#appena alzata
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La prima domenica libera dopo mesi non si scorda, anche se piove.
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i look di chi vorrebbe solo essere a letto, tra pizzo, vestaglia semi-trasparente e camicia da notte
#sanremo#sanremo 2023#madame sembra appena alzata dal letto#ha fatto la sua esibizione e poi è ritornata a letto#elodie è bellissima#l'abito di levante sta bene anche con la sua canzone
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Stamattina mi sono alzata e sono uscita a fare una passeggiata, ho visto la psicologa, poi ho pranzato e sono andata a lavoro. Appena arrivata è venuto giù un diluvio universale, è saltato il contatore della corrente, pensavamo di aver perso un pollo, ho pulito, spalato, spazzato, dato pappa e acqua, coccolato tutti, ho chiacchierato con gli altri volontari e aiutato le vecchiette con le carriole, mi sono presa il mio tempo, ho respirato, sorriso, fatto pause sigaretta e ghiacciolo, ho corso nei prati con le pecore, tra le mucche, insieme ai cavalli. Ho finito puntuale e sono tornata a casa con i soliti pullman, ho ascoltato la musica, cenato e fatto la doccia. Per riuscire a dormire ieri ho preso un po' di xanax, tra poco faccio meditazione e poi mi metto a letto. Sento la stanchezza, ma mi dico che andrà tutto bene.
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mi sono alzata con la stessa energia di chi ha appena fatto un frontale con un camion
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Solitamente la domenica mattina sono carica delle migliori aspettative per la giornata. Aspettative che puntualmente vengono rase al suolo e la giornata finisce che sono triste, malinconica e pure incazzata. Ma ci provo, quasi tutte le domeniche, a partire bene. Oggi mi sono alzata con un leggero mal di testa ma non importa, ho fatto colazione, mi sono seduta sul divano, ho messo un bel film stravisto in sottofondo e ho vicino libro e caffè appena fatto. Da dove sono seduta si vede che l'albicocco ha fatto tre fiori e miei ricci sono morbidissimi.
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1 AGOSTO
Soglia della sopportazione bassissimissima. Non possono toccarmi perché tutti hanno le mani caldissime. O mal di testa per il caldo o mal di testa per l'aria condizionata, quindi mal di testa costante. Con l'aria del ventilatore addosso mi vengono i crampi alle gambe o il torcicollo, quindi anche di notte dovrei coprirli per riuscire ad alzarmi la mattina, e tanto con 24 gradi di afa come cazzo si può dormire? Faccio il caffè la mattina appena alzata e lo bevo tre minuti prima di lavare i denti se no mi viene una vampata tipo menopausa. Voglia di fare niente, ma niente proprio, dal respirare al fare sesso.
Più tutto quello che abbiamo tutti tipo non riuscire ad asciugarsi le dieci volte che ci laviamo, sudare anche solo parlando al telefono, essere fiacchi che solo a girare la testa tutto gira e si capovolge insieme a te appassionatamente.
Come cacchio fate a vivere a luglio ed agosto? 24° C deve essere la massima, non la minima!!!!!
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Gestire i momenti di difficoltà delle persone con cui vivo fa parte di una vita come quella che sto facendo in questa casa.
Nei giorni scorsi avevo notato che una delle mie compagne di appartamento, Annarita, non stava molto bene, era irascibile, quando andavamo insieme all'università camminava molto lenta, e a casa passava molto tempo sul divano senza parlare.
Stamattina è venuta in camera mia, appena alzata dal letto, mi ha chiesto se potevamo parlare da soli e mi ha spiegato meglio, anche se avevo immaginato il problema. Mi ha detto che ha il ciclo abbastanza problematico, probabilmente per via dello stress dell'università.
Ho cercato di capire come aiutarla, e in quel momento la cosa migliore era semplicemente ascoltarla.
Ora cercherò di fare qualcosa per aiutarla, ma facendo in modo da non essere invadente. Probabilmente oggi comprerò del cioccolato, perché un'altra volta mi aveva detto che quando ha il ciclo trova conforto nel mangiare dolci e soprattutto cioccolato al latte in gran quantità.
Poi non credo di dover fare molto altro, in questi casi credo che sia giusto lasciar passare questi giorni cercando di farle pesare il meno possibile qualunque cosa. Non so se ci riesco ma mi impegno a farlo.
