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La Luna non era che un Mento Dorato. Emily Dickinson e l’elogio poetico della Luna: un viaggio tra bellezza, simbolismo e mistero
Un titolo che risplende: "La Luna non era che un Mento Dorato"
Un titolo che risplende: “La Luna non era che un Mento Dorato” Emily Dickinson, una delle voci poetiche più straordinarie della letteratura americana, torna a incantare con questa composizione senza tempo dedicata alla Luna. Con le sue immagini dense di metafore e la sua visione unica della natura, Dickinson regala al lettore un’intensa esperienza sensoriale ed emozionale. Questa poesia celebra…
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Ci sono state raccontate due grandi falsità su Cleopatra: innanzitutto, non era affatto una bellezza convenzionale; in secondo luogo, non era neanche egiziana. Gli storici hanno cercato di spiegare come una donna sia riuscita a sottomettere gli uomini più potenti del suo tempo, ma i documenti storici testimoniano che Cleopatra non era semplicemente una seduttrice, bensì una donna di intelligenza straordinaria.
Plutarco scrive di lei che era incredibilmente affascinante, anche se non bella nel senso classico del termine. Racconta che fosse impossibile dimenticarla. Cleopatra aveva una voce così melodiosa e magnetica da incantare chiunque le parlasse.
Era una donna dotata di un’intelligenza eccezionale.
Cleopatra era profondamente istruita e padroneggiava diverse discipline, tra cui matematica, astronomia, oratoria e filosofia. Fu la prima e unica sovrana della dinastia tolemaica ad abbracciare la religione e la cultura egiziane. Nessuno dei suoi predecessori aveva mai mostrato interesse per le tradizioni del popolo che governavano: tutti veneravano esclusivamente gli dèi greci.
Inoltre, Cleopatra era una poliglotta straordinaria: parlava almeno nove lingue. Fu la prima tra i Tolomei a imparare l’egiziano, una lingua che nessuno prima di lei si era mai preoccupato di studiare, nonostante governassero l’Egitto. Tra le altre lingue che conosceva c’erano l’ebraico, l’etiopico, l’arabo, il persiano e il latino.
Cleopatra ebbe quattro figli: il primogenito, Tolomeo XV Cesarione, probabilmente nato da Giulio Cesare, e tre avuti da Marco Antonio. I gemelli, figli di Antonio, portavano nomi che in traduzione significano "Sole" e "Luna".
Dopo la morte di Cleopatra, Cesarione fu giustiziato da Ottaviano, il figlio adottivo di Cesare. Gli altri figli furono portati a Roma per essere allevati. Si sa che la figlia si sposò con un re della Mauretania, ma il destino degli altri figli rimane avvolto nel mistero.
Cleopatra e Marco Antonio morirono insieme. Avevano deciso che, in caso di sconfitta, si sarebbero suicidati. Antonio si tolse la vita con la spada, mentre si crede che Cleopatra abbia usato il veleno di un serpente.
La regina, rinchiusa in una stanza con le sue ancelle, fu minacciata da Ottaviano: se si fosse suicidata, avrebbe colpito i suoi figli. Nonostante ciò, Cleopatra decise di togliersi la vita. Secondo i romani, un servo le avrebbe portato un serpente nascosto in un cesto di fichi, ma molti storici ritengono più probabile che Cleopatra avesse nascosto del veleno in una forcina cava tra i capelli.
Prima di morire, Cleopatra scrisse una lettera a Ottaviano chiedendo di essere sepolta accanto a Marco Antonio. La sua morte fece infuriare Ottaviano, poiché lo privò del trionfo di esibire la regina sconfitta.
Ad oggi, la posizione esatta della tomba di Marco Antonio e Cleopatra rimane sconosciuta. Esistono solo ipotesi e supposizioni.
Così si concluse la vita di Cleopatra, un’incredibile sovrana, ultima regina d’Egitto e ultima rappresentante della dinastia tolemaica. Con la sua morte, l’Egitto perse la propria indipendenza e divenne una provincia dell’Impero Romano. La caduta di Cleopatra segnò la fine della grande civiltà egizia.
Informatevi meglio, prima di scrivere cazzate, mondo di Tumblr.
Notte ✨✨✨
(Angela P.)
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Mi perdevo lentamente nel profondo del cuore, dappertutto ti cercavo senza fare rumore... Te ne eri andato senza lasciarmi niente... Mi restava solo tanto dolore.... I miei occhi erano tristi e malati d'amore... Piangevo la sventura di aver perso il tuo cuore... E mentre piangevo nel buio più nero, ecco... Sento un rumore là infondo al sentiero... Mi giro di scatto... È un lupo affamato... Uno sguardo lucente di cristallo infuocato... I suoi occhi brillavano come stelle nella notte... Si avvicinavano selvaggi... Volevano mangiarmi... Ho provato a resistere, a scappare lontano, ma mi afferrò in silenzio... Non andai lontano... Ululava alla luna... Poi, di scatto smise... Mi guardò negli occhi... Mi sembrò che rise... Quello sguardo ammaliante ha riportato il sorriso, che da sempre mancava sul mio bel viso... Fu lui a stregarmi con i suoi occhi di cristallo... A graffiarmi l'anima con i suoi artigli affilati... A mordermi il cuore con i suoi denti affamati... a farmi scoprire la bellezza della sofferenza... Perché io di lui ormai non potrò più fare senza... Mangiami l'anima, fanne un boccone... Portami via da questa prigione... Corriamo in fretta alla tua bella tana... Sdraiamoci insieme nel suo tepore... Perché lo sai che ho un immenso bisogno d'amore.. amore infinito ed un posto al sicuro... Che protegga la mia anima dal maledetto futuro!!!
