#affitti lavoratori
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pier-carlo-universe · 16 days ago
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Il mercato delle locazioni residenziali nel primo semestre 2024: canoni in crescita e nuove tendenze
Tecnocasa: i canoni di affitto aumentano ovunque, con Milano al top e Bari, Bologna e Roma in rapida ascesa.
Tecnocasa: i canoni di affitto aumentano ovunque, con Milano al top e Bari, Bologna e Roma in rapida ascesa. Un’analisi dettagliata del mercato.Secondo l’ultimo rapporto dell’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa, il mercato delle locazioni residenziali ha registrato un incremento significativo dei canoni nel primo semestre del 2024. I dati indicano un aumento del +3,9% per i monolocali, +4,0% per…
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ilpianistasultetto · 9 months ago
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Lo sapevo, era tutto scritto. Oggi, (quasi) tutti a dare la colpa al superbonus edilizio e ad altre decisioni passate (non sto qui a difendere nulla, sia chiaro) ma nessuno ricorda quanto succedeva nel 2020-2021. Un intero Paese chiuso per Covid. 60milioni di uccellini appena usciti da uova schiuse dentro il grande nido Italia nelle mani di mamma-rondine. Tutti ad aspettare la mamma con il vermetto tra il becco per prenderne un pezzetto ciascuno. Ricordo a tutti voi, che oggi applaudite chi punta il dito contro i governanti di allora, che avete percepito, se lavoratori dipendenti, fino a 20-25mila euro di cassa integrazione stando sul divano (seppur forzatamente). Ricordo a tutti voi, imprenditori, professionisti, artigiani e commercianti, il fiume di denaro dato dallo Stato; bonus, soldi a fondo perduto, soldi a tasso zero garantiti dallo Stato, aiuti per affitti di locali e capannoni, bonus energia e vacanze, dehors gratuiti per attivita' turistiche. In totale, abbiamo contratto debiti per 200miliardi e piu'. Oggi nessuno ricorda niente? Come se nulla fosse successo, tutti a scappare come topi addossando responsabilita' ad altri, al vicino di casa profittatore, al nullafacente o ai politici precedenti. Insomma, il conto non lo vuole pagare nessuno. Eh, lo sapevo..lo sapevo che andava a finire cosi, era tutto scritto. @ilpianistasultetto
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soldan56 · 1 month ago
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Come sta cambiando la condizione dei senzatetto, ma anche quella di molti studenti, lavoratori poveri e anziani nella capitale. L'articolo di Annalisa Camilli: http://intern.az/1L9s
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donaruz · 1 year ago
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L’altro 11 settembre
“Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento”.
Queste furono davvero le ultime parole di Salvador Allende, pronunciate alle 9.10 dell’11 settembre 1973 a Radio Magallenes. Poco dopo inizierà l’assedio al Palacio de la Moneda, i bombardamenti, il tradimento: Pinochet, Ministro della difesa e comandante delle forze armate, ha iniziato il suo vile golpe, e pur di non finire nelle mani del dittatore, Allende si uccide. Anche se per molto tempo si è ritenuto che fosse stato ucciso dai golpisti.
Ma cambia poco. Con un colpo di pistola finisce tragicamente la storia del presidente marxista del Cile, eletto democraticamente solo tre anni prima, il presidente che riuscì ad attuare una vera politica sociale: mezzo litro di latte garantito ogni giorno per tutti i bambini, incentivi all’alfabetizzazione, cibo ai poveri, prezzo fisso del pane, pensioni alle vedove, riduzione degli affitti.
Tuttavia, la cosiddetta “rivoluzione con empanadas e vino rosso” come fu definita la via cilena al socialismo per sottolinearne il carattere pacifico, dava fastidio a molti che non accettavano la nazionalizzazione delle industrie più importanti, la riforma agraria, il divorzio, l’eliminazione dei finanziamenti pubblici alle scuole private.
Dopo Allende il buio: seguirono anni di terrore, una delle più spietate dittature, con migliaia di omicidi di stato, migliaia di desaparecidos. Per non parlare delle torture, degli arresti illegali, degli esili. Pinochet con la sua ferocia cercò non solo di piegare il Cile, ma anche di cancellare addirittura il ricordo di Salvador Allende.
Ma per fortuna non ci è riuscito.
Del feroce dittatore invece, per dirla con le parole di un altro grande cileno, Louis Sepulveda (che da giovane fece parte della guardia personale di Allende):
“Non resta assolutamente nulla degno di essere ricordato, forse il fetore”.