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appena fatto l'errore di guardare in1/2h perché ho sempre l'illusione che essendo rai3 sia un programma quantomeno neutro (sigh) e invece dopo le sviolinate strappalacrime su una bambina palestinese ha raccontato "la storia di gaza" partendo dal '93 (convenientemente tralasciando il mezzo secolo di storia precedente) parlando sostanzialmente di quanto siano cattivi e ingrati i palestinesi nei confronti dei buoni israeliani che gli consentivano di muoversi da e per gaza come, e cito, "cittadini quasi normali". (non ha detto ovviamente che rabin sia stato ucciso da un israeliano, anzi dato che ha menzionato l'assassinio di rabin mentre elencava attentati palestinesi sembrava che l'avessero ucciso loro. non ha mai parlato di apartheid. non ha parlato minimamente delle violente repressioni israeliane a ogni minima alzata di testa palestinese. e così via.)
non mi aspettavo certo un racconto esaustivo e indulgente nei confronti dei palestinesi, ma sembrava davvero di guardare un video di propaganda approvato dal mossad. imbarazzante è dire poco. disgustoso forse è il termine più adatto.
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Quella è davvero la mia faccia appena alzata. Eh già
#fotografie#no reblog#solo un lunedì molto nuvoloso#ma per fortuna c'era la crostata#lunedì#1 maggio#palpebre gonfie
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Quando ti sei appena alzata e già ti domandi a che ora finisce sta giornata..
Buongiorno!
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CAPITOLO 2
“Pietro! Pietro! Affacciati!” Urlò la prima voce.
“E muoviti! Sei diventato sordo?” Fece eco la seconda.
Cazzo, no che non ero sordo! Ci sentivo benissimo, l’inconveniente era che avevo solo dodici anni. E a quell’età non puoi fare come ti pare, specialmente se è domenica e sei a pranzo con la tua famiglia. Tutta la tua famiglia, tuo padre compreso, che, gli altri giorni della settimana, è sempre via per lavoro: camionista per una ditta di travi e tavolati in castagno. Lavoro di merda, secondo i miei pochi anni, ma pur sempre un lavoro.
Sentivo le spine sotto al culo, ma guai a sollevare le chiappe senza permesso, così continuavo a fissare il minestrone, che tra le altre cose mi faceva pure schifo, e a giocherellare con il cucchiaio fingendo indifferenza.
“Pietro! E forza! Sei sempre l’ultimo!” Insistettero dal vicolo.
Mio padre sbuffò un paio di volte, mollò le posate, distolse lo sguardo dal telegiornale e mi allungò uno scappellotto.
“Ahio! Cosa ho fatto ora?” Protestai.
Mi fissò con i suoi occhi chiarissimi e l’aria burbera di sempre, poi ordinò: “Su, affacciati e senti cosa vogliono quei piccoli rompicoglioni dei tuoi amici; ché così non mi fanno capire una sega! Già non lo sopporto quello del telegiornale, se non mi fanno neanche capire quello che dice, me lo spieghi tu cosa cazzo lo guardo a fare?”
Controllò il suo orologio e aggiunse: “Ma è appena l’una e quaranta! Come li fanno mangiare ‘sti bambini quelle scansafatiche delle loro madri? Li imboccano con la fionda? Su sbrigati Pietro, che sento che stanno iniziando a girarmi.”
“Tanto a te girano sempre!” Pensai mentre mi precipitai sul balcone.
“Era ora Pietro! Ma che te stai a magna'?” Dissero in coro Tonino e Sergio non appena mi videro.
“Veramente ho iniziato adesso! Ma che volete a quest’ora? E’ troppo presto, i miei si incaz… si arrabbiano se rompete all’ora di pranzo.” Risposi.
Fortunatamente avevo fatto marcia indietro in tempo. O almeno così speravo. Mia madre diventava una iena quando mi scappava qualche parolaccia. Diceva che, per quel genere di vocabolario, bastava e avanzava mio padre. E non è che avesse tutti i torti.
“Ma che ti sei rincoglionito? La proposta l’hai fatta tu ieri sera ed oggi già non te la ricordi più?” Mi ammonì incredulo Tonino.
