#argano
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canesenzafissadimora · 2 months ago
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Un minuto fa avevo le finestre aperte
e c’era il sole. Tiepide brezze
attraversavano la stanza.
(L’ho scritto anche in una lettera.)
Poi, sotto i miei occhi, si è fatto buio.
Il mare ha cominciato a incresparsi
e le barche da diporto che erano a pesca
hanno virato e sono rientrate, una flottiglia.
Il tintinnabolo sotto al portico è caduto
di colpo sotto una raffica, le cime degli alberi
tremavano. Il tubo della stufa cigolava e sbatteva
trattenuto dai tiranti.
Ho detto: «Una forgia e una falce».
Certe volte parlo da solo, così.
Nomino certe cose:
argano, gomma limo, foglia, fornace.
Il tuo volto, la tua bocca, le tue spalle
ora sono per me inconcepibili!
Che fine hanno fatto? È come se
li avessi sognati. I sassi che abbiamo portato
a casa dalla spiaggia se ne stanno lì
sul davanzale a raffreddarsi.
Torna a casa. Mi senti?
I miei polmoni sono pieni del fumo
della tua assenza.
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Raymond Carver
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intotheclash · 1 year ago
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Un minuto fa avevo le finestre aperte e c’era il sole. Tiepide brezze attraversavano la stanza. (L’ho scritto anche in una lettera.) Poi, sotto i miei occhi, si è fatto buio. Il mare ha cominciato a incresparsi e le barche da diporto che erano a pesca hanno virato e sono rientrate, una flottiglia. Il tintinnabolo sotto al portico è caduto di colpo sotto una raffica. le cime degli alberi tremavano. Il tubo della stufa cigolava e sbatteva trattenuto dai tiranti. Ho detto: Una forgia e una falce”. Certe volte parlo da solo, così. Nomino certe cose: argano, gomna limo, foglia fornace. Il tuo volto, la tua bocca, le tue spalle ora sono per me inconcepibili! Che fine hanno fatto? E’come se li avessi sognati. I sassi che abbiamo portato a casa dalla spiaggia se ne stanno lì sul davanzale a raffreddarsi. Torna a casa. Mi senti? I miei polmoni sono pieni del fumo della tua assenza.
Raymond Carver - Una forgia e una falce
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jazzluca · 3 days ago
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SANDSTORM ( Leader ) Generations LEGACY UNITED *G1*
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Un altro Triple Changer, un altro Voyager pompato a Leader: si potrebbe riassumere semplicemente così il nostro SANDSTORM Legacy United, nuova versione Generations del G1 Ghibli, qui finalmente più fedele all'originale dell'85 che non alla seppur interessante disgressione estetica del Generations Thrillin'30 di un decennio fa.
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Questo infatti era ispirato al redesign dei fumetti IDW dell'epoca, e sopratutto in quanto remold del collega Springer si permetteva di avere anche una modalità velivolare di hovercraft spaziale, ma originariamente Ghibli era un ELICOTTERO TERRESTRE da soccorso del tipo Sikorsky CH-53 Sea Stallion, o per meglio dire, "quello di Blackout del film del 2007", per citare il più famoso rappresentante di questo tipo di velivolo…
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E quindi pure questo Legacy ha questa modalità, e… beh, è davvero ben fatta! Lo dico con un po' di stupore dato che i precedenti due Leader / Triple Changer Generations. Astrotrain e Blitzwing, per forza di cosa non erano COSI' riuscitissimi, complice anche la fedeltà alle trasformazioni originali, per carità, ma alla fine lo space shuttle di Triplex 1 era gonfio davanti e scarno dietro, mentre il caccia aereo di Triplex 2 era appesantito dai mezzi cingoli sotto le ali.
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L'elicottero di Sandstorm, invece, è fedele all'originale e, fermo restando che è pur sempre un tripla azione con le ruote del veicolo spalmate sotto, praticamente impeccabile, con solo la mancanza dei moduli laterali ( nel G1 appena accennati ) subito sotto l'elica grande e con quelli bassi che sì, sono praticamente le braccia del robot accorciate: diciamo che avrebbe giovato affusolarle un po' verso la punta / spalla, ma sono abbastanza in disguise lo stesso e a mio avviso danno meno fastidio degli inestetismi sopra elencati dei colleghi Decepticon.
