#ai fiera
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hakimsworldsblog · 3 months ago
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arvoss17 · 2 months ago
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darkcrazys-stuff · 10 months ago
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Pilih yg mna
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ilpianistasultetto · 3 months ago
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Le elezioni USA che vedevano candidati "scemo e piu' scemo" ha visto vincere "piu' scemo".
Certo, la differenza tra i due non era propriamente stratosferica, entrambi avrebbero sparato al ladruncolo che gli entrava in casa, entrambi favorevoli alla sparizione dei palestinesi, entrambi grandi amici di finanzieri e di wallstreet. Rocky-Trump s'e' dimostrato piu' convinto, piu' battagliero nel dire le sue "strampalature" ai quattro venti. Mogio-Kamala-Mogio, praticamente, in tre mesi non ha detto niente, si e' comportata come una Schlein qualunque... Non e' riuscita a scaldare il cuore nemmeno ai babbuini degli zoo americani. I Democratici fanno "gli studiati" ma poi non capiscono cosa serve ai propri cittadini per essere una nazione unita e fiera e si lasciano travolgere da populisti che faranno danni seri, un po' come il PD nel nostro Paese, partito che parla solo di campoextralarge perche' si deve vincere e mai di cosa farebbero per cambiare totalmente questo Paese, tanto da rendere giganti gente come Salvini o Vannacci o i molti parenti sistemati dai potenti.. @ilpianistasultetto
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raccontidialiantis · 1 month ago
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Era il suo sorriso un po' obliquo
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Non avrebbe mai saputo definire cosa l'avesse catturato, di lei. Era semplice di cuore, non pretenziosa ma fiera. Docile, ma molto orgogliosa. Bellissima femmina: adulta e realizzata, ma al tempo stesso insicura e timida ragazza ai primi approcci con la vita. E poi pure con due cose qualsiasi addosso sembrava sempre una vera regina. Perché le veniva da dentro e lui sicuro non poteva resisterle.
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Era una gioia starle accanto. Una sofferenza vera esserle lontano. Voleva poter dire 'lei è mia' ma capiva che non puoi possedere il vento, accarezzare una nuvola, soffiare via una montagna. O essere il padrone del mare. Perché la sua anima era pura, grande e potente quanto l'oceano d'amore, che serena e umile gli deponeva davanti ai piedi ogni sera. Regina umile e potentissima.
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RDA
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s-a-f-e-w-o-r-d--2 · 3 months ago
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Ti hanno spezzata... Profanata, rubato i sorrisi più belli... Ci hai messo una vita a impare a difenderti... Ergendo i tuoi muri,  con cancelli, lucchetti e facendo crescere le tue spine. Ma adesso indossi fiera e con vanto la tua armatura... Proveranno di nuovo a distruggerti e piegarti ai loro piedi... Umiliarti... Frustarti e penetrarti nel più atroce dei dolori... Ora non sanno chi sei... Ma lo sai tu... Sei fatta di sogni e adamantio... Oggi la regina sei tu 🖤
~ Virginia ~
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fioredialabastro · 3 months ago
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Come un albero di fico in inverno
Ci sono giorni dove la stanchezza prende il sopravvento. Lo so che l'impazienza è frutto delle pressioni sociali, che ciascuno ha i propri tempi e che anche i momenti apparentemente statici preparano in realtà la strada per quelli più dinamici. Ne sono consapevole, soprattutto perché lo sto anche sperimentando nella mia interiorità, imparando ad affidarmi di più a Dio in ciò che trascende il mio controllo. Volendo usare una similitudine evangelica, mi sento come quell'albero di fico in inverno, che ad una visione generale e superficiale sembra sempre rinsecchito, emaciato, fragile, quando in verità, man mano che si avvicina la primavera, sviluppa tanti piccoli germogli, così minuscoli che si possono scorgere solo mediante un'osservazione