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Saldi invernali: come comportarsi per fare un acquisto consapevole e vantaggioso. Le regole del Piemonte
L’inizio del nuovo anno porta con sé una delle tradizioni più attese dai consumatori italiani: i saldi invernali.
L’inizio del nuovo anno porta con sé una delle tradizioni più attese dai consumatori italiani: i saldi invernali. Si tratta di un’occasione perfetta per rinnovare il guardaroba o acquistare prodotti a lungo desiderati a prezzi scontati. Tuttavia, per evitare di trasformare una giornata di shopping in un’esperienza deludente, è fondamentale approcciarsi ai saldi in maniera consapevole e informata.…
#abbigliamento sconti.#acquisti invernali#acquisti online sicuri#acquisti responsabili#acquisti vantaggiosi#affari in saldo#Alessandria today#articoli scontati#budget shopping saldi#come risparmiare#confrontare prezzi saldi#consigli shopping saldi#diritto di recesso#garanzia saldi#Google News#italianewsmedia.com#moda inverno sconti#negozi online Piemonte#negozi Piemonte saldi#offerte saldi#Piemonte normative saldi#Pier Carlo Lava#prodotti in saldo#promozioni saldi#regolamenti saldi#regole consumatori saldi#regole Piemonte saldi#saldi gennaio 2024#saldi grandi marchi#saldi invernali 2024
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Dal Viminale oltre 600 milioni di euro ai Comuni per progetti di rigenerazione urbana
Dal Viminale oltre 600 milioni di euro ai Comuni per progetti di rigenerazione urbana La Direzione per la finanza locale del Dipartimento per gli affari interni e territoriali del Viminale ha completato il 6 maggio l'erogazione a favore degli enti beneficiari, di oltre 600 milioni di euro, a titolo di contributo per progetti di rigenerazione urbana, medie e piccole opere, interventi di messa in sicurezza degli edifici e del territorio e manutenzione straordinaria delle strade comunali, dei marciapiedi e dell'arredo urbano. In particolare, sulla scorta delle disposizioni contenute nel cd. "decreto PNRR quater" è stato disposto il pagamento di una somma pari a € 459.127.501,30 a titolo di ulteriore acconto, nella misura del 20%, per 452 Comuni che hanno avviato progetti di rigenerazione urbana, per i quali risulta già intervenuta l'aggiudicazione dei lavori. "Un segnale concreto dell'impegno del Governo e del Viminale per sostenere quegli interventi di riqualificazione urbanistica, di recupero delle aree e dei siti degradati, che hanno l'obiettivo di migliorare le condizioni di vivibilità e decoro delle nostre città e giocano un ruolo fondamentale per contrastare i fattori di marginalità e di esclusione sociale, prevenire i fenomeni criminali e promuovere la cultura della legalità. Progetti che assumono pertanto una grande importanza anche nell'ambito delle politiche della sicurezza. Una città è vitale se è sicura, se i suoi luoghi sono salvaguardati e tutelati, se i suoi cittadini si sentono protetti. È questa la strada da percorrere per affermare più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile" ha dichiarato il Ministro dell'interno, Matteo Piantedosi. Sono stati, inoltre, erogati contributi: - per € 11.159.058,55, a titolo di acconto o relativamente agli stati di avanzamento lavori degli interventi finanziati e contabilizzati, in favore di 137 enti per gli investimenti in progetti di medie opere; - per € 109.074.930,09, a titolo di acconto o per il saldo degli interventi, nei confronti di 4544 enti per gli investimenti in progetti di piccole opere; - per € 1.603.811,80, relativamente agli stati di avanzamento lavori degli interventi finanziati e contabilizzati, a favore di 3 enti per progetti di messa in sicurezza degli edifici e del territorio; - per € 21.764.514,01, a titolo di acconto o saldo degli interventi, nei confronti di 2586 enti per progetti di manutenzione straordinaria delle strade comunali, dei marciapiedi e dell'arredo urbano.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Il Comites di Londra approva il Bilancio preventivo 2024
Di Pietro Nigro @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND Riunione del Comites di Londra il 13 settembre scorso: approvato all'unanimità il bilancio preventivo con impegni di spesa ordinaria per 49 mila sterline. Comites di Londra, approvato il Preventivo 2024 Il Comites di Londra approva all'unanimità il Bilancio preventivo 2024, il documento che quantifica in 49 mila sterline la spesa ordinaria del prossimo anno e che sarà presentato ora al Consolato generale di Londra per l'inoltro al Ministero degli Affari Esteri. Nel corso della stessa riunione, che si è tenuta nei locali della Chiesa italiana di Clerkenwell ed è stata trasmessa in streaming, il Consiglio ha anche deliberato di chiedere al Mae il reintegro delle somme del bilancio ordinario 2023 che sono state prima decurtate per i tagli al Bilancio dello Stato, e recentemente rimessi a disposizione dei Comites. Inoltre, si è preso atto delle dimissioni della consigliera Francesca Doria, che si è trasferita in altra circoscrizione e che è stata sostituita dalla prima dei non eletti della lista Insieme per cambiare Anna Livolsi subentra nel Comites, ma oggi non ha potuto partecipare per un impegno lavorativo. La prima decisione adottata dal Comites riguarda dunque l'istanza da presentare al Mae per ottenere il reintegro delle somme decurtate dai fondi ordinari del 2023. Si tatta di una possibilità che è stata comunicata dal Direttore generale del Ministero Luigi Maria Vignali ai rappresentanti dei Comites e dei Cgie in una recente riunione al Ministero e illustrata al Comites dal presidente Alessandro Gaglione. Ebbene, si tratta di somme già richieste l'anno scorso per il 2023, e poi non erogate i Comites per le ristrettezze del BilancioMa poiché parte di questi fondi sono tuttora nelle disponibilità del Ministero, ecco che entro il 30 settembre i Comites hanno la possibilità di presentare una istanza motivata per il reintegro di tutta o parte della somma non ricevuta, che potrà così essere destinata alle attività e ai progetti non ancora realizzati. Stando a quanto riferito dal tesoriere Vincenzo Loggia, il Comites ha richiesto per il 2023 47 mila sterline e ne ha effettivamente ricevute solo 28.359, che omprendono anche l'avanzo di gestione dell'anno precedente di 5.382 sterline, nonché i saldi attivi di 4 progetti integrativi per 3.856 sterline. Le spese effettivamente sostenute dal Comites sono calcolate in 27.460, con un saldo attivo previsto di circa 900 sterline. Nel bilancio, come detto, sono anche presenti 3.750 ... Continua a leggere su www.
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L'Eurozona sta perdendo contro l'inflazione
Europa a rischio stagflazione: l’analisi di Hsbc. Il centro ricerche del colosso bancario indivia i pericoli dell’Eurozona legarti a recessione, inflazione, alti tassi d’interesse e mercato dell’occupazione fermo. Un inusuale mix fra la tanto temuta stagflazione – termine che indica la contemporaneità di stagnazione (mancata crescita economica) e inflazione (aumento dei prezzi) – , l'innalzamento dei tassi di interesse e un mercato occupazionale più resiliente del previsto (che, come in questo caso, non è per forza una buona notizia). Potremmo riassumere così l'analisi di Hsbc Global Research sul secondo trimestre dell'economia europea, pubblicata assieme a un allarme secondo il quale, se non aumenterà presto la produttività, “la 'recessione occupazionale' nel Vecchio Continente rischierà di tradursi in una politica restrittiva e in una crescita fiacca”.
