#aggressione lavoro
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Ubriaco aggredisce i clienti di un centro ippico e i datori di lavoro, poi si scaglia con un grosso coltello contro i Carabinieri, che lo immobilizzano con il taser e lo arrestano
Alessandria – Una normale giornata di lavoro al centro ippico, con giovani e meno giovani, principianti ed esperti che si allenano o imparano a conoscere e a cavalcare uno degli animali più eleganti in natura, da sempre compagno di vita dell’uomo, con il
Alessandria – Una normale giornata di lavoro al centro ippico, con giovani e meno giovani, principianti ed esperti che si allenano o imparano a conoscere e a cavalcare uno degli animali più eleganti in natura, da sempre compagno di vita dell’uomo, con il quale è stato anche capace di conquistare un posto nella Storia, quella con la “S” maiuscola, come Bucefalo, il celebre cavallo di Alessandro…
#aggressione centro ippico#aggressione clienti#aggressione lavoro#aggressione sotto effetto alcool#Alessandria cronaca#arresto centro ippico#arresto pronto#arresto ubriaco#arresto violento#Carabinieri Alessandria#centro ippico Alessandria#coltello 30 cm#coltello contro Carabinieri#cronaca Alessandria#cronaca locale Alessandria#Cronaca nera#cronaca piemontese#cronaca quotidiana#cronaca violenta#emergenza sicurezza#Forze dell’ordine#Google News#https://alessandria.today/#Intervento Carabinieri#intervento sanitario#intervento tempestivo#italianewsmedia.com#lesioni personali tentate#minacce con coltello#ordine e legalità
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Mercoledì scorso, durante la sessione del World economic forum a Davos, il discorso del Presidente argentino Javier Milei ha fatto scoppiare una bomba a livello mondiale al punto di essere commentato in mezzo mondo e tradotto da molte testate giornalistiche. E così quello che molti media avevano dipinto alla stregua di un matto (soprattutto nella nostra cara Italia) improvvisamente si è trasformato in una via di mezzo tra un nuovo Churchill e Adenauer (...).
L’exploit del discorso di Davos: (é stato) osannato da tanti presenti che si sono complimentati con lui (...). Ma che cos’ha colpito così tanto la gente e soprattutto fatto arrabbiare in maniera clamorosa i grandi capi del Wef?
Semplice: per la prima volta un Presidente di una nazione si è rivolto al mondo intero (...) senza mezzi termini o frasi diplomatiche (...). In pratica Milei ha scoperto quell’acqua calda che molti continuano a negare, esaltando il modello capitalista come l’unico in grado nel corso del tempo, di cambiare radicalmente la condizione umana dando un benessere e un progresso nella società stessa davvero unico (...).
La parte che ha fatto più arrabbiare i leader del Wef ed entusiasmato molti è stata quando Milei ha detto (...): “Ora, per capire cosa siamo qui a difendere (...) è il rispetto illimitato del progetto di vita degli altri, basato sul principio di non aggressione, sulla difesa del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà degli individui, le cui istituzioni fondamentali sono la proprietà privata, i mercati liberi dall’intervento statale, la libera concorrenza, la divisione del lavoro e la cooperazione sociale. Dove si può avere successo solo servendo il prossimo con beni di migliore qualità a un prezzo migliore”.
E più avanti ha sostenuto che “i socialisti, visti gli innegabili progressi del mondo libero, i socialisti sono stati costretti a cambiare la loro agenda. Si sono lasciati alle spalle la lotta di classe (...) per rimpiazzarla con altri presunti conflitti sociali che sono ugualmente dannosi … come quello dell’uomo contro la natura.
Sostengono che gli esseri umani nuocciono al pianeta che deve essere protetto a tutti i costi, addirittura sostenendo un meccanismo di controllo della popolazione o la tragedia dell’aborto. Purtroppo queste idee dannose hanno permeato fortemente la nostra società (...). Hanno raggiunto questo risultato grazie all’appropriazione dei media, della cultura, delle università e anche delle organizzazioni internazionali (come il Wef, ndr). (...).
Fortunatamente siamo sempre più numerosi a osare alzare la voce perché vediamo che, se non combattiamo queste idee a testa alta, l’unico destino possibile è che avremo sempre più Stato, più regolamentazione, più socialismo, più povertà, meno libertà e, di conseguenza, un tenore di vita peggiore”.
(...) Purtroppo l’attuale Ue, già immersa nelle sue scandalose regole ambientali che decimeranno la classe media nel giro di pochi anni, attraverso un falso progressismo Radical-Chic Ztl sta portando avanti molte delle cose criticate dal Presidente argentino. (...)
