#bellezza e sensibilità
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L’UOMO DI ARGILLA di Anais Tellenne: il magnifico film arriva in esclusiva alla Multisala Kristalli di Alessandria! (Video)
Siamo lieti di annunciare che martedì 11 marzo alle ore 21:00 il toccante e poetico film L’UOMO DI ARGILLA, diretto dalla talentuosa regista francese Anais Tellenne, sarà finalmente proiettato ad Alessandria, in esclusiva alla Multisala Kristalli, in via Giuseppe Parini 17. Dopo il debutto alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, il film ha conquistato pubblico e…
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♠️_Spesso, in una donna, i facili costumi non sono che assenza di pregiudizi....🖤🌹
©️ Licaonia Lupe
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Fragile Abbandono
Scopriva che la passione non è solo desiderio carnale. Un rapporto sessuale non è una rincorsa all’orgasmo né una dimostrazione di predominio sul partner. È molto di più: un’occasione per spogliarsi delle proprie fragilità, mostrando quella parte di sé che raramente emerge.
C’è qualcosa di mistico nell’accarezzare la pelle, quella sensazione che intreccia eccitazione e intimità. Come uno scrigno magico chiamato animo, dove si celano i nostri desideri più delicati e autentici.
Sentirsi fragili e indifesi, ma con addosso l’odore dell’altro. Un’emozione unica, in bilico tra goduria e un senso profondo di sicurezza. È un’esperienza che non solo seduce la mente, ma rilassa il corpo, lasciandolo completamente pervaso da quel momento.
Ci si abbandona, senza riserve. A quella sensazione si potrebbe cedere per sempre.

