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MOSTRE / A Palermo apre "Thesaurus": il tesoro della Cappella Palatina testimone del dialogo tra culture che fece grande la Sicilia [VIDEO / FOTO]
MOSTRE / A Palermo apre "Thesaurus": il tesoro della Cappella Palatina testimone del dialogo tra culture che fece grande la Sicilia [VIDEO / FOTO]
Curia di Monreale, Cassetta – reliquiario (Museo Diocesano di Monreale) metà XIII sec. Un viaggio attraverso gli aspetti più profondi e “spirituali” del Palazzo Reale di Palermo, protagonista assoluto il celebre “Tesoro della Cappella Palatina”, straordinario insieme di oggetti preziosi che da quasi nove secoli testimonia l’ibridismo culturale a cui diede vita l’impulso illuminato di Ruggero II…
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Che ve ne pare. Scorcio di Palermo Arabo- Normanna... . . . #feet #art #instagood #instamood #instagram #instagood #feetmodel #model #feetfetishcommunity #yolo #lifestyle #alexandradeamodena #feetjob #style #transgender #sea #nature #leg #cloudporn #landscapephotography #sicily #relax #green #naturephotography #insta #instapic #picture #nails #nailart #winner (presso Palermo, Italy) https://www.instagram.com/p/CideZrfKiAH/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Un viaggio nel passato: Itinerari turistici nella Regione Sicilia
La Sicilia è un luogo magico e misterioso, che attrae turisti provenienti da tutto il mondo dall'inizio dei tempi. Il mare cristallino, il clima mediterraneo, la cucina deliziosa e la storia millenaria della regione sono solo alcune delle ragioni per cui tantissimi visitatori scelgono di trascorrere le proprie vacanze in questa parte d'Italia. In questo articolo, parleremo di alcuni degli itinerari turistici più affascinanti per scoprire il passato della Sicilia e il suo patrimonio culturale unico. Iniziamo il nostro viaggio nel passato nella città di Palermo, capitale della Sicilia. Qui, si possono ammirare una moltitudine di monumenti storici, come la Cattedrale di Palermo, il Palazzo dei Normanni e la Chiesa di San Giovanni degli Eremiti. Un'altra tappa imperdibile è la famosa Cappella Palatina, un esempio stupefacente di architettura arabo-normanna, con mosaici bizantini e arabi che si mescolano in modo sorprendente. Non dimentichiamo poi il Teatro Massimo, il più grande teatro lirico d'Italia che venne edificato alla fine dell'800 ma fu inaugurato solamente nel 1997. Non molto lontano da Palermo si trova Monreale, una città famosa per la sua Cattedrale dedicata a Santa Maria Nuova. La Cattedrale è un capolavoro di arte romanico-gotica, con mosaici bizantini di eccezionale bellezza che rappresentano scene della Bibbia. La Cattedrale di Monreale è uno dei luoghi più importanti della Sicilia e sicuramente vale la pena visitarla. Continuiamo il nostro viaggio nel passato a Cefalù, una delle città costiere più belle della Sicilia. Qui, si trova una magnifica Cattedrale in stile normanno, edificata nel periodo compreso tra il 1131 e il 1240. Il Duomo di Cefalù è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO nel 2016 ed è diventato uno dei luoghi più visitati della Sicilia. Spostandoci verso l'est di Sicilia, incontriamo la città di Siracusa, famosa per il suo imponente Parco Archeologico della Neapolis, che contiene il famoso Teatro Greco, l'Anfiteatro Romano e l'Orecchio di Dionisio. La città era un importante centro culturale e politico dell'antica Grecia e ha conservato molti dei suoi tesori. Il quartiere di Ortigia è invece il centro storico di Siracusa che ospita il Duomo di Siracusa e la Fontana edificata nel secolo XVII, intorno la quale si erge un bellissimo palazzo che ospita il collegio dei notai. Tra le altre attrazioni della Sicilia spiccano la Valle dei Templi di Agrigento, un'area archeologica con alcuni dei templi greci più antichi e meglio conservati al mondo, e l'Etna, il più alto vulcano attivo d'Europa, famoso per le sue maestose eruzioni. La costa dell'isola è un'altra meta imperdibile per chi vuole scoprire il passato della Sicilia, con le sue spiagge e i suoi paesaggi mozzafiato. Il golfo di Castellammare, con le sue acque cristalline e la sua natura incontaminata, è uno dei luoghi più suggestivi della costa siciliana. Con i suoi monumenti storici, le sue incantevoli cittadine e la sua splendida costa, la Sicilia è la destinazione perfetta per chi vuole vivere un'esperienza autentica e unica. Fonti: - https://www.italia.it/it/idee-di-viaggio/viaggio-nel-patrimonio-unesco/il-parco-archeologico-della-neapolis-di-siracusa.html - https://www.lescienze.it/news/2016/07/15/news/i_tesori_di_monreale_patrimonio_unesco-3100945/ - https://www.italia.it/it/idee-di-viaggio/cultura-e-storia/sicilia-da-visistare-in-10-giorni-come-programmare-itinerari-e-percorsi-turistic.html - https://www.turismo.it/viaggi/articolo/art/sicilia-10-luoghi-imperdibili-115712/ - https://www.finedininglovers.it/articolo/viaggio-nella-sicilia-delle-meraviglie - https://guidasicilia.it/it/guida-siracusa/ortigia#sthash.g4gHlmzg.dpbs - https://www.ilpost.it/2021/04/17/teatro-massimo-palermo/ Fonte immagine: Di Wolfram Schubert from Germany - Liparic Islands, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=22316629 Read the full article
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Here I show you the illustration of San Giovanni Degli Eremiti, which you can find on my online shop.
As written yesterday, I add now the second point of view concerning the question:
The red domes of Arab-Norman Palermo - The domes dilemma: were they really red or not?", written by Dario Leggio and posted on the blog of Palermoviva. [...] This is in contrast to what the reporter of the X century Ibn Hawqal claims: "... you could admire the red domes immersed in the green of the Conca D'Oro". It's clear and evident that the Arabic reporter did not describe newly-built red domes, therefore not oxidized by atmospheric agents. Instead, he describes a frequent use of Arabic architecture of that time (i.e. in the Xth century) in actually painting red domes. [...]
