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#alice rohwacher
ulrichgebert · 2 months
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Zwischenspiel im reizenden Garden Cinema: Der immer niedliche, wenngleich hier etwas verkrumpelte Josh O'Connor und die sich alt fühlende Isabella Rossellini bedienen in Alice Rohrwachers Geschichte über unterschiedlich motivierte Plünderer etruskischer Grabschätze La Chimera sämtliche Erwartungen an einen italienischen Arthouse-Film.
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alltheyoungmoons · 20 days
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La Chimera by starlingsilver
Chapters: 1/? - PROLOGUE Fandom: Harry Potter - J. K. Rowling Rating: Teen And Up Audiences Warnings: No Archive Warnings Apply Summary:
It’s 1983. Remus Lupin, unlike most of his best friends, isn’t a dead man. Though, might as well. He has no job prospects in the wizarding world, and very little to show for himself in the muggle world, so for the last couple of years, after managing to put himself back together just enough to function, he’s decided to do what he’s always done best: run away. Hide, if you will. Pour himself into research as to occupy his every waking thought. Fate, or what have you, brings him to rural central Italy, to the lands that thousands of years ago were home to the Etruscans and the Latins. It’s a land ripe with magic, where ancient currents of energy flow underground like massive undiscovered rivers. Here, Remus gets tangled in more than one prohibited affair...
--- Inspired by Alice Rohwacher's gorgeous 2023 film "La Chimera" which I highly recommend!
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europahoynews · 7 months
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Reflexión sobre la comunión fraterna cierra la cuarta y última "Lectio Petri"
Comunicado de http://www.vaticannews.va — El 27 de febrero, en la Basílica Vaticana, tuvo lugar la última cita de la serie de encuentros promovidos por el “Patio de los Gentiles” y la Fundación Fratelli tutti. Invitada la directora y guionista Alice Rohwacher, interludios musicales del maestro Uto Ughi Marina Tomarro ��� Ciudad del Vaticano “Estas lecturas fueron una oportunidad para entrelazar lo…
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paoloferrario · 1 year
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FUTURA, di Pietro Marcello, Alba Rohwacher, Francesco Munzi, 2021, Raitre 1 luglio 2023
raiplay: https://www.raiplay.it/dirette/rai3/Futura-58bab317-1866-4b16-9eea-2b32c0353887.html Un ritratto dell’Italia osservata attraverso gli occhi di adolescenti che raccontano i luoghi in cui vivono, combattuti tra le opportunità che li circondano, il sogno di ciò che vogliono diventare, la paura di fallire e le prove che sperano di superare. I registi Pietro Marcello, Francesco Munzi e Alice…
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tlmmagazine · 6 years
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di Marta Zoe Poretti
Con Sabato 19 Maggio si chiude anche l’edizione numero 71 del Festival di Cannes. Splendida Presidente della giuria Cate Blanchett, che ha impresso un significativo tocco #metoo non solo alla cerimonia di premiazione, ma all’intera kermesse.
La giuria (tra cui le attrici Kristen Stewart e Léa Seydoux, i registi Denis Villeneuve e Ava DuVernay ed il divo cinese Chang Chen) ha premiato entrambi i film italiani selezionati in concorso: Dogman di Matteo Garrone e Lazzaro felice di Alice Rohrwacher.
“Da piccolo quando ero a casa mia e pioveva sopra le lamiere chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire gli applausi. Invece adesso li riapro e quegli applausi siete voi, e sento che c’è un calore che è come una famiglia. Mi sento a casa e mi sento a mio agio qui con voi. La mia famiglia è il cinema e siete voi. E Cannes… Questa sabbia di Cannes, penso che ogni granello è importante. Ringrazio tutti: Rai Cinema, Cannes e tutti gli organizzatori, e Matteo che si è fidato… Ha avuto il coraggio, non so neanche io come.”
