#abbigliamento Poste Italiane
Explore tagged Tumblr posts
Text
Poste Italiane: nuove divise per i portalettere di Alessandria. Comfort, innovazione e sostenibilità nelle nuove divise dei portalettere
Un evento che guarda al futuro. Il prossimo giovedì 30 gennaio, alle ore 11, il Centro di Distribuzione di Alessandria Curiel ospiterà la presentazione ufficiale delle nuove divise dei portalettere di Poste Italiane, un momento importante che sottolinea i
Un evento che guarda al futuro. Il prossimo giovedì 30 gennaio, alle ore 11, il Centro di Distribuzione di Alessandria Curiel ospiterà la presentazione ufficiale delle nuove divise dei portalettere di Poste Italiane, un momento importante che sottolinea il continuo impegno dell’azienda verso l’innovazione, il comfort e la sostenibilità. L’evento si terrà presso Piazza Eugenio Curiel 8, offrendo…
#abbigliamento Poste Italiane#abbigliamento professionale#Alessandria cultura#Alessandria eventi#Alessandria oggi.#Alessandria provincia#Alessandria today#Centro di Distribuzione Alessandria#comfort e design#comfort lavorativo#distribuzione postale#divise sostenibili#eco-sostenibilità#eventi 2025#evento Alessandria#Google News#innovazione aziendale#Innovazione sostenibile#innovazione territoriale#italianewsmedia.com#logistica Alessandria#materiali riciclabili#modernizzazione#novità Poste Italiane#nuove divise portalettere#nuovi materiali sostenibili#Pasquale Vitiello#Piazza Eugenio Curiel#Pier Carlo Lava#Poste italiane
0 notes
Text
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/ba11465b47541a05dee2a74584227da9/bd345a861b262693-54/s540x810/81eadf8aab928bf510ec98e2e9d8d3734bc5ab8d.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/a1825f54ce1ea52270487e5f3fbdb816/bd345a861b262693-cb/s540x810/de3104193497f905f98842b00e5f95dfce02ec1c.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/aa2ad7c7344ec6f8db008a3de4446cc5/bd345a861b262693-10/s540x810/f5c4b3189faa196f1045f967146ed4eb7cb4a461.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/8841eacb7bc80d5f07415e7aa47b76b8/bd345a861b262693-59/s540x810/39e986e506aeadaa245391d506ad32c921ef41c6.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/8a6b497fa1873b3fd972fc7716fbf677/bd345a861b262693-b4/s540x810/f1721cf110ddf7e4b560428bdf2e80c30e9a7677.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/7582a2c9a6915bea14618ad901679e69/bd345a861b262693-a0/s540x810/56a03c2d3855772b5b12e16c9ed387b90cfe76fc.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/5ccc56624146d38161447f373437261d/bd345a861b262693-39/s540x810/32e7f191d8b90abac63c8c78399d479724001f52.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/d807895cd80166836f95c9f94f97029d/bd345a861b262693-93/s540x810/d73d168002694fcb6994def51002fce3b77a386e.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/7d6a99cfec360b4f5ccaa5fbced56030/bd345a861b262693-86/s540x810/5d1b2c2adb2833a491351105bf0a1ddb379f8b51.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/19fa322efa59063034cc7aab451315db/bd345a861b262693-88/s540x810/ba668990c1981211ac0c36927437d22f77b58f6a.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/34084fb2d89b4779ad0df6edbeef5264/bd345a861b262693-a3/s540x810/c4090478bc21c6e07c378c39d536888eb465eb3d.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/b5aac06b9c2043fadd2147cfd1753415/bd345a861b262693-4f/s540x810/b4d8d581b0dad394d2b4bd7317bd9e1baea6e6e6.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/173bc0138cc2d474c4dd910782a41630/bd345a861b262693-15/s540x810/cc0c845690d9a28eef5bc1feddd05ff1c4426942.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/2f3a8d44b7c03543261638063d9fa041/bd345a861b262693-ee/s540x810/6f4c55fa621a4f9c1a116092a03964ee4561f388.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/812fb5bf82c04ac18077730f609104ce/bd345a861b262693-c4/s540x810/f732f96a0320e0c3e375b929120687cc0defb18b.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/3431d88478889348b81c00cfaeb20c43/bd345a861b262693-1f/s540x810/8eb1336533aa997b88e9fff1af11257c4b0ed171.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/4284ecfdff5ce93843191141c2753e43/bd345a861b262693-1d/s540x810/7e355345067316a0d61df59f933ee64773654f77.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/b855f43858b61e910b1215f26e3a6867/bd345a861b262693-71/s540x810/fb0a0ec93a75ad2d7952dbea0ab1f4138ea6af17.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/e7b5dc77768ae1e43dd08bf178a9506b/bd345a861b262693-ad/s640x960/6fa77afd401f57bea537a473c2ef8bc02be0a861.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/0a134330766d6c9fb2551de039f4c9e2/bd345a861b262693-1c/s540x810/13d6f18bf2ceb8212e465a52667bff8857b427d8.jpg)
Reflex Immagini di un viaggio nella moda italiana
Heinz Schattner
testi Claudio Marenzi, Maria Luisa Frisa
Photo editor Fausto Caletti, Art Direction Paolo Prossen, Concept & Editing Cristina Fava, Bravò Milano, Fausto Caletti, Contributor Maria Luisa Frisa, Production Anna Del Pino Effetto ADV, Post Production Raffaella Taverna Effetto ADV
Confindustria Moda, stampato da Gizeta Arti grafiche, Bergamo 2020, 100 pagine, 25x34cm
euro 35,00
email if you want to buy [email protected]
Pelle & cuoio, Pellicce/borse, calzature, occhiali, gioielli, tessile e abbigliamento
Si chiama Reflex. È un libro fotografico firmato da Heinz Schattner. Sottotitolo: Immagini di un viaggio nella Moda Italiana. E con moda, non si intende l’ultimo miglio di questa industria. Bensì l’universo della manifattura del made in Italy rappresentato dalle associazioni che convergono in Confindustria Moda.