With this other paragraph, we have proof of how the domes under Roger II could be red. What do you think about it? Do you want to read more? Read the full article in Italian: https://www.palermoviva.it/le-cupole-rosse-della-palermo-arabo-normanna/
Please support independent artists: https://www.redbubble.com/people/taumazoShop/shop?asc=u&ref=account-nav-dropdown
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PALERMO - Cappella Palatina
Quando i Normanni arrivarono a Palermo, contrariamente a quello che era l’uso del tempo, evitarono di fare una strage dei suoi abitanti. Palermo, come altre città siciliane, era un insieme di razze, culture e religioni, aperta verso il mediterraneo, scambiava merci e cultura verso tutti i porti che si affacciavano su quel mare esportando, verso il nord Africa, beni come pasta, formaggio e grano, importando l’algebra, gli scacchi e la conoscenza del mondo. Lo stesso faceva verso Napoli, Pisa, Genova e Barcellona. Ebrei, Bizantini, Tunisini, Catalani e mercanti del nord Europa erano più che normali visitatori nella nuova capitale della contea normanna, perché Palermo era una casa in cui vi era un angolo per ognuno di loro. I Normanni trovarono quindi un insieme di culture che rispettarono, assimilarono e sfruttarono usando ogni caratteristica ed abilità di queste diversità come componente importante del loro regno. Tutto questo si nota con magnificenza ed eleganza nella Cappella Palatina, la chiesa del loro palazzo reale. Nella Cappella, l’unione delle culture è palese, quasi ostentata un insieme di cui la religione è vestita con l’essenza di popoli tra loro diversissimi ma qui legati dalla lungimiranza normanna. Comprendi quindi perché il normanno Guy de Maupassant, pur abituato alle grandi pianure e agli immensi cieli del suo paese, visitando la piccola Cappella, la definì “la più bella chiesa del mondo”, malgrado non fosse grande e immensa come le grandi chiese del nord Europa. In essa però De Maupassant vedeva la somma del meglio delle culture del mediterraneo, di quell’umanità che per un Dio e un regno si combatteva e distruggeva da secoli e che nella cappella si ritrovava infine unita nella capacità di creare arte e, con essa confermare l’universalità e l’eternità della bellezza.
When the Normans arrived in Palermo, contrary to what was the use of time, they avoided making a massacre of its inhabitants. Palermo, like other Sicilian cities, was a collection of races, cultures and religions, open to the Mediterranean, exchanging goods and culture for all the ports that overlooked that sea, exporting goods such as pasta, cheese and wheat to North Africa , importing algebra, gold, chess and knowledge of the world. The same was done for Naples, Pisa, Genoa and Barcelona. Jews, Byzantines, Tunisians, Catalans and merchants from northern Europe were more than normal visitors to the new capital of the Norman county, because Palermo was a house in which there was a corner for each of them. The Normans then found a set of cultures that respected, assimilated and exploited using every characteristic and ability of these diversities as an important component of their kingdom. All this is noted with magnificence and elegance in the Palatine Chapel, the church of their royal palace. In the Chapel, the union of cultures is obvious, almost a show of which religion is dressed with the essence of peoples that are very different from each other but here bound by Norman far-sightedness. You understand therefore why the Norman Guy de Maupassant, although accustomed to the great plains and the immense skies of his country, visiting the small Chapel, called it "the most beautiful church in the world", although it was not as large and immense as the great churches of the north Europe. In it, however, De Maupassant saw the sum of the best of the Mediterranean cultures, of that humanity that for a God and a kingdom was fought and destroyed for centuries and that in the chapel it was finally found united in the ability to create art and, with it confirm the universality and eternity of beauty.
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Feb 22 in WWI
Feb 22 1915
IWM (Q 51590) “Soldiers of the 1st Battalion, Cameronians (Scottish Rifles) pumping a flooded part of the trenches at Grande Flamengrie Farm (Bois Grenier Sector)” by Money, Robert Cotton (Photographer)
Feb 22 1916
IWM (Q 13738) “General Jean-Marie Brulard, the Commander-in-Chief of the Corps Expeditionaire d'Orient, decorating General William Birdwood with the Croix de Guerre." by Brooks, Ernest (Lieutenant) (Photographer)
Feb 22 1917
Imperial German Sub SM U-21 sinks 7 Dutch and 1 Norwegian ship in the Atlantic Ocean northwest of the Bishop Rock, Isles of Scilly, United Kingdom
Dutch cargo ship Bandoeng - 5,851 tons
Dutch cargo ship Eemland scuttled (49°41′N 7°35′W) - 3,770 tons
Dutch cargo ship Gaasterland scuttled (50°10′N 7°05′W). Her crew survived - 3,917 tons
Dutch cargo ship Jacatra captured, torpedoed and sunk (49°52′N 7°00′W) - 5,373 tons
Dutch cargo ship Noorderdijk captured, torpedoed and sunk - 7,166 tons
Norwegian cargo ship Normanna scuttled. Her crew survived - 2,900 tons
Dutch cargo ship Zaandijk scuttled (49°52′N 7°00′W) - 4,189 tons
Dutch ship Menado - 5,874 tons
Linda Blanche being sunk on 30 January 1915 by U-21
Feb 22 1918
Austro-Hungarian artillery observation post on Mt. Cimone. Small Italian hamlets can be seen below Feb 22 1918 Panorama vom Art.-Beobachter ¤ 1136 Cimone Wes
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Il piccolo comune di Santa Severina, di appena 2000 abitanti, si colloca all’interno della provincia di Crotone, quasi sulla punta della nostra penisola, come una vera e propria perla. A rappresentanza della bellissima regione di cui fa parte, pullula di meritevoli luoghi da visitare che non mancheranno di affascinare i suoi visitatori. San Severina in Calabria sorge su una rupe che governa dall’alto una vallata a metà tra il Mare Ionio e i monti della Sila in posizione di supremo controllore del fiume Neto. Le origini e la storia di Santa Severina Furono i Bizantini a decretare l’attuale nome di Santa Severina, mentre durante la dominazione greca il suo nome era Siberene e in quella romana Severiana. Con l’arrivo dei Bizantini diventò la sede episcopale Metropolitana assoggettata a Bisanzio e diede i natali al pontefice Zaccaria, trasformandosi in una città dal patrimonio artistico indiscutibilmente più che interessante. Il Castello di Santa Severina è la monumentale rappresentazione della storia di questo borgo. A testimonianza dell’egemonia normanna risalente all’XI secolo (sotto il governo di Roberto il Guiscardo) e consolidamento di una precedente costruzione bizantina, la rocca si allunga su circa 10.000 metri quadrati di terra, sovrastando la valle del fiume Neto. La sua struttura ha subìto molteplici modifiche nel corso del tempo: i sovrani che lo hanno abitato man mano lo hanno trasformato. Recenti restauri, condotti alla fine del secolo scorso, ha portato alla luce il fatto che questa struttura, che aveva sia funzione militare sia religiosa, sarebbe stata edificata sopra l’acropoli dell’antica Siberene. La sua particolarità è data anche dal fatto che al suo