#adorata nemica mia
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Adorata nemica mia di Marcela Serrano: uno specchio dell'universo femminile. Recensione di Alessandria today
Venti racconti, venti donne: un viaggio tra fragilità e forza, tra paure e rinascite.
Venti racconti, venti donne: un viaggio tra fragilità e forza, tra paure e rinascite. Biografia dell’autrice Marcela Serrano, nata il 28 luglio 1951 a Santiago del Cile, è una delle scrittrici più importanti della letteratura latinoamericana contemporanea. Dopo gli studi in Arte all’Università Cattolica del Cile, si è dedicata alla scrittura, esordendo nel 1991 con Noi che ci vogliamo così…
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ambrenoir · 1 year ago
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“Ogni angelo è tremendo”
«Addio cara lou, Dio lo sa, la tua figura è stata davvero la porta attraverso cui sono giunto per la prima volta all’aperto»
*Rilke a Lou – Castello di Duino presso Nabresina, Costa austriaca, 28 Dicembre 1911*
~Osare tutto e non aver bisogno di niente~
Lascia che tutto ti accada: bellezza e terrore
La vicenda umana è fatta non da uomini, né da donne, ma solo da persone, che con la loro libertà e con la loro sfida alla livella della banalità, rendono effettivamente possibile il progresso
“Pensa come un uomo”, si diceva di lei. “Non conformerò mai la mia vita a dei modelli, e non lo faccio per principio, ma c’è qualcosa dentro di me che brucia, e quel qualcosa sono io”
“Non parlava mai delle sue stesse creazioni poetiche e letterarie (…) Fu una donna straordinaria, di rara modestia e discrezione (…) sapeva bene dove bisogna cercare i veri valori della vita (…) chiunque l’avvicinasse riceveva un’impressione fortissima dell’autenticità e dell’armonia della sua natura e poteva asserire, non senza stupore, che tutte le debolezze femminili, e forse la maggior parte delle debolezze umane, le erano estranee o erano da lei state superate nel corso dell’esistenza”
[#SigmundFreud, Elogio funebre per Lou Andreas Salomè in Lou Andreas Salomé, I miei anni con Freud, Newton Compton Editori, Roma, 1980, p. 30]
Subito dopo la morte di Lou Andreas-Salomè , la Gestapo fece irruzione nella casa di Gottinga per portare via tutti gli scritti, i libri, i documenti che le erano appartenuti. In quanto «propugnatrice della psicoanalisi, scienza giudaica», Salomè doveva considerarsi «nemica dello Stato», e il suo stesso ricordo doveva essere cancellato. Nei 25 anni che quel prezioso materiale rimase chiuso nel seminterrato del palazzo municipale di Gottinga, la memoria di Lou Salomè sarebbe comunque, con prepotenza, riemersa dall’oblio: troppo aveva sparso, durante la sua vita, in termini di parole, sentimenti, opere e incontri. Ma è probabile che la lunga clausura dei suoi scritti - poi ritrovati da Heinz Peters, che resta uno dei suoi biografi più appassionati - abbia contribuito a costruire un’immagine di lei piuttosto parziale.
chi era veramente Lou Andreas-Salomè?
Figlia di un generale dell’esercito imperiale russo, adorata da Friedrich Nietzsche e Paul Rèe, sposa di un accademico con cui non ebbe mai rapporti sessuali (ma a cui restò legata per oltre 30 anni) amante di Rainer Maria Rilke, involontaria seduttrice di quasi tutti gli intellettuali fin de siècle che ebbe modo di incontrare e allieva ascoltatissima da Sigmund Freud...
Il punto d’unione tra Freud e Lou Salomé è #RainerMariaRilke. Lou svela a Rilke la Russia, dove conosce Lev Tolstoj e Leonid Pasternak, il padre di Boris. Di Rilke, Lou percepisce l’altezza e l’abisso (“Queste crisi depressive ravvisavano con estrema evidenza quanto la natura originaria di Rilke anelasse, al di là dell’opera d’arte, anche la più perfetta, all’esperienza vissuta, alla rivelazione della vita come unica fonte di quiete e di pace”) C’è qualcosa di primitivo e di infantile nel desiderio di questi uomini di testa di precipitare nella bocca di Lou, tra le maglie del suo incantesimo?