Il libro – si legge in una nota – è frutto di un approfondito lavoro di selezione nell’archivio iconografico degli scatti realizzati in oltre 40 anni di esperienza”. Fotografie destinate alle “maggiori testate di moda nazionali e internazionali”. Ma contiene anche “nuove immagini che esprimono una visione di ricerca del tutto originale, create appositamente per questa pubblicazione”. L’obiettivo del progetto era quello di dare “una visione armonica di tutti i settori che compongono il concetto di moda e che appartengono al mondo di Confindustria Moda”. Reflex è “un'interpretazione artistica senza tempo che trasforma la foto di moda in prodotto d’arte contemporanea destinato a promuove uno sguardo originale e irresistibile su quanto di magico il made in Italy racchiude in sé”. Nato in Germania, “maturato artisticamente a Parigi e Londra, Heinz Schattner è da sempre innamorato dell’Italia, dove vive e lavora attualmente. Tra le infinite, autorevoli collaborazioni, le testate italiane del gruppo Condé Nast, seguite da numerose altre in tutto il mondo”.
25/01/25
#Reflex#Immagini viaggio moda italiana#Heinz Schattner#Maria Luisa Frisa#archivio iconografico#Confindustria#fashion books#fashionbooksmilano
3 notes
·
View notes
Text
L'Italia accelera nel mobility sharing, ma l'Europa va più veloce
L'anno 2022 ha rappresentato un periodo di crescita eccezionale per il settore della Sharing Mobility sia in Italia che in Europa. Tuttavia, i dati non devono ingannare: Milano è la terza in Europa, ma il resto dell’Italia rimane pericolosamente indietro rispetto alle prime della classe in termini di mobilità sostenibile. La crescita della Sharing Mobility in Italia post-pandemia In Italia, il 2022 è stato caratterizzato da una crescita esplosiva nel settore della Sharing Mobility. Con un aumento del 38% rispetto all'anno precedente, il fatturato complessivo del settore in Italia ha superato i 178 milioni di euro. Un dato impressionante che riflette l'adozione crescente di servizi di mobilità condivisa da parte degli italiani (che stanno applicando comportamenti sostenibili anche ad altri settori, quali l’alimentazione, l’acquisto di abbigliamento, l’energia…). Ma cosa rende questa crescita così straordinaria? - Aumento dei Noleggi: il numero totale di noleggi nei servizi di condivisione dei veicoli è cresciuto del 41% rispetto al 2021, raggiungendo circa 49 milioni di viaggi. Questo supera di gran lunga i livelli pre-pandemici del 2019, con un aumento del 77%. Significa che sempre più persone stanno abbracciando la condivisione come una soluzione pratica e conveniente per i loro spostamenti. - Espansione dei Servizi: nel 2022, il numero di servizi di Sharing Mobility attivi nelle città italiane è aumentato da 190 a 211. Ciò significa che sempre più città stanno adottando queste soluzioni di mobilità sostenibile. Inoltre, il numero di veicoli a disposizione degli utenti è salito da 89.000 a 113.000, garantendo una maggiore accessibilità. - Settori in Crescita: non si tratta solo di biciclette condivise o monopattini; anche il carsharing station-based e il bikesharing free-floating hanno registrato una crescita significativa, con un aumento del fatturato stimato rispettivamente del +72% e +95%. Questo indica una diversificazione dei servizi offerti, che soddisfano le diverse esigenze di mobilità dei cittadini. - Leadership di Milano: Nel contesto europeo, Milano si è affermata come la terza città con la crescita più elevata nella micromobilità in condivisione nel 2023. Con 14,8 milioni di noleggi e 30.700 veicoli a disposizione degli utenti, Milano è diventata un punto di riferimento nel panorama europeo della Sharing Mobility. Tutto ciò va a favore di coloro che si trasferiscono a Milano da altre regioni d’Italia. Costoro non devono più preoccuparsi di possedere l’automobile di proprietà, in quanto la disponibilità di trasporti sostenibili facilita la loro mobilità. Il programma dell’Italia per favorire la decarbonizzazione dei trasporti Un aspetto fondamentale della Sharing Mobility è la sua contribuzione alla decarbonizzazione dei trasporti. L'adozione di veicoli elettrici è un passo cruciale verso una mobilità più sostenibile. Secondo il Rapporto Nazionale sulla Sharing Mobility, l'Italia prevede di avere 6,6 milioni di veicoli elettrici e ibridi plug-in entro il 2030. Questa transizione comporterà una riduzione del tasso di motorizzazione privata, con 4,5 milioni di auto in meno entro il 2030. Questo passaggio rappresenta una pietra miliare nella lotta contro le emissioni di gas serra. - Impatto Ambientale Positivo: Con un aumento del 30% dell'offerta di trasporto pubblico e di Sharing Mobility, si prevede una riduzione di 18 milioni di tonnellate di gas serra. Questo rappresenta più della metà di quanto richiesto all'intero settore dei trasporti. È un contributo significativo alla lotta contro il cambiamento climatico e all'obiettivo di raggiungere emissioni zero. - Copertura delle Città: Tuttavia, vi è ancora una disparità tra le regioni italiane, con il 77% dei comuni nel nord che offre servizi di Sharing Mobility, rispetto al 50% al centro e al 48% nel sud e sulle isole. Ma c'è una buona notizia: nel corso di tre anni, il sud e le isole hanno recuperato il 15% di copertura, indicando una crescente adozione in tutto il paese. - Micromobilità a Emissioni Zero: La micromobilità a emissioni zero ha registrato una crescita significativa, con oltre 