In queste parole tutta l’emozione di Marcello Fonte, mentre riceve la Palma d’oro per il Miglior Attore da Roberto Benigni. Ancora una volta, Matteo Garrone ha scelto un attore che ha vissuto una vita ai margini dello spettacolo per rappresentare la tragedia contemporanea di un uomo costretto ai margini della società. Il risultato è la variazione iperrealista della teoria del “pedinamento” di Cesare Zavattini: l’autenticità di Marcello Fonte nella parte del Canaro è deflagrante, come la desolazione di un “buono” tanto vessato e solo che diventa protagonista di un assassinio leggendario.
Palma d’oro per la Migliore Sceneggiatura ad Alice Rohrwacher che ringrazia “questa incredibile giuria e questa incredibile presidentessa per aver preso sul serio una sceneggiatura così bislacca”.
La favola rurale di Lazzaro Felice vince il premio ex-aequo con l’iraniano Jafar Panahi per Three Faces.
E’ italiano anche il premio per il Miglior Documentario: La strada dei Samouni di Stefano Savona (presentato alla Quinzaine des Réalisateurs).
La Palma d’oro va al giapponese Shoplifters di Hirokazu Kore-eda (autore di Farther and Sons e Ritratto di famiglia con tempesta, che torna con un nuovo dramma familiare, specchio della crudeltà delle disuguaglianze sociali).
Ecco tutti i premi principali assegnati a Cannes 2018:
PALMA D’ORO PER IL MIGLIOR FILM
SHOPLIFTERS di Kore-Eda Hirokazu
GRAN PREMIO
BLACKKKLANSMAN di Spike Lee
PREMIO DELLA GIURIA
CAPHARNAÜM (CAPERNAUM) di Nadine Labaki
PREMIO ALLA REGIA
PAWEL PAWLIKOWSKI per Cold War
PALMA D’ORO SPECIALE
LE LIVRE D’IMAGE di Jean-Luc Godard
PREMIO PER LA MIGLIORE ATTRICE
SAMAL YESLYAMOVA per Ayka
PREMIO PER IL MIGLIOR ATTORE
MARCELLO FONTE per Dogman
CAMERA D’OR PER LA MIGLIORE OPERA PRIMA
GIRL di Lukas Dhont
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La cerimonia di premiazione non è stata solo emozione e amore per il cinema. Asia Argento, prima di assegnare il premio alla Migliore Attrice, è tornata a denunciare con parole esplicite le violenze subite da Harvey Weinstein. Un atto di accusa che non si limita al passato, ma afferma con forza la fine della coltre di tolleranza e silenzio che nel mondo dello spettacolo ha sempre nascosto gli abusi sulle donne:
“Nel 1997 sono stata stuprata da Harvey Weinstein qui a Cannes.  Avevo 21 anni. Questo festival era il suo territorio di caccia. Voglio fare una previsione: Harvey Weinstein qui non sarà mai più benvenuto. Vivrà in disgrazia, escluso dalla comunità che un tempo lo accoglieva e nascondeva i suoi crimini. Perfino stasera, seduti tra di voi, ci sono quelli che devono ancora rispondere per i loro comportamenti contro le donne. Comportamenti che non appartengono a questa industria, che sono inaccettabili e indegni di questa industria, o qualunque altro posto di lavoro. Voi sapete chi siete. Ma soprattutto noi sappiamo chi siete. E non vi permetteremo più di farla franca.”
Cala così il sipario su Cannes 2018, un’edizione che di certo non è stata avara di emozioni.
In chiusura, un irresistibile John Travolta ha presentato l’edizione restaurata di Grease: un grande evento al Cinéma de la Page per celebrare i quarant’anni del Musical che è ormai un cult senza tempo.
