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#atarassico
rideretremando · 3 years
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ontologismi · 3 years
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Agamben e Cacciari sul green pass. Tu chiamale se vuoi "argomentazioni" (Giovanni Boniolo)
Agamben e Cacciari sul green pass. Tu chiamale se vuoi “argomentazioni” (Giovanni Boniolo)
Per fortuna, abbiamo qualcun altro, da ascoltare. Per esempio il sempre bravo Giovanni Boniolo che si diverte a scrivere una “nota” all’ormai famosa “nota” che Massimo Cacciari e Giorgio Agamben hanno scritto a proposito del Green Pass, in cui si adombra l’avanzare di una “pericolosissima dittatura sanitaria”. (Fonte) Ho letto, con atteggiamento poco atarassico – devo ammetterlo –, nel sito…
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inesistenzadellio · 7 years
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I dolori del vecchio me.
Quando ero un ragazzetto pensavo che una delle fortune che mi sarebbe piaciuto che mi fosse capitata sarebbe stata quella di essere atarassico. Avevo 17 anni, soffrivo per la mia eterna cotta adolescenziale e mi sembrava che non provare niente fosse la soluzione a tutti i miei problemi. Crescendo ovviamente mi sono reso conto di quanto fosse stupido quello che pensavo. Non provare niente è un tantino eccessivo se l'unica cosa che si vuole è evitare il dolore di un amoretto non corrisposto. Segnato comunque dalla cosa, come ogni altro essere umano di questo pianeta o forse anche un pochino di più, sono ricaduto nello stesso errore, innamorandomi, soffrendo e ripetendo la stessa scenetta con in mezzo sprazzi di felicità.
Sempre da giovane, però con qualche annetto in più, avevo chiara solo una cosa: alla domanda cosa volevi dalla vita, io rispondevo che volevo solo essere felice, pensando che fosse una risposta anche abbastanza semplicistica. Tutti ricercavano un futuro di soddisfazioni professionali e cose simili, mentre a me non importava come, ma mi bastava che fossi felice. La risposta si, era semplicistica, ma per motivi diversi. Essere felici è forse la cosa più difficile che si possa ottenere, proprio perché non si ottiene. Non c'è una formula per essere felici, degli step da raggiungere, si tratta solo di accettarsi e accettare quello che è ogni giorno il presente dove viviamo, affrontando i momenti negativi e ringraziando per quelli positivi. Si, lo so, è un po' stile opuscolo religioso, ma credo davvero sia così.
E' qui che sta il problema però. Sono bel lontano dall'accettare qualunque cosa mi stia succedendo nella vita. Non accetto niente, professionalmente, sentimentalmente e nemmeno di me stesso. Rifiuto ogni cosa di me con un distacco quasi atavico. Non riesco a togliermi di dosso questa pesantezza, questo senso di inutilità per ogni cosa che succede nel mondo e a me stesso. Se tutto è inutile è inutile anche provare, impegnarsi, arrabbiarsi.
Solo che le emozioni rimangono. Il rammarico, la bile nello stomaco, la tristezza. Mi sento schiacciato tra il senso di impotenza e la rabbia del non averci neanche provato, appeso ad un filo tessuto da me stesso e con in mano le forbici, con la tentazione di tagliare e di cadere, ma senza farlo mai, forse per vigliaccheria, forse perché nonostante tutti i rifiuti del mondo nutro ancora una certa speranza.
Sono paziente al limite della testardaggine e forse è proprio questo che mi frega.
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danielerossi · 5 years
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Non è tanto importante, in quel momento, che venga fornita alcuna risposta immediata da parte loro, quanto che il seme della curiosità sia sceso abbastanza in profondità da trovare un terreno sufficientemente fertile: i frutti, quali che siano, si vedranno in futuro.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita”: quante volte ho letto l’incipit dell’opera summa del Medioevo europeo, stampato nelle antologie patinate che fanno tuttora la fortuna di tanti editori; quante altre volte l’ho sentito cantilenare, con meccanica freddezza, dalle rosee labbra inconsapevoli di giovani studentelli.
Ma ora, che mi trovo in questo atarassico limbo, in questa sorta di scala la quale, se mi ha risparmiato la crocifissione in cima al golgota del mio tortuoso sentiero, mi sta altresì conducendo verso l’età in cui il sommo poeta smarrì la retta via nella selva oscura, non riesco a scorgere intorno a me il rassicurante volto di nessun virgilio.
Ma per quanto tenti in ogni modo di prolungare quella notte, silente messaggera di sogni e dolce curatrice di ferite invisibili, il disco luminoso, inesorabilmente, fa capolino all’orizzonte, penetrando coi suoi raggi svelatori attraverso le mie esauste palpebre.
Ed allora, avendo da tempo smarrito le chiavi necessarie a disserrare gli insondabili catenacci che danno accesso ai giardini del futuro, mi rassegno a cercarle nelle sotterranee penombre del mio passato.
Sento di dover varcare a ritroso la soglia del teatro dell’infanzia, per risollevare quel sipario sul fanciullesco palcoscenico, ingenuamente calpestato da passi timidi ed inconsapevoli.
Soltanto allora, forse, assistendo alle tragedie, alle commedie ed ai drammi satireschi degli anni immaturi, mi sarà possibile compiere il salvifico percorso di purificazione.
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paroledicarta · 7 years
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Anche il testo della canzone ha un cervello indeciso e atarassico come il mio.
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inesistenzadellio · 8 years
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Flusso di coscienza non molto coscienzioso.
È difficile capire cose provo in questo momento. È un senso di vuoto che non riesco a colmare in nessuna maniera. So di aver sbagliato e alla grande anche, ma sono convinto lo stesso che tutto doveva andare come è andato ad esclusione delle decisioni prettamente personali. Non capisco davvero ciò che provo, manca qualcosa, come l'ultimo pezzo di un puzzle. Il disegno è chiaro ma non completo e mi ritrovo a vagare con la mente su cosa poteva essere e cosa non sarà mai più. Soffro tanto, anche se non lo do per niente a vedere. Potrebbero scambiarmi per insensibile, per menefreghista, ma la verità è che io con la sofferenza ho un rapporto strano: soffro per le minchiate e poi per le cose serie sembro un cazzo di atarassico. In realtà tengo molto a tutte le cose importanti, solo a modo mio, senza struggimenti teatrali ma è capace che per anni mi possa sentire in colpa. Ripeto costantemente gli stessi errori e non capisco se sono lo stesso immaturo di sempre o qualcosa nel tempo la imparo. Ho preso molti vizi e spero di averne abbandonati alcuni. Vorrei che le cose fossero andate diversamente perché ho fatto soffrire chi assolutamente non se lo meritava. Non ci sono scuse che tengano, la causa sono io e la mia codardia nel non aver affrontato le questioni importanti quando era il momento. Io non merito quello che ho avuto fino ad ora e non so se mai avrò la forza di meritarlo in futuro. Non so neanche come finire questo post figuriamoci cosa ne possa sapere del futuro. Posso solo chiedere scusa e contemporaneamente sperare in qualcosa di meglio per me da egoista come in realtà sono.
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