#autoconsumo
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ferrolano-blog · 1 month ago
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Iberdrola, Endesa y Naturgy están inventándose requisitos para evitar el despegue del autoconsumo colectivo
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carabanchelnet · 6 months ago
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📌Ayuso te explica cómo es una autocracia con ejemplos prácticos de la Comunidad de Madrid 📌Científicos rusos advierten sobre intensa tormenta magnética 📌Las mejores tarifas de luz con energía verde 📌Relatores de ONU piden a España que actúe contra las leyes antimemoria de PP y Vox: Víctimas del franquismo celebran y denuncian que les equipara a los verdugos 📌… Y MÁS …. https://carabanchel.net
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12endigital · 8 months ago
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Ivace+i Energía destina tres millones de euros para impulsar el autoconsumo eléctrico en los ayuntamientos
El Instituto Valenciano de Competitividad e Innovación (Ivace+i), dependiente de la Conselleria de Innovación, Industria, Comercio y Turismo, ha abierto la convocatoria de ayudas destinada a las entidades locales para apoyar los proyectos de instalación de autoconsumo la generación de energía eléctrica mediante energías renovables en los municipios. Esta línea de incentivos está dotada con un…
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hermanosruizgonzalez · 2 years ago
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Grandes piezas para grandes comidas. El fin de la caza y de la pesca, poder disfrutar de la comida que uno mismo consigue por si mismo. #pesca #caza #spearfishing #autoconsumo #cernia #mero #grouper #chassesousmarine #hermanosruizgonzalez #hfsub #nauticacadiz (en Nautica Cadiz) https://www.instagram.com/p/CppJfydLcPR/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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yo-sostenible · 2 years ago
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La vicepresidenta Ribera anuncia un aumento de fondos para movilidad sostenible y autoconsumo
El presupuesto del MOVES III alcanzará los 1.200 millones, tras una ampliación de 400 millones El fomento del autoconsumo recibirá 500 millones adicionales, según lo previsto en el Plan +SE Las administraciones podrán contar con más fondos para agilizar la ejecución de las ayudas del Plan de Recuperación Se mantienen los hitos fijados por la normativa para tramitar proyectos de…
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3nding · 1 year ago
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LA PSA IN PROVINCIA DI PAVIA, FATTI E CONSIDERAZIONI - di Elisa Trogu, suiatra
Per approcciare correttamente il problema Peste Suina Africana (PSA), ritengo che in primis sia necessario chiarire un aspetto epidemiologico che sta venendo travisato anche sui media: la Peste Suina Africana NON è una patologia scatenata/causata/esacerbata dagli allevamenti intensivi. La PSA in Sardegna è presente dal 1978, e in Sardegna gli allevamenti intensivi sono pochissimi: nel contesto sardo la persistenza dell'infezione è stata mantenuta dai suini bradi illegali, animali quindi liberi e che vivono in un contesto di benessere assoluto. In Penisola Iberica, dove l'ingresso del virus si è avuto nel 1960, si è risolto definitivamente il problema depopolando gli allevamenti estensivi che utilizzavano una peculiare tipologia di strutture dove albergava un ben determinato tipo di zecca molle, Ornithodoros erraticus, che, come accade in Africa con Ornithodoros moubata, è serbatoio dell'infezione. Anche in questo caso, quindi, il problema NON erano affatto gli allevamenti intensivi. In molti paesi del Nord Europa oltre ai cinghiali il problema sono i piccoli allevamenti familiari, estensivi o semiestensivi, i cosidetti "backyard".
Veniamo a noi: la PSA in Italia sul Continente è arrivata tramite l'uomo, verosimilmente con qualche scarto alimentare. Nell'autunno 2021 ha iniziato ad infettare e uccidere i cinghiali in Piemonte/Liguria (focolaio scoperto nel gennaio 2022, quando ormai il virus era diffuso su un'area enorme), dopo la Pasqua 2022 la stessa problematica si è avuta a Roma (in un parco cittadino, probabilmente causata degli scarti di qualche grigliata), quindi in provincia di Salerno e poi Reggio Calabria. Queste sono tutte zone a bassissima, se non nulla, presenza di allevamenti intensivi. Interessante notare come in tutti i casi il numero di cinghiali morti sia enormemente superiore rispetto ai focolai negli allevamenti (unica eccezione Reggio Calabria, dove semplicemente con "allevamenti" si intendono piccolissime realtà familiari, anche di 1-2 capi per autoconsumo, e contestualmente la ricerca delle carcasse di cinghiale, in zone come l'Aspromonte e la Sila, non è affatto agevole): nella nostra realtà è proprio Sus scrofa ad essere il serbatoio dell'infezione e i numeri assolutamente folli delle popolazioni di questi animali, anche in contesti urbani, stanno rendendo difficilissima l'eradicazione della PSA.