ravvicinata e attenta ai dettagli. Eppure, a volte vorrei solo non stare più in pena per il mio prossimo futuro lavorativo, non vagare più nella totale incertezza e scorgere qualche progetto concreto a cui aggrapparmi tra pochi mesi. Vorrei anche ricordarmi che cosa si provi ad essere desiderata sinceramente da un uomo, sentire il tepore accogliente di un abbraccio, il contatto con altre membra palpitanti, quel sacro fuoco in grado di riscaldare le gelide mura marmoree del mio tempio abbandonato, quel soffio vitale capace di dare vigore ad una statua travolta dall'edera. È come se un'assenza così prolungata negli anni mi avesse fatto precipitare in una sorta di insicurezza, tale da non farmi sentire più bella fisicamente, né femminile, né attraente; tuttavia, nel frattempo sono diventata profondamente fiera della mia identità e come una fiera vengo vista dagli occhi maschili, perché dolce, gentile, ma potentemente capace di penetrare i loro pensieri con uno sguardo, squarciare i veli della finzione, rivelare verità scomode, chiedere la loro anima in cambio della mia. Ciò mi fa sorridere amaramente, perché quando ero fragile, mi volevano possedere e dominare; ora che sono libera, mi vogliono sedare o evitare. Tuttavia, anelo ancora a quell'amore mai provato completamente, così reale e al contempo divino; so che esiste, il mio diletto sposo; così lo reclamo nel vento che ulula tra gli scogli durante una tempesta, lo cerco come un falco che perlustra le praterie, e lo attendo pazientemente, come un albero di fico in inverno.
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angelap3 · 5 months ago
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La storia della Musica!!!!
Tre giorni di pace e musica. Tre giorni che hanno fatto la storia. Si celebra oggi il 51esimo anniversario del più grande evento di libertà, umanità e lotta pacifica: il Festival di Woodstock. Più che un concerto un pellegrinaggio, una fiera di arte e musica, una comunità, un modo di vivere che ha cambiato per sempre il concetto di libertà. Sul palco, a Bethel (una piccola città rurale nello stato di New York) si sono alternati per tre giornate alcuni tra i più grandi musicisti della storia. Musicisti che provenivano da influenze, scuole musicali e storie differenti ma che avevano in comune ciò che più contava in quei favolosi anni ’60: la controcultura.
Si passava dal rock psichedelico di Jimi Hendrix (che, pur di essere l’ultimo a esibirsi, salì sul palco alle 9 di lunedì mattina per un concerto di due ore, culminato nella provocatoria versione distorta dell’inno nazionale statunitense) e dei Grateful Dead ai suoni latini dei Santana (che regalarono un memorabile set, impreziosito dallo storico assolo di batteria del più giovane musicista in scena: Michael Shrieve) passando per il rock britannico di Joe Cocker (che regalò in scaletta le splendide cover di Just Like a Woman di Dylan e With a Little Help from my Friends dei Beatles) e degli Who all’apice della loro carriera (celebre l’invasione di palco dell’attivista Habbie Hoffman, durante il loro concerto, quasi quanto il lungo assolo di Pete Townshend durante My Generation, con lancio di chitarra finale).
C’era poi il folk, con una splendida Joan Baez su tutti, che suonò nonostante fosse al sesto mese di gravidanza, genere tipicamente statunitense che si alternava a suoni più esotici e orientali, come il sitar di Ravi Shankar. Impossibile dimenticare infine l’intensa performance della regina del soul Janis Joplin, la doppia esibizione (acustica ed elettrica) di Crosby, Stills, Nash e del “fantasma” di Neil Young, che rifiutò di farsi riprendere dalle telecamere e il divertente show dei Creedence Clearwater Revival.
1969, il ‘Moon day’ in musica..
Concerti che rimarranno nella memoria di chiunque ami la musica come simbolo di cambiamento, pace e libertà. D’impatto i presenti come pesanti furono le assenze di John Lennon, che si rifiutò di esibirsi per il mancato invito di Yoko Ono, Bob Dylan, padrone di casa (lui che all’epoca viveva proprio a Woodstock) assente per la malattia del figlio, i Rolling Stones, ancora scossi per la morte di Brian Jones e i Doors, alle prese con una serie infinita di problemi legali.
