#bellezza su misura
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pier-carlo-universe · 18 days ago
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La Clorofilla: il segreto di bellezza di Mirella MancoUna rivoluzione nella cosmesi personalizzata per ogni tipo di pelle, con un'attenzione alla sicurezza dei consumatori
Mirella Manco, esperta di estetica e titolare di Specialmentestetica a Milano, ha introdotto un approccio innovativo alla cura della pelle basato sulla clorofilla.
La forza della natura al servizio della bellezza Mirella Manco, esperta di estetica e titolare di Specialmentestetica a Milano, ha introdotto un approccio innovativo alla cura della pelle basato sulla clorofilla. Con un’attenzione particolare alla personalizzazione, i trattamenti affrontano una vasta gamma di inestetismi, sfruttando le proprietà di questo pigmento naturale. Tuttavia, Mirella…
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elperegrinodedios · 7 months ago
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- E come egli si avvicinava, vide la città e pianse su di essa, dicendo: "Oh, se tu, proprio tu, avessi riconosciuto, almeno in questa tua giornata, le cose necessarie alla tua pace! Ma ora esse sono nascoste agli occhi tuoi. Poichè verranno sopra di te dei giorni in cui i nemici ti circonderanno di trincee, e ti accerchieranno e ti assedieranno da ogni parte. E abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te, e non lasceranno dentro te pietra su pietra perchè tu, non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata". (Lu. 19:41-44)
- E dopo duemila e più anni, ancora oggi è cosi, perchè l'uomo non ha riconosciuto Dio in Gesù, anzi si, ma soltanto a parole e non con il cuore.
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Ci sono due Gerusalemme, una celeste, e una terrestre. Fisica e spirituale.
"Ombelico del mondo"
Dieci misura di bellezza, sono state date al mondo, di queste nove misure sono state date a Gerusalemme. Dieci misure di sofferenze sono state date al mondo e di queste nove sono state date a Gerusalemme. Bellezzaedolore.
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Quando da Nazaret giunsi a Gerusalemme e ancora prima di raggiungere Betlemme durante il mio primo cammino in "Terra Santa" scrissi sul mio diario testuali parole, "In Terra Santa, (Gerusalemme) devi solo arrivarci per capire provare e sentire. Tu, non devi fare altro che camminare e respirare, perchè è l'aria che provvede a tutto!! Un'aria intrisa di amore e di sofferenza, di storia e di misticismo, di grande passione e di sacrificio, di abbandono di ribellione di religiosità e salvezza. Di guerra e di pace, di vita e di morte. "È satura dello Spirito di Dio".
lan 📷✍️
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donaruz · 1 year ago
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“Canto delle donne” di Alda Merini
Io canto le donne prevaricate dai bruti
la loro sana bellezza, la loro “non follia”
il canto di Giulia io canto riversa su un letto
la cantilena dei salmi, delle anime “mangiate”
il canto di Giulia aperto portava anime pesanti
la folgore di un codice umano disapprovato da Dio,
Canto quei pugni orrendi dati sui bianchi cristalli
il livido delle cosce, pugni in età adolescente
la pudicizia del grembo nudato per bramosia,
Canto la stalla ignuda entro cui è nato il “delitto”
la sfera di cristallo per una bocca “magata”.
Canto il seno di Bianca ormai reso vizzo dall’uomo
canto le sue gambe esigue divaricate sul letto
simile ad un corpo d’uomo era il suo corpo salino
ma gravido d’amore come in qualsiasi donna.
Canto Vita Bello che veniva aggredita dai bruti
buttata su un letticciolo, battuta con ferri pesanti
e tempeste d’insulti, io canto la sua non stagione
di donna vissuta all’ombra di questo grande sinistro
la sua patita misura, il caldo del suo grembo schiuso
canto la sua deflorazione su un letto di psichiatra,
canto il giovane imberbe che mi voleva salvare.
Canto i pungoli rostri di quegli spettrali infermieri
dove la mano dell’uomo fatta villosa e canina
sfiorava impunita le gote di delicate fanciulle
e le velate grazie toccate da mani villane.
Canto l’assurda violenza dell’ospedale del mare
dove la psichiatria giaceva in ceppi battuti
di tribunali di sogno, di tribunali sospetti.
Canto il sinistro ordine che ci imbrigliava la lingua
e un faro di marina che non conduceva al porto.
Canto il letto aderente che aveva lenzuola di garza
e il simbolo-dottore perennemente offeso
e il naso camuso e violento degli infermieri bastardi.
Canto la malagrazia del vento traverso una sbarra
canto la mia dimensione di donna strappata al suo unico amore
che impazzisce su un letto di verde fogliame di ortiche
canto la soluzione del tutto traverso un’unica strada
io canto il miserere di una straziante avventura
dove la mano scudiscio cercava gli inguini dolci.
Io canto l’impudicizia di quegli uomini rotti
alla lussuria del vento che violentava le donne.
