#bosco di pini
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pier-carlo-universe · 20 days ago
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“Giorno d’inverno”: un omaggio poetico alla purezza dell’amore. Recensione di Alessandria today
Una poesia che celebra l’amore nella sua essenza più pura, paragonandolo alla freschezza della natura invernale.
Una poesia che celebra l’amore nella sua essenza più pura, paragonandolo alla freschezza della natura invernale. Recensione di “Giorno d’inverno” La poesia “Giorno d’inverno” è un capolavoro di semplicità e profondità che cattura l’essenza dell’amore attraverso metafore naturali. Con una delicatezza quasi tangibile, il poeta ci trasporta in un paesaggio invernale immacolato, dove la trasparenza…
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carmen35 · 3 months ago
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Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
Gabriele D'Annunzio
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ma-pi-ma · 11 months ago
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Sembrava il tipo di vita che volevamo.
Fragole di bosco e panna al mattino.
La luce del sole in ogni stanza.
E noi a camminare nudi sulla riva.
Qualche sera, però, ci siamo trovati
incerti sul domani.
Come attori tragici d’un teatro in fiamme,
con gli uccelli a ruotare in cerchio sulle nostre teste,
ed i pini scuri inspiegabilmente ancora lì fermi,
abbiamo calpestato ogni roccia insanguinata dal tramonto.
E poi di nuovo sul nostro terrazzo a sorseggiare vino.
Perché sempre questo senso di tragico finire?
Nuvole dalle sembianze quasi umane si ammassavano
all’orizzonte, mentre ogni cosa era piacevole
nell’aria mite ed il mare sereno.
Poi la notte ancora ci sorprese, una notte senza stelle.
Mentre tu accendevi una candela, nuda la portavi
in camera da letto ed in fretta la spegnevi,
ancora lì, inspiegabilmente fermi nel buio, i pini e l’erba.
Charles Simić, da Hotel insonnia, Adelphi, 2002 
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vento-del-nord · 7 months ago
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Intenso, azzurro intenso.
Il bosco è pieno di calore.
Ed ebbri pendono gli aghi dei pini
e c’è un lieve
risuonar di sogni.
Intensi, intensi gli aghi.
Pieni di calore,
e di felicità,
e di ebrezza,
e di estasi.
Elena Guro
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dinonfissatoaffetto · 2 years ago
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Io non sono forte come Cosimo, io non resisto fuori casa tanto a lungo, e non ci credo che dopo un po’ ci si abitua. Che basta superare i primi giorni e il gioco è fatto, come ha detto lui. Mi tocco la pancia come a cercare la risposta lí, nella porzione di corpo che è già adulta, ma non mi dà risposte. Nemmeno sull’amore.
"Caro Cioè, si può essere innamorate di un ragazzo per tre anni e appena si diventa donna, ZIC, innamorarsi subito di un altro?"
Guardo il cielo che a poco a poco è diventato di un azzurro chiaro, poi decido di tirarmi su. Mi siedo, vedo tutto da qui: il bosco che finisce, i pini della tenuta e in lontananza una striscia di mare sottilissima. Non c’è nessuno, è ancora troppo presto, si sente solo il verso di una tortora. «Re-si-sti, Re-si-sti», sembra che mi dica.
- Stefano Tofani, In fuga col Barone - Nel mondo di Calvino, Einaudi
(foto scattata nella pineta di Roccamare, dov'è ambientato il romanzo)
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spettriedemoni · 2 years ago
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“La pioggia nel pineto” di G. D’Annunzio
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitìo che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo vólto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo, e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode voce del mare.
Or s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pèsca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alvèoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione
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saysomethingright · 2 years ago
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Ode di Giovanni Annunzio laz «pineta».
Il poema è ambientato in una pineta nella quale passeggiano un personaggio maschile ed uno femminile. Alla fine dell’ode comprendiamo come i due umani che si stavano riposando nella pineta iniziano a diventare parte della foresta.
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode voce del mare.
Or s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.