Nata a Pietroburgo nel 1861, portava la Russia dentro di sé. Si fa fatica a credere che da ragazzina odiasse studiare il russo - a casa sua si parlava in prevalenza tedesco e francese - ma così era, tanto che nei suoi ricordi, la figura dell’amatissimo padre si colora di una ulteriore nota di benevolenza quando lui la dispensò dall’andare avanti con le lezioni, nella convinzione, come disse egli stesso anni dopo, che Lou era un’autodidatta nata, e che la sua intelligenza non aveva limiti. Con sua madre, cattolica tedesca tutta d’un pezzo, i rapporti non furono mai così calorosi.
#Nietzsche e #PaulRèe erano pazzi di lei, adoravano i discorsi, le passeggiate, gli scambi di lettere, ma volevano entrambi possederla - che poi significava sposarla - e su questo Lou era irremovibile: «C’era una volta una soffitta - recitava l’incipit di una fiaba che Lou scrisse qualche anno dopo - Lì gli uomini tenevano prigionieri ogni sorta di animali e con ogni cura cercavano di disabituarli alla loro vita naturale in libertà.
Più di ogni cosa, Lou voleva essere libera, indipendente, slacciata da qualsiasi guinzaglio. La celebre foto che la ritrae su un carretto con Rèe e Nietzsche a guisa di cavalli era stata in realtà architettata da un Nietzsche risentito e rifiutato, che aveva voluto immortalare una Lou-padrona (le mise in mano un frustino) più a incarnare un desiderio, che una realtà. Lei non voleva padroni, né voleva esserlo per alcuno. Ma acconsentì a quello scatto per un misto di arrendevolezza e fragilità: amava quei due come fratelli, e non voleva contrariarli per non perdere il loro favore (vista anche la fermezza con cui, a un certo punto, li rifiutava).
“Pensa come un uomo”, si ripeteva “Ogni amore è sempre, nella sua profonda essenza, una tragedia”, scriveva. Poi abbandonò la letteratura per dedicarsi esclusivamente alla psicoanalisi.
Nel settembre del 1911, la cinquantenne Lou si presenta al primo congresso ufficiale di Psicanalisi che si svolge a Weimar: “Vi giunsi per puro interesse oggettivo, spinta dalla curiosità che nasce dal sentirsi avviata a fare nuove scoperte”. La curiosità. “Cammini nel vento che trasforma il mondo”, le diceva Rilke, e Lou è davvero come il vento che passa e non si ferma. Le teorie enunciate da Freud durante il congresso sono per lei una rivelazione. Rientrata a casa, studia per un anno da autodidatta, poi scrive a Freud chiedendo l’autorizzazione di partecipare alle sue lezioni. Sono poco più che coetanei, lui la conosce di fama, è affascinato dai suoi trascorsi insieme a Nietzsche e Rilke: “Gentile Signora, l’aspetto a Vienna”
Il rapporto con Freud si consolida velocemente, lo psicanalista la incoraggia a scrivere dei saggi e a dare inizio a una carriera di psicoterapeuta, e per darle fiducia le affida l’ultima dei suoi sei figli, Anna, che riteneva essere inibita nei confronti degli uomini a causa di un irrisolto rapporto col padre. Per meglio seguire Anna, Lou si trasferisce in casa Freud per un mese. Inutile dire quanto sia stato importante il legame, proseguito per anni, tra le due donne. La parabola finale di Lou Salomé è consacrata esclusivamente alla pratica della psicanalisi. Non si occuperà più di letteratura. Commentando uno suo saggio sull’erotismo, Freud le scriverà: “Cara Lou, ho letto il tuo studio. Non mi capita spesso di ammirare un lavoro invece di criticarlo, ma questa volta mi tocca farlo. E’ il tuo scritto più bello, la prova involontaria della tua superiorità su noi tutti.