Io canto i mille coltelli sul grembo di Vita Bello
calati da oscuri tendoni alla mercé di Caino
e canto il mio dolore d’esser fuggita al dolore
per la menzogna di vita
per via della poesia.
Alda Merini
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susieporta · 1 year ago
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La saggezza del pene.
Mi prendo la responsabilità di aprire la bocca su un tabù di quelli con la T maiuscola.
Scrivo dopo una seduta profondamente toccante con un uomo.
Scrivo perché so che quello che sto per dire non è una cosa rara che capita a pochi, è invece una storia collettiva di dolore che tocca il maschile e lo piega a metà.
Pene grosso o pene piccolo?
Potenza o Impotenza?
Sarai amato o sarai rifiutato?
Così come tantissima dell’insicurezza delle donne vive nel disagio e nell’imbarazzo legato al loro corpo, anche per gli uomini la “sicurezza interiore” spesso passa da un’esame di virilità che spesso avviene da ragazzini.
Ed è proprio da ragazzini che si passa questa specie di spartiacque tra i fighi che ce l’hanno grosso e gli sfigati che ce l’hanno piccolo.
Perché ai ragazzini non glielo insegna nessuno che il valore di un uomo non sta alla pari con la misura del suo pisello.
I ragazzini crescono negli spogliatoi da calcio e tra una doccia e un’altra se ne raccontano di stronzate.
.. e tra una doccia e un’altra tutti ci provano a guardare in sordina verso il pisello dell’altro e a farsi due conti.
Poi se sei fortunato incontri la prima fidanzatina/o innocente e un po’ naive come te che ti farà sentire il suo grande eroe nonostante la misura che porti in mezzo alla gambe.
Ma soprattutto nonostante la tua “prestazione”.
Se sei meno fortunato le prime esperienze sessuali e di confronto con il tuo pene possono essere un disastro.
Per l’uomo con cui ho lavorato l’esperienza che ha segnato la sua storia è stata l’incontro con una ragazza che lo ha in leggerezza umiliato commentando alla misura del suo pene.
L’umiliazione a 13/14/15 anni non è qualcosa che si può risolvere capendo con la testa che cosa è avvenuto.
L’umiliazione verso i genitali è un colpo al centro dello stomaco dove si proverà vergogna per il resto della vita.
Se la sessualità per le donne è spesso un gran bel panorama di vergogna, giudizio, condizionamenti, paure generazionali, colpa del prete e traumi della madre.
Anche la vita sessuale degli uomini è tappezzata di ferite individuali e collettive profondissime.
Il pene è qualcosa di cui vergognarsi, e c’è sempre un motivo buono.
Te ne vergogni perché è sempre pronto per fare sesso.
Te ne vergogni perché non è mai pronto.
Te ne vergogni perché si eccita quando non dovrebbe e te ne vergogni perché si eccita quando dovrebbe.
Te ne vergogni quando ”dura a lungo “.
Te ne vergogni quando “dura poco”.
La comunicazione tra la mente e il pene di un uomo è spesso pari a zero.
Tra il cuore e il pene forse arriviamo a due su una scala di dieci.
Il pene è abbandonato.
Segregato dietro la cerniera dei pantaloni.
Colpevolizzato e demonizzato per tutto il male che ha fatto nei secoli.
Giudicato perché serve solo a quello.
Il pene porta pena, mi disse una volta un uomo.
Si porta appresso pressione.
Ansia da prestazione.
Paura di fallire.
E poi sì certo, è possibile che FUNZIONI il minimo indispensabile per vivere una vita sessuale mediocre “abbastanza”.
Ma il pene non è una funzione.
Così come non lo è la vagina.
Sono organi di senso, altamente intelligenti che SENTONO e sono connessi alla vita intera dell’organismo.
Pensare con il pene non vuol dire pensare solo al “sesso”.
Il centro energetico del sesso, come quello della mente, del cuore, del plesso solare è un centro di potere.
È un centro di conoscenza.
Ciò che rende il pene una pena è la tua disconnessione, il NON ascolto, l’abuso, le credenze limitanti.
Ma soprattutto i traumi, le memorie e le ferite che porta il tuo pene.
Solo attraverso la riconessione con questa parte sacra del corpo un uomo può riconquistare la sua autentica virilità.
Virilità.
Non significa ce l’ho più grosso di te e posso prendere ciò che voglio, distruggendo e senza voltarmi.
Questa è la piaga del patriarcato: gli anni di abuso del potere di un maschile immaturo e sofferente.
Virilità è la bellezza potente del Fallo come simbolo di forza, di presenza, di sicurezza, di energia.
Il Fallo che penetra il cuore della terra per portare Vita.
Il Fallo che porta il SEME della VITA.
Il Fallo che feconda la terra perché sia abbondante di frutti.
La guarigione del “pene” è una guarigione collettiva.
Non è solo degli uomini.
È anche delle donne.
È di tutti coloro che hanno realizzato che qualcosa nella nostra società è andato perso ed è nostro diritto e dovere ricordare.