La farfalla della gentilezza
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ross-nekochan · 1 year ago
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Però wait, che ci siano capi che infilino la mazza su per il culo e che sia necessario fare gli straordinari, penso sia pratica consueta in tutto il mondo. Il punto è se la mazza in culo e gli straordinari te li chiedono mentre lavori un'azienda o un negozio che però ti dà contratto regolare, con contribuiti versati e con il quale puoi chiedere un mutuo/pagare un affitto. Qua invece la mazza in culo e gli straordinari (non pagati) te li chiedono paradossalmente più negozi/ristoranti/supermercati, che le aziende. E i 500-600 euro a nero sono prassi ovunque ti giri. E tutti senza né contratto regolare, senza contributi (ciao ciao pensione) e il che ti rende impossibile anche solo affittare un buco perché i proprietari ti voltano la faccia (o te l'affittano anche loro in nero, cioè ti mandano via quando vogliono loro e non hai garanzie). Quindi, se pensavi che la mia domanda fosse "il Giappone è il paradiso?" ovviamente no. La mia domanda era "al 90% dei lavoratori giovani e meno giovani cacano in mano 500 euro a nero senza potergli concedere affitti/mutui e chiedendogli il sangue come in Italia, peggio dell'Italia, o uguale all'Italia?"
No, non pensavo che tu stessi dicendo che il Giappone è il paradiso.
Ma il fatto è che qui anche se hanno/abbiamo (?) più soldi, non cambia di molto la nostra situazione di schiavitù.
Innanzitutto, qui la situazione non cambia troppo tra azienda e piccola attività perché, bene o male, la mentalità è quella (se parliamo di aziende giapponesi, non quelle estere con sede in Giappone). In più, non sempre gli straordinari sono pagati.
Poi, va bene, abbiamo uno stipendio "normale", magari ci possiamo permettere il mutuo (non so come funziona qui perché sinceramente non mi interessa), però, ad esempio, da stranieri si fa una difficoltà immane ad avere un appartamento in affitto, per cui non immagino nemmeno quanto possa volerci per accedere a un mutuo.
In più (ma questa è un'opinione personale), che me ne faccio di avere i soldi o la garanIe per il mutuo se quella casa non la vivo mai e la uso solo per il letto?
Che me ne faccio dei contributi per la pensione se poi in pensione non ci posso andare per i motivi che spiegavo ieri e quindi sono costretto comunque a lavorare oltre i 70 anni?
Quello che voglio far capire io è che sì, certamente la situazione in Italia non è giusta ed è bene cambi, ma non è quella la vera discriminante per i problemi che citi.
Qui hanno uno stipendio e hanno delle garanzie, per carità di Dio, ma il capo te lo mette nel culo lo stesso, così come qui un buco di stanza (manco monolocale) costa e te lo prendi nel culo quando ti voltano la faccia perché non accettano stranieri.
Quindi, in definitiva, qua il sangue te lo chiedono lo stesso e, anzi, proprio perché hai contratto e garanzie, forse te ne chiedono pure di più del normale.
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Milano potrebbe implodere. La città conferma il teorema di Enrico Moretti, l’economista italiano che insegna nell’universita della California. Per ogni lavoratore di alta professionalità, il mercato determina la necessità di almeno cinque lavoratori “servili”
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m-comparini · 9 months ago
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FLASH NEWS - Autocertificazione diversificata per il fringe benefit utenze o affitti
☞ FLASH NEWS – Autocertificazione diversificata per il fringe benefit utenze o affitti ☜ I datori di lavoro devono acquisire dai lavoratori le autocertificazioni circa il possesso delle condizioni che permettono di fruire di forme di rimborso che non concorrono alla formazione del reddito: oltre ai rimborsi per le utenze domestiche di gas/luce/acqua, sono stati aggiunti quelli delle spese di…
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Canone Rai, busta paga e affitti: le novità sul Fisco, cosa cambia nel 2024
