità, almeno nel prossimo orizzonte temporale) ultima volta in giappone, considerato la lingua, la cultura, gli spostamenti e tutto il resto, abbiamo preferito affidarci a qualcuno che ci facesse vedere il più possibile, spiegandocelo, piuttosto che voler fare a tutti i costi gli scienziati della vita vera e rischiare di perderci qualcosa di bello. non ce ne siamo affatto pentiti, contando che comunque in media alle cinque del pomeriggio la guida salutava fino al giorno dopo e abbiamo avuto anche tutto il tempo di giracchiare per conto nostro; -abbiamo volato con emirates. quindici/sedici ore di voli con scali a dubai, col tempo che si allungava all'infinito di fronte alla magia del fuso orario e della rottura di balle di stare seduto in una scatola di latta sospesa a migliaia di metri da terra. in aereo ti danno un sacco di attenzioni (però io ho volato quasi sempre con ryanair, per cui in questo caso per emirates siamo nel mondo del bon ci bon ci bon bon bon). e di cibo. cibo che, se viaggi di notte, arriva in orari assurdi. quando ho visto mia moglie svegliarsi al gentile richiamo della hostess e fregarsene del fatto che fosse mezzanotte e quaranta per scofanarsi di gusto il vassoio con la cena (che il menu pubblicizzava essere composta da "tipici sapori arabi", e dall'odore non ho avuto problemi a crederlo) ho avuto l'ennesima conferma della sua grandezza come persona, mentre io mi limitavo a chiedere pietosamente un bicchiere d'acqua e una decisa accelerazione dello spaziotempo; -la cosa più inquietante della emirates: l'acqua servita nel tipo di confezione che siamo abituati a vedere per le marmellatine, linguetta e tutto. -su quattro aerei presi in uno non mi andava lo schermo integrato al sedile per vedere i film/sentire la musica/giocare ai videogiochi, in due non mi funzionavano gli attacchi delle cuffiette. attorno a me a tutti andava tutto. poi uno dice che la sfiga non mira; -appena arrivi in giappone c'è uno shock culturale devastante. sono educati. sono gentili. non gridano. sono disponibili e sorridenti verso chiunque. seguono religiosamente le code. per terra, in dieci giorni, ho visto una (1) cicca di sigaretta e una (1) cartaccia. ed erano tipo le sette e mezza di mattina, quindi magari i netturbini dovevano ancora passare di là; -quando siamo stati a shirakawa la guida ci ha informati del fatto che, essendo un piccolo villaggio, non avrebbe potuto gestire la spazzatura eventualmente lasciata dai turisti, per cui questi sono pregati di tenere i propri rifiuti, per gettarli una volta a casa. ecco, la gente lo faceva. ci credereste? -per strada non si può fumare. ci sono aree apposite, delimitate e recintate, in svariati punti della città. e la gente, pensa te, rispetta questa norma; -anche se, a dire il vero, una volta ho visto della gente attraversare la strada senza aspettare il verde pedonale. ed eravamo noi. oh, i soliti italiani che si fanno riconoscere (no bon, lo fanno anche loro, ma per amor di battuta si fa tutto); -mentre eravamo su di un autobus a tokyo è spuntata, da una traversa laterale, un'allegra combriccola colorata. sappiate che l'attuale moda tra i giovani della capitale è comprarsi (o affittare) dei go kart e girarci per le strade del paese vestiti da personaggi di super mario. è tutto bellissimo; -il concetto giapponese di "dolce" è piuttosto diverso dal nostro. la guida lo ha definito più delicato, io mi limito a constatare alzando sette o otto sopracciglia che il ripieno tipico dei dolci nipponici è la marmellata di fagioli. spero che siamo tutti d'accordo sul fatto che ci sia qualcosa che non va in questo; -abbiamo visto un sacco di robe belle, dal fushimi inari al padiglione d'oro passando per sanjusangendo e così via. già solo per la parte storica e monumentale il viaggio è valso fino all'ultimo centesimo. poi c'è la parte moderna. c'è dotonbori a osaka e shinjuku a tokyo, le insegne verticali luminose, la pupazzosità di qualunque cosa, i programmi tv che sono esattamente come uno si immagina avendone visto le parodie nei simpson. e poi ci sono le parti a metà. da una delle vie centrali di kyoto buttare l'occhio a destra e sinistra e vedere viuzze da film di miyazaki con le casette in legno a uno o due piani e le tegole convesse. i quartieri delle geishe con i cartelli di divieto toccamento geishe, le feste di paese coi carri, i vestiti tradizionali e i canti, i concerti locali di gruppi a metà tra i ricchi e poveri e i pizzicato five; -no, vi farò l'elenco delle robe e delle città che abbiamo visitato, tranquilli, non voglio distruggervi di noia, ché la gente che mostra le foto delle ferie è una piaga sociale terrificante che trova troppo poco spazio nei moderni periodici d’inchiesta; -i water tecnologici. sono ovunque, anche nei bagni pubblici o nei locali più insospettabili. e sono la rivoluzione. se ci penso ancora adesso mi si illumina l'anima; -ah, indovinate chi è capitato in giappone durante l'ondata di caldo più anomala e intensa degli ultimi decenni? un giorno alle dieci e mezza di mattina eravamo a 43 gradi percepiti con il diciottomila per cento di umidità. grazie a dio in giappone c'è un distributore automatico di bevande ogni cinquanta metri. in una giornata avremo bevuto cinque litri a testa tra acqua e aquarius (una sorta di gatorade, onnipresente nelle vending machine. qualche anno fa avevano provato a importarlo, con scarso successo, anche in italia. dopo le giornate in cui mi ha letteralmente salvato la vita sto pensando di importarne diciotto casse al mese. o di indire una petizione per dedicarci un tempio shintoista); -i giapponesi hanno tre alfabeti scritti. uno -fonetico a base sillabica- per le parole giapponesi, un altro -fonetico a base sillabica- soltanto per le parole straniere da trascrivere in giapponese (...) e c'è poi quello "famoso", composto da ideogrammi, dato che i primi due possono dare adito a fraintendimenti. se non fossero così impegnati a complicarsi la vita credo avrebbero già conquistato il mondo da un paio di secoli; -all'inizio e alla fine della via che porta a un famoso tempio buddhista a tokyo ci sono due portali da attraversare. appeso al muro di uno di questi ci sono una sorta di espadrillas che saranno lunghe quattro o cinque metri. sono messe là perché così gli spiriti malvagi arrivano, le vedono, dicono "cavolo, quelle sono le scarpe dei guardiani del quartiere, se sono così grandi loro devono essere enormi" e se ne vanno. poi dite che non sono un popolo meraviglioso; -a quanto abbiamo capito i giapponesi hanno in media un rapporto molto tranquillo