Au point, grade Milei, il resto solo chiacchiere, distintivi, appeasement o nostagie canaglia, via https://www.ilsussidiario.net/news/diario-argentina-le-bordate-di-milei-a-davos-e-alle-linee-guida-dellue/2650140/
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faccio questo post perché è da un anno a questa parte che noto che sta prendendo piede una fobia sociale, che riguarda il camminare da soli di notte
lavoro in emergenza, prendo chiamate da una regione intera, con anche qualche città abbastanza popolosa
so che la mia esperienza non fa statistica, ma lavoro da tre anni e ho risposto a circa 150mila chiamate, di ogni tipo, ad ogni ora del giorno e della notte, quindi ho un po' di informazioni dirette su quello che accade per strada, da cui ho dedotto quanto segue:
la violenza nelle strade è rara ed è legata ai furti e alle aggressioni fra uomini, per spaccio o futili motivi (risse, alcol, parcheggi, etc)
la violenza sulle donne, sempre nelle strade, è rara, lo stupro (per fortuna) ancora di più
il pericolo di aggressione o di violenza sessuale per le donne è nelle case, con i mariti/fidanzati o i famigliari, o alle feste, a causa di amici e conoscenti
discorso a parte, invece, per le molestie, che ho la sensazione che accadano, ma che non vengano "denunciate" (nel senso che chi subisce tali molestie non ci chiama per segnalarle), quindi non so effettivamente quanto siano più o meno frequenti
con questo non voglio dire che sia sicuro camminare di notte da soli, né che dobbiate farlo a cuor leggero
è giusto e sacrosanto che ci sia prevenzione e attenzione e che si chieda maggiore sicurezza
ma
la situazione è meno tragica rispetto a quello che appare leggendo i social o guardando i media
(p.s. questo discorso non si applica alle metropoli o città tanto tanto grandi, e soprattutto non si applica alla vostra regione, perché ogni territorio è diverso)
(p.s.s. mi rendo conto che la percezione del pericolo sia questione diversa al pericolo in sé, l'obiettivo di questo post non è minimizzare ciò che accade o che avvertiamo, ma provare a tranquillizare)
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29 APRILE
Mi chiamo Sergio Ramelli e nel 1975 avevo 18 anni, vivevo a Milano ed ero un tifoso dell’Inter. Giocavo a pallone nella squadra di calcio dell’Oratorio S. Carlo, a centrocampo con il mio amico Giuseppe.
La mia famiglia era composta da mia mamma, mio papà, mio fratello e la mia sorellina più piccola. Vivevamo tutti insieme in un piccolo appartamento della periferia milanese.
Ero uno studente dell’istituto Tecnico “Molinari” e un giorno del 1974 il nostro docente di lettere ci assegna un tema libero, e io lo scrivo contro la violenza delle Brigate Rosse.
Non so come, ma questa mio tema pervenne agli estremisti di sinistra che allora imperversavano nell’istituto “Molinari” e io da subito mi trovai a subire quotidianamente processi popolari, angherie, sputi, schiaffi, aggressioni. Un giorno mi rifugiai all’Ufficio di Presidenza, mi venne a prendere mio papà e insieme a lui uscii di scuola tra due ali di studenti che ci calciavano.
Io rispondevo sempre, ma ero sempre solo. Non c’era mai nessuno con me. Per cercare protezione decisi di iscrivermi al Fronte della Gioventù. Non ne ero molto convinto, ma non vedevo alternative, cercavo solo qualcuno che potesse stare con me.
Mia mamma era molto preoccupata, io la tranquillizzavo rispondendole che non avevo mai fatto nulla di male a nessuno, quindi non avevo nulla da temere.
Il 13 marzo 1975 in via Paladini, vicino a casa, vengo aggredito da due sconosciuti della mia età che impugnano chiavi inglesi “hazet 36” del peso di tre chilogrammi e mezzo l’una. Il commando era composto da circa 8-10 persone che durante la mia aggressione controllavano che dalle vie adiacenti non provenissero poliziotti in mio soccorso.
Il 14 marzo l’infermiera dell’Ospedale dice a mia madre che in tanti anni di lavoro non ha mai visto ferite così devastanti in una scatola cranica.
Il 1 aprile miglioro, ma non riesco a parlare e a muovere il mio corpo.
Il 5 aprile viene a trovarmi il mio allenatore di calcio dell’Oratorio S. Carlo e mi dice che mi aspetta al campo. Piango.
Il 17 aprile ho provato a parlare per la prima volta con mia mamma e le ho chiesto una Coca-Cola e i libri della maturità.
Il 21 aprile ho la pleure.
Il 29 aprile 1975 alle ore 10 non ci sono più.
Nel 1985, dieci anni dopo la mia morte, il giudice Salvini, un uomo di sinistra, grazie alla confessione degli autori, identificò i responsabili della mia morte nel servizio d’ordine di Avanguardia Operaia della facoltà di Medicina dell’Università Statale di Milano.
Alcuni erano diventati medici affermati, altri avevano fatto carriera politica.
La lapide in mio ricordo sotto la casa della mia famiglia venne negli anni più volte distrutta e poi sempre riparata, e per tante volte venne gettata l’immondizia sul marciapiede ove ero stato aggredito.
Per molto tempo, mia mamma Anita avrebbe ricevuto telefonate e lettere anonime, nelle quali veniva definita “una vacca, perché solo da una scrofa come te poteva nascere un maiale come tuo figlio”.
Mio fratello fu costretto ad andare a vivere a Lodi, perché a Milano continuava a ricevere minacce.
Mio papà morì nel 1979 di dispiacere.
Mia mamma Anita è morta nel 2013 senza mai pronunciare alcuna parola di odio contro nessuno.
Mi chiamo Sergio Ramelli e nel 1975 avevo 18 anni, vivevo a Milano ed ero un tifoso dell’Inter. Giocavo a pallone nella squadra di calcio dell’Oratorio S. Carlo, a centrocampo con il mio amico Giuseppe.