E non dimentichiamo il ritorno in grande stile di Lars Von Trier. Dichiarato “persona non gradita” nel 2011 dopo le famigerate affermazioni sull’umanità di Hitler, il regista danese torna a quello che è stato il suo Festival di riferimento fin dagli esordi con L’elemento del crimine (1984). Per il figliol prodigo, non poteva che essere un ritorno esplosivo: all’anteprima dell’Horror di impianto filosoficoThe House that Jack built (con Matt Dillon, Uma Thurman e Bruno Ganz) un centinaio di giornalisti abbandona la sala, mentre la notizia di sequenze pantagrueliche, mutilazioni di donne e bambini riempie le prime pagine di tutto il mondo. Naturalmente, Von Trier resta il Re della benzina sul fuoco: “Non ho mai ucciso nessuno, ma se l’avessi fatto, sarebbe stato un giornalista” – ha dichiarato al quotidiano Le Figaro.
Last but not least: la chiusura del Festival di Cannes è tutta per Terry Gilliam e il suo The Man who killed Don Quixote (L’uomo che uccise Don Chisciotte). L’adattamento del classico di Cervantes, Don Chisciotte de La Mancha, arriva dopo 25 anni di vicissitudini rocambolesche e difficoltà produttive oltre i limiti del surreale. Solo Martedì 8 Maggio Gilliam ha vinto la sua personale battaglia contro i mulini a vento, insieme alla causa intentata dal produttore Paul Blanco di Alafama Films. Superato brillantemente perfino un malore e un ictus, il regista britannico ha accolto con il pubblico con la sua proverbiale ironia: la maledizione del Chisciotte è vinta, ed uno dei film più sognati e sofferti della Storia del Cinema è davvero realtà.
dogman marcello fonte
lazzaro felice
shoplifters palma d’oro
von trier the house that jack built
gilliam don quixote
#thelovingmemory
  #Cannes2018 : Tutti i premi e gli highlight del Festival di Cannes di Marta Zoe Poretti Con Sabato 19 Maggio si chiude anche l’edizione numero 71 del Festival di Cannes.
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apocalypticmovierp · 6 years
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‘Lazzaro Felice’: Alice Rohrwacher’s Evokes Timeless, 1960s Cinema [Cannes Review]
Italian filmmaker Alice Rohrwacher was awarded the Grand Jury Prize back in 2014 for her sophomore effort, “The Wonders,” a drama filled with magical but natural surrealism starring Monica Bellucci and Alba Rohwacher, the director’s sister.  A Jane Campion-led jury felt as if they had discovered a new, singular talent and critics thought the same with positive reviews and sky-high anticipation for what she would deliver next.
Continue reading ‘Lazzaro Felice’: Alice Rohrwacher’s Evokes Timeless, 1960s Cinema [Cannes Review] at The Playlist.
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bloglivre-blog · 5 years
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‘Vida Invisível de Eurídice Gusmão’ vence mostra Um Certo Olhar no Festival de Cannes
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‘Vida Invisível de Eurídice Gusmão’ vence mostra Um Certo Olhar no Festival de Cannes
Baseado no romance de mesmo nome de Martha Batalha, A Vida Invisível de Eurídice Gusmão ganhou nesta sexta-feira o prêmio da mostra Um Certo Olhar (Un Certain Regard), no Festival de Cannes 2019. Dirigido pelo cearense Karim Aïnouz, que concorre pela terceira vez no festival, é protagonizado por Carol Duarte (Eurídice Gusmão) e Júlia Stockler (Guida).
O filme é uma crônica da condição feminina no Rio de Janeiro nos anos 1950, década marcada por um conservadorismo profundo no país. Na história, as duas irmãs tentam se reencontrar após terem sido separadas pelo pai durante a adolescência. “Tenho muita honra de estar representando o Brasil aqui hoje. A gente está passando por um momento no Brasil no qual a intolerância é algo muito forte” (via G1), afirmou o diretor ao receber o prêmio.
A mostra Um Certo Olhar é uma competição paralela à oficial de Cannes, e tem o objetivo de exibir e celebrar obras com linguagem experimental. Este ano, seu júri foi presidido pela atriz e diretora libanesa Nadine Labaki, que ganhou o Prêmio do Júri na última edição do festival com o longa Capharnaüm.