e sereno con la propria spiritualità, ma moltissimi sono superstiziosi (la quantità di souvenir legati ad amuleti, oggetti del buon augurio e simili è notevole, per dirne una). una mattina abbiamo visto una fila (ordinatissima) di qualche decina di metri fuori da una ricevitoria che vendeva biglietti della lotteria, in paziente attesa che aprisse, perché aveva la fama di essere una rivendita fortunata; -non mangio pesce, per cui a riguardo posso solo dirvi che mia moglie si è gustata più e più volte del sushi e, tra street food e ristoranti, ha uniformemente ampiamente apprezzato quantità e qualità. posso invece confermare direttamente che in giappone la carne è ottima, specie per quanto riguarda il manzo (kobe o hida che sia). a kanazawa c'era questo posto, il kanazawa meat, in cui ho mangiato uno dei cinque migliori piatti a base di carne della mia vita. se vi capita dite a aikina che vi mando io; -in giappone l'inglese lo parlano poco. soprattutto, lo parlano male, il che, come capirete, può diventare un po' un casino. certo, nei ristoranti risolvono con le vetrine che espongono le riproduzioni in silicone (perfette fino all'inquetudine) dei piatti presenti nel menu, ma vai tu a chiedere cos'è quella salsina. credo che in parte la colpa sia del fatto che pensano foneticamente su base sillabica (e non hanno differenza tra erre ed elle)(e non sono abituati a così tanti accenti), per cui le parole inglesi, nella loro versione, si arricchiscono di suoni che non sarebbero previsti. per riciclare il valido esempio che ci ha fatto la guida (giapponese, parlava l'italiano meglio di tre quarti dei vostri contatti su facebook), loro chiamano il mcdonald's meccu-donaru; -abbiamo comprato, per una conoscente, una rivista di manga. le riviste di manga in giappone sono dei mattoni belli spessi che contengono una decina abbondante di serie e costano pochissimo (abbiamo comprato weekly shonen jump, che ci hanno detto essere la più famosa, e costa meno di tre euro). il concetto è: ti diamo un sacco di serie su carta pessima, così intanto ti leggi tutto a pochi soldi, poi il mattone lo butti via e ti compri il volumetto -che esce periodicamente raccogliendo tot puntate- soltanto di quelle che ti interessano. la trovo una roba di una correttezza e onestà lodevole; -tornato in italia mi sono messo a provare a leggere manga, cosa quasi mai fatta in vita mia nonostante abbia sempre avuto la passione per i fumetti (la mia esperienza a riguardo si ferma a ranma e a death note -ma solo fino al momento in cui muore quel dato personaggio che non nomino per evitare spoiler, poi diventa noioso). ho scoperto che 1) ci sono un numero infinito di manga attualmente pubblicati e 2) ai giapponesi basta una mezza idea in croce per tirarci fuori un fumetto che duri anni e anni. boh, comunque se avete consigli dite pure. per ora sto leggendo attack on titan, che avevo sentito nominare più e più volte, ed è un misto tra il genere zombi e il genere robottoni. è disegnato in maniera oscena, ma la storia ti prende; -ah, di nuovo sul cibo: lo street food giapponese è, in generale, una figata; -nei ristoranti non c'è la cultura di bere acqua. se chiedi dell'acqua ti portano un bicchiere alla volta, gratis, ma ordinarne una bottiglia è impossibile. quando siamo andati a mangiare il tonkatsu, la famosa cotoletta di maiale, ce l'hanno servita con un té a temperatura ambiente fortissimo e amaro. immaginate di mangiarvi la milanese bevendo caffè freddo. oh, son giapponesi, che vi devo dire; -infoconsumatori: a occhio e croce mi sembra che i prezzi siano paragonabili ai nostri, per quanto riguarda i generi medi di consumo; -a takayama abbiamo fatto una degustazione di saké (io sono astemio, per cui il mio è stato più un assaggio, in tutta onestà). paghi meno di due euro -che servono ad acquistare una tazzina che poi ti tieni come souvenir- e poi puoi berci quindici tipi di saké diversi. l'unica regola è che non puoi riempirti più volte la tazzina con la stessa bottiglia. poi uno va a milano e ti chiedono otto euro per uno spritz, e manco ti puoi portare il bicchiere a casa; -il nostro concetto di snack in sacchetto è: patatine. il loro è: pesce fritto (o crostacei)(o alghe) di qualunque genere. brrrrr; -il concetto giapponese di colazione è una roba che nauseerebbe anche la moglie di pasquale ametrano in bianco, rosso e verdone. salse, pesce, fritti e tutto il resto. e io lo so che è tutto un fatto culturale, ma ogni mattina mi stringevo alle mie briochine in miniatura come fossero le ultime testimonianze di un mondo dorato ormai scomparso; -comunque oh, sarà che si era in vacanza, sarà che li abbiamo beccati tutti in buona, sarà che non c'è il mare a praga, ma io in un paese con un senso civico del genere mi ci trasferirei domani, che vi devo dire. anche perché poi uno arriva a casa e quello che dichiara certa gente su facebook e twitter lo capisce anche troppo bene. forse ci servirebbe un alfabeto a parte per le teste di cazzo.
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Macchia Nera as the Ruler of the Dark from Ducktopia, chapter 3 on Topolino 3435 [IP-3435-2]
Story by Francesco Artibani and Licia Troisi; Drawings and color supervision by Francesco D'Ippolito
That haircut is insulting but the armor is absolutely on spot 👌🏻👀 (Ah! See what I did there djshdg)
#macchia nera (the phantom blot)#phantom blot#topolino#mouseverse#ducktopia#mickey mouse comics#c'è più gusto ad essere italiani#I'm gonna fuckign steal that armor istg#it's a promise and a threat uwu#but first lemme get rid of that bowl hair because yikes 🤢#god what the fuck is wrong with Topolino artists and giving my mans ugly hair?!??#it's👏time👏to👏stop👏#btw as per usual I'm gonna update the pic with rhe the digital scan asap#atrocity
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IDLES - Joy as an Act of Resistance (partisan, 2018)
Bacchette che scandiscono il tempo come un rasoio, basso pulsante come una vena: questa è COLOSSUS degli IDLES. Pezzo catartico e potentissimo nel suo noise-punk quasi alla Nick Cave, mi fece conoscere il gruppo di Bristol. Capitanati dal carismatico Joe Talbot (classe '84, e per questo mio coetaneo) mi fecero appassionare per tutta la "non"-scena "shred" con gruppi come Viagra Boys, Amyl & the Sniffers e i sempre giovanissimi the Chats. Ma sto già divagando. Appunto COLOSSUS, pezzo manifesto di una generazione fottuta da se stessa, che non si è presa mai sul serio e che è stata, nel suo anonimato, derisa da quella precedente e sorpassata da quella dopo. Insomma la mia generazione!