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Elogio della donna di classe
di Francesco Lamendola
La donna di classe…
È una Signora con la "s" maiuscola; una donna che, qualunque cosa faccia (o non faccia) e dica (o non dica), rimane sempre al di sopra di se stessa.
Non si dà mai interamente: nel senso che non si svende, non si regala alle mode più facili, ma conserva sempre una parte di mistero, ossia di fascino.
Sì, perché il mistero è affascinante: è il non detto, il suggerito, l’implicito; è il riserbo, la discrezione, il pudore; è l’intimità che non si mette mai in piazza, che rimane fedele a un proprio codice di onore e di riservatezza.
È la femminilità che mantiene il rispetto di sé, che si veste di sobrietà e di senso della misura, perché consapevole che lo strafare non è mai veramente femminile e che l’esibire, l’ostentare, il gridare e il dimenarsi, si addicono alle donne da poco.
Donne di classe si nasce e non si diventa; e lo si è a qualunque classe sociale si appartenga. Una donna del popolo, a determinate condizioni, può avere più classe di una gran dama o di una ricca borghese. Non è questione di soldi e nemmeno di lignaggio. O si è signori nell’anima, o non lo si è; e questo vale per le donne, così come per gli uomini.
La donna di classe non teme le rughe e accetta di invecchiare. Sa di valere, anche se la modestia fa parte del suo abito mentale; perciò non tenta disperatamente di inseguire i perduti vent’anni, ma asseconda con grazia e intelligenza le diverse stagioni della vita, conscia del fatto che il fascino è qualcosa di molto più sottile e di molto più prezioso della bellezza che proviene dalla sola giovinezza.
Non si può essere giovani per sempre e non si deve cadere nel ridicolo di atteggiarsi a ventenni, quando si hanno sessant’anni; ma si può essere sempre raffinate, affascinanti, intriganti, purché si abbia classe.
Quando si ha classe, l’età diventa un elemento secondario o, addirittura, un ulteriore fattore di fascino; perfino le rughe, portate con dignità e naturalezza, possono accrescere il fascino, non diminuirlo.
La donna di classe sa che uno spacco vale più di cento minigonne e sa che uno sguardo può lasciare il segno più di cento perle sull’ombelico, esibito coi pantaloni a vita bassa; sa che alludere è più raffinato che strillare, come sa che sussurrare è molto più sensuale che dire.
La donna di classe si muove con garbo, parla di cose interessanti, e nello sguardo le brilla una luce particolare: perché ama la vita, ma la ama con sensibilità e intelligenza, non con avidità e prepotenza…
- Francesco Lamendola
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Riguardo al pretty privilege sono d'accordo con te. Mi sono sempre chiesto anche io se le interazioni con le altre persone fossero influenzate dalla mia bellezza (o non-bellezza) e parlo di colloqui di lavoro, esami orali all'università, la gentilezza della tipa alle poste e infinite altre situazioni. Non mi trovo d'accordo però con chi dice che chi cerca un contatto qui lo fa solo con secondi fini, o meglio, chi è malizioso qui con te lo è con chiunque condivida contenuti sessuali o provocatori. Se (per citare) condividi la foto di mezza mutandina, riceverai le attenzioni dei "predatori" indipendentemente dal fatto che tu sia convenzionalmente attraente o meno. Non conta quanto tu sia bella, meno bella, magra, meno magra, giovane, meno giovane. Nel tuo caso - e parlo per me - il fatto di essere bella e di dimostrare di riuscire a sostenere (ed elevare) una conversazione intelligente, suscita un interesse che va oltre alla malizia. Per me e per molti è eccitante parlare con una ragazza intelligente, bella e educata. Anche se non si parla del colore delle tue mutandine, della tua ultima fantasia erotica o della tua collezione di sex toys. Fine.
concordo che un atteggiamento provocatorio, appunto, prima o poi provocherà qualcuno, indipendentemente dalla forma di chi provoca. perché la forma è oggettiva ma la sua percezione è soggettiva, e le ragioni di attrazione sono tante e diverse per ogni individuo. quindi qualsiasi elemento ti componga, oggettivamente bello, meno bello, alto, basso, magro, non magro, se provochi, qualcuno sarà attratto dalla tua formula. come ho detto, la chimica, per essere tale, ha bisogno di più elementi. uno di questi elementi può essere anche la capacità argomentativa, onestamente indebolisce anche me come te. e può essere più o meno rilevante. per me, la sfera intellettuale è un elemento di attrazione molto forte, bada bene non parlo di intelligenti o meno (che tra l'altro per me l'intelligenza è un concetto talmente vasto che esclude e allo stesso tempo tocca chiunque su infiniti fronti), parlo di un certo spessore in base alla percezione del mio tatto, della mia sensibilità. però trovo molto vero, che tanti, si concedano occasione di scoprire la sfera intellettuale soltanto nei confronti di chi la custodisca in una bella confezione. infatti, anche nella tua composizione chimica, includi la bellezza trovando eccitante confrontarti con "una ragazza intelligente, bella e educata". è soggettivo, c'è chi nella propria composizione include altri elementi, chi esclude questi, chi ne salva soltanto una parte, chi ne ha totalmente di diversi. fortunatamente, così, c'è trippa per ogni gatto :)