Estamos vivendo um momento desmonte no Brasil, com perdas nos direitos civis e sociais, de ataque à educação, aos artistas e à imprensa. O audiovisual é a maior forma de divulgação indenitária de uma nação. É uma maneira de colocar nossa cultura, nossa estética para o mundo, como expressa Karim Aïnouz: “Antes de qualquer coisa, é importante que este prêmio possa incentivar o futuro do cinema brasileiro, a diversidade da nossa cultura para que tenhamos um Brasil melhor do que estamos vivendo agora. Queria dedicar especialmente para a minha amada Fernanda Montenegro, para todas as atrizes do filme e para todas as mulheres do mundo” (via G1).
O elenco de A Vida Invisível de Eurídice Gusmão conta com Gregório Duvivier, Barbara Santos e Maria Manoella, além de uma participação especial de Fernanda Montenegro. Quem assina a fotografia do filme é Hélène Louvart, que atuou como diretora de fotografia nos longas Pina, de Wim Wenders; The Smell of Us, de Larry Clark; As Praias de Agnès, de Agnès Varda; Lazzaro Felice, de Alice Rohwacher, entre outros.
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bloglivre-blog · 5 years
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Festival de Cannes seleciona quatro filmes brasileiros para a edição de 2019, dois concorrem à Palma de Ouro
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Festival de Cannes seleciona quatro filmes brasileiros para a edição de 2019, dois concorrem à Palma de Ouro
A cineasta francesa Agnès Varda, um dos ícones da Nouvelle Vague, nas costas nas costas de um assistente. Varda morreu em março aos 90 anos de idade.
O Festival de Cannes, mostra de cinema que ocorre de 14 a 25 de em maio na França, anunciou seus filmes selecionados para a edição de 2019. Quatro filmes brasileiros figuram entre os escolhidos, duas delas competindo pela Palma de Ouro, principal premiação, e outras duas na mostra alternativa Um Certo Olhar (Un Certain Regard).
Pela segunda vez o diretor pernambucano Kléber Mendonça Filho (O Som ao Redor), que já exibiu em Cannes Aquarius (2016), concorre a premiação máxima da competição francesa. O novo longa, Bacurau, é codirigido por Juliano Dornelles e descrito como uma mescla de gêneros como faroeste e ficção científica em pleno sertão nordestino.
Cena de ‘O Traidor’ gravada no Rio de Janeiro | Foto: Marcio Amaro / Divulgação
O Traidor, dirigido pelo italiano Marco Bellocchio, narra a história de Tommaso Buscetta (Pierfrancesco Favino), mafioso italiano que alcaguetou seus antigos companheiros da Cosa Nostra e se refugiou no Brasil. Com direção de Marco Bellocchio (Diabo no Corpo), um dos principais representantes do neorrealismo na Itália, o longa é uma coprodução entre Itália, Brasil, Alemanha e França. A atriz brasileira Maria Fernanda Cândido, que vive Maria Cristina, última esposa do mafioso, é uma das principais personagens da trama. Ambos filmes concorrem à Palma de Ouro.
Longa de Karim Aïnouz tem Carol Duarte, Júlia Stockler, Gregório Duvivier e Fernanda Montenegro no elenco
Fora da disputa pelo prêmio máximo de Cannes estão A Vida Invisível de Eurídice Gusmão, de Karim Aïnouz, e Port Authority, de Danielle Lessovitz. O longa de Karim Aïnouz, que concorre pela quarta vez na seleção paralela, é uma livre adaptação do romance de mesmo nome de Martha Batalha e é protagonizado por Carol Duarte (Eurídice Gusmão) e Júlia Stockler (Guida). Quem assina a fotografia do filme é Hélène Louvart, que atuou como diretora de fotografia nos longas Pina, de Wim Wenders; The Smell of Us, de Larry Clark; As Praias de Agnès, de Agnès Varda; Lazzaro Felice, de Alice Rohwacher, entre outros.
O filme é uma crônica da condição feminina no Rio de Janeiro nos anos 1950, década marcada por um conservadorismo profundo no país. Na história, as duas irmãs tentam se reencontrar após terem sido separadas pelo pai durante a adolescência. O elenco ainda com nomes como Gregório Duvivier, Barbara Santos e Maria Manoella, além de uma participação especial de Fernanda Montenegro.