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(Adnkronos) - Dalle modifiche ai regimi forfettari al ritorno del concordato, dal taglio del canone Rai al rialzo delle tasse su sigarette e assorbenti, fino agli aumenti in busta paga: sono molte le novità fiscali che entreranno in vigore nel 2024 passate in rassegna dalla Cgia di Mestre.   Per i lavoratori autonomi in regime forfettario con compensi superiori ai 25 mila euro sarà obbligatorio emettere la fattura elettronica. Fringe benefits più pesanti per i lavoratori dipendenti: la soglia di esenzione passa dai 258 euro circa a 2.000 euro per i lavoratori dipendenti con figli fiscalmente a carico e a 1.000 euro per gli altri lavoratori dipendenti.  Confermata per un altro anno la riduzione del cuneo fiscale per i redditi inferiori a 35 mila euro (costo totale pari a 10 miliardi di euro) con benefici medi di circa 100 euro al mese. Le lavoratrici madri di almeno due figli con un contratto di lavoro a tempo indeterminato godranno dell’esonero contributivo al 100 per cento sino al decimo anno di età del figlio più piccolo.   Per tutti i contribuenti è prevista la rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni Irpef che da quattro si ridurranno a tre, con l’unificazione dei primi due scaglioni di reddito (aliquota 23 per cento). Questa misura comporterà un alleggerimento del carico fiscale in capo ai beneficiari pari a 4,2 miliardi di euro.  Ace addio. Per le imprese verrà abrogata l’Ace, Aiuto alla crescita economica. E' destinato a tornare in vigore il Concordato preventivo biennale con l'avvio della riforma fiscale.   E' prevista una riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro. Torna dal 5 torna al 10 per cento l’aliquota Iva relativa ai prodotti per l’igiene femminile come assorbenti e tamponi e per alcuni prodotti per l’infanzia come pannolini e latte in polvere.  Sale dal 21 al 26 per cento l’aliquota della cedolare secca sulle locazioni brevi a partire dal secondo immobile locato. Infine nel 2024 sono destinate ad aumentare le accise sulle sigarette perché l’importo specifico fisso per unità di prodotto passerà a 29,30 euro (invece di 28,20 euro) per 1.000 sigarette.  [email protected] (Web Info) Read the full article
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scienza-magia · 1 year ago
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Mercato del lavoro oggi in Italia e Europa
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Lavoro, da Amazon ad Atm: le aziende scommettono su bonus e aumenti. Ai tempi del job hopping, il pacchetto a cui i lavoratori vengono messi di fronte deve essere sempre più ritagliato sulle esigenze, talvolta emergenze del potenziale neo assunto, oltre che sul mercato in Futuro del lavoro. C’è l’azienda che passa dall’aumento strutturale, quella che passa dai bonus per far fronte a carovita e caro affitti e poi quella che ritocca le indennità. Il portafoglio, nella sua versione più tangibile, non è solo in cima ai pensieri dei lavoratori, ma anche a quelli delle imprese che, in misure e forme diverse, stanno cercando strumenti, welfare incluso, per migliorare il potere di acquisto. Così, in Italia, Amazon ha aumentato le retribuzioni di ingresso di tutti i dipendenti della rete logistica a 1.764 euro dal primo ottobre, con un aumento del 21% rispetto a cinque anni prima e dell’8% rispetto allo stipendio di ingresso previsto per il 5° livello del contratto di riferimento. La società di vigilanza C.i.v.i.s. ha deciso di dare un aumento di 110 euro, come acconto sui futuri aumenti contrattuali, da aggiungere ai 140 euro previsti dall’ultimo rinnovo del contratto siglato in maggio, per chi è inquadrato fino al livello D, portando così i minimi da 1.090 a 1.200 euro. Gli aumenti strutturali... Il salario e tutto ciò che si può aggiungere, anche transitoriamente, soprattutto sulle professioni che hanno stipendi di fascia medio bassa, si rivela un fattore sempre più centrale per attrarre, trattenere e motivare i lavoratori, soprattutto in un Paese che sconta un forte disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, al punto che le aziende dicono di avere difficoltà a reperire quasi un addetto su due. Semplicemente, ci spiega Salvatore Iorio, direttore delle risorse umane di Amazon Italia Logistica «apprezziamo l’ottimo lavoro svolto dai nostri team durante tutto l’anno e vogliamo offrire una retribuzione competitiva». Marco Galliani, presidente del CdA di C.i.v.i.s. parla della «volontà concreta dell’azienda di affrontare in maniera costruttiva e propositiva il tema delle retribuzioni nel settore», in un mercato «caratterizzato da una forte competitività». ...e i nuovi bonus Ai tempi del job hopping, un fenomeno che, secondo una stima di Randstad, interessa quasi un milione di persone che nel nostro paese cambiano sempre più di frequente lavoro, il pacchetto a cui i lavoratori vengono messi di fronte deve essere sempre più ritagliato sulle esigenze, talvolta emergenze del candidato, oltre che sul mercato. Accade così che l’Azienda trasporti milanesi (Atm), alla ricerca di 300 autisti per fare fronte al turn over, decida di investire 500mila euro, da suddividere tra un bonus contro il caro affitti fino a 3mila euro per i neoassunti e un contributo per coprire il costo della patente D, pari a circa 2.500 euro, per i candidati che non ne sono in possesso e