È di chi parlerà ai ragazzi maschi del potere e della sensibilità che portano in mezzo alle gambe e di come rispettarsi e rispettare con amore e consapevolezza.
È di chi saprà fermarsi ogni volta che l’atto sessuale diventa una gara carica di pressione e potrà piangere invece che continuare a tenere.
Il pene ha bisogno di piangere e di gridare.
A volte eiaculare è pianto e grido trattenuto per troppo a lungo.
🖤
Federica Clemente
#Tantrasciamanico
#maschilematuro
#sessualitasacra
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precisazioni · 11 months ago
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ho gradualmente smesso di scattarmi foto da quando ho iniziato a perdere i capelli. la stempiatura è in realtà lieve, ed è sufficiente il doppio taglio per averli in ordine: per avere trentatrè anni sono messo molto bene. seppur con lentezza, però, continuano a diradarsi, e i trattamenti che sto facendo non sembrano avere esito. l'impatto che questo ha sulla mia percezione non è sempre di tipo qualitativo: lo scorso anno mi sono rasato e non ero così male; la questione è che, senza capelli, tendo a non riconoscermi. credo si tratti di un aspetto del genere maschile non ancora trattato con i giusti strumenti: basta una veloce ricerca su internet per notare come l'ideale di bellezza sia del tutto coincidente con la totale presenza di capelli; agli uomini nelle pubblicità non gliene manca uno e "pelato di merda" resta ad oggi un'offesa per molti plausibile. sono dell'idea che il disagio della calvizie abbia affinità con lo stereotipo di donna magra: l'immagine mascolina è quella dell'uomo pieno di capelli e, a voler osare, una lunga criniera adornata da barba e muscoli: un ideale il più delle volte utopico
le affinità con i disturbi alimentari sono a mio avviso evidenti, anche se di minor stregua, e la ragione per cui forse non vi è uguale ossessione è che agli uomini, il più delle volte, manca quel tipo di consapevolezza tale a dare un nome ai propri disagi e, in genere, alle proprie emozioni, rendendosi dunque inensperti nel sezionarli altrettanto a fondo: si tratta di persone cresciute nell'idea di reprimere i propri sentimenti, che il maschio vincente è quello che non trapela emozione, freddo e distaccato, stereotipo che trovandosi inapplicabile vede la rabbia come unico sfogo di pulsioni emotive mai espresse. mi chiedo se un giorno il genere maschile avrà coscienza dei propri disagi; senza dubbio con il femminismo: arriverà quel momento in cui si parlerà dell'insicurezza data dalla calvizie; poi si affronteranno discorsi che vedono assonanze con la narrazione del corpo femminile degli ultimi anni: che perdere i capelli è normale, che in misura variegata succede all'ottanta percento dei maschi, che nelle pubblicità inizieranno a mettere uomini con capelli accanto a uomini stempiati e calvi. fino a quel momento, vivrò con l'ossessione per i capelli, la prima cosa che noto nelle foto, la cosa che invidio negli adulti che continuano ad averli e talvolta non riconoscendomi allo specchio, ingigantendo una minuscola stempiatura del tutto normale alla mia età
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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“Non dire queste cose e tieni su la voce,
non la abbassare a soffio, non siamo vicini, siamo lontani, grida.”
“Grido a labbra chiuse, amica mia.
Tu cerchi in un uomo la disperazione e l’orgoglio, i pugni, i treni, l’inferno facile che hai saputo suscitare.
Avevi un trillo in gola, caldo, infame.
Sapevi dare il niente, misura adatta a chiedere ogni cosa.
Non io ti manco, tu ti manchi.”
“Forse è così...
Ma questo non spiega perché mi fa male il tuo nome,
perché ti sei sparso nei nervi e non perdo occasione,
non manco un’allusione perché qualcosa mi punga. Perché?”
“Perché non puoi accontentarti di essere da meno,
per un uomo, di quello che sei stata per me.”
Nel momento in cui hai smesso di esigere da un uomo più di quello che ha, la tua bellezza s’è fermata.
“Stai zitto, Più niente sai di me, più niente capisci.”
“Davvero non posso capirlo. Indovinare forse, ma capire no. Sei stata la fortuna e la pena, sei stata il sì nuziale e il no del mondo per la volta che l’ho adorato. Adesso sto zitto...
“Non dovevo portarti a casa. Non parlo di ora, ma di allora, di quelle sere di pizze sbadate che diventavano fredde mentre ti tenevo gli occhi addosso...
Non dovevo bruciare d’ansia di baciarti il fiato, l’aria che avevi intorno e ti seguiva i gesti e la voce come una musica.
Ahi, se eri giusto per me, se mi piacevi.
E adesso, che mi hai detto adesso?
Cerchi sulla mia faccia i segni di un cedimento...
Ti sei perso anche tu...
Non riesco a guardarti, posso parlarti solo così, di fianco.
"Dove sono finiti i tuoi occhi che da soli portavano carezze? Sembra che non abbiamo più dormito, occhi impossibili.”