ti ringrazio per i complimenti un po' indiretti<3
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Tu, sei la melodia che accompagna il cammino della mia vita, io il tessitore e il cantore dei tuoi sogni/desideri, l'autore delle lodi, dei fragili inni alla tua bellezza e sensibilità, alla tua gentilezza e purità dell'anima e del cuore. Quando il poeta incontra la sua musa non può non amarla e non può zittire, il sentimento di ammirazione che gli pervade l'anima, è la sua fonte d'ispirazione e la sua sorgente di acqua viva, che zampilla dal suo cuore e non si esaurisce mai. È attratto, stordito e ammaliato, è innamorato e non può tacere, nè rinunciare a dichiararlo. A te che sei nata donna, io dico grazie, mi hai aiutato a diventare uomo.
lan ✍️⚘️
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I sentimenti si apprendono. Gli antichi imparavano i sentimenti attraverso le storie mitologiche. Se guardiamo alla storia greca ci ritroviamo tutta la gamma dei sentimenti possibili, Zeus il potere, Afrodite l’amore, Atena l’intelligenza, Apollo la bellezza, etc. C’era tutta la fenomenologia dei sentimenti umani. Noi invece li impariamo attraverso la letteratura, che è il luogo dove si apprende che cosa sono il dolore, la noia, l’amore, la disperazione, il suicidio, la passione, il romanticismo. Ma se la letteratura non viene “frequentata” e i libri non vengono letti, se la scuola disamora allora il sentimento non si forma. E se la cultura non interviene, i ragazzi rimangono a livello d’impulso o al massimo di emozione.
Da qui la necessità di educare al sentimento, a partire dalle favole per bambini dove si impara cosa è bene e cosa è male, e poi, crescendo, con la scuola dove si apprende dalla letteratura tutta la gamma dei sentimenti, i loro nomi e i loro possibili percorsi. E solo grazie a questo corredo culturale si acquisisce quella sensibilità psichica capace di distinguere il bene dal male, l'amore dall'odio, la partecipazione dall'indifferenza.[...]. Non sentire più la differenza tra bene e male, tra il giusto e l’ingiusto, tra ciò che grave e ciò che non lo è, denota una mappa emotiva non costituita.
Umberto Galimberti
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Karl Jax ha osservato che tra le dee e le eroine d’Omero non ce n’è una che abbia i capelli neri. Odisseo è l’unico eroe omerico bruno, ma l’abitudine a ritrarre gli eroi biondi è così forte che in due passi dell’Odissea (Xlll, 397, 431) anche lui è detto xanthòs. E, d’altronde, Odisseo si differenzia anche per i suoi caratteri psicologici, segnatamente per la sua astuzia: Gobineau vedeva in lui l’eroe “nella cui genealogia il sangue dei guerrieri achei si è fuso con quello di madri cananee”. In genere però, il disprezzo dei Greci d’epoca omerica per il tipo levantino, è scolpita dal loro disprezzo per i Fenici, bollati come “uomìni subdoli”, “arciimbroglioni” (Iliade XIX, 288). Tra gli dei omerici, Afrodite è bionda, come pure Demetra. Atena è, per eccellenza, “l’occhicerulea Atena”. Il termine adoperato è glaukopis, che certo è in relazione anche col simbolismo della civetta, sacra alla dea (glaux = civetta: occhi scintillanti, occhi di civetta), ma che in senso antropomorfico vale “occhicerulea”: Aulo Gellio (Il, 26, 17) spiega glaucum con “grigio-azzurro” e traduce glaukopis con caesia “die Himmelbluaugige“. Pindaro completa il ritratto omerico della dea chiamandola glaukopis e xanthà. Apollo è phoibos “luminoso, raggiante” e anche xoutòs. Era, sposa di Zeus e modello della matrona ellenica, è leukòlenos, “la dea dalle bianche braccia”, tipico tratto della bellezza femminile della razza nordica.
La grande arte classica, che data da questo secolo, ha ritratto quel tipo alto, con tratti fini e regolari, che è proprio della razza nordica, e quale oggi si può trovare compattamente solo in alcune regioni contadine della Svezia. Anche la razza mediterranea ha tratti regolari, ma è di piccola statura, e quell’impronta più fiera, quel modellato più energico del naso e del mento che fanno la fisionomia classica, sono da ricondursi alla razza nordica: “Ancora Aristotele scrive nella sua Etica Nicomachea che per la bellezza si richiede un corpo grande, di un corpo piccolo sì può dire che sia grazioso e ben fatto ma non propriamente bello. Questo corpo piccolo e grazioso è essenzialmente quello mediterraneo, come appare a uomini di sentire nordico. Per la sensibilità nordica il contenuto fisico e spirituale della razza mediterranea non è sufficiente ad attingere la vera ‘bellezza’, perché qui per la bellezza si richiede una certa gravità interiore, una grandezza d’animo che dai Greci di sensibilità nordica fu sintetizzata nel concetto della megalopsychìa… La figura mediterranea agli occhi dell’uomo nordico apparirà sempre troppo leggera e troppo inconsistente perché i suoi tratti fisici siano ammirati come “belli”.
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non me ne vogliano le tappe brune...;-)