Fottuti proprio come i primi IDLES, che suonavano uno scialbo postpunk che nel 2011 era già un suono paleolitico. Con l'esplosione nugaze e chillwave non se li cagò nessuno. Sembravano dei Metronomy di serie-b troppo fighetti. Anche se in realtà i nostri venivano da realtà complesse, soprattutto il frontman: Talbot gallese di nascita andò a studiare nella lontana Bristol, anche se dovette assistere per anni alla madre paralitica, vivendo una vita a metà per aiutarla nelle sue necessità. Infatti già nel primo EP "Welcome" dell'anno successivo, si faceva largo qualche sentore noise e meno patinato e più rude. Gli anni passavano e i sogni di belle speranze di un ventenne, diventano la disillusione nichilista ma sempre attenta a rimanere avvinghiato al solidale di un trentenne quasi quarantenne che con la sua band non era riuscito ad affermarsi. Nel 2015 la madre di Talbot muore e molte cose cambiano nei pensieri dei nostri. Gli IDLES si faranno portatori di un messaggio semplice quanto banale, ma fortissimo: "La vita è una merda, vogliamoci bene". Così nel 2017 esce BRUTALISM, album scarno, frenetico e sincopato dove il punk abbandona il post per abbracciare un OI! stradaiolo e reale; la voce di Talbot si fa roca come un cocainomane e parla della sua vita, la morte della madre, il padre assente e la politica di strada della gente di tutti i giorni che si sveglia presto per lavorare. Le chitarre sono trame di noise dove il basso cavernoso di Devonshire si staglia. L'attitudine ricorda l'hardcore punk duro di gruppi come Black Flag e i primi Husker Du. Album che anche se in Italia è completamente snobbato, nei paesi anglosassoni fa il botto, riportando un pizzico d'interesse a quel cadavere pieno di rimandi che si chiama ROCK.
Insomma gli IDLES riportano un certo suono più profondo, che non guarda all'hype, alla centralità della musica alternativa. E nel 2018 escono con quello che per me è il loro capolavoro: Joy as an Act of Resistance. Album che va al numero 1 in UK cazzo! Come a testimoniare che la musica distorta può ancora dire la sua. Tutto inizia con con la già citata "COLOSSUS", che fra mantra paranoici e complessi d'inferiorità verso la figura paterna (appunto il Colosso) poi manda tutto AFFANCULO con la seconda parte punk'n'roll dove, fra citazioni al wrestling e agli stooges, si arriva al secondo pezzo "NEVER FIGHT A MAN WITH A PERM"; pezzone tiratissimo che mi ricorda dei Wire che limonano con i Dead Kennedys e che sa di periferia e piscio. Quei posti dove ti ritrovi a comprare droga e si avverte quella tensione da film di De Palma. "I'M SCUM" è il classicismo di un pub rock mai datato che negli anni post covid è come un inno a chi è rimasto fregato perchè non ha avuto il pelo nello stomaco e il coraggio a diventare un mediocre influencer che pubblicizza lo svapo del momento. "DANNY NEDELKO" dedicata all'amico degli IDLES nonchè cantante degli Heavy Lungs, è un anthem a tutte le persone che trovano la loro casa in una terra che non è la loro ma che lo diventa; sì avete capito bene, una rock band che parla di immigrazione senza retorica, con cori da OI punk! Forse i gruppi neopsichedelici che si fanno le seghe mentali e parlano di fantascienza fra riff ripetitivi vi garbano di più; ma gli IDLES riprendono un discorso rimasto fermo ai gruppi postcore come i FUGAZI. Forse peccano in originalità sonora, ma riescono a rielaborare il tutto in un suono granitico e che nella sua noncomplessità acchiappa l'ascoltatore come facevano i milioni di gruppi punk che sono morti con Spotify. Così "LOVE SONG" sembrano dei Buzzcok primitivi. L'agghiacciante "JUNE" che parla della morte della figlia di Talbot ancor prima di nascere, rende perplessi per come la vita ti investa come un TIR e del senso d'impotenza che genera. Si può essere personali senza essere retorici, e il rock ci ha regalato perle che forse negli ultimi anni non vedevamo più: fra ricerche di hype, social media manager e suoni patinati; JUNE arriva come un pugno in uno stomaco.
La seconda parte dell'album mostra un suono più complesso, e inaugurato da "SAMARITANS" dove la batteria diventa sempre più articolata per liberare la stratificazioni di chitarre noise che però non dimenticano la classicità dei riff, come dei PIXIES cresciuti da degli hooligans. Gli echi post-punk rimangono come in "TELEVISION", ma ricordano più l'artpunk dei primissimi Ultravox al vetriolo che dei Joy Division. Insomma gli IDLES sono più vicini alla gente che lavora e di borghesia non ne vogliono sapere come in "GREAT". Sicuramente s'imborghesiranno come gli U2, ma per adesso (anche l'ultimo album Ultra Mono) sono dei cazzo di workingclassheroes. E allora mi chiedo come mai in italia abbiamo tutti sti gruppetti insulsi chiamati "indie" e gli inglesi possono ancora pogare fra fiumi di birra scadente con pezzi come "GLAM ROCK"? Mi chiedo in cosa abbiamo sbagliato? Perchè gli ascoltatori "alternativi" italiani hanno abbandonato l'iconoclastia, la militanza e la sincerità di una semplice canzone con basso pulsante, batteria che pesta, chitarre distorte e voce da ubriacone? Per cosa poi? La cover che non ti aspetti di Solomon Burke con "CRY TO ME" sa di post serata alcolica e karaoke in una betola a cantare disperati perchè si ha una vita di merda. E si arriva alla granitica "ROTTWEILER" dove il testo ripetitivo e paranoico rende l'idea dello stato di eterna tensione che viviamo in un mondo sempre più lontano e dove anche se tutto è sempre più possibile, rimaniamo sempre intossicati da una rabbia repressa che ci fa trasformare in leoni da tastiera o boomer del cazzo che giudicano l'ennesimo hypster per sfogarsi e sentirsi meglio.
