#ambienti montani
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Il Festival Culturale dei Borghi Rurali della Laga è anche educazione ambientale per le scuole
A Santa Rufina (Teramo) appuntamento mercoledì 2 aprile con le classi di Valle Castellana e Ascoli Piceno Il 2 aprile 2025, nell’ambito del Festival Culturale dei Borghi Rurali della Laga 2025, si terrà a Santa Rufina (Valle Castellana, TE) una mattinata interamente dedicata all’educazione ambientale, riservata alle scuole di Valle Castellana e Ascoli Piceno: I.S.C. San Filippo e Giacomo e I.C.…
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L’importanza dell’Abbigliamento Tecnico nella Corsa in Montagna
La corsa in montagna è una specialità dell’atletica leggera che coinvolge sia gli uomini che le donne. Si svolge in ambienti montani a quote che raramente superano i 2.000 metri di altitudine, offrendo sfide uniche e affascinanti. L’abbigliamento tecnico gioca un ruolo cruciale in questa disciplina, garantendo comfort, prestazioni ottimali e sicurezza agli atleti.
Caratteristiche della Corsa in Montagna
Le gare di corsa in montagna si distinguono per le loro caratteristiche uniche. A causa della variabilità dei percorsi, ogni gara presenta diverse difficoltà e peculiarità. I tracciati sono prevalentemente fuori strada, attraversando prati e zone boscose, con salite e discese che richiedono una preparazione fisica eccellente e un abbigliamento tecnico adeguato.
La pendenza media dei percorsi varia tra il 5% e il 20%, e il punto più alto del tracciato non deve superare i 3.000 metri. Questi requisiti rendono l’abbigliamento tecnico indispensabile per affrontare le diverse condizioni climatiche e di terreno che gli atleti incontrano.
Competizioni e Regolamenti
La corsa in montagna fa parte del calendario sportivo della World Athletics, la federazione internazionale di atletica leggera. I campionati mondiali ed europei si svolgono annualmente, alternando percorsi di sola salita a quelli di salita e discesa. Dal 7 agosto 2013, nuove regole regolamentano questa disciplina, sottolineando l’importanza di un abbigliamento tecnico adeguato per tutti i partecipanti.
Esistono diverse tipologie di gare, tra cui la corsa in montagna classica, la corsa di lunga distanza, la corsa a staffetta, la cronometro e il chilometro verticale. Ogni tipologia di gara richiede specifiche particolari per quanto riguarda l’abbigliamento tecnico, adattato alle diverse esigenze di distanza, altitudine e condizioni climatiche.
L’Abbigliamento Tecnico: Un Elemento Cruciale
L’abbigliamento tecnico è fondamentale per gli atleti di corsa in montagna, offrendo protezione e migliorando le prestazioni. Gli indumenti tecnici sono progettati per essere leggeri, traspiranti e resistenti all’acqua, fornendo comfort e libertà di movimento. Tessuti tecnici avanzati aiutano a mantenere la temperatura corporea stabile, essenziale durante le lunghe e faticose gare di montagna.
Le scarpe tecniche sono un altro elemento essenziale dell’abbigliamento tecnico. Devono offrire un’ottima aderenza su terreni scivolosi e irregolari, supportando il piede durante le salite ripide e le discese veloci. Gli atleti utilizzano anche calze tecniche che prevengono la formazione di vesciche e garantiscono un’adeguata compressione per migliorare la circolazione sanguigna.
Importanza dei Materiali Tecnici
I materiali utilizzati nell’abbigliamento tecnico sono cruciali per le prestazioni degli atleti. Tessuti come il poliestere e il nylon sono comuni per la loro leggerezza e capacità di asciugatura rapida. L’uso di fibre sintetiche con proprietà antibatteriche e anti-odore è altrettanto importante, specialmente per gli atleti che affrontano gare lunghe e impegnative.
L’abbigliamento tecnico comprende anche strati isolanti e giacche impermeabili, indispensabili per proteggersi dalle condizioni meteorologiche avverse. Questi capi devono essere facilmente comprimibili per essere trasportati nello zaino senza occupare troppo spazio.
Tecnologie Avanzate nell’Abbigliamento Tecnico
Le innovazioni tecnologiche hanno rivoluzionato l’abbigliamento tecnico per la corsa in montagna. Tecnologie come il GORE-TEX offrono protezione impermeabile e traspirante, mentre i tessuti con tecnologia di termoregolazione aiutano a mantenere la temperatura corporea ottimale.
L’integrazione di sensori e dispositivi elettronici negli indumenti tecnici sta diventando sempre più comune. Questi dispositivi monitorano la frequenza cardiaca, la temperatura corporea e altri parametri fisiologici, fornendo dati utili per ottimizzare le prestazioni durante la gara.
Atleti e Abbigliamento Tecnico
Gli atleti di corsa in montagna di alto livello, come Jonathan Wyatt e Marco De Gasperi, hanno sempre sottolineato l’importanza di un abbigliamento tecnico adeguato. Le loro esperienze dimostrano che la scelta dei giusti indumenti può fare la differenza tra una prestazione mediocre e una vittoria.
Conclusioni
L’abbigliamento tecnico è un elemento indispensabile per gli atleti che praticano la corsa in montagna. Le condizioni variabili dei percorsi richiedono indumenti che offrano protezione, comfort e miglioramento delle prestazioni. Investire in abbigliamento tecnico di alta qualità non è solo una questione di prestazioni, ma anche di sicurezza e benessere durante le gare.
In conclusione, l’abbigliamento tecnico rappresenta un alleato fondamentale per chiunque voglia affrontare le sfide della corsa in montagna. Sia che si tratti di una competizione a livello mondiale o di un allenamento quotidiano, l’importanza di indossare capi tecnici adeguati non può essere sottovalutata.
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Tra Rifugio e Rischio: Il Paradosso delle Valanghe per gli Ungulati Montani
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Nel contesto mutevole degli ambienti montani, il cambiamento climatico si manifesta con trasformazioni rapide e significative, influenzando profondamente comunità e processi ecologici sensibili. Un elemento cruciale in questo panorama è rappresentato dalle condizioni stagionali della neve, che si rivelano determinanti per le dinamiche delle popolazioni di ungulati montani. Queste variazioni influenzano direttamente aspetti ecologici e fisiologici vitali, come i costi energetici della locomozione, la vulnerabilità alla predazione e la disponibilità e qualità del foraggio, sia in estate che in inverno.
Uno studio recente su Nature ha esplorato come le capre di montagna, adattate a terreni ripidi per eludere i predatori, si trovano paradossalmente a rischio a causa della frequente instabilità di questi pendii che possono generare valanghe. La ricerca, condotta nel sud-est dell'Alaska su 421 capre monitorate per 17 anni, evidenzia che le valanghe causano dal 23% al 65% delle morti annuali, colpendo principalmente giovani e piccoli.
Queste aree ripide, scelte per mitigare il rischio di predazione, si rivelano essere trappole ecologiche per via del loro alto rischio di valanghe. Questo rischio è variabile, con picchi durante i mesi più instabili per la neve, specialmente all'inizio dell'inverno e nel periodo di disgelo primaverile.
Le strategie migratorie e invernali degli ungulati influenzano ulteriormente la loro esposizione al rischio di valanghe. Ad esempio, le capre di montagna nel Canale di Lynn sono estremamente migratorie, spostandosi in habitat boscosi a bassa quota durante l'inverno, mentre altre popolazioni rimangono in alta quota, esponendosi maggiormente al pericolo.