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Nel silenzio sommesso delle nostre anime, dimora un costante timore, quel velato pudore di essere d'ostacolo al prossimo, di rivelare troppo delle profondità celate nel cuore. Esitiamo, noi, custodi di fragili speranze e sogni spezzati, timorosi che la nostra presenza possa turbare la quiete altrui. Come equilibristi su un filo sottile, misuriamo ogni parola, ogni gesto, per non infrangere l'armonia delicata che ci circonda. È un tratto distintivo di noi, esseri incantevoli ma segnati dalle tempeste del passato, portare sulle spalle il peso di cicatrici invisibili. Come antiche rovine intrise di storia, custodiamo storie di amori e perdite, di gioie fugaci e dolori sussurrati al vento notturno. Ogni emozione vissuta si è impressa nel profondo, scolpendo l'anima con solchi di memoria e saggezza. Eppure, in questa nostra ritrosia, vi è una bellezza rara, un fascino che risplende come la luna tra le nubi cangianti. Siamo creature di profonda sensibilità, cuori ardenti nascosti dietro veli di discrezione. Desideri mai confessati e passioni sopite animano il fuoco interiore che ci mantiene vivi, alimentando pensieri e sogni che danzano al crepitio delle emozioni. Se solo avessimo l'ardire di abbattere le barriere erette a protezione dell'animo, di lasciar fluire liberamente l'essenza unica che ci contraddistingue, forse scopriremmo che il mondo attende il nostro canto segreto. Poiché nell'intimo di ogni esitazione risiede la potenza di un cuore che ha conosciuto l'amore profondo e la sofferenza più intensa, e che anela ancora a toccare le corde vibranti dell'esistenza. Ogni battito è un richiamo all'autenticità, un invito a vivere senza timore di mostrarsi per ciò che si è realmente. Così procediamo, viandanti tra sogno e realtà, portando con noi la luce indomita della speranza. E nel dolce conflitto tra il desiderio di emergere e la paura di esporsi, troviamo la nostra vera essenza, quella di anime belle, forse ferite, ma infinitamente capaci di emozionare e di amare con profondità sconfinata. È nel coraggio di abbracciare le nostre vulnerabilità che risiede la forza più grande, quella che ci permette di tessere legami autentici e duraturi. Perché è nella condivisione delle nostre profondità che la vita acquista significato, e le cicatrici del passato si trasformano in segni di rinascita e resistenza. Siamo il riflesso di esperienze vissute intensamente, e ogni istante diviene prezioso quando abbracciamo senza riserve la nostra vera natura. In questo viaggio, impariamo che non vi è bellezza più grande che essere fedeli a se stessi, permettendo alla propria luce interiore di brillare nel mondo. E così, anche se la costante paura di disturbare e di esporsi troppo ci accompagna, scopriamo che attraverso l'apertura del cuore possiamo trovare connessione e comprensione. E in questa scoperta, l'anima si eleva, libera dai timori, pronta a vivere appieno la sinfonia delle emozioni che rendono unica la nostra esistenza.
Empito
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«Molti di voi vivono nelle città, con tutto il traffico, il rumore e l’inquinamento dell’ambiente. Probabilmente non vi capita spesso di essere in mezzo alla natura. C’è questo mare meraviglioso, ma voi non siete in relazione col mare. Lo guardate, magari ci andate a fare una nuotata, ma non avete il senso di questo mare con la sua enorme vitalità ed energia, la bellezza delle onde che si infrangono sulla costa – non c’è nessuna comunicazione fra quel meraviglioso movimento del mare e voi. E se non siete in relazione con questo, come potete esserlo con qualcun altro? Se non percepite il mare, la qualità dell’acqua, delle onde, della grande vitalità della marea che sale e scende, come potete essere consapevoli o essere sensibili alla relazione umana? Vi prego, è molto importante comprenderlo, perché la bellezza non è soltanto nella forma fisica, l’essenza della bellezza è quella qualità di sensibilità, la qualità dell’osservazione della natura.» Jiddu Krishnamurti art by AlSharifMohammed **************************** «Many of you live in cities, with all the traffic, noise and pollution of the environment. You probably don’t get to be in nature very often. There is this beautiful sea, but you are not in relationship with the sea. You look at it, maybe you go for a swim, but you have no sense of this sea with its enormous vitality and energy, the beauty of the waves breaking on the shore – there is no communication between that wonderful movement of the sea and you. And if you are not in relationship with that, how can you be in relationship with anyone else? If you don’t feel the sea, the quality of the water, of the waves, of the great vitality of the tide rising and falling, how can you be aware or sensitive to human relationship? Please, it is very important to understand this, because beauty is not only in the physical form, the essence of beauty is that quality of sensitivity, the quality of observation of nature.» Jiddu Krishnamurti art by AlSharifMohammed
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"La pioggia non fa rumore" di Natale Scordo – Il silenzio della disillusione. Recensione di Alessandria today
“La pioggia non fa rumore” di Natale Scordo è una poesia che si insinua tra le pieghe dell’anima con la delicatezza della malinconia e la potenza di una verità sussurrata. In questi versi, l’autore esplora il vuoto dell’esistenza, il senso di smarrimento e la perdita della meraviglia che un tempo apparteneva alla vita. La disillusione di un cielo svuotato “Un cielo svuotato giacein un tempo…
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Opere in Mostra
di Kira Kharchenko