Alla fine mi rimane un gusto fortissimo di birra e la voglia di andare subito a Bristol a pogare in qualche pub striminzito. Forse gli IDLES non saranno un gruppo che rimarrà nelle fodamenta del ROCK; ma in questo mondo diluito dove il covid ci ha portato via pure la normalità di una serata tranquilla dove ascoltare punk rock senza pretese nei locali più squallidi, mentre miliardi di streaming affossavano la musica indipendente; sapere che c'è una band rumorosa e forse un po' paracula, che scala tutte le classifiche (almeno anglosassoni) mi da un po' di speranza sulla possibilità che, un mondo semplice fatto di alcolici offerti, semplicita, antiposerismo e un po' di sana e ruvida vita di strada e fatica lavorativa, possano tornare nella narrativa di quella musica alternativa che ormai si guarda allo specchio narcisisticamente per il suo passato glorioso e ormai borghese.
by Joe Panic
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Birra Nastro Azzurro La Nastro Azzurro è una birra premium pilsner italiana prodotta a partire dagli anni sessanta dal birrificio Peroni di Roma. Il gusto è quello tipico di una pilsner con un accenno di agrumi e di luppolo. La gradazione alcolica è 5,1% vol. La birra deve il suo nome ad un omaggio nei confronti del transatlantico italiano Rex che nel 1933 riuscì a conquistare il premio Nastro Azzurro. Uno dei suoi ingredienti migliori è il Mais Nostrano, una varietà prodotta in esclusiva nelle aree agricole italiane, non geneticamente modificato e selezionato grazie alla collaborazione nata con l'Unità di Ricerca per la maiscoltura di Bergamo. Mentre in Italia viene venduta priva della scritta Peroni sull'etichetta, all'estero si vende con il nome Peroni Nastro Azzurro. Ad oggi è la birra italiana più venduta al mondo, esportata in tutti i continenti . La Nastro Azzurro torna alla ribalta nei primi anni 2000 con lo slogan C'è più gusto a essere Italiani declamato dal motociclista Valentino Rossi. Colore giallo paglierino , 5,1 % vol Tipo di fermentazione a bassa temperatura Servire 7-9° C #nastroazzurro #peroni #leggilastoria #linkcafe #atripalda #avellino #instalike #instagood #birra #photooftheday #beer #bar #birraartigianale #happy #cocktail #vino #alcool #bevande #spumante #drink #food #cocktails #cibo #bartender #winetasting #bollicine #instawine #cocktailbar #aperitivo #happyhour (presso Link Cafè) https://www.instagram.com/p/B9XESpgKw9w/?igshid=1l3rlbpoha759
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My2016
My2016
Parto con la premessa che sarà difficile farlo, però ci proverò. Sarà un elaborazione continua non ho dei pensieri già programmati. Pronti? Partiamo.
Sono onorato di presentarvi: le migliori canzoni che ho ascoltato nel 2016. Una piccola nota dove confeziona 20 brani che ho ascoltato nel 2016 e che mi hanno colpito tanto da farmi dire: "wow!". C'è da dire anche che potrei mettere anche canzoni che sono di qualche anno fa. Il fatto che sono in classifica è perché le ho ascoltate soltanto nel 2016 (buongiorno). Escludo i lavori di j.cole e childish Gambino, dato che uno l'ho ascoltato maggiormente nell'anno nuovo (visto che è uscito a inizio dicembre e io lo ho ascoltato la prima volta il 29... Si, mi è arrivata il 29 la copia fisica) mentre l'altro non lo ho ancora ascoltato. Che peccato.
Quest'anno è stato un bell'anno di musica e molto altro. Nell'ambito del rap americano stavo aspettando titoli che sono arrivati e mi hanno soddisfatto. The Divine femminine, un bellissimo album di Mac Miller. Delizioso. Logic con Bobby Tarantino, sempre più incastri assurdi e basi supreme. Poi j.cole che il suo nome è garanzia. E infine bino che ancora nn ho ascoltato. Poi tra i vari rapper mi ha fatto davvero piacere ascoltare blonde di Frank Ocean. Un album che ho apprezzato tanto ma non riesco a capirlo e riuscirlo a concludere. Credo che le ultime tracce non le ho sentite. Tipo futura e White Ferrari. Comunque ottimo lavoro per questo grande artista. Poi passiamo alla sponda rap italiani, dove ho visto un album di salmo: ottimo; poi la volta di Marra e Guè che non mi ha colpito molto, apparte qualche canzone, stereotelling di kiave, afa di egreen, realtà aumentata di mistaman e poi enigma. Fresco di auto-allontanamento dalla machete (ottima scelta, non per i membri ma perché enigma ha bisogno di essere solitario, è un artista indipendente) fa uscire indaco. Bellissimo. Poi HP, duo di Hyst e un suo compare con minuetto in sobrio finale. Delizioso. 2004, piccolo ep di un rapper italiano non molto conosciuto, Frah Quintale, peccato perché è davvero bravo. Post-hardcore invece il nuovo album dei a day to remember. Cd che inizialmente non mi colpii affatto. Anzi lo definii troppo pesante. Ma dopo vari ascolti me ne sono innamorato. Ma a dir la verità ho sentito molte canzoni/singoli. Seguendo canali YT ho sentito molte canzoni che non fanno parte di alcun album o CD. Comunque bel anno prolifico per la musica. Iniziamo col dire che un po di canzoni le ho sentite fino a che mi hanno incominciato a sanguinare le orecchie, quindi loop infinito per poche influisce sul numero di canzoni che ho ascoltato lo scorso anno. Ora bando alle ciance iniziamo con la top twenty.
20) Ormai - HP Come detto nel prologo HP (il connubio tra hysteron e proteron, hyst e un suo collega) è eccezionale, fuori dagli scemi. Tutto il loro lavoro merita tantissimo, avrei messo anche le altre 4 senza pensarci due volte.
19) Podzemie - Kontrafakt Rap slovacco che in questa canzone dimostra quanto sia importante una base con i controcoglioni. Conosciuti per caso con la canzone jbnmt, ma questa spezza gli equilibri del genere rap con una base superba.
18) Smile - The Story so Far "I know it's been a while But I will not fake this stupid smile ‘Cause you robbed me, fed me the line Your bounty was me, took all you could see And worked just side by side The trust and love we’d abide Until you left home thrust with the tide And put this hate back inside my eyes"
17) 44 Bars - Logic Avrei messo the incredibile true story, ma ahimè lo ascoltai nel 2015. Logic un artista incredibile, con delle chicche che non ti aspetti, ti tira fuori un CD/mixtape/EP/lp/nonloso che fa da intermedio tra TITS e Everybody. Niente di meglio che un Bobby Tarantino. 44 Bars è la canzone piu significativa del album, dato che a differenza delle altre è molto più rilassante. Una chillata come si direbbe in ammeriga.
16)Memories - We Came As Romans Gruppo ascoltato, per tanti giorni e tante notti. Motivo? Dovevo andare ad un loro live, ma imprevisti nella vita non te la fanno godere a pieno. Scoperti casualmente e con l'aiuto di un amico. Hope la prima che ascoltai. Memories rappresenta ciò che vorrei in un estate piena di emozioni. Video ricordo con Memories in sottofondo.