~ Virginia ~
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𝓨𝓪𝓷𝓭𝓮𝓻𝓮 𝓟𝓪𝓾𝓵 𝓐𝓽𝓻𝓮𝓲𝓭𝓮𝓼 𝔁 𝓻𝓮𝓪𝓭𝓮𝓻
𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ Dune
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento yandere, Fem reader, relazione tossica, matrimonio forzato (menzionato), tentato omicidio, avvelenamento, aborto, relazioni extra coniugarli, tradimento, utilizzo della voce, manipolazione psicologica, instabilità emotiva, ricatto, tocco non consensuale.
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 3170
I corridoi a quest’ora della notte erano quasi del tutto vuoti, fatta eccezione per i soldati di guardia e della figura leggiadra della bella donna chiamata (nome) Alithea e in futuro Atreides -se mai il matrimonio fosse andato a buon fine naturalmente-. La bellezza della figura meritava per certo il soprannome che gli era stato affidato quando era ancora una bambina. La principessa degli Alithea. Come unica figlia femmina fino ai suoi 12 anni era stata amata e adorata quasi al pari della contessa che una volta era stata sua madre.
La sua bellezza e purezza non era ancora caduta in disgrazia secondo il pubblico.
La sua bellezza, la sua educazione e il suo carattere mansueto avevano permesso tale nomignolo. Poco si potrebbe immaginare che dietro quella bella facciata si potrebbe nascondere una donna non più diversa.
Una donna fredda e crudele, cresciuta fino a riconoscere la sua unica utilità come scambio tra famiglie. Il nome e l’importanza degli Atreides per una donna fertile ed educata che avrebbe mantenuto alta la discendenza.
Si era quasi stancata di sentire tali voci venire dall’esterno, oramai quasi tutti i servi al servizio del Duca e della sua famiglia avevano familiarità con il caratteraccio della donna.
❝ Mia signora cosa ci fate sveglia a quest’ora? ❞ La donna si fermò barcollante nei suoi passi. ❝ Dovreste essere nelle vostre stanze a riposare. ❞ (nome) ha un aspetto malaticcio nei suoi lineamenti morbidi. Il colore della pelle è sbiadito quel tanto che bastava per farla sembrare tra la vita e la morte. I capelli (colore) scompigliati, sono sciolti dal solito complicato intreccio, permettendo così delle morbide onde ad accompagnare il suo viso. Il piacevole movimento delle ciocche seguiva il suo viso una volta che decise di poter onorare questa persona con le sue attenzioni.
Duncan Idaho era in mezzo al corridoio con aria solenne. La postura eretta e impeccabile è proprio qualcosa che ci si poteva aspettare da casa Atreides e da uno dei suoi fidati.
Lo sguardo dell’uomo affronta con sospetto il corpo gracile ea mala pena sostenuto della sua signora. Non c’è traccia di ostilità verso qualcuno, solo il suo solito io viziato. O almeno è quello degli ultimi 7 anni. Quando d’improvviso la dolcezza della bambina venne sostituita con il gelo caratteristico di casa Alithea.
Duncan non ha mai diffidato di lei. Non che potesse in qualche modo, è una donna talmente fragile e minuta che si poteva dubitare potesse ferire qualsiasi componente della famiglia Atreides. Solo non poteva che notare il cambiamento di carattere durante la sua crescita al fianco all’erede Atreides. Davanti agli occhi ha visto come qualcuno potesse sprofondare nell’oscurità poco a poco.
Lo sguardo affilato della donna cadde sul soldato, fidato agli Atreides e vicino a quello che sarebbe diventato suo marito. ❝ Niente di importante Sir, cerco solo di raggiungere il mio futuro marito nelle sue stanze. Mi ha chiesto di parlare in privato. ❞
Duncan dubitava che Paul potesse essere così dannatamente maleducato da scomodare la sua fidanzata che fino a qualche giorno fa era in letto di morte. Poi nessun -nemmeno Paul- gli aveva parlato di questo incontro e per quanto potesse essere un incontro tra innamorati, di cui dubitava molto, il ragazzo avrebbe comunque avvertito qualcuno della cosa.
In genere lady (nome) non era nemmeno una persona da incontri romantici al chiaro di luna, ne di una avventura in camera da letto. Quindi era ben presumibile stesse architettando qualcosa che avesse a che fare con Paul. Duncan sperava vivamente che questo non li avrebbe messi nei guai.
❝ In tal caso lasciate che vi accompagni.❞ Il suo onore gli impediva di lasciare la sua signora andare in giro per le sale di Castel Caladan alla ricerca del futuro marito, quando nemmeno riusciva a camminare correttamente.
Stava anche tremando a tratti sotto la stola in lama.
Lo sguardo della donna si assottigliò lasciando brillare le pagliuzze argentate annegate nel (colore) delle sue iridi. (Nome) era abbastanza furba da non tentare una discussione per una tale sciocchezza. Per quanto irrispettosa potesse essere, il tutto sarebbe diventato solo più sospettoso. ❝ Se è ciò che desiderate.❞ Duncan camminò fino a sorpassare (nome) e guidarla verso la sua destinazione.
La stanza di Paul non era molto lontana, di conseguenza il viaggio fu breve. La principessa bussò con eleganza alla porta e Paul rispose aprendo la porta. La sorpresa era palese dai suoi occhi verdi, ma si riprese l’attimo dopo aver notato anche Duncan. Salutó l’uomo con un cenno e poi si rivolge alla donna di Alithea ❝ A cosa devo la visita della mia signora? ❞ (Nome) ridusse la sua espressione a puro disgusto e entrò nella stanza lasciandosi alle spalle Duncan e la sua espressione disperata dai capricci e dalle bugie della donna. Paul non fece altro che un’espressione di scuse al compagno fidato chiudendo la porta intimandolo di continuare con i suoi doveri.