" SOGNATRICE "
[ 2023 ]
In questo quadro è rappresentata una ragazza sognatrice, che riassume in sè la mia autopercezione. Ha gli occhi chiusi perchè è concentrata sul.proprio mondo interno, sogna ed è seduta su una nuvola, che sottolinea ancora il suo distacco dalla realtà e dal mondo materiale. Sullo sfondo si trovano gli elementi blu, dipinti come i mosaici ed essi sono la raffigurazione dei suoi pensieri-sogni.

"DANZA DELLA NINFA"
[ 2023 ]

"SILENZIO DELLE ESPLOSIONI"
[ 2023 ]
La guerra non è solo esplosioni sul campo di battaglia, ma è esplosioni dentro ogni anima che ne soffre. La guerra non scolorisce la vita, ma la rende più acuta e psichedelica, perchè le emozioni sono così forti, da non poter più essere rappresentate a parole. Volevo rappresentare persone diverse: gli amanti, una credente, una mamma con i figli, un'allegoria di un'essenza divina ( colei che protegge la melagrana - il simbolo compattezza della nazione e del sangue versato ) e una bambina (mia cugina di secondo grado) che è morta per davvero all'età di 7 anni, quando la sua città fu bombardata nel 2022.

AUTORITRATTO CON LILLÀ
[ 2023 ]
Ho realizzato il mio autoritratto con i fiori lillà in mano, perchè vedo me stessa, in questo periodo della mia vita come una immagine di lillà. Questa pianta è melanconica, timida, e in tutti i sensi è particolare. È consuetudine regalare lillà per la prima volta che ti innamori, ed io associo questo a un giovane che sta appena iniziando a capire questa vita. Siccome ho solo 17 anni, penso che questa pianta, al meglio dimostra il mio modo di pensare. Nonchè quì ho lo sguardo ispirato, pensieroso e poetico.

GUARIGIONE
[ 2023 ]
L'opera rappresenta una donna che sta per entrare nell'acqua, così, simbolicamente lei inizia una nuova pagina nella vita, comincia la sua guarigione dalle sue paure. Quindi il tema principale è il credere nel meglio .
( speranza e futuro )

R I C O R D I
[ 2022 ]
Questo lavoro rappresenta una persona che soffre dei suoi ricordi che la avvolgono, come una corda tutta intorno (a Lei). La ragazza ha capelli rosa e occhi rosa come simbolo della sua anima delicata, che si manifesta in una visione "romanticizzata" del mondo. L'immagine del cerchio sulla guancia, mostra la sua appartenenza al mondo spirituale ed è simbolo di spirito e carattere forte. Nonostante le emozioni ribollenti provate da lei, nel quadro è presente la fede nella liberazione dal passato

S E N S I B I L I T Á
[ 2023 ]
Sensibilità come stato d'animo come modo di vedere e percepire le cose.
Apprendere tutto attraverso una forma di pensiero sentimentale, tale è il messaggio di questo lavoro.
Questa giovane ragazza ha un velo di fiori che le copre le spalle e la racchiude in un mondo di sensibilità: ha uno sguardo profondo, tenero e vivaci occhi verdi.