Infine dopo avermi lasciato il tempo di inghiottire a secco, mi prese la mano e mi disse:
“Non vedo l’ora che scendi da quella porta, dal cuore, dalla macchina. Ti prego, chiudi piano”.
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Erri De Luca, Conversazione di lato
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poesiauncazzo · 1 year ago
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«Noi siamo i morti» disse Winston. «Noi siamo i morti» gli fece docilmente eco Julia. «Voi siete i morti» disse una voce metallica alle loro spalle. Si staccarono l'uno dall'altra con un balzo. Winston si sentì agghiacciare le viscere. Poteva vedere il bianco attorno alle iridi di Julia, il cui volto si era fatto di un giallo latteo, mentre le macchie di belletto, ancora visibili su entrambi gli zigomi, risaltavano violentemente, quasi come se non fossero attaccate alla pelle.
Voi siete i morti noi siamo i morti morti come quasi tutti i miti della mia giovinezza come la compassione come la mia pazienza o la generale decenza come lentamente muoiono i pesci del mare e le economie costiere i ghiacciai i boschi di conifere come branche intere di ingegneria analogica e mestieri, artigiani, tecnica la tecnologia degli avi è l'enigma della progenie come i vivi di oggi saranno fantasmi di domani ma non sono gli orologi a dare la misura del tempo bensì i morti, dicevano i greci o forse era il grande Altan ma non importa pure l'importanza è morta sono morte le informazioni come questa colonna sbilenca di parole che elenca elenchi di morte ch'è già morta anch'essa così come muoiono assassinate la bellezza le mie cellule la commozione e tante altre cose come questo account niente perdura forse, un giorno sarà morta persino la scrittura o forse ci sopravvivrà così che chi verrà dopo possa studiarci dopo che ci saremo tolti dai coglioni e credere che eravamo essere profondi invece dell'oscenità che in vero siamo uno scherzo della natura durato troppo e venuto male noi e la nostra paradossale essenza che ci rende duri anche nella tenerezza ci rende cupi anche nelle acque chiare che più perseguiamo il giusto e più ci fa sbagliare e ci porta sempre al punto in cui o incontriamo la malattia mentale oppure riaffiora in superficie, puntuale la nostra atavica violenza che sia esplicita o sottile che sia di sangue o di pensiero e che ci fa tutti brutti bruti brutali un rigurgito di tenebra noi che siamo i morti anche mentre esistiamo.
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libero-de-mente · 8 months ago
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Che si fottano tutti. Gli oracoli su TikTok e i nuovi profeti di Instagram.
Non voglio farmi turlupinare dai responsi su Fb della nuova generazione di filosofi del web, o dai nuovi vate su X.
Che possano affogare nella loro stessa tracotanza, nella melma di odio e astio che divulgano. Con i loro seguaci del diritto d’opinione a tutti i costi e comunque sacra. Alla faccia della libertà. Non si è liberi di distruggere o demolire senza rispetto, solo per ego, ma diventa una dittatura verbale senza un confronto civile. Io penso, io dico quindi io sono e voi muti.
La verità è che molti sono incattiviti, sopraffatti dall’ego smisurato che ha come metro di misura il numero di follower. La mia paura è quella di essermi incattivito anche io, nonostante io cerchi di mantenere un equilibrio sempre più precario. Vorrei scegliere la vita, ma la vita è piena di invidia e competizione.
A volte penso che una vita fatta di famiglia, mutuo, lavoro, polizza, ristorante una volta a settimana, cinema, divano super confortevole, televisore con tanti canali a pagamento, abiti firmati, sushi all you can eat, il Natale tutti insieme, nulla a cui pensare o di cui preoccuparsi fino alla fine dei propri giorni, sia il desiderio di tantissime persone.
Io è da molto che non ho più questi desideri. Dovrei essere tanto arrabbiato per quello che mi è successo e che ho subito in passato, ma è difficile restare rancorosi quando impari a stare sulle punte dei piedi e guardare al di là dello steccato della quotidianità indotta. Quando scopri che esiste tanta bellezza nel mondo, perché esiste in alcune persone.
Quando ho la fortuna di incontrarne una provo un enorme senso di gratitudine verso il destino, ringraziandolo per ogni singolo momento che mi sarà concesso di condividere con queste persone nella mia piccola vita. Anche un messaggio, un caffè condiviso, una telefonata rubata ai mille impegni quotidiani. Soprattutto anche quando queste persone non capiscono l’importanza che hanno per me, temendo l’ennesimo “caso umano”.
Ho potuto toccare con mano degli orrori, orrori che stanno nella vita di alcune persone. Dolori e ingiustizie subite, spesso come fossero delle torture. Non esistono parole per descrivere quello che ho ascoltato, in parole che erano come un grido di aiuto, a coloro che non sanno cosa significhi l’orrore. Ho percepito cose che molti esseri umani non s’immaginano, ho visto cuori distrutti di una bellezza inaudita.
