#amputazione
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haven-collins · 2 years ago
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« Sono la guaritrice Chopra, beva questo per il dolore, è una tisana di agrimonia » afferma, porgendo la boccetta ad Haven, prima di puntare la bacchetta verso il moncone della gamba destra dove un tempo c'era un piede. Punta la bacchetta con precisione verso un bordo dell'amputazione, e inizia a muoverla in direzione opposta, tipo da destra verso sinistra, concentrandosi sulla propria forza magica e sull'intento di ricucire, per quanto possibile l'amputazione, in modo da evitare ulteriori sanguinamenti, con un «Resùo» verbale, che non verbale non si fida per la difficoltà.
Confusione. Dolore. Rassegnazione. I contorni indefiniti di cose e persone che si mischiano tra loro in una luminosissima luce che le pervade il campo visivo. Voci ovattate, rumori, il corpo e le membra - quelle che rimangono - completamente abbandonate contro qualsiasi cosa su cui è appoggiata. Sente tante cose e non ne sente altre, tutto allo stesso tempo. Socchiude gli occhi e si concentra su quella sensazione bagnata sul volto, fredda, che le punge la pelle in due righe imperfette sulle guance. C’è poi il battito velocissimo del proprio cuore che è l’unica cosa su cui cerca di concentrarsi. Non guarda nessuno, niente in particolare, un punto indefinito di quello che potrebbe essere il cielo così come un soffitto. Non le importa, nessuna parola, mentre rivive attimi fuggenti di ciò che, suo malgrado, ha appena vissuto. Cieca al mondo esterno, sorda ai presenti. Serra le palpebre con troppa veemenza per abbandonarsi a lacrime liberatorie. Sente delle urla di dolore in lontananza, le sue, ma che non riconosce come tali. Qualsiasi cosa le stiano dicendo, non ha voglia di rispondere, soffocata dal dolore e dalla paura. La mano si alza stancamente con estrema difficoltà, le sembra di dover combattere una forza di gravità moltiplicata per assecondare chiunque le stia passando qualcosa con la promessa di bloccare quel dolore insopportabile che si irradia dal punto più estremo del suo corpo. Le urla sentite pochi secondi prima s’interrompono per chissà quale motivo: chiude gli occhi e solleva appena la testa, avvicinando la boccetta alle labbra per berne il contenuto. L’alterazione dei sensi dovuta all’adrenalina mista al dolore non le fa registrare neanche il sapore della miscela. Lascia la boccetta lì di fianco con noncuranza abbandonandosi nuovamente sul lettino. La confusione e la rassegnazione ci sono ancora, ma almeno, le urla, proprio quelle, non ci sono più.
« Sono la Guaritrice Chopra, sfortunatamente non è stato possibile recuperare il piede rimasto indietro durante la Spaccatura » che ormai è ridotto a cenere « il San Mungo si prenderà cura di lei » afferma, mantendono calma e sicurezza, nel frattempo si avvicina per porgerle altre due boccette, « prenda prima questa, è una Rimpolpasangue » visto che ne ha perso un po' « e poi questa, è una pozione Rilassante » aggiunge, dandole prima una e poi l'altra boccetta
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scienza-magia · 2 years ago
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Operato il primo braccio bionico che si controlla con la mente
Dopo incidente un braccio bionico che aggira memoria cervello. A 16 anni l'amputazione, ora vuole diventare prof di ginnastica. Nell'estate del 2020 a 16 anni, a causa di un incidente in moto distante da casa sua a Lugo, nel Ravennate, aveva subito l'amputazione di un braccio. Oggi Davide, nel frattempo diventato maggiorenne, dopo l'applicazione di una protesi alla clinica Maria Cecilia Hospital di Cotignola, sempre nel Ravennate, si è iscritto all'università per diventare professore di educazione fisica. La tecnica neurochirurgica utilizzata su di lui - spiegano dalla struttura romagnola - è la Tmr, una re-innervazione dei muscoli target per innesto di protesi, che consente di aggirare la memoria del cervello per controllare l'arto artificiale. In generale si stima che siano oltre tremila ogni anno i casi di amputazione di un arto superiore in Italia a causa di patologie o per eventi traumatici. L'uso di una protesi richiede però un lungo percorso di preparazione e riabilitazione: la Tmr serve proprio a questo scopo.
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Pioniere nazionale è il neurochirurgo Guido Staffa, del Maria Cecilia Hospital, clinica accreditata con il sistema sanitario nazionale. Negli ultimi quattro anni nel nostro Paese sono stati eseguiti sette interventi di Tmr, tutti dal team guidato da Staffa. Nel mondo gli interventi simili sono finora stati una cinquantina. "La funzione della Tmr è creare i presupposti per l'impianto protesico - osserva Staffa - anni fa ho fatto parte di un gruppo di studio sugli amputati: le protesi elettriche impiantate non venivano utilizzate bene dai pazienti in quanto per eseguire il movimento si devono contrarre muscoli che sono tuttavia deputati a movimenti diversi. Il nostro cervello si rifiuta di usare movimenti diversi da quelli per cui è stato progettato. Da qui l'idea di impiantare i nervi della parte residua all'amputazione, ovvero quelli che rimanevano nel moncone, su questi muscoli per ottenerne l'attivazione. Si aggira così il limite umano". Prima dell'incidente, in moto, ha ricordato Davide, "giocavo a pallavolo, passione che è proseguita giocando a sitting volley, la pallavolo paralimpica. Oggi mi dedico anche agli studi: non potendo fare il poliziotto, il mio grande sogno da bambino, e nemmeno intraprendere una carriera nell'elettrotecnica per i lavori manuali che richiede, indirizzo delle scuole superiori che ho frequentato, mi sono iscritto all'Università per diventare professore di educazione fisica con la speranza in futuro di potere mostrare come la menomazione non costituisca necessariamente un limite e come affrontare un problema ricavandone una nuova opportunità". Read the full article
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pier-carlo-universe · 14 days ago
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Corpo Senza Nome Rinvenuto nel Tortonese: Proseguono le IndaginiUn mistero lungo il Po: chi era l’uomo ritrovato a Isola Sant’Antonio?