interno è custodito un vano cisterna del periodo bizantino, mentre la forma delle torri tonde e delle merlature quadrangolari ne ricordano la dominazione sveva. A tutt’oggi è una delle fortezze militari meglio conservate dell’Italia meridionale, con all’interno il Museo di Santa Severina, in cui sono presenti sia le collezioni che i reperti degli scavi archeologici di tutto il territorio. Nel castello, a seconda dei periodi, è possibile anche assistere a mostre artistiche, concerti ed esposizioni di artigianato che acquistano un ulteriore fascino per l’inusuale cornice. Che cosa vedere nel borgo di Santa Severina Il borgo di Santa Severina di Crotone è annoverato tra i borghi più belli della nostra penisola, non solo per le caratteristiche estetiche che ammaliano al solo colpo d’occhio, ma anche per il ricchissimo passato che ne ha così bene strutturato il carattere. Infatti il borgo vanta un percorso storico tra i più antichi: si narra che Santa Severina sia stata fondata dal popolo degli Enotri, prima ancora dell’occupazione dei Greci. Le notizie risalgono a un periodo intermedio tra l’età del bronzo e del ferro di cui restano tracce in diversi ritrovamenti archeologici. Dal magazzino di contenitori per il vino a prova della coltivazione della vite da parte della popolazione indigena, al rinvenimento di ben 14 abitazioni del periodo protostorico (IV-III secolo A.C.). Oltre agli edifici storici è possibile ricostruire al meglio tutto il prezioso passato storico grazie ai musei del borgo. Per gli appassionati si segnalano il Museo Archeologico di Santa Severina, all’interno del Castello; il Museo diocesano di arte sacra nel palazzo arcivescovile; l’Archivio storico diocesano e la Biblioteca Diocesana siti in Piazza Campo; il Centro Documentazione e Studi sui Castelli e le Fortificazioni della Calabria, nel Bastione dell’Ospedale. L’architettura bizantina si concentra al massimo nel Battistero di Santa Severina, adiacente alla Cattedrale, che è pervenuto quasi completamente integro. Costruito tra l’VIII e il XI secolo in forma circolare con croce greca, nacque come santuario sulle spoglie di un martire e solo in seguito venne trasformato nell’attuale battistero. Conserva al suo interno la fonte battesimale originaria, il portale ogivale di epoca sveva e gli antichi affreschi al suo interno risalenti al X-XII secolo e si annovera tra una delle mete imprescindibili delle meraviglie da visitare a Santa Severina. Cosa mangiare a Santa Severina Il borgo di Santa Severina si colloca a metà tra una meta culturale per appassionati storici e il luogo ideale per turisti che amano perdersi tra le bellezze naturali della Calabria, ma non solo. Tra le mura che lo circondano, gli innumerevoli siti di arte sacra incentivano la scoperta dei tesori che custodiscono. Il castello incanta con la sua atmosfera, che sembra non subire gli attacchi dell’epoca moderna e permette di respirare il profumo del passato. Il centro storico, poi, è deputato a conservare e tramandare gli aspetti più golosi che lo caratterizzano. Da un punto di vista enogastronomico, il piatto del borgo è la pasta china, piena, in grado di regalare un emozionante esperienza grazie ai suoi sapori intensi. Si tratta di rigatoni cotti al forno con un ripieno di salsiccia e provola, un piatto tradizionale calabrese dal gusto ricco e nutriente. Tra i prodotti tipici spicca l’aranciaru, l’arancia che fin dall’antichità per i santaseverinesi ha rappresentato una fonte economica importante. Per le peculiarità organolettiche dovute al terreno in cui crescevano, erano considerate tra le arance migliori da barattare con interi carri di patate. Ancora oggi di queste arance non si butta via nulla, utilizzandone ogni parte in golose insalate di arancia, canditi, farinella per dolci e in altre ricette tipiche da assaggiare assolutamente in uno dei locali del borgo. https://ift.tt/3cL0uoq Cosa vedere nel borgo di Santa Severina, in Calabria Il piccolo comune di Santa Severina, di appena 2000 abitanti, si colloca all’interno della provincia di Crotone, quasi sulla punta della nostra penisola, come una vera e propria perla. A rappresentanza della bellissima regione di cui fa parte, pullula di meritevoli luoghi da visitare che non mancheranno di affascinare i suoi visitatori. San Severina in Calabria sorge su una rupe che governa dall’alto una vallata a metà tra il Mare Ionio e i monti della Sila in posizione di supremo controllore del fiume Neto. Le origini e la storia di Santa Severina Furono i Bizantini a decretare l’attuale nome di Santa Severina, mentre durante la dominazione greca il suo nome era Siberene e in quella romana Severiana. Con l’arrivo dei Bizantini diventò la sede episcopale Metropolitana assoggettata a Bisanzio e diede i natali al pontefice Zaccaria, trasformandosi in una città dal patrimonio artistico indiscutibilmente più che interessante. Il Castello di Santa Severina è la monumentale rappresentazione della storia di questo borgo. A testimonianza dell’egemonia normanna risalente all’XI secolo (sotto il governo di Roberto il Guiscardo) e consolidamento di una precedente costruzione bizantina, la rocca si allunga su circa 10.000 metri quadrati di terra, sovrastando la valle del fiume Neto. La sua struttura ha subìto molteplici modifiche nel corso del tempo: i sovrani che lo hanno abitato man mano lo hanno trasformato. Recenti restauri, condotti alla fine del secolo scorso, ha portato alla luce il fatto che questa struttura, che aveva sia funzione militare sia religiosa, sarebbe stata edificata sopra l’acropoli dell’antica Siberene. La sua particolarità è data anche dal fatto che al suo interno è custodito un vano cisterna del periodo bizantino, mentre la forma delle torri tonde e delle merlature quadrangolari ne ricordano la dominazione sveva. A tutt’oggi è una delle fortezze militari meglio conservate dell’Italia meridionale, con all’interno il Museo di Santa Severina, in cui sono presenti sia le collezioni che i reperti degli scavi archeologici di tutto il territorio. Nel castello, a seconda dei periodi, è possibile anche assistere a mostre artistiche, concerti ed esposizioni di artigianato che acquistano un ulteriore fascino per l’inusuale cornice. Che cosa vedere nel borgo di Santa Severina Il borgo di Santa Severina di Crotone è annoverato tra i borghi più belli della nostra penisola, non solo per le caratteristiche estetiche che ammaliano al solo colpo d’occhio, ma anche per il ricchissimo passato che ne ha così bene strutturato il carattere. Infatti il borgo vanta un percorso storico tra i più antichi: si narra che Santa Severina sia stata fondata dal popolo degli Enotri, prima ancora dell’occupazione dei Greci. Le notizie risalgono a un periodo intermedio tra l’età del bronzo e del ferro di cui restano tracce in diversi ritrovamenti archeologici. Dal magazzino di contenitori per il vino a prova della coltivazione della vite da parte della popolazione indigena, al rinvenimento di ben 14 abitazioni del periodo protostorico (IV-III secolo A.C.). Oltre agli edifici storici è possibile ricostruire al meglio tutto il prezioso passato storico grazie ai musei del borgo. Per gli appassionati si segnalano il Museo Archeologico di Santa