#al mio compleanno
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lo brindo a me, a ciò che sono, a ciò che non diventerò mai, brindo alla mia lealtà, al mio essere generosa. Brindo al mio coraggio che teme anche la paura, brindo alla mia coerenza, al mio essere disponibile e alla mia aggressività.
Brindo ai mie pregi, ma anche ai miei difetti, ai miei dolori che mi hanno rafforzato e alla miei gioie che mi hanno lasciato le rughe dell'aver sorriso spesso. Non rinnego nulla del mio essere, nemmeno ciò che di me non amo. lo brindo a me, una donna come tante, nulla di eccezionale, una donna che sà dare tanto ma a volte riceve poco. Brindo alla mia vita, che comunque vada è stata mia e solo
mia...
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DIMMI QUANDO È IL TUO BD TESO CHE ME LO SEGNO!!!
(Il mio era l’undici febbraio btw)
30 maggio :DDDD
#ANCH'IO ME LO SEGNO#Pensavo fosse ora il tuo compleanno😭😭#giuro sto pensando così tanto al mio compleanno#non so neanche pk#mi mette un po' d'ansia
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ogni volta che vedo la pubblicità compra il tuo biglietto vieni a tifare l'italia in coppa davis...... sono tentato
#non so neanche quanto costi un biglietto lmao#è solo che è vicino al mio compleanno e mmhh..#nico rambles
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la storia con le rose di ysl.... se domani veste ysl avrà al 100% outfit stupendo (e poi con ysl mette sempre i tacchi quindi 👀) speriamo 🙏🙏
SPERIAMO ANON io spero sempre non Etro (🔪) ma posso dire una cosa. Le rose al suo compleanno.
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l'unica cosa che mi ferma dall'alcolismo è il fatto di non avere alcol in casa, quindi no, non andremo a comprare una bottiglia di vino tesoro, like wtf.
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L ultima lettera di David Bowie
Morirò... So che mancano pochi mesi alla fine della mia esperienza terrena...
Cosa faccio? Mi dispero, mi deprimo, rifiuto l'idea della morte e fingo che la malattia non esista?
Oppure decido di sconfiggere la morte... Lo decido con l'anima, perché solo l'anima e il cuore mi danno l'ispirazione per comporre musica, come ho fatto per 50 anni...
Conto le ore che mi restano e, come mi dicono i medici, posso prevedere, con un certo margine, la data della mia morte. Il lancio del mio ultimo lavoro è fissato per l'8 gennaio 2016, il giorno del mio 69° compleanno.
Lavoro giorno e notte, ho il tempo di comporre, perfezionare, interpretare, registrare in studio e fare video... Lo faccio il più rapidamente possibile, perché non voglio che la mia faccia mostri il segno della morte che, beffarda, sta falciando il mio corpo senza che io possa difendermi...
Ma ti sfido, morte... Al diavolo, se non ti sfido!
Ho sfidato e vinto il mondo dei fan negli anni '70 con l'orgoglio dell'ambiguità... Ho amato uomini e donne, sono stato un uomo, una donna, un alieno e infine un corpo celeste.
Cosa puoi fare tu, morte, contro la mia eternità, il mio genio, la mia follia, la mia creatività, la mia musica che vivrà per sempre?
Sono Lazzaro, strappato dalle cicatrici. Morirò nel corpo, ma vivrò per sempre attraverso la mia musica.
Ho vissuto abbastanza per ricevere gli auguri di buon compleanno. Pensavo di non farcela a vedere il mio album pubblicato... Ho sopravvissuto all'8 gennaio... E tu, mio caro assassino, hai perso!
Pensa solo che, se non avessi bussato alla mia porta, avrei realizzato 24 lavori, sarei riuscito a vivere fino a 100 anni, e invece, grazie a te, ne ho 25!
Sai... Sarò libero come un uccello.
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Quando mi chiederanno se la mia vita ha avuto un senso,
io risponderò che solo aver messo al mondo una parte di me, ha dato senso alla mia vita.
cit.