Sabato 9 novembre 2024, lungo il greto del fiume Po, all’altezza del comune di Isola Sant’Antonio nel tortonese, è stato rinvenuto il corpo di un uomo in avanzato stato di decomposizione.
Il ritrovamento e le prime indaginiSabato 9 novembre 2024, lungo il greto del fiume Po, all’altezza del comune di Isola Sant’Antonio nel tortonese, è stato rinvenuto il corpo di un uomo in avanzato stato di decomposizione. Il ritrovamento ha immediatamente innescato un’indagine approfondita da parte dei Carabinieri, che continuano a cercare risposte sull’identità della vittima e le circostanze…
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perpassareiltempo · 7 months ago
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La poesia è amputazione.
Scrivere è annusare la rosa che non c’è.
Franco Arminio
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astra-zioni · 10 months ago
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Qualcosa ha cominciato a incrinarsi più del dovuto qualche tempo fa, quando mi trovavo nel mio bar di fiducia in una mattinata abbastanza ottimista; e poi no, non c’era motivo perché il barista mi dice all’improvviso che l’altro ragazzo che lavorava lì, il quale negli ultimi tempi era solito disegnarmi un cuore o un fiore dentro il mio cappuccino rigorosamente di soia, si era licenziato, non lo avrei più rivisto. Per una persona normale probabilmente questa notizia sarebbe ordinaria, rientrerebbe nell’ordine naturale delle cose e al massimo ci si augurerebbe un lavoro migliore per l’altro. Questo non è possibile per il mio cervello, dono ingrato che si poggia su un equilibrio labile e precario, che si era abituato alla presenza rassicurante e ordinaria di questo ragazzo di nome Alessandro quasi ogni mattina per un anno e mezzo e per il quale questa perdita è diventata una frattura insanabile nell’ordine delle cose che mi porto addosso. Quella figura sconosciuta e sempre sorridente è diventata all’improvviso una figura umana di assoluta importanza nella mia vita e quando se ne è andata mi sono sentita amputata di qualcosa.
Il concetto che ricorre, negli ultimi tempi, nelle mie relazioni umane e interpersonali in particolare, è questo senso di Perdita, di amputazione, questo esser costretti a lasciare qualcuno indietro o a farci lasciare indietro da qualcuno a nostra volta, per alcuni è la vita e per me questa è una tragedia, è una cosa con la quale non riesco a venire a patti, come la malattia della mia migliore amica che me la concede e me la restituisce a fasi alterne senza che io possa fare nulla, dire nulla, pensare nulla.
In questo preciso istante ho bisogno di parlare di Alessandro e di Sofia e delle mie amputazioni tanto quanto ho la certezza che nessuno ne riconoscerebbe la gravità o riuscirebbe a capirle e quindi vorrei solo riuscire a sanguinare lontano, il più lontano possibile.
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copihueart · 16 days ago
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POESIE IN PROGRESS
Capirei se fosse solo silenzio per chi ha l’anima intensa in quell’incrocio naturale della luna ad accogliere ogni coincidenza Sentirei la pioggia fragorosa nel suo tintinnare sulla mia pelle sottile e lo sguardo che non possiamo possedere per regalarti cose che non si comprano Ascolterei il vento nella sua amputazione a sconvolgere l’ordine naturale per trattenere il respiro e fermare il tempo ascoltare e rispondere all’indifferenza come un cono del sole sulla terra arida Scaverei solchi nel cuore che per riempirli rimanga il segno a scivolare lentamente nel brivido del giorno per sedurre la tua mente e corteggiare i pensieri con quell’orecchio che non sente e ignora lo sconcerto nell’armonia delle tue labbra Ti ruberei il colore di quel bacio come neve leggera nel suo manto ad inseguire un aquilone in un angolo di cielo per sentire il canto festoso della tua risata a sottrarre e togliere ogni spina del dolore Amerei la libertà di sorprenderci chiusi i ricordi dentro una valigia mentre gira a vuoto la ruota panoramica e ci incrociamo sul vecchio pontile guardando il mare.
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bones39 · 8 months ago
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Ci sono molte storie ispiratrici di persone che hanno affrontato la paralisi o il dolore cronico per compiere grandi imprese.
Un esempio notevole è quello di Stephen Hawking, il celebre cosmologo e fisico teorico, che ha continuato a fare importanti contributi alla scienza nonostante la sua battaglia contro la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) che lo ha reso paralizzato. Hawking è stato un esempio straordinario di determinazione e intelligenza, dimostrando che la mente può superare molte limitazioni fisiche.
Un'altra storia ispiratrice è quella di Frida Kahlo, l'artista messicana famosa per i suoi autoritratti. Kahlo ha vissuto con dolore costante a causa di un incidente d'auto che ha subito da giovane, che ha lasciato il suo corpo gravemente ferito. Nonostante il dolore e le disabilità fisiche, ha continuato a dipingere opere iconiche che hanno influenzato profondamente l'arte contemporanea.