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🇩🇪 GERMANIA. CAPOGRUPPO PARLAMENTARE SPD PROPONE GRUPPO DI CONTATTO INTERNAZIONALE PER UNA MEDIAZIONE IN UCRAINA
Il capogruppo parlamentare dell'SPD Rolf Mützenich ha suggerito un gruppo di contatto internazionale per avviare un'iniziativa di pace nella guerra in Ucraina. "Dal mio punto di vista, sarebbe giunto il momento per gli alleati occidentali di avviare un gruppo di contatto per avviare un processo", ha detto Mützenich al Rheinische Post.
Alla domanda sui possibili membri di un tale gruppo di contatto, Mützenich ha detto di vedere paesi come Cina, India, Turchia e Brasile come responsabili. "In questi Stati, c'è una crescente convinzione che la guerra di aggressione russa possa diventare un peso". Pertanto, il lavoro di un gruppo di contatto "potrebbe essere molto promettente" e potrebbe svolgere un ruolo importante come mediatore.
Fonte: Die Zeit
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Il risveglio dal torpore?
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Quelle che vogliono l’ergastolo anche per chi fa catcalling definiscono “resistenza” le violenze di Hamas e negano le violenze sessuali sulle ragazze ebree
Non ho vinto il Pulitzer. Il Pulitzer non lo ha vinto nemmeno Mondoweiss, Jezebel, c’è stata però nei giorni scorsi una menzione speciale per gli studenti di giornalismo della Columbia che raccontano l’Instafada. Il Pulitzer lo hanno vinto anche i giornalisti che coprono la guerra a Gaza, ma non si capisce se vale anche per quelli che fanno inchieste dalla zona giorno con cucina a vista.
Non lo ha vinto, purtroppo, il sondaggio di TikTok su chi le donne preferirebbero incontrare di notte in un bosco, se un uomo o un orso. Partirei da questo. L’anno scorso in Francia c’è stata una storia per cui Le Monde non ha vinto il Pulitzer.
Un elettricista di cinquantaquattro anni per dieci anni ha sistematicamente drogato la moglie e l’ha fatta stuprare da sconosciuti. L’elettricista ha filmato e catalogato ogni stupro. Nessuno degli uomini che si è presentato a casa sua si è mai rifiutato di violentare la donna. Quando l’hanno visitata aveva quattro differenti malattie veneree. Lei non si è mai accorta di niente. E questo è il motivo per cui le donne rispondono l’orso: gli orsi non stuprano.
Probabilmente, tuttavia, se chiedessimo alle donne che manifestano per i terroristi se preferiscono l’uomo o l’orso, risponderebbero l’orso, a meno che quell’uomo non sia uno di Hamas. Questo perché Hamas ha proprio tirato una riga: ok bruciare vivi i bambini, ok tagliare a pezzi la gente, ok sputare sul corpo di una ragazza portata in parata, ok fare sondaggi su internet su quale degli ostaggi deve morire, ma per carità di Dio lo stupro no.
E insomma è successo che quelle che vogliono l’ergastolo ostativo per gli uomini che ti fischiano per strada per il grave reato di catcalling, quelle che non hanno mai avuto bisogno né di una prova né di un processo perché «ti credo, sorella», quelle che considerano come una micro aggressione l’acqua troppo calda dal parrucchiere, insomma quelle lì, hanno deciso che a un certo punto tutto l’impianto di giustizia sociale non valeva più.
La motivazione è che non puoi accettare di manifestare per qualcuno che stupra; quindi, devi dire che quello stupro non è mai successo. Se fai dell’attivismo un lavoro, se grazie a quello ci costruisci una specie di prestigio sociale, se grazie a quello vai in tv e scrivi libri, non puoi rischiare di perdere tutto: se ti piace la tua vita dovrai fare in modo di manipolare la realtà in modo che le corrisponda.
Questo succede a tutto il branco che vuole sentirsi parte di una comunità, un branco che decide che una storia è falsa solo perché non gli piace. Quando su X l’account del Pulitzer ha annunciato la vittoria del New York Times per la copertura internazionale dell’attacco di Hamas contro Israele, leggendo i commenti ho pensato che nessun editoriale potesse valere più di quello. Metà ha pensato che il Pulitzer fosse per il pezzo “Screams without words” che era l’inchiesta sugli stupri, l’altra metà si è accorta che quel pezzo non era tra i premiati e ha così convalidato la tesi che fossero tutte puttanate. Tutto questo sempre gratuitamente dalla propria zona di interesse, soggiorno con cucina a vista.
Perché la questione degli stupri è la linea da cui non si torna indietro? Per lo stesso principio dell’orso e dell’uomo. Perché i campioni che chiamano Hamas “resistenza” non possono ammettere di stare dalla parte di quelli che stuprano, nessuno lo può ammettere senza poi volersi buttare giù dalla finestra.
La psicologia delle folle ci dice che quello che si fa nella folla il singolo non lo farebbe mai. Nella massa un individuo non ha responsabilità, e quindi se tutto l’internet ti dice che quegli stupri non ci sono stati anche se hai davanti alla faccia una donna che ti dice che è stata stuprata, anche se hai davanti alla faccia lo stupratore che ammette di averlo fatto, tu continuerai a dire che quello stupro non esiste. Mai come ora spero che alla domanda «ma se un amico ti chiede di buttarti giù da un burrone, tu lo fai?» la gente risponda sì, ma giusto per dignità.
Ho guardato il film documentario “Screams before silence”. Ci sono le testimonianze dei sopravvissuti al 7 ottobre, ci sono quelle degli ex ostaggi, ci sono quelle dei soccorritori, ci sono i filmati degli interrogatori dei terroristi. Ci sono persone che non si conoscono e che raccontano tutte la stessa storia. C’è una ragazza che era al Nova Festival che racconta delle urla di una donna che continuava a gridare a qualcuno di fermarsi.