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Da notare che l'elicottero tradotto poi dei cartoni è una versione più piccola stile quello del Protectobot Blades, quindi è un'evoluzione realistica del giocattolo originale, con tanto dei particolari dipinti sulla parte superiore della coda, ma con i dettagli dei finestrini neri sul muso, e pure una citazione al settei con il modulo del rotore color senape rispetto all'imperante arancione.
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Oltre al fucile storico del G1 ed ad un'armina grigia aggiuntiva di cui parlerò poi e che possono attaccarsi ai lati dei moduli / braccia, come accessorio in più per renderlo un po' più … massiccio a livello di plastica abbiamo una sorta di gabbia da recupero con tanto di argano con cordicella, questa che finisce in una spina da attaccare sotto l'elicottero appunto di soccorso. Un accessorio che non appare nel cartone, ma che fa il paio con il tipo di velivolo e che servirà poi per l'altra modalità alternativa.
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La TRASFORMAZIONE da velivolo a veicolo su ruote è presa di peso dall'originale, ma ovviamente migliorata, con la parte posteriore superiore che si ribalta in avanti, inglobando le eliche del rotore principale raggruppate, il muso che si apre e rivela le ruotone posteriori mentre si nasconde ulteriormente la testa del robot col modulo del motore. Infine si abbassano le pareti di quella che era la coda ed ora è il muso del mezzo, risistemando le ruote anteriori ben spalmate lì sotto, si abbassano i moduli che saranno le braccia e si fissa la cabina di pilotaggio.
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Se l'elicottero era parecchio soddisfacente, la DUNE BUGGY risultante, invece, beh… non ha magari un unico difettone che rovina il resto del mezzo, ma è TUTTA fatta parecchio strana! ^^'
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Già l'auto G1 diciamo era pretestuosa per via della parte posteriore, ma ora abbiamo il muso che pare un becco un po' troppo rialzato, la cabina di pilotaggio schiacciata, i moduli / braccia anche qui ingombranti… ma almeno ora l'alettone posteriore è doppio, anche se piccolo! ^^'
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Insomma, ha senso solo se la si classifica come dune buggy CYBERTRONIANA, che per essere terrestre bisogna usare parecchia fantasia! Ma almeno è interessante notare come la precedente gabbia dell'elicottero si smonti con il pavimento che finisce sotto il veicolo, l'argano si fonde al motore e la parte a gabbia diventi il telaio posteriore scheletrico, assente nel G1 ma aggiunto nel settei del cartone!
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Manco questo è fedelissimo come design, però il fatto che l'abbiano messo per citare quel particolare non è male, anche per l'idea stessa per come l'hanno riciclato nell'elicottero.
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Insomma, è talmente strambo che non posso definirlo come terrestre, e nell'ottica di essere alieno invece ha un suo perchè e quindi non dico che sia perfetto, ma manco ha la pretesa di esserlo! XD
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La TRASFORMAZIONE da auto in robot è come nel G1 quella più immediata, anche qui con le gambe che si allungano ( alla vecchia maniera, poi, non le cosce che scorrono fuori e non si ripiegano aprendo pannelli o che! ), la testa che spunta dal motore e la cabina che arretra portandosi dietro le braccia, da cui spuntano gomiti e pugni.
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Il ROBOT infine non è affatto male, anche zavvorrato sulle spalle da gran parte dell'elicottero ripiegato, ma è normale amministrazione visto che era così sia nel giocattolo che nel cartone, e sopratutto è un furbo ibrido fra queste due versioni del personaggio, prendendo dettagli e particolari un po' dal modellino e un po' dal settei.