43 milioni di spostamenti registrati nel 2022. Questo settore comprende il bikesharing, lo scootersharing e il monopattino-sharing. Tutte queste opzioni stanno diventando sempre più popolari, contribuendo a ridurre l'inquinamento atmosferico nelle città. La mobility sharing in Italia rispetto al resto dell’Europa AUMENTO MICROMOBILITY EUROPAMilano+21%Barcellona+44%Berlino+306% L'Italia presenta differenze notevoli rispetto ad altre nazioni europee in termini di mobility sharing. A Parigi, un referendum ha portato all'interdizione dei monopattini condivisi. Nel contempo, sia a Roma che a Madrid, è stata imposta una forte limitazione sul numero di fornitori e mezzi attraverso provvedimenti ufficiali. A dispetto di ciò, Berlino ha visto una crescita senza precedenti nel settore della micromobilità, segnando un aumento del 306% nell'arco di un anno e raggiungendo 1.700.000 noleggi dai 420.000 precedenti. La capitale tedesca domina in termini di crescita di viaggi, mentre Barcellona segue con un incremento del 44%. D'altra parte, Milano emerge come la terza metropoli europea in termini di crescita nel campo della micromobilità nel 2023, con un salto del 21% e circa 1 milione di noleggi in aprile. Questi numeri sottolineano come le metropoli europee abbiano adottato approcci e normative diverse nella gestione della micromobilità. Nonostante ciò, l'Italia sembra ancora indietreggiare rispetto ad altre nazioni europee in ambito di trasporto ecologico, mantenendo una forte inclinazione verso l'uso dell'automobile e avendo un servizio di trasporto pubblico limitato, particolarmente nelle regioni meridionali. Questa è la sintesi fornita dal terzo rapporto del progetto Osmm, che mette a confronto l'Italia con l'Europa, evidenziando l'urgenza di passare a forme di mobilità più rispettose dell'ambiente. La cavalcata verso l’uniformazione della mobilità in Italia La Sharing Mobility è diventata un elemento chiave nella trasformazione della mobilità urbana in Italia ed Europa. La crescita impressionante dei servizi di condivisione dei veicoli, insieme all'adozione crescente di veicoli elettrici, sta contribuendo a una mobilità più sostenibile e all'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra. Tuttavia, ci sono ancora sfide da affrontare, come garantire una copertura uniforme nelle città e mantenere l'offerta di veicoli al passo con la domanda crescente. La Sharing Mobility ha sicuramente dimostrato il suo valore, ma il settore continua a evolversi per soddisfare le esigenze in rapida mutazione dei cittadini. Fonte Read the full article
0 notes
Text
Svendita Italia o propaganda fascista?
Riporto un intervento che ho scritto altrove alcuni mesi fa, su una falsità sparsa in rete circa delle aziende italiane. L’intento non è difendere delle aziende italiane, e ci mancherebbe per un blog indipendentista, quanto invece quella di smontare una retorica fascista sovranista, che addosserebbe ad una certa “sinistra” la causa di una svendita di alcuni ambasciatori del made in Italy.
La propaganda sovranista, o per meglio dire fascista, si accompagna sempre ad una serie di falsità che pervadono il discorso politico, inquinandolo con una retorica vittimista. Le manie di persecuzione sono all'ordine del giorno e viene incolpato il nemico del momento di cose che sono accadute anni prima che quel nemico esistesse, o gli vengono attribuite responsabilità laddove il nemico non ne ha mai avute.
In questo post non ho intenzione di difendere il Partito Democratico, del quale non sono mai stato elettore, e non ho intenzione nemmeno di glorificare il made in Italy. L'intento è invece quello di confutare un argomento che i fascisti tirano fuori di tanto in tanto: la vendita di colossi aziendali storici a compagnie estere sarebbe colpa di questo o quel governo che di volta in volta individuano come bersaglio. Oggi tocca al PD e domani magari no, ma sempre con questo stesso argomento infondato.
Andiamo con ordine:
Wind: non è mai stata completamente italiana, infatti Wind Telecomunicazioni nasce alla fine del 1997 grazie all'investimento di Enel, France Télécom e Deutsche Telekom; nel 2010 Veon Ltd. (precedentemente VimpelCom Ltd.) rileva Wind; Veon Ltd. è una multinazionale delle telecomunicazioni fondata a Mosca, registrata a Bermuda e con sede ad Amsterdam ed è controllata per il 47,9% dall'olandese LetterOne del magnate russo Mikhail Fridman e per il 19,7% dalla norvegese Telenor; Wind, attraverso la Veon Ltd., entra a far parte della joint venture di Hong Kong CK Hutchison nel 2015.
Telecom: nata pubblica col nome di SIP nel 1964, viene privatizzata nel 1997 sotto il Governo Prodi, e passa nel 1997 alla famiglia Agnelli; viene acquistata poi da Olivetti nel 1999 ma Bell, società con sede in Lussemburgo, il 22% delle azioni di Olivetti; nel 2001 Telecom passa a Olimpia Spa, società con partecipazione di Pirelli (al 60%), Edizione Holding dei Benetton, Banca Intesa e Unicredito Italiano; nel 2007 passa a Telco S.p.A., patto di controllo composto da Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo, Sintonia e Telefónica (Spagna); nel 2016 il maggiore azionista di Telecom è Vivendi, società francese di telecomunicazioni; nel 2018 il ai vertici dell'azienda c'è l'Elliott Management Corporation, società statunitense di gestione degli investimenti, ma Vivendi (Francia) è ancora il maggio azionista con quasi il 24% delle azioni; Telecom ha ancora sede in Italia.