superano la selezione. Riflessi, l’azienda di design di Ortona, ha messo a budget ulteriori 80mila euro, già a partire dal mese di settembre, per attivare una card digitale Edenred con cui verrà erogato un contributo mensile in buoni pasto esentasse. Si tratta di pratiche sempre più trasversali che arrivano fino agli integrativi aziendali dove le parti cercano di lavorare per migliorare le condizioni dei lavoratori, soprattutto sul fronte economico. Il settore alimentare è sicuramente tra i più attivi su questo fronte. Indennità economiche ritoccate Così nella multinazionale dell’alimentare Cargill, è stato siglato un accordo sindacale che concentra molta parte dei suoi contenuti sul piano economico con il miglioramento delle indennità di reperibilità per i manutentori (90 euro lordi), nonché un’indennità di chiamata di 35 euro lordi più un’ora di retribuzione per lo spostamento casa-lavoro. Per chi, volontariamente, fa lavoro straordinario di sabato, domenica o in giornata festiva infrasettimanale è previsto un gettone di 30 euro lordi, mentre per gli operatori della produzione impegnati in turni a scorrimento, in caso di chiamata in giorno di riposo o due ore prima dell’inizio o dalla fine del turno, è riconosciuta un’indennità di chiamata di 35 euro lordi. Migliora il premio, aumentato di 340 euro, vengono previsti contributi per la formazione e anche 16 ore di permesso aggiuntive per la conciliazione lavoro famiglia. Stipendio fattore chiave La sempre maggiore attenzione allo stipendio, è un tema che non riguarda solo l’Italia ma tutto il mondo, come emerge da una ricerca dell’Adp research institute, People at work, realizzata da Nela Richardson e da Marie Antonello, in cui sono stati coinvolti 32.612 lavoratori di 17 paesi: di questi 15mila in Europa, in paesi come Francia, Germania, Italia, Olanda, Polonia, Spagna, Svizzera e Regno Unito. Guardando al risultato globale emerge che il 61% dei lavoratori dichiara che lo stipendio è il fattore chiave per cui lavora e il 62% si aspetta un aumento retributivo nel corso dell’anno. Tuttavia, il 43% ritiene di avere avuto o di avere, spesso o sempre, uno stipendio inferiore a quello che ritiene giusto. La retribuzione, insomma, è una preoccupazione estremamente pressante. Con il costo della vita salito vertiginosamente, i lavoratori delle fasce medio basse devono fare i conti quotidianamente con portafogli il cui contenuto non basta più per mantenere le loro abitudini. La spesa viene così dirottata soprattutto sui beni essenziali, schiacciata tra bollette energetiche alle stelle, affitti in aumento, tassi di interesse anche loro in aumento e cibo in aumento. Il lento rallentamento della crescita dell’inflazione, fa sì che i prezzi rimangano elevati in molti paesi e richiederà tempo ancora per tornare a livelli più gestibili. Il confronto internazionale Non c’è da stupirsi, quindi, che lo stipendio rimanga una priorità con poco più di sei persone su dieci che dicono che è il primo fattore a cui guardano nel lavoro che hanno o che cercano. Il dato italiano è leggermente inferiore: sono infatti il 53% i lavoratori che considerano lo stipendio come il fattore chiave per cui lavorano, mentre il 44,3% si aspettano un aumento retributivo da parte del loro attuale datore di lavoro nel corso del prossimo anno. Ma cosa è successo negli ultimi dodici mesi e che cosa ci si aspetta? Nel confronto internazionale emergono aspettative diverse, con l’Italia che appare un po’ come il fanalino di coda. I lavoratori che dicono di avere avuto un aumento di stipendio negli ultimi 12 mesi sono infatti solo il 43% in Italia, mentre salgono al 68% in Francia, al 66% in Germania, al 75% in Olanda, al 68% in Polonia, al 57% in Spagna, al 73% in Svizzera e al 66% nel Regno Unito. Se però andiamo a vedere l’entità dell’aumento, l’Italia si difende con una media del 5,6% contro il 5% dei francesi, il 5,5% dei tedeschi, il 4,9% degli olandesi, il 7% dei polacchi, il 4,7% degli spagnoli, il 6,1% degli svizzeri e il 4,9% degli inglesi. Se invece si parla delle aspettative dei prossimi 12 mesi, oltre la metà degli italiani (55%) si aspetta un aumento, in media del 6,3%. Percentuali più basse rispetto a quelle di altri paesi. In Francia si aspettano aumenti il 66% dei lavoratori con una media del 5,6%, in Germania il 72% con una media del 6,1%, in Olanda il 76% con una media del 5,3%, in Polonia l’83% con un’aspettativa sull’aumento a due cifre, pari al 10%. Poi in Spagna il 62% confida di avere un aumento, in media del 5,4%, in Svizzera l’82% con una percentuale del 7%, nel Regno Unito il 71% con un’aspettativa del 5,6%. Declinando il tema in base al genere, tra gli uomini e le donne, i primi sono in vantaggio, avendo avuto un aumento del 5,8% lo scorso anno, rispetto al 5,2% medio delle donne. Non solo: gli uomini che hanno avuto l’aumento sono la metà, le donne il 36%, quindi poco più di un terzo. Anche questo, appare come uno dei grandi temi su cui nelle direzioni del personale c’è da lavorare. Read the full article