Al femminismo non si interessò mai: niente del suo desiderio di libertà aveva a che fare con una rivendicazione collettiva o un lamento di genere. Lou teorizzava piuttosto un’espansione delle individualità, un narcisismo portato alla sua massima estensione. Freud la rimproverava per questo, ma lei non cedeva: e forse, più che a Narciso la sua vita finì per somigliare allo specchio d’acqua, in cui ciascuno vedeva se stesso, e per rifrazione si innamorava di lei.
L’amore-fratellanza che aveva segnato i primi trent’anni di Lou evolve, nell’incontro con un medico di Vienna che le restò legato per tutta la vita - Friedrich Pineles - in quello che lei stessa definì «l’emancipazione della carne». Una vita erotica, la sua, cominciata relativamente tardi, consumata rigorosamente fuori dall’infelice matrimonio con #FriedrichCarlAndreas e che conobbe il punto di massima maturità nell’incontro con #RainerMariaRilke, all’epoca dieci anni più giovane di lei. Il carteggio tra loro - pietra miliare dell’epistolario amoroso del Novecento - si conclude simbolicamente con la parola «Inferno», pronunciata da Rilke sul letto di morte. La famiglia di lui costrinse Lou a cambiare quel finale - sembrava spudorato e eccessivo - e lei lo fece, per non dover sopportare quelle maldicenze che per tutta la vita avevano accompagnato la sua condotta (in particolare quella della terribile sorella di Nietzsche, Elisabeth)
L ’ascesa del nazismo in Germania fu segnato da un forte attacco in generale e a lei stessa, personalmente. La sorella minore di Nietzsche, Elisabeth, odiava fortemente Lou Salomé la accusò di “aver pervertito gli insegnamenti del grande filosofo” e per essere di origine ebraica.
Ma la testarda Salomé riuscì comunque a far fronte alla sua calunniatrice dimostrando che Elisabeth Nietzsche aveva falsificato molte opere del fratello.
Fino all’ultimo Lou Salomè non perse quell’andatura fiera di ragazza forte e sola. Quando le ordinarono l’asportazione di una mammella in seguito a un cancro che l’aveva colpita, uscì di casa senza dire a nessuno dove stava andando. Odiava essere compatita. Dopo i postumi dell’operazione sostituì il seno amputato con un’imbottitura e su uno dei suoi quaderni appuntò: «Nietzsche aveva ragione. Adesso ho proprio il seno falso»
Il suo camminare, sicura, nella vita di tanti uomini, con quel suo eros magnetico, sempre idealizzato e spesso sublimato, consegnato a splendide riflessioni sull’amore, sembra voler suggerire che l’oltre-uomo nietzschiano forse, può esprimersi davvero solo nella pienezza di un animo femminile
Lou morì nel sonno, il 5 febbraio 1937
TRATTO DA FB” LA CAMERA DEL MISTERO”
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dilebe06 · 4 years ago
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Private Lives
Confusione...abbracciami! 
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Lo dico subito: a me questo drama è piaciuto. 
Nonostante il fatto che non l’abbia visto quasi nessuno - e capisco il perchè - o abbia voti non propriamente altissimi - e capisco ancora il perchè - alla fine della giornata si è portato a casa la mia approvazione. 
La serie è un pò un inganno fatto pellicola: la prima puntata infatti, mostra la storia di Joo Eun, figlia di truffatori professionisti che per vendicare il padre caduto in una truffa, decide di darsi pure lei alla frode. Lascia quindi l’università si allena con l’obiettivo di farla pagare a Jeong Bok-Gi, la donna che ha distrutto la sua famiglia e che ha mandato il padre al gabbio. Tuttavia il piano va male, lei viene scoperta e vince 18 mesi di galera. o come dice Netflix, 18 anni di carcere
Con questo pilot è facile supporre che la serie tratterà di come Joo Eun si vendicherà della donna, quali truffe organizzerà contro di lei ecc ecc...
Sbagliato. 