Stock: viene acquisita nel maggio del 1995 dalla Eckes A.G., società tedesca che produce e distribuisce alcolici e succhi di frutta; nel 2007 diventa proprietà del fondo americano "Oaktree Capital Management" e dal 2012 la produzione viene completamente delocalizzata nella Repubblica Ceca.
Sasso: nasce nel 1860 in Liguria; passa alla società spagnola Deoleo nel 2005, che acquisisce la Minerva Oli S.p.a., che possedeva il marchio Sasso.
Sanpellegrino: nasce nel 1899 e viene acquisita dalla Nestlé (Svizzera) nel 1997; la produzione è ancora in Italia.
Riso Scotti: nasce nel 1860 ed è ancora italiana, ma i capitali sono per il 40% della società Ebro Food (Spagna) dal 2016.
Benelli: nasce nel 1911 e viene comprata nel 2005 dalla Qianjiang Group (Cina); la produzione Benelli è ancora in Italia.
Parmalat: nasce nel 1961 ma dal 2011 è controllata dalla multinazionale francese Lactalis.
Star: nasce nel 1948; nel 2006, il 50% dell'azienda viene acquisita dal gruppo alimentare spagnolo Gallina Blanca del Gruppo Agrolimen (Catalogna).
Pomellato: nasce nel 1967 e nell'aprile 2013 l'azienda diventa della holding Kering (Francia).
Pernigotti: nasce nel 1868 e viene acquisita nel 2013 da Toksöz, società turca, che dal 2018 ha deciso di interrompere le attività dello storico stabilimento di Novi Ligure ma di non dismettere il marchio.
Consorzio del Vino Chianti Classico: nasce nel 1987, ma non è un'azienda ed il suo compito è disciplinare e tutelare il vino prodotto nella regione del Chianti Classico; è in Toscana.
Algida: nasce nel 1945 ed è stata comprata da Unilever (Regno Unito, Paesi Bassi) nel 1974.
Galbani: nasce nel 1882 e nel 1974 gli Invernizzi cedettero l'azienda a quattro finanziarie con sede nel Lussemburgo e nel Liechtenstein, con proprietari ignoti; nel 1989 fu acquisita da IFIL e BSN-Danone (Francia), che nel corso degli anni rilevò progressivamente l'intera azienda e infine viene acquisita da Lactalis (Francia) nel 2006.
FIAT Avio: fondata dalla FIAT nel 1916, è venduta nel 2003 a un consorzio formato per il 70% dal fondo americano The Carlyle Group e per il 30% da Finmeccanica S.p.A.
Ducati: nasce nel 1926, viene acquistata da Cagiva (Italia) nel 1985 e nel 1996 il Texas Pacific Group (USA) compra il 51% delle azioni e ne completa l'acquisto del restante 49% della Ducati nel 1998; nel 2006 il marchio Ducati è ritornato in mani italiane con l'acquisto da parte di Investindustrial Holdings e nel 2012 viene annunciata l'acquisizione di Ducati Motor Holding S.p.A. da parte della Lamborghini Automobili S.p.A.
Bertolli: nasce nel 1865 ma viene acquisita nel 1993 dalla Fisvi (Società finanziaria lucana) per 310 miliardi di lire per conto del gruppo Unilever; nel 2008 Bertolli passa da Unilever a Deoleo (Spagna).
Carapelli: nasce nel 1893 ed entra a far parte di Sos Corporaciòn Alimentaria S.A. (Spagna), oggi Deoleo, nel 2006.
Perugina: nasce nel 1907; nel 1988 entra a far parte del gruppo svizzero Nestlé (Svizzera) assieme a Buitoni.
FIAT Ferroviaria: nata a Torino nel 1917 come "FIAT Sezione Materiale Ferroviario", cambia ragione sociale in "FIAT Ferroviaria Savigliano" nel 1975 e in "Fiat Ferroviaria" nel 1988; è infine venduta nel 2000 alla società francese Alstom, assumendo il nome "Alstom Ferroviaria".
Fendi: nasce nel 1925, è ancora un marchio italiano.
Eridania: nasce nel 1899; nel 2011 Cristal CO, società del gruppo cooperativo francese Cristal Union, secondo produttore di zucchero francese, entra in Eridania Italia con una quota del 49% nel capitale sociale.
Buitoni: l'attività inizia nel 1827 e nel 1988 il marchio viene acquisito, assieme a Perugina, da Nestlé.
Bottega Veneta: fondata nel 1966 a Vicenza, la società viene acquisita nel 2001 dal Gruppo Gucci, oggi parte della multinazionale francese Kering.
Antica Gelateria del Corso: inizia ad essere commercializzato come marchio dell'azienda Italgel nel 1980 e passa a Nestlé quando quest'ultima acquisisce Italgel nel 1993.
Locatelli: attiva dal 1860, è acquistata dalla Nestlé nel 1961 e infine da Lactalis nel 2008.
Gruppo Ferretti: nasce nel 1968 e produce la prima imbarcazione nel 1971; nel 2012 lo Shandong Heavy Industry Group-Weichai Group rileva il 58% delle azioni; nel 2016 Piero Ferrari, figlio di Enzo Ferrari, entra a far parte del gruppo Ferretti acquistando il 13,2% del capitale attraverso la holding di famiglia F Investments, risultando così l'unico azionista oltre ai cinesi del gruppo Weichai Power, detentori della maggioranza con l'86,8%.
Edison S.p.A.: attiva dal 1884, nel 2012 Électricité de France (EDF) ne ha acquisito il controllo esclusivo.
Fastweb: nasce nel 1999 e nel 2011 è acquistata dalla compagnia svizzera Swisscom.
Bulgari: società italiana fondata nel 1884, dal 2012 fa parte del gruppo francese LVMH.