Severina, all’interno del Castello; il Museo diocesano di arte sacra nel palazzo arcivescovile; l’Archivio storico diocesano e la Biblioteca Diocesana siti in Piazza Campo; il Centro Documentazione e Studi sui Castelli e le Fortificazioni della Calabria, nel Bastione dell’Ospedale. L’architettura bizantina si concentra al massimo nel Battistero di Santa Severina, adiacente alla Cattedrale, che è pervenuto quasi completamente integro. Costruito tra l’VIII e il XI secolo in forma circolare con croce greca, nacque come santuario sulle spoglie di un martire e solo in seguito venne trasformato nell’attuale battistero. Conserva al suo interno la fonte battesimale originaria, il portale ogivale di epoca sveva e gli antichi affreschi al suo interno risalenti al X-XII secolo e si annovera tra una delle mete imprescindibili delle meraviglie da visitare a Santa Severina. Cosa mangiare a Santa Severina Il borgo di Santa Severina si colloca a metà tra una meta culturale per appassionati storici e il luogo ideale per turisti che amano perdersi tra le bellezze naturali della Calabria, ma non solo. Tra le mura che lo circondano, gli innumerevoli siti di arte sacra incentivano la scoperta dei tesori che custodiscono. Il castello incanta con la sua atmosfera, che sembra non subire gli attacchi dell’epoca moderna e permette di respirare il profumo del passato. Il centro storico, poi, è deputato a conservare e tramandare gli aspetti più golosi che lo caratterizzano. Da un punto di vista enogastronomico, il piatto del borgo è la pasta china, piena, in grado di regalare un emozionante esperienza grazie ai suoi sapori intensi. Si tratta di rigatoni cotti al forno con un ripieno di salsiccia e provola, un piatto tradizionale calabrese dal gusto ricco e nutriente. Tra i prodotti tipici spicca l’aranciaru, l’arancia che fin dall’antichità per i santaseverinesi ha rappresentato una fonte economica importante. Per le peculiarità organolettiche dovute al terreno in cui crescevano, erano considerate tra le arance migliori da barattare con interi carri di patate. Ancora oggi di queste arance non si butta via nulla, utilizzandone ogni parte in golose insalate di arancia, canditi, farinella per dolci e in altre ricette tipiche da assaggiare assolutamente in uno dei locali del borgo. Il borgo di Santa Severina è una piccola perla della Calabria, con il suo castello e il grande patrimonio storico e culturale da scoprire.
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ARTE- Puglia, la stupenda Cripta della Cattedrale di Trani (1143)in stile Romanico, realizzata durante la denominazione Normanna- Intitolata a San Nicola Pellegrino (1094).. by domenico milella https://flic.kr/p/2ik8hAd
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Una prima urbanizzazione, chiamata Terra Vecchia nelle carte topografiche, è avvenuta originariamente sulla prima collina attorno al castello, oggi inesistente, sia seguendo l'orografia del terreno che impostando la configurazione di una domus di Federico II di Svevia, all'interno della cinta muraria normanna, già presente nell'XI secolo. Si narra che il castello fosse già stato costruito in epoca greco-romana e che nel I secolo a.C. i Lucani, alleatisi ai Romani, dopo la sconfitta di Pirro, per dimostrare la loro alleanza e in segno di devozione, dipinsero anche l'immagine di Giano Bifronte, dio pagano venerato dai Romani. Così, protetti maggiormente dai Romani, attorno al castello, sorsero le prime case in pietra e si costituì il nucleo primordiale di Montalbano, che crebbe probabilmente a seguito dello spopolamento degli accampamenti nelle zone della Magna Grecia sulla Costa Jonica. Delle antiche fortificazioni restano le mura, all'interno delle quali si stabilirono popolazioni elleniche che dominarono il luogo e lasciarono profonde tracce nell’architettura e nel dialetto locale. La Terra Vecchia è in parte ancora abitata e domina la Riserva Naturale Speciale Regionale dei Calanchi nella valle del fiume Agri che sfocia nel Mar Jonio, dal quale il comune dista poco meno di 20 km. Il rione della Terra Vecchia costituisce il primo nucleo abitativo e urbano del centro storico della città di Montalbano Jonico ed è letteralmente circondato per ogni lato sia da profondi burroni come quelli della Tempa del Diavolo – uno sperone d'argilla su cui era costruito proprio il castello, punto più alto del centro abitato, 292 m s.l.m. – che da vecchi percorsi estramurali, le famose mulattiere, vie contadine chiamate A' Ppiett U' Castiedd e A' Ppiett U' Mulin, entrambi accessibili anche ai traini fino alla metà del Novecento. Foto di Caterina Cordasco, 27/12/2019. #community #facebook #montalbanojonico #badlands #oldtown #magnagrecia #heritage #history #culture #art #matera #basilicata #italy #comitato #mura #terravecchia #calanchi #italia #lucania #matera2019 #metapontino #marjonio #centrostorico #patrimonio #storia #cultura #arte #chiododoro #goldenspike #montalbanoionico (at Montalbano Jonico) https://www.instagram.com/p/B6m4BqLlSg1/?igshid=17mg8k57eltq5
#community#facebook#montalbanojonico#badlands#oldtown#magnagrecia#heritage#history#culture#art#matera#basilicata#italy#comitato#mura#terravecchia#calanchi#italia#lucania#matera2019#metapontino#marjonio#centrostorico#patrimonio#storia#cultura#arte#chiododoro#goldenspike#montalbanoionico
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Yes! The Norman conquest followed the Arab reign, if I am not mistaken, also the Byzantine Empire had also briefly regained Sicily inbetween, I think. The Normans were then followed by the Swabians (the Staufer King Friedrich II., my beloved bastard) and the Swabians by the Anjous, who were then replaced by the Aragornese, which marked the beginning of a Spanish Sicily. Many of the churches in Palermo and Western Sicily are Arabo-Normanna, such as San Giovanni degli Eremiti and San Cataldo, and i duomi di Palermo, Cefalù and Monreale. Really, really beautiful things, especially the geometrical islamic floor mosaics. Stunning. Norman Sicily was also very tolerant in religious regards, thusly the sciences and arts prospered. The Tabula Rogeriana, a collection of maps that includes a world map, was made at the court of King Roger II. by the Arab scholar Muhammad al-Idrisi.
They're on it now, I think. And no, German always puts the adjective first, but the syntactical arrangements of some of the tempi or modi or geni (genus verbi are the active/passive) are quite similiar to German. And yeah, I have no clue either, but I am sure that linguistically-historically, there is a good reason for why certain adjectives are emphasized by this haha. Especially funny since 'bella' is also able to amalgamate (so to speak) with the definitive article. (Bel ragazzo, belle donne etc.). Man, I've wanted to take a deeper look at Romantic/Italian Grammar for ages, why am I cursed with such a zest for knowledge and so little time on this earth 😩
Bestie, you said you never get asks so I was gonna send you one for the ask game but you didn't reblog it ... so just use this as a free ask to talk about whatever. Parla con me, amica, dimmi su cosa stai pensando.
Jvvjuvuv I could reblog it but I didn't think anyone would ask me anything. You're sweet thank you.