Il cambiamento climatico aggrava questa dinamica, modificando la frequenza e l'intensità delle valanghe, e di conseguenza, la distribuzione spaziale e temporale di questi eventi letali. Previsioni indicano un aumento delle valanghe umide rispetto a quelle di neve secca, con un potenziale aumento dei tassi di mortalità da valanga.
La persistenza di questo rischio nei sistemi montani, in combinazione con il previsto aumento dell'elevazione della linea della neve, potrebbe ridurre il pericolo di valanghe a quote inferiori, ma il rischio continuerà a essere una componente significativa nell'ecologia degli ungulati montani. Tuttavia, l'influenza demografica delle valanghe sulle popolazioni di ungulati montani è probabile che persista nel futuro perché sia il pericolo di valanghe sia gli areali degli ungulati montani sono previsti spostarsi verso l'alto in quota man mano che il clima si riscalda.
È essenziale sottolineare che i tassi di crescita delle popolazioni di capre di montagna sono particolarmente bassi e possono sostenere solo rimozioni limitate annualmente. Pertanto, la mortalità da valanghe, soprattutto tra gli individui giovani, può avere impatti demografici gravi, portando al declino delle popolazioni.Questi dati pongono l'accento sulla necessità di riconsiderare le strategie di conservazione e gestione di queste popolazioni vulnerabili. L'intensificarsi dei cambiamenti climatici e delle sue manifestazioni estreme, come le valanghe, impone un ripensamento delle politiche di conservazione per proteggere non solo gli ungulati montani ma anche l'integrità ecologica degli ambienti montani, che sono cruciali per la biodiversità globale.
Fonte articolo: https://www.nature.com/articles/s42003-024-06073-0
Credito foto: NPS/Diane Renkin

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Il Lino delle Fate: Piccole Meraviglie della Natura

Recentemente ho avuto il piacere di partecipare a un incontro tenuto da Maria Cristina Mosciatti, da cui ho tratto ispirazione per questo articolo sul Lino delle Fate. Le stipe, comunemente conosciute come Lino delle Fate, sono specie diffuse in tutta Italia, sebbene la loro bellezza spesso passi inosservata a causa dell'assenza di colori appariscenti. Caratteristiche del Lino delle Fate Queste piante erbacee crescono fino a un massimo di 80 centimetri e presentano un portamento cespitoso, con ciuffi fitti di foglie che si dipartono direttamente dal suolo. I loro nomi volgari, come lino delle fate piumoso, piumette, piumini, pennacchini, stuzzichella e sternutella, derivano dal ciuffo di "peli" biancastri e piumosi che sovrasta le infiorescenze a pannocchia, dove si trovano i fiori e i frutti (lemmi). Questi "piumini" sono in realtà prolungamenti dei frutti, chiamati reste, che sono lunghe, flessuose e ricurve. Distribuzione Geografica Il genere Stipa è diffuso nelle zone tropicali e temperate di tutto il mondo, favorito dalla capacità dei suoi semi di dispersione. In Italia, le stipe sono presenti su terreni calcarei, preferibilmente rupestri, in prati e pascoli collinari e montani, dove la competizione con altre specie è limitata. Sono piante che riescono a prosperare anche in terreni aridi e sassosi, come nel Gargano. Alcune specie di stipe sono endemiche di specifiche regioni italiane, come la Stipa etrusca in Toscana, Alto Lazio ed Emilia, che predilige terreni serpentinosi, o la Stipa austroitalica subsp. frentana, endemica dell'area tra Abruzzo e Molise e adatta a terreni gessosi. Conclusione Il Lino delle Fate, con la sua eleganza discreta e la sua capacità di prosperare in ambienti apparentemente ostili, rappresenta una delle meraviglie della flora italiana. Pur non essendo vistose come altre specie, le stipe aggiungono un tocco di magia ai paesaggi collinari e montani, meritando di essere apprezzate e preservate. Read the full article
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Numero sfortunato: si salvi chi può
Quando si parla di numero sfortunato si può dire che ognuno abbia il suo. Una serie di eventi funesti capitati nei giorni sempre con lo stesso numero e il gioco è fatto. In realtà ne basta anche uno. La scaramanzia è sempre nascosta dietro l'angolo pronta a rivendicare la sua forza quando più abbiamo bisogno di scuse. Così, mentre gli astrologi si sforzano di trovare l'armonia tra i pianeti e gli scaramantici attraversano la strada solo dopo aver salutato tre gatti neri, c'è un territorio vasto e variegato dove regna la superstizione numerica. Gli ambienti più ferventi in questo curioso mondo parallelo sono i casinò, le sale bingo e, naturalmente, gli uffici dell'agenzia di sfortuna. Sì, avete capito bene, l'agenzia di sfortuna, perché se ci sono numeri sfortunati, qualcuno deve pur gestire il traffico numerico dell'infelicità! Il numero sfortunato più sfortunato che ci sia A comandare il regno dei numeri sfortunati è, senza dubbio, il numero 13. Una sorta di celebrità del guaio, il 13 è evitato come la peste in moltissime culture. C'è chi sostiene che la sua fama negativa derivi dall'Ultima Cena, dove il tredicesimo commensale, Giuda, si rivelò essere un traditore. Altri credono che la sua cattiva reputazione sia legata alle streghe medievali che, si racconta, si riunivano in gruppi di tredici. In ogni caso, il povero 13 è diventato il capro espiatorio di ogni evento sfortunato. Ma il 13 è solo la punta dell'iceberg numerico dell'infelicità. Il numero 666, noto come "il numero della Bestia", è spesso evitato come se fosse il biglietto d'ingresso per un viaggio nell'inferno numerico. La sua fama di portatore di sventure deriva dall'Apocalisse biblica, dove è associato al diavolo. Numeri sfortunati in giro per il mondo E che dire del numero 4 in Giappone e in alcune comunità cinesi? Il suono della parola "4" in giapponese è simile a quello della parola "morte", e di conseguenza, il numero è considerato sfortunato. In Cina, la superstizione è così radicata che molti edifici evitano di etichettare i piani con il numero 4, saltandolo direttamente per evitare sfortune potenziali. Mentre alcuni numeri sono universalmente riconosciuti come sfortunati, altri variano nelle loro cattive reputazioni in tutto il mondo. Il numero 17, ad esempio, è considerato sfortunato in Italia, poiché il suo anagramma, "VIXI", significa "ho vissuto" in latino, un'elegante e inquietante dichiarazione di morte. Il 9, invece, è visto con sospetto in Giappone, dove il suo suono è simile a quello della parola "dolore" o "sofferenza". La superstizione legata al 9 è così forte che alcuni ospedali evitano di assegnare la camera numero 9 ai pazienti, temendo che porti cattiva fortuna. Un affare serio in tutto il mondo Insomma, la superstizione numerica è un affare serio in tutto il mondo, e il nostro palcoscenico è popolato da numeri che si muovono tra l'ilarità e il terrore. Mentre alcuni numeri sono considerati portatori di sfortuna in molte culture, altri sono intrappolati in superstizioni locali, contribuendo a creare un tessuto unico di credenze numeriche che colora la nostra visione del mondo. Quindi, la prossima volta che vedrete un 13 o un 4, ricordatevi di dargli un sorriso. Potrebbero aver bisogno di un po' di conforto numerico! In copertina foto di Greg Montani da Pixabay Read the full article
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Alla scoperta di Foligno per l'Immacolata
Non sarà, però, solo il tessuto urbano di Foligno, con i palazzi storici, i musei e le chiese, ad essere protagonista dei percorsi di visita, ma anche l’affascinante territorio circostante, che trae la propria attrattività dalla mutevolezza e varietà di paesaggi e ambienti, tra i contrafforti montani dell’Appennino e i dolci declivi collinari, fino alla fertile valle Umbra. Nel weekend di Visit…

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GIULIO CESARE
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GIULIO CESARE

§ 1: i pirati della Cilicia I pirati della Cilicia (Turchia asiatica) lo catturarono. E lo tennero prigioniero, finché non arrivò il riscatto. Cesare intanto domandò loro quanto avessero richiesto. Quando gli dissero la cifra, si imbronciò e si dichiarò offeso. “Così poco valgo per voi?!”. Se la ridevano i pirati, ammirati e divertiti dalla faccia tosta di quel giovane romano. “Ridete, ridete! Quando sarò libero, armo un po’ di navi , vi vengo a cercare, e vi impiccherò uno ad uno!”. E quelli a ridere ancora di più. Arrivò il riscatto e lo liberarono. Ma non risero più, quando lui li rintracciò e li impiccò uno ad uno.