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A Milano occupato ex cinema Splendor contro caro affitti
Gli studenti e i lavoratori che da mercoledì scorso sono tornati con le tende in piazza Leonardo Da Vinci a Milano per protestare contro il caro affitti stanno occupando gli spazi dell’ex cinema Splendor di viale Gran Sasso.     Un piccolo corteo di alcune decine di persone è partito dal Politecnico di Milano con in testa uno striscione con scritto “Siamo tende e ci prendiamo un tetto”.…
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paoloferrario · 2 years ago
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LaVoce.info, indice 27 giugno 2023
27 giugno Precarietà e lavoro a termine, situazione medici italiani, caro affitti e mercato abitazioni, settore agro-alimentare e cambiamenti climatici, governo Nikita Krusciov 70 anni fa e sue riforme economiche La precarietà riguarda in Italia circa 7 milioni di persone tra lavoratori a termine, disoccupati e inattivi disponibili a lavorare. Creare nuove competenze e riqualificare almeno una…
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ilpianistasultetto · 2 years ago
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Leggo qualche giornale, ascolto qualche notiziario e mi accorgo che tutti puntano sul momento economico difficile per tantissimi italiani. Mutui e prestiti, causa boom tassi di interesse, lasciano sul campo 15miliardi di mancati incassi. L'inflazione che ancora morde mangiandosi molto degli stipendi. Qualche milione di lavoratori con paghe da fame, salario minimo ancora distante, costo delle case e degli affitti alle stelle. Caro ombrellone, aerei +40%, cosi come gli alberghi.
Mi affaccio sul balcone per respirare un po' di fresco serale e mi accorgo che la via sotto casa, normalmente "una botta di culo" trovare un posto dove parcheggiare, praticamente e' quasi deserta. Solo 8 auto parcheggiate rispetto alle 100-120 solite..
..qualcosa non quadra.
@ilpianistasultetto
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notiziariofinanziario · 2 years ago
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Aumentano i prezzi delle locazioni: come cogliere l’opportunità e mettere in regola una casa in affitto
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Il mercato immobiliare di oggi vive di alti e bassi, ed è una situazione che ovviamente può essere sfruttata a proprio vantaggio. Soprattutto se si possiede una casa e se si sta pensando di metterla in affitto, dato che i prezzi in questo mercato sono schizzati alle stelle.  Ovviamente tale opportunità, per essere colta, richiede una precisa strategia. Nella guida di oggi, quindi, scopriremo insieme i dati più importanti e i consigli per proseguire lungo questa strada. Crescono gli affitti in Italia: le città più care Come anticipato poco sopra, la Penisola sta registrando un incremento degli affitti. Si parla nello specifico del canone di locazione, con un aumento del 2,1% a febbraio e del 6,2%, se si considera l'intero anno. Fra le città più care in assoluto si trovano esempi come Torino, Palermo e Bologna, con canoni di locazione che oscillano intorno al +4% circa. Nota a margine: una delle poche metropoli principali ad aver subito un calo (comunque moderato) è stata Roma, con una leggera flessione del -0,3%. Milano, invece, è rimasta tutto sommato stabile, con un incremento dei canoni d'affitto pari al +1,1%, anche se rimane la città con gli affitti più alti d’Italia. A livello regionale si assistono a percentuali molto elevate, come sempre in relazione allo scorso anno. La Valle d'Aosta ha addirittura messo a registro un incremento del 17%, mentre la Toscana è arrivata al +7% circa. In media, invece, gli aumenti registrati in Calabria, Lombardia e Umbria, intorno al +2%. Infine, è giusto parlare anche delle regioni attualmente meno care sotto il fronte degli affitti: sono il Friuli, l’Emilia-Romagna e la Basilicata, insieme al Molise con un calo da record del -2,5%. Come affittare una casa ed essere in regola? Per prima cosa, bisogna scegliere il contratto di locazione più adatto. Fra le varie opzioni troviamo il canone libero 4+4 anni, il 3+2 a canone concordato e il contratto transitorio, ovvero quello che di solito viene stipulato per l'affitto delle case agli studenti e ai lavoratori fuori sede. Naturalmente il contratto dovrà essere depositato per avere una valenza, e per essere in regola, e tutto ciò dovrà avvenire entro 60 giorni dalla firma.  