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Principalmente la faccia è quella con la mascherina come nel giocattolo, così come ci sono i dettagli sul tettuccio / torso ed i vetri neri ( e per fortuna, direi, sennò a guardare il settei l'auto avrebbe avuto un blocco unico arancione come cabina!! ^^'' ), e le parti in argento sulle gambe, e viceversa poi abbiamo le braccia il più lisce possibile, con i pugni grigi ed il dettaglio delle spalle "incorniciate" di arancio scuro, e la forma della testa stessa, che è quella del cartone con tanto di coppola arancio!
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Inediti i dettagli sul petto / tettucio delle griglie arancio ai lati del simbolo Autobot, che forse li ha ereditati alla buona dal GenT30 o forse li hanno messi giusto per mera decorazione aggiuntiva.
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Per fortuna il nostro ha le articolazioni base con tanto di polsi che ruotano, ma un difetto tecnico diciamo è il fatto che il torso non sia così saldamente attaccato alla schiena.
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Abbonata la parte superiore del corpo, a livello estetico come "difetti" abbiamo le gambe essenzialmente smilze ma ingrossate malamente dai supporti delle ruote anteriori verso le caviglie, così come pure i lunghi talloni, utilissimi per non far cadere all'indietro la figura, ma che accentuano il dislivello fra smilzitudine e non. Sicuramente avrebbe giovato anche all'auto avere i talloni grossi per ridurre l'effetto becco del muso del veicolo e quello di ciabatte nel robot! ^^'
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Infine, ricordiamo il fucile nero iconico, la pistolina grigia che richiama il laser da polso che compariva nel cartone quando Sandstorm lo usa per liberarsi dalla cella in cui era imprigionato in "Fight or Flee", e… beh, la gabbia nel robot non è che si ricicla o trasforma in altri accessori, quindi o la tiene in mano o la si appende dietro la schiena tramite i due fori in alto della zavorrata, così come gli unici altri fori per armi sono su avambracci e spalle.
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Insomma, complessivamente l'ho trovato un po' migliore degli altri degli altri due colleghi Leader Decepticon Triple Changer, che tutti e tre sono accettabili come robot, ma l'elicottero di Ghibli qui alza di molto la media generale mentre l'auto mi ha lasciato meno deluso degli approsimativi veicoli degli altri due.
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Forse era troppo chiedere un'altra faccia alternativa a scomparsa che citasse quella del cartone ( anche se si era vista nel precedente GenT30 ), giusto per non aspettarsi un'eventuale futura versione "Cartoon accurate", ma tutto sommato Sandstorm Legacy non delude, anche se è scarno per essere un Leader, ma forse anche grazie a questo è meno appesantito da ammenicoli vari sgraditi, prezzo permettendo.
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-Videorecensione
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gennarocapodanno · 1 month ago
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Napoli, funicolare di Chiaia: tempi a cita lunghi. Bisogna ancora assegnare l’argano, effettuare il pre-esercizio e ottenere il nulla osta dell’Ansfisa
Al momento si sta facendo molto fumo ma dell’arrosto si vede molto poco Il vecchio argano smontato a ottobre dell’anno scorso             ” Ritengo che sulla funicolare di Chiaia, in questo periodo, nel tentativo di placare gli animi giustamente esasperati dei 15muila utenti che quotidianamente, nei giorni feriali, utilizzavano l’impianto, si stia facendo molto fumo, ma che alla base ci sia…
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gamesthatwerent · 6 months ago
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Arganos - a lost PC Engine RPG action game
Arganos was a side-on action RPG title due for release on the #PCEngine by Intec around 1992. Featuring singing by Sumika Yamanaka and character designs by Taku Kitazaki - the game disappeared without a trace:
https://www.gamesthatwerent.com/2024/05/arganos/
Thanks: @Paranoia_Dragon + @PCEngineCLUB
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binefull · 10 months ago
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argan oil treatment #arganoil #arganoilshampoo #arganoilhairmask #argano...
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safetyandpromo · 11 months ago
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Come Spazi confinati verona sono molto utili
Il lavoro in spazi limitati richiede l'esecuzione di interventi in aree ristrette con un alto rischio di lesioni, anche mortali. I materiali tossici sono spesso la causa del pericolo in questi piccoli spazi. Il rischio di incendio, privazione di ossigeno e cadute involontarie sono solo alcuni dei pericoli associati al lavoro in spazi ristretti.