“Allora davvero sei rincoglionito!” Aggiunse Sergio, che, dei due, era quello che andava sempre a rimorchio.
Finalmente lo sguardo mi cadde sulle biciclette appoggiate al muro scrostato della casa di fronte e la nebbia nella mia mente si diradò all’istante.
“Cazz…volo! Il fiume! Dobbiamo andare al fiume a fare il bagno! Me l’ero proprio scordato! Che testa di legno che sono!” Dissi
“Di legno è dir poco! Di cazzo è più esatto!” Disse Tonino ridendo e facendo ridere anche Sergio.
“Aspettatemi lì, finisco in fretta di mangiare e scendo. Non vi muovete!” Dissi ancora.
“Sbrigati però, che gli altri sono già sotto porta che ci aspettano. Avevamo detto alle due precise!” Insistette Tonino.
“E allora? Non sono ancora le due, stronzi!” Stavolta mi era scappata sul serio e sperare che sarebbe passata inosservata era un’illusione che neanche io potevo concedermi.
“Pietro! Vieni subito dentro!” Fu l’ordine militaresco di mia madre. Come volevasi dimostrare.
Rientrai immediatamente in cucina e la trovai già in posa per la predica. Si era tolta il tovagliolo da sopra le ginocchia, si era alzata in piedi, aveva divaricato leggermente le gambe, ma, quel che è peggio, aveva appoggiato il dorso delle mani sui fianchi, che era davvero peggissimo. Tutte e due le mani, la posizione della brocca, praticamente tuoni e fulmini in arrivo. Fosse stata una sola mano, la posizione a tazzina, come l’avevamo battezzata noi ragazzini, te la potevi anche cavare a buon mercato, ma con la brocca eri finito. Avrei volentieri pensato: “Erano cazzi!” Ma in quel frangente avevo persino paura a pensarle, le parolacce; non tanto per la sgridata, o gli scappellotti, che avrei potuto prendere e che avrei sicuramente preso; quanto per la paura che mi avrebbero potuto vietare di uscire. Quella si sarebbe stata una catastrofe planetaria.
“Allora, signorino? Quante volte ti ho ripetuto che non voglio che tu dica le parolacce?”
“Scusa mamma, mi è scappata!” Risposi col tono più innocente che riuscii a trovare.
Non vidi partire la mano, ma l’impatto con la mia testa lo sentii; eccome se lo sentii.
“Ahio!” Urlai tra il sorpreso, l’arrabbiato e il piagnucoloso. Poi guardai mio padre di traverso.
Lui raccolse il tovagliolo con la mano assassina, si pulì i folti baffi castani, mi fissò e disse: “Scusa, mi è scappato. Non volevo. Magari se ci avessi pensato prima, sarei anche riuscito a non dartelo; ma purtroppo è così che va il mondo e io non posso farci un cazzo di niente!”
Da una parte mia madre, ovvero la teoria, dall’altra mio padre, senza ombra di dubbio la pratica. Insieme formavano una morsa d’acciaio che mi avrebbe stritolato senza scampo. Potevo dire addio agli amici, al fiume, al bagno e a chissà quanti altri divertimenti.
Ma non andò così. Una via di fuga esisteva, ridotta al lumicino, ma esisteva ed io la imboccai di filata, incurante dei tremendi pericoli ai quali sicuramente andavo incontro. Non fu una scelta consapevole, proprio no, fui costretto ad imboccarla dalla rabbia e dal desiderio di vendetta per essere stato colpito, a mio avviso, ingiustamente e a tradimento.
“Allora perché lui le dice in continuazione?” Urlai verso mia madre, ma rivolgendomi più che altro a mio padre. Gli occhi mi si affollarono di lacrime, ma le trattenni stoicamente. Ero schifosamente orgoglioso, fin da piccolo. Era un colpo basso, lo ammetto, avventato e alla cieca, l’ultimo colpo, di quelli che come va, va; quello della disperazione, che ti può regalare il KO, ma che, più spesso, fa finire te al tappeto e trionfare l’avversario.
“Cosa, cosa?” Ringhiò basso mio padre.
“Le parolacce ecco cosa! Perché tu puoi dirne quante ne vuoi, ma se ne scappa una a me sono guai? Penso che se una cosa è sbagliata, è sbagliata per tutti!” Dissi, sempre con le lacrime in bilico e sforzandomi di non abbassare lo sguardo. Un rischio della Madonna!