❝ Spero ci sia un motivo valido per disturbare il tuo riposo e Duncan. ❞ ❝ Non gli ho chiesto io di disturbarsi. ❞ Lady (nome) ha tralasciato le sue condizioni precarie mentre si fermava nel mezzo della stanza incrociando le braccia al petto. La stola e la vestaglia morbida annientava ogni curva che la donna potesse possedere. Un sospirò lasció le labbra di Paul mentre si avvicinava a lei per avvolgere le braccia intorno alla figura della donna, ❝ La vostra crudeltà non appassisce mai mia signora, nemmeno quando siete malata. E dire che quando eravate piccola possedevate una tale gentilezza. ❞ Il calore della loro pelle che si tocca era qualcosa che (nome) ha detestato, e sapeva che in futuro non gli sarebbe bastato questo da lei.
Si crogiolò segretamente nel tepore del loro abbraccio, forse avrebbe dovuto prendere una stola più pesante ma non è riuscita a trovarla da sola. ❝ Io inizierei a ritermi il colpevole di tale comportamento se fossi in te, Paul.❞ Il suo nome aveva una cadenza sprezzante ma L’Atreides, in qualche modo contorto, sembrò apprezzare. Paul stampa un bacio sul suo collo, incurante dello strato di capelli che si sovrapponeva alla pelle di (nome). Rabbrividì disgustata.
❝ In ogni caso non hai risposto alla mia domanda.❞ Si staccò da lei andando a sedere dall’altra parte della stanza. Si versò qualcosa da bere e lo stesso fece per lei. (Nome) sapeva fare di meglio che cedere a tali galanterie. Era considerata una bellezza a tal punto che in molti hanno cercato le sue attenzioni con trucchi meschini.
In realtà Paul sapeva perché era lì e da cosa era dovuto il suo turbamento. C’era una incrinatura nella sua solita corazza, lasciando intravedere spiragli di rabbia e nervosismo. Aveva letto attentamento i suoi movimenti e le sue parole. Come si soffermava su qualcosa troppo allungo, come teneva coperto il ventre con la stola e come si graffiava i polsi.❝ Devi lasciarlo andare. Lui non ha colpa.❞ ❝ mmh? ❞ Prese un sorso di bevanda tenendo gli occhi su di lei. Sapeva di cosa stava parlando, non c’è stato bisogno di avere conferme, eppure lui ha continuato a fingere di non comprendere. Se lady (nome) non lo conoscesse, avrebbe potuto dire che si stava divertendo a vederla così.
Paul la conosceva a sua volta abbastanza da sapere che: niente avrebbe potuto agitare la donna se non la consapevolezza di aver condannato qualcuno per un suo errore. Non era così crudele come tutti l’avevano dipinta, e Paul lo sapeva meglio di chiunque altro. Sapeva che probabilmente le occhiaie nere sotto i suoi occhi erano solo la causa delle notte insonne per il senso di colpa.
Senso di colpa.
Forse nessuno a parte lui sapeva che Lady Alithea era capace di provare simili emozioni. Era davvero brava a mascherare le proprie intenzioni dietro la sua freddezza, non sempre ma quasi, questo Paul glielo avrebbe concesso. Forse se non fosse per le sue abilità di Bene Gesserit nemmeno lui l’avrebbe notato. ❝ Non vedo perché dovrei, (nome), dopo quello che ti ha fatto.❞ ❝ È TUTTA COLPA MIA! LUI NON C’ENTRA-❞ L’urlo lasciò trasparire tutto il risentimento che aveva nei suoi confronti. Era uscito così spontaneo dalle sue labbra che è riuscita a fermarlo solo dopo aver sfogato in parte. Certamente si era fermata ad un certo punto e una parte di colpa andava allo sguardo che l’erede degli Atreides le ha rivolto. La turbava ancora, anche a distanza di anni e nonostante la loro differenza di età. ❝ … e tu hai utilizzato l'occasione a tuo vantaggio.❞
-Nemmeno i rivelatori di veleno erano riusciti a rilevarlo. Era stata attenta. Talmente attenta che quando il sangue iniziò a colare giù dal naso e dalla bocca una confusione generale riempì la stanza. Alcuni soldati si sono precipitati lì, altri hanno chiamato il dottore Yueh e di seguito arrivò anche Hawat. Era una delle poche volte che anche il Duca era presente, forse tutta quella confusione era dovuto anche a questo.
Nessuno era riuscito a scoprire chi fosse stato e meglio come avesse fatto. Ma Paul aveva un idea. Un’idea che si era rivelata più che giusta. Lo aveva visto chiaramente. -
Le braccia della donna scivolarono dritte lungo il corpo mentre stringeva il tessuto della vestaglia tra i suoi pugni. Non era ben chiaro se si fosse pentita di averlo urlato o se avesse solo temuto per lo sguardo di Paul. Ma il resto della frase è comunque stato ridotto ad un sommesso sussurro.
Forse si sentiva colpevole. Lui non l’aveva mai toccata prima senza il suo permesso. Non le aveva mai fatto del male. Eppure lei aveva agito contro di lui. Prima ha cercato di uccidere Paul mentre dormiva con coltello di fortuna, ma fu troppo codarda per portare a termine l’impresa e crollò tra le braccia di Paul. Non aveva detto una parole ne aveva mostrato paura. Poi aveva cercato di avvelenarlo… ma cambiò obiettivo. Forse ha sperato qualcuno contestasse la sua unione con Paul, forse non ritenendola all’altezza di diventare Duchessa e un’Atreides. Ma non accade. A Paul bastó immagazzinare le informazioni , analizzarle e valutare come risolvere al meglio la situazione. Il suo attentato al giovane Duca non fu mai scoperto, e il suo auto avvelenato fu solo deviato alla soluzione più semplice. Il ragazzo così vicino a Lady (nome) da averla avvelenata per gelosia.