Peroni: in attività dal 1846, il suo marchio è stato comprato dalla giapponese Asahi nel 2016, ma la produzione è ancora in Italia.
Gancia: nasce nel 1850 e l'azienda diventa proprietà della Russian Standard al 95% alla fine del luglio 2013.
Valentino: casa di alta moda fondata nel 1957, la casa di moda viene venduta nel 2012, insieme al marchio M Missoni, alla società Mayhoola for Investments del Qatar.
Miss Sixty / Energie: marchi creati nel 1991, cedono la branca asiatica del gruppo alla Trendy International nel 2000 ed il restante ad un fondo di investimento panasiatico, di nome Crescent HydePark, nel 2012.
Richard-Ginori: nasce nel 1735 ed è ufficialmente fallita nel gennaio 2013, ma è stata acquistata nel maggio 2013 dal gruppo Gucci, a sua volta controllato dalla società francese Kering.
Fiorucci: fondata nel 1967, è stata rilevata nel 1990 dalla Edwin International, società giapponese di abbigliamento con 8 marchi di proprietà e 6 in licenza (tra cui Lee, Wrangler e Avirex); nel 2014 i giapponesi della Edwin International cedono il marchio Fiorucci ad un'altra società giapponese, la Itochu Corporation.
Conclusioni Le manie di persecuzione della retorica fascista vorrebbero fare in modo che l'italiano medio corra ai ripari e possa armarsi contro questo o quel nemico esterno, che è identificato con un invisibile complotto internazionale ai danni dell'Italia e del “popolo italiano”, complotto che di volta in volta si manifesterebbe, ai loro occhi, con immigrati mandati da forze oscure che vorrebbero una sostituzione etnica, oppure con oppositori politici a cui si attribuisce un finanziamento estero o con acquisizione di aziende e di marchi italiani da parte di società estere, cosa che invece è normalissima nel gioco del capitalismo. Poi possiamo anche parlare di quali siano le contraddizioni in seno al capitalismo. In quest'ultimo caso della vendita delle aziende italiane, si vorrebbero addossare le colpe della dinamica capitalista (senza però definirla come tale) ad una qualche forza politica (in questo caso il PD) che, nella maggior parte dei casi menzionati, nemmeno era nata, e fa di questo falso argomento un classico delle argomentazioni in salsa fascista in difesa del Made in Italy e, per estensione, dell'Italia come categoria trascendentale, che colpiscono alla pancia del popolino lasciato senza strumenti per smascherare questa retorica. Il messaggio che i fascisti vogliono lanciare è chiaro: siamo sotto attacco, e l'acquisto di marchi italiani d'eccellenza sarebbe una dimostrazione, e la colpa di questo è dei comunisti. A cosa servirà dire che il Partito Democratico non è un emblema del comunismo? A cosa servirà dire che il comunismo intende scardinare i rapporti sociali creati dal capitalismo? A cosa servirà dire che, in ogni caso, il PD non fosse nemmeno nato quando molte aziende italiane menzionate sono state rilevate da società estere? A niente: quella è la versione che fa loro comodo per odiare, e se tu la smonti, i fascisti si gireranno dall'altra parte ed odieranno pure te. E facciamoci odiare, se questo implica aver ragione! Non erano loro che dicevano “molti nemici, molto onore”? Avendo avuto ragione, sarà un onore avere nemici.
24 notes
·
View notes
Text
Title: License to Science (And Kill) - Licenza Scientifica (E di Uccidere).
Genre: Thriller / Adventure / Action / Romance / Humor.
Fandom: Shingeki No Kyojin/Attack On Titan.
Characters: Hange Zoe/Hanji Zoe x Levi Ackerman.
Rating: T.
Author: just_quintessentially_me @just-quintessentially-me
Translator: justquintessentiallymeita Annabeth_Granger1 Efp @justanothershippingcan
Original language: English.
Translation in Italian. A Secret Agent AU/Spy Thriller AU.
Original Fic: Here
Translated fic: Efp AO3
Original chapter: Here
Translated chapter: Efp AO3
I’m angry with myself, but I couldn’t help it. Finally, a year and four months after the first translated chapter, here I am. What kept me from translating are the exact same problems that I introduced some time ago with one of my posts. Health, life, family, school and such. This year was very tiring to me. Beautiful in some way, but tiring. HOWEVER, here I am, as I said. I will not promise you to update soon, but for sure not after another year. Because you, readers, the amazing writer of this fic, @just-quintessentially-me, and even I, deserve better. Now I’m done with my rant. I already published yesterday the chapters on Efp and AO3 (and I’m not totally used to the last one I mentioned, so it’s better to use Efp or Tumblr to read my translation), but it was late and I waited for today to publish it here. Enjoy the chapter, everyone!
Capitolo 2
Originale
--☢☢☢--
just_quintessentially_me è un'autrice straniera e a scrivere questo post è la persona che traduce le sue storie con il consenso dell'autrice originale. La storia originale quindi appartiene a lei mentre i personaggi ad Hajime Isayama. Come ben sapete l’inglese ha delle strutture diverse dall’italiano quindi la traduzione non è letterale, anche se cercherò di rimanere il più fedele possibile al testo. Sono solo una traduttrice amatoriale e se qualcosa non vi convince, ditemelo pure. Buona lettura.
--☢☢☢--
«Ci sono domande?»
Il raccoglitore si capovolse, chiuso. Lei alzò lo sguardo in attesa.
Levi era seduto di fronte a lei. A parer suo, dopo aver sopportato la sua spiegazione di tre ore sulla TITAN, l’uomo sembrava solo leggermente annoiato. Quando lei si era esercitata davanti ai suoi gatti, Sawney e Bean, si erano addormentati entrambi nel giro di cinque minuti. Tuttavia quello potrebbe essere effettivamente successo perché loro erano, per l’appunto, dei gatti.