Fu ancora svelto come un gatto, mi afferrò per la maglietta e mi trascinò a pochi centimetri da lui, facendomi rovesciare la sedia dove prima ero seduto. Ma come aveva fatto? Era grosso come un armadio e con la pancia di chi non sa mai dire di no ad una bella bevuta; ma quando si muoveva era Flash Gordon in persona. Certo che da grande avrei voluto essere come lui! Nessuno mai si sarebbe azzardato a prendermi in giro!
“Ascolta bene, stronzetto,” Mi disse inondandomi col suo alito di vino. Di vino: staccato,”L’unica persona che poteva dirmi ciò che dovevo, o non dovevo fare, era mio padre ed ora sta sotto un paio di metri di terra. Pace all’anima sua.”
Devo dire che il sospetto che lo avesse ammazzato lui mi attraversò la mente, ma mica potevo dirlo.
“Adesso ho quarantacinque anni,” Proseguì,” e nessuno, dico: nessuno, può permettersi di darmi degli ordini.”
“Io non…” Tentai di giustificarmi.
E giù un altro scappellotto, stavolta un po’ più sonoro, visto che mi rimbombarono i pensieri. Il vecchio ora era incazzato sul serio. Ora non potevo fare passi falsi. Dovevo stare attento a giocare bene le mie carte. Soprattutto dovevo uscire il più in fretta possibile da quella spiacevole situazione. Fortunatamente ed inaspettatamente mia madre arrivò in mio soccorso. Cuore di mamma non tradisce mai.
“Dai Alfredo, lascialo stare. Basta con gli schiaffi!” Disse con tono pacato ma perentorio.
“Cosa fai ora, Maria? Prendi le sue difese? Io intervengo a darti manforte e tu mi vieni contro? E’ ora che qualcuno insegni davvero l’educazione a questo moccioso sfrontato e se non vuole capire con le buone, peggio per lui! Io sono cresciuto a pane e scapaccioni tuttavia non mi sono mai sognato di rispondere a mio padre; anche perché mi avrebbe scorticato vivo!”
“Ma io non ti ho risposto male! Ho solo dett…”
Fu il terzo scappellotto della giornata a troncare il discorso e a sbaragliare la mia timida difesa.
“E basta Alfredo! Piantala di alzare sempre quelle tue manacce! Poi non picchiarlo sulla testa che è pericoloso!” Lo ammonì di nuovo mia madre.
“Così impara a parlare soltanto quando è interrogato! In quanto agli schiaffoni invece, di cosa hai paura? Per il tuo marmocchio la testa non è un organo vitale, visto che è vuota. O forse temi che il rimbombo possa causargli danno all’udito?” Concluse ridendo di gusto.
Cosa volete farci, mio padre era fatto in questa maniera: se la suonava e se la cantava. Faceva le battute e rideva da solo. Era capace di passare dall’incazzatura più nera all’ilarità più sfrenata, e viceversa, in un battibaleno. Difatti mi strizzò l’occhio, mi scompigliò i capelli neri e arruffati e disse:”Dai, finisci la minestra, mangia la carne e fila via. I tuoi amici saranno già in pensiero.”
“E no, cari miei!” Intervenne mia madre sempre mantenendo la posizione; ma ebbi l’impressione che la “brocca” in questa circostanza, fosse tutta per mio padre: “Con te facciamo i conti dopo,” Disse rivolta al vecchio, “In quanto a te signorino: ora finisci di pranzare, poi te la fili dritto, dritto in camera tua. Uscirai domani. Sempre che tu sia capace di non dire ancora parolacce.” E questo era per me.
“Ma dai, Maria! Tre sberle, per oggi, vanno più che bene come punizione. Domani, se si azzarderà ancora ad essere maleducato, lo portiamo al fiume e ce lo affoghiamo! Così ci togliamo il pensiero!” Detto ciò si batté forte sulle gambe e rise a crepapelle.
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#1 Voglio sposare John Frusciante.
Ma procediamo con ordine.