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klimt7 · 2 years ago
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ANGOLI DI ROMAGNA
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La Pineta
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Vista la bella giornata di sole e le temperature, previste ovunque in salita, oggi non potevo far altro che andare a correre e a camminare al mare. A quel mare che mi è più vicino, e a cui, sono legato fin da bambino.
E allora ho scelto la Pineta.
La Pineta che va da Cervia a Tagliata di Pinarella. Un luogo prediletto dai runner, da chi ama la mountain bike oltre che dalle famiglie con bambini.
La pineta è un luogo speciale.
È ciò che resta oggi della grande foresta che copriva in tempi antichi, ( prima della conquista romana ) la fascia pianeggiante dell'Emilia-romagna.
In modo particolare, questa che ancor oggi viene chiamata "Pineta", vista la grande presenza di pini marittimi, parte da Ravenna e giunge all'incirca all'altezza di Cesenatico.
La "pineta", un luogo speciale, per diversi motivi.
Intanto rappresenta un biotopo per numerose specie di uccelli ( fringuelli, gazze, averle, gruccioni, usignoli, martin pescatori, passeri ) che da migliaia di anni trovano riparo in quest'isola verde, che corre parallela alle spiagge e alla linea della costa adriatica.
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Ovviamente, la Pineta originaria, che è stata progressivamente ridotta (ed anche sostituita in diversi tratti), dai centri abitati (che si sono ampliati, nel corso dell'ultimo secolo, sotto la spinta del flusso turistico e dell'edificazione di tanti alberghi e pensioni a conduzione familiare), oggi ha una composizione mista.
Alcuni tratti vedono la presenza quasi esclusiva del pino marittimo, mentre in altri tratti, vi è la coesistenza di specie diverse ( lecci, querce, noci, robini, frassini, olmi, ontani e altre ancora).
In un'operazione che mi pare molto preziosa, i Comuni della zona, hanno deciso da alcuni decenni, di preservare questo polmone verde della Romagna, piantumando a ripetizione nuovi alberi e rinfoltendo le zone in cui la salsedine e l'aridità del terreno, prevalentemete sabbioso, aveva indebolito la presenza degli alberi.
È in questo modo che oggi, chi attraversa questa fascia verde, si trova a camminare dentro " un bosco coltivato".
Un bosco protetto, curato, e oggetto di molteplici attenzioni.
Infatti tutta la pineta è attraversata da diversi sentieri paralleli alla linea della costa (e quindi secondo la direttrice Nord Ovest - Sud Est), e dai frequenti attraversamenti, che dalla zona a monte della pineta, conducono alle spiaggie.
Ma l'aspetto caratteristico è il sottobosco che viene tenuto in ordine e ripulito periodicamente, oltre che dal personale comunale, anche da diverse associazioni di volontari. L'obiettivo è abbastanza chiaro: ridurre al minimo l'accumulo di foglie e di aghi, per minimizzare il rischio di incendi...
E così, chi arriva qui dentro, si trova a camminare in un terreno ombreggiato e adatto anche al pranzo al sacco, grazie alle numerose panchine ed ai tavoli di legno collocati uniformemente nella Pineta.
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In questo modo, col tempo, l'intera Pineta, è diventata una sorta di seconda attrazione della costa romagnola.
Chi preferisce la vita di spiaggia ( gli ombrelloni, i lettini e i bagni in mare ), frequenta la fascia degli stabilimenti balneari.
Chi ama fare sport ( podisti, camminatori bikers ) e molte famiglie, che desiderano fare un pic-nic, sotto la maestosa copertura vegetale rappresentata dagli alberi, entra invece in pineta.
Qui, si possono utilizzare i percorsi attrezzati, (quelli con attrezzi specifici per l'esercizio fisico) oppure i sentieri all'ombra molto utili, sia per chi si sposta a piedi, che con le bikes, al riparo del sole e godendo di temperature molto più fresche rispetto alla spiaggia.
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ypsilonzeta1 · 13 days ago
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Giorno d’inverno, senza macchia, trasparente come vetro. Addentare la polpa
candida e sana d’un frutto.