I barely learnt some Italian years ago and I understood that. (Don't ask me to talk Italian tho) did you know french is the language closest to standard Italian despite the Italians understanding Spanish speakers better because French changed so much orally but didn't change the spelling.
Also fun fact. I tried to learn it through Duolingo but I made the mistake to choose my native language as English instead of french like the dumbass I am. Imagine when I have to translate shit I always had to go through the process Italian > French > English because forchetta looks much more like forchette in french than fork.
#maryeve#languages#sicily#uve activated my trap card by inquiring about Sicily#if you go to the east of the island by the way you will find THE most stunning works of baroque architecture on this planet#because eastern sicily was hit by volcanic eruptions and earthquakes unlike the west#so there was opportunity to rebuild shit. and rebuild shit they did.#i am not exaggerating. Noto is the most beautiful city on this green earth. I cannot put its beauty into words.
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"The Normanna lamp by Purho is a tribute to Sicily"
http://bit.ly/2j2ngQT The precious and refined sould of #MuranoGlass suggest us to look at the Norman period, the one that above all the others marked the island's image. The use of color, the search for the sinuous shapes, the precious materials used, have produced objects of art and architecture of rare beauty. We design an object with an enchanting and cosmopolitan personality." (vi+m studio)
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VISITING SICILY - SCICLI : FOUR CHURCHES IN SCICLI - SAN BARTOLOMEO, SAN GIOVANNI, SAN MICHELE, SANTA TERESA
VISITING SICILY - Sicily, as you may have guessed from the other posts, is like a cultural "archipelago", where it passes in a few kilometers from the Ancient Greek culture, to the Arab-Norman to the Baroque and so on. In this "archipelago", each island that composes it is extraordinarily different from those that resemble it. The Baroque of Noto is different from the one in Palermo and this continuous original diversity creates surprising effects. For example, if you go from Syracuse to Noto and from this city, you move to Modica or Scicli, you will think that what you have seen you will not be able to find in these other two small cities. Instead it is not so, indeed, Noto is only the prelude of the Baroque in southern Sicily, Modica and Scicli, they are the fulfillment. Scicli in particular, destroyed in 1693 and rebuilt is a solar and joyous explosion of the purest Baroque and therefore of the scenographic and elaborate vision of the building. I say joyous not only because it was the art that followed the previous destruction and death, but also because for the people of Scicli they represented the purest beauty. Take the first church you see in the photos: San Bartolomeo. You will notice that it is almost in the depths of a canyon surrounded by high parts of rock; but do not be deceived, those walls at the time were the city, because in the caves that are in those walls lived the poor people of the city that remained in those caves until the '50s. For them, therefore, that church that they had in front of their homes, was not only a religious place, but the evidence itself, of beauty, proves that despite their misery, it existed. Those caves and people who lived amazed Pasolini when he visited Scicli and wrote in his diary, "The long road of Sand", the following words:
Seen this way, from a distance and from above, Scicli was what we call Sicily. A community of people rich in life, compressed, frightened, deformed by centuries of domination, who too much intent to suck their blood, could not suck their life
VISITANDO LA SICILIA - La Sicilia, come forse avrai capito dagli altri post, è come un “arcipelago” culturale, dove passi in pochi chilometri dalla cultura Greca Antica, a quella Arabo-Normanna al Barocco e così via. In questo “arcipelago”, ogni isola che lo compone è straordinariamente diversa da quelle che le rassomigliano. Il Barocco di Noto è diverso da quello Palermo e questa continua originale diversità crea degli effetti sorprendenti. Ad esempio se da Siracusa arrivi a Noto e da questa città ti muovi verso Modica o Scicli penserai che quanto hai visto non potrai trovarlo in queste altre due piccole città. Invece non è così, anzi, Noto è solo il preludio del Barocco nella Sicilia del Sud, Modica e Scicli, ne sono il compimento. Scicli in particolare, distrutta nel 1693 e ricostruita è una solare e gioiosa esplosione del Barocco più puro e quindi della visione scenografica ed elaborata del costruire. Dico gioiosa non solo perchè era l’arte che era seguita alla distruzione e alla morte, ma anche perchè per la gente di Scicli rappresentavano la bellezza più pura. Prendi la prima chiesa che vedi nelle foto: San Bartolomeo. Noterai che sempra quasi nel fondo di un canyon circondata da alte parti di roccia; ma non farti illudere, quelle pareti all’epoca erano la città perchè nelle grotte di cui sono piene quelle pareti viveva la gente povera della città che in quelle grotte sono rimaste fino agli anni ‘50. Per loro quindi, quella chiesa che avevano di fronte alle loro abitazioni, non era solo un luogo religioso, ma l’evidenza stessa, della bellezza, la prova che malgrado la loro miseria, essa esisteva. Quelle grotte e la gente che viveva stupirono Pasolini che così scrisse nel suo diario “La lunga strada di Sabbia”
Visto così, da lontano e dall'alto, Scicli era quello che si dice la Sicilia. Una comunità di gente ricca di vita, compressa, atterrita, deformata da secoli di dominazione, che troppa intesa a succhiarne il sangue, non ne ha potuto succhiare la vita
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LONDRA, 2 gennaio 2019 – Splendidi manoscritti, opulenti gioielli e ricchi tesori provenienti dagli spettacolari ritrovamenti di Sutton-Hoo e di Staffordshire Hoard. La mostra “Anglo-Saxon kingdoms. Art, word, war” in corso fino al 19 febbraio alla British Library di Londra è un evento imperdibile perché ricostruisce con puntuale accuratezza la storia, ancora tutto sommato poco nota, dei regni anglosassoni d’Inghilterra. Siamo nel V secolo quando dal nord del Continente gruppi di anglosassoni, di origine germanica, si stabiliscono sull’isola da poco abbandonata dalle legioni romane, dando vita a fiorenti comunità dedite all’agricoltura e ai commerci.
Fibbia di Sutton Hoo
Uno dei bellissimi preziosi esposti (Ashmolean Museum, University of Oxford)
L’esposizione ne racconta leggende, evoluzione culturale e vicende fino alla conquista normanna del 1066: secoli decisivi per la storia britannica perché fu proprio durante quest’epoca che nacquero la lingua e la letteratura inglese, venne introdotto il cristianesimo e si crearono le condizioni per l’unificazione delle varie tribù “barbariche” sotto un unico grande regno.
Domesday Book
CODICI E REPERTI – Migrati in Britannia nel V secolo, Angli e i Sassoni, con Juti e Frisoni, trovarono scarsa resistenza nella popolazione locale (le legioni romane erano state ritirate nel 408). Dal VI secolo si organizzarono in piccoli regni: Kent, Sussex, Wessex, Essex, East Anglia, Mercia e Nothumbria, relegando i Celti e celto-romani alle propaggini gallesi, scozzesi e corniche. Questi regni si scontrarono spesso fra di loro e l’isola rimase a lungo instabile e preda, più tardi, delle incursioni vichinghe. Pur commerciando Oltremanica, la società anglosassone era fortemente bellicosa e il potere era detenuto da ricchi “signori della guerra”, i cui spettacolari tesori sono stati trovati in vari contesti tra cui, come detto, lo Staffordshire e le tombe di Sutton-Hoo, in East Anglia.