Ma cos'è successo in provincia di Pavia?
Il giorno 18 agosto 2023 il Centro di Referenza Nazionale ha confermato la positività alla PSA di un piccolo allevamento (un agriturismo con 166 suini stabulati) a Montebello della Battaglia: dopo la morte di un paio di soggetti l'allevatore aveva contattato l'ASL, che in data 16 agosto ha effettuato un sopralluogo. In quel momento gli animali mostravano unicamente una lieve sintomatologia respiratoria. Il 19 agosto erano rimasti in vita 39 animali che sono stati abbattuti.
Chiariamo anche questa cosa: la PSA non uccide gli animali in maniera rapida e improvvisa: è lenta a diffondersi, strisciante, ma il genotipo attualmente circolante (il 2) manifesta una mortalità prossima al 100%.
A Montebello viene completata d'indagine epidemiologica da parte dei Colleghi di ATS Pavia e da essa si evince che il focolaio è stato causato da falle nella biosicurezza: l'allevatore infatti possiede e lavora molti terreni, i suoi mezzi agricoli entrano ed escono dall'allevamento e in zona sono stati ritrovati cinghiali positivi (il virus della PSA è estremamente resistente e può essere veicolato anche con le ruote dei mezzi, oltre che con le calzature). L'unico allevamento intensivo in zona di protezione (che seguo io) è negativo, e a fronte della presenza delle adeguate misure di biosicurezza rafforzata i maiali non vengono abbattuti.
lo e tutto il resto dei suiatri del Nord Italia ci illudiamo, per un istante, che il disastro sia evitato. II 24 agosto scoppia il bubbone: una collega di ATS Pavia si reca per un controllo di routine (fissato giorni prima proprio a seguito del primo focolaio) presso un allevamento di Zinasco. Al suo arrivo si trova davanti un allevamento vuoto (la mattina stessa erano stati inviati gli ultimi tre camion di suini al macello, in fretta e furia) e una trentina di carcasse. Grazie alla sua competenza comprende immediatamente la situazione e riesce ad intercettare i camion prima che i suini vengano scaricati nei macelli, allerta l'ATS e la Regione. Quello che emerge è AGGHIACCIANTE: da tre settimane (le prime ricette alla farmacia erano arrivate ai primi di agosto), nell'allevamento in questione (circa 1000 capi), i suini stavano morendo. In tre settimane erano morti circa 400 maiali (il 40%), erano state fatte innumerevoli ricette e nessun campionamento. Né l'allevatore né il veterinario che segue i maiali avevano segnalato la mortalità abnorme, al contrario avevano scientemente omesso la cosa e venduto tutti gli animali, anzitempo, pur di nascondere la situazione. I maiali infetti erano stati inviati in 4 strutture del Nord Italia, ma fortunatamente il virus non si è diffuso, probabilmente anche grazie alla prontezza a alla competenza della collega, che ha evitato che gli ultimi suini venissero scaricati nei macelli di destinazione. Ad oggi tre persone, tra le quali il soccidario e il veterinario, sono indagate; è opinione diffusa che ci siano altri individui implicati, ma sarà la magistratura a fare luce sulla cosa. Personalmente spero tanto che le pene siano esemplari.
In seguito a questo focolaio l'ATS ha iniziato una serie di controlli: altri due allevamenti intensivi, nello stesso comune di Zinasco, sono risultati positivi (anche in questo caso, considerato che il virus stava iniziando a circolare in quel momento, la mortalità era lievissima o assente). Tutti i maiali vengono chiaramente abbattuti, come stabilito dalla normativa.