Auguri a mio figlio per il suo compleanno ❤️
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La pizzeria è gremita e i tavoli sono occupati da precoci coppiette giunte ben prima dell'ora più consona alla cena, forse per finire velocemente e correre in casa ad accoppiarsi. O forse perché vivo a Vienna e qua cenano quando i comuni mortali normalmente fanno merenda. Inutile che sfotto, se sono entrato in pizzeria a quest'ora è perché pure io sto morendo di fame. Conosco la capo sala, ha letto il mio libro e dato che mi saluta ancora devo dedurre che non le ha fatto schifo. Le chiedo se posso mettermi al bancone, sono da solo, fuori fa freddo e ho fame, che mi basta una margherita e me ne vado. Annuisce e i suoi occhi si fanno compassionevoli. Non faccio in tempo a sedermi che il ragazzo al bancone, notando la mia condizone solitaria, mi porge una birra che non avevo ordinato. Mi sorprendo e dico che ci deve essere stato un errore, che ancora non ho chiesto nulla. Mi risponde che fa lui, posso stare tranquillo. Io desideravo una coca-cola e ora mi tocca bere una birra offerta accidenti. C'è una seggiola di fianco a me con una giacca poggiata, la proprietaria mi chiede se desidero che la sposti, le dico che non serve, tanto non arriva nessuno. Mi sorride e torna a limonare con un barbuto uomo di quasi due metri. Più passa il tempo più gli alti mi stanno sul cazzo e vorrei segargli le gambe mentre dormono. Poi mi ricordo di essere sopra la media in Italia (e anche in Sud America) e torno a concentrarmi sulla sala. Ci sono davvero solo coppie, uscite per festeggiare la ricorrenza amorosa. Noto con piacere un cospicuo numero di tavoli occupati da persone dello stesso sesso che si tengono per mano. Sorrido per loro. Che belli che siete, godetevi questo momento, vi lascerete anche voi, non temete. Il volume della musica è troppo alto, decido di mettere le cuffiette e ascoltare qualcosa di diverso, un concerto per orchestra a tema videogiochi giapponesi, tanto sono da solo, non devo interloquire con nessuno. Mentre divoro la mia margherita penso a San Valentino. Al fatto che come festa non serva a molto, a meno che tu non abbia 16 anni e bisogno di un pretesto per scopare. Ma è utile per chi come me la vede come un post-it, messo per ricordardati di essere grato a chi ti vuole bene. Anche se non te lo meriti perché fai schifo come essere umano. Anche se dovresti ricordartelo ogni giorno ma tra una cosa e l'altra ti passa per la testa e allora eccoti una data. Una volta all'anno, fai sto sforzo e scrivi a chi ti vuole bene, scrivi quanto ti ritieni fortunato ad avere qualcuno che ti sopporta. Servono a questo le feste. Natale per ricordarti di ringraziare la famiglia. Il compleanno per ricordarti dell'esistenza di qualcuno. L'onomastico per ricordarti pure come si chiama. Ferragosto per ricordarti che l'estate sta finendo. Pasqua boh, non lo so, per ricordarti che è possibile uccidere una divinità forse. Finisco la pizza e mi arriva un'altra birra che ancora non ho ordinato. Mi giro in sala per capire a chi ho fatto pena stavolta. Nessuno mi guarda. La finisco contro la mia volontà e mi dirigo a pagare il conto. Mi viene detto dalla capo sala che oramai faccio parte della famiglia, che posso considerarmi un cugino acquisito e che quindi mi basta darle la metà della metà di quello che avrei dovuto dare. Quanto adoro fare pena. È il mio superpotere. Birra gratis, pizza scontata e posso andare a letto con la pancia piena. Una coppia mi avrà notato e ora sarà nata una discussione, prima di fare l'amore. "Tesoro, voglio adottare un triste italiano solitario, hai visto quanto era carino mentre mangiava la sua pizza, starebbe così bene con il nostro arredamento". Qualcun altro avrà girato un video che diventerà virale su tiktok e dove magari vengo insultato. Poco mi interessa. Torno a casa dal mio gatto, gli dico che lo amo e che sono grato ci sia lui a volermi bene. Lui, per tutta risposta, vomita sul tappeto. L'amore è un linguaggio variopinto e maleodorante talvolta.