La mostra alla British Library espone 180 reperti tra cui i celebri Vangeli di Lindisfarne e il gigantesco Codex Amiatinus (o Bibbia della Northumbria), portato in Italia nel 716, che torna ora per la prima volta in patria. In mostra anche i quattro unici testimoni della produzione poetica in anglosassone antico: il Beowulf della British Library, l’Exeter Book (dalla cattedrale di Exeter), lo Junius XI (Bodleian Library) ma soprattutto il “nostro” Vercelli Book, custodito nella Capitolare di Vercelli.
Lo spettacolare e gigantesco Codex Amiatinus
Il codice del “Beowulf” della British Library
Una pagina miniata dei Vangeli di Lindisfarne
IL VERCELLI BOOK, GLORIA NOSTRANA – A proposito del Vercelli Book, si tratta di un grosso codice in pergamena della fine del X secolo che di solito è custodito nelle sale della Biblioteca Capitolare di Vercelli. Il volume, assolutamente straordinario, contiene omelie e una rarissima raccolta di poemi in anglosassone antico. Come sia arrivato in Piemonte non si sa con precisione: potrebbe essere stato trasportato da un chierico insulare che si trovò a sostare, percorrendo la via Francigena, proprio a Vercelli, forse proprio quel Sigerico, arcivescovo di Canterbury, che nel 990 compì un pellegrinaggio fino a Roma. Il libro fu “riscoperto” nel 1822 dallo studioso tedesco Friedrich Blume e da allora rappresenta uno dei tesori più preziosi di Vercelli. Ma non vi riveliamo di più: ne parlano infatti ampiamente i nostri Elena Percivaldi e Mario Galloni nel capitolo dedicato alla città piemontese del loro volume “Alla scoperta dei luoghi segreti del Medioevo”, pubblicato di recente da Newton Compton.
Il Vercelli Book
Da non perdere, oltre alla mostra, anche il catalogo a cura di Claire Breay e Joanna Story: “Anglo-saxon Kingdoms”, naturalmente è solo in lingua inglese, ma contiene oltre alla riproduzione e alle schede esplicative di tutti i reperti esposti, anche un’importantissima raccolta di saggi affidati ai maggiori specialisti del campo, che esaminano da vari punti di vista l’importanza e l’impatto dei regni anglosassoni nella storia, nella cultura e nell’arte europea (qui sotto alcune immagini del volume). Per questo ne consigliamo davvero l’acquisto e la lettura.
Compra il libro su AMAZON cliccando qui.
Per informazioni sulla mostra: www.bl.uk
© RIPRODUZIONE RISERVATA
#MOSTRE / Splendori e tesori degli #Anglosassoni: alla British Library un focus sul primo #Medioevo inglese #foto #SuttonHoo #VercelliBook #ExeterBook #StaffordshireHoard #BritishLibrary #AnglosaxonKingdoms #eventi #Inghilterra © Perceval Archeostoria 2010-2019. All rights reserved. Nessuna parte di questo blog può essere copiata, riprodotta o rielaborata senza citare la fonte.
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Palermo sarà la Capitale della Cultura Italiana per il 2018. Una occasione in più per visitare questa città straordinaria, ricca di storia e arte. Oltre a possedere ben 7 dei luoghi che compongono il sito seriale Unesco della Palermo Arabo-Normanna, qui troverete bellezza, sole, una tradizione culinaria che vi stupirà, accoglienza e gioia. Mettete Palermo in agenda e nel cuore.⠀ --- ⠀ Palermo will be the Italian Capital of Culture for 2018. One more reason to visit this amazing city, full of history and art. Palermo has 7 sitesIn addition to owning no less than 7 of the places that make up the route of Arab-Norman Palermo, Unesco Heritage, here you will find beauty, sun, a culinary tradition that will amaze you, welcome and joy. And more, here it starts the Arab Norman Palermo and the Cathedral Chruches of Cefalù and Mondreale Unesco Heritage. Plan your trip, enjoy Palermo!⠀ ・・・・・・・・・・・・・・・・・・ Prenota la tua lezione gratuita con me oggi stesso! Link nella bio! ・・・・・・・・・・・・・・・ #learnitalianwithme #italy #italia #learnitalian #placetobe #italianplace #bestvacation #vacation #placetovisit #madeinitaly #europevacation #tripinitaly #visititaly #trip #travelmore #travelgram #firstsicily #visit_europe #sicily #palermo #capitalecultura2018 #worldheritage #unesco #unescoworldheritage #lifestyle #italianlifestyle #tourism #tourisme #worldtravel #worldtraveler #worldtravelpics Repost @italiait with @repostapp ・・・ --- 👑Special thanks to @gaetano__distefano ⠀ --- ⠀
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La città di Andria è una delle mete più incantevoli nella Puglia centrale. Ricca di storia e di arte è conosciuta anche come la “Città dei tre campanili”, oltre che “Città Federiciana” per il suo profondo legame con Federico II di Svevia. Simbolo della città è Castel del Monte, che rappresenta anche uno dei complessi architettonici più noti della Puglia, che si erge su una collina poco fuori dall’abitato, nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, uno dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO. Ecco alcuni consigli per esplorare ed immergervi nella suggestiva città di Andria. Andria: cosa vedere La città sorge sul pendio inferiore delle Murge, a 151 metri sul livello del mare e a 10 km dal mare Adriatico. Le prime tracce di insediamenti nel territorio di Andria risalgono al Neolitico. Colonizzata dagli Ellenici, la città entrò a far parte dei possedimenti normanni e nel XIII secolo fu parte del dominio svevo e residenza del re Federico II, che fece costruire il famoso Castello, sul sito della precedente abbazia benedettina normanna. È forte l’influenza dell’Imperatore, con monumenti giunti fino a noi, come l’Arco di Federico I, ma non solo. Oggi nel suggestivo centro storico di Andria, è possibile ammirare anche le chiese e le torri risalenti al periodo angioino e aragonese, come la Torre dell’Orologio e la Chiesa di San Domenico. Andria e Castel del Monte Castel del Monte è una fortezza del XIII secolo fatta costruire dall’imperatore del Sacro Romano Impero Federico II, nell’odierna frazione omonima del comune di Andria, a 17 km dalla città. Uno dei siti più visitati in Italia e scelto come simbolo per la moneta da 1 centesimo di euro coniata nello stato italiano. Luogo intriso di fascino e mistero, set scenografico per numerosi film come Il nome della rosa, Il racconto dei racconti, King Arthur – Il potere della spada etc… Da sempre ha solleticato le fantasie di racconti e leggende. L’edificio è a pianta ottagonale e su ognuno degli otto spigoli si innestano otto torri della stessa forma nelle cortine murarie realizzate in pietra calcarea. Il cortile, di forma ottagonale, è contraddistinto, come tutto l’edificio, dal contrasto cromatico proveniente dall’utilizzo di breccia corallina, pietra calcarea e marmi. In passato vi erano collocate anche antiche