In aggiunta, è consigliabile completare tutti quei piccoli interventi che non sono stati ancora ultimati, tra cui le diverse operazioni di manutenzione. A tal proposito, per garantire un’accurata manutenzione e pulizia della caldaia, è possibile rivolgersi ai professionisti del settore come ENGIE, ad esempio. In questo modo, si eviteranno eventuali problemi di guasti e malfunzionamenti.   Inoltre, bisogna presentare la casa pulita e con un arredamento curato, per renderla vivibile per chi la occuperà. Infine, è di fondamentale importanza registrare il contratto d'affitto a proprio nome, soprattutto se la locazione durerà più di un mese. Read the full article
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giulianuma · 5 years ago
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#Repost @pd_bastiglia • • • • • • C'è chi prova a distrarre gli #italiani parlando solo di tasse, agitando uno spauracchio del tutto infondato. Rispetto alle previsioni pessime e alle politiche sballate che abbiamo ereditato, con questa manovra le tasse scendono. Abbiamo evitato la #Salvini Tax: 23 miliardi sulle spalle degli italiani, 540 € a famiglia. Finalmente con la #manovra cominciamo a mettere i soldi in tasca ai #lavoratori dipendenti, investiamo 11 miliardi in #greeneconomy , garantiamo #asilonido gratis, aboliamo il #superticket , sosteniamo l' #innovazione d' #impresa e blocchiamo l'aumento della cedolare secca sugli #affitti . Chi continua a parlare di #tasse lo fa solo per nascondere che la manovra finalmente aiuta le imprese e le #famiglie italiane. #partitodemocratico (presso Asti) https://www.instagram.com/p/B4YGpubiuTV/?igshid=1m7yog8vyvvna
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donaruz · 3 years ago
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L’altro 11 settembre
“Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento”.
Queste furono davvero le ultime parole di Salvador Allende, pronunciate alle 9.10 dell’11 settembre 1973 a Radio Magallenes. Poco dopo inizierà l’assedio al Palacio de la Moneda, i bombardamenti, il tradimento: Pinochet, Ministro della difesa e comandante delle forze armate, ha iniziato il suo vile golpe, e pur di non finire nelle mani del dittatore, Allende si uccide. Anche se per molto tempo si è ritenuto che fosse stato ucciso dai golpisti.
Ma cambia poco. Con un colpo di pistola finisce tragicamente la storia del presidente marxista del Cile, eletto democraticamente solo tre anni prima, il presidente che riuscì ad attuare una vera politica sociale: mezzo litro di latte garantito ogni giorno per tutti i bambini, incentivi all’alfabetizzazione, cibo ai poveri, prezzo fisso del pane, pensioni alle vedove, riduzione degli affitti.
Tuttavia, la cosiddetta “rivoluzione con empanadas e vino rosso” come fu definita la via cilena al socialismo per sottolinearne il carattere pacifico, dava fastidio a molti che non accettavano la nazionalizzazione delle industrie più importanti, la riforma agraria, il divorzio, l’eliminazione dei finanziamenti pubblici alle scuole private.
Dopo Allende il buio: seguirono anni di terrore, una delle più spietate dittature, con migliaia di omicidi di stato, migliaia di desaparecidos. Per non parlare delle torture, degli arresti illegali, degli esili. Pinochet con la sua ferocia cercò non solo di piegare il Cile, ma anche di cancellare addirittura il ricordo di Salvador Allende.
Ma per fortuna non ci è riuscito.
Del feroce dittatore invece, per dirla con le parole di un altro grande cileno, Louis Sepulveda (che da giovane fece parte della guardia personale di Allende):
“Non resta assolutamente nulla degno di essere ricordato, forse il fetore”.
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paoloxl · 4 years ago
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19 novembre 1969. La battaglia contro lo sfruttamento oltre la fabbrica - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
CGIL CISL e UIL nel corso dell’autunno già caldo per le vertenze legate ai rinnovi contrattuali promuovono una serie di scioperi articolati ‘per le riforme’ e in particolare per una modifica radicale delle politiche abitative. L’obiettivo è quello di trasformare la casa in un servizio sociale sottraendola alle logiche di puro profitto per assicurare a tutti i cittadini condizioni abitative adeguate ad un livello civile di vita collettiva.[1]
La spinta alla mobilitazione arrivava certamente dalle fabbriche ma anche dai territori dove si erano sviluppate forti lotte spontanee che spesso né le strutture sindacali né i partiti della sinistra tradizionale erano state in grado di organizzare e dirigere.