C I C L I C I T À D E L L' E S S E R E
[ 2023 ]
Ho voluto rappresentare una "vanitas", con l' esempio di questa ragazza bella, lucente, fatta di rettangoli colorati, come simbolo del suo essere multiforme e poliedrica: perchè la sua bellezza e gioventù svaniranno col tempo.
Lei è viva ( è dato dallo sfondo verde dietro le sue spalle) e vede il suo futuro - la morte ( rappresentata dal teschio e dai rettangoli sbiaditi). Nasciamo, moriamo e di nuovo nasce qualcosa e muore: è la ciclicità dell'Essere.

P E N S I E R I
[ 2022 ]
Il tema è la contrapposizione del mondo materiale con il mondo del pensiero.
La ragazza ha i pensieri cupi, oscuri e deprimenti, che catturano la sua mente, lo si può vedere dal suo sguardo rivolto verso i corvi neri. Allo stesso tempo, lei cerca di restare sulla terra, tenendo la mano sulla spalla. La ragazza si chiede se essere o non essere.
NOTE DI SERVIZIO :
La Mostra di pittura di Kira Kharchenko è aperta fino al 23 marzo 2024, nei locali dietro il Municipio, messi a disposizione dal Comune di Mercato Saraceno.

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#Pensieri quadri visioni del mondo e dell'Essere.#Arte#Pittura#Esposizione personale di pittura di Kira Kherchenko (artista ucraina).#Spotify#ESPOSIZIONE PERSONALE DI KIRA KHARCHENKO
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"Ho sempre avuto come compagna la morte per molti anni. È una presenza discreta, silenziosa, che si siede accanto a te senza chiedere permesso. Eppure, più cerchi di ignorarla, più ti accorgi che c’è. Bisogna vivere la vita come un dono, nel bene e nel male, e io l’ho imparato attraversando ogni sfumatura di buio.
Da bambina ero solare, ma anche incredibilmente malinconica. Sentivo il peso di un’assenza che non sapevo nominare. Guardavo il cielo e mi chiedevo se fosse tutto lì: la luce del sole, il profumo dell’erba tagliata, le risate che mi circondavano. Non capivo il respiro della vita, mi sembrava che ci fosse sempre qualcosa di sospeso, qualcosa che mi sfuggiva. Ora l’ho capito. L’ho accettato. E l’abbraccio a 360 gradi, anche nelle sue ombre.
La mia carriera è stata un viaggio strano, intenso, a volte spietato. A Sanremo ci sono arrivata come in una sfida, ma non era la più grande. Ce ne sono state altre, molto più dure, e la musica, il cinema, il teatro sono stati solo scenari di battaglie interiori che ho dovuto affrontare. La droga, l’autolesionismo… sono precipizi che ti chiamano, dolci come sirene. A un certo punto devi scegliere: precipiti o voli. Per me non c’è mai stata una via di mezzo. Il processo è in continua evoluzione, non finisce mai. Solo quando morirò potrò dire di esserne uscita davvero.
Ho sempre avuto una sensibilità che mi rendeva diversa, e forse per questo ho sempre sentito una connessione speciale con chi, come me, era un’anima fuori posto. Lady Diana, ad esempio. Era un angelo a cui hanno strappato le ali troppo presto. Le persone ipersensibili dovrebbero essere protette, aiutate. Invece spesso vengono isolate, incompresse.
Per un periodo ho vissuto in strada. Non ci sono barboni, ci sono solo persone che hanno perso qualcosa, o che hanno scelto di stare fuori dai margini. È stata una scuola incredibile. Non ero sola: ero tra esseri umani con storie spezzate, con occhi pieni di mondi che nessuno voleva ascoltare. Ho visto il dolore in forme che non si possono spiegare, ma anche una bellezza cruda, autentica, lontana dalle maschere della società.
E poi c’è papà. Adriano Celentano. Per tutti un gigante, un rivoluzionario. Per me, prima di tutto, mio padre. Eppure lo guardo con una distanza strana, oggettiva. Era avanti, certo. Ma era anche distratto. Non era lui ad asciugare le mie lacrime. Non era lui a vedermi quando avrei avuto più bisogno di essere vista. Ma forse è così con tutti i grandi artisti. Sono colonne portanti per il mondo, ma fragili nelle stanze di casa.
E l’amore? L’amore non ha definizioni, non ha etichette. Io non credo nelle categorie. Ho amato più donne nella mia vita, questo sì. Le donne sono come il mare: più ti tuffi in profondità, più scopri meraviglie. Gli uomini li sento più come la terra: solidi, statici, ma senza quella vertigine liquida che mi ha sempre affascinata.
Forse sono sempre stata un’anima nomade, un’anima inquieta. Ma non cambierei nulla di quello che sono stata. Perché, nel bene e nel male, ho sempre scelto di volare."
Rosalinda Celentano