Quella di ieri è stata una serata più asfissiante del solito. Non so perché, o forse lo so ma per spiegarlo mi perderei nel vortice delle elucubrazioni e finirebbe che come al solito darei la colpa al tizio in motorino che durante l'adolescenza mi aveva detto 'brutta' senza neanche avermi guardata, ma solo per il piacere di farmi restare male. Che poi alla fine è un po' il filo rosso delle mie relazioni, di qualsiasi natura siano, che sembrano nascere e morire giusto il tempo per farmi rimanere male e mortificarmi così, for free. Ma ecco che sto come al solito divagando al punto che sono davvero arrivata a raccontare la storia del tizio in motorino, che se non era per il fatto che alla scena assistette anche un mio conoscente, neanche ne avrei traccia nella mia memoria.
Infatti, per darvi due coordinate della tipa che state leggendo, se per caso pensate che l'insulto abbia toccato il mio ego, vi sbagliate di grosso. Ero talmente una sottona, al tempo, che il mio pensiero andò al conoscente che nella mia mente malata sarebbe rimasto male per la scena alla quale aveva appena assistito, e quindi per la sottoscritta, tornandosene a casuccia sua tutto avvilito. Io odiavo pensare che la gente potesse avvilirsi a causa mia. Anche quando non era, causa mia.
Roba da Tso immediato, lo so. Ma almeno riconoscetemi che sono arrivata a comprenderlo e descriverlo. Da sola, per giunta.
Non disturbatevi ad applaudire, mi raccomando, anche se con sto caldo magari vi esce un filo di brezza dalle mani che sbattono a tempo e non la smettete più, finendo per farvi venire i calli e avvilirmi per avervi causato un qualsivoglia dolore.
Ho detto che sono arrivata a comprenderlo, il disturbo, non a guarirlo.
Ora, non appena quello del motorino esce dalla mia testa, proseguo a spiegarvi perché sposerò John Frusciante. Sì, perché ho visto su You tube che se impari a visualizzare, i tuoi sogni si avverano con certezza.
Si ma guarda che John Frusciante è sposato, ve. Dettagli.
Questa mattina mi sono alzata memore di un sogno bellissimo, premonitore, poco importa se residuo della serata di ieri che ancora non sono riuscita a spiegare per colpa dello spiegone del trauma causato dal ragazzino in motorino.
Dicevo, faceva un caldo asfissiante, ieri sera. Invece di arrivare a letto passando direttamente dal divano wengé con chaise longue tanto di moda quanto inospitale, decido di assumere una posa yoga direttamente sul materasso di camera mia, quello sì tanto comodo quanto narcotizzante. Ma invece di crollare come succede ogni volta che lo sfioro, ieri rimango per ore a cercare di spostare i miei pensieri dalla mia attuale preoccupazione ad un motivo valido per andare sognare qualcosa di bello.
Il mio stato di agitazione, però, era talmente incontrollato che ho iniziato a smanettare su You Tube alla ricerca di quel qualcosa che non si sa mai compaia all'improvviso provocandoti un sorriso.
Infatti, dopo aver guardato un film che era partito così così rivelandosi invece una chicca per il messaggio che mi ha trasmesso, convinta di non avere energia residua per iniziarne un altro, ho deciso di scorrere gli shorts dei miei prefe sul tubo, come dicono i pischelli nei commenti.
Mi imbatto in un'intervista, immorale, a John Frusciante. Non tanto per il contenuto in sé o per il fatto che il mio futuro marito fosse drogato al punto da sembrare una campagna sociale contro l'eroina degli anni 80, quanto per il fatto che tagliato e spedito nell'oceano degli shorts così fuori tempo e contesto rispetto al personaggio, mi ha fatto subito pensare ad uno di quei sfortunati quasi anziani, fuori peso, incattiviti dalla vita che con la scusa di rievocare un reperto storico a favore di fan, sputa un po' del suo veleno in esubero mostrando la vulnerabilità delle persone per bene nei loro momenti meno fortunati per potersi sentire migliori. Sfigati che non siete altro.
Magari poi quello short l'ha pubblicato qualcun altro, chi lo sa, ma ciò non toglie che nel mondo c'è pieno di questi soggetti talmente asserviti al loro ego ferito ai tempi dell'asilo che stanno tutt'oggi qui a piangere sul Nesquik slavato quella fresca mattina autunnale dell'86.