§ 2: un villaggio sulle Alpi Si dice che una volta, passando in un valico alpino, abbia esclamato: “Preferirei essere il primo in uno di questi villaggi montani, che il secondo a Roma”.
§ 3: nel canale d’Otranto in tempesta: lo sai chi stai portando? Quando ruppe gli indugi e si preparò allo scontro finale con Pompeo, attraversò il canale d’Otranto con metà delle sue truppe, ed aspettava che arrivasse l’altra metà. Quando capì che il mare divenuto grosso spaventava le truppe restate in Italia, ordinò ad un marinaio di mettere la navicella in mare e di portarlo indietro: voleva rimediare alla pericolosa situazione dell’esercito spaccato in due. Il marinaio aveva forti remore a partire con quel mare. Allora Cesare gli intimò di salpare: “Tu stai portando il grande Cesare (mica Giuseppe Conte o Giggino, aggiungo io)! Gli dèi mi sono propizi e non hai nulla da temere.”. E quello andò: a Cesare non era il caso di dire di no due volte. Arrivò in Italia, ed ordinò la partenza all’altro mezzo esercito. E poi vinse a Farsalo.
§ 4: un canto apotropaico (cioè anti iella) “Fate largo al marito di tutte le mogli ed alla moglie di molti mariti!”, gridavano i suoi soldati durante il trionfo. Chiaro il riferimento alla sua bisessualità. E lui non se ne adontava, perché era la verità, perché si sentiva superiore, e poi perché era costume che, nel corso del corteo trionfale, i soldati si facessero beffe del generale in apoteosi. Un trionfo, infatti, era quanto di più grande un uomo potesse augurarsi nella vita, una gioia che lo innalzava agli dèi, e questi se ne potevano avere a male, gelosi della loro superiorità sugli uomini, e, adirandosi, punire chi osava tanto. Quindi le battute pesanti non venivano prese per offesa, ma come un modo per temperare la gioia umana e stornare dalla sua testa l’ira delle divinità, che così si astenevano dal punire.
§ 5 La vita Ho citato questi quattro aneddoti, per dare un’idea del Nostro. Era nato il 100 (o104) a.C., rampollo di una casa di antica nobiltà romana, la gens Julia. Quando morì sua zia Giulia, moglie di Caio Mario, console di estrazione plebea, Cesare ne pronunciò l’elogio funebre, e con l’occasione proclamò la sua discendenza da Enea, nientemeno! Disse che il figlio di Enea, Ascanio, era chiamato anche Julo, e da lui discendeva la gens Julia. Enea era figlio di Venere, e Romolo e Remo, figli di Rea Silvia, discendente diretta di Julo, avevano per padre Marte, quindi nelle vene di Cesare c’erano il sangue di Venere e quello di Marte! La dea dell’amore ed il dio della guerra, i due principi base della condizione umana: erano là, personificati in un unico individuo, CAIO GIULIO CESARE.
§ 6: La carriera politica Nel 60 a.C. , e con lui c’erano anche Licinio Crasso e Pompeo, con una decisione fuori della legge, si decide di cariche pubbliche ed assetto dello Stato romano per i tempi a venire. Era il convegno di Lucca. Crasso era spudoratamente ricco, e su di lui Cesare fece leva, per affermarsi politicamente. Cesare era di antichissima nobiltà, ma non aveva sostanze adeguate, quindi Crasso era l’appoggio giusto. Il terzo polo, Pompeo, era legato agli ambienti tradizionalisti, e presto ne sarebbe divenuto il campione. In base all’accordo Cesare ottenne il governatorato della Gallia Cisalpina, quella cioè al di qua delle Alpi. Quella al di là era ancora indipendente. A Pompeo toccò l’Iberia, mentre Crasso si occupò dell’oriente. Nel 53 a.C. morì a Carre, in Mesopotamia, in uno scontro con i parti (persiani). Cesare si occupò della Gallia, avendo nella mente un preciso disegno.
§ 7: Il progetto di Cesare Cesare aveva in mente un piano: partire dalla Gallia padana ed allargare il dominio romano all’intera Gallia. Obiettivi: dotarsi di un esercito addestrato e fedele; mandare a Roma un fiume di ricchezze, così da divenire l’uomo più popolare della Città; acquisire egli stesso denaro e mezzi per l’ulteriore passo, quello che lo avrebbe portato al dominio su Roma, e quindi sul mondo. E gli obiettivi furono centrati tutt’e tre: il suo acume tattico, l’intervento personale e determinante in alcune situazioni militari difficili (era alto 1.80 – cosa rara per Roma ed in quei tempi, forte fisicamente, ed abile nelle armi – con il suo arrivo rovesciava le sorti di un combattimento: entusiasmo nei suoi e terrore nei nemici!); abilissimo nella diplomazia, determinato nelle decisioni fino alla ferocia, era l’idolo dei suoi soldati, che l’avrebbero seguito in capo al mondo; e divenne l’idolo anche della plebs romana, con il fiume di ricchezze che fece arrivare a Roma; e ricco ormai di suo senza più problemi. La Gallia fu profondamente romanizzata, e Cesare si preoccupò anche della sicurezza della nuova provincia: fece una parata navale ammonitrice nell’isola britannica e attraversò il Reno, dopo aver costruito un ponte in quattro e quattr’otto, massacrando diverse migliaia di germani, perché si convincessero a non passare più il fiume, a fare razzie in un territorio divenuto ormai Roma. Roma politicamente si spaccò in due: i populares con Cesare, gli optimates (conservatori) con Pompeo. Ormai si andava allo scontro armato diretto e decisivo.