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Cercasi invitato al mio compleanno perchè con 25 anni, 25 euro di menù e 24 invitati il mio disturbo ossessivo compulsivo non può dormire sereno.
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"siamo tutti fatti di luce e di buio e nonostante questo mio animo frammentato, spaccato, crepato e ferito, tu continui ad essere quella luce calda che restituisce vita ai miei giorni senza mai chiederla indietro.
grazie per essere quella luce.
buon compleanno amore mio, al primo di una lunga serie ❤️🩹"
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Quota cinquantotto
Ora che la giornata volge al termine, posso anche dirvelo. Oggi era il mio compleanno. Ne ho fatti cinquantotto. (Lo so, non ci credo nemmeno io...). Come ogni anno, da un po' di tempo a questa parte, non ho festeggiato. Stamani sono stato dal dentista, che non mi ha dato notizie tanto cattive. Quindi sono già contento così. Un regalo non me lo sono ancora comprato. E non so se mi regalerò qualcosa. Libri, forse. Magari, qualche DVD. Deciderò con calma. Con molta calma.
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Piccolo bilancio di consapevolezze alla vigilia del mio ventottesimo compleanno:
- lasciare la mia unica fonte di reddito certa per buttarmi sulla libera professione è stata forse la decisone più difficile che io abbia mai preso, (ma se non rischi, non sai, giusto?)
- ho finalmente aperto il mio studio e ho ricevuto tanto di quell’affetto e supporto da avere il cuore traboccante di gioia (e ho lo studio che ad oggi sembra un giardino botanico)
- passare del tempo da sola è una delle scoperte più belle che io abbia fatto in quest’ultimo anno, che sia camminando in spiaggia, correndo al parco o andando in palestra, prendermi quello spazio solo per me è diventato terapeutico
- circondarmi solo di quelle persone che fanno bene al cuore, smettere di accogliere chiunque indistintamente, perché è mille volte più bello sentirsi visti da due occhi che ti guardano davvero
- smettere di fare programmi, perché si sa, la vita non va mai come ti aspetti, ma non rinunciare mai a seguire i miei sogni
- essere grata verso tutto ciò che è arrivato a me in quest’ultimo anno, ma per quello che non è ancora arrivato, perché forse non era il giusto momento (ma io intanto continuo ad aspettarlo)
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Mi piace ripercorrere la storia degli oggetti. Ogni 18 dicembre ci penso, perché è il compleanno del mio cane. Quando è morto, l’abbiamo sepolto in mezzo alla campagna romana, avvolgendolo in un asciugamano da mare matrimoniale che io e mia madre comprammo negli anni ‘90 al Mercatone Zeta. Il Mercatone Zeta ha chiuso tanti anni fa ed era descritto bene dal suo nome: un grande mercato, di livello Z; ma, se sapevi cercare, qualcosa tiravi fuori. Ricordo l’episodio perché pensai a che bella idea fosse avere un telo da condividere, di cui non devi tirare ogni due secondi i bordi o spianarli alla perfezione. Il mare è questo per me ed era questo per noi: l’amore condiviso. Sull’asciugamano era disegnata una barca che veleggia in mezzo a una baia circondata dal verde. Quando lo comprammo, Jack ancora nemmeno ce lo avevamo. Quando lo comprammo, mia madre stava benissimo. Chissà come è finito a Roma, forse l’ho preso con me quando ci ho portato Jack, che, in effetti, era il cane di mia madre (e nel libretto delle vaccinazioni portava anche il suo cognome). Insomma, è proprio in quell’abbraccio di ma(d)re e ricordi che il corpicino di Jack giace dal 2012, anno in cui, di fatto, finisce la sua storia, ma anche quella del nostro amato asciugamano familiare, protagonista apparente o reale di questo ricordo.