15) I'm Ok, You're Ok - Bonjr Niente da aggiungere. Solo da gustare in una giornata di pioggia autunnale. Niente di più. Soltanto musica.
14) Oh No - Bring Me The Horizon Che dire. Band che stranamente ho apprezzato tanto, dato il passato buio dei Tokio hotel. Il loro messaggio è chiaro. Musica che trasmette emozioni. Incredibili. Anche se il povero Oliver non ce la fa più.
13) Please Be Naked - The 1975 Spogliati e metti in play questa. Io guardo e ascoltiamo insieme.
12) Musa - En?gma Nella premessa ho parlato chiaro. Enigma rende molto di più da solista. E questa è la prova. Brano che valorizza quella divinità che chiamiamo donna. Cazzo se è forte Marcello.
11) Chocolate - The 1975 Sono molto legato a questa canzone, dato che ne ho fatto colonna sonora di un'uscita con amici, anzi al compleanno di un amico. Niente da aggiungere. È talmente bella che mi vado a rivedere il video.
Top ten signori!
10) Reassemble - A Day To Remember Io non ho parole per questa opera. Potrà non piacere, non lo metto in dubbio, ma la capacità di tutti loro di cambiare più è più volte ritmo, velocità e armonia (perché alla fine è una cazzo di armonia) è incredibile. Quindi se avete un aperto gusto musicale, provate a capire quello che sto dicendo ascoltandola.
9) Stay - Mac Miller La tromba ragazzi. Che cazzo di bomba questa traccia. Voi direste che è soltanto rap... È molto di più.
8) Gravità - Frah Quintale Che vogliamo dire di questa. La amo. Come se fosse la mia ragazza (immaginaria). Colpo di fulmine. Ne sono follemente innamorato.
7) Shibumi - Lucci "Tutta la vita ad inseguire qualcosa E quel qualcosa ce l'abbiamo davanti Alla ricerca di roba preziosa Ma senti freddo ad abbracciare diamanti [...] E' la tua pelle d'estate, perfetta Fiore di ciliegio che cade E' un tiro da 3 punti con il tempo che scade E' un figlio senza padre che sarà un buon padre E' la musica che parla quando non ci riesco E' un giro per le strade a Roma la mattina presto Avere un posto in cui tornare ogni volta che esco A volte anche nella sconfitta, nel fallimento, da uomo onesto" Dovrei aggiungere altro?
6)Part II - Paramore Inserita all'ultimo momento, perché la storia di come l'ho conosciuta è come uno sbaglio. Ascoltata per caso mentre correvo e mi ha dato forza e spinta. Una canzone che non scorderò facilmente.
5) Nights - Frank Ocean Luci della città, neon ovunque Insegne luminose Flash Non si riesce a vedere nulla Bagliore infinito E poi di colpo Buio La città ha un nuovo volto
4)Weekend - Mac Miller feat. Miguel L'inno al weekend. Però è la presa a male più bella che ci possa essere. Base, testo e collaborazioni perfette. Come un weekend a fare un cazzo. "I'll be good for the weekend"
3)Doomed - Bring Me the Horizon Se non avessi capito mi hanno colpito un sacco i Bring. Per farvi capire meglio il motivo di questa canzone così in alto ascoltate il loro live al Royal Albert Hall. Poi tornate su questa nota. Anzi ditemi la vostra. "I think we Doomed"
3)Nana - The 1975 Chiedimi perché nana è qui al terzo posto.
2) Self Control - Frank Ocean Brividi. Il mio carattere è questo. Sono sempre nervoso, spesso permaloso e se mi gira male sono scontroso. Perdo le staffe. La pazienza non è mia amica. E cazzo Frank mi ha fatto un una ricetta a base di un self control prima e dopo i pasti. Perché essere incazzati quando ti puoi godere la vita in tranquillità. Cambio di visione della vita. In un solo semplice istante. Poi... Brividi
Prima della numero 1 vi elencherò canzoni che avrebbero meritato un posto in questa classifica: Sex - The 1975 Oldie - Odd Future Nulla - HP My Favourite Part - Mac Miller feat. Ariana Grande One Dance - Drake Somebody Else - The 1975 Freak - R3hab & Quintino Sex - Cheat Code x Kris Kross Amsterdam Vampire - Lazyboy Empire The Secret - Astronomyy She's American - The 1975 Dark Necessities - RHCP Gocce - HP Bad Vibration - ADTR Me, Myself & I - G-Eazy x Babe Raexa Colpa del Vino - Frah Quintale (Faraway - Salmo Rebel Yell - Billy Idol The Incredibile True Story - Logic Bittersweet Memories - BFMV) Ci tengo a precisare che sono messe in ordine casuale e le ultime non ricordo se le ho ascoltate nel 2016 o nel 2015, comunque due di queste avrebbero messo in dubbio qualche posizione della classifica.
1)
Nikes - Frank Ocean
Una dei brani più importanti della mia vita. Capitati in uno dei miei momenti peggiori. Ma che mi ha aiutato molto. In quel momento di crisi e rabbia l'unica cosa che volevo fare era ascoltare questa poesia. Niente più che Nikes. Vogliono queste maledette Nike, queste maledette puttane. Mi stanno prendendo la vita. Grazie Frank. Grazie Nikes. Grazie Blonde. E soprattutto, grazie musica.
0) The Weight Of Love - The Black Keys Il motivo a la quale questa classifica non è finita. Arte pura. Nient'altro da aggiungere. Tutti devono ascoltarla. Stupenda. Ipnotica. Sublime.
Signori. Chiedo venia. Ho dimenticato un particolare. Mi maledico per non aver parlato di questa canzone. E non è una canzone che sta nelle zone basse della classifica oppure nelle menzioni onorabili. Al contrario. È una di quelle canzoni che aprono e chiudono ferite. Scusatemi ma devo aggiungere anche questa.
2¹) Seigfried - Frank Ocean È una di quelle canzoni che ho sottovalutato tanto, perché non immaginavo un potenziale così enorme. Sono rimasto esterrefatto dopo averla carpita. È l'odio. L'amore. La tristezza. La felicità. Tutto. Questa canzone racconta tutto. Nel buio. Io farò tutto per te. In the dark.
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Me Entering The Sequoia Studio To Get Some Phantom Booty
Here’s something odd that I’d never seen before – an animation test for the original DuckTales, by Romano Scarpa!