Quali aree sono limitate?
Si tratta in genere di ambienti tecnici completamente (o parzialmente) chiusi che non necessitano della presenza umana. Ma con il tempo, Spazi confinati verona può richiedere anche manutenzione, pulizia o ispezione. Serbatoi, silos, sistemi di drenaggio, sistemi fognari, serbatoi, tubazioni e aree non ventilate rientrano tra gli "spazi confinati" nell'elenco. Ci sono altri ambienti che, pur non essendo naturalmente limitati, lo diventano a seguito di interventi positivi o modificabili. Inutile dire che diventa molto difficile identificare esattamente quali siano tutte le situazioni recintate potenzialmente pericolose.
Lavorare in spazi ristretti
L'intervento prevede la calata dell'operatore in ambienti chiusi, serbatoi ed altre aree dove possono essere presenti gas pericolosi, in tutta sicurezza. All'interno dell'area riservata, l'operatore che indossa la maschera antigas viene agganciato a un'imbracatura e calato utilizzando un treppiede dotato di argano, consentendogli di lavorare in totale sicurezza. Per lavori in posti limitati a Verona, e in tutte le province limitrofe, chiamaci subito. Oppure, se preferisci, contattaci compilando l'apposito modulo. Un metodo di classe interattivo mette lo studente al centro del processo e lo utilizza per confermare che comprende la lingua del veicolo. Viene assicurato un sano mix di istruzioni didattiche, esercitazioni teoriche e pratiche, progetti di gruppo che coinvolgono simulazioni e scenari specifici del contesto e dibattiti, con particolare attenzione alla sicurezza di tutto il processo necessario e alla valutazione preventiva del progetto e dei processi di comunicazione dello stesso.
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Latina: endometriosi, in Viale Italia inaugurata una panchina di colore giallo.
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Latina: endometriosi, in Viale Italia inaugurata una panchina di colore giallo. Questa mattina, in viale Italia, è stata inaugurata una panchina di colore giallo per sensibilizzare la popolazione sul tema dell'endometriosi. Il progetto "Sediamoci sul giallo: Endopank" è stato realizzato dall'organizzazione di volontariato "La voce di una è la voce di tutte". Al taglio del nastro ha preso parte il Sindaco di Latina Matilde Celentano, la referente di "La voce di una è la voce di tutte" per la provincia di Latina Elena Argano e Arianna Galeti, membro del comitato tecnico scientifico dell'associazione. "L'endometriosi – ha dichiarato il Sindaco - è una patologia che colpisce circa 3 milioni di donne in Italia, per cui è fondamentale una diagnosi precoce. È una malattia cronica, dolorosa e invalidante, che compromette la qualità della vita. Per questo è fondamentale conoscere i sintomi e sottoporsi a esami specifici. Ringrazio l'associazione 'La voce di una è la voce di tutte' per la tinteggiatura della panchina, che grazie al colore giallo potrà attirare l'attenzione e spingere la popolazione a interessarsi al tema".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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No Tav incappucciati attaccano i cantieri, chiusa per un'ora la A32
Un gruppo di incappucciati, appartenenti all’ala più oltranzista del movimento No Tav, sta attaccando il cantiere a San Didero (Torino), in Val di Susa. Gli antagonisti, circa una cinquantina, hanno lanciato molotov, petardi, bombe carta e sassi contro le forze dell’ordine che hanno risposto con i lacrimogeni. In località Baraccone con un argano hanno agganciato il cancello principale e stanno…
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letteratitudine · 1 year ago
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Libro “Le Voci del Suq” celebra i 25 anni dello storico festival genovese
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“Le Voci del Suq”
Dall’Intercultura in scena dal 1999 nasce un originale libro per festeggiare i 25 anni del SUQ Festival
Un esperimento artistico e sociale unico nel suo genere, con un lungo racconto a più voci
Autori: Giulia Alonzo, Oliviero Ponte di Pino, Alberto Lasso, Carla Peirolero
Presentazione domenica 18 giugno h. 18 al 25° SUQ Festival – Genova – Porto Antico
Nel libro “Le Voci del Suq - dal 1999 l’intercultura in scena” l’originalità di questa avventura viene esaltata dalle autrici e dagli autori che hanno raccolto l’invito a scegliere una parola da cui partire per raccontare il loro rapporto con il Suq, questo mercato delle culture, dalla scenografia che riproduce un bazar mediterraneo.