Borsa: Milano in calo dell'1,2%, scivola Stm Proprio perché il ristagno del Pil e la spirale inflattiva dovranno giocoforza convivere un mercato del lavoro ancora saldo, private di una valvola di sfogo. Per i tecnici del colosso finanziario erede dell'istituto bancario fondato a Hong Kong nel lontano 1865, infatti, “sembra che l'Eurozona abbia subito la più lieve delle recessioni tecniche” che “nel Regno Unito la crescita sia sostanzialmente stagnante”. Ma potrebbe (e potrà) andare anche peggio, perché “l'inasprimento monetario si sta ripercuotendo sull'attività e ci aspettiamo un ritmo di crescita più lento in futuro”. Tutto questo mentre sul piano occupazionale, come accennato, “la solidità del mercato del lavoro europeo ha sfidato la debolezza della crescita del Pil”, dando vita ad una insolita congiuntura che “potrebbe essere descritta come una 'recessione senza lavoro', l'opposto di una 'ripresa senza lavoro'”. Senza lavoro, chiaramente, nel senso che il mercato del lavoro, rimasto saturo anche durante la decrescita grazie alle politiche governative e comunitarie, non sarà in grado nel breve periodo di assorbire nuova forza. E, quindi, “i mercati del lavoro dell'Eurozona, sfidando la recessione, fanno sì che la crescita dei salari rimanga elevata”, soprattutto nel Regno Unito. Anche perché “finché il mercato del lavoro rimarrà relativamente forte, i lavoratori potranno sentirsi sicuri di chiedere aumenti salariali”. L'aumento dei salari, però, unito al mancato incremento della produttività costituisce il retroterra perfetto per “un rapido aumento del costo del lavoro”. A un ritmo annuo per unità di prodotto (CLUP) che, nell'area dell'euro, si attesta oggi a poco meno del 6%, mentre “nel Regno Unito ha raggiunto un incredibile 7,5%”. Fin qui tutto chiaro, con la BCE e la BoE che anche per questo, stando a Hsbc, “dovrebbero continuare ad aumentare i prezzi fino a settembre”. E, per quanto attiene specificamente a Hsbc, “senza alcun taglio fino alla fine del 2024”. Certo, però, l'attuale politica fiscale “potrebbe aiutare le banche centrali nella lotta contro l'inflazione e potenzialmente contribuire a una più ampia condivisione del dolore”. Anche se, ammettono dalla banca basata a Londra, “per varie ragioni sta tirando nella direzione opposta, il che potrebbe portare a un ulteriore aumento dei tassi di interesse”. In sostanza, la reale panacea di tutti i problemi sarebbe un ritorno della crescita, quella vera. Che, però, “negli ultimi tempi è stata molto carente in Europa”. Un'inversione di tendenza, del resto, “aiuterebbe le banche centrali a risolvere molti problemi” e, pure, “aiuterebbe i governi a uscire dal buco fiscale senza dover ricorrere all'austerità”. Tenendo presente, infine, che “un miglioramento sostenuto della produttività potrebbe richiedere maggiori investimenti da parte delle imprese tempo, e soprattutto potrebbe richiedere tempo”. Ma l'alternativa, secondo Hsbc, è che l'attuale recessione occupazionale, senza ripresa del Pil, possa “presentare un conto ben più doloroso”. Piazza affari vola su livelli precedenti della crisi del 2008 Read the full article
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Elenco dei titoli con l'indicazione del dividendo
In grande spolvero le principali borse mondiali con Francoforte che viaggia in territorio inesplorato toccando nuovi record storici. Anche la Borsa di Tokyo ritrova brillantezza toccando livelli che non vedeva da 33 anni. Lunedì a Piazza Affari sarà il dividend day con 61 titoli di Borsa Italiana che staccheranno la cedola, di cui 19 quotate nel Ftse Mib. Di seguito l'elenco dei titoli, con l'indicazione del dividendo e del rendimento calcolato sul prezzo di chiusura dell'azione al 19 maggio: A2A (BIT:A2) 0,0904 euro 5,51%, Amplifon (BIT:AMPF) 0,29 euro 0,85%, Azimut (BIT:AZMT) 1,3 euro 6,35%, Banca Generali (BIT:GASI) (1^ tranche) 1 euro 3,24%, Bper Banca (BIT:EMII) 0,12 euro 4,44%, Diasorin (BIT:DIAS) 1,1 euro 1,07%, ENI (BIT:ENI) (4^ tranche) 0,22 euro 1,64%, ERG 1 euro 3,54%, FinecoBank (BIT:FBK) 0,49 euro 3,9%, Generali 1,16 euro 6,1%, Interpump (BIT:ITPG) 0,3 euro 0,55%, Intesa Sanpaolo (BIT:ISP) (saldo) 0,0901 euro 3,73%, Inwit (BIT:INWT) 0,3467 2,87%, Italgas (BIT:IG) 0,317€ 5,47%, Leonardo 0,14 euro 1,25%, Moncler (BIT:MONC) 1,12 euro 1,74%, Recordati (BIT:RECI) (saldo) 0,6 euro 1,33%, Tenaris (BIT:TENR) (saldo) 0,3148 euro 2,55%, Unipol (BIT:UNPI) 0,37 euro 7,17% Il listino milanese riparte dopo che venerdì Moody’s ha fatto slittare l’aggiornamento sul rating sovrano dell’Italia. Allo stato attuale i report delle principali agenzie di rating sull'Italia vedono il nostro Paese godere di un BBB con outlook stabile da parte di Fitch e Standard & Poor's, Baa3 per quanto riguarda Moody's e BBB+ da parte di Scope Read the full article
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pro_memoria
Se scrivo ”Sono Gay” mi chiedono se sono lesbica.
Se scrivo “Sotto i lampioni” i curiosi chiedono se faccio la puttana.
Se scrivo amore in saldo sto cercando per forza un uomo con cui bruciare un paio di ore di sesso.
Se scrivo una poesia d’amore per forza ho un amante nascosto nell’armadio.
Se sogno perché sogno, se rido perché rido, se piango perché piango.
Forse sono “gay, forse non lo sono. Potrebbe essere che faccio la puttana, magari ho mille amanti nascosti nell’armadio o forse uno solo, o magari nessuno.
Magari ogni poesia d’amore è dedicata ad una persona diversa e sono davvero una mignotta. Se sono puttana, o follemente innamorata, o magari solo una semplice sognatrice, potranno essere affari miei no? Non è che magari tutti i miei scritti sono semplicemente punti di vista, guerre in cui credo ed emozioni di vita?
Voglio poter scrivere quello che voglio e sicuramente sono ben poche le persone in grado di capire chi sono, come sono, a chi posso aver dedicato o no una poesia o dedicato parte del mio essere. Scrivo quello che mi detta il cuore e condivido con il cuore “momenti”. Chi fa parte o meno di una poesia sono solo cavoli miei. Non è che potrebbe essere che l’unico protagonista sia il mio cuore?
Bisogna sapermi leggere fra gli spazi bianchi per sapere in che direzione vanno i miei scritti, per poi magari scoprire che non vanno da nessuna parte.
Quando leggo gli altri li leggo per quello che mi arriva, senza interrogarmi del perché, senza distinzione di sesso, e condivido TUTTO ciò che mi emoziona o che è lotta contro “l’etichetta” morale della nostra società. Se condivido di più uno o l’altro è un caso, oppure vuol dire che in quel momento mi sono emozionata, e voglio essere libera di farlo con chiunque. Condivido e dedico più tempo a quelli che ho conosciuto di persona, come è naturale e giusto che sia. E non intendo giustificarmi con nessuno, ma proprio con nessuno. Non riuscirei a leggere Tutto e Tutti nemmeno stando 24 ore al giorno davanti al pc.
Per il resto: quali siano le mie emozioni, i miei sogni o desideri, sono solo cavoli miei.
Tutto quello che faccio, il tempo che dedico ad altri, lo faccio semplicemente con il cuore, senza alcun tornaconto personale, perché io sono così, lo faccio con passione.
Perché le persone hanno sempre bisogno di frugare nella nostra vita?
Perché non si accontentano di farne parte senza cercare sempre ”ragioni” per cui sparlare o per cui parlare.