§ 8: Farsalo E scontro fu, a Farsalo, nella Grecia centrale: vinse Cesare e non era previsto. Pompeo scappò in Egitto, presso Tolomeo XIII, faraone ragazzino, con cui aveva rapporti di ospitalità. Mal consigliato, il faraone fece uccidere Pompeo, e, quando Cesare arrivò, gli fece trovare in dono la testa dell’avversario su un piatto d’argento. La cosa scandalizzò ed irritò il divo Giulio (non era ancora Andreotti): come ti sei permesso di uccidere e mutilare un romano, così valoroso poi? Cesare detronizzò Tolomeo, e sul trono pose la di lui sorella Cleopatra: era già in atto la tresca da cui nacque Cesarione. Mentre era in Egitto, Cesare fece una capatina nel Ponto (Mar Nero), e sconfisse il re Farnace II, mandando a Roma un messaggino: “Veni vidi vici” (sono venuto, ho visto e vinto. Stop!) Era il 47 a.C. e Cesare tornò a Roma, assumendo il titolo di dittatore, ma rifiutando più volte la corona della monarchia, inconciliabilmente invisa ai romani. Alle idi di marzo (15 marzo) del 44 una congiura di giovani idealisti gli diede la morte con 23 pugnalate.
§ 9: un genio A mio insindacabile – si fa per scherzare! – giudizio, Cesare è stato il personaggio di maggiore spessore di Roma, come dire del mondo antico, ma io direi della Storia. Eccellente in tutto ciò che ha fatto: a) generale invincibile ed invitto; b) uomo politico lungimirante come nessun altro mai; c) ha revisionato il calendario, che è tuttora in uso in zone a religione ortodossa, ed è alla base del nostro, con l’introduzione dell’anno bisestile; d) incaricò quattro saggi greci per un atlante geografico aggiornato. Insomma un uomo di molteplici interessi e capacità, al massimo livello in ogni ambito. Mai che io sappia c’è stato un uomo capace di tanto. Al punto che Dante di lui nel Paradiso dice: “E saltò il Rubicon, e fu di tal volo,/ che nol seguiteria lingua né penna.”. E’ impossibile seguirne le decisioni e descriverle sia oralmente che per iscritto.
§ 10: Latino classico Eccelle anche nell’uso della lingua: quando si parla di latino classico, il riferimento immediato è a Cicerone o a Cesare. Faccio un esempio: “Compiute queste faccende, lasciato Labieno sul continente con tre legioni e duemila cavalieri, affinché sorvegliasse i porti e provvedesse al rifornimento granario, e venisse a conoscere quello che accadeva in Gallia, e prendesse decisioni secondo il momento e le necessità, Cesare con cinque legioni ed un pari numero di cavalieri, che aveva lasciato sul continente, verso il tramonto SALPO’”. (De bello gallico, V, 8. L’esempio l’ho preso dal delizioso ed interessante volume di Nicola Gardini “Viva il latino. Storie e bellezza di una lingua inutile. Pag. 63-64, edito da la Repubblica). A rileggere il passo con attenzione, si coglie la struttura geometrica, piramidale del modo di esprimersi in latino classico: un concetto su tutti (SALPO’), e poi una concatenazione di frasi subordinate, quindi secondarie, ma che danno conto minuziosamente di tutti gli elementi accessori, importanti e quindi da conoscere, ma l’obiettivo del racconto è quel SALPO’. Una lingua matematica, che spiega il perché di ROMA. Il grande matematico del secolo passato, Lucio Lombardo Radice, sosteneva che tra tutte le lingue, passate ed attuali, quella che più si accosta alla ferrea logica dell’informatica è il LATINO. Come dire che i romani si muovevano con il computer in un mondo con il pallottoliere. Una lingua che è lo specchio di una logica ferrea, che affrancava i romani dalla scienza teorica: osservazione e ragionamento, manifestati con una lingua che è un personal computer. Volete alzare una costruzione che duri secoli? Lasciate da parte anche il miglior cemento (dopo cento anni si degrada, se va bene), ed usate la malta romana (calce viva e pozzolana con rinforzo di breccia e scaglie di marmo): erigerete un edificio indistruttibile dal tempo, come gli acquedotti, il Pantheon, il Colosseo, la Curia nel foro.
Nelle sue opere non utilizza mai la prima persona, ma dice “Cesare fece, Cesare decise etc…”. Ci sono diverse spiegazioni, ma a me piace questa: aveva un chiaro sentimento della propria superiorità, corroborata dalla consuetudine con la filosofia epicurea, che lo portava ad un sereno distacco dalla meschinità del resto dell’umanità, e quasi si osserva dall’esterno, mentre domina avversari e mondo.
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Domenica 20 marzo ore 9
San Paolo in Alpe on Mat 🥾🧘
🌺La primavera è alle porte e anche se il meteo di questi giorni tende a sconfessare tale inconfutabile verità noi, fiduciosi e con forti intenti di apertura verso la bella stagione, vi proponiamo una affascinante escursione verso una delle mete più suggestive dell'intero Parco delle Foreste Casentinesi: il pianoro di San Paolo in Alpe.
🧑🦯Il nostro sarà un anello, breve e relativamente facile ma per gambe già allenate a sentieri di alta collina, con partenza e ritorno da Ca' Fiumari.
🌲Attraverseremo paesaggi e ambienti variegati: boschi di conifere, falsopiani, costoni panoramici , mulattiere, fino a sbucare letteralmente in questo folgorante e luminoso prato verde dove tra le tante meraviglie che lo popolano, è possibile osservare seppur da lontano e con grande rispetto, diverse speci di ungulati tra i quali cervi dai grandi palchi, daini, caprioli che spesso accovacciati sul versante sud che guarda Sasso Fratino e Poggio Scali ti osservano da lontano curiosi, con fare sornione ma guardingo.
😲 Il panorama è di quelli che ti lasciano senza parole con vista a 360 gradi, sulla Riserva Integrale di Sasso Fratino, la Foresta della Lama, tutto il crinale che dal Passo della Calla giunge al Poggio dei Tre Confini e in lontananza in direzione Ridracoli, la meravigliosa catena appenninica a perdita d'occhio fino alle Marche e oltre.
🧘 E poiché noi riteniamo che praticare l'arte dello yoga in tali scenari centuplichi l'effetto benefico delle nostre gite nei boschi , così come viceversa le vibrazioni altissime della natura potenzino naturalmente i benefici della pratica , non ci lasceremo sfuggire l'occasioni di stendere i nostri tappetini, arrotolati in vetta agli zaini per regalarci una defaticante e rigenerante sessione di asana e pranayama in compagnia della fauna e flora local nel pratone più bello del mondo!!!
🥙Pranzo al sacco in compagnia e rientro dalla “via aerea” che volge ancora un ultimo sguardo di ampio respiro sull'intero panorama prima di inoltrarci nelle foreste di faggi , abeti e pini montani che ci riportano lentamente al Fiumicino di San Paolo già incontrato all'andata.
Di seguito le info tecniche.:
📌DOVE: ore 9
distributore Repsol sulla provinciale, a destra prima di entrare a Santa Sofia.
📌LUNGHEZZA: 7,5km circa
📌DISLIVELLO: 450mt.circa
📌DIFFICOLTA’: MEDIO/FACILE per gambe e polmoni già abituati a camminare su sentieri di collina
📌TEMPO DI PERCORRENZA: Circa 5 ore comprese le soste e la pratica yoga
💰Quota:
€ 20 adulti - 10€ bambini
comprensiva di accompagnamento escursionistico e pratica yoga
È se non hai il TAPPETINO 🧘 te lo procura Spazio Trekk‼️
📍Per partecipare alle escursioni condotte da Guide Ambientali Aigae non è richiesto il green pass.
Al momento della prenotazione riceverai tutte le informazioni per svolgere l'escursione in totale sicurezza.