L’orrore molte volte è creato e nutrito da chi l’orrore non lo conosce, non avendolo mai subito ma facendone parte. Senza remore o colpe molte persone sono parte dell’orrore di altri esseri viventi. Ma sorridono e stringono mani come se fossero persone a modo. Non accettano giudizi, i giudizi indeboliscono la loro convinzione di essere i migliori.
Tutta quella bellezza. In alcune anime non riesco a vederne la fine. Ci si potrebbe navigare per una vita intera, spesso certe menti le trovo troppo grandi per me. Rimango ad ammirarle come un neonato di fronte alla bellezza del seno materno. A bocca aperta, ma in silenzio per non disturbare. Darei l’anima per poter essere degno di una piccolissima attenzione da parte loro.
Mi dispiace, ma io non voglio fare il saccente, non voglio avere ragione. Se do questa impressione me ne dispiaccio, non era nelle mie intenzioni. Vorrei aiutare tutti, se possibile chiunque.
Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo trarre pace e soddisfazione dalla felicità del prossimo, credetemi io l’ho fatto e mi sono trovato meglio che a godere dei miei successi in solitudine.
Non guardiamo troppo al passato, non scervelliamoci sul futuro, viviamo appieno il presente. Se lo faremo sarà un buon passato da ricordare, ogni tanto, e la base per un radioso futuro.
E in maniera che oggi non riusciamo manco a immaginare, perché potrebbe davvero sorprenderci.
Non sapevo cosa scrivere, senza diventare troppo prolisso. Qui funziona così, poche righe altrimenti sei illeggibile, da passare oltre. Ma se tu stai leggendomi a questo punto, vuol dire che un po’ di attenzione te l’ho presa.
Siamo nell’inferno dell’egoismo oggi, ma chi crede nell’altruismo o fa squadra o affonderà nella melma dell’individualismo.
Credetemi. Sarà una vita fatta di schiaffi e senza luce.
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thegianpieromennitipolis · 1 year ago
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
ARTE SENZA BELLEZZA
Le fortune postume di Caravaggio, la cui statura artistica venne riscoperta dal giovane Longhi negli anni '50 del Novecento, sono state associate a un modello di "bellezza" artistica molto contestato negli anni della sua vicenda di pittore. Vituperato, fortemente contrastato e ferocemente criticato riguardo alcune opere, venne compreso da un'élite per la quale il rigetto di espressioni formali di consolidati ideali estetici, rappresentava la misura del suo genio artistico. La ricerca del vero, spinta fino a modelli di rappresentazione estrema, il più delle volte veniva rifiutata per la carica concettuale irrecepibile. Chi ancora oggi critica l'arte contemporanea, dovrebbe riflettere. E misurare la riflessione su un'opera che rimane controversa, a ben vedere: "La canestra di frutta", 1599 circa, Pinacoteca Ambrosiana, Milano. Non si può discutere la perizia, ma il riflesso teorico-speculativo del rappresentare una natura morta, iniziativa già rivoluzionaria, per di più esibendo gli aspetti meno attraenti della composizione, compiendo così un atto di realismo che ebbe la scandalizzata risonanza comparabile, in epoche più recenti, alla celebre "Colazione sull'erba" di Édouard Manet, datata 1863 ed ora al museo d'Orsay a Parigi. Questa è la forza e la resistenza dell'arte e delle sue "storie": anticipare i passaggi d'epoca, sentire ed esprimere quel che il pubblico ancora percepisce come un sibilo, un rumore sordo che viene da lontano. Non è il "bello" che conta, ma l'espressione che incarna un mutamento culturale in atto, lasciandone traccia indelebile, pronta ad apparire a chi avrà saputo ascoltare.
In copertina: Maria Casalanguida: "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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schizografia · 10 months ago
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La spada di Damocle
È bene non dimenticare la leggenda di Damocle, che Cicerone racconta nelle sue Dispute Tusculane. Un giorno, Damocle, un cortigiano di Dionisio, tiranno di Siracusa, lo elogiava «per le sue ricchezze, per la maestà della sua potenza, per la magnificenza della sua reggia». «Damocle –gli rispose il tiranno – poiché ti piace questa vita, voglio dartene un assaggio e farti provare la mia sorte». Lo fece sedere su un divano ricoperto da un drappo finemente ricamato, gli mise davanti vasellami preziosi e mise al suo servizio giovani di straordinaria bellezza pronti a eseguire ogni suo cenno. Damocle si credeva felice, finché non si accorse che dal soffitto gli pendeva sul capo una spada acuminata sospesa a un crine di cavallo. A quel punto l’incauto encomiasta rinunciò a ricchezze e potere e scongiurò Dionisio di lasciarlo andar via, perché non voleva più essere felice in quel modo.