Stremiz Silvana
IlNegozioDeiConcetti
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De Martino, il re del Lido vicino alla ’ndrangheta
di Gianni Belloni wVENEZIA Di certo non è passato inosservato. Antonio De Martino, quarantenne imprenditore e immobiliarista originario di Lamezia Terme, al Lido di Venezia si è dato da fare raccogliendo consensi, sospetti e (poche) pubbliche avversioni. Estroverso, loquace, di una gentilezza un po' chiassosa ed esibita, Antonio De Martino si è occupato un po' di tutto: affari immobiliari, costruzioni, turismo, locali e ristoranti, politica. Un ciclone di attivismo che si è abbattuto su questa quieta isola lagunare tra la fine degli anni '90 e l'inizio del duemila. All'inizio si tratta di una presenza intermittente perché deve scontare una pena per l'omicidio accidentale, avvenuto nel 1993 nella natia Lamezia Terme, di un ragazzo, Giuseppe Giampà. Contando su periodici permessi dal carcere, mette piede al Lido mettendo a segno i primi affari in campo edile con la vigile ed esperta assistenza del padre Saverio, imprenditore reduce a sua volta, nel settembre del 1995, da un attentato in cui rimase gravemente ferito. Questi burrascosi precedenti non impediscono ai De Martino, il figlio Antonio in particolare, di "entrare in società". Dal punto di vista economico, avviando diverse attività tra cui una agenzia immobiliare con sede sul Gran Viale, il ristorante La Pagoda, un negozio di souvenir a Venezia, la costruzione di case e, recentemente, la gestione delle spiagge più belle e rinomate dell'isola lagunare, quelle dei grandi alberghi Des Bains e Excelsior. Negli anni, Antonio De Martino ha animato una associazione di commercianti – l'associazione "Vivere il Lido" - e una serie di iniziative di promozione che hanno stupito. L'età media dei 17mila abitanti del Lido è più alta di quella, già altissima, dei residenti del centro storico veneziano. L'attivismo di De Martino, in una società un po' ripiegata su se stessa, balza all'occhio. Giochi e animazioni serali lungo il viale d'estate, la tessera annuale «Venezia Lido Card», che da diritto a sconti per le famiglie: niente di che, elementari principi di marketing territoriale, ma al Lido non ci aveva pensato nessuno. Non poteva mancare la politica nel suo curriculum: e infatti nel 2006 De Martino apre una sezione dell'Udc, partito che a Venezia fa riferimento a Ugo Bergamo, politico di lungo corso, sindaco negli anni '80. Si parla di un consistente pacchetto di tessere che De Martino avrebbe portato in dote al partito. La sua militanza politica è reale: per dieci anni siede infatti nel direttivo cittadino dell'Udc. Ci sarebbe però una "storia notturna" che scorre parallela e, alle volte, incrocia la brillante carriera imprenditoriale. La racconta l'interdittiva antimafia emanata un paio di settimane fa dal prefetto di Venezia nei confronti della Venice Top Management srl, una delle società dell'imprenditore: "Antonio e Saverio De Martino - si legge nel documento prefettizio - continuano a mantenere rapporti con numerosi esponenti della malavita organizzata calabrese e con soggetti agli stessi sodalizi criminali facendo emergere un intreccio di cointeressenze personali ed economiche". Il padre Saverio e Antonio, negli anni, sarebbero rimasti legati da vincoli di amicizia e riconoscenza al boss della cosca Iannazzo di Lamezia Terme, Vincenzo Iannazzo. Tanto da ospitarlo a Venezia nel 2009 quando Vincenzo lasciò per un periodo Lamezia per contrasti con i suoi sodali o finanziarne il soggiorno in Irlanda. Il documento del Prefetto sottolinea il legame d'affari esistente tra Iannazzo e i De Martino, in particolare per quanto riguarda la Regit srl - società con sede legale a Lamezia, ma attiva nel Veneziano – con cui la famiglia De Martino farà diversi affari tra il 2001 e il 2004. E questo sarebbe avvenuto, secondo la Prefettura, in seguito alla visita, nel 2001, di Iannazzo in alcuni cantieri della Regit. La loro rete di conoscenze nel Veneziano sarebbe stata sfruttata, secondo quanto scrive la Prefettura, varie volte da sodali della rete 'ndranghetista. Come quando Gennaro Longo di Lamezia Terme - "sospettato di essere contiguo alla consorteria 'ndranghestita Iannazzo-Giampà", titolare della ditta ElleDue costruzioni, vince nel 2011 l'appalto la costruzione della caserma dei carabinieri di Dueville nel vicentino. Grazie ai buoni uffici di Antonio De Martino (dice l'interdittiva), la ElleDue costruzioni ottiene la certificazione necessaria per concorrere agli appalti pubblici. I nodi della rete di conoscenze di De Martino sembrano ben piazzati: lo scorso 23 settembre è stato condannato a quattro mesi di reclusione per aver utilizzato informazioni coperte dal segreto. Antonio Cairo, sotto capo della capitaneria del porto di Venezia, avrebbe infatti avvertito in anticipo l'imprenditore sui futuri controlli nei suoi stabilimenti balneari. Della "storia notturna" dei De Martino, al Lido, si vociferava almeno da una decina d'anni. Voci sempre più insistenti dopo l'arresto, il 14 maggio 2015, del padre Saverio nell'inchiesta Andromeda della procura di Catanzaro a carico delle cosche di Lamezia Terme, con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Saverio è poi stato ritenuto estraneo alle accuse dal Tribunale del Riesame di Catanzaro e scarcerato il 2 giugno. Si era alla vigilia delle elezioni e De Martino aveva seguito la parte dell'Udc fedele al centrosinistra, si era candidato per la municipalità del Lido, ma il candidato del centrosinistra, Felice Casson, aveva posto il veto sulla sua candidatura. "Antonio Provenzano mi faceva l'esempio, no?, se De Martino aveva preso tutti questi appalti, come fa a prenderli? Qua come li prendiamo gli appalti? Con l'amicizia. E la stessa cosa è là". A parlare è Angelo Torcasio, collaboratore di giustizia, le cui confessioni hanno dato il via all'inchiesta Andromeda. L'amicizia di cui parla Torcasio è in realtà un saldo rapporto con rappresentanti del mondo politico che – al sud come al nord – rimangono figure decisive per l'assegnazione degli appalti. "Dalle risultanze investigative emerge – scrive il prefetto - che De Martino Antonio avrebbe richiesto ad un politico ed amministratore locale di intercedere sul funzionario a capo della struttura competente al fine di velocizzare al procedura di concessione dell'autorizzazione a costruire nell'area del Parco delle Rose (…). Di fatto l'autorizzazione venne rilasciata dieci giorni dopo". Siamo nel 2010 e l'affare del Parco delle Rose è l'occasione, forse l'unica, in cui Antonio De Martino si scontra con una parte degli abitanti del Lido, i componenti del battagliero comitato ambientalista locale. De Martino progetta di costruire in un'area verde nella zona centrale del Lido due edifici ad uso commerciale e residenziale compreso dei garage sotterranei. Il progetto di De Martino verrebbe ricompreso in tutta la serie di interventi previsti dall'anniversario dell'Unità d'Italia, un "Grande Evento", occasione per nominare commissari straordinari e velocizzare procedure. Al Lido alla costruzione del nuovo palazzo del Cinema il commissario straordinario Vincenzo Spaziante accumula altre competenze tra cui la decisione sul Parco delle Rose. Il progetto di De Martino viene fieramente osteggiato dal coordinamento delle associazioni ambientaliste, ma supera lo scoglio delle autorizzazioni (semplificate dal regime commissariale). Alla fine De Martino non riuscirà a reperire il capitale sufficiente e ad accordarsi con i proprietari dell'area e il progetto – forse il più ambizioso dei suoi - rimarrà sulla carta. I De Martino, padre Salvatore, madre Angela Perri, la sorella Vincenza con il marito Ferdinando Estini (fratello di Ottavio Estini, genero di Pasquale Giampà, capo della famiglia ndranghetista omonima) vivono insieme in un complesso residenziale, dal disegno architettonico un po' vanitoso, alle "terre perse", zona in bilico tra la cittadina del Lido e il borgo veneziano di Malamocco. Da pochi anni ha aperto, con buone speranze, un locale – Lidò – sul Gran Viale. Sia chiaro: il provvedimento della Prefettura è una misura preventiva, i fatti descritti sono frutto di attività investigativa, ma non hanno validità al fine di dichiarare Antonio De Martino appartenete alla 'ndrangheta. De Martino potrà ricorrere al Tar per dimostrare le sue buone ragioni. Che la "storia notturna" esista davvero nessun tribunale lo ha ancora stabilito. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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Da quando mio padre è morto, gli chiedo di intervenire nella mia vita. Guardo il cielo e gli parlo con voce confidenziale e veemente. È l’unico essere a cui possa rivolgermi quando mi sento impotente. [...] Non mi viene mai in mente di parlare con Dio. Ho sempre ritenuto che non non si possa disturbare Dio. [...] Per cui io invoco mio padre, che mi sembra più accessibile. Gli chiedo dei favori ben determinati. Forse perché le circostanze mi portano a desiderare cose precise, ma anche, sotto sotto, per testare le sue capacità. È sempre la stessa richiesta di aiuto. Una preghiera affinché succeda qualcosa. Ma mio padre è un disastro. Non mi sente, oppure non possiede alcun potere. [...] Ogni tanto gli attribuisco un sapere profetico. Penso: non soddisfa le tue richieste perché sa che non sarebbe un bene per te. Questo mi dà sui nervi, ho voglia di dire, non sono affari tuoi, ma almeno posso considerare il suo non intervento come un gesto deliberato. [...]
Parlerò seriamente con mio padre. Gli dirò che ha un’occasione imperdibile di manifestarsi per il mio bene. Gli chiederò di ristabilire la geometria della mia vita. È una cosa semplicissima e facile da organizzare. Potresti, mi appresto a dirgli, mettere sulla mia strada qualcuno di allegro, con cui possa ridere e a cui piaccia camminare? Tu conosci sicuramente qualcuno che si sistemi i lembi della sciarpa ben aperti e incrociati sotto un cappotto vecchio stile, che possa porgermi un braccio saldo e condurmi nel bosco e tra la neve senza che ci perdiamo.