Tutti a dare la colpa a quei ragazzini in motorino che urlano brutta alla prima che passa per strada, solo perché gli hanno detto di onorare il padre e soprattutto la madre, che se anche non ti ama, fa finta di farlo al punto che tu credi che sia così ma lo sai che così non è. Solo che dipendi da lei e non puoi dirle che è brutta. Così lo vai a dire alla prima ragazzina che gira per strada, da sola, lo andrai a dire alla madre dell'arbitro della partite che seguirai, a quella che guida davanti a te la mattina, alla donna che porterai all'altare e che nella tua testa fungerà da capro espiatorio, all'infermiera che ti cambierà il pannolone, alla moglie del becchino che ti seppellirà.
Perché la colpa non è del ragazzino che ti urla brutta mentre sgasa ai quaranta all'ora col cinquantino, ma di qualcuno che invece di farti scoprire il nutrimento fisico ed emotivo di un genitore, ti porta ad urlare il tuo dolore inascoltato ad una sconosciuta qualsiasi che, anche fosse davvero brutta, non ha motivo di avere l'impronta del tuo dolore nella sua testa.
Comunque, a forza di divagare, arriverò a spiegare cos'ha detto my beloved John, comparso all'improvviso fra gli shorts, per portarmi a decidere di sposarlo, un giorno o l'altro. Scommettiamo? Vi dimostrerò come arriverò a farlo. Scientificamente.
Se non avete sbatta di leggerlo, vi capirò. Scaricatevi solo qualche app di gossip almeno vi ricorderete di me il giorno del mio matrimonio, esattamente come io ricordo di quel ragazzino in motorino.
(Segue)
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Animal Spirits
Partiti per far crollare l'economia russa, per ora ci siamo assicurati di far fallire due banche della Silicon Valley, e siamo appena all'inizio. Io dico: prima di avere la presunzione di far crollare l'economia di interi paesi per alzata di mano, almeno assicurarsi di essere al riparto dalle brutte sorprese. E invece no, mentre ci stavamo ingegnando per portare l'economia russa al collasso, la nostra inflazione galoppava, la Fed interveniva per aumentare i tassi, le obbligazioni nei portafogli bancari si svalutavano, ed ecco fatta la frittata: "Crisi banche USA: siamo davanti a una nuova Lehman Brothers?". Non era forse risaputo dagli ingegneri della Fed che alzando i tassi per combattere l'inflazione avrebbero svalutato i titoli obbligazionari "in pancia" agli istituti di credito? Se la finanza fosse una branca dell'ingegneria civile non rimarrebbero in piedi nemmeno i ponti. Ma è inutile, le questioni dell'alta finanza sono appannaggio di gente avvedutissima per cui tutto rientra nelle normali dinamiche dell'animal spirit, e quando accade qualcosa è sempre un fulmine a ciel sereno. Fingere, fingere sempre che tutto vada magnificamente bene fino a un secondo prima del disastro, questo per non alimentare l'ottusa emotività dei mercati che altrimenti li porterebbe a quel disastro che li costringe a fingere. È un serpente che si morde la coda, un meccanismo che genera in sé la propria rovina, ma non si illudano i marxisti, il capitalismo è una macchina che fonde periodicamente il suo motore per ripartire più gagliarda, una gabbia di matti fatta per matti che rincorrono la carota mentre vengono presi a randellate.
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mi sono appena alzata e sto ascoltando gli storytime della mia bestie😍
PS: abbiamo scoperto ieri che uscirà su netflix la serie di agggtm (come uccidono le brave ragazze)
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Perdonami se ti cerco così goffamente, dentro di Te.
Perdonami il dolore, qualche volta.
E' che da Te voglio estrarre il tuo migliore Tu.
Quello che non vedesti e che io vedo, immerso nel Tuo fondo, preziosissimo.
E afferrarlo e tenerlo in alto come trattiene l’albero l’ultima luce che gli viene dal sole.
E allora Tu verresti a cercarlo, in alto.
Per raggiungerlo alzata su di Te, come ti voglio,
sfiorando appena il tuo passato con le punte rosate dei tuoi piedi, tutto il corpo in tensione d’ascesa da Te a Te.
E allora al mio amore risponda la creatura nuova che Tu eri.
La voce a te dovuta, Pedro Salinas
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