Amarti, mia rosa, somiglia all’aspirare l’aria in un bosco di pini”
Maxim Hikmet
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silviadeangelis · 23 days ago
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CRUCIVERBA IRRISOLVIBILE
Pomeriggio senza tempoin cui allungare quel pacato sensodi indifferenza pallida comeil volto d’un infante alla illusivaricerca di crescita.Mezzaluce rifratta su cruciverbairrisolvibile nel sotterraneodella memoria effusa nel viaggiodel mutare.Istantanea della polaroiddenominazione duttile d’unistante latente da visualizzareun giorno coi capelli al ventoe l’odore di pini nel bosco,l’amore e…
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fatuebrine · 4 months ago
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Nei miei castelli freddi cresce un'erba che non voglio. Ma io non son re, non son regina. Freddi sono i tuoi occhi sotto il cielo grigio, sfumati come acqua marina salvata dalle alghe. Guardo in questo specchio dell'anima, e mi rifletto, sono luce e voce che non fa mai silenzio. Nei miei castelli freddi crescono rami d'uva e frutti di bosco, nei miei cortili conto gli animali sconosciuti, trascritti e descritti dal regno immaginario di Etiopia in possesso del prete Gianni. Le fonti medievali davano per certa questa meraviglia del creato. In seguito, il povero presbitero si vide assunto come falsario, amanuense temuto dai caratteri incogniti. L'ignota mia terra è oramai scordata, come uno strumento appeso al gancio dell'armadio di legno, una Narnia distrutta al suo interno, senza più pini ma solo cipressi. Quando mi passerà la fobia dei cimiteri, andrò a quello protestante, dove ci sono le tombe dei poeti inglesi. Non ricordo nemmeno se ho letto Keats. Certo, ci andassi con voi qualcosa forse cambierebbe. Non va più di moda interrogarsi sul senso della morte. La nuova tendenza è il vanto di vivere l'ansia del secolo. Volumi psichiatrici interi non sapranno ricostruire l'epopea di un post pandemia. Il mentre, è stato obnubilato da martellanti pubblicità che fornivano istruzioni sul corretto uso del sapone. Sapone, creatura della mia salvezza! Per molto tempo, gli ho dato il compito di proteggermi scatenandomi atroci dubbi. Ma adesso gli ho parlato, e lui mi ha risposto: un pensiero non può cancellare oggettivamente un'azione svolta.
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beyond-the-haze · 8 months ago
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La pelle del serpente
Supera gli ultimi steccati del villaggio. I casali si fanno più radi, tutto intorno. Sulle pareti sono poggiate grandi cataste di legna. Geppetto lascia il tracciato battuto del sentiero, che si snoda placidamente verso valle, e taglia per una campagna spoglia e pietrosa. Poco dopo è di nuovo in un bosco. La prima luce del sole lo sorprende al riparo di una trincea di pini d’alto fusto, questa volta però non avverte più il senso allarmato della sua solitudine, come nelle mura del monastero, ma quasi una riconoscenza: gli alberi sono smilzi come lui, e a lui fratelli, nella forma e nel contegno, il vento li fa bruire e oscillare, ma loro affondano ancora di più le radici nella terra. Si siede sopra a un masso; negli angoli in ombra si è formato del ghiaccio. Lo attira un cerchio verde, a un palmo dai piedi. Sembra un mucchio di foglie secche, ma è come se qualcuno le abbia messe in un certo ordine. Soltanto quando allunga un rametto per toccarle si rende conto che non si tratta di foglie ma di un serpente attorcigliato su se stesso. Su questi animali ha sentito tante storie, che possono incantarti con uno sguardo, e strizzarti le ossa, e ingoiarti per intero; quando gli è capitato di avvistarne la coda, nella macchia di una selva, se ne è tenuto sempre alla larga. Per prudenza, non muove un muscolo; l’animale è così vicino che potrebbe mordergli una caviglia con un solo guizzo del collo. Ma non gli si vede la bocca, né gli occhi, che devono essere di fuoco; ha scelto quest’ansa, vicino a una pietra e scavata nel fango, per raggomitolarsi, in attesa solo di incontrare