Questo le fece pentire in primo luogo di averlo scelto e portato con sé su Caladan, di essersi compromessa con lui e di essere stata costretta ad abortire per conservare l’onore di entrambi. ❝ Forse avresti dovuto pensarci prima a coinvolgere qualcuno di esterno.❞ È stato stupido ma lo sapeva già. Non lo amava nemmeno come meritava.
Ed è abbastanza palese che Paul stesse giocando con questi sensi di colpa.
Non le avrebbe offerto uno scambio, lui non ne aveva bisogno per farle fare tutto quello che voleva. Non c’era modo che avessero parlato di scambiare la vita del ragazzo con qualcosa che andasse a vantaggio di Paul e Lady (nome) lo sapeva abbastanza bene.
❝In ogni caso ora non dovrai più temere di coprire quella gravidanza indesiderata e io non dovrò tenere un bastardo.❞ Un erede bastardo. Era qualcosa di ironico adesso, agli occhi del giovane Paul. Non gli ricordo minimamente sua madre, che diede al Duca Leto l’erede che tanto desiderava.
La donna era colma di rancore, colpe e imbarazzo, per questo non proferì altra parola. Non cercó di salvarsi o giustificare i fatti evidenti, lui era l’unico oltre a lei a saperlo e poteva dedurre fosse solo grazie alle sue predizioni. Nemmeno il povero Elias era a conoscenza dell’avere messo incinta la futura sposa di Paul. Forse era meglio così.
❝ Dovresti essere grata. ❞ La voce di Paul perse l’affetto e il rimprovero. Divenne solo fredda come se avesse perso la possibilità di provare sentimenti. Si avvicinò alla forma della sua signora prendendo a coppa il suo viso dai tratti morbidi tra le mani. La principessa si sentiva disgustata. ❝ Per cosa? ❞ ❝ Per non averti condannata con lui. ❞
In un lampo di rabbia (nome) spinse le mani sul petto del ragazzo, allontanandosi quel che bastava.
In primo luogo pensava glielo avrebbe concesso, nel suo stato attuale, lui era più forte di lei. Perciò la distanza era quella che lui gli aveva concesso a prescindere. ❝ Avrei preferito morire a causa del mio stesso veleno che rimanere qui con te. ❞ La principessa strinse i denti ad ogni crudele dichiarazione mentre si dirige verso la porta con l’unico intento di andarsene.
❝ Non uscire dalla stanza. ❞ (nome) si fermò nei suoi passi, con la mano sulla maniglia e un piede pronto a dare il primo passo per uscire. Sapeva che Paul era in grado di usare la voce, aveva sentito parlare della cosa molte volte da sua madre mentre si esercitavano. A riguardo c’era un tacito accordo. Lui non avrebbe dovuto usarlo su di lei.
Per quanto non fossero mai stati messi termini e condizioni lui lo aveva fatto solo una volta, esclusa questa. Forse è stata quella volta a convincerlo ad non utilizzarlo. Lei aveva dato letteralmente di matto, urlando e cercando di attaccarlo direttamente.
Nessuno ha saputo dare una risposta a tale comportamento e la situazione tacque in pochi giorni, lasciando un’alone di mistero sulla vicenda.
Lo sguardo della donna era intriso di rabbia e sanguinaria voglia di fargli del male. Paul la guardava a sua volta con una sorta di sfida nei suoi occhi. Sarebbe stata sopraffatta dalla voce o sarebbe stata rinchiusa per aver attentato alla vita di Paul?
Era quasi sicura che nella seconda avrebbe sofferto più lui che lei, per questo quando mosse i suoi primi passi verso il fidanzato lui socchiuse le labbra. Pronto a richiamare qualsiasi ordine l’avrebbe riportata al suo posto. Ma lei si fermò ancora prima di poter fare unaltro passo.
Lo sguardo di Paul era ancora su di lei. I suoi capelli ondulati ricadenti sulle sue spalle cadenti. La sua vestaglia argentata e la stola che era caduta dalle spalle e ora si reggeva solo alle braccia della ragazza. Una visione dannata e patetica proprio come era la sua signora quando nessuno poteva vederla a parte lui. L’orgoglio e la vanità erano scomparsi a favore della dolce disperazione e dai sensi di colpa. Ma in fondo l’Atreides non avrebbe potuto desiderare altro che essere l’unico spettatore di tale vista.
Nessuno avrebbe potuto ammirare la luce fioca e semplice di una donna, che aveva imparato a mantenere le apparenze di freddezza e nobiltà, sfaldarsi davanti a qualcosa che la stava mandando in frantumi poco a poco.
Paul era quella cosa ed entrambi lo sapevano.
I primi passi di lui furono intercettati dalla donna che indietreggiò per mantenere la distanza iniziale. Un sospiro tra l'esasperato e il divertito ha lasciato Paul mentre parlava nuovamente. ❝ Devi smetterla con queste scenate. Non ti serviranno a molto soprattutto se sono l’unico ad assistere.❞ I loro occhi erano fissi l’uno sull’altro. Niente sarebbe cambiato nel comportamento della donna, lo sapeva. Eppure i suoi occhi erano ancora attenti a qualsiasi cosa lui volesse fare di lei. Avrebbe mantenuto le parole eppure lei non era ancora disposta ad avvicinarsi. ❝ Spiegami come posso farmi ascoltare, senza per forza darti un ordine. ❞ Quel potere non era un semplice ordine! Se fosse stato solo un ordine lei avrebbe ignorato il tutto e poi sarebbe andata avanti per quello che credeva meglio. Ma in quei momenti il suo corpo smetteva di essere una sua proprietà e faceva ciò che quel coro di voci le diceva di fare. Cacciata e privata della sua stessa volontà. È così che si poteva descrivere.