A Milano il problema della casa era drammatico. Migliaia di lavoratori giunti dalle campagne e dal sud attratti dalle grandi fabbriche trovavano affitti inaccessibili o sistemazioni precarie in condizioni di degrado; i ceti popolari erano espulsi dal centro storico in seguito alla prima grande ‘rigenerazione urbana’ fatta di demolizioni e sfratti; migliaia di proletari vivevano ammassati in quartieri dormitorio, costruiti frettolosamente e senza i minimi servizi. I bisogni immediati di queste famiglie si stavano saldando con la nuova consapevolezza politica espressa dai movimenti giovanili e con il rinato protagonismo operaio.
Il 19 novembre l’Italia si ferma. Milioni di lavoratori in sciopero vogliono modificare i rapporti di potere anche fuori dalla fabbrica consapevoli che se questi non si modificano le stesse conquiste contrattuali e aziendali rischiano di essere riassorbite.[2]
Anche a Milano la mobilitazione ha un indubbio successo. Ma ha un epilogo tragico. Al termine del comizio tenuto all’interno del Teatro Lirico la polizia interviene in modo violento per disperdere un corteo, in quel momento pacifico, di dimostranti della sinistra extraparlamentare che si stava unendo ai lavoratori in uscita dal teatro[3]. Nel buio generato dai gas lacrimogeni resterà ucciso l’agente di polizia Antonio Annarumma. Le circostanze della morte non furono mai chiarite ma questo episodio diede l’occasione alle destre per attaccare in modo violento il movimento sindacale. Attacchi verbali nelle dichiarazioni di alcuni esponenti del governo e nei titoli di giornale ma anche vere e proprie azioni squadriste effettuate dai fascisti nel giorno del funerale dell’agente. Solo ventitré giorni dopo, il 12 dicembre, parole e azioni simili saranno portate alla massima potenza.
Facciamo però un passo indietro: per provare ad analizzare le lotte che diedero la spinta alla mobilitazione generale del 19 novembre proviamo a concentrarci su un caso specifico.
Gennaio 1968, Quarto Oggiaro. Il quartiere, composto in gran parte da edilizia pubblica, negli anni 60 aveva vissuto uno sviluppo demografico impressionante: dai 7.232 abitanti censiti nel 1959 ai 60.000 del 1969. La composizione della popolazione era il frutto della logica di segregazione sociale attuata dallo IACP con l’offerta differenziata di alloggi (tramite il valore dei canoni e i criteri di selezione) nei diversi quartieri periferici[4]: operai non specializzati, pensionati a basso reddito, piccoli esercenti, precari. Gli abitanti provenivano prevalentemente da altre regioni italiane, in modo particolare dal Meridione, e in misura minore da altre quartieri più centrali di Milano, come conseguenza di sfratti o abbattimenti di stabili.
In seguito all’ aumento dell’affitto e delle spese da parte dello IACP, il 14 gennaio ‘68 l’assemblea degli inquilini, contro le indicazioni delll’APICEP (Associazione Provinciale Inquilini Case di Edilizia Pubblica) dove operano anche i rappresentanti dei partiti di sinistra (PCI e PSIUP), avvia uno sciopero dell’affitto ad oltranza con la richiesta di mantenere il valore dell’affitto al 10% del reddito del capofamiglia[5]. Dal primo Comitato di Agitazione nascerà in breve tempo l’Unione Inquilini che riuscirà a intercettare bisogni e pratiche già maturi “dando pubblicità ad un comportamento sino ad allora “clandestino” e trasformandolo in una parola d’ordine semplice e chiara”[6].
La lotta proseguirà estendendo le proprie rivendicazioni alle necessità degli abitanti di servizi e spazi sociali e alla democratizzazione dell’IACP. Il movimento dovrà presto affrontare la repressione, organizzerà l’opposizione di massa agli sfratti e il sostegno alle occupazioni di alloggi sfitti, e a volte di interi stabili, da parte di sfrattati e famiglie senza casa. Pur senza riconoscimenti ufficiali da parte delle istituzioni gli inquilini in sciopero otterrà la sospensione degli sfratti e la proposta di alloggi agli occupanti.
Nel frattempo, dopo la fiammata dello sciopero generale, la battaglia per le riforme delle organizzazioni sindacali si era spostata principalmente sul terreno della contrattazione con il governo rinunciando alla mobilitazione generale dei lavoratori.
Certamente i risultati della contrattazione non furono marginali. Il 22 ottobre 1971, dopo due anni di incontri e modifiche che limitarono di molto la portata delle rivendicazioni sindacali, viene votata la legge di Riforma della Casa: viene istituita l’Edilizia Residenziale Pubblica inserendo il comparto nel sistema dello stato sociale e vengono varate le norme sulla espropriazione per pubblica utilità. Pochi anni dopo, nel 1978, sarà approvato l’Equo Canone che, sebbene non fosse quello richiesto dalle mobilitazioni sindacali, sottrae la determinazione dell’affitto alla pura volontà della Proprietà. Dopo l’autunno caldo però l’intervento sindacale non riuscirà più a intercettare nello stesso modo le istanze dei quartieri popolari rinunciando troppo presto a “uscire dalla fabbrica”.