#finally#hd version babe#my man looks great#but the beagle boys are the best asdfghjkl#disney stuff#romano scarpa#c'è più gusto ad essere italiani#i'm not even remotely sorry for that caption#original husbando#phantom blot#blot's q
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Recensione Surface Headphones: Micrososft sfida Bose e Sony con le sue cuffie BT ANC
Da diversi mesi attendevo la disponibilità delle cuffie Surface Headphones in Italia, poiché oltreoceano hanno ricevuto numerosi apprezzamenti. Essendo un vero appassionato di cuffie, le acquistate subito appena le ho trovate su Amazon, anche se attualmente si tratta di un prodotto importato dalla Germania. Già perché Microsoft non le vende ufficialmente nel nostro paese e questo ha degli impatti negativi non del tutto trascurabili. Ne parlerò più avanti, ma intanto iniziamo a parlare delle dotazione, che include una custodia rigida in tessuto di ottima fattura, cavo audio da 3,5mm per usarle anche da spente ed un cavo USB-C/A per la ricarica. C'è tutto quello che ci si aspetta e niente di più. Da notare che la custodia è la più grande tra le principali rivali perché le cuffie non si richiudono. Si possono solo appiattire ruotando i padiglioni.
Aprendo la confezione ho avvertito una zaffata intensa di plastica, un cattivo presagio che per fortuna è andato via in fretta e non trova riscontro nella qualità costruttiva. Certo non siamo a livello delle B&W PX o Beoplay H9, ma forse neanche prossimi alle Bose QC35 II, però sono gradevoli e soprattutto non scricchiolano se sollecitate, come invece fanno le Sony 1000xM3. C'è anche un po' di metallo al punto giusto, ad esempio per lo snodo dei padiglioni che ricorda tantissimo quello di Bang & Olufsen. Per il resto c'è una predominanza di plastica grigia, opaca e leggermente gommata, piacevolissima al tatto.
L'assemblaggio mi è sembrato davvero ottimo, anche perché ci sono diversi elementi incastrati e non si nota nessuna sbavatura negli allineamenti. Diciamo che sono un mix tra uno stile classico (vagamente B&O) ed uno più moderno (Sony-like). A me sono piaciute, forse anche per la colorazione e la finitura, perché sembrano pulite e semplici, anche se non particolarmente originali e di sicuro non ricercate per i materiali.
Sono abbastanza pesanti visto che sfiorano i 3 etti (290g), però in testa non si avvertono troppo. Anzi, devo dire che si indossano in scioltezza ed hanno un'ottima stabilità pur non essendo particolarmente stringenti (quindi nessun problema per chi usa gli occhiali). Per confronto le 1000x M2 avevano più o meno lo stesso peso, mentre le M3 sono state alleggerite e ora si attestano su 250 gr, piuttosto vicine ai 235 delle Bose QC35 II.
I padiglioni ruotano sia orizzontalmente che verticalmente, dunque riescono ad adattarsi alla conformazione del capo in modo ottimale. I cuscinetti over-ear sono morbidi e della giusta ampiezza, ma sono profilati in modo particolare, con una superficie piatta lateralmente. Quindi dal cerchio esterno si passa ad un ovale interno, in cui le orecchie calzano bene dopo aver mosso leggermente i padiglioni avanti e indietro. Non c'è molto spazio dentro e si arriva piuttosto vicini ai driver, che però non si urtano anche perché sono in posizione inclinata. Tuttavia c'è effettivamente poca aria e si sente il calore già dopo i primi 10 minuti.
Il gusto e la sensibilità personale possono portare a valutazioni anche molto diverse per la resa audio ma devo ammettere che, confrontandole a molte rivali, le Surface Headphones non sfigurano affatto. Bisogna sempre ricordare di cosa parliamo, perché nel segmento Bluetooth e per di più con Noise Cancelling l'audio è fortemente elaborato, però i driver da 40mm spingono bene, hanno un'ottima dinamica e sono generosissimi sui bassi. Sono persino superiori alle Sony in tal senso, restituendo un suono forte, caldo e vibrante. Quando dico superiore non intendo necessariamente migliore, anzi qualcuno potrebbe odiare questa resa e io di norma non la amo, ma devo ammettere che qui c'è un buon controllo considerando l'importante enfasi sulle frequenze basse.
In effetti sono assolutamente piacevoli da ascoltare. Probabilmente sono più precise rispetto le Bose QC35 II e con alcuni generi musicali riescono ad essere più coinvolgenti delle Sony 1000x M3, tuttavia non gli riconoscono un carattere o una firma sonora originale, come ad esempio quella delle B&W PX. E mi è anche mancata un po' più di limpidezza nelle frequenze medie. Tutto sommato sono stupito perché riescono a giocarsela a testa alta con i big del segmento.
Più le cuffie si avvalgono di elettronica più assistiamo ad una mercificazione delle stesse, al punto che molti si preoccupano giustamente di acquistare l'ultimo modello anche quando di fatto non ce n'è necessità. Penso ad esempio alle Bose QC35 II, che hanno sostanzialmente aggiunto solo un pulsante fisico per il controllo del noise cancelling. Questo trend non accennerà a cambiare in futuro, almeno non nel segmento consumer, dove ormai la partita si gioca in gran parte sulle funzionalità delle cuffie e meno sulla qualità audio. Microsoft ha tirato fuori dal cilindro un espediente che colpisce proprio in quest'ottica, offrendo la possibilità di controllare la riduzione del rumore fisicamente, ruotando il padiglione sinistro come un potenziometro.
In pratica si gira in senso antiorario per ridurre il NC fino a spegnerlo ed attivare contestualmente la funzione Ambient Sound Amplified per ascoltare ciò che ci circonda, mentre in senso orario si aumenta via via fino al massimo. La stessa cosa si può fare con il padiglione destro per controllare il volume. Da notare che le ghiere girano lisce e senza un fine corsa meccanico, che viene evidenziato solo con dei segnali sonori in cuffia. I lati dei padiglioni supportano anche il touch, dandoci la possibilità di effettuare rapidamente il play/pausa o l'avanzamento di traccia con un numero progressivo di tocchi (fino a 4). Funziona bene ma è molto sensibile, quindi capita di attivare tocchi involontariamente come sulle Sony 1000x e forse anche di più.
Attenzione: bisogna precisare una cosa importante, ovvero che le cuffie integrano Cortana ma se le colleghiamo ad uno smartphone al momento non c'è l'app iOS o Android disponibile in Italia, quindi la pressione prolungata sul padiglione attiverà l'assistente vocale di turno. Ancora più importante: l'attuale assenza dell'app sugli store italiani rende necessario connettere le cuffie ad un PC Windows e scaricare l'app companion Surface Headphones dal Micrososft Store per poterle aggiornare e soprattutto cambiare la lingua della voce guida, visto che quelle attualmente disponibili su Amazon hanno il tedesco pre-configurato (c'è anche l'italiano, ma sconsiglio l'inglese perché molto più gradevole).