❝ Non puoi. semplice, no? Basta solo che mi lasci stare, e che lo scagioni da quelle accuse, e per un po’ continuerò questa recita, per un po’.❞ Per un po’… Non significava per sempre. Non si sarebbe calmata e questo sarebbe solo qualcosa di temporaneo. Era come una pietra che colpiva il vuoto. Non faceva alcun rumore. Nessuno dei due aveva un discorso collegato con quello dell’altro eppure continuavano a parlare sulla medesima linea. Lei era lì per un motivo e poi avrebbe voluto andarsene il più lontano possibile. Anche il fondo del mare di Caladan le sembrava più accogliente e invitante di quella stanza soffusa di luce. Mentre lui desiderava cercare di convincerla a rimanere, nella sua stanza e nella sua vita. Non che lei avesse quella gran scelta in questione ma lui desiderava ancora che lei lo volesse almeno un po’.
Fece un altro passo e poi un’altro e un'altro ancora, verso di lei, in silenzio. Ma lei si allontanava ancora, ancora e ancora. I passi erano traballanti e non si poteva escludere l’eventualità che potesse cadere. ❝ Sai davvero essere crudele mia signora… soprattutto con me. ❞ A Paul sembrava piacere evidenziare come le sue parole taglienti perdessero L’affilatezza in sua presenza, intrecciando le proprie parole con terribile sarcasmo. Lei inciampò su qualcosa e cadde seduta sul letto del ragazzo. Non poteva sapere cosa, ma ha immaginato fosse colpa di Paul. Era sempre colpa sua anche quando non lo era, ai suoi occhi.
Non sapeva esattamente come fosse finita lì, ad un'estremo della stanza, opposto a dove era. Quanti passi senza guardarsi attorno aveva fatto? Quando si era persa troppo in profondità negli occhi di Paul e dell'odio che provava per lui.
❝ Ti odio. ❞ Lui rise alla conferma delle sue parole. Questo era odio. Un odio patetico che gli si addice magnificamente. ❝ Lo so. ❞ Si avvicinò al suo volto, lasciando poco spazio tra loro, tanto che ogni respiro sfiorava le pelle del loro volto. Gli (colore) della donna erano spalancati in cerca di una soluzione, di un indizio o di qualche bagliore, negli occhi del futuro marito. Una qualsiasi scintilla ma niente. Lui era impassibile e illeggibile come lo era sempre stato, e questo l’ha terrorizzata. Come nei loro primi incontri, come nel loro primo incontro. ❝ Cosa vuoi in cambio? ❞ Dopo un lungo silenzio lady (nome) si decise a parlare. Di solito durante i loro scambi di parole non si parlava mai di scambi o mediazioni. Nessuno dei due avrebbe ceduto qualcosa per averne un altra. Specialmente (nome).
❝ Rimani. ❞ Era decisamente generica come risposta e la ragazza si trovava spazientita da tanta indulgenza. Se fosse stata solo una notte potrebbe anche essere un buon affare. Se fosse trasferire le sue stanze in quelle di Paul per il suo ultimo periodo qui a Caladan prima di tornare a casa per organizzare i preparativi per il matrimonio, era eccessivo ma ancora glielo poteva concedere. Aveva chiesto un prezzo molto alto in fondo, per quanto lei stessa non volesse ammetterlo. Ma se intende per tutta la sua vita era troppo. Lei per quando crudele e fredda potesse essere aveva sempre mantenuto la parola data e per questo raramente faceva promesse soprattutto quando non voleva o non poteva mantenerle.
❝ Tutto ma non questo. ❞
❝ Prendere o lasciare, (nome). ❞
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Leopardi prima di scrivere a Silvia, una delle poesie più belle e commoventi al mondo, visse il momento peggiore di tutta la sua vita. Ma poi gli successe una cosa straordinaria.
No, non era depressione. E neanche disperazione. Ma qualcosa di peggio: INDIFFERENZA. Sì Leopardi, il poeta delle emozioni, non sente più nulla. La donna di cui si è innamorato lo ha respinto, suo fratello è appena morto. Le stelle e la luna sono mute ai suoi occhi, non gli suscitano più sospiri, fremiti o rimembranze. Quando un’alba o un tramonto non ci danno più emozioni, significa che l’anima è malata.
E sapete cosa lo ha salvato? «Chi dalla grave, immemore quiete or mi ridesta? (…) Chi mi ridona il piangere?» No, non è stato l’amore. Non è stata la bellezza e neanche la conoscenza. Anche se non smise mai di creare la bellezza e di inseguire la conoscenza. Ma fu un’altra cosa: il ricordo degli occhi «ridenti e fuggitivi» di Silvia, la figlia di un umile cocchiere, una comunissima «tessitora». Leopardi interrompeva il suo studio «matto e disperatissimo» soltanto per ascoltarla cantare. Ma poi Silvia morì, stroncata dalla tisi a soli ventun’anni.
E fu questo a salvarlo. Al ricordo di Silvia il suo cuore morto rinasce. Il cuore irrigidito si scioglie, il cuore assopito riprende a battere. E di colpo «ritorna a vivere la piaggia, il bosco, il monte». Perché a volte la stessa emozione che ti spezza il cuore è anche quella che te lo guarisce. Non è il sentire, ma il non sentire nulla la vera tragedia. Cosa vi sta dicendo Leopardi? Che le cose davvero importanti non possono essere viste e nemmeno toccate. Bisogna sentirle con il cuore.
Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi. E gli attimi sono fatti di emozioni. In quest’epoca che ha fatto della freddezza un vanto e dell’essere anaffettivi uno stile di vita, Leopardi ci torna a parlare dei sentimenti. E no, le persone emotive non sono ingenue. Né stupide. Né tantomeno indifese. «Anzi, sono così forti da potersi permettere di non indossare alcuna maschera. Libere di essere vulnerabili, di provare emozioni, di correre il rischio di essere felici.» Perché senza cuore, ecco cosa vi sta dicendo Leopardi, non c’è vita.