Una sorta di dizionario ragionato e poetico, con interventi, tra gli altri, di Marco Aime, Lucio Argano, Mohamed Ba, Paola Caridi, Nando Dalla Chiesa, Pippo Delbono, Kossi Komla - Ebri, Goffredo Fofi, Chef Kumalé, Amir Issaa, Lucy Ladikoff, Emilia Marasco, Maria Pace Ottieri, Moni Ovadia, Andrea Porcheddu, Roberto Rinaldi, Pietro Veronese…. Arricchiscono le emozioni del viaggio le immagini di Max Valle, Giovanna Cavallo, Alessio Ursida e di Uliano Lucas.
Tra i brani, uno è firmato da Don Andrea Gallo, scritto nel 2010. Il “Gallo” come famigliarmente è chiamato a Genova, del Suq è stato grande amico oltre ad essere stato protagonista di uno spettacolo indimenticabile della Compagnia del Suq, Esistenza, soffio che ha fame, da Qohèlet ed altri testi sacri. In questo anno ricorrono i 10 anni dalla morte. A lui e a Roberta Alloisio, cantante e colonna portante del Suq, è dedicato il libro.
Ma il Suq può bastare a fare la differenza in un mondo che pare esacerbare le ingiustizie sociali e i pregiudizi?
Il Suq di Genova, ideato nel 1999 da Valentina Arcuri e Carla Peirolero – anche direttrice artistica – compie 25 anni nel 2023 mantenendo inalterata la sua forza. E’ un esperimento artistico e sociale unico nel suo genere. Un modo di ripensare il teatro e le sue funzioni. La spinta propulsiva delle ideatrici è stata questa: inventare un “nuovo spazio di rappresentazione”, meno paludato di quello dei teatri tradizionali, per accogliere linguaggi espressivi diversi, genti e culture di altri paesi, artisti dal background migratorio, cucine e artigianato… per raccontare la bellezza del viaggio che gli altri ci portano. In questo è stato fondamentale l’apporto dello scenografo architetto Luca Antonucci che ha disegnato la scenografia teatrale ispirata al “suq”, mercato in arabo. Al Suq la migrazione da fattore di disturbo e problema, diventa elemento di successo e crea traiettorie straordinarie per nuovi sguardi sull’oggi.
Un Suq che vive con il Festival di giugno, alla Piazza delle Feste del Porto Antico (nel 2019, prima del Covid, ha registrato 70.000 presenze in 10 giorni) ma anche tutto l’anno con spettacoli, progetti di innovazione civica, attività formative.
Nel libro si rincorrono voci e lingue diverse, grazie ai contributi di artisti e rappresentanti di comunità di immigrati, insieme a ricette dai sapori dei cinque continenti, rime di canzoni e poesie, versi graffianti come quelli dell’indimenticato giornalista e umorista, Enzo Costa di cui viene riproposta la sua purtroppo intramontabile “Io non sono razzista, ma…” Come scrivono i curatori nella prefazione “Abbiamo voluto fare un Suq di carta, per farlo vivere anche a chi non ci è mai stato. Di sicuro a chi legge verrà voglia di venirci, ci vediamo al Suq ”
Alcuni stralci:
Marco Aime, antropologo e scrittore, nel suo brano del libro a partire dalla parola Cultura, se lo domanda e risponde: La strada per la convivenza è ancora dura e impervia, ma l’esperienza del Suq ricorda l’antica favola del colibrì. Un giorno scoppiò un grande incendio nella foresta. Tutti gli animali abbandonarono le loro tane e scapparono spaventati. Mentre fuggiva veloce come un lampo, il leone vide un colibrì che stava volando nella direzione opposta. “Dove credi di andare?”, chiese il Re della Foresta. “C’è un incendio, dobbiamo scappare! ”Il colibrì rispose: “Vado al lago, per raccogliere acqua nel becco da buttare sull’incendio”. Il leone sbottò: “Sei impazzito? Non crederai di poter spegnere un incendio gigante con quattro gocce d’acqua!?” Il colibrì rispose: “Io faccio la mia parte”.