Dalla seconda puntata in poi la serie vira sul genere spionaggio/politico raccontando una storia che mai e poi mai è pensabile nei primi episodi. Ed è questo che io ho adorato. Mi piace quando le serie mi stupiscono e prendono svolte imprevedibili. 
Lo sviluppo della serie è bello ed interessante, con molteplici colpi di scena - tra cui uno verso il finale che mi ha lasciata senza parole per mezz’ora - ed un ritmo serratissimo: inseguimenti, complotti, tradimenti, travestimenti, corse in moto, esplosioni....c’è tutto. 
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Ma.... Si c’è un ma.
Ed il “ma” è dato dal fatto di come la storia viene raccontata: Private Live infatti sceglie un metodo abbastanza intricato, con un uso del flashback che io chiamo affettuosamente “criminale”. Molte cose vengono spiegate o raccontate tramite questo metodo ed ad una certa sono stati così tanti i flashback che avevo difficoltà a capire “ma sta scena in che anno di svolge? è prima o dopo che Joo Eun è andata in prigione?” ad esempio. 
Inoltre non aiuta il fatto che gli accadimenti avvengono uno dietro l’altro e spesso non ho avuto il tempo di metabolizzare e comprendere bene cosa fosse successo o che impatto avrebbe avuto quel determinato evento nella storia. 
Chiariamoci...io in questa roba ci sguazzo. Io adoro queste serie dove non ci si capisce una mazza e ti devi mettere d’impegno, carta e penna alla mano, per mettere insieme i pezzi. 
Ammetto però che è è un lavoro faticoso e che ad una certa ho mollato: mi sono data alla fede cieca nella serie ed ho tenuto conto solo delle cose importanti, rifiutandomi di tenere a mente tutto. #noncelhofatta..fammicausa
A complicare ancora di più le cose, ci sono i personaggi ed i loro obbiettivi. Gran parte di loro sono avvolti nel mistero e fanno dell’incognita la base del loro fascino: Bok Gi - la nemica della lead - è una maestra in questo: affascinante, maliziosa, sveglia, elegantissima. Ogni volta che è in scena l’occhio è tutto su di lei. L’ho sinceramente adorata.
Non posso manco parlarvi del lead perchè è mistero - e spoiler - pure lui. Per dire. 😂
Ma sicuramente una cosa la posso dire: ho adorato la lead. E questo è quasi un miracolo. Solitamente le protagoniste femminile mi passano sempre in sordina rispetto ai ragazzi. Molti drama che ho visto danno alla lead o il ruolo di interesse romantico e basta, o un ruolo di supporto al lead. 
In Private Lives no. Le ragazze sono impegnate attivamente nella trama. Sono attive, sveglie, furbe. E la lead più di tutte.
 E questa è una cosa che ho adorato tantissimo. Seohyun porta in scena una Joo Eun credibile, umana, forte e al tempo stesso fragile. Partendo già dalle prime puntate come truffatrice, non fa la figura della lead santa e buona, ma in realtà è uno zuccherino. Apparte il carattere. Su quello ci si deve un pò lavorare sopra
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Il cast poi è stato bravissimo e decisamente all’altezza del ruolo chiamato ad interpretare. Mi sono piaciuti tutti ed li ho trovati tutti molto credibili. 
Sappiate comunque che tra tutti ho dato il mio cuore al Detective Kim interpretato da Lee Hak-Joo ( Memories of the Alhambra) perchè le sue espressioni ogni volta che la situazione si complicava mi facevano crepare dalle risate. Ma comunque nella serie ci sono anche momenti divertenti. Pochi ma ci sono. 😂
C’è spazio anche per la storia d’amore che ho onestamente adorato: semplice ed allo stesso tempo difficile, matura e romanticissima. questi grondano miele
Due parole sul finale:  😐  😐  😐
Posso dire che l’ho trovato un pò frettoloso? E che gli ultimi minuti mi abbiano lasciato con due occhi a palla ed il cervello sfatto? 
Sarò scema io - anzi è certo che sia così - ma il finale mi ha lasciato più confusa dell’intera serie.