Felici i felici, Yasmina Reza
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Eurepliche
Meteor-Matteo, il cazzaro che vince le Europee saturando i media, è una replica in saldo. Rispetto a Renzi nel ’14, Salvini ha 7 punti in meno, e calcolata l’astensione il suo 34% in realtà significa meno di 2 elettori su 10. Al tramonto però anche i nani proiettano lunghe ombre. Il rovinoso crollo grillino è una replica renziana in fast-forward: in meno d’un anno di governo, il Movimento 5 Stelle Spente ha già perduto metà degli elettori. La primissima esperienza politico-mediatica di Beppe Grillo fu commentare da comico una maratona elettorale nei primi anni ’80 dell’ascesa di Craxi. Ieri sera, nessuno dei grillini ha avuto il coraggio di apparire davanti alle telecamere per commentare il suicidio di massa che hanno compiuto favorendo l’ascesa di Salvini. Il cerchio s’è chiuso. Zingaretti invece ha esultato molto più di quanto il misero recupero del suo partito lo autorizzasse a fare. Il PD festeggia perché Salvini è il nemico ideale, contro il quale spera di ri-mobilitare a suo vantaggio quell’Union sacrée orfana dell’antiberlusconismo di facciata, e quegli antifascisti a progetto che oggi fingono di non accorgersi che Salvini non è che la continuazione della dottrina Minniti con gli stessi mezzi, e qualche sceneggiata Teo-Can in più. Intanto l’élite UE si prepara ancora una volta ad ammortizzare e neutralizzare le ambivalenti spinte al cambiamento espresse dagli elettori in tutti i paesi europei. Come meteore che sfreccino solo per un attimo, per poi inabissarsi nella palude degli affari comuni. Finché durerà.
di Alessandra Daniele - via: Carmilla
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Capitolo 18 - Amore e Gelosia
Quei tre mesi erano volati, Eolas nemmeno se ne accorse.. certo il periodo in cui Banreas perse il suo migliore amico non fu facile, poteva percepire il suo dolore, aveva vissuto un trauma e cercò in ogni modo di stargli vicino, rinunciando anche ad una missione per la gilda. Ora il fratello sembrava essersi ripreso, mentre la vita di Eolas si divideva tra le missioni e Vankas, dormiva spesso da lui, parlavano, cenavano insieme, si scambiavano effusioni, inoltre.. beh, Eolas era un bravo provocatore, il loro rapporto era diventato molto più saldo e il principe di sentiva pronto per l’importante passo verso l’età adulta. Per questo spesso indossava abiti e vestiti provocanti, lo trovava anche piuttosto divertente, perché vedeva Vankas combattuto, mentre cercava di “far finta di nulla”, perché rispettava Eolas e non voleva assolutamente metterlo a disagio, e questo il principe lo apprezzò moltissimo. Più i giorni passavano, più Eolas si sentiva sempre più legato a Noldor, risvegliarsi con lui accanto e il suo profumo, tirargli i calci di notte per il suo russare o ancora fargli i dispetti da volpe rompendo qualche vaso. Avevano iniziato a vivere una loro “routine”: frittelle la mattina, coccole, gilda (eventuali missioni o ricognizioni, non smetteva mai d’imparare), passeggiate e cena. Quel pomeriggio prima di cena fecero una passeggiata, avevano appena concluso una riunione, non lo teneva per mano.. e non parlò a nessuno della loro storia, non era il momento, non ancora, dovevano tenerla segreta. Il sole stava calando, la vita a Falras era molto rumorosa, si lavorava fino all’ora di cena, i commercianti e le dame non si stancavano mai di fare affari. Tutto stava andando per il meglio, Eolas era felice, o almeno.. fin quando non apparì Lucrezia. Quell’odiosa donna appena vide Vankas li raggiunse subito, il volto di Eolas si oscurò e strinse i pugni cercando di non farsi notare, non poteva nemmeno.. cacciarla, o svelare il rapporto con Noldor, doveva rimanere calmo e zitto. Ma fu difficilissimo, ogni sorriso o sguardo o parola di quella donna erano intollerabili, avrebbe voluto strozzarla in quel preciso istante.
@vankasnoldor
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Piazza Affari ricca di cedole, 19 big stock cedole per quasi 10 miliardi.
Piazza Affari ricca di cedole, 19 big stock cedole per quasi 10 miliardi.
A Piazza Affari un lunedì ricco di cedola, 19 azioni distribuiscono quasi 10 miliardi di rendimento. La migliore cedola? Quella di Generali Assicurazioni ai soci 1,7 miliardi di euro circa, non male anche per il cane a sei zampe “Eni” e per la solida “Intesa Sanpaolo” distribuiscono quasi 1.5 miliardi scarsi utili a saldo poichè in autunno hanno già distribuito l’acconto. Distribuisce la cedola…
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la beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste.
Lascia sorpresi, in un mondo dove tutti sono a conoscenza di tutto, quanto un mistero possa destar ancora clamore. Colpa e merito, per me, non è della rete che fa mercimonio di dati condivisibili rendendo appetitoso quello che dalla rete riesce a sfuggire. E’ nostro, che un cecio in bocca non siamo più in grado di tenercelo: condividiamo ogni cosa, costantemente. Lavoro, gravidanze e morti comprese. Perciò subiamo il fascino dell'anonimato. Siamo nostro malgrado dei mostri, perché ci piace metterci in mostra. Perciò notiamo chi riesce a non farlo. Liberato, di sicuro. Ancora di più Young Signorino, la cui esposizione è falsata dalle inattendibili dichiarazioni. Noi ci mettiamo le facce, lui il personaggio, non so se afferrate la differenza. Almeno in questo, gli va dato il merito di essere migliore di noi. E’ un tipo di fascinazione delicata, quella odierna per il mistero, che non ha più nulla a che fare col make-up dei Kiss. Non si possono neanche comparare le due cose, tanto è mutata la società. Per fare un esempio: l'idea che gli Slipknot mettessero una maschera per dare più risalto alla musica era (per sommi capi) credibile, ma nessuno darebbe uguale beneficio del dubbio a M¥SS KETA. Eppure, il tipo occidentale medio non ci pensa un secondo e, tra una cosa avvolta da un qualsiasi enigma e un'altra stra-sputtanata, preferirà l'ignota. Fino a che anche e quella ignota perderà il suo fascino. Un po’ per curiosità ma più che altro per invidia. Qualcuno è convinto di essere al di sopra questa dinamica, di essere saldo alle cose più concrete, di solito questo però non gli impedisce di veder e commentare The Andrè in ogni dove. Ma del resto come si fa a non subire il fascino dell’oscuro? Uno può anche conoscere tutti i cambi di line-up, le canzoni, persino gli outtakes di chi che sia. Non è questa attrazione per l'ignoto? Voglio dire, quale disturbo psichico si dovrebbe avere altrimenti per sentirsi un bootleg del 198O di Neil Young o sapere il nome del quarto batterista dei Ramones (Elvis Ramone, pare in verità Clem Burke dei Blondie, che durò due concerti). Ancora più esplicita è la via dei collezionisti: prendete il folle che uscirà 28 mila dollari per il Black Album di Prince. Inedito nel 1987 per suo volere: (si dice che) sognò una maledizione abbattersi sul disco e spedì al macero le 5OO copie già stampate. Finché era in vita Prince, si faticava a reperire in rete anche la sua produzione ufficiale: era il folletto di Minneapolis, detto anche TAFKAP, oppure Alexander Nevermind, oppure Jamie Starr, oppure Joey Coro, oppure Tora Tora, oppure TKid, oppure Love Symbol, mistero in sé. Ma ora che è morto e tutta la sua produzione è alla mercé di tutti, l’enigmatica The Funky Bible è La cosa da avere. C'è una specie di legame a doppio filo oramai tra disagio da sovraesposizione social e volontà di operare all'esterno dei confini del conosciuto. Penso che sia una cosa che nasca dalla voglia di riprendere possesso dei cazzi nostri, bloccata dalla fifa che abbiamo di remare contro-sistema e infine dopata dal mondo del business che da sempre tende a estremizzare le voglie del pubblico represso (il vecchio sex, drugs and rock'n'roll ieri, l'anonimato oggi) per ridargliele in pasto come entertainment. Una settimana fa ho finito di leggere La Bocca dell’Inferno di Fernando Pessoa e Aleister Crowley, che contiene un inedito su un oscuro caso di cronaca nera di cui entrambi furono protagonisti. Non mi è piaciuto. O meglio, è molto bello e tutto, ma all’atto pratico, con un minimo di distacco, si risolve in un epistolario tra i due e nel racconto incompleto di una storia che assume il suo fascino solo in relazione a quanto scritto fin’ora - ma trasportato così indietro nel tempo da farmi interrogare se c’è un aspetto della società moderna senza un suo illustre e migliore antesignano. Partiamo dai protagonisti. Pessoa, da un lato, è un poeta d’avanguardia, appassionato di esoterismo e occultismo, prima di Prince prese almeno 4 nomi in prestito per confondere le acque e palesare la propria isteria (Alvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro e Bernardo Soares); Crowley, dall’altro, è spiritista, bohémien, esoterista anche lui, amico di amici (Rodin, Dalì, Buñuel, qualcuno dice Churchill, qualcuno dice Hitler) e, per non farci mancare nulla, necromante e fondatore di una setta religiosa. L’anno di cui parliamo è il 193O. Il posto è la città di Lisbona. Dalla densa corrispondenza sappiamo che si incontrano per parlare di affari editoriali e di occultismo