Il vero protagonista dell’evento fu però il pubblico, la “vera star” secondo l’organizzatore Michael Lang, eterogeneo quasi quanto i generi musicali. Da tutta America arrivarono studenti liceali e universitari, hippie, veterani del Vietnam, filosofi, operai e impiegati. Nessuna differenziazione di razza, etnia o colore della pelle: tutti uniti dalla voglia di stare insieme in libertà con il fango a livellare ogni diversità e i capelli lunghi come simbolo di ribellione. Un sogno che oggi sembra lontano anni luce, nelle ideologie come nell'organizzazione.
Da quel 1969 si è provato a più riprese a riproporre Woodstock, con scarsi risultati culminati nell'annullamento del concerto in programma per questo cinquantesimo anniversario, organizzato proprio da Lang e non andato in porto tra una defezione e l’altra, forse perché indigesto ai grandi organizzatori di eventi musicali mondiali. Forse, a conti fatti, meglio così: quell'atmosfera irripetibile era frutto di una spontaneità organizzativa di altri tempi, una magia fuori da ogni schema il cui risultato sensazionale, iconico e significativo fu chiaro solo anni dopo anche agli stessi partecipanti.
Vanni Paleari
PhWoodstock, 1969
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darkcrazys-stuff · 10 months ago
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Mna pilih lh
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mermaidemilystuff · 5 months ago
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nulla ieri siamo andati a questa fiera di animaletti e c'erano tantissimi serpentini, topini, cavie, gattini, tantissimi altri animaletti e io avevo gli occhi lucidi per metà del tempo, fino ai furetti e lì niente non sono riuscito a trattenermi 🥺💗
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lamargi · 7 months ago
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Tre metri. Sette passi. Tanto è lungo il corridoio. Il corridoio che separa la mia dalla camera di mio figlio.
Appena sette passi. Così pochi da fare. Così pesanti come macigni, se quello che pensi è contro la natura, contro la morale, contro ogni convenzione.
Quante volte la notte, ho osservato la sua porta chiusa, dalla soglia della mia stanza. Agitata da pensieri immorali. E quei maledetti sette passi, che separavano il mio essere una brava ed amorevole mamma dall’essere una madre snaturata. Una distanza così piccola, una differenza enorme.
Ci sono state notti in cui alcuni di quei passi li ho fatti. Sono arrivata a metà. A volte sono arrivata anche fin dietro la porta. Ho poggiato l’orecchio, ho sentito il suo respiro addormentato. Una notte ho messo anche la mano sulla maniglia. Non l’ho abbassata, è i sette passi li ho fatti a ritroso, tornando nel mio letto.
Letto, dove non riesco a chiudere occhio. Il divorzio da mio marito. La sua fuga con un’altra. Io che resto sola e che giuro che mi dedicherò solo a mio figlio. Lui che diventa rapidamente così bello al miei occhi, così attraente, così sexy, così desiderabile.
E quei tre metri che separano l’amore dal vizio, che mi dico di non percorrere mai, ma nel frattempo mi accarezzo nel mio letto, e raggiungo l’orgasmo, usando uno i quei giochi che già possedevo quando mio marito c’era ancora e la notte mi ignorava.
Sono solo tre metri, ma sono una montagna che sembra impossibile scalare.
Fino a certe letture, certe storie su internet, certe chat con donne sole come me. Non sei la sola a voler fare quei passi.
E alla fine quei sette passi, stanotte, li percorro leggera. Decisa. Mi sono fatta bella, come altre notti in cui poi non ho avuto il coraggio. Ma stanotte ho la voglia e il coraggio. Mi sono fatta arrapante, pronta a sedurlo.
Sette passi percorsi con passo fermo, il tacco che non mi importa che faccia rumore sul parquet.
La maniglia che cigola. Entrare, vedere la luce fioca dell’abat-jour ancora acceso, anche se la notte è alta. Vedere le coperte aggrovigliate ai piedi del letto. Lui nudo, che si masturba.
Non ero la sola a pensare a quei tre metri che ci separavano.
- Mamma….sussurra immobilizzandosi. Le dita della mano si aprono, da essere strette intorno al suo pene vanno a coprirlo a cercare di nasconderlo.