L’intervistatrice le chiede come facesse a sapere che la stavano stuprando. «I know what it sounds», risponde lei. Lei sa cos’è perché ogni donna sa cos’è, sa com’è, sa come suona. A questa ragazza viene poi chiesto perché avesse deciso di parlare, e lei risponde che aveva sentito persone che dicevano che non era vero niente e lei non poteva permetterlo. C’è l’interrogatorio a uno dei terroristi a cui viene chiesto cosa avesse fatto a una ragazza. Descrive come l’ha spogliata e ricorda perfettamente di che colore aveva la biancheria intima. I poliziotti gli chiedono cosa le abbia fatto, e lui risponde: «Ho dormito con lei». Poi confessa.
Se proprio non vogliamo credere alle vittime, possiamo sempre credere agli stupratori. TikTok non ha vinto il Pulitzer perché ha posto la domanda sbagliata: preferisti incontrare un orso o uno di X che commenta i Pulitzer?
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Amanda Nguyen
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Di grande ispirazione è la storia di Amanda Nguyen, prima vietnamita ad andare nello spazio e attivista per i diritti umani.
A soli 25 anni è stata l’artefice dell’approvazione della Legge sui diritti delle sopravvissute alle aggressioni sessuali e dato il via al movimento contro la violenza e feticismo sulle donne asiatiche in America.
Nominata per il Nobel per la Pace nel 2019 e Donna dell’Anno 2022 per la rivista Time, è stata annoverata tra le 100 migliori pensatrici del pianeta da Foreign Policy.
Il suo nome completo è Amanda Ngoc Nguyễn ed è nata il 10 ottobre 1991. Sin da bambina ha desiderato andare nello spazio.
Laureata a Harvard, ha fatto uno stage alla NASA e condotto ricerche sugli esopianeti presso il Center for Astrophysics di Harvard & Smithsonian.
Era ancora una studentessa quando, nel 2013, ha subito una violenza sessuale.
Determinata a non lasciare che la sua aggressione facesse deragliare il suo obiettivo di entrare alla NASA dopo la laurea, aveva optato per la catalogazione del suo kit di stupro (le prove di un reato sessuale). Successivamente, ha scoperto che la sua scelta di rimanere anonima le dava solo sei mesi per agire prima che lo stato distruggesse il kit, rendendo impossibile qualsiasi futura azione legale.
Invece di arrendersi a una legge che di fatto le negava giustizia, ha deciso di impegnarsi e lottare per un cambiamento, per se stessa e per le sopravvissute di tutto il mondo, dedicandosi completamente alla difesa dei diritti delle vittime di violenza.
Ha messo su una potente campagna virale attraverso la quale è riuscita a raccogliere in breve tempo centomila firme per promuovere un decreto che ella stessa aveva redatto, il Sexual Assault Survivors’ Rights Act che Barack Obama ha firmato nel 2016 che prevede, tra le altre cose, il diritto di avere le prove di un kit di stupro conservate senza accusa per tutta la durata della prescrizione.
Ha prestato servizio come vice collegamento della Casa Bianca per il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti prima di decidere di dedicarsi a tempo pieno alla no profit Rise che aveva creato nel 2014 per proteggere e sostenere le vittime di abusi.
Ha ideato eventi di grande impatto come una sfilata di moda durante la New York Fashion Week al MoMA, con modelle sopravvissute ad aggressioni sessuali e dato vita alla mostra What Were You Wearing? – Come eri vestita?, in cui sono esposti gli indumenti indossati da tante donne al momento dello stupro.
Ospite d’onore della Marcia delle Donne di Washington del 2017 contro le politiche discriminatorie di Trump, l’anno seguente è stata tra le protagoniste della campagna We the Future che mirava a sensibilizzare decine di migliaia di scuole medie e superiori degli Stati Uniti.
Intanto, la sua faccia e il suo impegno rimbalzavano sulle copertine delle maggiori riviste del pianeta e veniva ospitata nei più importanti talk show.
Il sogno di andare nello spazio non l’ha mai abbandonata e nel 2021 è diventata scienziata astronauta presso l’International Institute of Astronautical Sciences, dove ha condotto ricerche sulla salute delle donne.
Nel 2024, Blue Origin ha annunciato che sarà la prima vietnamita a volare nello spazio in una missione New Shepard.
Tanti sono stati i premi ricevuti in riconoscimento del suo lavoro, la sua storia compare nell’antologia del 2022 We Are Here: 30 Inspiring Asian Americans and Pacific Islanders Who Have Shaped the United States pubblicata dallo Smithsonian Institution e Running Press Kids.
Sta lavorando per far approvare dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite una risoluzione che estenda a livello globale i princìpi della legge di cui è artefice per garantire un accesso più equo al sistema di giustizia sociale che va dall’assistenza medica al diritto di avere un’istruzione.
Dopo aver riscritto la legge ha scritto la sua storia nel libro Saving Five: A Memoir of Hope che vedrà la luce in marzo 2025. Un tributo alla resistenza, una celebrazione della guarigione attraverso l’azione e un grido che risuona per cambiare il mondo.
Da attivista a astronauta il cammino di Amanda Nguyen è piastrellato di impegno e determinazione.