Oggi vediamo che la spada sospesa sul capo dei tiranni sta per cadere, il crine che sostiene quella sospesa sul capo di Zelensky è ormai liso e consunto e forse, domani, anche quella che pende su altri, a lui complici o avversi, potrà cadere. Ma la lezione della leggenda non è per noi solo questa. Non basta astenersi dagli encomi che tutti prodigano pavidamente ai tiranni, occorre anche ricordare che sta a noi, nella misura delle nostre forze, se non recidere, almeno scalfire ed erodere il crine che ancora trattiene la spada sospesa sul loro capo. Il filo che la sorregge – non dobbiamo stancarci di mostrarlo, se il primo a saperlo è il tiranno – è sottile e solo il consenso e la paura dei molti gli impedisce di spezzarsi.
21 febbraio 2024
Giorgio Agamben
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menti-senti · 1 year ago
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🖤
Devi trovare un Re. Non puoi più adattarti a Principi o a Fauni, sei troppo grande per loro ormai.
Devi trovare un Re, un vero Re. Che sappia creare un cerchio magico attorno al tuo regno, affinché rimanga così florido e lussureggiante. Un Re che porti a confinare il suo regno con il tuo.
Devi trovare un Re. I Guerrieri sono troppo impegnati nel mestiere della loro guerra interna. I Giullari di corte davanti alla tua luce vivono vita breve come quella di una farfalla. I Licantropi riescono al massimo a graffiarti, ma poi scappano. Narciso non sa amare. E Achille è troppo impegnato a pensare al suo tallone, grande e grosso e pieno di paura.
Devi trovare un Re. Un uomo che dia calore senza condizioni, che dia sostegno senza condizioni, che dia energia senza condizioni, che dia coraggio senza condizioni, anche quando il coraggio gli servisse per guardare te.
Devi trovare un Re. Il suo controllo emana calma e protezione, le sue azioni sono chiare e volute, la sua comprensione avvolgente. Le sue decisioni creano valore e bellezza. I suoi pensieri non considerano nemmeno l’idea di accontentarsi. In lui maturità e gioco sono pieni di grazia.
Devi trovare un Re. Uno che non butta via neanche un minuto su ciò che fanno o non fanno gli altri. Uno che non deve rendere conto. Uno che si è affrancato per sempre dal vivere da schiavo di qualcuno. Uno che nutre il regno dei suoi sogni realizzati coi suoi sogni da realizzare. Uno che ama le persone, al punto da mettersi nei loro panni e proteggerle.
Devi trovare un Re. Smettila di pensare di poter far entrare una fenice in una borsetta. Smetti di vedere il vuoto quando ti specchi su un cucchiaino: hai la misura di una Regina. Devi trovare un Re.
- Sonia Serravalli
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animaespirito · 1 year ago
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🖤
Devi trovare un Re. Non puoi più adattarti a Principi o a Fauni, sei troppo grande per loro ormai.
Devi trovare un Re, un vero Re. Che sappia creare un cerchio magico attorno al tuo regno, affinché rimanga così florido e lussureggiante. Un Re che porti a confinare il suo regno con il tuo.
Devi trovare un Re. I Guerrieri sono troppo impegnati nel mestiere della loro guerra interna. I Giullari di corte davanti alla tua luce vivono vita breve come quella di una farfalla. I Licantropi riescono al massimo a graffiarti, ma poi scappano. Narciso non sa amare. E Achille è troppo impegnato a pensare al suo tallone, grande e grosso e pieno di paura.
Devi trovare un Re. Un uomo che dia calore senza condizioni, che dia sostegno senza condizioni, che dia energia senza condizioni, che dia coraggio senza condizioni, anche quando il coraggio gli servisse per guardare te.
Devi trovare un Re. Il suo controllo emana calma e protezione, le sue azioni sono chiare e volute, la sua comprensione avvolgente. Le sue decisioni creano valore e bellezza. I suoi pensieri non considerano nemmeno l’idea di accontentarsi. In lui maturità e gioco sono pieni di grazia.
Devi trovare un Re. Uno che non butta via neanche un minuto su ciò che fanno o non fanno gli altri. Uno che non deve rendere conto. Uno che si è affrancato per sempre dal vivere da schiavo di qualcuno. Uno che nutre il regno dei suoi sogni realizzati coi suoi sogni da realizzare. Uno che ama le persone, al punto da mettersi nei loro panni e proteggerle.
Devi trovare un Re. Smettila di pensare di poter far entrare una fenice in una borsetta. Smetti di vedere il vuoto quando ti specchi su un cucchiaino: hai la misura di una Regina. Devi trovare un Re.