Goffredo Fofi parte da Città di mare, per raccontare il suo rapporto con Genova e con il Suq, che definisce un festival “necessario in mezzo a tanti superflui perché ha permesso incontri e scambi, sorprese e scoperte, e finalmente un piccolo mondo transitorio e bensì plurale di differenze vecchie e nuove, ma nel rispetto delle nuove e più faticose e anche dolorose, lottando per abbattere timori e diffidenze”.
Moni Ovadia, intorno alla parola Futuro, scrive tra l’altro:
“L’indicazione giusta per una autentica integrazione viene dalla migliore cultura. Un esempio che mi sento di proporre come paradigma è il Suq di Genova. Da anni propone nell’ambito della musica, del teatro, della danza, dell’arte culinaria e del bere, uno spettro di attività di grande respiro. Il festival fertilizza processi culturali di conoscenza che preparano la nuova Italia e la nuova Europa (…) Perché se saremo salvi, lo saremo grazie alla bellezza e all’arte e in queste due dimensioni del talento dell’homo sapiens sapiens non ci sono discriminazioni. Per questo motivo invito i politici a visitare il Suq, miglioreranno loro stessi e conseguentemente il paese che pretendono di governare.”
Maria Pace Ottieri, associa al Suq la parola Contagio, in senso positivo, e a un certo punto scrive:
“Il Suq è stato tra i primi a riconoscere invece nei nuovi arrivati l’avanguardia di un fenomeno cronico e non occasionale, che ci avrebbe accompagnato per molti decenni perché appartiene alla Storia e non alla cronaca. Il Suq non ha mai guardato all’Altro astratto e ideologico, ma agli altri concreti, che vivono le stesse esperienze, cogliendo da subito nella loro presenza l’occasione di un esperimento lungimirante per tutta la città. Se anche le cosiddette istituzioni avessero saputo vedere la forza di questo contagio immaginativo e vantaggioso, il Suq ora avrebbe una casa e un sostegno stabili”.
Chef Kumalè, naturalmente, parte da Cibi per raccontare come tutte le cucine sono figlie della mescolanza, dell’intreccio di saperi e sapori, dove tutto si confonde per trasformarsi in qualcosa di nuovo, di unico, di meraviglioso, così come accade alla musica e all’arte. (…) Gli italiani, lo si sa, amano farsi prendere per la gola e al Suq l’elemento cibo non è mai stato fine a sé stesso, è sempre stato uno strumento per mettere a confronto identità e differenze tra popoli e culture. Non esiste infatti un solo piatto al mondo che non sia frutto dell’incontro e dello scambio, avvenuto nel corso dei secoli, nello spazio e nel tempo, tra genti diverse
Nando Dalla Chiesa ha scelto la parola Evoluzione, perché conoscere il Suq gli ha fatto cambiare idea sul significato stesso della parola. “Da allora per me Suq è luci sul mare, apertura e fiducia, cultura in movimento, credito ai diversi. Di più, perfino di più, che “accoglienza” e “condivisione”. Prova che sono sempre le cose e le esperienze a fare le parole. Per me è stata una lezione. L’ennesima che ho appreso in un cammino ormai lungo. E che quella donna di teatro, Carla Peirolero, ha impresso – credo per sempre – nel mio esigente rapporto con il vocabolario.