Inoltre, Rick Hansen, un atleta canadese, ha attraversato il mondo in una sedia a rotelle per sensibilizzare sulle disabilità e raccogliere fondi per la ricerca sulle lesioni del midollo spinale. La sua "Man in Motion World Tour" è stata un'impresa straordinaria che ha ispirato milioni di persone e ha contribuito a migliorare la consapevolezza sulla disabilità.
1. **Nick Vujicic**: Nato senza braccia e gambe a causa della tetra-amelia, Nick Vujicic ha superato le sue sfide fisiche per diventare un motivatore e oratore di fama mondiale. Viaggia in tutto il mondo con il suo messaggio di speranza e incoraggiamento, ispirando milioni di persone a superare le proprie difficoltà.
2. **Wilma Rudolph**: Nonostante fosse stata colpita dalla poliomielite da bambina e avesse perso l'uso di una gamba, Wilma Rudolph è diventata una delle più grandi velociste della storia. Ha vinto tre medaglie d'oro olimpiche nelle Olimpiadi del 1960 e ha infranto numerosi record mondiali, dimostrando che la determinazione può superare qualsiasi ostacolo.
3. **Kyle Maynard**: Nato senza arti inferiori e superiori a causa di una rara condizione chiamata amputazione congenita bilaterale delle estremità superiori e inferiori, Kyle Maynard ha sfidato le aspettative diventando un atleta e un alpinista di successo. Ha scalato il Kilimangiaro e il Monte Aconcagua, dimostrando che la forza interiore può superare qualsiasi ostacolo fisico.
4. **Helen Keller**: Nonostante fosse sorda e cieca fin dall'infanzia a causa di una malattia, Helen Keller è diventata un'icona del coraggio e dell'ottimismo. Ha imparato a comunicare attraverso il linguaggio dei segni e ha ottenuto una laurea, diventando una nota autrice e attivista per i diritti delle persone con disabilità.
5. **Jessica Cox**: È diventata la prima pilota senza braccia al mondo a ottenere la licenza per pilotare un aereo. Nonostante sia nata senza braccia a causa di una rara condizione congenita, Jessica ha imparato a gestire la sua vita quotidiana con i piedi e ha dimostrato che le limitazioni fisiche non devono impedire il raggiungimento dei propri obiettivi.
6. **Bethany Hamilton**: Surfista professionista statunitense che ha perso un braccio in un attacco di squalo all'età di 13 anni. Nonostante la sua disabilità, Bethany è tornata sulle onde e ha continuato a competere con successo nel surf professionale. La sua storia è diventata fonte di ispirazione per molte persone in tutto il mondo.
7. **Arjun Vajpai**: Diventato il più giovane scalatore indiano ad aver raggiunto la cima dell'Everest all'età di 16 anni. Arjun ha affrontato sfide fisiche e mentali durante la sua ascensione, dimostrando che la determinazione e il coraggio possono superare anche le più grandi montagne.
8. **Marlee Matlin**: È diventata la prima e unica persona sorda ad aver vinto un premio Oscar come miglior attrice per il suo ruolo in "Children of a Lesser God". Nonostante sia sorda dalla giovane età, Marlee ha superato le barriere linguistiche e ha avuto successo nel settore cinematografico, diventando un'icona per la comunità sorda.
10. **Jillian Mercado**: È una modella e attivista che ha una forma di distrofia muscolare congenita che la costringe su una sedia a rotelle. Tuttavia, questo non le ha impedito di avere una carriera di successo nel mondo della moda. Ha lavorato con marchi famosi come Diesel e Nordstrom, contribuendo a promuovere la diversità e l'inclusione nell'industria della moda.
11. **Chris Norton**: Dopo un incidente durante una partita di football americano al college che lo ha reso paralizzato dalla vita in giù, Chris Norton ha dimostrato una straordinaria resilienza. Ha fatto grandi progressi nella riabilitazione e ha compiuto il suo primo passo alla laurea, in piedi con l'assistenza, il giorno della sua cerimonia. Inoltre, ha fondato la Chris Norton Foundation per sostenere gli altri con lesioni del midollo spinale.
12. **Zahra Nemati**: È una arciera iraniana che ha subito un grave incidente stradale all'età di 18 anni, che l'ha resa paraplegica. Tuttavia, ciò non ha fermato la sua passione per lo sport. Zahra ha continuato ad allenarsi duramente e ha partecipato con successo alle Olimpiadi, vincendo medaglie d'oro e ispirando milioni di persone in tutto il mondo.
13. **Nicky Abdinor**: È una psicologa e motivatrice sudafricana nata senza braccia. Nonostante la sua disabilità, ha ottenuto una laurea in psicologia e ha fondato la propria azienda di consulenza. Viaggia in tutto il mondo per ispirare gli altri con il suo messaggio di speranza e autostima, dimostrando che non ci sono ostacoli più grandi della tua mente.
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princessofmistake · 10 months ago
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La poesia è un mucchietto di neve in un mondo col sale in mano. La poesia è amputazione. Scrivere è annusare la rosa che non c'è.
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animatormentata · 2 years ago
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HO RISCHIATO LA CAZZO DI AMPUTAZIONE AL DITO
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silverfoxphil · 25 days ago
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voglio morire invece di dire amputazione ho detto amputamento non ce la posso fare ci ripenserò per tutta la vita 🛌
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medicomunicare · 1 month ago
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Il ruolo della vitamina D nel diabete: c'è ancora bisogno di dati per sapere se prevenga, aiuti o curi.