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Non c'è notte di luna in cui gli animi malvagi e le idee perverse non s'aggrovigliano come nidiate di serpenti, e in cui negli animi caritatevoli non scoccino gigli di rinuncia e dedizione.
Attraverso le parole di Calvino ho addolcito la sensazione dell'essere maledetto dall'asprezza dell'ignoranza, che col suo vuoto, nell'adolescenza, governava lo stato d'animo delle situazioni. Parte dello sviluppo di ciò che sono lo devo ai suoi romanzi, a concetti narrativi (come questo de Il Visconte Dimezzato) che mi hanno aiutato a comprendere ciò che provavo o chi ero in relazione con l'esistenza. Ogni situazione descritta (così come scrissi in passato su una nota che mi ero fatto su Il Cavaliere Inesistente) apriva un varco nel quale tuffarmi ad esplorare ciò che non comprendevo.
Una scura irrequietezza, ancora presente nella mia personalità, ma che al tempo era una difficile convivenza, muoveva i pensieri abissando quella generosa sensibilità che era ed è sempre stata uno dei pilastri del mio carattere. La scarsa conoscenza di me stesso portava la mente a vedere, non più bellezza ed armonia, ma distruzione e sacrificio. Pensieri devastanti si intrecciavano come vipere e accrescevano l'animo inquieto che, come un pesante mantello, mi cadeva sulle spalle coprendo ogni luce.
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I sentimenti si apprendono. Gli antichi imparavano i sentimenti attraverso le storie mitologiche. Se guardiamo alla storia greca ci ritroviamo tutta la gamma dei sentimenti possibili, Zeus il potere, Afrodite l’amore, Atena l’intelligenza, Apollo la bellezza, etc. C’era tutta la fenomenologia dei sentimenti umani. Noi invece li impariamo attraverso la letteratura, che è il luogo dove si apprende che cosa sono il dolore, la noia, l’amore, la disperazione, il suicidio, la passione, il romanticismo. Ma se la letteratura non viene “frequentata” e i libri non vengono letti, se la scuola disamora allora il sentimento non si forma. E se la cultura non interviene, i ragazzi rimangono a livello d’impulso o al massimo di emozione. Da qui la necessità di educare al sentimento, a partire dalle favole per bambini dove si impara cosa è bene e cosa è male, e poi, crescendo, con la scuola dove si apprende dalla letteratura tutta la gamma dei sentimenti, i loro nomi e i loro possibili percorsi. E solo grazie a questo corredo culturale si acquisisce quella sensibilità psichica capace di distinguere il bene dal male, l'amore dall'odio, la partecipazione dal l'indifferenza. Ma la famiglia e la scuola oggi educano al sentimento? Questa è la domanda da rivolgere non a Dio, ma alle nostre istituzioni educative. Umberto Galimberti, Intervista
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Sono ipersensibile, tutto mi tocca, mi raggiunge, mi commuove, mi travolge, mi gonfia.
Io ho male per me, per l'altro.
Io sento.
Sento gli odori, le anime, la tristezza.
Io sento a fior di pelle, di parole, di bellezza.
Sono ipersensibile, piena di poesia.
Qualcosa balla in me.
Sono scorticata, danneggiata, ferita dalla vita.
Sono un'empatica.
Rilevo ciò che non mi viene detto, rispetto il silenzio, perché lo parlo fluentemente.
Sono così tenera ed emotiva.
Io sento più forte, tutto ciò che sfiora l'altro.
Posso perdere l'equilibrio più velocemente, più violentemente di qualcuno con sensibilità normale.
La mia sensibilità non è mai banale.
Posso sentire molto forte, volare molto in alto e scendere all'improvviso.
È la mia fragilità e la mia forza.

C. Soares
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