👷GUIDA:
Annalisa Romagnoli
🥾 Guida Ambientale Escursionistica AIGAE, regolarmente registrata e assicurata, tessera ER857
🧘Insegnante di Yoga certificata Yogalliance
INFO e PRENOTAZIONI: 339/2549407
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Benvenuti ai Giardini di Castel Trauttmansdorff a Merano, estesi a digradare su una superficie complessiva di 12 ettari, che riuniscono in un anfiteatro naturale paesaggi esotici e mediterranei, vedute mozzafiato sugli scenari montani circostanti e su una Kurstadt Merano baciata dal sole. . . In più di 80 ambienti botanici prosperano e fioriscono piante da tutto il mondo. Affascinano chiunque con l'incantevole intreccio fra natura, cultura e arte. Svariate stazioni multisensoriali, suggestivi giardini a tema, padiglioni artistici ed esemplari del regno animale fanno dei Giardini di Castel Trauttmansdorff, comodamente raggiungibili anche a piedi da Merano, una realtà quanto mai variegata e affascinante. . . #assomerc #giardinibotanici #HOTEDITYON #MERCPOSTYY #MERCCOMM #MERANO #VISITMERANO (presso Trauttmansdorff - Die Gärten / I Giardini / The Gardens) https://www.instagram.com/p/CQduBp7s9I-/?utm_medium=tumblr
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C’è una zona d’Italia dove sembra di stare in Alaska. È l’Alto Monferrato. Qui, sull’Appennino piemontese, al confine con la Liguria, ci sono angoli incontaminati che nessuno immaginerebbe mai di trovare. Una zona assolutamente “wild”, proprio come nel celebre film che ha visto protagonista Sean Penn. E dire che siamo a un’ora di auto solamente dalle grandi città come Torino, Milano e Genova. Quest’area è il punto d’incontro – raro – tra ambienti mediterranei e montani. Un vero paradiso per chi ama la natura selvaggia e le attività all’aria aperta, anche tra le più inaspettate, come la possibilità di cercare l’oro nel fiume. Si dice che la presenza di sabbie aurifere nei fiumi di questo territorio fosse, già in antichità, sancita dalla presenza delle lettere “or” nei nomi dei fiumi locali, come per esempio il Gorzente, che nasce nel Parco delle Capanne di Marcarolo o l’Orba, piu a valle. Le acque di questi torrenti portano a valle tracce di oro alluvionale, risalente al quaternario, durante il periodo delle glaciazioni e pochi sanno che già nel primo millennio a.C. la ricerca dell’oro veniva praticata setacciando il fiume. @Alexala – Gianluca Grassano I Romani ne fecero una vera e propria attività organizzata, tanto che furono fondati due insediamenti: la Rondinaria (vicino a Ovada) e la Rondinella, in prossimità dell’attuale Casal Cermelli. Un’attività mai interrotta né nel Medioevo e neppure nei secoli successivi, sino a un’estrazione di tipo semi industriale nel ‘900. A Casal Cermelli si trova l’unica area autorizzata per la ricerca dell’oro a scopo amatoriale scientifico e didattico, da parte della Regione Piemonte, proprio per la tradizione antichissima di questa attività che viene gestita dalla Cascina Merlanetta, un’azienda agricola a conduzione biologica nonché fattoria didattica affacciata sulla sponda sinistra del torrente Orba che si trova in zona Sic (Sito di importanza comunitaria) e nella Riserva naturale speciale del torrente Orba. @Alexala – Gianluca Grassano Qui si trova anche il Museo dell’oro, un’area espositiva che racchiude antichi strumenti del mestiere, reperti risalenti all’età Romana, manufatti, oggetti e documenti legati alla ricerca dell’oro. Una volta indossati gli stivaloni e agguntati secchio e pala si va, sotto la supervisione dei responsabili che indicano anche i punti più adatti in cui fermarsi, a cercare l’oro. C’è chi ne trova un grammo, chi due. Si può portrare a casa oro puro al 92% trovato con le proprie mani. Il fiume Gorzente, quello che porta l’oro al Piota e poi all’Orba, nasce in un luogo incontaminato e dalla natura spettacolare: il Parco delle Capanne di Marcarolo (da 335 a 1172 metri s.l.m.) che, sebbene, dal punto di vista amministrativo ricada interamente nel Piemonte, mantiene legami indissolubili – storici, culturali e ambientali- con l’entroterra ligure e genovese in particolare. Paradiso degli amanti della natura, il parco dà il suo meglio dalla primavera all’autunno, quando si possono percorrere 23 sentieri escursionistici di ogni livello e che soddisfano le esigenze di tutti, dalla famigliola con sentieri didattici come il “Sentiero Naturalistico Lavagnina” all’escursionista più esigente che può fare il “Sentiero dei laghi del Gorzente”: 15 km immersi nella natura dell’Appennino piemontese tra boschi e praterie incontaminate in cui sopravvivono piante e animali altrove estinti, torrenti d’acqua limpidissima che scorrono tra pareti ripide e scoscese, profumi di essenze alpine e mediterranee che si mescolano in queste montagne a ridosso del mare. @Alexala – Gianluca Grassano https://ift.tt/2ZVvZq5 Altro che Alaska: il Monferrato come “Into the wild” C’è una zona d’Italia dove sembra di stare in Alaska. È l’Alto Monferrato. Qui, sull’Appennino piemontese, al confine con la Liguria, ci sono angoli incontaminati che nessuno immaginerebbe mai di trovare. Una zona assolutamente “wild”, proprio come nel celebre film che ha visto protagonista Sean Penn. E dire che siamo a un’ora di auto solamente dalle grandi città come Torino, Milano e Genova. Quest’area è il punto d’incontro – raro – tra ambienti mediterranei e montani. Un vero paradiso per chi ama la natura selvaggia e le attività all’aria aperta, anche tra le più inaspettate, come la possibilità di cercare l’oro nel fiume. Si dice che la presenza di sabbie aurifere nei fiumi di questo territorio fosse, già in antichità, sancita dalla presenza delle lettere “or” nei nomi dei fiumi locali, come per esempio il Gorzente, che nasce nel Parco delle Capanne di Marcarolo o l’Orba, piu a valle. Le acque di questi torrenti portano a valle tracce di oro alluvionale, risalente al quaternario, durante il periodo delle glaciazioni e pochi sanno che già nel primo millennio a.C. la ricerca dell’oro veniva praticata setacciando il fiume. @Alexala – Gianluca Grassano I Romani ne fecero una vera e propria attività organizzata, tanto che furono fondati due insediamenti: la Rondinaria (vicino a Ovada) e la Rondinella, in prossimità dell’attuale Casal Cermelli. Un’attività mai interrotta né nel Medioevo e neppure nei secoli successivi, sino a un’estrazione di tipo semi industriale nel ‘900. A Casal Cermelli si trova l’unica area autorizzata per la ricerca dell’oro a scopo amatoriale scientifico e didattico, da parte della Regione Piemonte, proprio per la tradizione antichissima di questa attività che viene gestita dalla Cascina Merlanetta, un’azienda agricola a conduzione biologica nonché fattoria didattica affacciata sulla sponda sinistra del torrente Orba che si trova in zona Sic (Sito di importanza comunitaria) e nella Riserva naturale speciale del torrente Orba. @Alexala – Gianluca Grassano Qui si trova anche il Museo dell’oro, un’area espositiva che racchiude antichi strumenti del mestiere, reperti risalenti all’età Romana, manufatti, oggetti e documenti legati alla ricerca dell’oro. Una volta indossati gli stivaloni e agguntati secchio e pala si va, sotto la supervisione dei responsabili che indicano anche i punti più adatti in cui fermarsi, a cercare l’oro. C’è chi ne trova un grammo, chi due. Si può portrare a casa oro puro al 92% trovato con le proprie mani. Il fiume Gorzente, quello che porta l’oro al Piota e poi all’Orba, nasce in un luogo incontaminato e dalla natura spettacolare: il Parco delle Capanne di Marcarolo (da 335 a 1172 metri s.l.m.) che, sebbene, dal punto di vista amministrativo ricada interamente nel Piemonte, mantiene legami indissolubili – storici, culturali e ambientali- con l’entroterra ligure e genovese in particolare. Paradiso degli amanti della natura, il parco dà il suo meglio dalla primavera all’autunno, quando si possono percorrere 23 sentieri escursionistici di ogni livello e che soddisfano le esigenze di tutti, dalla famigliola con sentieri didattici come il “Sentiero Naturalistico Lavagnina” all’escursionista più esigente che può fare il “Sentiero dei laghi del Gorzente”: 15 km immersi nella natura dell’Appennino piemontese tra boschi e praterie incontaminate in cui sopravvivono piante e animali altrove estinti, torrenti d’acqua limpidissima che scorrono tra pareti ripide e scoscese, profumi di essenze alpine e mediterranee che si mescolano in queste montagne a ridosso del mare. @Alexala – Gianluca Grassano Sull’Appennino piemontese, al confine con la Liguria, ci sono angoli incontaminati che nessuno immaginerebbe mai di trovare.