Il 31 agosto risulta positivo un piccolo allevamento familiare (5 capi), dove era morto 1 suino. I restanti vengono soppressi.
II 4 settembre, viene ufficializzata la positività del "santuario" Cuori liberi. I responsabili avevano segnalato la morte di 2 soggetti su 40 e le analisi confermeranno che i maiali erano morti per la PSA. Da qui parte la follia. Mentre i focolai fortunatamente si fermano (si avranno ancora un caso a Dorno sempre il 4 settembre e un ultimo caso l'8 settembre a Sommo, sempre in zona di protezione), l'ATS inizia a scontrarsi con i tenutari del "santuario". Invito tutti a guardare la loro pagina: è allucinante. Non vi era nessuna minima misura di bio sicurezza: una foto del 28 giugno ritrae tre persone, con normalissime scarpe, senza calzari, che sono all'interno di un box con i suini. Il 16 aprile invece si trova l'immagine di visitatori esterni, anche questi privi di calzari e camici usa e getta, che accarezzano un minipig.
Vediamo di chiarirla questa cosa: la PSA se la sono tirata in casa loro. Loro non hanno tutelato minimamente i suini che avevano in stalla. Vi ricordo che la provincia di Pavia, per la vicinanza con quella di Alessandria dove i casi di cinghiali positivi sono numerosissimi e in espansione geografica, è sempre stata considerata ad alto rischio! Questa situazione di allerta era nota a chiunque si occupi di maiali, dai veterinari agli allevatori. I suini di "Cuori liberi" sono stati contagiati a causa delle persone che entravano senza nessuna attenzione dentro la struttura (vi ripeto che l'ATS è stata chiamata proprio perché due maiali erano morti) e stavano morendo per la PSA già ai primi di settembre.
II 4 settembre vi erano 38 maiali vivi. Quando è stato attuato l'abbattimento degli ultimi maiali in data 20 settembre ne erano rimasti in vita 9.
Gli altri sono morti e no, non è una bella morte quella da PSA: nel caso migliore (raro) la forma più acuta causa una morte repentina; negli altri casi i soggetti sviluppano febbre, sindrome emorragica, vomito e diarrea con presenza di sangue. Questo è quello che è stato fatto sopportare a quelle povere bestie.
Intanto l'ATS si rende conto della delicatezza della situazione: viene contattata anche la facoltà di Medicina Veterinaria di Lodi e viene deciso un protocollo farmacologico per l'abbattimento. In data 14 settembre il Collega Chiari (regione Lombardia) chiarisce la cosa durante un aggiornamento via web con gli stakeholder. La stessa sera mi chiama un caro amico, suiatra, che mi racconta di essere stato contattato da qualcuno del santuario che gli ha chiesto se può occuparsi della soppressione farmacologica dei suini rimasti. Lui, chiaramente, dice di no. Perché? Perché nessun veterinario suiatra vuole avere a che fare con quelle persone. Su alcune pagine vengono pubblicati video girati con i droni durante gli abbattimenti programmati (che tra l'altro interesseranno anche alcuni allevamenti negativi, ma correlati epidemiologicamente con altri infetti o comunque in zona di protezione) oltre che messaggi dai toni in alcuni casi quasi deliranti. Si inizia a leggere la parola "assassini" collegata a chi sta semplicemente eseguendo quanto imposto dalla legge. La violenza di queste persone è evidente e in aumento, giorno dopo giorno.
Intanto dal "santuario" continuano i messaggi strappalacrime, con richieste di soldi e di presenziare ai blocchi. Decine di persone si accalcano DENTRO e FUORI l'area, creando un pericolo enorme: molti di questi soggetti infatti hanno a che fare con altri suini in altri santuari. Di conseguenza in data 19/09 Regione Lombardia emette una circolare con oggetto "Sorveglianza santuari correlati con focolaio PSA 190PVO44" nella quale, al termine di una serie di misure di biosicurezza, viene riportata la frase "In caso di necessità la vigilanza di cui al punto precedente può essere effettuata anche con il supporto delle forze dell'ordine". Siamo arrivati al punto di dover esplicitare un'evenienza simile, manco stessimo parlando degli ippopotami di Escobar
La mattina del 20 settembre, a fronte di una situazione di stallo da una parte e di elevatissimo pericolo epidemiologico dall'altra, i pochi suini rimasti in vita sono stati abbattuti. Si poteva fare altro? No.