Le cuffie sono dotate di microfono di buona resa e di un insolito tasto per attivare il mute vicino a quello di accensione. Non mi era mai capitato di trovarlo in prodotti simili e denota una spiccata vocazione per l'uso con skype o nel gaming. Si possono agganciare più dispositivi contemporaneamente come sulle Bose QC35 ma senza l'app companion dovete sempre usare il PC Windows per controllare il tutto. Eccellente la portata che raggiunge quasi i 30m anche in presenza di pareti divisorie.
La resa della riduzione del rumore non è male, direi al di sopra di quella di B&O e Sennheiser, un po' sotto Bose e sicuramente sotto Sony (considerando le 1000x M3). Fanno comunque il loro dovere abbastanza bene e sicuramente oltre la sufficienza pur considerando la fascia di prezzo elevata e c'è il plus della regolazione manuale che è assolutamente gradevole. Non so quanto sia effettivamente utile all'atto pratico, ma è sicuramente una soluzione interessante anche come primizia per la categoria. Sempre utile l'ambient sound per potersi "riconnettere" col mondo in un attimo senza neanche togliere le cuffie.
Purtroppo non brillano per l'autonomia, che raggiunge più o meno le 15h (una voce guida ci dice il tempo residuo in ore ad ogni accensione al posto della classica percentuale). Si ricaricano in 2h via USB-C ma la durata è più bassa rispetto le dirette concorrenti. Va comunque detto che non sarà un problema nell'arco di un giorno, perché è difficile tenere le cuffie per 15h di fila, però si dovranno sicuramente ricaricare con più frequenza rispetto altre.
Conclusione
Pur considerando che al momento non sono ufficialmente distribuite in Italia e dunque si comprano consapevoli di alcuni limiti che ho citato, le Surface Headphones mi sono piaciute. Va anche detto che il prezzo di listino di $349 è importante e che in base a questo si potrebbero giustamente preferire altre proposte, tuttavia ora si comprano a 259€ su Amazon e finché dura questa offerta sono davvero interessanti. Dopotutto il modello tedesco è lo stesso che poi arriverà in Italia e l'assenza dell'app companion si può superare grazie ad un PC Windows con cui impostare la lingua della voce guida, l'equalizzazione, gli aggiornamenti firmware e la gestione dei dispositivi abbinati. Superato questo scoglio, le cuffie si fanno apprezzare per un sound caldo e ricco di bassi, un design pulito e gradevole, un'ergonomia buona ed un noise cancelling nella media ma con un un sistema di controllo innovativo e completo su ogni punto di vista.
PRO
Design semplice e gradevole
Buon assemblaggio, non scricchiolano
Suono potente e ricco di bassi
Sistema di controllo del NC innovativo
Superfici touch su entrambi i padiglioni
Ottima portata del BT
Abbinamento di più dispositivi insieme
Possibilità di gestire l'equalizzazione*
CONTRO
Tendono a riscaldare le orecchie
Noise Cancelling leggermente inferiore alle migliori della categoria
Non si richiudono
L'app Cortana non è ancora disponibile in Italia, *serve un PC per configurarle
DA CONSIDERARE
Il sound così carico di bassi può non piacere
L'autonomia è inferiore alle top di settore, ma non si scaricano in un giorno
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30 gen. - 8 feb. 2019
Esquel - El Bolsòn [Argentina]
A leggere la Lonely, sembra che in qualsiasi benedetto paesino della patagonia argentina si possano fare le stesse emozionantissime cose: rafting, kayaking, horse riding, trekking, cycling... pare che annesso ad ogni villaggio ci sia sempre un lago, un fiume, un parco nazionale imperdibile... e francamente, ormai, di queste cose ne abbiamo fatte e viste in abbondanza. Per questo, scegliendo come prossima destinazione Esquel, pronunciato dai locali con un buffo "ECCHEL" che ci fa sorridere ogni volta che lo sentiamo, non ci aspettiamo niente di particolarmente eccitante. Anzi, alle volte ci chiediamo perché abbiamo deciso di fermarci. Il fatto è che il nostro animo oscilla tra la volontà di saltare a piè pari molti paesini ed andare dritti al sodo verso quei luoghi che sappiamo essere davvero imperdibili, ed il senso di colpa misto alla speranza che proprio quei paesini tanto anonimi possano riservare delle sorprese inaspettate. Finora, quest'ultimo sentimento ha guidato le nostre scelte. Nel caso di Esquel, le nostre iniziali aspettative vengono tristemente confermate: ci accoglie l'ennesimo anonimo paesino di montagna che andrà perso col tempo nella memoria. Già ora che scriviamo, a quasi un mese di distanza, fatichiamo a dare forma ai ricordi di questo villaggio.
Tornano sicuramente alla mente il caldo improvviso dopo oltre un mese di freddo e soprattutto la paura per il hantavirus. È da mesi che sentiamo parlare di questa malattia trasmessa dai ratti: c'è chi ci ha raccontato di come abbia ucciso un'intera famiglia durante un matrimonio, chi dice che esista da sempre ma non sia un pericolo, chi afferma che sia incurabile e letale. Non sappiamo a chi credere e, più ci avviciniamo alla zona a rischio, più abbiamo paura. Eppure, qui, nessuno sembra preoccuparsene più di tanto. Ne parliamo con chiunque ci capiti a tiro, e il quadro si fa via via più chiaro: il hantavirus è perennemente presente in queste zone e diventa un pericolo d'estate, quando le persone campeggiano nei parchi, rischiando di venire a contatto con feci o urina di roditori. Quest'anno ha fatto tanto scalpore perché, durante una festa di 15° compleanno (qui festeggiato in grande, peggio del nostro 18°), il virus si è propagato tra gli invitati, uccidendone una decina. I sintomi sono comuni (mal di testa, vomito, nausea) e, se non curati per tempo, rendono la malattia mortale. Siamo sollevati di aver finalmente fatto luce su questo mistero (e di sapere che è curabile), tuttavia restiamo cauti e un poco timorosi, mentre ci dirigiamo verso il Parque Nacional Los Alerces.
Dopo un paio di notti in un vero letto, è difficile essere entusiasti di dormire in tenda sullo scomodo materassino gonfiabile, mangiando cibo riscaldato. Un poco controvoglia e inspiegabilmente stanchi, ci trasciniamo per i sentieri di questo parco dai laghi verde acqua, consapevoli di avere una camminata di 8 km per raggiungere il campeggio gratuito.