Pippo Delbono sceglie Poesia e ricorda una serata al Suq, non l’unica perché ha partecipato a più edizioni “Ma la serata che mi ha più emozionato è stata quella con il grande poeta palestinese Mahmud Darwish. Ero stato in Palestina con la mia compagnia nel 2002 e avevamo anche incontrato Arafat. Quando Darwish è venuto al Suq nel 2008, lui leggeva le sue poesie in arabo e io le leggevo in italiano. (…) Quella sera le due lingue, con i loro ritmi, hanno danzato insieme. E ho capito ancora una volta che l’essenza della poesia è l'incontro.
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als-aargauer-unterwegs · 5 years ago
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Carrion de los Condes nach Burgos (Kastilien und Leon) Vollständiger Bericht bei: https://www.als-aargauer-unterwegs.ch/2019/05/24/carrion-de-los-condes-nach-burgos-kastilien-und-leon Es hätte ein Ruhetag sein können. Weniger Kilometer, kaum Höhenmeter. Doch der Ost-Wind vermieste meine Hoffnung auf eine erholsame Fahrt gründlich. Das GPS registrierte 84.3 KM und 568 Höhenmeter.
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artifexfortunaesuae · 4 years ago
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Giacinto
Dafne ha la protezione di Artemide ora, vivrà nel buio della notte fino a che la dea non avrà trovato una soluzione.
La ninfa oramai non può più stare con le sue sorelle.
Orfeo le offre di seguirlo a scoprire ciò che fino ad ora si è persa, accetta.
Il cantore inizia il suo viaggio per la Grecia uscendo dal locus amenus in cui fino ad ora aveva vissuto.
Viaggiano di notte, appena il sole scompare dietro l'orizzonte per essere sostituito dal carro lunare, cantano per vivere, il nome di Orfeo inizia a diventar famoso in tutta la Grecia: colui che muove ogni cosa solo tramite la sua musica e la sua voce dicono.
Una sera arrivano nel regno spartano, vengono ospitati e accolti dal re in persona: Amicla.
In quanto ospiti vengono invitati a corte e cenano insieme alla famiglia reale.
Amicle presenta loro i suoi figli: Giacinto Argano e Lodamia.
Il primo si fa un po' attendere: a quanto pare deve finire di prepararsi, la sorella sbuffa e si lascia sfuggire qualche parola su un certo servo del fratello.
Quando arriva, leggermente in disordine, si scusa per il ritardo e si presenta, guarda i due nuovi venuti e rimane colpito dalla giovane ninfa, così decide di avvicinarsi e parlarle: è come se si sentisse legato a lei da qualcosa di inspiegabile. ( Dafne non gli rivela chi è veramente, si fa chiamare con un altro nome.)
Dafne e Giacinto si trovano subito e parlano tutta la serata.
Mentre il principe mostra alla ninfa il palazzo il re parla all'eroe di un nuovo culto che si sta diffondendo in tutta la Grecia legato a un nuovo dio.
La serata prosegue tranquilla: Giacinto invita Dafne e Orfeo a rimanere qualche giorno di più, il cantore ringrazia ma dice che non possono stare troppo in un luogo e che la prossima notte dovranno partire.
Inoltre egli per ringraziare dell'ospitalità gli spartani suona per loro.
Dafne si aggiunge a lui cantando.
Il principe rimane colpito di due: sono davvero bravi, non ha mai sentito niente del genere in vita sua, percepisce come una forza che lo induce a ballare.
La ninfa si lascia andare e lo invita a ballare con lei.
Nel mentre tra il pubblico arriva il famoso servo di Giacinto, in realtà è Apollo sotto mentite spoglie, è stato richiamato da quella bellissima sinfonia e da quelle voci stupende.
Il dio rimane di sasso quando vede che una degli ospiti è una persona che pensava da tempo "perduta": Dafne, il suo primo amore.
Si domanda se questo sia uno scherzo del destino o se sia solo la sua immaginazione.
Giacinto mentre balla con la fanciulla sente come qualcuno fissarlo insistentemente, percepisce però che quello sguardo non è di una persona normale.
È uno sguardo che lo rende fragile, che lo spaventa.