una preda vecchia, indifesa e sbadata come lui. Una lacrima gli scende per una guancia senza che possa asciugarla; aggira uno zigomo, poi scivola veloce sull’incavo della mascella fino all’estremità delle labbra. Ha un sapore salato e aspro, Geppetto la sente raggiungere il bordo del mento; teme che cadendo faccia un rumore così forte da svegliare il serpente e far sussultare l’intero bosco. Che disgrazia, pensa, avere sopportato tanti sforzi per guarire, e rimettersi in cammino, soltanto per venire a morire di veleno quaggiù, e senza l’unico abbraccio che cercava. Una tristezza gli annuvola la gola, ma prima che altre lacrime gli inondino il viso, Geppetto lo supplica, questo serpente, di lasciarlo in vita ancora per un po’. E il signor serpente si muove, la sua cute è attraversata da un fremito, tremola lo scudo intarsiato delle squame. Geppetto inizia allora a raccontare la sua storia sbilenca dal principio, o almeno il poco che della sua storia gli pare di conservare, e a dirgli pure cose piccole e buffe, come quando ci si rivolge a un amico che si conosce da molto tempo ed è naturale rammentare con lui il passato, e misurare l’oblio che saremo, e anche ridere per niente, con altre lacrime, ridere tanto da non sapere più se la vita sia questa mancanza o questa allegria. E chissà per quanto va avanti con questi discorsi; per la prima volta, da giorni, ha un interlocutore che non lo interrompe e che dà segno di comprenderlo, forse per le sue stesse ragioni, come se non ci fossero più ricordi da riparare ma una memoria di tutto incisa con più forza di un tatuaggio sulla pelle, una memoria più profonda e più estesa che riguarda entrambi, il loro andare soli per il mondo, orfani sia di padri che di figli, perfettamente soli in una terra disabitata. E così gli pare che anche il serpente pianga e rida insieme a lui tanto che alla fine una colonna di formiche gli esce da un punto del corpo e Geppetto scopre finalmente dove ha nascosto la bocca. Appena l’ultima formica viene fuori, quella livrea si sgonfia all’improvviso; non rimane che un calzino bucato e vuoto. Geppetto lo sfiora con la punta della scarpa e quello si affloscia, inanimato.
Fabio Stassi - Mastro Geppetto
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ma-pi-ma · 7 months ago
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Intenso, azzurro intenso. 
Il bosco è pieno di calore. 
Ed ebbri pendono gli aghi dei pini 
e c’è un lieve 
risuonar di sogni. 
Intensi, intensi gli aghi.
Pieni di calore, 
e di felicità, 
e di ebrezza, 
e di estasi.
1913 
Elena Guro
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mjljmj · 9 months ago
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Rubai
È l’alba. S’illumina il mondocome l’acqua che lascia cadere sul fondole sue impurità. E sei tu, all’improvvisotu, mio amore, nel chiarore infinitodi fronte a me. Giorno d’inverno, senza macchia, trasparentecome vetro. Addentare la polpa candida e sanad’un frutto. Amarti, mia rosa, somigliaall’aspirare l’aria in un bosco di pini. Chi sa, forse non ci ameremmo tantose le nostre anime non si…
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travels-through-words · 10 months ago
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“Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i malleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.”
-La pioggia nel pineto, Gabriele D’Annunzio
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dettaglihomedecor · 11 months ago
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Priesteregg Premium Eco Resort: esperienza di benessere nelle Alpi salisburghesi
Relax con vista panoramica: il Priesteregg Premium Eco Resort, a Leogang, nel Salisburghese, si trova su un altopiano a 1100 metri di altitudine. Gli ospiti non solo godono di una vista mozzafiato sui monti Leogang Steinberg, sullo Steinernes Meer con l'Hochkönig e sulla Kitzbühl Schieferalpen. Inoltre, qui trovano anche uno spazio esclusivo per rigenerare corpo, mente e anima. I prodotti Dornbracht per i bagni e le zone spa arricchiscono gli ambienti.