Il diabete è tra le principali cause di morbilità, morte prematura e gravi conseguenze come insufficienza renale e amputazione, tra le altre. Il diabete di tipo 2 è responsabile di oltre il 90% dei casi di diabete, con un notevole peso sui sistemi sanitari. È caratterizzato da malfunzionamento delle cellule β pancreatiche e sensibilità all’insulina. La vitamina D (VD) ha guadagnato notevole…
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rassegnanotizie · 3 months ago
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Le piastrine, o trombociti, sono piccole cellule del sangue che giocano un ruolo cruciale nella coagulazione. In situazioni normali, queste cellule aiutano a fermare le emorragie formando coaguli nei punti di lesione dei vasi sanguigni. Tuttavia, un'attività eccessiva delle piastrine, nota come iperreattività piastrinica, può portare alla formazione di coaguli anche all'interno delle arterie, aumentando significativamente il rischio di eventi cardiovascolari gravi come infarto e ictus. Questa condizione, se non trattata, può anche causare complicazioni severe come l'ischemia degli arti, che in alcuni casi può richiedere l'amputazione. L'analisi tradizionale dell'attività piastrinica ha finora presentato diversi limiti. I metodi utilizzati per misurare l'attività delle piastrine sono variabili e non standardizzati, il che rende difficile prevedere con precisione il rischio cardiovascolare basato su questi parametri. L'introduzione del metodo PRESS rappresenta un notevole passo avanti in questo campo, poiché promette di fornire un quadro più chiaro e affidabile dell'iperreattività piastrinica e dei rischi associati. Il test PRESS si distingue dagli esami tradizionali perché misura la reattività delle piastrine in risposta a bassissime dosi di adrenalina, un ormone che nel corpo umano ha il compito di stimolare il sistema nervoso in situazioni di stress. Questa metodologia è stata testata su un campione di oltre 250 pazienti coinvolti nello studio clinico Platelet Activity and Cardiovascular Events in PAD (PACE-PAD). I risultati hanno dimostrato che i pazienti con iperreattività piastrinica, rilevata attraverso il metodo PRESS, presentano un rischio significativamente più alto di infarto, ictus e amputazioni rispetto ai pazienti senza questa condizione. Per confermare ulteriormente l'efficacia del test, i ricercatori hanno condotto anche analisi genetiche. Hanno esaminato il sequenziamento dell'RNA delle piastrine per determinare se le variazioni genetiche potessero influenzare l'iperreattività. Il punteggio finale del metodo PRESS integra sia i risultati dell'aggregazione piastrinica che i dati genetici, offrendo una valutazione più completa del rischio cardiovascolare. L'introduzione del test PRESS potrebbe rivoluzionare il modo in cui i medici valutano e trattano i pazienti a rischio di malattie cardiovascolari. Attualmente, i trattamenti antipiastrinici, come l'aspirina, vengono prescritti in base a fattori di rischio generali, come il colesterolo alto e l'ipertensione, che non sono direttamente collegati alla funzionalità piastrinica. Il sistema PRESS offre un metodo più mirato per identificare i pazienti che potrebbero beneficiare maggiormente dei trattamenti antipiastrinici. I ricercatori sono fiduciosi che il test PRESS possa essere utilizzato per prevedere il rischio di una vasta gamma di eventi cardiovascolari in diverse popolazioni. Questo potrebbe includere non solo i pazienti con malattie arteriose periferiche, ma anche coloro che hanno subito un infarto o un ictus, o che presentano altri fattori di rischio per la malattia cardiovascolare. La capacità di identificare con precisione i pazienti a rischio potrebbe portare a una riduzione significativa dell'incidenza di queste malattie, migliorando la qualità della vita e riducendo i costi sanitari. IL LABORATORIO DI RICERCA Il segreto per la scoperta del test PRESS è stato scoprire come le piastrine reagiscono al trattamento con bassi livelli di adrenalina L'importanza di questo nuovo test È che il test PRESS consente di identificare chiaramente i pazienti che hanno un rischio più alto di sviluppare malattie cardiovascolari L'approccio personalizzato del metodo PRESS potrebbe migliorare gli esiti per i pazienti, riducendo i rischi associati ai trattamenti non necessari. Capire il funzionamento del sistema PRESS Gli esami tradizionali non sono sufficientemente precisi per identificare i pazienti con il rischio più alto di iperreattività piastrinica. Il test PRESS misura la reattività delle piastrine in risposta a bassissime dosi di adrenalina. Il metodo integra sia i risultati dell'aggregazione piastrinica che i dati genetici, offrendo una valutazione più completa del rischio cardiovascolare.
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unatestadellidra · 4 months ago
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Gatto ferito chiede aiuto al veterinario! (Amputazione della coda)
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scienza-magia · 5 months ago
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Interfaccia con il cervello la gamba bionica
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Funziona la prima gamba bionica comandata solo dal cervello. Provata su 7 pazienti amputati, movimenti più veloci e naturali. Tornare a muoversi con naturalezza per camminare, ma anche ballare e fare trekking, dopo l'amputazione di una gamba: ora diventa realtà grazie alla prima protesi comandata esclusivamente col pensiero, senza l'ausilio di sensori e controller robotici che muovano l'arto mediante algoritmi di andatura predefiniti.