La PSA è catalogata nel Regolamento di esecuzione (UE) 2018/1882, che è uno degli atti derivanti dalla Animal Health Law (Regolamento UE 2016/429, in categoria A + D + E:
«malattia di categoria A»: malattia elencata che non si manifesta normalmente nell'Unione e che, non appena individuata, richiede l'adozione immediata di misure di eradicazione (articolo 9, paragrafo 1, lettera a), del regolamento (UE) 2016/429);
«malattia di categoria D»: malattia elencata per la quale sono necessarie misure per evitarne la diffusione a causa del suo ingresso nell'Unione o dei movimenti tra Stati membri, di cui all'articolo 9, paragrafo 1, lettera d), del regolamento (UE) 2016/429);
«malattia di categoria E»: malattia elencata per la quale vi è la necessità di sorveglianza all'interno dell'Unione (articolo 9, paragrafo 1, lettera e), del regolamento (UE) 2016/429).
Da settimane i suini del santuario stavano morendo. La PSA è stata introdotta dalla totale mancanza di attenzione dei tenutari. Alcuni scrivono che il loro veterinario avrebbe potuto occuparsi dell'eutanasia dei maiali: chi è il collega? Perché non l'ha fatto visto che sono stati contattati Veterinari esterni? Ma soprattutto: questo collega perché non ha tutelato i suini a fronte della situazione epidemiologica del Nord Italia? Vi ricordo che il 18 agosto vi era stato il caso di Montebello, ad una manciata di chilometri: perché nessuno ha fatto nulla per evitare il contagio? Incompetenza? Menefreghismo?
Vi è poi un altro aspetto che vorrei chiarire: i suini non amano affatto essere toccati da persone che non conoscono e il contenimento per questi animali è fonte sempre di grandissimo stress (considerate che già entro due minuti dall'inizio del contenimento si hanno alterazioni del leucogramma). Per i suini quindi le manipolazioni necessarie per la soppressione farmacologica comportano senza dubbio una sofferenza maggiore rispetto, ad esempio, a un improvviso e rapidissimo colpo alla testa.
Comunque, l'ATS aveva concesso ai tenutari del santuario di utilizzare il metodo farmacologico, proprio per cercare di risolvere la situazione. Inoltre, nei maiali lo "scodinzolare" non è sovrapponibile a quello dei cani, bensi in moltissimi casi è indice di un atteggiamento aggressivo e di difesa: basta con la storiella dei maialini che correvano felici incontro ai loro carnefici. Pensiamo invece come per due lire c'è chi li tratta come i cetacei dei delfinari, obbligandoli a contatti con umani che non conoscono ma che sono disposti a versare un obolo per la foto da postare sui social.
Ricordatevi poi che a, fronte di una situazione epidemiologica tanto grave, i Colleghi delle ATS devono giustamente sottostare a quanto riportato dalla Normativa (e dal Regolamento di Polizia Veterinaria del 1954 all'Animal Health Law (Regolamento (UE) 2016/429) molte cose sono cambiate, ma certi capisaldi permangono), oltre che ad eventuali Decisioni della Commissione: i Colleghi che una massa di violenti esaltati sta minacciando di morte hanno semplicemente eseguito quanto prescritto da norme che sono il frutto di studi, conoscenze decennali, oltre che di competenze acquisite tramite il lavoro di migliaia di persone ed anche, perché negarlo, la morte di milioni di animali. Che si abbia la decenza di tacere almeno di fronte a questo.
Inoltre vorrei riportarvi due articoli del nostro Codice Penale:
Articolo 500: Diffusione di una malattia delle piante o degli animali Chiunque cagiona la diffusione di una malattia alle piante o agli animali, pericolosa all'economia rurale o forestale, ovvero al patrimonio zootecnico della nazione, è punito con la reclusione da uno a cinque anni. Se la diffusione avviene per colpa, la pena è della multa da euro 103 a euro 2.065.
Articolo 416: Associazione per delinquere
Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che promuovono o costituiscono od organizzano l'associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da tre a sette anni.
Per il solo fatto di partecipare all'associazione, la pena è della reclusione da uno a cinque anni.