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Chalet e Ville del Priesteregg Premium Eco Resort
Inaugurati nel 2009, i 15 chalet e le tre ville che compongono il resort concepito come un piccolo villaggio di montagna sono circondati da una rigogliosa flora di pini mughi, rose alpine e cespugli di mirtilli. La casa padronale e le tenute adiacenti sono di proprietà della famiglia Oberlader da oltre 200 anni. Ispirata dalla tradizione agricola del territorio, la proprietà ha scelto un approccio sostenibile nella gestione del resort, adottando l’uso di energie sostenibili, scegliendo fornitori locali e materiali naturali per gli arredi. Lo studio W2 Manufaktur e l'architetto Ulrich Stöckl hanno curato il progetto puntando su interni che mixano lo stile tradizionale alpino con un moderno concetto di lusso. Nelle tre ville e nell'area spa pubblica sono protagonisti i prodotti Dornbracht.
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Villa Etaner: tutt'uno con la natura L’architettura di Villa Etaner si fonde direttamente con la collina su cui è costruita. Pareti intonacate in argilla e numerosi elementi in legno – come l’isola della cucina ricavata da un unico tronco d’albero – creano un’atmosfera calda e invitante. Nel bagno, gli ospiti possono godere di un’esclusiva Horizontal Shower di Dornbracht con funzione massaggio, proposta per la prima volta in versione doppia pensata per le coppie. La serie di rubinetteria Vaia in finitura Platino Spazzolato Brushed Platinum esalta il lavabo che sembra scolpito direttamente nella roccia. Al piano superiore si accede invece alla camera da letto padronale con bagno en suite: Vaia è scelta sempre in finitura Platino Spazzolato per il lavabo e in versione colonna freestanding per la vasca posizionata davanti alle vetrate a tutta altezza. Una doccia emozionale Aquamoon con sistema d’illuminazione completa l'esperienza di benessere con vista sull’ambiente naturale.
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Villa Wossa: dimora del Priesteregg Premium Eco Resort con un laghetto naturale balneabile Circondata da un biotopo con canneti e un laghetto naturale balneabile, anche Villa Wossa offre massimo comfort e si distingue per il suo design. Materiali naturali come legno di recupero, lino e pietra definiscono l'atmosfera interna della grande zona giorno e della cucina open space in stile alpino e della camera da letto con arredi in pino. Nel bagno si distingue la serie di rubinetteria di design CYO, lanciata nel 2022 e caratterizzata dalla bocca geometrica a forma di C, qui in finitura Ottone spazzolato (Oro 23kt) che crea un raffinato contrasto con la texture materica del lavabo in pietra naturale.
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Wilderer Villa: un'architettura aperta e organica Il design della Villa Wilderer ai margini del bosco è sorprendentemente organico e con le sue tre ali ricorda una casa sull'albero. Grazie all'ampia facciata vetrata al piano terra gli ospiti possono godere della vista sui prati alpini e sui boschi di conifere. Insieme al camino sospeso, l'imponente vasca da bagno in rame completata dalla rubinetteria freestanding Vaia in finitura Dark Platinum spazzolato caratterizza lo spazio. Una scala a chiocciola conduce alla zona notte, dove il lavabo in pietra naturale è arricchito dal rubinetto a tre fori Vaia. Anche qui, la finitura Dark Platinum spazzolato si armonizza discretamente con le volte in legno chiaro con nodi più scuri.
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Priesteregg Bad, rifugio di benessere sostenibile Nel 2019, sotto gli chalet, è stato realizzato un rifugio benessere progettato in modo sostenibile: con il suo tetto piano piantumato, la terrazza solarium coperta e una piscina a sfioro, il Priesteregg Bad si integra perfettamente nel paesaggio alpino. Anche qui numerosi sono i prodotti Dornbracht scelti per completare lo spazio, come ad esempio le bocche di erogazione per le docce Kneipp, che contribuiscono a rinvigorire il corpo e la mente. Per maggiori informazioni: www.priesteregg.at   Read the full article
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