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La prima gamba bionica comandata solo col pensiero. (fonte: MIT, per gentile concessione di Hugh Herr e Hyungeun Song) Questa nuova tecnologia, sperimentata negli Stati Uniti su sette persone amputate, permette di compiere movimenti più agili e rapidi mantenendone il pieno controllo nelle più svariate situazioni, come dimostra lo studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology in collaborazione con il Brigham and Women's Hospital. Finora "nessuno è stato in grado di mostrare questo livello di controllo cerebrale che produce un'andatura naturale, dove è il sistema nervoso umano a controllare il movimento, non un algoritmo di controllo robotico", afferma il coordinatore dello studio Hugh Herr, che più di 40 anni fa ha perso entrambe le gambe a causa di un grave congelamento durante un'arrampicata in montagna. La novità sviluppata dal suo team di ricerca consiste nell'impiego di un'interfaccia che collega la protesi col sistema nervoso dei pazienti sottoposti a un particolare intervento di amputazione che ripristina la comunicazione tra muscoli agonisti e antagonisti del moncone, permettendo di preservare la percezione della posizione dell'arto nello spazio. Finora nel mondo sono una sessantina le persone sottoposte a questo tipo di intervento, che può essere eseguito anche per l'amputazione del braccio. Grazie a questa tecnica i pazienti avvertono meno dolore e sviluppano una minore atrofia muscolare dopo l'amputazione. Combinata con l'impianto della nuova interfaccia neuroprotesica sviluppata al Mit, permette al paziente di vivere la protesi non più come un mero strumento da utilizzare, ma come una parte integrante del proprio corpo. I ricercatori lo hanno dimostrato testando la gamba bionica su sette pazienti operati con la nuova tecnica chirurgica, messi poi a confronto con sette pazienti che avevano invece subito una tradizionale amputazione sotto il ginocchio. I test prevedevano l'utilizzo della protesi per camminare in piano e su un pendio, per scendere una rampa, per salire e scendere le scale e per camminare su una superficie piana evitando gli ostacoli. In tutte queste situazioni, la nuova gamba bionica ha consentito di eseguire movimenti più veloci del 41% rispetto alle protesi tradizionali, camminando con una velocità paragonabile a quella delle persone senza amputazioni. Anche gli ostacoli lungo il percorso sono stati aggirati più facilmente. Tutti i movimenti sono risultati più naturali: i pazienti, per esempio, hanno puntato le dita dei piedi della protesi verso l'alto mentre salivano le scale o scavalcavano un ostacolo, e hanno coordinato meglio i movimenti dell'arto protesico con quelli dell'arto intatto. Sono stati anche in grado di alzarsi da terra con la stessa forza delle persone non amputate. "Questo lavoro rappresenta un ulteriore passo in avanti nel dimostrare ciò che è possibile fare per il ripristino della funzionalità nei pazienti che soffrono di gravi lesioni agli arti", commenta Matthew Carty, chirurgo del Brigham and Women's Hospital e professore associato alla Harvard Medical School. Gamba bionica comandata solo dal cervello https://scienzamagia.eu/wp-content/uploads/2024/07/gamba-bionica-comandata-dal-cervello.mp4 Read the full article
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delectablywaywardbeard-blog · 8 months ago
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Torino, ferito con un machete in strada: rischia l'amputazione della gamba
A Torino un uomo di circa 30 anni è stato aggredito e ferito con un’arma da taglio, probabilmente un machete nel quartiere Mirafiori Nord. Il ferito, che era in compagnia di una donna, è stato trasportato all’ospedale Cto, ma non sarebbe in pericolo di vita. Rischia una parziale amputazione della gamba sinistra. Il ferimento è avvenuto al culmine di un litigio in strada e gli aggressori, altri…
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portinaio · 10 months ago
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DUE MONDI
Il primo ricordo che ho di te è un nemico.
Dove eravamo quando ci siamo incontrati la prima volta? La musica era assordante e nemmeno di mio gradimento. L’odore di sudore si mischiava a quello del gin tonic e di birra da quattro soldi. Mi sentivo così fuori luogo, ma ballavo. Perché con i diavoli puoi fare solo quello: danzare. E il mio nemico era lì. Davanti a me. È stato per un mese il direttore di un cazzo di progetto a cui avevo partecipato, un po’ costretto e un po’ convinto. Me l’aveva chiesto gentilmente e voleva che diventassimo colleghi. Poi quando tutto è crollato ci ha abbandonato, lasciando me e gli altri disperati in balia della burocrazia fallimentare, di telefonate a vuoto e di attese snervanti. I miei colleghi volevano stanarlo e farlo a pezzi. E io ho cercato di proteggerlo dicendogli che non valeva la pena perdere tempo dietro a un ciccione egoista. Sì, l’ho chiamato ciccione. Poi qualcuno ha fatto la spia e lui si è offeso con me perché lo avevo perculato. Ma non sapeva che avevo difeso il suo naso da un pugno in faccia e le sue mani da amputazione certa. Non mi ha più parlato. Davanti a me ballava e sorrideva, nemmeno un saluto. Ho cercato il suo sguardo, ma nulla. Detesto le cose lasciate a metà.
Il secondo ricordo che ho di te è la voce.
Stavo fumando sotto quei funghi che riscaldano d’inverno gli ambienti all’esterno. Faceva un caldo, mi sentivo la pelle bruciare. Potevo smettere quel giorno, ci avrei guadagnato tempo, denaro e salute. Tu eri davanti a me e commentavi la serata: “Bella musica”. Stai scherzando? Veramente ti piacciono quei riempi-pista in salsa techno velocizzati da falliti Dj? Però la tua voce Cristo! Mi sembrava qualcosa di così famigliare e mentre arrostivo come un tacchino il tuo accento diventava la DeLorean di “Ritorno al Futuro”. Potevo usarla per viaggiare nel tempo. Mi hai ricordato di lei che mi teneva stretto stretto e mi scriveva “Ti amerò per sempre”. Anche quando la promessa non era stata mantenuta continuava a dirmelo: “Ti amerò per sempre”.  E io non capivo, perché saltava da un letto a un altro e io ero solo il suo paraurti. Aveva la tua stessa cadenza. Per anni ho abitato intorno a te e non lo sapevo. Quanti km ci separavano? Quanto tempo avrei dovuto aspettarti. Ho fatto un breve calcolo: 9236 giorni.