Con una gamba accavallata sull’altra e il mento sostenuto dal suo pugno, lui sbatté le palpebre.
Lei provò di nuovo a chiederglielo. «Levi? Hai capito tutto?»
Muovendo le spalle, Levi si raddrizzò sul suo sedile. «Sì.»
«Perché non hai detto niente?»
«Non avevo alcuna domanda.»
«Normalmente non lavori con un collega, vero?» disse Hanji, infilando il fascicolo troppo pieno nella sua borsa.
«Questa è la tua prima missione sul campo?»
Levi stava completamente ignorando la domanda, allora. Tuttavia lei suppose che la risposta fosse “no”.
Levi era stato nell’agenzia quasi quanto lei. Non che Hanji lo tenesse esattamente sotto controllo, ma non aveva mai neanche sentito che lui avesse lavorato con qualcun altro. Infatti, guardando anche solo il suo abbigliamento, ovvero, pantaloni attillati, una stirata e abbottonata camicia bianca, con una giacca scura e brillanti scarpe, si capiva che come agente lui fosse efficiente, attraente, e che i suoi metodi fossero raffinati. Sul campo, completava una missione dopo l’altra – non importava la difficoltà – senza fallire.
Lui non lavorava spesso con altri colleghi, lei immaginò, perché non ce n’erano tanti che potevano stargli dietro.
«Quattrocchi. Ho chiesto, è la prima volta che lavori sul campo?»
«Non hai risposto alla mia domanda, per cui io non rispondo alla tua.» alzò le spalle lei, schietta.
Inclinando la testa, Levi sospirò. «Di solito no.»
«Come pensavo.»
«Allora perché-»
«No, non penso di essere mai stata sul campo.» Poi si fermò, riflettendo. Salvo che lei considerasse… «Be’, c’è stata quella volta in cui pensavano che un gruppo di terroristi stesse accumulando delle armi nelle fogne. Io sono scesa per prendere dei campioni di-»
«No.»
Lei sorrise, appoggiandosi sul suo sedile. «Mi sa proprio di no, allora. Dovrai mostrarmi i trucchi del mestiere!»
«Non c’è nessun trucco da rivelare. O sai che cavolo stai facendo, o non lo sai.»
Se il suo sguardo piatto era un’indicazione, lei sapeva bene a quale categoria tra le due Hanji appartenesse.
«Meno male che imparo alla svelta.»
Scuotendo la testa, lui guardò fuori dal finestrino. «Gli agenti che non sanno cosa fare sul campo, muoiono sul campo.» Si fermò, mentre guardava il mare di nuvole sotto di loro. Quando prese di nuovo parola, parlò più a se stesso che a lei. «A che diavolo stava pensando Erwin.»
«Stava pensando che in questa missione ti servissi.»
Girandosi dall’altra parte del finestrino, il suo sguardo incontrò quello di Hanji. Questa volta, non contestò.
Perché era vero.
Erwin aveva la rara ma funzionale abilità di separare la logica dalle emozioni. Lei non dubitava che lui avesse considerato sia la sua inesperienza sul campo sia il pericolo a cui ciò esponeva entrambi. Ma l’aveva mandata con lui comunque. Per il semplice fatto che il suo essere lì rendesse più probabile il successo della missione.
Levi conosceva Erwin tanto quanto lei. Sicuramente lui l’aveva capito.
Levi incrociò nuovamente le gambe con un sospiro. «Quando saremo fuori, solo per una volta, fa’ come ti dico.»
Lei lo rassicurò con un sorriso. «Certo.»
Lui non lo ricambiò.
►▼◄
L’aereo s’inclinò per atterrare quando il sole sorgeva all’orizzonte. Hanji guardava con le palpebre pesanti come le nuvole si dividevano e come la città di Belgrado, che si espandeva alla sola vista, si apriva sotto di loro. La città, un affollato insieme di quartieri e torreggianti paesaggi urbani, sembrava un dipinto fatto con gli acquarelli; il sole che sorgeva l’aveva bagnata nelle vibranti tonalità del rosa e del giallo.
Mentre lei guardava, con la testa appoggiata al finestrino, gli edifici s’ingrandivano e poteva vedere le prime macchine, mentre strascicavano come delle formiche attraverso gli edifici squadrati. Era la prima volta che vedeva Belgrado, a dire il vero, quella era assolutamente la prima volta che metteva piede nella parte di territorio dell’ex Jugoslavia. Viaggiare non era un privilegio che il suo lavoro poteva permettersi.
Prima di atterrare e prima che lei si affrettasse in giro per l’aeroporto con una borsa in spalla e una valigia a rotelle che trascinava dietro di lei, era riuscita a liberarsi dell’iniziale mal d’aereo. Era stata obbligata a farlo: Levi era pronto a lasciarla indietro.
Lei stette sulle punte dei piedi, sforzandosi di tener d’occhio l’uomo più basso. Oppresso solo dal compatto borsone, lui si muoveva senza sforzo tra la folla.
Quando finalmente era riuscita a raggiungerlo, la sua oscillante borsa colpì la spalla di Levi. Lei cominciò ad ansimare. «Santo cielo, Levi. Ti muovi come un velocissimo scoiattolo.»
Levi roteò gli occhi verso di lei. «Non riesci a starmi dietro perché hai portato troppo schifo. Ti avevo detto di viaggiare leggera.»
Come aveva fatto lui. Ma be’ – che cosa significava leggera? Era un termine così relativo. «Ah, ma come si fa a scegliere cosa prendere? Fuori in una regione straniera, a rubare dei codici di lancio – non si può capire cosa potrebbe tornare utile!»
Lui sibilò, guardando per una volta da entrambi i lati. «Non puoi dire cagate del genere all’interno di un aeroporto.»