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I filtri

I filtri fotografici
I filtri fotografici sono un elemento essenziale per la produzione di immagini professionali in fotografia. Possono essere di molte tipologie e servono per la correzione della tonalità di grigio con cui ne il bianco ne il nero vengono resi i colori, per la correzione della luce o per rendere le foto con effetti più o meno appariscenti.

Possono essere di vari materiali, infatti i filtri sono fabbricati in vetro, gelatina o plastiche speciali. Possono essere di forme diverse, circolari con il diametro uguale all’obbiettivo che sono avvitabili o applicabili ad incastro. Possono essere di forma quadrata o leggermente rettangolari, che vengono inseriti in strutture apposite porta filtri, da applicare davanti all’obbiettivo. Quando si usano i filtri è opportuno utilizzare il paraluce perché potrebbe causare la perdita di nitidezza dell’immagini.

I filtri nel bianco e nero Nella fotografia del bianco e nero si usano principalmente dei filtri colorati, che vengono utilizzati per avere maggior controllo della quantità di luce. Il meccanismo della filtrazione agisce con la sintesi additiva e sottrattiva. Con l’utilizzo di un determinato filtro di una particolare colorazione fa si che i raggi luminosi vengano assorbiti in parte o totalmente dal filtro. Anche i colori complementari ne subiscono l’effetto, dipende dalla densità del colore. I filtri avevano maggior impatto su fotografie su pellicola, che a causa del processo di sviluppo e il tipo di pellicola scelta il colore poteva virare verso una tonalità che non corrispondeva alla verità. Oggi con le macchinette digitali e la post produzione, si può anche scegliere di non utilizzare i filtri, ma il più utilizzato è un polimero trasparente che permette di agire sulla luce.

Nota: I filtri colorati possono essere utilizzati anche con reflex digitali per ottenere l’immagine che più desideriamo, la post produzione non è sempre un passaggio obbligatorio, o possono essere utilizzati per avere una buona base per poi essere modificati. Perché utilizzare dei filtri nella fotografia in bianco e nero? Si da la possibilità di modificare le percentuali di luce di diversi colori. Come già affrontato negli articoli precedenti la percezione delle immagini tramite l’occhio umano è differente da ciò che viene riprodotto dalla macchina fotografica. Infatti le immagini che noi vediamo vengono poi elaborate del cervello che dove trova delle lacune utilizza l’immaginazione, mentre per la macchinetta fotografica questo non avviene. Ciò che non viene catturato non può essere recuperato. Colorazioni e tipologie di filtri Qui di seguito elenchiamo i vari tipi di filtri e le loro funzioni.

Filtro giallo Il filtro più utilizzato, esistono in tre gradazioni differenti (giallo chiaro, giallo medio e giallo scuro). Il colore complementare è il blu, infatti questo colore viene assorbito in base alla sua gradazione. Questo filtro viene utilizzato nella fotografia in bianco e nero per mettere ancora in più in contrasto le nuvole dal cielo. Filtro arancione Questo filtro assorbe la colorazione del blu, violetto e grande parte del colore verde. Invece fa apparire di più chiari gli elementi di colorazione va da l rosso al giallo. Anche questo filtro viene utilizzato per il cielo i per la rappresentazione di ritratti per minimizzare le lentiggini nel volto. Filtro rosso Per certi versi funziona come il filtro di colore arancio, ma con effetti più accentuati. Il colore del blu e del verde viene assorbito completamente. Utilizzato anche per togliere la foschia all’interno dell’immagine. Filtro rosso Per certi versi funziona come il filtro di colore arancio, ma con effetti più accentuati. Il colore del blu e del verde viene assorbito completamente. Utilizzato anche per togliere la foschia all’interno dell’immagine. Filtro verde Questo tipo di filtro viene utilizzato per le fotografie paesaggistiche quando sono presenti diverse gradazioni di verde. Il filtro verde assorbe i colori rosso e blu. Viene utilizzato nei ritratti per migliorare la tonalità della pelle. Filtro giallo-verde I filtri si possono accoppiare tra di loro, per portare la correzione dell’immagine su più tonalità. Per esempio questo accoppiamento di filtri viene utilizzato per le luci artificiali, per le riprese all’interno. Il filtro azzurro Un filtro che viene utilizzato per avere una buona resa nei ritratti con l’illuminazione artificiale. Infatti questo filtro elimina le radiazioni in eccesso della colorazione del giallo e del rosso. Rende la pelle più uniforme, plastica, naturale. Mentre nelle rappresentazioni paesaggistiche crea foschia e atmosfere nebbiose. Il filtro polarizzatore Questo tipo di filtro non presenta nessuna colorazione, ma agisce sulla luce e ne impedisce il completo attraversamento. Questo filtro si utilizza ruotandolo, infatti si può intervenire sulla quantità di luce che si vuole far passare all’obbiettivo. Utilizzare questo filtro permette anche di creare delle tinte più intense, colori più brillanti, ottenere una resa di colori in illuminazione sfavorevole, grande controllo di riflessi anche in oggetti liquidi. Nella fotografia bianco e nero il polarizzatore viene accoppiato ad un altro filtro in modo da ottenere scale di grigio differenti dal solo utilizzo del filtro colorato. Filtro ultravioletto Questa tipologia di filtro è incolore e non comporta nessun aumento di esposizione, ha l’unico compito di assorbire la luce ultravioletta. Questo filtro viene utilizzato per la rappresentazione del mare, paesaggi montani o ambienti con la neve, elimina le dominanti delle colorazioni fredde. Filtri specifici per il colore Lo skylight Filtro che presenta una leggerissima colorazione rosata che viene impiegata per le fotografie con pellicole invertibili per eliminare le dominati fredde. Utilizzata sia per fotografie paesaggistiche e per i ritratti. I filtri di conversione Questa tipologia di filtri sono presenti in diverse gradazioni e servono per equilibrare la taratura dei colori, sono filtri principalmente utilizzati per la fotografia con la pellicola. I filtri per effetti speciali Questa tipologia di filtri sono anche chiamati delle aggiuntive ottiche che portano a delle modifiche più o meno evidenti rispetto all'immagine reale. Sono strumenti di creatività per il fotografo, che creano effetti fini a se stessi. Cross-screen Sono dei particolari filtri che contengono una serie di incisioni incrociate, che fanno si che la luce in qui punti si comporti in modo che sia più vivido in quei punti. L'intensità delle