I capi soggiacciono alla stessa pena stabilita per i promotori.
Infine, una semplice domanda: cosa rende diversi i suini dei "santuari", o comunque "non DPA", rispetto ai suini di un allevamento intensivo? Perché un esemplare di Sus scrofa domesticus di tot anni, stabulato in un contesto assolutamente inadatto (come ad esempio un appartamento), obbligato a defecare ed orinare su di una traversina, con calori mensili a vuoto, obeso, impossibilitato a grufolare, privo di interazioni con i conspecifici, MALATO, dovrebbe essere più tutelato di un maiale di tot mesi SANO che, sebbene destinato al macello, sta in quel momento vivendo la sua vita tranquillamente, senza alcuna sofferenza?
Voi che vi stracciate le vesti, che urlate, minacciate, postate frasi allucinanti di una violenza assoluta, me la spiegate la differenza? Perché io, che da più di un mese non riesco a dormire una notte intera, che passo i fine settimana a studiare, correggere piani di Biosicurezza, che passo ore al telefono con i Colleghi per cercare un confronto, o anche solo conforto, che da anni combatto davvero affinché i suini degli allevamenti soffrano il meno possibile, io, che i suini se serve li uccido con le mie mani, per evitare sofferenze inutili, io, questa differenza, non riesco proprio a vederla.
Dr.ssa Elisa Trogu, medico veterinario
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genteyhogaressostenibles · 11 months ago
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Cosas que veremos en 2024… y que nos ayudarán a llevar una vida sostenible
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Estamos a seis años de 2030. ¿Habremos logrado cumplir con los Objetivos de Desarrollo Sostenible para entonces? 🤔
De momento, y de cara al año que está a punto de entrar, te presentamos cinco aspectos de nuestra vida cotidiana que podrían cambiar más pronto que tarde ⬇️
📲 El Asistente de Sostenibilidad (basado en IA)
⚡️El sorpaso de las renovables y lo que eso significa
⛽️ La despetrolización y la vida cotidiana
🪴 La consolidación del autoconsumo
��🏼‍♀️ El tranquilo ritmo de la vida moderna
Seguro que se te ocurren muchas más iniciativas que podrán llegar en 2024, no dudes en compartirlas. Sigue leyendo en nuestro blog Señales.
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enkeynetwork · 6 days ago
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tejadosroofs · 7 days ago
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Proyecto: Teja Cerámica Plana en Fachada y Tejas Solares en la Cubierta
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lavoripubblici · 8 days ago
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🔄 CER e autoconsumo: il GSE aggiorna la mappa interattiva delle cabine primarie
🔎 La mappa, disponibile sul sito del Gestore dei Servizi Energetici, contiene anche nuove funzionalità per la ricerca e la consultazione
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prensabolivariana · 17 days ago
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Ante más de 3.000 representantes del sector privado, de los cuales 800 son de Colombia, la directora del DAPRE, Laura Sarabia y la presidenta de la COP16, Susana Muhamad, invitaron a este sector a ser un aliado clave en la conservación de la biodiversidad y el desarrollo de una nueva economía basada en la restauración de la naturaleza. Cali, 27 de octubre de 2024 La directora del Departamento Administrativo de la Presidencia de la República (DAPRE), Laura Sarabia Torres, invitó al sector empresarial privado nacional y extranjero a sumarse a la estrategia liderada por Colombia que busca poner a la naturaleza como transformadora sistémica de la economía y los modelos de negocio.  Ante más de 3 mil representantes del sector privado presentes en el Foro de Negocios y Biodiversidad en la COP16, la funcionaria indicó que “la discusión sobre las políticas para cuidar la naturaleza y la biodiversidad es un asunto netamente de finanzas, de quién pone la plata para cuidar nuestro planeta”, y añadió que “el aporte en dinero a proyectos sostenibles es vital para financiar la protección en la naturaleza”. “Les propongo discutir cómo nos unimos sector público y sector privado para que el cuidado de la naturaleza sea un objetivo común que nos suma, cómo hacemos que Misión La Guajira, Misión Nuquí, Misión Chocó, sean hoy una realidad sostenible ambientalmente, y que nos ayude a la transición energética, cómo hacemos juntos una misión para cuidar la naturaleza”, aseguró. Sarabia Torres agregó que salvar el planeta requiere una nueva economía global, tras considerar