DA LA STORIA E....
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Splendide son le stelle ... Ma l' incomparabile bellezza della meravigliosa luna riflessa sul mare non ha uguali e nulla sa far sognare come lei.
- Sara-
Dolce🌙notte⭒
The stars are splendid but the incomparable beauty of the marvelous moon reflected on the sea has no equal and nothing makes us dream like it.
- Sara-
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C'è così tanta bellezza nella vita
che non diminuirebbe la sua grazia per me
se improvvisamente sparissero dalla faccia della terra
alcune delle cose che amo di più.
Ma che tristezza un mondo in cui non
potrei guardare la luna piena
sul mare in estate.
Eloy Sánchez Rosillo, da Udire la luce, 2008
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Il cielo notturno è così affascinante C'è un'attrazione sottile Le stelle catturano il nostro sguardo stasera Mentre i cuori degli amanti si avvicinano Sottili corde della luna E il velo scintillante Decorano il paesaggio Onde di luce argentata Risuonano con i cuori in subbuglio La notte fa emergere la bellezza Con gli occhi chiusi, vediamo l'universo L'amore si ferma a questa confluenza I cuori annegano lentamente nell'amore. Amitav Radiance art by_byanel_ ********************** The night sky is so mesmerizing There is a subtle attraction The stars catch our eye tonight As lovers' hearts grow closer Thin strings of the moon And the glittering veil Decorate the landscape Waves of silver light Resonate with hearts in turmoil The night brings out beauty With eyes closed, we see the universe Love stops at this confluence Hearts slowly drown in love. Amitav Radiance art by_byanel_
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“Non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore.
Non mi interessa quanti anni hai, voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido per l’amore, per i sogni, per l’avventura di essere vivo.
Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna, voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore, se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro.
Voglio sapere se puoi sederti con il dolore, il mio e il tuo; se puoi ballare pazzamente e lasciare l’estasi riempirti fino alla punta delle dita senza prevenirti di cautela, di essere realisti, o di ricordarci le limitazioni degli esseri umani.
Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera.
Voglio sapere se sei capace di deludere un altro essere identico a te stesso, se puoi subire l’accusa di un tradimento e non tradire la tua anima.
Voglio sapere se sei fedele e quindi hai fiducia.
Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non é bella tutti i giorni.
Se sei capace di far sorgere la vita con la tua sola presenza.
Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, tuo e mio e continuare a gridare all’argento di luna piena: SÌ!
Non mi interessa dove abiti e quanti soldi hai, mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due, e fare quel che si deve fare per i bambini.
Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare qui, voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me e non retrocedere.
Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi o dove, voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l’ha fatto.
Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso, e se veramente ti piace la compagnia che hai…nei momenti vuoti.”
Scritto da un’indiana della tribù degli Oriah-1890)
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Vietato tradire la parte più vera di te, quella che spesso tieni nascosta, quella che ha a che fare con la musica e con i capelli al vento, con certe scelte che fai come se tu non avessi alternative e invece un’alternativa c’è sempre, solo che a volte il cuore fa finta di niente e che bello che è, quando succede. Vietato dimenticare di quando correvi in riva al mare sperando di essere presa e portata via da qualcuno, vietato dimenticare quelle sere in cui ti addormentavi sperando che la realtà potesse assomigliare alle storie che leggevi di nascosto, pregando che tua madre non si accorgesse che eri ancora sveglia. Vietato smettere di sperare in qualcosa, qualsiasi cosa, tipo che domani ci sia il sole, che si veda la luna, che al supermercato ci siano le pesche buone, che qualcuno ti abbracci, che qualcuno si accorga della fatica che duri. Vietato smettere di durare fatica, perché quando sudi, quando arranchi, quando corri da una parte all’altra sognando un po’ di meritato riposo, è proprio allora che vivi davvero: quando ti muovi, quando poi torni a casa e tiri un sospiro di sollievo perché in qualche modo ce l’hai fatta, sei ancora tutta intera. Vietato sorvolare sulle piccole vittorie, sui dolori piccoli che come gocce d’acqua ti consumano il cuore forse anche più di quelli grandi. Vietato sorvolare in generale, fai caso alle mani della gente, agli alberi, alle nuvole, all’odore dei giornali, alle parole nuove che usano i bambini, ai ricordi che arrivano quando vogliono e non si possono ignorare. Vietato ignorare le canzoni, anche quando queste canzoni non sono dedicate a te. Vietato dire “che schifo” prima di aver provato, vietato dire “che schifo” in assoluto. Qualcosa da salvare c’è sempre, allora tu trovalo e tienilo da parte. E poi, se puoi, non fare l’errore che facciamo tutti, prima o poi: non aver paura di condividere la bellezza. La bellezza non si consuma se la doni agli altri. La bellezza, se la spargi in giro, cresce rigogliosa. Vietato smettere di commuoversi guardando un film stupido, di piangere di fronte ad una stella che cade, di esprimere un desiderio spegnendo una candelina sulla torta. Vietato smettere di fare qualcosa solo perché c’è chi ti trova ridicola, vietato rimanere in silenzio quando qualcosa dentro di te urla, vietato dire “vado via” per timore di soffrire troppo. Per amore, resta. Per amore, resta quella che sei. Per amore, difenditi, ma per favore: non esagerare. Perdersi tra i pensieri e le smorfie ed i modi di dire e le abitudini e i rimpianti e i baci e le speranze di qualcuno è un bel modo di stare al mondo. Vietato dire a qualcuno “non piangere”, “non ridere”, “non andare via”. Se ci riesci, lascia correre, lascia scorrere la vita e le persone, perché poi vedrai, ce ne saranno alcune che non riuscirai a perdere nemmeno quando ti ci metterai d’impegno. Guarda le previsioni, ma non proprio tutte le mattine, ogni tanto lasciati sorprendere dalla pioggia, o dal sole. Porta i fiori a chi sai tu, o dedicale il mare ogni volta in cui avrai la fortuna di guardarlo. Ricordati che ci sei e che questo è un potere magico incredibile, che se mi dicessero “vorresti essere invisibile, teletrasportarti o esistere?” io risponderei senza alcuna esitazione “esistere”. Perché se esisti sei parte di qualcosa, puoi provare nostalgia, puoi provare a essere felice.