Si guarda intorno mentre balla ma c'è troppa gente nella sala, richiama dalla musica che festeggia per individuare chi li stia guardando.
Infine decide, trasportato dalla musica stessa di lasciar perdere, magari è tutta una sua impressione.
È quasi giorno, la festa ormai è giunta al termine.
Dafne e Orfeo, dopo aver ricevuto molti applausi decidono di ritirarsi nelle stanze degli ospiti.
Giacinto si offre di accompagnarli, vuole rimanere ancora a parlare con loro e scoprire di più sui due viaggiatori, soprattutto di Dafne, visto che alla fine non sa quasi nulla di lei.
I due però non fanno trapelare nulla, rimangono anche molto vaghi sulla loro prossima destinazione, ma la ragazza gli promette che torneranno a Sparta a fargli visita e gli racconterà i posti in cui è stata.
Il giovane li saluta giusta sulla soglia della loro stanza.
Orfeo e Dafne ormai distrutti entrano ed è in quel momento che si accorgono di non essere gli unici in quella stanza: davanti a loro si staglia Apollo dio del sole, con le braccia conserte.
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mirrorlessglassken · 5 years ago
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Argano
Sul mio grigio cargo di emozioni
Hai caricato ricordi
Senza sapere cosa contenessero
Tristezza e delusione mi coprono
come la calda coperta d’infanzia,
Tepore.
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theblogofbeautybar · 5 years ago
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Ilgai laukiau ir pasidovanojau sau nuostabiai kvepiantį “Sweet Vanilla Dry Oil” iš #theorganicpharmacy ! 🙏🏼💕 Gailiuosi, kad laukiau ir sau gailėjau. Šį sausą aliejuką naudoju plaukų galiukams, ant drėgnų plaukų. Aliejus purškiamas, todėl lengvesnės tekstūros, kokybiška neapsunkina plauko ir lengva neperdozuoti, purškiantis ant delno, taip pat naudoju kūnui po dušo - oda ne tik kvepia, bet akimirksniu pridrėkinama ir primaitinama 😍 Kvepia visi namai❣️ Sudėtis turtinga: Erškėtuogių aliejus, Jojobos (simondsijų) aliejus, Argano aliejus, Alyvuogių aliejus, Medetkų aliejus, Saulėgrąžų aliejus, Jonažolės aliejus.
Diheptyl Succinate, Capryloyl Glycerin/Sebacic Acid Copolymer, Alcohol, Simmondsia Chinensis (Jojoba) Seed Oil, Argania Spinosa Kernal Oil , Parfum (Fragrance), Helianthus Annuus (Sunflower) Seed Oil, Olea Europaea (Olive) Fruit Oil , Calendula Officinalis Flower Extract, Hypericum Perforatum Extract, Rosa Canina Fruit Oil, Vanilla, Hydroxyisohexyl 3-Cyclohexene Carboxaldehyde.
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lojahairbrasil · 6 years ago
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diegomonfredini · 5 years ago
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La macchina del tempo è probabilmente un’utopia. Viaggiare in posti vicinissimi a noi che conservano ancora la semplicità e la ruralità di tempi oramai andati, invece, non è impossibile. Qualcuno sarebbe tentato di chiamarla “volgarità” e "arretratezza". E di non scorgerne la poesia leggera. In Albania, la terra delle aquile, nel profondo sud, per proseguire verso l'ultimo avamposto albanese prima del territorio greco, bisogna guadare il canale per mezzo di una zattera. Una zattera trainata da una corda attivata tramite un motorino a combustibile da un vecchio zatteraio. Questa di Butrinto è una zattera di legno che riesce a sopportare il peso solo un paio di mezzi per volta tirata da una corda collegata ad un argano. #shqiperia #albania #ontheroad #streetphotography #travelphotography #sea #lake #butrint #butrinto #castle #albany #slowlife #landscape #explorer #saranda #ksamil #tirana #crosstheriver #border #archeology #travel #lumix (presso Butrint) https://www.instagram.com/p/B2GkKzOoG_6/?igshid=1xj9g2al0dqp3
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