sculture. Oggi è giunta sino a noi solo la lastra che simboleggia il Corteo dei cavalieri ed un frammento di figura antropomorfa. Le forme architettoniche e le sculture negli interni del castello ottagonale, risentono delle influenze dell’edilizia francese e di quella cistercense. Le decorazioni negli interni riproducono creature mitologiche e motivi vegetali. Tutto l’edificio è intriso di simbolismi che nei secoli e ancora oggi continuano ad appassionare gli studiosi. L’ottagono rappresenta l’infinità del cielo, mentre sulle due colonne che fiancheggiano il portale di ingresso sono presenti due leoni, che raffigurano il solstizio d’estate e d’inverno. La pianta della costruzione rappresenta una corona le cui punte toccano il cielo, un ottagono in pietra la cui altezza lo eleva a 540 metri sul mare, una bellezza architettonica di rilevanza storica, realizzata con rigore matematico ed astronomico. Un connubio simbolico di forme armoniche che uniscono gli elementi culturali del nord Europa, a quelli del mondo islamico a quelli dell’antichità classica e nello stesso tempo, un esempio tipico e iconico di architettura del Medioevo. Visitare Andria e dintorni Andria offre un centro storico complesso e ricco, dove, tra i luoghi di fede affascinanti e caratteristici, ricordiamo la Chiesa di Sant’Agostino, costruita nel XIII secolo dai Cavalieri templari, che passò in seguito ai Benedettini ed infine agli Agostiniani. Degno di nota il portale gotico realizzato nel XIV secolo e l’interno barocco. La Cattedrale di Santa Maria Assunta è il più importante luogo di culto cattolico della città. Fu realizzata per volere di Goffredo d’Altavilla, signore di Andria, tra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII secolo. Punto ideale per accedere al centro storico di Andria è porta S. Andrea, o Arco di Federico II, l’unica porta ancora in piedi dopo l’unità d’Italia quando vennero demolite tutte le altre. Nelle vicinanze è situata la chiesa di S. Francesco costruita tra il XIII e XIV secolo, rivisitata e ristrutturata nel ‘700 in stile barocco. È nota la bellezza del suo campanile. Molto rappresentativo, il Palazzo Comunale, edificato dopo il ritorno di Federico II di Svevia dalla sesta crociata, nel 1230. Dal 1813 su decreto di Gioacchino Murat, Re delle due Sicilie divenne l’attuale sede del comune di Andria. A pochi chilometri dal centro cittadino, sospesa tra uliveti e vigneti si trova la chiesa di Santa Maria dei Miracoli, costruita nel ‘500 sulla grotta dedicata a Santa Margherita, utilizzata dai monaci basiliani. Il suo interno è rinascimentale con volte in legno dorato. Nella cripta è presente un affresco di Madonna con Bambino che appartiene al XIV secolo. Sempre nei dintorni del centro cittadino di Andria, nelle campagne, risiede la cripta di S. Croce, scavata nel tufo. Suddivisa in due navate riporta ancora alle pareti degli affreschi in stile bizantino. Una visita ad una città sospesa nel tempo come Andria è d’obbligo quando si arriva in Puglia! Tra il suggestivo Castello, il centro storico e la campagna che riporta testimonianze di edifici secolari. https://ift.tt/2SFR2dS Andria, in Puglia: cosa vedere di questa affascinante città La città di Andria è una delle mete più incantevoli nella Puglia centrale. Ricca di storia e di arte è conosciuta anche come la “Città dei tre campanili”, oltre che “Città Federiciana” per il suo profondo legame con Federico II di Svevia. Simbolo della città è Castel del Monte, che rappresenta anche uno dei complessi architettonici più noti della Puglia, che si erge su una collina poco fuori dall’abitato, nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, uno dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO. Ecco alcuni consigli per esplorare ed immergervi nella suggestiva città di Andria. Andria: cosa vedere La città sorge sul pendio inferiore delle Murge, a 151 metri sul livello del mare e a 10 km dal mare Adriatico. Le prime tracce di insediamenti nel territorio di Andria risalgono al Neolitico. Colonizzata dagli Ellenici, la città entrò a far parte dei possedimenti normanni e nel XIII secolo fu parte del dominio svevo e residenza del re Federico II, che fece costruire il famoso Castello, sul sito della precedente abbazia benedettina normanna. È forte l’influenza dell’Imperatore, con monumenti giunti fino a noi, come l’Arco di Federico I, ma non solo. Oggi nel suggestivo centro storico di Andria, è possibile ammirare anche le chiese e le torri risalenti al periodo angioino e aragonese, come la Torre dell’Orologio e la Chiesa di San Domenico. Andria e Castel del Monte Castel del Monte è una fortezza del XIII secolo fatta costruire dall’imperatore del Sacro Romano Impero Federico II, nell’odierna frazione omonima del comune di Andria, a 17 km dalla città. Uno dei siti più visitati in Italia e scelto come simbolo per la moneta da 1 centesimo di euro coniata nello stato italiano. Luogo intriso di fascino e mistero, set scenografico per numerosi film come Il nome della rosa, Il racconto dei racconti, King Arthur – Il potere della spada etc… Da sempre ha solleticato le fantasie di racconti e leggende. L’edificio è a pianta ottagonale e su ognuno degli otto spigoli si innestano otto torri della stessa forma nelle cortine murarie realizzate in pietra calcarea. Il cortile, di forma ottagonale, è contraddistinto, come tutto l’edificio, dal contrasto cromatico proveniente dall’utilizzo di breccia corallina, pietra calcarea e marmi. In passato vi erano collocate anche antiche sculture. Oggi è giunta sino a noi solo la lastra che simboleggia il Corteo dei cavalieri ed un frammento di figura antropomorfa. Le forme architettoniche e le sculture negli interni del castello ottagonale, risentono delle influenze dell’edilizia francese e di quella cistercense. Le decorazioni negli interni riproducono creature mitologiche e motivi vegetali. Tutto l’edificio è intriso di simbolismi che nei secoli e ancora oggi continuano ad appassionare gli studiosi. L’ottagono rappresenta l’infinità del cielo, mentre sulle due colonne che fiancheggiano il portale di ingresso sono presenti due leoni, che raffigurano il solstizio d’estate e d’inverno. La pianta della costruzione rappresenta una corona le cui punte toccano il cielo, un ottagono in pietra la cui altezza lo eleva a 540 metri sul mare, una bellezza architettonica di rilevanza storica, realizzata con rigore matematico ed astronomico. Un connubio simbolico di forme armoniche che uniscono gli elementi culturali del nord Europa, a quelli del mondo islamico a quelli dell’antichità classica e nello stesso tempo, un esempio tipico e iconico