Vietato dimenticare che tutto quello che ti circonda non è un ostacolo, ma un’opportunità.
Susanna Casciani
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La Luna non era che un Mento Dorato di Emily Dickinson: un ritratto celestiale e intimo della Luna. Recensione di Alessandria today
Emily Dickinson, con la sua inconfondibile voce poetica, dipinge la Luna come una figura quasi umana, adornata di mistero e grazia, in una delle sue opere più evocative e simboliche.
Emily Dickinson, con la sua inconfondibile voce poetica, dipinge la Luna come una figura quasi umana, adornata di mistero e grazia, in una delle sue opere più evocative e simboliche. Attraverso metafore delicate e immagini brillanti, questa poesia esplora il rapporto tra il cielo e la Terra, rivelando il fascino eterno del nostro satellite naturale. La poesia: un ritratto intimo della…
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[ Questo è per te ]
è il mio intero cuore
è il libro che ti avrei letto
quando fossimo stati vecchi
Adesso sono un'ombra
Sono senza pace come un impero
Tu sei la donna
che mi ha reso libero
Ti ho vista guardare la luna
Non hai esitato
ad amarmi con essa
Ti ho vista onorare gli anemoni
colti tra le rocce
mi hai amato con essi
Sulla sabbia liscia
tra i ciottoli e la spiaggia
mi hai accolto nel cerchio
meglio ancora di come si accoglie un ospite
Tutto ciò è accaduto
nella verità del tempo
nella verità della carne
Ti ho vista con un bambino
mi hai portato al suo profumo
e alle sue visioni
senza chiedermi sangue
Su tantissimi tavoli di legno
adornati con cibo e candele
mille sacramenti
che hai portato nel tuo cesto
Ho visitato la mia creta
Ho visitato la mia nascita
fino a quando sono tornato piccolo
ed impaurito abbastanza
da nascere di nuovo
Ti ho voluta per la tua bellezza
mi hai dato più di te stessa
Hai condiviso la tua bellezza
questo è tutto ciò che ho appreso stanotte
mentre ricordo gli specchi
dai quali sei scomparsa
dopo che hai donato loro
ciò che essi ti chiedevano
per la mia iniziazione
Adesso sono un'ombra
desidero ardentemente
giungere alla fine del mio peregrinare
e vado avanti
con l'energia della tua preghiera
e procedo
in direzione della tua preghiera
poiché tu sei inginocchiata
come un mazzolino di fiori
in una grotta di ossa
dietro la mia fronte
e mi muovo in direzione di un amore
che hai sognato per me
Leonard Cohen, Questo è per te
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"Che il sole ti porti nuova energia durante il giorno
che la luna dolcemente ti rigeneri di notte
che la pioggia ti lavi via le preoccupazioni
che il vento soffi nuova forza nel tuo essere
che tu possa camminare per il mondo e conoscere
la sua bellezza di tutti i giorni della tua vita”
— Benedizione dei nativi americani Apache
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Idda Idda stiddi e pallida luna idda focu du suli etennu idda luci, ventu, futtuna idda paradisu, idda ‘nfennu idda sognu e fimmina vera idda u to ciatu, u to sangu idda estati e primavera idda acqua, terra, fangu idda ciauru, cielu, ciuri idda suggenti, idda u mari idda du jonnu ogni culuri idda da notti u sugnari idda cantu, vessu, puisia idda bidizza di ogni arti idda d’ogni notti mavaria d’ogni vita a megghiu parti Idda peddi, mani, capiddi idda cosci, minni, sessu i so occhi chini i stiddi a bucca unni sugnu pessu idda silenziu, idda canzuni idda parola, idda pinseru, idda ciareddu, idda liuni idda malizia, cori sinceru idda munti, idda vadduni, idda acqua, gebbia, vita giallu ranu, niru cabbuni idda a sula, a preferita idda nu jonnu piffettu idda ricchizza da campagna idda cosi giusti, rispettu idda soru, idda cumpagna idda ricoddi, idda dumani idda lacrimi, cori ruttu idda da vita u tempu, u pani idda di tuttu, sempri u tuttu
Lei, stelle e pallida luna, lei fuoco del sole eterno, lei luce, vento, fortuna, lei paradiso, lei inferno, lei sogno e vera donna, lei, il tuo respiro. Lei il tuo sangue, lei estate e primavera, lei acqua, terra, fango. Lei profumo, cielo, fiori, lei sorgente e lei mare, lei del giorno ogni colore, lei della notte il sognare. Lei canto, verso, poesia, lei bellezza di ogni arte, lei, di ogni notte magia, di ogni vita, la meglio parte. Lei pelle, mani capelli, lei cosce, seno, sesso, i suoi occhi pieni di stelle, la sua bocca dove sono perso. Lei silenzio, lei canzoni, lei parola, lei pensiero, lei agnello, lei leone, lei malizia, cuore sincero. Lei monti, lei vallata, lei acqua, cisterna, vita, giallo grano, nero carbone, lei la sola, la preferita. Lei giorno perfetto, lei ricchezza della campagna, lei giustizia, rispetto, lei sorella, lei compagna, lei ricordi, lei domani. Lei lacrime, cuore rotto, lei della vita tempo e pane, lei di tutto, sempre il tutto.