e che Ailester organizzerà un rito di iniziazione per ammettere Fernando all’Ordo Templi Orientis, la setta di cui è capo; ma ancorché interessante non è di ciò che vi voglio parlare. Crowley è, a quanto pare, stato piantato in asso dalla sua giovane compagna e, alla faccia dei riti voodoo e Vanna Marchi, è alla ricerca disperata di riportarla tra le sue braccia. Pessoa, dal canto suo, con Agatha Christie ed Hermann Hesse nella classifica dei Bestseller di quell’anno, fatica a emergere con la susa scrittura simbolista e modernista, evanescente e piena di indefinizione e insoddisfazione. L’idea pare sia venuta al primo: far finta che Crowley si suicidi per risvegliare l’interesse sul suo nome e, di conseguenza, il senso di colpa nell’amata e le opere del secondo. In che modo? Scrivendo un racconto inedito come ultima persona entrata in contatto con l’occultista. Così, su una baia vicino Cascais, assai cara agli aspiranti suicidi chiamata La Bocca dell’Inferno, Crowley lancia un biglietto all’amata: “Non posso vivere senza te. L’altra Boca do Infierno mi avrà. Non sarà ardente quanto la tua!” e sparisce. E la farsa ha inizio. Chi lo trova? Ovviamente Pessoa che, come previsto, avvisa la stampa che, alla faccia delle tanto strombazzate fake-news di ora, si prensenta sul posto in massa. “Qual’era l’intenzione di Crowley quando ha scritto questa lettera allucinata?” scrive il Diario de Notìcias mentre la rivista francese Détective non sa se la notizia appartenga “al mondo allucinante dei falsi morti, o dei falsi vivi”. Ma non finisce qua. Il piano è molto più articolato e prevede un’altra mossa: sotto le mentite spoglie di un misterioso investigatore privato (chi ha detto Liberato?), sempre Pessoa scrive appunti in inglese che invia poi a sé stesso medesimo, ottime per un poliziesco sul caso (chi ha detto Agatha Christie?) ma scritto da uno scrittore che è anche aforista e un po’ filosofo (chi ha detto Herman Hesse?). Sebbene nell’opera, rimasta incompiuta per volontà di tutti e due i mascalzoni, sia centrale la rivelazione del mistero, si riconosce la mano del Pessoa-poeta: l’ossessione per il frammento si impone nella struttura mentre il bilico tra realtà e pseudo-realtà (se conoscete Pessoa sapete di che sto parlando, se invece non lo conoscete fareste meglio a procurarvi qualcosa) ci riporta il tema del doppio e del solo, così nevralgico nella sua poetica. Alla fine la trovata di marketing non risolleverà tanto le finanze dei due e non farà nemmeno fidanzare nessuno (ci fosse stato Youtube, Crowley almeno un dozzina di bimbeminchia l’avrebbe almeno conquistate) pure se la verità verrà scoperta molto dopo poiché entrambi mentirono “fottutamente bene”, come avrà modo di vantarsi lo stesso Crowley più volte. Tutto secondo i canoni della “finzione vera” tanto cara a Pessoa: infatti per lui, come scrisse nella celebre Autopsicografia, il poeta/artista è principalmente un “un fingitore. Finge così completamente che arriva a fingere che è dolore il dolore che davvero sente”.
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Catanzaro, la tendenza incoraggiante che vede la riapertura delle principali attività
Catanzaro, la tendenza incoraggiante che vede la riapertura delle principali attività. Qui di seguito la nota a firma del sindaco, Nicola Fiorita: “Partono i lavori del Duomo, la Questura è tornata nella sua sede storica di piazza Santa Caterina, è stata inaugurata la sede della Procura nell’ex ospedale militare, hanno riaperto le gallerie del San Giovanni, presto riavremo l’Aula consiliare di Palazzo De Nobili. Alcune nuove e importanti funzioni saranno insediate, ovviamente con tempi scadenzati, in contenitori prestigiosi: la Procura Europea a palazzo Alemanni, il Centro per l’impiego a piazza Larussa, la Corte dei Conti e l’Avvocatura dello Stato in via Crispi, il Conservatorio musicale statizzato all’ex Stella. Tra i segnali più interessanti da registrare il saldo nettamente positivo nel report aperture/cessazione di attività commerciali e di ristorazione nell’area del centro storico nell’arco temporale agosto-dicembre 2022. Vengono staccati, uno dopo l’altro, i tristi cartelli “chiuso a tempo indeterminato” che lastricavano il centro storico. Passiamo dalla fase delle chiusure a quello delle aperture. Non sempre e solo per merito nostro, ma anche. L’importante è avere invertito una tendenza devastante che stava producendo un’immagine negativa e rassegnata della Città. Le nuove aperture sono state 24, mentre le cessazioni sono state 5. L’area presa in considerazione comprende corso Mazzini, via XX Settembre, piazza Matteotti, via Jannoni, via Menniti Ippolito, via Crispi, via Poerio, via Alberghi, via Acri, via Indipendenza, piazza Roma. Il settore maggiormente interessato è quello della ristorazione/bar che ha registrato ben 9 aperture, a conferma della vocazione food del centro storico, sulla quale vogliamo ulteriormente investire. La creazione delle mini-isole pedonali serali nei luoghi della movida (piazza Larussa) e della tradizione (la Ruga del morzello) è andata in questa direzione. Le aperture di negozi di vicinato alimentare sono state 4, mentre 8 sono state le aperture di vicinato non alimentare e 3 riguardanti altre attività, come affittacamere e agenzie di affari. Si tratta di un primo, se vogliamo ancora insufficiente segnale di ripresa dell’attività commerciale nell’area del centro storico che già in questi mesi abbiamo cercato di rendere più attrattiva, soprattutto nel periodo natalizio. Ma non dovremo limitarci al Natale e al Capodanno, dovremo fare pulsare il centro storico durante tutto l’anno. L’isola pedonale nel week end appare ormai una conquista irrinunciabile, anche se dovremo studiare la soluzione più opportuna per renderne almeno un tratto permanente. Restano, ovviamente, molti dossier aperti a cominciare dai parcheggi e dall’accessibilità. Un passo avanti molto importante sarà l’avvio dei lavori per il raddoppio di via Carlo V, finanziamento che abbiamo salvato e che consentirà di realizzare, sia pure in parte, l’opera e dunque i parcheggi previsti. La battaglia più importante sarà ottenere dalla Regione il finanziamento per la riconversione del parcheggio multipiano del Politeama. Attendiamo di capire come la Provincia vorrà porsi nella gestione dei poli museali di sua competenza, a cominciare dal MARCA, dal Numismatico di villa Margherita, augurandoci che ne sarà assicurata la fruizione da parte del pubblico. Noi da parte nostra rilanceremo l’attività del San Giovanni e della Palazzina dell’ex Stac in piazza Matteotti. Stiamo cercando di capire come assicurare, di concerto con la Fondazione, l’apertura della Casa della memoria di Mimmo Rotella, anche per un paio di giorni alla settimana. Manteniamo il fiato sul collo dell’Archivio di Stato che da anni ha ottenuto dal Comune la sede dell’ex Mattatoio di via Milelli, mentre con l’UMG dovremo verificare gli spazi, per determinare una politica dei servizi pienamente rispondente agli interessi degli studenti. Ma, lo ripeto, c’è ancora tanto, tantissimo da fare. L’essenziale era trasformare il cartello “chiuso a tempo indeterminato” in “finalmente aperto” o “stiamo lavorando per riaprire””. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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La verità - posto che ve ne sia una soltanto - è che Renzi e i suoi subalterni, percepiti ormai come un comitato d' affari paesani in disarmo, hanno lasciato dietro di sé una scia di fatua arroganza e un Pd ridotto in macerie intorno alle quali branchi di correnti randagie si disputano gli avanzi del banchetto. E non c' è nemmeno un Silvio Berlusconi a salvarli con un Nazareno a saldo. Restano in piedi i Roberto Saviano, convinti di poter finalmente egemonizzare le ultime frattaglie di sinistra con le loro assurde recriminazioni resistenziali, motivo in più per stappare bottiglie dalle parti di Salvini &Co.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dipartito-democratico-quando-dem-hanno-rotto-berlusconi-non-177145.htm
Il crollo dell’impero d’Occidente, Romolo OsSaviano Augustolo.
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27 set 2021 18:18
AVVOCATO DEL POPOLO O DEL SISTEMA? (SE QUESTO E' UN GRILLINO...) - “DOMANI” RICOSTRUISCE RELAZIONI, AMICIZIE E PRESUNTI CONFLITTI DI INTERESSE DI GIUSEPPE CONTE: AL VERTICE DELLA PIRAMIDE DELLA POCHETTE MAGICA C’È IL MENTORE GUIDO ALPA, MA ANCHE L'INSEPARABILE LUCA DI DONNA: INSIEME INCASSAMO MILIONI TRA ARBITRATI E CONSULENZE VARIE – I RAPPORTI CON CENTOFANTI E ALESSANDRO DI MAIO, LE RICCHE CONSULENZE PER L'ACQUA MARCIA DI BELLAVISTA CALTAGIRONE E RAFFAELE MINCIONE, L’AMICIZIA CON L’AVVOCATO CASSAZIONISTA FABRIZIO DI MARZIO E IL DUPLEX VECCHIONE-ARCURI
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Giovanni Tizian e Emiliano Fittipaldi per “Domani”
«Quando ho visto che Giuseppe Conte era stato scelto per fare il presidente del Consiglio, ho capito che il M5s come lo conoscevamo era morto: il sistema era riuscito a mettere alla leadership di un movimento antagonista un avvocato d’affari contiguo all’establishment, con l’obiettivo di normalizzarlo. Così è stato».