L'autostop non va in porto e finiamo per mangiare polvere per 2 ore, prima di raggiungere la spiaggetta su cui piantare la tenda e sorseggiare birra calda, mentre osserviamo i coraggiosi argentini che si bagnano nell'acqua gelida del lago. Attorno a noi comincia a scendere il buio, mentre la gente fa scorta di legna per accendere il fuoco. La notte è inquieta e rumorosa a causa di un gruppo di campeggiatori che canta e suona la chitarra fino alle prime ore del mattino. Quando arriva il nuovo giorno, vogliamo solo tornarcene in paese.
A parte questo, Esquel segna la nostra definitiva conversione al cibo da ostello. Dopo oltre due mesi di vani tentativi in ristoranti discutibili, cibo pessimo e pesante, gettiamo la spugna e torniamo al buon vecchio e affidabile fai da te. Assaggiare il cibo locale rimane il nostro passatempo preferito, eppure abbiamo sempre l'impressione che, a parte un paio di piatti forti, non ci sia mai nulla di indimenticabile.
[Marco. A migliaia di km di distanza riecheggiano nell'aria le parole di papà: "Mangia a casa che è meglio", oppure "Bisogna stare a casa!". Sorrido, pensando a quanta saggezza ci fosse dietro a quegli imperativi categorici. Fatto sta che ora sono dall'altra parte del mondo e sono stufo di mangiare merda!]. Così ci organizziamo, andiamo a fare la spesa e ci mettiamo al lavoro, che alla fine è anche la cosa che più ci piace fare e che ci dona più soddisfazione. Ci costa un po' di fatica adattarci agli spazi comuni degli ostelli, agli utensili inadeguati, agli ingredienti diversi, ma tecnica e amore sopperiscono alla grande a queste mancanze. Il risultato è che con meno soldi mangiamo meglio e più sano. Che vuoi di più?
Qualcosa ci fa credere che riusciremo facilmente a trovare un passaggio da Esquel ad El Bolsón. Non ci sbagliamo, in un certo senso: stiamo facendo autostop da poco, quando una macchina ci carica su. Un attore barbuto, che a dicembre si trasforma in Babbo Natale, ci offre di portarci a qualche km da El Bolsón, che potremo poi raggiungere in colectivo. La verità è che ci lascia nel mezzo del nulla, sotto il sole cocente dell'ora di pranzo, a 25 km di distanza dal paese, in un punto in cui gli autobus passano solo verso sera e le auto sfrecciano veloci. Ci occorrono altri tre passaggi per raggiungere la nostra destinazione, bruciati dal sole e sfiniti.
El Bolsòn è un paesino tutto sommato piacevole, rilassato e colorato. Alla feria artesanal passeggiamo tra le bancarelle piene di ammenicoli e mate riccamente decorati. Tutto è rigorosamente fatto a mano dagli innumerevoli hippies che popolano il paese. Sono tanti, troppi. Bivaccano per strada o nei parchi come i cani randagi. Saranno anche folkloristici, ma non sono un piacere per la vista. Sembrano fatti con lo stampino: hanno i rasta o i capelli colorati, mezzo cranio rasato; piercing e tatuaggi ovunque; vestiti lerci e rotti; sono scalzi ed hanno i piedi neri; armeggiano con i birilli ai semafori oppure vendono braccialetti...
Cerchiamo pace e tranquillità lontano da tutta questa stravaganza facendoci il nostro solito weekeend fuori porta, piantando la tenda al lato di una magnifica baita in stile altoatesino, il Refugio Hielo Azul: una casetta interamente costruita in legno, con tanto di altalena, slackline e campo da calcio con vista ghiacciaio.
Trascorriamo la notte in questo piccolo paradiso di relax, svegliandoci per andare ad ammirare le stelle. La via lattea splende, il cielo è un tappeto nero costellato di luci brillanti, è stupendo. Il giorno seguente torniamo ad El Bolsòn, dopo una lunga camminata che passa per il rifugio Cajon e lo splendido Rio Azul, un fiume verdeacqua e sorprendentemente cristallino. Quando ricompariamo sulla soglia dell'ostello di El Bolsòn, non sappiamo se i proprietari siano contenti o meno di rivederci...
Ad El Bolsòn proseguiamo infatti nella direzione già presa ad Esquel, sperimentando piatti più arditi e mettendo alle corde la cucina dello sventurato ostello che ci ospita. Trascorriamo un giorno intero ai fornelli per praparare il cibo per il weekend al rifugio. Ci sembra di essere diventati come tutti quei backpackers che passano le giornate a cazzeggiare in ostello e a farsi da mangiare. A quanto pare, però, tra noi e gli altri c'è una certa differenza: "Più amore e più impegno", dicono i proprietari dell'ostello mentre ci guardano incuriositi ed un po' preoccupati per il flusso continuo di gas ed elettricità richiesto dalle nostre preparazioni. Noi ridiamo, chiedendoci se d'ora in poi troveremo le nostre foto segnaletiche nelle cucine degli ostelli con scritto "Noi non possiamo entrare".
Suscitiamo invidia, tutti intorno a noi guardano i nostri piatti ricchi e profumati mentre mangiano pasta con aglio, carote grattugiate, cetrioli e uova sode. Dal canto nostro, noi non siamo mai soddisfatti. Gli ingredienti disponibili in Argentina sono sempre gli stessi: formaggi insapori, salumi che somigliano a dei blocchi di plastica rosa, pasta gommosa e pesce inesistente (ovvero sempre e solo carne). Proprio per questo, ogni tentativo di farci da mangiare ci lascia con l'amaro in bocca, perché il risultato finale non ha mai il sapore di casa. Non ne possiamo più! Viene voglia di prendere un aereo per tornare alla madrepatria!
Il fatto è che essere italiani è una croce, ce ne convinciamo sempre di più viaggiando. In Italia abbiamo una varietà ed una qualità di materie prime inimitabili; abbiamo una cultura enogastronomica senza paragoni, frutto di una storia millenaria che si tramanda di generazione in generazione; abbiamo abitudine sane, coscienza e consapevolezza sempre maggiori dell'importanza di mangiare bene. Ed i pregi non si limitano alla tavola. Abbiamo un clima ottimo, montagne maestose e mari cristallini, vallate verdeggianti e laghi limpidi; abbiamo buon gusto nel mangiare, nel vestirci, nel comportarci; abbiamo standard di igiene personale molto alti (W il bidet!). Tutto ciò, ovviamente, risalta per contrasto quando si viaggia, da un lato rende durissima la vita del backpacker italiano, dall'altro lo rende orgoglioso delle sue radici.
Il nostro piatto di Esquel ed El Bolsòn è: la milanesa di coscia di pollo
Le nostre canzoni di Esquel ed El Bolsòn sono: Inmigrantes - Graffiti e Sud Sound System - Le Radici Ca Tieni
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