Ma io, che ho fatto quei sette passi, non ho paura di farne ancora due, fino al suo letto. Sdraiarsi accanto a lui, guardarlo negli occhi, fiera per aver percorso quei metri, spostargli la mano, sostituirla con la mia. Averlo, finalmente.
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volumesilenzioso · 2 years ago
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sono particolare, si. storta come la torre di Pisa, segnata da rabbia, odio, ansia e depressione.
quell’odio ce l’ho scritto sulla pelle. il mio corpo è da sempre l’unico posto in cui riesco a scaricare rabbia e sofferenza.
ho perso il conto delle volte in cui mi sono sentita giudicata per tutte le cicatrici che porto addosso. d’altronde non mi aspetto che tutti capiscano, ma sono state le mie esperienze a farmi smettere di giudicare gli altri, perché ho capito che non posso capire tutto e tutti, ed è proprio perché non capisco che non mi permetto di giudicare.
un tempo mostrare le mie cicatrici mi spaventava, sapevo che tutti (o quasi) mi avrebbero giudicata, in primis la mia famiglia. l’estate era un inferno, dovevo scegliere tra morire di caldo o andare in giro con le braccia scoperte e le cicatrici bene in vista, odiavo il fatto di non poterle nascondere. ad oggi le mostro volontariamente, non perché ne vado fiera, non c’è niente di cui andar fiera. le mostro senza problemi semplicemente perché mi sono rotta il cazzo, non mi importa del giudizio degli altri, anzi, in fin dei conti io le trovo anche “carine”, o almeno mi piace consolarmi pensando che lo siano. mi sono rotta il cazzo di avere paura dell’intimità, di avere paura dei vestiti estivi, di avere paura di farmi vedere. ci devo convivere con queste cicatrici, fanno parte di me, quindi non me ne frega un cazzo. dopo aver scattato queste foto, riguardandole, mi sono odiata più del solito, ho pensato “le ragazze normali possono fare foto del genere e risultare attraenti, mentre io sono solo qualcosa di rotto, per niente attraente”. però poi ho pensato che non fa niente, nella vita non voglio essere attraente, anzi, non vorrei proprio essere in vita. quindi è già tanto che sto resistendo, sono ancora “viva”, per così dire, a chi importa se ho qualche cicatrice addosso? ai miei nonni brillano gli occhi quando mi vedono sorridere, loro sono felici che io sia ancora qui. i miei amici hanno visto ogni singola cicatrice e mi parlano ancora, tengono ancora a me, hanno sofferto quando ho provato a togliermi la vita, ci sono stati male entrambe le volte, loro sono felici che io sia ancora qui. il mio cane mi fa ancora le feste e vuole ancora le mie coccole quotidiane, lui è felice che io sia ancora qui. sono io a non esserne felice, ma voglio provare ad esserlo, voglio darmi ancora una possibilità. tutti gli altri non contano, tanto la gente avrà sempre tante critiche da fare e poche parole gentili.
#me
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raccontidialiantis · 1 month ago
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Hai deciso tu per entrambi
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Ti conosco da tempo. Siamo sempre stati buoni amici. Si, certo, confesso: ci ho pensato anche io. Spesso. Sei sempre stata bella, molto. Poi, io sono un uomo e ogni uomo quando incontra una donna non ha gli occhi: ha una macchina per la TAC. E se gli piace, poi invariabilmente sogna di averla. Per almeno qualche secondo. Anche se in realtà vorrebbe averla sotto di sé magari per ore. Questo è un dogma. Chi lo nega, mente. Fidati! E se poi lei gli fa capire che ci sta, lui inizia la corte e si va avanti veloce fino a finire a letto. Il prima possibile. Tu un paio di mesi fa, dopo anni di nostra serena consuetudine - eravamo leali compagni di scuola prima e d’università poi - hai deciso di aprire i cancelli della tentazione.