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Aggressioni, truffe e rapine
Il supermercato nel quale vado a fare la spesa, dopo averli provati tutti per anni, é il Despar di via Valle Allegra e ci si arriva da casa mia facilmente a piedi in meno di un quarto d'ora di strada a piedi percorrendo via Etnea e poi via Milanese, ma sembra che non sarà più possibile fare la spesa nemmeno in questo supermercato perché la volta successiva al mancato incidente con l'auto che sbanda in curva c'é stata una mancata aggressione con rapina da parte di un individuo che secondo alcuni appartiene alla famiglia di Turetta, l'assassino di Giulia Cecchettin Non avevo nessuna scorta di nessun tipo (troppo caldo per uscire di casa!) e nonostante io abbia chiesto aiuto alle auto che passavano nessuno si è fermato, tranne quando ormai disperata mi sono buttata in mezzo alla strada perché ho pensato che comunque sarei morta lo stesso Sono riuscita ad uscirne viva e illesa ma il pericolo é sempre lì in agguato e la via Milanese é considerata zona di lavoro di prostituti/e e sicuramente altro tipo di mala gente e quindi anche in questo caso io sono in minoranza
L'Etna ha ricominciato, tra boati, tremori scie sismiche e alte colonne di lava a costruirsi la sua strada verso il mare, ma dal lato interno Anche se sono la minoranza aspetterò che sia Madre Natura a buttarmi fuori o ad uccidermi, ma in quel caso non credo che morirò da sola...
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Aggressione e rapina all'alba nel cuore residenziale di Palermo
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Un'atmosfera di violenza ha scosso il tranquillo risveglio del quartiere residenziale di Palermo questa mattina. Intorno alle 6, lungo via Pirandello, nel tratto compreso tra via Giusti e via Cesareo, due individui hanno aggredito un passante con l'intento di rapinarlo. La vittima, un uomo che si apprestava a recarsi al lavoro, è stata brutalmente colpita dai rapinatori, i quali hanno cercato di impossessarsi del suo borsello contenente effetti personali. La scena, drammatica, si è svolta sotto gli occhi sgomenti di alcuni residenti che hanno assistito impotenti dall'interno delle proprie abitazioni. L'aggressione ha suscitato immediatamente la reazione dei presenti, che hanno prontamente allertato il 118 e le forze dell'ordine. Sul luogo dell'aggressione sono giunte le volanti della questura e un'ambulanza, che ha trasportato l'uomo ferito al naso in ospedale per accertamenti medici. Le indagini sono già in corso per individuare e catturare i responsabili di questo vile gesto. Questo episodio si aggiunge purtroppo alla lista dei recenti assalti violenti che hanno colpito la città di Palermo, alimentando l'allarme per la crescente criminalità. Troppo spesso, i malviventi non esitano a utilizzare la violenza per sottrarre denaro e oggetti di valore alle loro vittime, seminando terrore e insicurezza tra i cittadini. Read the full article
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🌟 Vogliamo SMarphy: Un Manifesto per la Cura del Paziente
Gli abusi fisici e psicologici nei confronti del personale sanitario sono una questione estremamente seria e preoccupante. Esploreremo alcuni aspetti specifici riguardanti questo tema in Italia:
Legge 113/2020:
Nel 2020, l’Italia ha risposto all’allarme sociale riguardante le crescenti aggressioni agli operatori sanitari con l’approvazione della Legge n. 113 del 14 agosto.
Questa legislazione, intitolata “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni,” ha cercato di affrontare la questione delle aggressioni contro il personale medico1.
Tuttavia, a quasi tre anni dalla sua entrata in vigore, la sfida persiste.
Fattori di rischio:
Secondo la Relazione di Accompagnamento al disegno di legge S-867, i fattori di rischio responsabili di atti di violenza diretta contro gli esercenti le professioni sanitarie sono numerosi.
L’elemento peculiare e ricorrente è rappresentato dal rapporto fortemente interattivo e personale che si instaura tra il paziente e il sanitario durante l’erogazione della prestazione sanitaria.
Spesso sono coinvolti soggetti, come il paziente stesso o i familiari, che si trovano in uno stato di vulnerabilità, frustrazione o perdita di controllo, specialmente se sotto l’effetto di alcol o droga1.
Dati INAIL:
I dati dell’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) mostrano un incremento degli infortuni sul lavoro dovuti ad aggressioni nel settore sanitario.
Nel 2022, sono stati registrati oltre 1.600 casi positivi di aggressioni sul lavoro, rispetto al 2021 (circa un centinaio di casi in più) e ancor di più rispetto al 2020 (circa 1.400 denunce).
Nel quinquennio, il 37% dei casi è concentrato nell’Assistenza sanitaria (ospedali, case di cura, studi), il 33% nei Servizi di assistenza sociale residenziale (case di riposo, strutture di assistenza infermieristica, centri di accoglienza, ecc.) e il 30% nell’Assistenza sociale non residenziale.
Le donne sono soprattutto colpite, rappresentando oltre il 70% degli infortunati1.
Emergenza pandemica da Covid-19:
La legge è stata approvata proprio nel corso dell’emergenza pandemica da Covid-19 e risente in qualche modo del sentimento di gratitudine nei confronti del personale sanitario che lavora a pieno ritmo nella cura delle persone contagiate1.
In sintesi, la violenza contro il personale sanitario è un problema grave e richiede misure concrete per garantire la loro sicurezza e benessere. La formazione, la sensibilizzazione e l’implementazione di protocolli di sicurezza sono essenziali per affrontare questa sfida.