Il terzo ricordo che ho di te è la mia gentilezza.
Credo di avertelo già detto che ci sono due cose che spiazzano nella vita: la verità e la gentilezza. E se con gli assiomi non sono molto bravo, con il garbo e la carineria divento un campione. E allora quando vi ho visti in panne in mezzo alla strada vi ho soccorso. Perché mi hanno insegnato che nessuno deve essere lasciato indietro. Sembravamo tre amici di lunga data, potevo girare a sinistra allo stop e portarvi fino al mare, avremmo visto l’alba con un cornetto alla crema e la mia anima avrebbe fatto il pieno di cortesia e amabilità, che poi sono tutti sinonimi della gentilezza. Il tuo amico il giorno dopo è partito. Siamo rimasti io e te. L’occhio di bue ci aveva ben inquadrato. Cedevi al sonno e alla stanchezza, ti drogavi di caffeina a qualsiasi ora. Lo facevi per me o perché sei abituato a questo sfinimento? Allora ho visto com’eri.  Dio santo proprio a me lo stai dicendo? Sono il più grande ammaestratore di zucchero. I tuoi deliri glicemici non mi spaventavano. Sono così abituato. Pensa che mio cugino per colpa del diabete ha perso l’uso dei reni, ma sua moglie per fortuna era compatibile. Che poi non so se ci sia bisogno di compatibilità per donare un organo. Dio cane che grande gesto d’amore. Io non so se ne sarei capace. Quasi tutta la mia famiglia nella lista della spesa ha insulina e aghi per bucare le dita. Io mi sono salvato perché non mi piacciono tanto i dolci, che poi non c’entra una cazzo, forse sono stato solo fortunato. Sul cancello mi hai detto: “Mi sembra di conoscerti da sempre”, hai rincarato la dose dopo due passi: ”Sei così tenero che vorrei abbracciarti e stringerti forte”. Dimmi che non è “love bombing”, dimmi che non era una strategia da Narciso. Perché io ci ho creduto. Quante birre abbiamo comprato? Quattro? Siamo tornati in casa e abbiamo brindato a cosa non so, ma sicuramente alla fortuna. E mentre lavavi le tazze non smettevo di guardarti e stavo lì impalato, come un beccamorto, spaventato e confuso, come se fosse l’ora della mia morte. Mi hai abbracciato e tutto il mondo si è levato dai coglioni. Eravamo solo io e te. E purtroppo quella fastidiosa televisione sempre accesa su Focus. Mentre ti baciavo ho imparato tutto su Tutankhamun, su come evolverebbe la terra senza la razza umana e persino le strategie di guerra degli antichi romani. :-P
La quarta cosa che mi ricordo di te è un tatuaggio.
Veramente hai osato disegnarti quella schifezza sulla pelle? Scusa non dovrei giudicarti. Per me va bene così. Lo so che non sei quella “roba lì” che sotto l’epidermide c’è qualcos’altro. Non mi hai spiegato cosa rappresenta, che intenzione c’è dietro quella specie di uccello di fuoco, struzzo, pollo Vallespluga…per Dio prenota subito un Centro Ink Removal, pare siano bravissimi. Scusa è che vorrei alleggerire tutto e strapparti un sorriso, questa lettera sta incominciando a diventare pesante. Abbiamo parlato, io di più, perché volevo tenere la fiamma alta e non disperdere tutta quella bellezza che avevamo creato. Ti ricordi dove dormivamo?  Sono crollato alle cinque del mattino e quando mi sono svegliato tu eri lì con il caffè. Mi guardavi. Ed io ero ancora spaventato. Ti prego Dio dell’amore fa che mi dica quelle parole. 
Lo hai fatto.
“Sei così bello quando dormi, sembri un bambino”
Che copione perfetto. Che coglione perfetto. Non tu. Io!  Ho guardato ogni centimetro del tuo corpo perché non volevo dimenticare nemmeno una falange. Se dovessero farmi un interrogatorio sarei l’orgoglio dei Ris di Parma. Scrutavo ogni tuo movimento, gli occhi cercavano tracce, le tue impronte digitali erano tutte su di me. Non hai toccato nulla se non me e quella maledetta moka, che diciamocelo non faceva un gran caffè. Ci siamo affogati di sushi e poi mi hai chiesto: “Mi porti a vedere la porta di Milano?” che scritta così suona ridondante, ma non ho voglia di trovare altri verbi, sono in flusso di coscienza e ahimè d’incoscienza e va bene così. Mi hai raccontato del neoclassico e ho scoperto cosa sono i Caselli Daziari, cos’è un Sestiere e mi sono ricordato di cosa diceva Platone.
“Scegli come partner qualcuno migliore di te. Non hai bisogno di qualcuno che ti ami così come sei. Hai bisogno di qualcuno che ti aiuti a crescere giorno dopo giorno. Il vero amore è ammirazione, quindi il partner che scegli dovrebbe avere quelle qualità che ti mancano. Se voi due vi impegnate ad aiutarvi a vicenda a crescere, prenderete i periodi burrascosi di qualsiasi relazione come opportunità di crescita reciproca. Sarà tutto più semplice e duraturo. Ecco perché la persona giusta per te non è solo quella che ti accetta, ma quella che ti fa sviluppare il tuo massimo potenziale in questa vita”.
Perché quel pezzo di merda aveva già capito tutto. E noi adesso cos’abbiamo come esempio? Fabio Volo!