Já em Port Authority, longa de estreia de Danielle Lessovitz, o foco é sobre uma história de amor ambientada na cena do “voguing” de Nova Iorque, estilo baseado em movimentos das passarelas e ganhou fama com a música Vogue da Madonna e com o documentário Paris Is Burning. O longa é protagonizado pela atriz trans Leyna Bloom.
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tlmmagazine · 6 years
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di Marta Zoe Poretti
"Grazie a questa incredibile giuria e la sua incredibile presidentessa(…) Grazie ai produttori e tutti quelli che hanno reso possibile questo film e questa sceneggiatura bislacca, grazie per averla preso seriamente come i bambini prendono seriamente i giochi.”
Così Alice Rohrwacher ha ringraziato la giuria di Cannes e Cate Blanchett, che hanno scelto di premiare il suo Lazzaro Felice per la Migliore Sceneggiatura. Come per Marcello Fonte, Miglior Attore grazie Dogman di Matteo Garrone, quella della giuria è una linea precisa: premiare la diversità, il coraggio di un cinema che prende solo strade traverse, capace di mirare al cuore senza cedere alle lusinghe dello spettacolo, né agli artefatti tipici dell’autorialità (vera o presunta).
Il cinema italiano conquista così il Festival di Cannes 2018, con due film che non potrebbero essere più diversi, eppure hanno un sostanziale punto in comune: raccontare la tenerezza, attraverso due protagonisti dal candore assoluto, esclusi brutalmente dalla società e dagli uomini. Come a dire che bontà, gentilezza e dedizione rappresentano ormai un dato non realistico, un sintomo di alienazione, o forse la più inaccettabile tra le provocazioni.
Lazzaro Felice arriva oggi nelle nostre sale. Fin dal primo fotogramma, il terzo lungometraggio di Alice Rohrwacher dichiara la sua diversità, che parte dalla scelta di girare il film in 16 millimetri. Lontana dall’estetica del digitale, ma anche dalla perfezione del 35 millimetri (suo nobile fratello maggiore), il 16mm è la pellicola delle avanguardie e del cinema a basso costo, la cui grana spessa, non perfettamente definita risulta oggi quasi straniante. Nell��era del 4K, la scelta stessa del Super16 rappresenta un invito: abbandonarsi a una fiaba insolita, dai tempi dilatati, imperfetta e fuori dal tempo.
Lazzaro (Adriano Tardiolo) è un mezzadro: come a dire uno schiavo, la cui vita appartiene e dipende dalla Marchesina Alfonsina De Luna (Nicoletta Braschi). Il ragazzo non conosce altra realtà che l’Inviolata, le sue piantagioni di tabacco, il casale dove vive con Antonia (prima Agnese Graziani, poi Alba Rohrwacher) e altre decine di contadini, ammassati come fossero bestiame. Come ogni estate, la Marchesa raggiunge l’Inviolata con suo figlio Tancredi (Luca Chikovani). A differenza della madre, il Marchesino odia la tenuta, e nel disperato tentativo di sfuggire alla noia, sceglie come amico proprio Lazzaro. La bontà di Lazzaro ne aveva già fatto una sorta di scemo del villaggio: quello a cui tutti si rivolgono quando hanno bisogno di qualcosa. Ma tra l’indolente nobile e il candido ragazzo, nasce un’amicizia istantanea e vera. Un legame così autentico che finirà per rivoluzionare la vita di tutti, rompendo quel “grande inganno” che esclude l’Inviolata dalla realtà.