📊 Statistiche sulle Denunce dei Pazienti contro Medici Abusanti
Le statistiche riguardanti le denunce dei pazienti nei confronti dei medici sono rivelatrici:
In Italia, negli ultimi tre anni, sono stati registrati oltre 5.000 casi di aggressione nei confronti degli operatori sanitari. Il 71% di questi casi riguarda le donne, mentre il 39% coinvolge operatori sanitari tra i 35 e i 49 anni. La categoria più colpita è quella degli infermieri ed educatori che lavorano con tossicodipendenti e alcolisti, seguita dai operatori socio-sanitari. La categoria dei medici rappresenta il 3% dei casi 4.
La lotta per la dignità e la cura del paziente continua. #VogliamoSMarphy! 🌟👂🏥
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A Tallinn inaugurato il nuovo edificio del NATO Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence In Estonia a Tallinn lo scorso 15 marzo è stato inaugurato il nuovo edificio del più grande centro di eccellenza della NATO, il NATO Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence (NATO CCDCOE), che crea moderne opportunità per il lavoro quotidiano degli esperti informatici degli Stati membri della NATO e dei Paesi partner. La costruzione del edificio in questione è stata commissionata dal National Defense Investment Center (RKIK) del Ministero della Difesa Nazionale Estone. Kusti Salm, Cancelliere del Ministero della Difesa, ha dichiarato che, oltre alla dimensione cinetica, la guerra di aggressione della Russia in Ucraina ha assunto anche una dimensione cibernetica,
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Aggressioni a Novi Ligure: Arrestato il Responsabile grazie alle Indagini dei Carabinieri
Il lavoro investigativo dei Carabinieri di Novi Ligure porta all’arresto dell’aggressore di due donne, identificato grazie alle telecamere e all’attività di pedinamento.
Il lavoro investigativo dei Carabinieri di Novi Ligure porta all’arresto dell’aggressore di due donne, identificato grazie alle telecamere e all’attività di pedinamento. Una mattina di agosto a Novi Ligure è stata segnata da due gravi episodi di aggressione che hanno coinvolto due donne, rispettivamente di 56 e 54 anni. Gli eventi si sono svolti in via Pietro Isola, nei pressi di un bar e di un…
#aggressione agosto#aggressione donne#aggressione fisica#aggressione Novi Ligure#allarme sicurezza#Arresti domiciliari#Arresto Carabinieri#Braccialetto elettronico#Carabinieri indagini#Carabinieri Novi Ligure#Cronaca locale#Cronaca nera#cronaca Novi Ligure#episodi di violenza#GIP Tribunale Alessandria#giustizia Alessandria#identificazione aggressore#identificazione sospettato#indagini Alessandria#indagini Novi Ligure#leggi sicurezza pubblica.#misura cautelare#pedinamento Carabinieri#perquisizione domiciliare#prevenzione aggressione#prevenzione aggressioni#prevenzione crimini#Procura Alessandria#protezione cittadini#reati contro donne
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/03/paperissima-adrenalina-nozze-sfumate.html Paperissima, adrenalina, nozze sfumate: l'amore tra Vittorio Brumotti e Giorgia Palmas Sei anni fa Vittorio Brumotti e Giorgia Palmas si dicevano addio. La coppia nata nello studio di Paperissima Sprint ha vissuto una storia d'amore molto chiacchierata sulle riviste di gossip e sui social network. Lo sportivo e l'ex velina sono stati insieme dal 2012 al 2017, anno nel quale le loro strade si sono definitivamente separate. L'incontro a Paperissima Sprint Estate 2011. Vittorio Brumotti viene scelto da Antonio Ricci per condurre l'edizione estiva di Paperissima Sprint. Ad affiancarlo alla conduzione c'è l'ex velina Giorgia Palmas, reduce dalla vittoria del reality L'Isola dei famosi. La storia con il fidanzato Davide Bombardini, dal quale ha avuto una bambina, è già in crisi ma manca ancora la conferma ufficiale. Sul set di Paperissima Sprint Vittorio e Giorgia entrano subito in sintonia e le riviste di gossip gli attribuiscono subito un flirt. Brumotti e Palmas però non confermano le voci. Ma a febbraio 2012 l'ex velina fa sapere che la relazione con Bombardini è finita da tempo. "Ci abbiamo provato ma eravamo in crisi già prima dell'Isola", racconta Giorgia durante un'ospitata a Verissimo. La prima paparazzata insieme Vittorio Brumotti e Giorgia Palmas si frequentano dalla primavera 2012 ma sono bravi a schivare i fotografi. A maggio, però, la coppia viene paparazzata insieme per la prima volta in centro a Milano durante una serata per locali. Baci appassionati, sguardi romantici e feeling evidente non lasciano più dubbi sull'interesse reciproco e il settimanale Oggi dedica alla nuova coppia via un servizio esclusivo. Poche settimane dopo il campione di bike trial e l'ex velina escono allo scoperto anche sui social network. Sul web pubblicano le prime foto insieme da un tatuatore. L'estate per Giorgia e Vittorio è caldissima e i due vengono fotografati insieme felici e appassionati prima in Sardegna, terra natale di lei, è poi in giro per l'Italia con la nuova conduzione di Paperissima Sprint. L'anello che sa di promessa Ottobre 2012. Durante un'intervista in occasione del lancio di un nuovo brand, Giorgia Palmas si presenta con una vistosa novità all'anulare sinistro. Un