effetto è più alto quando c'è un fortissimo contrasto tra la luce e il resto dell'inquadratura. I filtri diffusori Sono dei diffusori principalmente utilizzati per i ritratti femminili, sia in bianco e nero sia a colori, creano immagini morbide e delicate. Creano delle ambientazioni surreali, romantiche e delicate, preferibilmente utilizzati per ritratti in controluce o in semi controluce. Filtri diffrangenti Sono realizzati con una lastra di vetro o di materiale plastico, sulla superficie sono incisi una serie di solchi che formano una finissima griglia dove la luce viene scomposta senza le perdita di nitidezza. L'effetto che si realizza è la formazione di un arcobaleno che può apparire a singoli raggi, strisce o bande. I filtri ottici per immagini multiple Sono dei filtri che hanno moltissime varianti, sono costruite da vetri sfaccettati che moltiplicano per tre, cinque, sei volte il soggetto in modo da dare l'illusione dello stesso soggetto in più punti dell'inquadratura. I filtri digradanti Sono dei filtri che vengono principalmente utilizzati per modificare la tinta del cielo, la loro colorazione occupa solo la metà dell'obbiettivo, in modo da colorare solo la metà dell'inquadratura. Sono di diverse colorazioni e sono presenti anche in colore grigio e servono in poche parole ad intervenire in modo parziale sull'immagine e non in modo totale come i filtri colorati. Articoli che ti possono interessare: Il flash | | Fotografia gli obbiettivi | La profondità di campo | La macchina fotografica analogica. Read the full article
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Il ruolo fondamentale degli Zaini Escursionistici nel Trekking
L’escursionismo, noto anche come trekking o hiking, è un’attività che combina l’esplorazione di ambienti naturali con l’attività fisica, fornendo un’esperienza unica e rigenerante. Si tratta di un’attività motoria e sportiva che si svolge lungo percorsi poco agevoli, come sentieri, mulattiere, e alte vie, spesso non percorribili con mezzi di trasporto convenzionali. Per chi pratica escursionismo, uno degli elementi fondamentali dell’equipaggiamento è rappresentato dagli zaini escursionistici.

Descrizione dell’Escursionismo
L’escursionismo si svolge principalmente in ambienti montani o naturali, ma può includere anche l’osservazione di specie botaniche e animali, o la visita di monumenti naturali lungo il percorso. Questo tipo di attività non solo permette di entrare in contatto con la natura, ma favorisce anche il benessere fisico e mentale. Per gli escursionisti, gli zaini escursionistici sono essenziali per trasportare tutto l’occorrente durante le camminate, dalle scorte di cibo e acqua all’abbigliamento impermeabile e agli strumenti di orientamento.
Preparazione e Equipaggiamento
La preparazione per un’escursione richiede una pianificazione accurata. È necessario considerare il percorso, le condizioni meteorologiche, l’abbigliamento e soprattutto l’equipaggiamento. Gli zaini escursionistici sono progettati per distribuire il peso in modo equilibrato e per offrire comfort durante lunghe camminate. Devono essere capienti e organizzati, con scomparti per oggetti di facile accesso come mappe, bussola, e kit di pronto soccorso.
Abbigliamento e Accessori
L’abbigliamento adeguato è fondamentale per affrontare le diverse condizioni climatiche che si possono incontrare durante un’escursione. Gli scarponi da trekking, i calzini specifici e gli indumenti a strati sono essenziali per garantire comfort e sicurezza. Tuttavia, senza gli zaini escursionistici adeguati, trasportare tutto l’abbigliamento e gli accessori necessari diventa complicato. Gli zaini devono essere scelti in base alla durata dell’escursione e alla quantità di materiale da trasportare.
Equipaggiamento Essenziale
Oltre all’abbigliamento, ci sono diversi accessori indispensabili per un’escursione sicura. Tra questi, la carta geografica, la bussola, un coltello multiuso, una coperta isotermica, e un kit di pronto soccorso. Gli zaini escursionistici devono avere spazio sufficiente per contenere questi oggetti, oltre a cibo e acqua. La scelta dello zaino giusto può fare la differenza tra un’escursione piacevole e una faticosa.
Importanza degli Zaini Escursionistici
Gli zaini escursionistici sono un elemento cruciale per qualsiasi escursionista, sia per le brevi passeggiate che per le lunghe traversate. Questi zaini sono progettati per essere resistenti, leggeri e funzionali. Offrono diverse caratteristiche come cinghie regolabili, scomparti multipli, e sistemi di ventilazione per evitare il surriscaldamento della schiena. Inoltre, molti zaini sono dotati di coperture impermeabili per proteggere il contenuto dalla pioggia.
Escursioni di Più Giorni
Per le escursioni di più giorni, gli zaini escursionistici devono essere ancora più capienti e confortevoli. Devono poter contenere sacchi a pelo, tende, fornelli da campo e cibo sufficiente per l’intera durata del viaggio. La distribuzione del peso e la facilità di accesso agli oggetti sono aspetti fondamentali da considerare nella scelta dello zaino.
Sicurezza e Orientamento
La sicurezza è un aspetto fondamentale nell’escursionismo. È importante rimanere sui sentieri segnati e utilizzare strumenti di orientamento come bussola e GPS. Anche in questo caso, gli zaini escursionistici giocano un ruolo fondamentale, poiché permettono di trasportare facilmente tutto il necessario per l’orientamento e la sicurezza.
Attrezzature Supplementari
Per escursioni in ambienti particolarmente difficili, può essere necessario portare attrezzature supplementari come ramponi, piccozze, e corde. Gli zaini escursionistici devono essere abbastanza versatili da poter contenere queste attrezzature aggiuntive senza compromettere il comfort dell’escursionista.
Impatto Ambientale
Un altro aspetto importante dell’escursionismo è l’impatto ambientale. Gli escursionisti devono rispettare l’ambiente, evitando di lasciare rifiuti e seguendo la filosofia del “Non Lasciare Tracce”. Gli zaini escursionistici possono contribuire a questo obiettivo, fornendo scomparti appositi per i rifiuti e facilitando il loro trasporto fino a un punto di smaltimento adeguato.
Conclusione
L’escursionismo è un’attività che offre numerosi benefici, ma richiede una preparazione adeguata e l’equipaggiamento giusto. Gli zaini escursionistici sono un elemento imprescindibile per ogni escursionista, garantendo comfort, sicurezza e funzionalità. Scegliere lo zaino giusto può fare la differenza tra un’escursione piacevole e un’avventura faticosa, rendendo l’esperienza complessiva più gratificante e sicura.