Giusto. Lei abbassò la voce fino a farla diventare un bisbiglio. «Inoltre, io e Moblit abbiamo trascorso le ultime settimane a perfezionare dei nuovi gadget. Dovevo portarli con me.»
Mentre parlava, loro camminarono attraverso alle porte scorrevoli. Il marciapiede fuori era pieno di persone di fretta. Malgrado la folla, Hanji stese le mani, prendendosi un momento per respirare in quell’aria frizzante.
«Ciao, Belgrado!»
Un pesante uomo si fece strada accanto a lei, mentre Hanji si accigliò alle sue spalle quando questo passò.
Levi guardò dietro di lui. «Mi ero dimenticato di quanto tu faccia schifo a essere discreta.»
«Non siamo tutte fighe spie che vanno in giro per il mondo. È la prima volta che sono qui. Non posso farci nulla! Sono eccitata!» Lei allungò poi il collo, cercando di dare un’occhiata alla città.
«Andiamo.» Mentre lui affrontava la folla, parlò alle sue spalle. «Il quartier generale ha ordinato una macchina?»
«Ho fatto sì che il mio team si occupasse appositamente della nostra sistemazione.»
L’ultima parte della folla si diradò rivelando un lucente, brillante veicolo che aspettava ostentatamente sul marciapiede.
Levi si fermò subito dopo. «Quella è… una Ferrari?»
Lei sorrise. «Ho detto a Nifa di darci una macchina veloce. Nel caso ci sia un inseguimento ad alta velocità o simili.»
Lui sembrava esaurito. «Uno, sai che gli inseguimenti ad alta velocità ci sono solo nei film, vero? E due, il tuo team ci ha dato la macchina meno adatta fra tutte quando si lavora sotto copertura.»
Lei mosse la mano con sprezzo mentre apriva il portabagagli. «Questa è l’Europa. Tutti guidano belle macchine.»
Lui guardò visibilmente una sporca Volkswagen che aveva scelto quell’esatto momento per passare.
Dopo aver lasciato cadere la borsa nel portabagagli, lui girò intorno alla macchina con veloci falcate. «Guido io.»
Dopo aver schiacciato le altre borse, lei riuscì a far entrare a forza il suo borsone pieno zeppo. Il portabagagli si chiuse con un click, resistendo ai bagagli fin troppo pieni con un debole cigolio.
Quando lei scivolò sul sedile del passeggero, Levi stava facendo scorrere un set di chiavi dal parasole.
Lei a malapena ebbe il tempo di mettere la cintura di sicurezza prima che loro stessero già partendo, mentre gli pneumatici stridevano sul marciapiede. Il motore vibrò, cercando con forza di accelerare mentre loro si spostavano nel lento traffico. Lei notò il modo in cui il suo pollice scorreva sul volante in pelle con apprezzamento.
«Dopo tutte quelle proteste, guarda chi si sta divertendo con la macchina sportiva!»
Un angolo delle sue labbra si alzò. «Quel che è fatto, è fatto. Tanto vale goderselo.»
«Disse il tizio che guida la Ferrari. La prossima volta, guido io.»
«In che hotel hanno prenotato la stanza? Ci servirà un po’ di tempo per esaminare la disposizione della struttura dove tengono i codici e sistemare il nostro piano.»
«Umh…» mormorò lei mentre frugava nello zaino ai suoi piedi. Moblit l’aveva preparato. Quindi doveva esserci per forza un fascicolo con dentro, da qualche parte, la prenotazione dell’hotel. Alla fine le sue dita si chiusero sopra una lucida cartella. Spingendo giù un kit di pronto soccorso, un maglione extra e una torcia elettrica, Hanji riuscì a tirarlo fuori dallo zaino.
Inumidendo il suo dito, sfogliò le carte al suo interno. «Ecco qui. Sembra che hanno prenotato al… Metropol Palace Belgrade.»
Lui fece una leggera risata. «Ovviamente.» Il motore andava su di giri mentre Levi aggirava un lento camion.
L’hotel raffigurato era un torreggiante muro di finestre. Un cortile platealmente acceso si stagliava davanti. «È bello?»
«Diciamo così.»
►▼◄
Note dell'autrice originale: La prossima volta: le nostre spie preferite si infiltrano nella struttura di ricerca della TITAN! Tutto sembra andare bene e secondo il piano… oppure no.
#writing#writers#levihan#snk#shingeki no kyojin#attack on titan#aot#levi ackerman#hanji zoe#hange zoe#fanfiction#license to science (and kill)#license to science#licenza scientifica (e di uccidere)#Italian Translation#translation#levihan fic#levihan fanfiction#shingeki no kyojin fic#my post#mine
22 notes
·
View notes
Photo
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/6edc67e80038a1eeb2f7b68a94b83a79/tumblr_pt32geQc031u2rlluo1_540.jpg)
[TRAD ITA] 190614 POST INSTAGRAM DI UNIQLO*:
“BT21 per UT! Disponibile dal 21/6 in tutto il mondo
#UNIQLO #uniqloUT #UNIVERSTAR #BT21 #KOYA #RJ #SHOOKY #MANG #CHIMMY #TATA #COOKY #VAN”
(N/B: *Azienda giapponese che produce e vende abbigliamento per uomo, donna e bambino)
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Xina)
#bts#bangtan#bangtan boys#post#instagram#190414#ita#uniqlo singapore#bt21#koya#cooky#tata#chimmy#mang#rj#shooky#van#universtar#bt21 x ut
13 notes
·
View notes
Text
Simboli clan: come riconoscere un malavitoso
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/simboli-clan-come-riconoscere-un-malavitoso/115093?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=115093
Simboli clan: come riconoscere un malavitoso
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/284bbcc14dae857bd3f0425627efedf1/72cc5b2654d55180-d7/s500x750/73d97a176cacbe9ac24744099dad35daa680b0fc.jpg)
I simboli dei clan sono una forma di identità visiva utilizzata dalle organizzazioni criminali nota come “clan” o “mafie” per rappresentare la propria appartenenza ad un gruppo specifico. Questi simboli possono essere tatuaggi, stese (graffiti), o addirittura omicidi.