anello regalatole da Vittorio come pegno d'amore. "Non avevo mai regalato un anello prima. Tutti mi hanno chiesto se fosse di fidanzamento. No, l'ho preso perché mi piaceva, volevo darle un diamante. Gliene voglio regalare altri dieci", racconta lo sportivo a Vanity Fair. Intanto in tv proseguono gli impegni per loro con l'edizione 2014 di Paperissima Sprint, ma Vittorio è impegnato anche con le sue imprese sportive e il ruolo di inviato a Striscia la notizia. L'aggressione a Brumotti nel 2015 Agosto 2015. Vittorio Brumotti e il padre stanno percorrendo il tratto della provinciale tra Toirano e Bardineto, in provincia di Savona, a bordo delle loro bici. Sono seguiti da alcuni amici in auto. Un'altra auto tenta una manovra azzardata e ne nasce un diverbio che sfocia in aggressione. Vittorio e il padre vengono malmenati e lo sportivo finisce in ospedale. Le ferite al volto sono profonde e Brumotti subisce un intervento chirurgico per evitare di perdere l'occhio. Giorgia gli manifesta il suo amore con un messaggio social. Le prime voci di crisi 25 giugno 2016. Melissa Satta e Kevin Prince Boateng si sposano a Porto Cervo. Tra gli invitati c'è anche Giorgia Palmas, amica di Melissa. Al fianco della bella sarda, però, non c'è Vittorio Brumotti. Alle nozze Giorgia è da sola e i rumor su una crisi tra lei e lo sportivo si fanno insistenti. I fan della coppia notano anche la loro strana assenza dai social. A luglio, però, Vittorio e la Palmas tornano a farsi vedere insieme uniti e affiatati e l'ex velina scaccia via le indiscrezioni rilasciando una dichiarazione decisa: "Siamo una coppia nella vita e nel lavoro. Tra noi c'è un rapporto normale. Alla base di tutto c'è che litighiamo sempre. Gli alti e bassi ci sono in tutte le coppie, altrimenti è tutto finito". Le voci sulle nozze Durante l'estate del 2016 le riviste di gossip fanno circolare la notizia che Giorgia Palmas e Vittorio Brumotti sia intenzionati a compiere il grande passo. L'anello c'è da tempo, ma i due non hanno mai parlato pubblicamente di matrimonio. Così, per mettere un freno alle voci, Giorgia fa una smentita ufficiale: "Abbiamo il nostro equilibrio, siamo una coppia rock’n roll che funziona bene. Quando ci sposeremo lo saprete". La crisi definitiva e l'addio Nell'estate 2017 nuove voci su una presunta crisi tra Vittorio e Giorgia tornano a farsi insistenti. Il settimanale Spy riferisce che la coppia ha trascorso tutta l'estate separata, lei in Sardegna con la figlia e lui in giro per l'Italia per impegni sportivi.
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Campionato di calcio turco sospeso: cosa c'è dietro l'accaduto?
Il campionato di calcio turco è stato sospeso a tempo indeterminato il 12 dicembre 2023, a seguito dell'aggressione all'arbitro Halil Umut Meler al termine della partita tra Ankaragücü e Rizespor. Campionato di calcio turco sospeso: cos'è successo? L'aggressione è stata perpetrata dal presidente dell'Ankaragücü, Faruk Koca, che ha aggredito Meler con calci e pugni, accusandolo di aver arbitrato male la partita. L'arbitro è stato portato in ospedale con ferite al volto e alla testa. La Federazione calcistica turca (TFF) ha condannato l'aggressione e ha deciso di sospendere il campionato per motivi di sicurezza. La TFF ha affermato che "l'aggressione all'arbitro è un atto di violenza inaccettabile che non può essere tollerato". L'aggressione all'arbitro è solo l'ultimo episodio di violenza che ha coinvolto il calcio turco negli ultimi mesi. In precedenza, erano stati aggrediti anche altri arbitri e giocatori. L'aggressione all'arbitro come sintomo di una crisi più profonda L'aggressione all'arbitro Meler è un atto di violenza che ha scosso l'opinione pubblica turca. L'episodio ha messo in luce la crescente violenza che sta affliggendo il calcio turco, un fenomeno che è strettamente correlato alla crisi politica e sociale che sta attraversando il paese. La Turchia sta vivendo un periodo di grande instabilità politica e sociale. Le proteste contro il governo di Erdoğan si sono intensificate negli ultimi mesi, a seguito della repressione delle manifestazioni a sostegno dei diritti delle donne e della comunità LGBTQ+. Il clima di tensione e di incertezza che si respira nel paese si riflette anche nel mondo dello sport. La violenza nel calcio turco è un fenomeno che si è acuito negli ultimi anni, e che ha portato a episodi di aggressione ai danni di arbitri, giocatori e dirigenti. La sospensione del campionato come tentativo di fermare la violenza La decisione della TFF di sospendere il campionato è un tentativo di fermare la spirale di violenza che sta affliggendo il calcio turco. La Federazione ha affermato che la sospensione è necessaria per garantire la sicurezza dei giocatori, dei tifosi e degli arbitri. La sospensione del campionato è un duro colpo per il paese, che è appassionato di calcio. La Turchia è una delle nazioni più importanti del calcio mondiale, e il campionato turco è uno dei più competitivi. La situazione è ancora incerta e non è chiaro quando il campionato riprenderà. La TFF ha annunciato che la sospensione durerà fino a quando non saranno prese misure per garantire la sicurezza di