Il giorno della tua partenza è arrivato troppo in fretta. La porta che avevamo creata si è chiusa.  Allora ho fatto una cosa, ho preso il mio cuore e l’ho messo nel tuo zaino, insieme alle medicine, i tuoi vestiti fuori moda e le analisi del sangue. Perdona se adesso è in putrefazione, ma io con te dovevo e devo usare la testa. La guerra fra cervello e cuore la lascio ai dilettanti. Siamo tornati nei nostri mondi, fatti sicuramente di abitudini, noiose certezze e l’aggravante delle giornate pre-natalizie.
La quinta cosa che mi ricordo di te è l’attesa.
Io entravo sempre più nel profondo e tu cercavi un appiglio per non farti portare giù. Scusa non dovevo chiederti certe cose. Mi accorgevo che facevi fatica. E allora distruggiamolo questo mio mondo. Perché non ho più bisogno di quello che mi circonda. Ho tanti amici quante ferite, che sono pronti a seguirmi in guerra. A loro ho raccontato di te, per una volta volevo smettere di essere gentile e dire la verità. Io aspettavo e tu continuavi a gravitare intorno a me buttandomi briciole e sorrisi. 
Assomigli alla felicità. Perché sei calmo, silenzioso, pacato. TI piace il passato, sei bravo a scavare e credo che tu sia anche l’orgoglio dei tuoi genitori. Sei una felicità silenziosa, da comprendere, sei la serenità della tradizione, il Sabato in centro, una pizza con gli amici. Ma la provincia a volte è meschina, perché illude e ti tenta. E io e te lo sappiamo bene.
Devo andare più in profondità?
Una volta mi ha dato del banale e ti sei arrabbiato per una sciocchezza. Poteva essere un segnale d’allarme. Guarda che non mi offendo. Mi devi sparare a una rotula per offendermi. Ma non darmi del banale ti prego. 
Dai vieni giù con me.
Facciamo il gioco del Cadavre exquis, che tanto piaceva a Picasso, Man Ray e Breton, capace di svelare i misteriosi canali di comunicazione che esistono fra elementi apparentemente diversi. Oppure sfidiamo Jung e vediamo chi dei due ha la mente più complessa. Devo impegnarmi di più? Sai che conosco tutte le opere del Museo Archeologico di Napoli?  Te le saprei raccontare persino in giapponese. Ti potrei narrare della triste storia della città di Minamata o del fotografo Eugene W. Smith: le sue immagini sono fra le più potenti del 900. Vuoi che diventi un professore o preferisci che sia tu a insegnarmi? Chiedimi qualsiasi cosa e io la studierò. Ma ti prego, di nuovo, non darmi mai più del banale. Raccontami ancora delle statuine che hai trovato durante i tuoi scavi, romanticizza le strade di Pompei e perdiamoci nella casa di Marco Lucrezio Frontone.
Poi improvvisamente arrivavi a casa e mettevi già il telefono. Rimanevo senza un finale. Senza il mio capitolo da studiare. Persino i nostri nomi  ci sono ostili. Tu sei il devoto di Marte io la fortezza di Dio. Siamo in due mondi diversi.  Come Ligia e Marco Vinicio, come quei banali di Romeo e Giulietta. 
Adesso cado nella banalità. Nel sentimentalismo più insipido, d’altronde io vedo della cavalleria anche nei pacchi Amazon. Ma l’anima si cura con i discorsi belli, mica posso stare qui a fare l’elenco puntato dei nostri difetti. Io i tuoi non li conosco. Però mi avevi detto che sei un inconcludente. Vuoi sapere i miei? Li lascio alla tua fantasia. Adesso ho bisogno di distruggere tutto il mio mondo, perché non è possibile che fra me e te non ci sia niente in comune.
Dai andiamo più in profondità. Trattieni il fiato.
Non puoi cambiare le persone. Puoi cambiare le tue aspettative. Chi cazzo lo diceva? Puoi stabilire dei confini e prendere decisioni su quanto tempo e impegno dedichi. Puoi concentrare la tua attenzione. Puoi esercitarti con l'accettazione e il lasciar andare. Ma non puoi modellare qualcuno in chi vuoi o hai bisogno che sia. Non puoi costringerli a fare un turno prima che siano pronti. Non puoi chiedergli di diventare qualcuno diverso da quello che è autenticamente. Non dovresti farlo. E questa può essere una verità dolorosa con cui sedersi. Che non importa quanto implori e spieghi le cose. Non importa quante volte tu dica ciò di cui hai bisogno e comunichi ciò che fa male. Una persona a cui tieni non può presentarsi per te nel modo di cui hai bisogno. Che a volte, non c'è nessuno da incolpare e niente da sistemare.
Chi cazzo lo diceva? Non me lo ricordo più.
E io non ti ho chiesto questo. Volevo solo il minimo sindacale. Oppure sentirmi dire "Lascia perdere io ho troppo da fare”. Forse me l’hai anche sussurrato in un momento di cattiveria. Dovevo ascoltarti meglio. Scusami.
Chi vuole conoscere uno come me? Che vive in una gabbia d’oro, che scrive senza rileggere, pieno di refusi. Chi mi verrà a liberare? Ah! Sì. Il principe o la principessa azzurra, a questo punto il genere non ha importanza, siamo in un periodo di fluidità.
Vuoi andare più a fondo? Lo sai che potremmo trovare dei mostri?
Secondo il luogo comune e ricerche scientifiche in fondo al mare, anzi nel profondo dell’oceano, vivono creature fantastiche che sfidano ogni legge della fisica. Stare qui è impossibile per noi. Allora diventiamo mutanti, trasformiamoci e adattiamoci a questo ambiente. Io vorrei essere “Ghidorah” il drago a tre teste, oppure potrei obbligare la mia schiena a deformarsi e diventare “Kamaji” il ragno umanoide del film “Sen to Chihiro no kamikakushi”. Ha sei braccia, che bastano per spaventare e fare un sacco di cose.