di architettura del Medioevo. Visitare Andria e dintorni Andria offre un centro storico complesso e ricco, dove, tra i luoghi di fede affascinanti e caratteristici, ricordiamo la Chiesa di Sant’Agostino, costruita nel XIII secolo dai Cavalieri templari, che passò in seguito ai Benedettini ed infine agli Agostiniani. Degno di nota il portale gotico realizzato nel XIV secolo e l’interno barocco. La Cattedrale di Santa Maria Assunta è il più importante luogo di culto cattolico della città. Fu realizzata per volere di Goffredo d’Altavilla, signore di Andria, tra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII secolo. Punto ideale per accedere al centro storico di Andria è porta S. Andrea, o Arco di Federico II, l’unica porta ancora in piedi dopo l’unità d’Italia quando vennero demolite tutte le altre. Nelle vicinanze è situata la chiesa di S. Francesco costruita tra il XIII e XIV secolo, rivisitata e ristrutturata nel ‘700 in stile barocco. È nota la bellezza del suo campanile. Molto rappresentativo, il Palazzo Comunale, edificato dopo il ritorno di Federico II di Svevia dalla sesta crociata, nel 1230. Dal 1813 su decreto di Gioacchino Murat, Re delle due Sicilie divenne l’attuale sede del comune di Andria. A pochi chilometri dal centro cittadino, sospesa tra uliveti e vigneti si trova la chiesa di Santa Maria dei Miracoli, costruita nel ‘500 sulla grotta dedicata a Santa Margherita, utilizzata dai monaci basiliani. Il suo interno è rinascimentale con volte in legno dorato. Nella cripta è presente un affresco di Madonna con Bambino che appartiene al XIV secolo. Sempre nei dintorni del centro cittadino di Andria, nelle campagne, risiede la cripta di S. Croce, scavata nel tufo. Suddivisa in due navate riporta ancora alle pareti degli affreschi in stile bizantino. Una visita ad una città sospesa nel tempo come Andria è d’obbligo quando si arriva in Puglia! Tra il suggestivo Castello, il centro storico e la campagna che riporta testimonianze di edifici secolari. Andria è un’affascinante cittadina pugliese ricca di storia, edifici religiosi e monumenti di grande interesse come il misterioso Castel del Monte.
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La vacanza perfetta parla il francese
Destinazione: Normandia
La Normandia è una terra ricca di storia, arte, sapori e bellezze naturali. Scopriamole insieme in un percorso a tappe tra festival, parate, concerti e dimore di charme in cui poter alloggiare
Étretat – Normandia
Il territorio dai mille volti
Normandia. Terra di suggestive scogliere di gesso bianco e spiagge infinite. Campo di sanguinose battaglie del passato, durante la Seconda Guerra Mondiale, e patria di musei e abbazie in cui ritrovare la spiritualità.
Partiamo per un viaggio tra gli eventi e le esperienze più suggestive che questo territorio può regalare. Eventi, arte, bellezza. Ecco qualche consiglio per vivere al meglio la terra normanna.
House e Garden, Claude Monet – Giverny – Vernon
Festival Normandia Impressionista
“Il colore giorno per giorno” è il tema della 4a edizione di Festival Normandia Impressionista.
Musee impressionnismes Giverny © E. Tessier – D.Dumas CRT Normandie
Dal 3 aprile fino al 6 settembre 2020 sono innumerevoli le mostre che raccontano come i pittori impressionisti, attraverso le loro opere, hanno raccontato rivoluzioni industriali del XIX secolo e conseguenti cambiamenti economici e sociali.
Per valorizzare e promuovere l’arte in ogni sua forma, oltre alla pittura, altri eventi allieteranno occhi e orecchie degli spettatori. Dai concerti alla danza, dalla fotografia al teatro.
Paul Signac, Le phare de Gatteville, Vers 1934, Huile sur carton, © Cherbourg-en-Cotentin, Musée Thomas Henry
Tutto questo per esaltare una delle correnti artistiche più rivoluzionarie di sempre. Perché la vera arte non si ferma a rappresentazioni di paesaggi, ma si sviluppa per sposarsi al meglio con l’evoluzione della società.
Festa del mare a Fècamp
Sulla Costa d’Alabastro c’è una festa marittima imperdibile
Fécamp Port © Palais Bénédictine
Dal 1 al 5 luglio 2020 “Fécamp Grand’Escale” è un evento che celebra il prezioso patrimonio marino di Fécamp con parate, fanfare, balli popolari. E ancora mostre, conferenze e concerti in cui godere canzoni marinare e sentire il profumo della salsedine sulla pelle.
Dove alloggiare?
Nomad Hotel. Un hotel che insegna a essere più responsabili
Nel cuore della città di Le Havre c’è un hotel davvero green
Nomad Hotel è un concept hotel unico nel suo genere perché propone un approccio eco-responsabile avanzato.
La scelta dei materiali riciclati o riciclabili, l’utilizzo di elettricità 100% rinnovabile, la promozione di prodotti locali e procedure di sviluppo sostenibile come la raccolta differenziata, sono il primo mattone su cui poi si è costruito tutto il resto. E per i clienti che si comportano in modo responsabile verso l’ambiente, la fattura sarà più leggera.
www.nomad-hotels.com
Manoir Des Portes de Deauville
Una proprietà maestosa e elegante che, nel XVII secolo, aveva come ospite fisso Pierre Corneille, uno tra i più illustri scrittori e drammaturghi francesi.
Situato a soli 10 minuti da Deauville, è il luogo perfetto per isolarsi dal mondo e ritrovare la pace dei sensi, alloggiando in una delle 27 camere e suite che si trovano nei 9 cottage di proprietà.
www.portesdedeauville.com
Una magnifica casetta immersa nel parco faunistico
Dormire in una casetta immersa nel parco faunistico d’Ecouves dove gli animali, tra cui yak e cavalli, girano liberi e indisturbati è un’esperienza irripetibile.
Ideale per famiglie con bimbi, oltre a favorire il contatto con la natura, permette ai piccoli di diventare custodi per un giorno partecipando ai compiti quotidiani come alimentazione e cura degli animali.
www.parc-animalier-ecouves.fr
La piccionaia del Domaine de RaveNoville
Il Domaine de Ravenoville è rinato grazie a Pierres d’Histoire, società che si occupa di restaurare il patrimonio storico francese che si trova in stato di abbandono per trasformarlo in una meraviglia di storia e bellezza.
Così come sono i 2.000 buchi ponti (nidi di piccioni) che si estendono sui tre piani dell’edificio.
Dalla piccionaia alla suite al piano con vasca in rame, le porte delle camere si aprono per accogliere gli ospiti e trasportarli in un indimenticabile viaggio nel passato.
pierresdhistoire.com
Alessandra Borgonovo
www.normandie-tourisme.fr/it SOCIAL FB
Arte e bellezza in Normandia La vacanza perfetta parla il francese Destinazione: Normandia La Normandia è una terra ricca di storia, arte, sapori e bellezze naturali.
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