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Praticamente, dall’inizio della tua separazione col tuo ex marito t'ho dato la spalla sicura e forte su cui piangere; t’ho supportata per il divorzio e t'ho fatto da confidente-aiutante-autista per risolverti tutti i problemi logistici: la casa, la spartizione, gli avvocati eccetera. Quella sera benedetta, nel pub dove eravamo andati per rilassarci finalmente un attimo, mi guardavi finalmente come non ci fossero stati altri uomini nel locale. Ammiccavi, sbattevi gli occhi di continuo e alzavi verso di me la spalla nuda. Dito in bocca, da scolaretta innocente e viziata. Non ci potevo credere! Non esiste donna più sexy di quella che ti faccia capire molto chiaramente che è disponibile, che ti vuole.
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Parlando di te poi, il cuore mi batteva a mille. Ti desidero in segreto da sempre. Anche quando facevo l’amore con la mia ex moglie, non facevo altro che pensarti. D’improvviso, hai trovato una scusa con gli altri amici e sei venuta via con me; m’hai chiesto d’accompagnarti a casa. Non che loro non abbiano capito cosa stesse succedendo. Ma anche ‘sticazzi: io ti volevo da impazzire. E tu altrettanto, m’era evidente. Fanculo i pettegolezzi. Io sono un musicista e a casa tua hai voluto che ti suonassi qualcosa, mentre ti mettevi comoda; poi d’un tratto sei arrivata. Con un balzo aggraziato ti sei seduta sul piano mezza nuda e ti sei offerta al mio sguardo: eri un capolavoro di femminilità ed eros.
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Sprigionavi il profumo naturale del desiderio di donna. Poi ti sei inginocchiata e hai voluto che ti legassi: mi hai confessato, rossa in viso e imbarazzata, che sessualmente tu cerchi l’uomo che domina, quello forte, sicuro di sé. Uno duro, che ti impartisca ordini secchi e ti imponga di soddisfarlo appieno. Adori essere punita, frustata, sculacciata e umiliata. Ti vesti e profumi come una dea solo per lui. Quindi, ti piace essere degradata, spogliata e ridotta a umile servitrice ai suoi piedi. Una pantera fiera ma domata. Malgrado tutto, resti sempre un’anima sofferta ma bellissima. Sei una sottomessa. Non l'avrei mai immaginato: sempre sicura di te, intelligente, orgogliosa.
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M’hai aperto un mondo che neppure sapevo esistesse. Perché dei gusti sessuali e delle preferenze personali semplicemente non si parla mai; non sta bene. Ognuno ha la sua dose di pudore o la vergogna di mostrare la propria fragilità emotiva, il lato dove potrebbe essere ferito. Però è innegabile che ognuno abbia i suoi desideri e le sue sacrosante, legittime preferenze. Alla fine, dopo quasi un decennio, il divorzio con il tuo ex è arrivato inevitabile, perché - ti sei sfogata con me per la prima volta a riguardo - lui sessualmente parlando è come te, cioè un passivo totale e avrebbe voluto che tu lo dominassi. In sostanza, dopo anni di rapporti sessuali pro-forma e sempre più rari, di insoddisfazioni reciproche, in pratica eravate diventati come fratello e sorella.
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Hai scoperto per caso che lui aveva trovato una dominatrice al di fuori del matrimonio. E tu questa menzogna continua e disonesta, una vera e propria mortificazione dell’anima, non l’hai sopportata più. Quindi eccomi qui: nel mio nuovissimo ruolo di macho dominante. Ci sto prendendo grande gusto: quale uomo, con i coglioni gonfi e il testosterone a mille, non desidera una bellissima schiava pronta a soddisfarlo e che non si lamenti mai!?! Sei mia: e ancora non ci credo. Ti tratto come mi pare e piace. Non che sia un sadico, un violento o un tiranno, per carità. Ma a te piace sentire la briglia tirata. Ci godi.
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E tu con me sei sempre contenta: perché ogni mia attenzione nei tuoi confronti, positiva o negativa che sia, è comunque un segno del nostro comune coinvolgimento. Un ulteriore trattino d’amore che si aggiunge alla lunga teoria di cose che ormai ci accomunano e ci legano in modo crescente. E che mi stanno facendo innamorare di te ogni giorno di più. Adesso vieni qui e abbeverati, come ogni sera. Godi e fammi godere. Succhiami con grande impegno, puttana ignobile. Ti adoro.