- Sonia Serravalli
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alchiarodi-luna · 2 years ago
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Non ho mai amato il lusso o la perfezione. Preferisco le follie improvvisate all’ultimo minuto e le notti scomode in macchina, ai grandi hotel di classe. Ho sempre sognato di vivere in una roulotte in riva al mare. Penso ci sia molta più felicità nelle piccole cose e nella semplicità, che nelle grandi apparenze senz’anima ne personalità. Amo vagare senza una meta precisa scoprendo posti magnifici che non si trovano tramite una ricerca su internet o sui social, ma solo guidando, camminando, perdendosi nella bellezza delle cose che si incontrano. Adoro immortalare ogni momento e particolare che mi trasmette emozioni e tornare a riguardare vecchie foto per riprovare ancora le stesse vibrazioni di quegli attimi. Ho sempre avuto paura di dimenticare ciò che i miei occhi hanno visto e amato, vorrei poter avere nella testa ricordi chiari e nitidi per l’intera mia vita per poi poter saperli descrivere in ogni loro sfaccettatura come in un libro. Quelle pagine colme di sfumature che adoro leggere sotto il calore del sole in una giornata d’estate, o la sera a letto con la luce soffusa di una candela al profumo di vaniglia, per concludere al meglio la giornata appena passata. Leggere, come scrivere, dipingere, fotografare ed ascoltare musica, mi fa bene al cuore, lo rende più leggero nonostante lo senta tanto colmo fino quasi ad esplodere. Amo l’arte in ogni suo genere. Ha il potere di farmi vivere in un mondo parallelo rispetto a quello in cui mi trovo, dove qualsiasi cosa è su misura per me, dove l’immaginazione e la fantasia non hanno limite. E quindi ritorno a viaggiare con la mente, a sognare quella roulotte sulla spiaggia, le pizze e i falò in compagnia a stonare canzoni strimpellate con una vecchia chitarra. Svegliarsi la mattina e sentirmi viva, respirare a pieni polmoni quella sensazione di libertà, guardare il mare, ascoltare il suono delle sue onde e non veder l’ora di perdermi in quell’immenso blu con la mia tavola da surf. Mi butto e non penso più a niente, come per magia. Sono un tutt’uno con l’acqua, mi sento trasportata e cullata dal nulla che mi circonda. Testa vuota e cuore leggero. Vorrei poter rimanere così per sempre.
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susieporta · 1 year ago
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Per chi mi ha chiesto delle mie sensazioni sul film “Perfect Days”.
La solitudine è un fardello che pochi possono permettersi di sopportare. C’è chi, come Hirayama, la fa accomodare in casa e le offre la poltrona migliore. Hirayama è un uomo all’apparenza semplice, se usiamo il metro di misura del ruolo che rappresenta in società. Pulisce i bagni pubblici. Ma lo fa con una grazia e una dedizione tali da portarci - arrivati già a metà film - a volergli dire grazie. Indugia sui rubinetti, strofina e lucida, usa pure uno specchietto modello dentista, per controllare i bordi interni dei water che non riesce a vedere. Tutto è armonia in lui, gentilezza, cura. Osserva il mondo in silenzio. E parla poco, Hirayama, non spreca parole. Sa quanto possano rivelarsi inutili quando al loro posto gli occhi riescono a esprimere i pensieri più profondi. Per rendere leggere le sue traversate metropolitane ascolta musica. Superba musica, a dire il vero. Non mancano Nina Simone, Van Morrison, Lou Reed, Patty Smith... Gli altri personaggi nello sfondo, ovattato e quasi onirico, sembrano a servizio di un unico obiettivo, esaltare la bellezza dell’abitudinarietà, abiurata invece dagli assetati di emozioni sempre più estreme. Ma Hirayama non ha paura di misurarsi con i soliti rituali giornalieri: sveglia all’alba, igiene personale, infilarsi la tuta da lavoro, caffè al distributore (un’unica volta ne prenderà due insieme), salire sul furgone carico dei prodotti per pulire i bagni e via al lavoro. Ritorno a casa, bicicletta, bagni pubblici per una pausa relax, doccia, pub e ritorno a casa. I ritmi sono gli stessi in un’armonica sequenza che allo spettatore all’inizio potrebbe apparire asfittica. È solo a fine pellicola che messi tutti insieme i momenti di Hirayama si riveleranno nello stupore della loro profondità, compresi gli alberi che fotografa quando è in pausa, gli occhi di una ragazza timida che pranza su una panchina vicino alla sua, i “da uno a dieci” del giovane collega Takashi, le frasi della libraia che accompagnano le vendite, dando valore a ogni libro che cede ai clienti (e sempre acquisti in offerta per Hirayama, seppure siano capolavori senza tempo. Ah, quanto ci piace incontrare librai così appassionati), la lampada che non illumina mai abbastanza, ma serve…
Nel silenzio che accompagna la pellicola per buona parte dello svolgimento, ognuno avrà modo di ripensare alle “cose della propria vita”. Compresi certi flashback che non vorremmo riportare a galla. Tuttavia, anche questi, in Perfect Days, ci riconciliano con la parte di noi destinata a restare in bianco e nero (tale e quale al film).
Andatelo a vedere, con la stessa voglia di scartare un cioccolatino al rum: dolce, breve, ma potrebbe dare alla testa, e solo nel bene.
P. S.
Gli autori citati nel film sono: William Faulkner, Aya Kōda, Patricia Highsmith.