tutti i soggetti coinvolti. Le possibili conseguenze del campionato di calcio turco sospeso La sospensione del campionato turco potrebbe avere conseguenze negative per il paese. Il calcio è una delle industrie più importanti della Turchia, e la sospensione del campionato potrebbe portare a una perdita di posti di lavoro e a un calo delle entrate fiscali. Inoltre, la sospensione del campionato potrebbe danneggiare l'immagine della Turchia a livello internazionale. Il calcio è uno sport globale, e la sospensione del campionato turco potrebbe essere vista come un segnale di instabilità e di mancanza di sicurezza nel paese. La TFF è consapevole delle possibili conseguenze della sospensione, e ha affermato che sta lavorando per trovare una soluzione che possa garantire la sicurezza di tutti i soggetti coinvolti e che allo stesso tempo possa garantire la ripresa del campionato nel più breve tempo possibile. Foto di StockSnap da Pixabay Read the full article
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L'impegno dell'Aou di Sassari per le vittime di violenza
Sassari. In dieci mesi 101 casi di donne vittime di violenza, 46 di violenza di genere, 55 di violenza altrui. Queste ultime per il 44 per cento sono state vittime di violenza o aggressione in famiglia, 44 per cento per vari motivi o non dichiarati e 12 per cento sul lavoro. Sono questi i dati registrati dal Pronto soccorso dell’Aou di Sassari, da gennaio a ottobre, di quest’anno che danno il…
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Ecco la storia:
Era la notte del 31 maggio 2020, Jake Gardner, 38 anni, ex Marine veterano disabile dell’Iraq, è al lavoro nel suo bar The Hive, di Omaha, Nebraska, quando vede suo padre spintonato da un gruppo di manifestanti al di fuori del locale.
Sembra che il gruppo stesse lanciando sassi e rompendo delle vetrate e che l’anziano li avesse ripresi.
Gardner esce dal locale e confronta il gruppo, che diventa aggressivo. Li avverte che è armato e che vuole solo essere lasciato in pace. Le minacce continuano. Gardner gli mostra la pistola che tiene nella cintura e avverte ancora di lasciarlo in pace, mentre indietreggia due manifestanti gli saltano addosso facendolo cadere per terra. Gardner estrae la pistola e spara due colpi di avvertimento. I due uomini fuggono.
A questo punto, mentre Gardner è ancora a terra, James Scurlock, 22 anni, gli salta addosso alle spalle passandogli un gomito intorno alla gola. Passano alcuni secondi, Gardner non riesce a liberarsi. Punta la pistola alle sue spalle e spara colpendo Scurlock uccidendolo. Scurlock aveva precedenti per rapina, violazione di domicilio, possesso illegale di arma da fuoco e aggressione. All’autopsia risulterà positivo a cocaina e metanfetamina.
Subito voci iniziano a circolare sui social media che un "suprematista bianco" ha ucciso un ragazzo di colore. Poche ore dopo la polizia di Omaha conferma che Gardner è sotto custodia. Iniziano le indagini tra le proteste degli attivisti.
Gardner è un sostenitore di Trump, nel 2016 partecipò alla sua inaugurazione presidenziale.
Il suo bar, The Hive, ha spesso ospitato eventi del locale Partito Repubblicano.
Alla conclusione delle indagini, il procuratore distrettuale Don Kleine conclude che Gardner ha agito per legittima difesa.
I membri della rock band 311 condannano pubblicamente Gardner su Instagram, gli attivisti esplodono su internet, minacciando rivolte e ritorsioni. Black Lives Matter mette sotto assedio l’abitazione del procuratore e fa pressioni sul sindaco e sul governatore perché l’indagine venga riaperta.
Il proprietario dello stabile del bar, dopo ripetuti appelli online a dargli fuoco da parte degli attivisti, sfratta Gardner che viene sfrattato anche dal suo appartamento. L’indirizzo di casa dei suoi genitori viene reso pubblico, così come quello degli amici che gli mostrano solidarietà e delle loro famiglie.
Alla fine, il procuratore Kleine cede. Il giudice assegna il caso ad un procuratore speciale, Frederick Franklin, membro di una associazione legale di soli afroamericani.
Rivisto il caso, Franklin accusa Gardner di omicidio preterintenzionale, tentato assalto, uso di un’arma da fuoco a scopo criminale, e terrorismo perché Gardner ha intimato agli assalitori di suo padre di lasciarli in pace facendo presente di essere armato. Cosa che il procuratore interpreta come una minaccia.
Il Grand Jury conferma le accuse.
Gli amici di Gardner fanno partire diverse sottoscrizioni per la sua difesa legale su GoFundMe e altre piattaforme. Tutte vengono chiuse in seguito alle proteste degli attivisti. Invece la sottoscrizione su GoFundMe per la famiglia di Scurlock raccoglie circa 65 mila dollari.
Lunedì 21 settembre, il giorno prima di doversi consegnare alla legge per subire il processo, solo, senza casa, senza lavoro, senza denaro per la cauzione o per una difesa legale, Jake Gardner si uccide con un colpo di pistola.
Online alcuni degli attivisti che avevano condotto la campagna contro Gardner celebrano la sua morte. Altri si rammaricano di come abbia trovato il modo per sfuggire alla giustizia.
Black lives matter, ma se sei bianco…
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