VOTO: 7.8
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Due domande:
1) Come ha fatto Edward a sopravvivere alla fucilata alla testa? Gli hanno sparato al cervello suvvia! Non doveva essere disabile sul finale...ma morto, seppellito a 4 metri di profondità con Bok Gi che gli faceva la veglia funebre tutta vestita di nero. 
Ok lo ammetto, la scena dove gli sparano mi ha lasciata senza parole e basita per mezz’ora. Intanto la storia andava avanti ed io ero ancora nella macchina con Bok Gi coperta di sangue a chiedermi cosa cavolo fosse successo. Mi ha lasciata completamente spiazzata...un colpo di scena degno di questo nome. 
Tra l’altro io Edward lo avrei fatto morire davvero, per dare più pathos alla storia. Tanto per me, tra i 4 dell’Ave Maria, è quello che mi ha interessato di meno...o almeno ero curiosa fino alla scoperta del perchè aveva lasciato Bok Gi. 
Viene fuori che l’ha mollata perchè era innamorato di lei  e lei lo rendeva debole. Sarebbe stato carino farcela vedere questa debolezza tanto decantata quando stavano insieme. Invece vediamo loro due felici, lui che una mattina dice di andare a “comprare le sigarette” e scompare e poi loro che si fanno la guerra. Quindi il suo personaggio rimane per me un pò un meh.
2) il finale.
Gente, io sono scema e non ci arrivo....ma i due amici degli sposi che vanno rispettivamente dai due lead con due facce da funerale come ad indicare problemi nelle nozze....sono una cosa simpatica che rimarca quello che è successo nelle prime nozze? o sono un avviso per una seconda stagione? 
Qui attendo spiegazioni da qualcuno. 
Non so se sono paranoica io e ci vedo problemi o se è solo una cavolata e non dovrei preoccuparmi.😅
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NOTE SPARSE:
- alla fine della solfa, la storia d’amore dei due lead è stata la cosa più vera dell’intera serie. 😂 Ho adorato tutte le loro scene insieme e come tutti e due lottassero per il loro amore. Nato come una finzione alla fine i due lead hanno creato un team marito & moglie davvero solido e intelligente. Mi è piaciuto come abbiano lavorato in tandem, preoccupandosi o confortandosi l’uno con l’altro, senza più segreti e bugie. 
Tra l’altro qui, la parte della damigella in difficoltà salvata dal cavaliere in armatura scintillante, è tutta per il lead. 😂
- c’è una scena che mi è rimasta impressa particolarmente...ossia quando i due lead si reincontrano dopo la finta morte del lead : 
lui le dice che sa tutto su di lei, che ha scoperto chi è veramente ecc ecc. Lei ribatte che lui dovrebbe stare zitto perchè si è finto morto e il funerale glielo ha dovuto organizzare lei. Parla di come ha dovuto vedere il corpo del marito che ama, bruciato e carbonizzato e di come lui non si sia fatto mai vedere. Lacrime, pianti e disperazione.
E quindi il lead, con una frase diventata monumento per la sua ipocrisia, ribatte con la voce rotta dal pianto:-” tu sei andata in galera per frode Joo Eun” . il momento del rinfaccio
Apparte il fatto che anche se è un ex galeotta, ha scontato la sua pena e non devi colpevolizzarla per questo. Mi si è stretto il cuore quando la lead, dopo queste parole, piangeva da sola e pensava che visto che era una ex carcerata, forse doveva ammazzarsi. Come se non meritasse una seconda possibilità o una vita normale. Come se non fosse già stata punita abbastanza. Ha sbagliato, ha pagato e fine. Stop. E invece lui la guarda e la giudica pure male. 
E poi...maledetto infame! Lei sarà un ex carcerata ma tu lavori come agente segreto di un’azienda che commette una fraccata di reati e vieni a fare la morale alla lead?!!  Hai la fedina penale più lunga della Salerno Reggio Calabria e ti permetti di giudicare la lead?! 