Per rileggere oggi la mobilitazione di 50 anni fa proviamo ora a utilizzare tre immagini.
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La prima. BASTA RAZZISMO CASE POPOLARI A PREZZI POPOLARI[7] è scritto sul cartello portato da una giovane lavoratrice: non possiamo non pensare oggi alle leggi discriminatorie che cercano di limitare l’accesso all’edilizia popolare ai cittadini stranieri. In questi giorni si avvia a Milano l’attuazione della nuova legge regionale che premia con punteggi determinanti i cittadini residenti in Regione da più di 15 anni e nel comune da più di 10 limitando nel contempo l’accesso delle famiglie definite “indigenti” ad una quota massima del 20%.[8] Una doppia discriminazione dunque, nei confronti dei cittadini stranieri in particolare e comunque nei confronti di tutti i cittadini poveri.
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La seconda. Emerge un cartello scritto a mano tra la folla radunata fuori dal Teatro Lirico: SALARIO 100.000 AFFITTO 40.000. CON COSA MANGIAMO?[9] A Milano oggi gli affitti continuano a aumentare. Si stima che siano saliti del 10% solo nell’ultimo anno. L’incidenza del costo casa rispetto al reddito supera ormai nella maggioranza dei casi il 50%. La domanda posta nel cartello nel 1969 è quindi oggi ancora più attuale. E la risposta sta negli ultimi dati diffusi dal Ministero dell’interno: nel 2018 a Milano sono stati eseguiti 2.845 sfratti, il 90% per morosità.
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La terza immagine riprende invece molti operai che portano uno striscione: LA CASA NON È UN LUSSO MA UN BENE INDISPENSABILE [10]. Di fronte alla completa liberalizzazione del mercato degli affitti e ai processi di dismissione del patrimonio di case pubbliche negli ultimi 20 anni il movimento sindacale è stato spesso assente e a volte anche direttamente responsabile. Non vi è stata la capacità di contrastare l’assunto per cui l’alloggio non è altro che un bene da cui il proprietario ha il legittimo diritto di ottenere il massimo profitto possibile e ci si è affidati alle presunte virtù regolatrici del mercato rinunciando nei fatti alla rappresentanza della parte di popolazione esclusa dal diritto alla casa.
Se oggi la fabbrica del 1969 da cui partire per estendere la battaglia non esiste più, continua ad esistere quel fuori richiamato nel manifesto di convocazione dello sciopero generale e continua ad esistere lo sfruttamento. I quartieri sono ancora popolati da migliaia di persone e famiglie cui è negato il diritto ad una casa e ad un abitare dignitoso, anche se spesso sono “invisibili” ai media ed alle istituzioni. La città è attraversata, anche se in modo discontinuo e disorganico, da varie forme di resistenza: mobilitazioni per chiedere al Comune risposte concrete per le famiglie sfrattate, iniziative di quartiere per ottenere la riduzione degli affitti, opposizioni agli sfratti e agli sgomberi, momenti di denuncia contro le politiche discriminatorie, richieste di intervento perché siano garantite condizioni di vita dignitose nei quartieri popolari. Da fuori la battaglia può ancora ripartire.
[1] Le indicazioni della CGIL, della CISL e della UIL per una politica organica della casa, 24 settembre 1969. Il Testo integrale del documento in Lo spreco edilizio, a cura di Francesco Indovina, Marsilio Editori, 1972.
[2]Dal Testo del manifesto dello sciopero generale unitario del 19 novembre 1969 in Achilli, Casa Vertenza di massa, Marsilio Editori, 1972
[3] Vedi Sergio Turone, Storia del Sindacato Italiano, Editori Laterza, 1998.
[4] Mario Boffi, Stefano Cofini, Alberto Giasanti, Enzo Mingione, Città e conflitto sociale, Feltrinelli, 1972.
[5] Vedi Francesco Di Caccia, La questione urbana. Storia dell’Unione Inquilini, Feltrinelli,1974
[6] Testimonianza di Giuseppe Zambon, primo dirigente dell’Unione Inquilini
[7] http://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-2w020-0002444/
[8] Per un approfondimento della norma: http://sbilanciamoci.info/modello-welfare-abitativo-lombardo-opportunita/
[9] http://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-2w020-0004681/
[10] http://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-2w020-0002443/
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