Lazzaro felice è un film senza coordinate: attraversa lo spazio e il tempo, mescolando presente e passato, la realtà più cruda e l’incanto della fiaba. Ma le differenze tra città e campagna, libertà e schiavitù non si rivelano che illusorie. Da Vetriolo e Bagnoregio, dagli scenari del viterbese a Castel Giorgio e la provincia di Terni, fino a una strana modernità metropolitana (che è il mash-up di Milano, Torino e Civitavecchia), il film di Alice Rohrwacher racconta una ferita italiana: ancora quella illustrata nel 1975 da Pier Paolo Pasolini con “La scomparsa delle lucciole”. Una società che ha annientato i valori della cultura rurale, senza riempire il vuoto di autentico progresso.
Uno scenario ferale, dove la sopraffazione e l’esclusione dei più deboli si consolida come norma, finalmente invincibile, già che non corrisponde più a una Signora Marchesa, ma al muro senza volto di una società intera.
lazzaro felice
lazzaro felice
lazzaro felice
  Sia il film di Alice Rohrwacher che Dogman di Matteo Garrone sono l’esempio di un cinema italiano finalmente moderno, che conosce e interpreta le sue radici, su tutte la lezione neorealista: infinitamente replicata, ma raramente così meditata, compresa e riscritta nell’ottica di un racconto contemporaneo.
Con Dogman, Garrone proietta una leggenda della cronaca nera (quella del Canaro della Magliana) nel tempo presente e nello spettrale scenario del Villaggio Coppola di Castel Volturno. Un luogo letteralmente ai confini della realtà, paradiso balneare della criminalità organizzata, ormai tetro monumento alla speculazione edilizia.
Se Garrone è tornato alla stessa location de L’imbalsamatore (2002), anche il legame con Primo Amore (2004) è dichiarato: il volto sinistro e beffardo di Vitaliano Trevisan (che del film era protagonista e sceneggiatore) è tra i primi ad accogliere l’arrivo di Marcello in carcere.
Marcello Fonte è Dogman ma resta Marcello: il premio a Cannes per il Miglior Attore è anche un premio per l’autore, che (ancora una volta) ha scelto un attore vissuto ai margini dello spettacolo per interpretare un uomo ai margini della società. Più oltre, il lavoro di Garrone con Marcello Fonte trova un equilibrio irripetibile tra tragedia classica e quella “teoria del pedinamento” che è alla base della nascita del Neorealismo.
In Dogman, come nella tragedia classica, il destino dell’eroe è noto fin dall’inizio, mentre la storia procede fatale verso una rovina ineluttabile.
Il dispositivo più antico e potente della tragedia incontra qui il cinema di Cesare Zavattini: l’idea di pedinare il personaggio, in un corpo a corpo che rivela attraverso espressioni e gesti comuni l’anima profonda del personaggio.
Dogman diventa così una perfetta tragedia contemporanea, dove umanità e verità si rivelano nel paradosso dell’alterazione iperrealista.
dogman di matteo garrone
marcello fonte, dogman
dogman di matteo garrone
  Meno perfetta la pellicola di Elice Rohwacher, bislacca per la sua stessa autrice, che rinuncia all’equilibrio e rifiuta la dittatura del ritmo, perché risplenda la magia del silenzio, dei primi piani, del suo Lazzaro.
Anche il realismo magico di Lazzaro felice, fiaba e racconto morale dal sostrato dichiaratamente politico, è intimamente legato al Neorealismo e la sua rivoluzionaria idea di profondità e “pedinamento”.
Per questo, poco importa delle imperfezioni: in un mercato impazzito, schiavo di continue nuove uscite (destinate presto a bruciarsi in nome della moltiplicazione dell’offerta) Dogman e Lazzaro felice sono l’affermazione di un cinema necessario, dalla vera urgenza narrativa, che domanda tempo, sensazioni e tutta la nostra attenzione.
#thelovingmemory
#Dogman #LazzaroFelice
#Dogman e #LazzaroFelice : cosa raccontano i film italiani premiati a #Cannes di Marta Zoe Poretti "Grazie a questa incredibile giuria e la sua incredibile presidentessa(…) Grazie ai produttori e tutti quelli che hanno reso possibile questo film e questa sceneggiatura bislacca, grazie per averla preso seriamente come i bambini prendono seriamente i giochi.”
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