She, stars and pale moon, she fire of the eternal sun, she light, wind, fortune, she paradise, she hell, she dream, and true woman, she, your breath. She, your blood, she summer and spring, she water, earth, mud. She perfume, sky, flowers, she spring and she sea, she every color of the day, she dreaming of the night. She song, verse, poetry, she beauty of every art, she, of every night magic, of every life, the best part. She skin, hands, hair, she thighs, breasts, sex, her eyes full of stars, her mouth where I am lost. She silence, she songs, she word, she thought, she lamb, she lion, she malice, sincere heart. She mountains, she valley, she water, cistern, life, yellow wheat, black coal, she the only one, the favorite. She perfect day, she richness of the countryside, she justice, respect, she sister, she companion, she memories, she tomorrow. She tears, broken heart, she of life time and bread, she of everything, always everything.
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Meravigliose son le stelle, ma la luna, l incomparabile bellezza della luna riflessa sul mare non ha uguali.
E nulla saprà far sognar come lei.
- Sara
Buonanotte✨
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Che cosa avrei voluto sentirmi dire il primo giorno di scuola dai miei professori o cosa vorrei che mi dicessero se potessi tornare studente?
Il racconto delle vacanze? No. Quelle dei miei compagni? No. Saprei già tutto. Devi studiare? Sarà difficile? Bisognerà impegnarsi di più? No, no grazie. Lo so. Per questo sto qui, e poi dall’orecchio dei doveri non ci sento.
Ditemi qualcosa di diverso, di nuovo, perché io non cominci ad annoiarmi da subito, ma mi venga almeno un po’ voglia di cominciarlo quest’anno scolastico. Dall’orecchio della passione ci sento benissimo.
Dimostratemi che vale la pena stare qui per un anno intero ad ascoltarvi.
Ditemi per favore che tutto questo c’entra con la vita di tutti i giorni, che mi aiuterà a capire meglio il mondo e me stesso, che insomma ne vale la pena di stare qua.
Dimostratemi, soprattutto con le vostre vite, che lo sforzo che devo fare potrebbe riempire la mia vita come riempie la vostra. Avete dedicato studi, sforzi e sogni per insegnarmi la vostra materia, adesso dimostratemi che è tutto vero, che voi siete i mediatori di qualcosa di desiderabile e indispensabile, che voi possedete e volete regalarmi.
Dimostratemi che perdete il sonno per insegnare quelle cose che – dite – valgono i miei sforzi. Voglio guardarli bene i vostri occhi e se non brillano mi annoierò, ve lo dico prima, e farò altro. Non potete mentirmi. Se non ci credete voi, perché dovrei farlo io?
E non mi parlate dei vostri stipendi, del sindacato, delle vostre beghe familiari e sentimentali, dei vostri fallimenti e delle vostre ossessioni. No.
Parlatemi di quanto amate la forza del sole che brucia da 5 miliardi di anni e trasforma il suo idrogeno in luce, vita, energia.
Ditemi come accade questo miracolo che durerà almeno altri 5 miliardi di anni.
Ditemi perché la luna mi dà sempre la stessa faccia e insegnatemi a interrogarla come il pastore errante di Leopardi.
Ditemi come è possibile che la rosa abbia i petali disposti secondo una proporzione divina infallibile e perché il cuore è un muscolo che batte involontariamente e come fa l’occhio a trasformare la luce in immagini.
Ci sono così tante cose in questo mondo che non so e che voi potreste spiegarmi, con gli occhi che vi brillano, perché solo lo stupore conosce.
E ditemi il segreto dell’uomo che crea bellezza e costringe tutti a migliorarsi al solo respirarla.
Ditemi come ha fatto Leonardo, come ha fatto Dante, come ha fatto Magellano.
Ditemi il segreto di Einstein, di Gaudì e di Mozart. Se lo sapete ditemelo.
Ditemi come faccio a decidere che farci della mia vita, se non conosco quelle degli altri?
Ditemi come fare a trovare la mia storia, se non ho un briciolo di passione per quelle che hanno lasciato il segno?
Ditemi per cosa posso giocarmi la mia vita. Anzi no, non me lo dite, voglio deciderlo io, voi fatemi vedere il ventaglio di possibilità.
Aiutatemi a scovare i miei talenti, le mie passioni e i miei sogni.
E ricordatevi che ci riuscirete solo se li avete anche voi i vostri sogni, progetti, passioni. Altrimenti come farò a credervi?
E ricordatemi che la mia vita è una vita irripetibile, fatta per la grandezza, e aiutatemi a non accontentarmi di consumare piccoli piaceri reali e virtuali, che sul momento mi soddisfano, ma sotto sotto sotto mi annoiano…
Sfidatemi, mettete alla prova le mie qualità migliori, segnatevele su un registro, oltre a quei voti che poi rimangono sempre gli stessi.
Aiutatemi a non illudermi, a non vivere di sogni campati in aria, ma allo stesso tempo insegnatemi a sognare e ad acquisire la pazienza per realizzarli quei sogni, facendoli diventare progetti.
Insegnatemi a ragionare, perché non prenda le mie idee dai luoghi comuni, dal pensiero dominante, dal pensiero non pensato.
Aiutatemi a essere libero. Ricordatemi l’unità del sapere e non mi raccontate l’unità d’Italia, ma siate uniti voi dello stesso consiglio di classe: non parlate male l’uno dell’altro, vi prego.
E ricordatemelo quanto è bello questo Paese, parlatemene, fatemi venire voglia di scoprire tutto quello che nasconde prima ancora di desiderare una vacanza a Miami.
Insegnatemi i luoghi prima dei non luoghi.
E per favore, un ultimo favore, tenete ben chiuso il cinismo nel girone dei traditori. Non nascondetemi le battaglie, ma rendetemi forte per poterle affrontare e non avvelenate le mie speranze, prima ancora che io le abbia concepite.
Per questo, un giorno, vi ricorderò.
- Alessandro D'Avenia
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