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SCOPRI I LAVORI DI PIERLUIGI, DANIELE, SIMONA, ROCCO GIOELE, VALENTINA PER “DIAMO VOCE ALLA NATURA” AL MUSEO DI STORIA NATURALE DI FOGGIA
IL MUSEO

Il Museo di Storia Naturale si compone di varie sezioni. La sala paleontologica presenta due grandi calchi: il dinosauro erbivoro Camptosaurus dispar e lo pterosauro carnivoro Anhanguera blittersdorffli. Nella sala del mare sarà possibile immergersi e osservare le riproduzioni di delfini, tartarughe marine e scheletri di stenelle, tursiopi e grampi. L'esposizione di uccelli e mammiferi offre un'importante testimonianza di uccelli acquatici, di ambienti steppici, collinari e montani. Tra i reperti di particolare interesse figurano la Gallina prataiola, l'Avvoltoio grifone, il Gufo reale. La collezione Pedone è composta da circa 200 esemplari ornitologici conservati nelle teche originali e di alcune cassette entomologiche contenenti circa 1000 insetti. I percorsi di visita sono arricchiti da cinque diorami. Il Museo di Storia Naturale di Foggia, conserva reperti naturalistici e divulga le conoscenze su flora, fauna e ecosistemi.
L’ATTIVITÀ: statue/opere parlanti
LE ORE: 20 ore
I PREMI: buono per libri, musica e cinema
LO SWAPPER:
PIERLUIGI MARTIRE, 21 anni
DANIELE DE MARCO, 15 anni
SIMONA GENZANI, 16 anni
ROCCO MARCHITELLI, 19 anni
GIOELE LA TORRE, 15 anni
VALENTINA FRUNZIO, 17 anni
I RISULTATI:
Daniele De Marco hanno costruito insieme uno speciale percorso di fruizione tra i reperti che maggiormente avevano attirato la loro attenzione e curiosità durante la loro prima visita al museo. Lupi, caprioli, avvoltoi, passeri, cervoni, spugne marine, lepri ecc., prendono vita grazie alla voce, alle parole e ai fumetti creati dai ragazzi che descrivono caratteristiche, peculiarità, abitudini, curiosità e habitat delle specie che questi esemplari rappresentano. Una chicca a parte è dedicata alla Collezione Pedone, una raccolta di esemplari di specie estinte sul nostro terrritorio da cui si prende spunto per raccontare cosa accadeva nel mondo della medicina tra fine ‘800 e inizio ‘900.
I LAVORI
Ascolta qui l’audio guida.
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Zecche, il video della Città Metropolitana per difendersi dagli insetti – VIDEO –
“La zecca non c’azzecca”: un titolo simpatico per un filmato realizzato dalla compagnia teatrale Le Mele Volanti in collaborazione con l’associazione ArteNa-Arte e Natura e con la Direzione Sistemi Naturali della Città Metropolitana di Torino, per fornire informazioni e consigli agli escursionisti che in questi mesi frequentano gli ambienti collinari e montani. Nei 4 minuti … Leggi... Per il contenuto completo visitate il sito https://ift.tt/1tIiUMZ
da Quotidiano Piemontese - Home Page https://ift.tt/3fPB7TC via Adriano Montanaro - Alessandria
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Orsi italiani: cosa sapere per evitare pericoli
Gli orsi che vivono nei boschi italiani occupano da un po' le pagine di cronaca dei nostri giornali. Il caso dell'orsa Jj4 ne è un esempio. La sua vicenda ha diviso l'opinione pubblica e aperto un problema, quello del rapporto uomo animale, che non è per nulla scontato. Quali sono le caratteristiche dell'orso che vive nel nostro Paese? Come comportarsi se si incontra un orso? Orso bruno e orso marsicano In Italia sono presenti due specie di orsi: l'orso bruno (Ursus arctos) e l'orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus). L'orso bruno è la specie più diffusa e può essere trovato in diverse parti dell'Europa, inclusa una popolazione in alcune aree delle Alpi italiane settentrionali. E' particolarmente presente in Trentino Alto Adige. L'"orso bruno marsicano" (Ursus arctos marsicanus) può essere considerato come una sottospecie dell'orso bruno ed è endemica delle montagne del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Entrambe le specie di orsi sono protette in Italia e, come abbiamo imparato, sono oggetto di programmi di ripopolazione. Che caratteristiche ha l'orso bruno? L'orso bruno (Ursus arctos) è una delle specie di orsi più diffuse al mondo. Gli esemplari maschi adulti possono raggiungere un'altezza di 1,5-2,8 metri sulla spalla e pesare tra 150 e 800 kg, mentre le femmine sono solitamente più piccole. Il suo mantello può variare dal marrone chiaro al marrone scuro, ma ci possono essere anche individui con peli di colorazione grigia o nera. Questa variazione di colore dipende dalla regione geografica in cui vivono. Gli orsi bruni hanno una testa massiccia con un muso lungo e robusto. Le orecchie sono di solito relativamente piccole rispetto alle dimensioni della testa. Hanno, inoltre, artigli lunghi e robusti, utili per scavare, arrampicarsi sugli alberi e catturare prede. Cosa mangiano gli orsi? Gli orsi bruni, infatti, sono animali onnivori, il che significa che si nutrono sia di materiale vegetale che animale. La loro dieta può includere frutti, bacche, erba, radici, pesci, insetti e carote. Sono generalmente solitari e territoriali. Tendono a preferire ambienti boschivi e montani, ma possono adattarsi a una varietà di habitat, compresi i parchi nazionali e le zone rurali. Cosa fare se si incontra un orso? Come comportarsi se si incontra un orso ce lo dice il WWF che sul suo sito web dedica un'intera pagina a questa specie animale che nell'immaginario collettivo è molto tenera ma che nella realtà può creare difficoltà agli uomini. Il primo consiglio è evitare di incontrare un orso. Può sembrare banale ma parlare o produrre rumori farà percepire la vostra presenza all'animale che prontamente si allontanerà. Quando l'orso è lontano è bene fermarsi e osservarlo. Quando invece l'orso è vicino bisogna assolutamente mantenere la calma, non urlare. Se l'orso resta fermo bisogna muoversi lentamente, se inizia a seguirvi meglio restare fermi. Potrebbe avvicinarsi ma non attaccare. In caso di contatto fisico con l'animale è consigliabile stendersi per terra a faccia in giù e proteggersi il collo con le mani. Cosa non fare se si incontra un orso? L'orso per lo più attacca l'uomo per proteggersi. Per non istigare l'orso, dunque, evitare assolutamente di: - lanciare pietre o bastoni contro gli orsi se li incontriamo - avvicinarsi ai cuccioli di orso poiché la mamma potrebbe essere vicina e attaccare l'uomo per difenderli - avvicinarsi alla tana di un orso - dare da mangiare agli orsi - lasciare residui di cibo nei boschi Se vi trovate nel bosco con un cane tenetelo bene al guinzaglio per evitare contatti tra i due animali. Il contatto ravvicinato con l'orso va segnalato alle autorità competenti. In copertina foto di Mattias Geigenberger da Pixabay Read the full article
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GRANO SARACENO: strategie per un ritorno della coltura
GRANO SARACENO: strategie per un ritorno della coltura
Il maggiore interesse per la coltivazione del grano saraceno si registra in ambienti montani e collinari, che ben si prestano, per le loro caratteristiche orografiche e pedoclimatiche, alla delimitazione di aree di coltivazione di prodotti tipici, che possano offrire maggiori garanzie rispetto alle produzioni indifferenziate ed ottenere una migliore remunerazione.
Questa specie è considerata in…
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