Ogni 18 dicembre e ogni 6 gennaio, giorno in cui Jack è morto, ci penso e trova risposta una delle domande che mi pongo più spesso: perché, per anni, ricordiamo episodi apparentemente ininfluenti, come l’acquisto di un asciugamano di spugna sottile in un grande magazzino? Li ricordiamo perché quegli episodi hanno il futuro dentro, solo che ancora non lo sappiamo. Un secondo dopo, però, immagino anche che nessuna storia è mai davvero conclusa, e magari, su quella barca, in quella baia circondata dal verde, Jack e mia madre ora stanno veleggiando, liberi.
#ninoelesirene#pensieri#frasi#persone#riflessioni#sentimenti#letteraturabreve#emozioni#amore#sciapino
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io le persone non le capisco
ieri ero a questo compleanno di un amico e c’era una sua amica, che conosco pochissimo e che casualmente compiva gli anni anche lei a mezzanotte, che però non voleva festeggiare e manco mangiare, visto che a me è successo parecchie volte di trovarmi in situazioni simili per il mio compleanno mi dispiaceva e quindi quando il mio amico ha aperto la torta ho preso una fetta e due forchette, l’altra l’ho data a lei perché assaggiasse (porta sfiga se non assaggi almeno la torta al tuo compleanno!!)
fatto sta le mie amiche dietro hanno interpretato questa cosa come se ci stessi provando con lei
“perché le hai fatto assaggiare la tua fetta se non ci stai provando!!?” “buttati vaiiii fidati”
io, un uomo confuso: ??? ma di che state parlando
poi per carità è una bella ragazza, simpatica e tutto però mi chiedo perché quando si fa qualcosa senza secondi fini viene interpretato come altro
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Mi ci rivedo molto in quello che hai raccontato sulla depressione e sull'effetto della sertralina... anche io avevo tanta paura di non essere più me stessa e invece forse si potrebbe quasi dire che mi ha permesso di essere più me stessa di quanto non lo sia mai stata... ora però ho un'altra paura: cosa succederà quando smetterò di prenderla? In questi anni di psicoterapia ho veramente imparato qualcosa o sto meglio solo ed esclusivamente grazie al farmaco? Tornerò ad essere schiacciata dal mondo come prima? Questa ora è la mia paura...
Questo è il più antico degli ask del periodo strano (era il 7 Maggio) e pur avendolo letto, ho dovuto aspettare tutto questo tempo per rispondere.
Perché?
Perché ancora una volta mi sono preso del tempo per capire cosa voglia dire 'essere se stessi' e chiedermi se, in fondo, anche il dolore di essere alla fine non faccia parte di questo.
Cerco di farti capire: a figlia piccola (22 anni) qualche mese fa è stato diagnosticato un disturbo borderline di personalità di lieve gravità, per un certo periodo ha assunto quetiapina con notevole beneficio e qualche settimana fa ha chiesto alla psichiatra se poteva sospenderla. L'interruzione non ha creato problemi e lei adesso lavora e vive i suoi rapporti affettivi interpersonali in modo equilibrato e sereno.
Ci sarebbe riuscita senza quetiapina?
Non credo.
Il merito è solo della quetiapina?
NO. Il farmaco le ha permesso di ritrovare quell'equilibrio necessario a riordinare la propria visione del mondo e del suo posto in esso ma se non ci fosse stata a monte volontà di equilibrio, il farmaco da solo sarebbe stato inutile.
A me sta aiutando la sertralina?
Può darsi che non ne avessi più bisogno perché, come mia figlia, penso di aver trovato un mio equilibrio
MA
è ancora un periodo molto strano e delicato... e ora vi dico perché.
Il 28 Giugno - una settimana dopo il mio compleanno - la mia compagna esegue una TAC del campo polmonare perché fumatrice di lunga data... i polmoni sono abbastanza decenti ma ai limiti del campo radiografico
In sede paravertebrale destra, sviluppata a ridosso dei somi di D11, D12 ed L1 si osserva tessuto solido amorfo, con diametri assiali di circa 72 x 17 mm ed estensione cranio-caudale di circa 62 mm, senza segni di diretta infiltrazione delle strutture adiacenti in particolare degli emisomi vertebrali e degli archi posteriori delle coste, meritevole di approfondimento diagnostico con PET/TC e valutazione in ambito specialistico (malattia linfoproliferativa?).