* scusate...ora mi calmo*
- Ultime due cose: la mamma della lead e Han Son. La prima è...non so bene come definirla 😶. Come si definisce una madre che fa arrestare suo marito, non va a trovare la figlia in carcere e quando muore il cognato, la prima cosa che fa è quella di andare dalla figlia per farsi ridare i soldi? Senza manco le condoglianze? Però è stata utile alla fine e mi ha anche strappato qualche risata. 😂 
E Han Son...porello mi è un pò dispiaciuto per lui. Innamoratissimo della lead, passa da second lead a bodyguard professionista della coppia. Mi è piaciuto come personaggio, la sua relazione con la lead e quando i nostri si trovavano in situazioni più traballanti, la sua presenza bastava per tranquillizzarmi. 
Poi capirai...la scena dove con una mano alza Edward e lo scaraventa sul parabrezza di una macchina vale l’intera serie. 😂
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myborderland · 7 years ago
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Si domanda come faranno gli altri, quelli che riescono a interagire, a non sentire che gli rubano l'anima.
========== Adorata nemica mia (Marcela Serrano)
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andreasales · 6 years ago
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Loro sono le due persone più importanti della mia infanzia: a sinistra la mia amica/nemica @giuliadetoma e a destra la mia amata e adorata maestra Maria! Giulia era più alta di me, più sveglia di me (anche più cicciona di me, adesso!) e mi stimolava sempre: grazie a lei ho imparato a perdere e a impegnarmi per migliorare e vincere... ...la mia meravigliosa maestra mi ha saputo accogliere per quello che ero, con i miei limiti e le mie risorse! Sono felice perché tra qualche giorno, le rivedrò assieme a tutti i miei compagni di classe delle elementari: la prima cena dopo quarant’anni! Che bello! La passione per lo studio ha tre grandi matrici: (1) genitori che ti permettono di essere curioso, anche quando non è facile concederlo, (2) insegnanti che ti trasmettono passione e visione futura per le materie che insegnano e (3) assenza di ricatto psicologico e di esasperazione di valutazione da parte degli adulti! Devo ringraziare i miei genitori e la mia maestra... Ognuno ha il proprio tempo, sempre. #genitori #genitoriefigli #passione #scuola #amore #responsabilità #paradoxawayofthinking #curiosità #studio #mnemosine https://www.instagram.com/p/Bt6T2xvFr6n/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=18ke3er3goj2l
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giadafarinamakeup · 12 years ago
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In una vita il momento di perfezione è molto breve, riflette. Un'albicocca. Visualizza la forma di un'albicocca quando ancora è un frutto piccolo e duro, di colore verde pallido. Poi l'albicocca matura: questo è il suo momento di perfezione, quando diventa gialla e rosa, quando la polpa è morbida. Tuttavia quest'attimo non dura: ci pensa la natura a guastare proporzioni e armonia, a farla appassire subito dopo, e poi marcire, per infine condurla al disfacimento sotto terra. Di tutti i frutti, l'albicocca deve essere quello con la vita più breve, osserva Leticia. Allora pensa alle zucche. Per loro è lunga la giovinezza: appiccicate al suolo ambiscono disperatamente a crescere e a prendere peso. Il loro obiettivo è raggiungere il massimo del volume. E quando lo raggiungono, maturando, comincia subito il loro viaggio e tutto ciò che desiderano è vuotarsi e perdere quel peso. Leticia osserva che in entrambi gli stadi la zucca dimostra saggezza, perché dopo essere ingrassata non c'è nulla di meglio che alleggerirsi fino a diventare quasi insostanziale o impercettibile.
"Adorata nemica mia" di Marcella Serrano
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alessandrateclagerevini · 12 years ago
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È pervasa da un senso di pienezza mai conosciuto, da un nuovo benessere, che è calmo, sereno, con istanti di pace profonda e straordinaria sino allora mai sperimentati. Un pensiero tira l'altro, e lei si domanda quale sia la natura dell'equilibrio. In una vita il momento di perfezione è molto breve, riflette.
Adorata nemica mia - Marcela Serrano
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