Tu rimani così. Sei già mostruosamente bello e inquietante con quelle scarpe nere. E adesso che ti ho portato qui? Diventiamo cattivi e buttiamo fuori tutto il veleno. Di cosa ti vergogni? Quando perdi mutande nei locali e nessuno ti guarda negli occhi ti senti felice? Quando cerchi umanità nel buio delle tue perversioni sputi o ingoi? Di me non sai. Io che elemosino amore sono in realtà la più sadica delle creature. Quando parli di “indagine sull’erotismo” a cosa ti riferisci? Suvvia che dilettante, hai sempre cercato la strada più facile. Vieni con me e annulla il tuo corpo in uno “zentai”, cercalo su Google se non sai cosa sia. Vieni con me alle feste più deliranti del mondo, dove ognuno può essere quello che vuole. Troverai cani, vecchi vestiti da bambini, impiegati zerbino e persino la mia amica che pratica la body suspension. Loro sì che indagano, che vanno oltre il desiderio più semplice. Potrei stupirti e confessare al mondo intero che sono bravissimo a sedurre le persone nel reparto yogurt del supermercato. Hai mai fatto l’amore sopra un “mare di morti?” Volevo scrivere cimitero, ma mi piace questa metafora. Sei mai stato nudo in mezzo alla gente e obbligato tutti a guardarti negli occhi? Ti hanno mai pagato per fare sesso? Hai mai seguito qualcuno in metropolitana? Hai mai sedotto un prete o una suora? Ho tre teste e un elenco lunghissimo di maleodoranti ricordi. Ma si sa, ogni mostro ha paura. Così ti chiedo, quando torni a casa la sera, pieno di non so cosa, e la Domenica ti svegli chi trovi al tuo fianco? Quando allunghi il braccio c’è il telefono o il telecomando della televisione? Cosa compri al supermercato? Quello che piace a te o “cazzo questo è il suo piatto preferito”.
Hai così paura di dirlo alla mamma che sei felice? Dai rispondi a queste domande. Mentre io seleziono la prossima perversione, raccontami con chi condividi la tua felicità.
Ho due cicatrici sul corpo, una sulla schiena e una di fianco all’occhio, perché da piccolo ho rischiato. Poi con il passare degli anni ho preferito salvarmi la pelle e infierire sull’anima. Tu hai questo potere, di rattristarmi. Io so solo scrivere e abbuffarmi di aforismi. Ma dimmi una lettera così l’hai mai ricevuta? Secondo me solo dall’Inps. :-P
Vedi che alla fine i mostri non sono poi così mostri.
Andiamo più giù, dove è impossibile vivere. 10994 metri sotto il livello del mare. Mi piacciono i numeri. Mi piace infilarmi nei pertugi fra topi ballerini e scarafaggi. 
Qui potremo toglierci tutte le sovrastrutture che ci tengono in piedi. La pressione ci darà solo un minuto prima che i nostri corpi esplodano. Potrai vedere la certezza e la sincerità, il mio senso di leggerezza, la paura e il coraggio. Credo di avere questo sotto la mia armatura. Mi hai detto: “Io sono una persona pura”. Mi hai dato dell’irrisolto, del prigioniero e mi hai lasciato in fondo alla tua rubrica del telefono. 
Ma preferisci non parlarmi. Lo so che non ne abbiamo bisogno, perché tu conosci la lingua dei segni. E io ho imparato a dire con le mani “Grazie” “Mi manchi” e anche “È pronta la colazione?”
Ma il fiato manca e mi tocca tornare in superficie, ho delle pinne da apnea lunghissime, sembro un tritone mentre nuoto verso l’ossigeno.
Mi porto dietro tutte le citazioni banali che tanto ti fanno arrabbiare. Non m’importa. Ci porteremo dietro sempre l’impressione di aver perso qualcosa, il tempo sicuramente. Quante cartucce potrai sparare da qui a dieci anni prima di diventare un povero vecchio? Io ho ancora due proiettili. Li tengo ben stretti.
Fai attenzione. Risali anche tu. Nel frattempo vorrei diventare il fiume Montone e rompere gli argini. Verrei a casa tua solo per lavare il pavimento. E non farei danni. Potrei essere un libro, un pirofono, che manco so come si suona, un quadro di fine ottocento. Questa è la mia fatica. Non perdere la memoria, e ricordare sempre ciò che vorrei dimenticare.
Ecco sono uscito dal mare. Che coglioni rimanere in apnea. Non puoi neanche ridere. Tu dovresti arrivare fra dieci minuti secondo i miei calcoli. Nel frattempo ti aspetto e galleggio. Un’ultima occhiata all’oroscopo.
Sagittario: "Nell’anno che verrà ti vedo alla ricerca di un tesoro. La tua non è un’esplorazione sfrenata e confusa, ma diligente e disciplinata. Sii ben organizzato, raccogli con cura i risultati delle tue ricerche e fa’ domande incisive. Usa la logica e l’intuito per riflettere sulle possibilità . Sii disposto a fare qualche cambiamento per accogliere le ricchezze che cerchi. Trai ispirazione dalla tua perseveranza e da un’incessante ricerca. Questo sforzo sarà ripagato entro la seconda metà dell’anno".
Che palle! Mi toccherà galleggiare un po’ di più.
Ovunque tu sia. Vai piano e manda un messaggio quando arrivi.
G.
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