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RDA
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raffaeleitlodeo · 4 months ago
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TOGLIETE I CARRI ARMATI DALLA FIERA! Oggi sono stato alla Fiera del Levante, mi ha innervosito molto la novità di quest'anno. La novità è stata la presenza dell'esercito con i carri armati. Se la sinistra fosse sinistra e non partiti liberisti e accomodanti di governo. Se il sindacato fosse di lotta e non concertativo. Se l' A.N.P.I. fosse quella dei partigiani e non di personaggi alla ricerca di visibilità. Se i pacifisti fossero contro la guerra e non dei quaquarqua. Se i militanti fossero militanti e non scribacchini su Facebook come me. La città di Bari si sarebbe ribellata e al minimo avrebbe fatto un volantinaggio ai cancelli della Fiera del Levante per chiedere la rimozione dei Carri Armati, propaganda dello strumento di guerra.
Tonino Mosaico, Facebook
#mala_tempora #cultura_della_violenza #guerra_ovunque #prima_i_soldi_poi_la_vita
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blacklotus-bloog · 1 month ago
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Mi sei accaduto...
... ai margini di un'anima affamata, figlia di un violento peregrinare. Nessuno mi ha insegnato a conoscerti, la scuola dell'istinto fu madre. Ti ho annusato e l'odore di sangue mi ha condotto al larario dell'Uomo. Il veleno votivo che con la mia lingua ho trasformato in miele fu anima che mi si sciolse tra le cosce una trappola di vizi raffinati. Nessuno mi ha aiutato a conoscerti l'ho voluto a modo mio e fatto a modo tuo all'incrocio dell'anima tra un graffio e una carezza. Nessuno mi ha insegnato a cercarti l'ho sempre voluto a modo mio e fatto a modo tuo all'incrocio del tempo tra un silenzio e un "ti voglio". Nessuno mi ha insegnato a desiderarti l'ho sempre voluto io a modo mio e fatto a modo tuo all'incrocio di una terra di nessuno tra l'Oltre e l'Esclusività. Nessuno insegnò all'uomo ad essere Uomo e alla donna ad essere Donna, lo vollero a modo loro e lo fecero nell'altro, quando l'odore del sangue chiamò, quando al banchetto delle anime si sedette la fiera in adorazione dell'altrui odore e giammai sazia.
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BLACKLOTUS
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t-annhauser · 2 months ago
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il mercato di sermide
I giorni di mercato, nei paesi della Bassa, erano bellissimi, andavamo a Sermide in bicicletta, le lasciavamo in custodia davanti al negozio di vernici e cornici di mio cugino, quello che mi ha venduto la chitarra che suono ancora adesso (mio cugino si faceva le repliche delle Fender in casa, suonava anche la chitarra in un complesso di liscio). Il mercato di Sermide partiva dalla chiesa e arrivava fino al comune, con propaggini che raggiungevano la farmacia e passavano dalla cassa di risparmio, c'era tutto il contado, arrivavano tutti gli abitanti delle frazioni. Mi ricordo che c'era il banco dei formaggi che odorava di grana, dove il padrone con il grembiulone bianco mi faceva sempre assaggiare un pezzetto di formaggio ("il pezzettino di grana per il putìn"), e poi c'erano i banchi dei bottoni, dove nonna ci passava i minuti a scegliersi il bottone giusto che gli serviva per quel tal cappotto o quel tal vestito che stava cucendo, c'era un'atmosfera da fiera campionaria, da expo internazionale, si trovava tutto al mercato, quando in settimana mancava qualcosa dicevamo "podopo al catèm al marcà" (poi lo troviamo al mercato). Poi si ritornava a casa col bottino, carichi di sporte infilate ai lati del manubrio, che bisognava bilanciare bene il peso per non perdere l'equilibrio in curva. Io penso di non essere mai stato tanto felice come quando andavo al mercato con la nonna, e me ne rendo conto solo adesso di quanto ero felice, e sono grato alla vita di avermi fatto provare quella felicità.
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(la piazza del comune di Sermide)
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