Catena Fiorello Galeano
#perfectdays #wimwenders #film #kôjiyakusho
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viviandthestars · 1 year ago
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Posizione letto #5
Descrizione: il baldacchino è dotato del corredo scolastico base, con lenzuola, trapunta e il resto della biancheria da letto coi colori di Tosca, più la copertina speciale che ha portato da casa; quest'ultima non è che un patchwork confusionario di diverse sezioni di stoffe, qualcuna raffigurante costellazioni colorate, altre fantasie orientali e via così ( nb è più ampia dell'anno scorso ). Ai piedi del letto si trova un baule che ha conosciuto tempi migliori, consunto ma elegante, in legno di acacia. Sul dorso sono applicate le iniziali V.St.L., in metallo ossidato, così come il lucchetto che lo chiude. Il comodino è stato colonizzato da due terrari, un porta foto rosso contenente uno scatto di coppia con la zia Robyn ( + una polaroid babbana raffigurante Genevieve & la mamma incastrata nella cornice ) e, a rotazione, libri e pergamene di compiti incompleti. Nel cassetto conserva alla rinfusa un set di cappellini a misura di anfibio, la bacchetta, eventuali dolcetti, sticks d'incenso, un'ampolla con dei fagioli, vecchie lettere e un mazzo di tarocchi. 
Abitudini del pg: rispetto all'anno scorso è diventata sfuggente. Non brucia più l'incenso, la sera si infila prestissimo dentro le tende chiuse del baldacchino, di solito per rimanere sveglia fino a tardi con un lùmos acceso, e si alza intorno alle 6am per fare una corsetta mattutina ( quando riesce ) e fiondarsi a colazione puntuale un'ora dopo. Sono degne di nota le sue occupazioni del bagno, di durata biblica. Cerca di non passare troppo tempo in dormitorio, quando non ha nulla da fare — se non è troppo rumorosa — si sposta in sala comune.
Ordine: poco. Il baldacchino rimane ingombro delle coperte sfatte dalla notte, solitamente accartocciate in fondo al materasso e abbandonate così fino al passaggio degli elfi. Il baule, in compenso, viene sempre chiuso e non ci sono mai vestiti sporchi in giro.
Odore: normalmente aleggia solo una fragranza di pulito non troppo appestante e, quando lava i capelli, la nota di fragole di bosco dello shampoo.
Animali: Godrichina, una raganella verde. La si vede spesso e volentieri in compagnia della padrona ( perché costretta, ma non si escludono disperati tentativi di fuga ) e, non di meno, agghindata con capi di vestiario home made e su misura. Quando è sera viene riposta nel suo terrario, cosicché possa abbandonarsi ad un meritatissimo sonno di bellezza. Dal 05.10.79 si è aggiunto anche un giovane camaleonte, anche lui con un terrario dedicato.
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canesenzafissadimora · 10 months ago
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Guardo Stella che mi racconta le sue storie
e il suo mondo di seduzione, di fascino, e di preparazione alla seduzione e al fascino. E la preparazione per l’uscita dura più dell’uscita.
Dura più della storia.
Quando Stella è finalmente preparata, è tutta diversa da come era.
È di più, è tutta più. È tutta su misura.
Misura seduzione.
Io le dico che sembra che abbia più piacere a prepararsi che a incontrarsi.
Lei ride.
Sei bellissima quando ridi, Stella.
Grazie, oddio però, non mi far ridere che mi crolla tutto.
E invece è bellissimo quando ridi.
Ami ancora come una ragazzina, Paci, e invece sei una donna.
Certo lo so che sono una donna ma io come te non ci riesco.
Non capisco proprio.
Io per andare da chi amo mi preparo, e cerco di essere molto ma molto carina,
ma mi sbrigo.
Perché voglio stare tanto con lui.
E rido anche se mi crolla tutto.
A che serve essere belle se non è per goderne, io e chi amo?
Stella si fa bella perfetta come se non ci credesse che lei è bella.
Come se avesse bisogno di mille cose e attrezzi che la dipingono e la mascherano da bella.
Io vorrei che René mi amasse tanto da farmi sentire più bella.
Che fosse lui la mia bellezza in più.
Stella è buona e mi racconta dell’amore che incontra, che ascolta, che fa.
Mi racconta dell’amore che lei aspetta, che lei cerca, che lei chiama.
Ma è come se ci fosse il sole e lei non apre le finestre e la luce non entra.
È come se lei rimane buia con il sole fuori.
È triste così.
Si soffre così.
Come si fa, Paci?
Come fai tu?
Io ho più amore di te, ne ho di più di te, ne faccio più di te, ma tu sei più amata di me.
Come è possibile?
Io credo che amore non è solo amare.
Il sole per illuminare deve poter entrare la luce.
Per togliere il buio non basta il sole.
Devi aprire la finestra.
Il sole da solo non basta.
Ci vuole la luce.
Devi aprire le imposte.
Scostare le tende.
Aprire gli occhi.
Tirare la testa fuori dalle coperte.
Il sole da solo non basta.
L’amore, per amare, non basta.
Ci vuole che ami
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Mauro Leonardi
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