que no hay duda de que el sector privado juega un papel fundamental para lograrlo. “En esta COP16 en Colombia podemos sellar acuerdos sostenibles que busquen el objetivo común de cuidar el planeta” enfatizó ante los empresarios. Recalcó la directora del DAPRE explicó que, aunque lo económico es un aspecto clave, también hay otros en que las empresas pueden aportar, por ejemplo  haciendo la transición en que sus plantas de producción no contaminen el ambiente, en reutilizar el agua en las fábricas o diseñar parques de energías limpias, eólicas o solares para alimentar su producción y un autoconsumo. Sobre la crisis climática, Sarabia subrayó en que es necesario definir responsabilidades. “Todos aceptamos la gravedad del asunto, pero en lo que no nos hemos puesto de acuerdo es quién debe pagar el precio, calculado en miles de millones de dólares que cuesta la transición energética y el cuidado de la naturaleza. ¿Quién paga ese alto precio? Para que las empresas sigan fortaleciéndose como un actor fundamental en la transición energética es vital que los Estados diseñen incentivos a compañías responsables con el medio ambiente, a compañías que le apuesten a la transición energética y a la transición climática”, sostuvo Una oportunidad histórica: MinAmbiente Foto: UN Biodiversity​ Por su parte la ministra de Ambiente de Colombia, Susana Muhamad, manifestó que “la COP16 es una oportunidad histórica para que las empresas asuman un rol decisivo en la conservación y restauración de la naturaleza, avanzando de forma integral hacia la sostenibilidad”, y enfatizó que “Es a través de esta movilización que podremos desenredar un poco esta crisis”. Así mismo, resaltó la importancia de sumar al sector empresarial en las metas del Marco Global de Biodiversidad Kunming Montreal. A su turno, el ministro de Comercio, Industria y Turismo, Luis Carlos Reyes, reafirmó la disposición de Colombia a trabajar de la mano con las empresas para fortalecer alianzas que contribuyan a la protección de la biodiversidad y fomenten la innovación en modelos sostenibles:  “La naturaleza es un pilar fundamental en nuestra política comercial y ambiental. Estamos comprometidos en apoyar al sector privado para que sus prácticas contribuyan a la conservación, no solo en Colombia, sino en toda la región” dijo. Para la COP16, el Gobierno colombiano diseñó un portafolio de inversió...
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ferrolano-blog · 1 year ago
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La lucha de las comunidades energéticas: obstáculos injustificados en la tramitación del autoconsumo colectivo
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carabanchelnet · 1 year ago
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📌¿La Inteligencia Artificial acabará con Google? 📌Estos alimentos te cuidaran del envejecimiento de tu piel ocasionado por el sol 📌Rammstein toca en España con las acusaciones de abuso sexual cercando a su cantante 📌Las grandes distribuidoras eléctricas lastran el desarrollo del autoconsumo colectivo https://carabanchel.net
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12endigital · 10 months ago
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Kartogroup Spain instala un huerto de autoconsumo de 1,7 MWp con Cubierta Solar
Kartogroup Spain, compañía castellonense especializada en la fabricación y distribución de papel tisú, cartón y productos de un solo uso, ha apostado por el autoconsumo fotovoltaico con la instalación de un huerto de 1,7 MWp. Una medida de ahorro y sostenibilidad con la que la compañía busca una mayor competitividad y abre camino hacia su descarbonización, evitando la emisión de 832 toneladas de…
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ganaderiayagro · 28 days ago
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¿Sabes cuántos tipos de ganadería existen?
Hay 4 tipos según el medio: extensiva, intensiva, mixta y de autoconsumo o traspatio.
Y hay otra clasificación en función del tipo de especie o ganado: bovinos, ovino, porcino, etc.  
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energy-50 · 2 months ago
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Córdoba: referente en energía distribuida
Con 757 instalaciones de generación de energía renovable, Córdoba se posiciona como la provincia l��der en Argentina. Esta apuesta por el autoconsumo energético no solo reduce costos, sino que también contribuye a la lucha contra el cambio climático mediante el uso eficiente de recursos naturales.
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