Tradotto in parole povere, tra i reni e le vertebre c'è una massa delle dimensioni di un plumcake che anche se non presenta metastasi potrebbe essere un linfoma.
Aprite una parentesi, metteteci dentro la più profonda delle disperazioni cosmiche, e poi chiudetela il 12 Luglio (due settimane dopo) quando la Tomografia a Emissione di Positroni ci dice che il mezzo di contrasto radioattivo non ha rilevato attività neoplastica nella massa amorfa.
Non è un tumore, insomma, e anche se io avevo cercato di far capire a lei e alle mie figlie che il corpo umano non è come le tavole di anatomia e che siamo pieni di cisti, fibromi, displasie, cavità ed escrescenze, quei 15 giorni sono stati pesantucci...
E ringrazio, quindi, di non aver sospeso la sertralina.
La prenderò tutta la vita?
NO
Sto ritrovando il mio equilibrio ma ora ho bisogno di tutte le mie forze per stare accanto alla mia compagna che ha smesso di fumare, di bere ed è pure a dieta, perché c'è chi gli basta la scienza e chi ha bisogno della paura di morire per riuscire a fare di meglio per stare meglio.
Di solito a me basta la scienza ma adesso ho anche un po' di paura che lei mi uccida con un gambo di sedano spalmato di maionese vegana.
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[...]
Luana è morta il 3 maggio del 2021 finendo nell’ingranaggio di un orditoio della fabbrica in cui lavorava, a Montemurlo, in provincia di Prato. Lavorava lì da circa due anni, aveva fatto quella scelta per avere una paga sicura anche per dare stabilità al suo bambino. Si era alzata come ogni mattina alle cinque per andare a svolgere il suo lavoro di apprendista. «Quel giorno lei sarebbe dovuta rientrare a pranzo: era il mio compleanno – ricorda la madre Emma – alle 13.40, mentre l’acqua della pasta stava per bollire, sono arrivati due carabinieri a darmi la notizia: mia figlia si trovava all’obitorio».
La signora Marrazzo si batte per il tema della sicurezza sul lavoro, porta avanti le sue istanze, partecipa ai processi, interviene nelle scuole. «Senza la sicurezza, non si torna a casa. Voglio dirlo ai giovani perché le Istituzioni sono assenti e, mentre i responsabili patteggiano o si salvano, in un modo o nell’altro, con attenuanti e con sospensioni della pena, il nostro, di noi famigliari, è un ergastolo a vita. Ci vogliono pene gravi o gravissime».
«Non si può immaginare il dolore di una mamma che perde un figlio. Non passa, aumenta. Mi aggrappo a mio nipote, non ricordo più com’ero prima di quel giorno. Luana riempiva la casa di gioia, mi manca in tutto. Quella porta non si apre più e così la ritrovo nei ricordi e nel suo cellulare, dove riascolto i suoi audio. Mi manca andare in giro con lei, condividere. Quando riscuoteva lo stipendio era felice e mi portava subito fuori. Aveva tempo per tutti, anche dopo il lavoro. Con suo figlio, con me, con le amiche, con il suo compagno: trovava il tempo per amarci tutti. Non è giusto andare a lavorare per produrre quel poco di più per l’azienda e perdere la vita, lasciare un figlio orfano. I sindacati devono unirsi tutti. Non ho mai ricevuto una lettera da parte dell’azienda e il giorno del funerale hanno lasciato aperta la fabbrica. Non voglio vendetta, ma dare un segnale chiaro».
Sono passati diversi anni, ma di lavoro si continua a morire, come ha scritto Raffaele Bortoliero nel libro “Non si può morire di lavoro – Storia di giovani vite spezzate”. L’autore è impegnato a promuovere la sicurezza sui luoghi di lavoro raccontando le storie di giovani, alcuni studenti lavoratori, che hanno perso la vita lavorando e che nessun Paese civile dovrebbe dimenticare. Così come non si dovrebbero dimenticare le loro famiglie, abbandonate al loro dolore e alla rassegnazione.
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