Ascoltare una fonte che lavora allo studio di Guido Alpa (vecchio mentore dell’ex premier), spulciare contratti riservati e documenti di concorsi universitari permette di analizzare meglio il fenomeno Conte.
E il percorso che ha permesso a un barone universitario semisconosciuto, con formazione democristiana e disponibile a chiudere fino al 2017 business milionari lavorando con professionisti condannati per associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta, di diventare il capo assoluto di un partito giustizialista, nemico giurato dei poteri forti e difensore degli ultimi e dei dimenticati.
“L’avvocato del popolo”, fortunata invenzione di Rocco Casalino, è infatti un avvocato d’affari vecchia maniera, che spesso ha lambito conflitti di interessi plurimi (tanto invisi alla propaganda pentastellata) e frequentatore di salotti che appaiono lontani anni luce dagli ambienti del grillismo doc. Ancora oggi un pezzo dei Cinque stelle teme che la scelta di incoronare Conte nuovo leader sia stata un errore madornale, mentre molti s’interrogano su chi siano davvero i consiglieri dell’ex premier e quali i suoi referenti fuori dal partito.
Domanda che, in vista della riorganizzazione del M5s, si fanno sia i fedelissimi della sua corrente (tra loro ci sono, per ordine di influenza sul leader, Mario Turco e Rocco Casalino, subito dietro svettano Alfonso Bonafede, Vito Crimi, Paola Taverna e Stefano Patuanelli), sia i gruppi rimasti fedeli a Luigi Di Maio e a Beppe Grillo. Garante che solo tre mesi fa dava a Conte dell’assoluto incapace, perché privo di «visione politica e capacità manageriali», e che ha recentemente blindato il comitato di garanzia del M5s – in grado di sfiduciare lo stesso presidente – inserendo due antagonisti dell’ex premier come Virginia Raggi e Di Maio.
NEL REGNO DI ALPA
Partiamo dal vertice della piramide. Nel cerchio magico di Conte il più ascoltato resta Guido Alpa. I rapporti tra i due sono ottimi. La coppia si incontra a cena spesso e volentieri (spesso il mercoledì), dove discutono di alleanze (dal Senato raccontano che anche la presidente Maria Elisabetta Casellati qualche mese fa partecipò a un pranzo a tre) e prospettive politiche: Alpa non ci ha messo direttamente le mani, ma ha dato più di un consiglio anche nella stesura del nuovo statuto del M5s, pietra del rancore mai sopita tra il neopresidente e Grillo.
Quando Conte era a palazzo Chigi i rapporti erano diventati per motivi di opportunità meno frequenti, tanto che i due usavano come ufficiale di collegamento per messaggi e informazioni delicate lo sconosciuto Gabriele Cicerchia, da anni factotum dello studio Alpa, che Conte fece assumere nel suo staff di palazzo Chigi come «collaboratore del capo di gabinetto» Alessandro Goracci. Con uno stipendio da 75mila euro l’anno.
Durante il premierato, i legami hanno avuto anche dei bassi. A causa, dicono i maligni, del timore di Conte di essere associato ai gruppi di potere di cui il maestro è da sempre espressione. Nonostante il rapporto intimo sia stato per il giurista di Volturara Appula assai fecondo: diventato collaboratore preferito del numero uno di una grande scuola giuridica nazionale, ottenuto un ufficio personale nello studio di Alpa a piazza Cairoli, l’ex premier prima di entrare in politica ha accumulato incarichi accademici in progetti spesso curati da Alpa, che ne hanno propiziato la scalata all’università, le buone relazioni. E gli affari.
Tra i tanti, ricordiamo le consulenze da 400mila euro ottenute dal lobbista Fabrizio Centofanti e Francesco Gaetano Caltagirone per il concordato della società Acqua Marcia, finite al setaccio delle procura di Perugia e di Roma dopo le dichiarazioni di Piero Amara (Conte non è indagato, ma c’è un’inchiesta a piazzale Clodio per bancarotta fraudolenta ancora aperta).
Oltre la compravendita milionaria dell’hotel di Venezia Molino Stucky. Un affare dove l’integerrimo avvocato, di fronte a una ricca parcella, non disdegnò di lavorare fianco a fianco con un architetto già condannato per associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta, il pregiudicato Arcangelo Taddeo, consulente con Conte del gruppo Marseglia che si accaparrò l’hotel a prezzi di saldo. Conte ha dato pareri anche al finanziere Raffaele Mincione – ex cliente di Alpa oggi imputato per corruzione in Vaticano – impegnato nella scalata Retelit.
Ma dissidi tra l’ex presidente del Consiglio e Alpa ci sono stati anche a settembre 2018, quando l’anziano docente sperava che il suo protegé prendesse la cattedra di diritto privato alla Sapienza di Roma che lui stava lasciando causa limiti d’età. Conte non ritirò la domanda nonostante fosse ormai diventato premier, ma fu costretto a sfilarsi dopo che la notizia del concorso, raccontata da chi vi scrive, fu rilanciata da alcuni media internazionali.
I conflitti di interesse erano tanti, e non riguardavano solo il nuovo status politico di Conte: presidente della commissione che avrebbe dovuto giudicarlo era stato infatti designato Enrico Del Prato, un ordinario che arrivò alla Sapienza grazie a una procedura selettiva vinta anni prima (presidente della commissione che lo premiò era Alpa), e che nel 2017 aveva indicato lo stesso Conte come presidente di un arbitrato milionario alla Camera arbitrale di Milano.
L’AMICO DI DONNA
Intrecci tipici del malcostume accademico italiano, da sempre stigmatizzati dai grillini ma, nel caso di Conte, giustificati o ignorati. Come il tema del merito: il nuovo capo politico non sembra intenzionato a ricorrere, nella struttura del partito che verrà, ai migliori e ai più capaci, ma ai fedelissimi dell’inner circle. Il Fatto Quotidiano ha ipotizzato che nel lancio della nuova scuola di formazione del M5s possa essere coinvolto l’avvocato Luca Di Donna, definito uomo «molto apprezzato dall’ex premier».
Non sappiamo se la nomina andrà in porto, ma certamente Di Donna – anche lui enfant prodige dello studio Alpa – è uno degli amici più cari del neopresidente grillino. «Conte, Di Donna e Guido formano una triade indissolubile», chiosano dallo studio del maestro, da dove Conte ha attinto anche per l’assunzione del 29enne Andrea Benvenuti, suo ex segretario particolare a palazzo Chigi.
Anche Di Donna entrò giovanissimo nelle grazie dell’anziano giurista, che prima lo volle come allievo, poi collaboratore di studio. Anche oggi i due sono inseparabili: il nuovo ufficio di Di Donna è a un piano di distanza da quello di Alpa, sempre a piazza Cairoli a Roma.
Un’amicizia che ha portato fortuna: Di Donna, come Conte, ha bruciato tutte le tappe accademiche ed è diventato a poco più di 40 anni ordinario di diritto privato europeo alla Sapienza. Un record, nonostante qualche invidioso creda che le sue pubblicazioni scientifiche non giustifichino una carriera così veloce e brillante.
Certamente non la pensava così l’ex sottosegretario Sandro Gozi, che lo volle come suo consigliere giuridico nel 2016-2018 nel dipartimento dove lavorava, come segretario di Gozi, anche Mario Benotti, il giornalista indagato per traffico di influenze per aver ottenuto una mega provvigione milionaria intermediando tra il commissariato straordinario per l’emergenza Covid guidato al tempo da Domenico Arcuri e alcune aziende cinesi di mascherine, che ottennero una commessa superiore al miliardo di euro. «Mai conosciuto Di Donna», dice Benotti a Domani.
L’amico di Conte ha rapporti amicali con Luigi Bisignani, e con un pezzo importante dei salotti che contano. La nuova rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, lo stima così tanto da avergli affidato la responsabilità degli Affari legali dell’ateneo. In attesa di possibili incarichi nel M5s (che lui smentisce ai suoi amici), a gennaio 2021 l’ex ministro Bonafede lo ha nominato presidente della commissione di esami di avvocato a Roma, su proposta dell’ordine degli avvocati di Roma.
