Tumgik
beyond-the-haze · 9 days
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beyond-the-haze · 11 days
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beyond-the-haze · 16 days
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Romualdas Požerskis
Vilnius, old town, 1977
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beyond-the-haze · 20 days
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Stanisław Masłowski (1853-1926).
Moonrise, 1884.
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beyond-the-haze · 20 days
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beyond-the-haze · 23 days
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Voices of the Past by Ly Ber
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beyond-the-haze · 23 days
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Elliott Erwitt
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beyond-the-haze · 2 months
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beyond-the-haze · 2 months
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Adrian Waggoner The Problem With Progress 2011
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beyond-the-haze · 4 months
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28/05/2015
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beyond-the-haze · 4 months
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28/05/2016
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beyond-the-haze · 4 months
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La pelle del serpente
Supera gli ultimi steccati del villaggio. I casali si fanno più radi, tutto intorno. Sulle pareti sono poggiate grandi cataste di legna. Geppetto lascia il tracciato battuto del sentiero, che si snoda placidamente verso valle, e taglia per una campagna spoglia e pietrosa. Poco dopo è di nuovo in un bosco. La prima luce del sole lo sorprende al riparo di una trincea di pini d’alto fusto, questa volta però non avverte più il senso allarmato della sua solitudine, come nelle mura del monastero, ma quasi una riconoscenza: gli alberi sono smilzi come lui, e a lui fratelli, nella forma e nel contegno, il vento li fa bruire e oscillare, ma loro affondano ancora di più le radici nella terra. Si siede sopra a un masso; negli angoli in ombra si è formato del ghiaccio. Lo attira un cerchio verde, a un palmo dai piedi. Sembra un mucchio di foglie secche, ma è come se qualcuno le abbia messe in un certo ordine. Soltanto quando allunga un rametto per toccarle si rende conto che non si tratta di foglie ma di un serpente attorcigliato su se stesso. Su questi animali ha sentito tante storie, che possono incantarti con uno sguardo, e strizzarti le ossa, e ingoiarti per intero; quando gli è capitato di avvistarne la coda, nella macchia di una selva, se ne è tenuto sempre alla larga. Per prudenza, non muove un muscolo; l’animale è così vicino che potrebbe mordergli una caviglia con un solo guizzo del collo. Ma non gli si vede la bocca, né gli occhi, che devono essere di fuoco; ha scelto quest’ansa, vicino a una pietra e scavata nel fango, per raggomitolarsi, in attesa solo di incontrare una preda vecchia, indifesa e sbadata come lui. Una lacrima gli scende per una guancia senza che possa asciugarla; aggira uno zigomo, poi scivola veloce sull’incavo della mascella fino all’estremità delle labbra. Ha un sapore salato e aspro, Geppetto la sente raggiungere il bordo del mento; teme che cadendo faccia un rumore così forte da svegliare il serpente e far sussultare l’intero bosco. Che disgrazia, pensa, avere sopportato tanti sforzi per guarire, e rimettersi in cammino, soltanto per venire a morire di veleno quaggiù, e senza l’unico abbraccio che cercava. Una tristezza gli annuvola la gola, ma prima che altre lacrime gli inondino il viso, Geppetto lo supplica, questo serpente, di lasciarlo in vita ancora per un po’. E il signor serpente si muove, la sua cute è attraversata da un fremito, tremola lo scudo intarsiato delle squame. Geppetto inizia allora a raccontare la sua storia sbilenca dal principio, o almeno il poco che della sua storia gli pare di conservare, e a dirgli pure cose piccole e buffe, come quando ci si rivolge a un amico che si conosce da molto tempo ed è naturale rammentare con lui il passato, e misurare l’oblio che saremo, e anche ridere per niente, con altre lacrime, ridere tanto da non sapere più se la vita sia questa mancanza o questa allegria. E chissà per quanto va avanti con questi discorsi; per la prima volta, da giorni, ha un interlocutore che non lo interrompe e che dà segno di comprenderlo, forse per le sue stesse ragioni, come se non ci fossero più ricordi da riparare ma una memoria di tutto incisa con più forza di un tatuaggio sulla pelle, una memoria più profonda e più estesa che riguarda entrambi, il loro andare soli per il mondo, orfani sia di padri che di figli, perfettamente soli in una terra disabitata. E così gli pare che anche il serpente pianga e rida insieme a lui tanto che alla fine una colonna di formiche gli esce da un punto del corpo e Geppetto scopre finalmente dove ha nascosto la bocca. Appena l’ultima formica viene fuori, quella livrea si sgonfia all’improvviso; non rimane che un calzino bucato e vuoto. Geppetto lo sfiora con la punta della scarpa e quello si affloscia, inanimato.
Fabio Stassi - Mastro Geppetto
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beyond-the-haze · 4 months
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beyond-the-haze · 6 months
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beyond-the-haze · 6 months
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beyond-the-haze · 7 months
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beyond-the-haze · 1 year
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MARC CHAGALL
PER VAVA
Con te io sono giovane Quando laggiù gli alberi minacciano E il cielo vanisce in lontananza I tuoi occhi mi toccano
Quando ogni passo si perde sull’erba Quando ogni passo sfiora le acque Quando le onde mi fervono in testa E dall’azzurro qualcuno mi chiama
Con te io sono giovane Cadono i miei anni come foglie E qualcuno colora le mie tele Allora esse brillano di te
E sul tuo volto il sorriso è radioso Più chiaro assai delle nubi più chiare Allora io corro dove sei Dove mi pensi e dove mi attendi
(da Nuove poesie d’amore, Crocetti Editore, 2000 )
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