Di Donna cura con grande attenzione anche il suo business: dal diritto societario ai contratti del settore delle scommesse, da arbitrati a consulenze varie, il suo conto in banca recentemente si è assai gonfiato. A Domani risulta che tempo fa la lussemburghese Pop 12 sarl di Mincione ha pagato a Di Donna una consulenza per Banca Carige circa 100mila euro, mentre altre 160mila euro sono arrivati da Condotte, una spa immobiliare finita in amministrazione straordinaria per cui il legale è consulente.
Soldi a palate sono arrivati anche da società finanziarie straniere (oltre 680mila dalla finanziaria bulgara BN Consulting) e da aziende specializzate in alimenti per neonati. Gli affari dell’amico del presidente vanno così a gonfie vele che in tre anni il secondo allievo prediletto di Alpa è riuscito, a leggere i documenti del catasto, a comprarsi tre meravigliosi appartamenti contigui nel centro di Roma di fronte a Castel Sant’Angelo: 374 metri quadri complessivi, per una spesa di oltre due milioni di euro.
Di Donna, sentito al telefono, spiega che per questioni di privacy non può parlare della sua clientela. Ma un’altra fonte a lui vicina dice che «i business di Luca sono tutti puliti e trasparenti, frutto solo del suo lavoro di avvocato. Conte? Non gli ha mai dato nulla, Di Donna s’è fatto da solo con lo studio e il sudore».
CERCHIO MAGICO
Gli amici che frequenta dell’avvocato del popolo, di certo, con il popolo inteso in senso grillino sembrano avere poco da spartire. Nell’entourage ristretto del presidente c’è un pezzo dell’establishment nazionale: l’ex capo dei servizi segreti Gennaro Vecchione, che ha perso il posto dopo i pasticci sul caso Mancini-Renzi ma resta fidato suggeritore del professore, l’ex commissario straordinario Arcuri, anche lui silurato dal governo Draghi dalle inchieste sulla struttura commissariale in seguito alla vicenda Benotti, l’ambasciatore Pietro Benassi ed Ermanno De Francisco.
Quest’ultimo è un magistrato amministrativo che Conte conobbe anni fa a casa del potente avvocato Andrea Zoppini, e che con Conte è diventato capo del dipartimento affari giuridici e legislativi di palazzo Chigi. Per la cronaca, De Francisco la settimana scorsa ha denunciato per calunnia Pietro Amara, dopo che i media hanno pubblicato un verbale dove l’ex legale dell’Eni lo cita tra gli appartenenti della fantomatica Loggia Ungheria.
Ma referenti di Conte sono diventati pure Gerardo Capozza, attuale segretario generale dell’Aci che lavora con il grillino per creare reti relazionali al sud, il padre della fidanzata Olivia (cioè il ricco immobiliarista Cesare Palladino, proprietario dell’hotel a 5 stelle Plaza) e l’aristocratico Giovanni Caffarelli, figlio di un duca e console onorario delle isole di Samoa. Proprietario di palazzi e negozi in via Condotti a Roma, Caffarelli è finito sui giornali per aver organizzato – con il suo comitato R3R Roma Tridente – proteste contro la sindaca Raggi per il degrado del centro storico della capitale.
Un affezionato di Conte è anche Alessandro di Majo, che lo scorso luglio Giuseppe ha imposto come membro del cda della Rai nonostante i mugugni di un pezzo rilevante dei parlamentari pentastellati che volevano eleggere, dopo una serie di colloqui interni, il professore Antonio Palma. Di Majo, infatti, non lo conosceva nessuno.
È però certo che è il figlio di Adolfo, noto civilista, ex collega di Alpa alla Sapienza e influente avvocato romano. Alessandro ha lavorato quasi sempre nello studio del papà, fino al gennaio del 2018, quando la famosa terza commissione del Csm (quella finita nella scandalo Palamara) lo nominò consigliere di cassazione per «meriti insigni».
Un incarico importante che a sorpresa Di Majo lasciò dopo meno di un anno con dimissioni irrevocabili che oggi qualche maligno imputa a screzi con la presidente della sezione tributaria Camilla Di Iasi, considerata giudice severa e integerrima.
Di Majo junior, che non ha mai preso l’abilitazione all’insegnamento universitario, ha però cambiato idea un’altra volta poche settimane dopo, provando a revocare le sue stesse dimissioni irrevocabili. Dopo il niet del Csm e del ministero di Giustizia, l’avvocato non si è arreso e di recente ha fatto addirittura istanza al Tar per farsi reinsediare. Ma ha perso.
Anche il Consiglio di stato nel 2020, in appello, gli ha dato torto. Il mistero sul perché delle dimissioni resta insoluto, così come il motivo per cui Conte nonostante il pasticcio abbia voluto a tutti i costi piazzare l’amico (che secondo la Stampa ha incredibilmente rifatto domanda al Csm per rientrare in Cassazione) nello strategico board della televisione di stato.
GEMELLI DIVERSI
Ma il vero gemello diverso di Conte si chiama Fabrizio Di Marzio, un avvocato cassazionista che frequenta l’ex premier da vent’anni, con intrecci relazionali che disegnano una ragnatela di rapporti finora sconosciuti. Se è già noto che i due sono co-direttori della rivista Giustizia Civile edita da Giuffrè e che, come scoprì Domani, l’ex socia di Di Marzio, l’avvocato Giuseppina Ivone, fu assunta insieme a Guido Alpa e Conte dall’imprenditore Fabrizio Centofanti per alcune consulenze per il concordato Acqua Marcia, in pochi sanno che Di Marzio è diventato da poco professore ordinario all’Università di Chieti-Pescara.
Un sogno diventato realtà al fotofinish, dopo che l’abilitazione a professore di prima fascia presa nel 2013 stava per scadere. Nell’ottobre del 2019 l’amico di Conte ha infatti vinto una procedura selettiva sconfiggendo altri agguerriti concorrenti. Presidente della commissione giudicatrice è stato Claudio Scognamiglio, professore a Tor Vergata e direttore di una delle aree di Giustizia Civile, il giornale diretto da Conte.
Ciascun commissario, Scognamiglio compreso, ha dichiarato «la non sussistenza di collaborazioni (con i vari candidati, ndr) che presentino i caratteri della sistematicità, stabilità, continuità tali da dar luogo a un vero sodalizio professionale», come si legge nei verbali del concorso. Scognamiglio non ha dunque ritenuto rilevante il fatto che il candidato che doveva giudicare fosse il capo della rivista scientifica di cui lui è direttore d’area.
Di Marzio, sentito al telefono, dice: «Nessuna inopportunità: io e Claudio non abbiamo mai avuto nessun tipo di rapporto economico. Conosco centinaia di colleghi con cui ho lavorato o scritto libri e pubblicazioni: con questo ragionamento mi sarebbe impossibile partecipare a un concorso».
Il rischio di conflitti di interesse riguarda però anche altre evidenze: Renato Scognamiglio, papà di Claudio, è stato uno dei primi maestri di Conte, co-direttore (seppur autosospesosi tra giugno 2018 e febbraio 2021) con Di Marzio. Mentre qualche mese dopo la promozione di Di Marzio, risulta che Conte abbia piazzato Andreina Scognamiglio, sorella di Claudio, come membro della Commissione nazionale sulle grandi opere. Oltre a lei l’ex premier ha nominato nell’organismo il capo della protezione civile Fabrizio Curcio e Rosaria Giordano, una ex collaboratrice del suo staff a palazzo Chigi e, ça va sans dire, tra gli animatori della rivista.
Questioni di opportunità ed etica pubblica, nonché guerre alle baronie universitarie, sono state per anni alla base della propaganda grillina. Ma a Conte si perdona tutto. Amici comuni sostengono che l’ex premier avesse promesso a Di Marzio nientemeno che il posto di segretario generale a palazzo Chigi, e che il neoprofessore sia rimasto dispiaciuto per aver avuto nel 2020, su nomina diretta del solito Bonafede, solo una poltrona (comunque prestigiosa) nel comitato direttivo della scuola superiore della magistratura.
Una posizione per cui Di Marzio nel 2016 aveva già fatto domanda, ma che il Csm gli aveva negato. «Conte non mi ha mai promesso nulla. Certo, mi stima molto: sono certo che se avessi chiesto qualcosa, l’avrei ottenuta. Ma ho preferito fare il giudice e non entrare nell’amministrazione pubblica», ragiona il professore.
Tornando a Centofanti, l’Espresso pubblicò qualche mese fa un video dove era in compagnia di Conte e Di Marzio a un vernissage. Il lobbista, che ha da poco patteggiato 1,6 anni di carcere per corruzione nell’inchiesta su Palamara, conferma di conoscere assai bene il presidente del movimento.
«Ho frequentato Conte sia prima sia dopo avergli dato la consulenza in Acqua Marcia da 400mila euro. Per cinque anni lui e Di Marzio mi hanno fatto organizzare gli eventi della loro rivista. Loro non mettevano un euro: io guadagnavo solo se trovavo gli sponsor per i loro meeting. Una volta Conte mi ha anche chiesto di fare un convegno al Gran Hotel Plaza. All’inizio non capii perché. Solo dopo ho saputo che era l’albergo era del “suocero” di Conte».
In effetti, una fattura ottenuta da Domani evidenzia che la società Cosmec di Centofanti ha sborsato al Plaza dei Palladino circa 8mila euro per l’affitto di una sala per un convegno di Giustizia Civile intitolato “Concisione e sobrietà negli atti giudiziari”. Era il 5 maggio 2017: Conte non si privò dell’aiuto dell’imprenditore nonostante il nome dello stesso fosse uscito un mese prima su tutti i giornali perché indagato e perquisito per corruzione nell’ambito dell’inchiesta che porterà i magistrati sulle tracce di Amara.
La presenza di Di Marzio e Conte al vernissage del 2021 non è casuale: oltre alle riviste giuridiche e alle relazioni, la coppia di amici ha in comune la medesima passione per l’arte. Di Marzio, soprattutto, ha un debole per la pittura: artista a tempo perso, da anni organizza mostre personali grazie all’amico Matteo Smolizza, un gallerista che ha curato anche la pubblicazione del catalogo delle opere dell’ex magistrato di Cassazione (ma Di Marzio fu pure giudice fallimentare a Roma). Titolo: “Paradise”.
Smolizza è titolare della casa d’aste Bonino, che – scopriamo – ha lavorato spesso insieme alla ex socia di studio di Di Marzio, la Ivone, anche lei nel comitato scientifico di Giustizia Civile. Come nel fallimento del gruppo Angelini. Ma anche nel concordato Acqua Marcia il mercante d’arte si è trovato consulente. Il suo compito è stato quello di mettere all’asta quadri e mobili degli hotel siciliani a cinque stelle un tempo gestiti da Bellavista Caltagirone e Centofanti.
Il lobbista dice di non conoscere Matteo. Ma certamente conosce assai bene il di lui padre Aldo Smolizza, che fu consulente al personale di Acqua Marcia prima del crac. Smolizza senior fu infatti dirigente della Croce rossa, l’ente di volontariato in cui Centofanti iniziò la sua carriera.
Domani ha scoperto che Aldo è stato condannato di recente dalla Corte dei Conti, insieme all’ex commissario della Croce Rossa Maurizio Scelli, a risarcire in solido un danno erariale da ben 900mila euro. Chi ha difeso in questi anni Smolizza nei vari procedimenti davanti ai magistrati contabili? Naturalmente Guido Alpa e Giuseppe Conte: per gli amici degli amici si fa questo e altro.
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Intesa Sanpaolo chiude il quarto trimestre del 2022 con un utile netto di 1,07 miliardi
L’utile operativo del quarto trimestre di Intesa Sanpaolo è sopra le stime. Nel 2022 i proventi operativi netti sono saliti del 3,3% a 21,5 miliardi, con interessi netti che grazie all'aumento dei tassi Bce sono balzati del 20,2% a 9,5 miliardi e commissioni nette in calo del 6,4% a 8,9 miliardi. Stabili (-0,4%) i costi operativi a 10,9 miliardi, per un rapporto cost/income sceso al 50,9%. Quanto alla solidità patrimoniale, il coefficiente Cet 1 a regime è al 13,5% deducendo i dividendi e il buyback e senza considerare 125 punti base di impatto positivo previsto dalle Dta (imposte differite attive). Buyback Il board ha deliberato di dare esecuzione al buyback per il restante ammontare di 1,7 miliardi di euro autorizzato dalla Bce, che prevede l’acquisto delle azioni proprie e il loro annullamento entro la data di stacco del dividendo relativo al bilancio di esercizio chiusosi al 31 dicembre 2022, ossia entro il 22 maggio 2023. La data di avvio del programma di acquisto e i relativi dettagli verranno resi noti nei prossimi giorni. Dividendi Il board proporrà alla prossima assemblea ordinaria la distribuzione di 3,047 miliardi di euro sull’utile 2022, corrispondente a un payout ratio pari al 70% dell’utile netto consolidato, che, tenendo conto dell’acconto dividendi pagato lo scorso novembre (1,399 miliardi), porta alla proposta di distribuzione di 1,64 miliardi di euro a saldo. Il saldo dividendi è di 8,68 centesimi di euro per azione. Come spiega la banca, «rapportando l’importo unitario a saldo di 8,68 centesimi di euro al prezzo di riferimento dell’azione registrato giovedì 2 febbraio, risulta un rendimento (dividend yield) pari a 3,5%; se si rapporta anche l’importo unitario di 7,38 centesimi di euro corrisposto come acconto nello scorso novembre, il dividend yield complessivo a valere sull’esercizio 2022 risulta pari a 6,5%». Le attese degli analisti e del mercato Intesa Sanpaolo sale a Piazza Affari dello 0,7% a 2,46 euro per 47 miliardi di capitalizzazione, mentre il Ftse Mib cede lo 0,5%. Da inizio anno il titolo ha guadagnato il 16,6%. In attesa che il gruppo guidato dal ceo Carlo Messina pubblichi i conti del quarto trimestre e del 2022 venerdì 3 febbraio, gli analisti si aspettano che il margine di interesse della banca beneficerà dei tassi in crescita. Al centro dell’attenzione dei mercati, il tema degli accantonamenti e del controllo dei costi. A fine gennaio si è parlato di riduzione degli asset ponderati per il rischio di 20 miliardi. La scorsa settimana Unicredit ha preso a correre dopo conti che hanno messo in evidenza un utile storico nel quarto trimestre 2022 proprio grazie al rialzo continuo del costo del denaro in Eurozona. Le attese sul quarto trimestre di Intesa Sanpaolo Le stime sono relative al consenso Bloomberg. - Utile netto: 897,8 milioni di euro – Margine operativo (operating income), 5,4 miliardi di euro – Margine di interesse, 2,63 miliardi di euro – Commissioni nette, 2,21 miliardi di euro – Accantonamenti per perdite su crediti, 1,04 miliardi di euro - Cet1 ratio Fully Loaded, 12,7% - Cet1 ratio Phased-in, 13,2% - Rapporto Cost to Income, 55,3% - Npl ratio (lordo), 2,25% Stime per l’anno 2022 Anche in questo caso le stime sono relative al consenso Bloomberg. – Dividendo per azione, 0,16 - Margine operativo, 23,03 miliardi di euro - Utile netto, 5,63 miliardi di euro - Cet1 ratio Fully-loaded, 13% Le attese degli analisti Goldman Sachs (buy) vede aumentare i ricavi del 10% rispetto a un anno prima trainati dal margine di interesse che ha beneficiato di tassi più elevati. La banca d’affari americana prevede un utile netto di 4,2 miliardi di euro. Credit Suisse (neutral) si aspetta che gli afflussi netti di asset under management siano saliti durante il quarto trimestre a sostegno dei ricavi core e prevede il capitolo costi in aumento a causa di pagamenti una tantum ai dipendenti e della stagionalità. Equita Sim (buy) ritiene vede i margini di interesse (Net Interest Income) in accelerazione grazie all'aumento dei tassi, con commissioni invariate rispetto al trimestre precedente e in calo rispetto al 2921 a causa dell'assenza di fees di performance. La Sim milanese si aspetta accantonamenti più elevati per ottimizzare gli asset ponderati per il rischio (Rwa). Gli analisti di Bloomberg Intelligence scrivono che la capacità di Intesa di «proteggere l’utile netto quest'anno potrebbe essere un punto centrale nei profitti del quarto trimestre dopo un miglioramento (upgrade) del 16% del consenso degli analisti sui profitti attesi per il 2023». Gli analisti di Banca Akros prevedono che la banca chiuda l’anno con un utile netto di 4,1 miliardi di euro (-2%), sostanzialmente in linea con l'anno precedente e con la guidance di almeno 4 miliardi, «a conferma della solidità del modello di business della banca», scrivono gli analisti. Sulla base del payout ratio dichiarato dalla banca del 70%, gli specialisti si aspettano che Intesa Sanpaolo confermi il dividendo per azione (dps) di 0,15 euro, con un «solido Cet1 ratio del 12,7% phased-in e del 12,5% fully loaded». Nonostante il difficile contesto, fra rialzo dei tassi e iperinflazione, la banca milanese dovrebbe registrare ricavi in aumento del 2% su base annua a 21,2 miliardi di euro, trainati dal margine di interesse (NII, è l’attività tradizionale delle banche che beneficia del rialzo dei tassi) in crescita del 14% a 9 miliardi di euro grazie ai «maggiori volumi di prestito e all'aumento dei tassi di interesse». Sul titolo Intesa Sanpaolo 19 analisti sono buy, 8 hold e 1 sell. La media sui prezzi obiettivo è di 2,684 euro, un potenziale di rialzo dell’8,7% rispetto al prezzo corrente. Read the full article
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