I tatuaggi sono uno dei modi più comuni per rappresentare l’appartenenza ad un clan. Essi possono includere il nome del clan, un simbolo o un’immagine che rappresenta il clan, o anche solo le iniziali del clan. I tatuaggi possono essere visibili o nascosti, a seconda delle preferenze del membro del clan.
Le stese (graffiti) sono un’altra forma comune di rappresentazione dell’appartenenza ad un clan. Essi possono includere il nome del clan, un simbolo o un’immagine che rappresenta il clan, o anche solo le iniziali del clan. Le stese possono essere fatte in luoghi pubblici o privati, a seconda delle preferenze del clan.
L’omicidio è un’altra forma di rappresentazione dell’appartenenza ad un clan. Essi possono essere commessi per vendetta, per intimidire gli avversari o per consolidare il potere del clan.
E’ importante notare che queste pratiche sono illegali e sono associati ad attività criminose, sono condannate dalla società e combattute dalle forze dell’ordine.
Come riconoscere un camorrista, mafioso e ndranghetista
Riconoscere un camorrista, un mafioso o un ‘ndranghetista può essere difficile poiché essi cercano di nascondere la loro appartenenza al clan. Tuttavia, ci sono alcuni segni comuni che possono indicare l’affiliazione a queste organizzazioni criminali:
Tatuaggi: gli affiliati di queste organizzazioni criminali spesso hanno tatuaggi che rappresentano il loro clan, come il nome del clan, un simbolo o un’immagine.
Abbigliamento: gli affiliati di queste organizzazioni criminali possono indossare abbigliamento con simboli o iniziali del clan.
Comportamento intimidatorio: gli affiliati di queste organizzazioni criminali possono mostrare comportamenti intimidatori o aggressivi, in particolare nei confronti di coloro che si oppongono al loro clan.
Contatti con altri affiliati: gli affiliati di queste organizzazioni criminali possono avere contatti con altri membri del clan o con persone che sono note per essere associate al clan.
Attività criminali: gli affiliati di queste organizzazioni criminali possono essere coinvolti in attività criminali come il traffico di droga, l’estorsione, il racket e l’usura.
E’ importante notare che questi segni non sono sempre presenti e non sempre indicano un’affiliazione a queste organizzazioni criminali. Inoltre le forze dell’ordine sono le uniche a poter fare una vera indagine per scoprire un’affiliazione.
Come agisce la camorra
La camorra è un’organizzazione criminale originaria di Napoli, in Italia. Essa è attiva in diversi settori illeciti, tra cui il traffico di droga, il racket delle estorsioni, la contrabbando, la prostituzione, l’usura e la gestione illecita di attività commerciali. La lotta alla camorra è una priorità per le forze dell’ordine italiane e per il governo. Ci sono diverse misure adottate per combattere la camorra, tra cui le operazioni di polizia, le leggi più severe e la confisca dei beni.
Come avviene un’estorsione
L’estorsione è un reato in cui un individuo o un’organizzazione minaccia di causare danni a una persona o a un’azienda se non vengono soddisfatte determinate richieste, solitamente il pagamento di denaro o altri beni. La minaccia può essere fatta in modo esplicito, ad esempio con una telefonata o un messaggio, o implicito, attraverso la violenza o la intimidazione.
Le vittime di estorsione spesso sentono di non avere altra scelta se non quella di pagare il denaro richiesto, per evitare eventuali conseguenze negative per se stessi o per le loro attività commerciali. In alcuni casi le organizzazioni criminali come la camorra, utilizzano l’estorsione per ricavare denaro dalle attività commerciali locali, costringendo i proprietari a pagare una “tassa di protezione” per evitare danni o problemi.
E’ importante segnalare che cedere alle minacce estorsive non solo è un reato in se ma incoraggia la continuità di queste azioni illegali, per questo è importante denunciare alle autorità competenti ogni tentativo o atto di estorsione.
Il pagamento del pizzo è considerato una forma di racket, ovvero un’estorsione legalizzata. In alcune zone del sud Italia, il pizzo è una pratica radicata e consolidata, e molte attività commerciali si sentono costrette a pagare per evitare danni fisici o economici. E’ importante sottolineare che il pagamento del pizzo è un reato e incoraggia le organizzazioni criminali a continuare queste attività illegali. E’ importante segnalare ogni tentativo di estorsione alle autorità competenti e aiutare così la lotta contro queste organizzazioni criminali.
Organizzazioni criminali italiane : le differenze
La camorra, la mafia e la ‘ndrangheta sono tutte organizzazioni criminali italiane, ma hanno alcune differenze importanti tra loro:
La camorra è originaria di Napoli ed è attiva principalmente nella Campania e in altre regioni del sud Italia. La camorra è conosciuta per il traffico di droga, il racket delle estorsioni, la prostituzione e la gestione illecita di attività commerciali.
La mafia è originaria di Sicilia e ha una presenza significativa anche in altre regioni d’Italia come Calabria, Campania e Puglia. La mafia è conosciuta per il traffico di droga, l’estorsione, la contrabbando e l’usura. La mafia è divisa in varie famiglie, tra cui la più nota è la Cosa Nostra.
La ‘ndrangheta è originaria della Calabria, è molto potente e presente in tutta Italia e all’estero. E’ una delle organizzazioni criminali più potenti al mondo. La ‘ndrangheta è conosciuta per il traffico di droga, l’estorsione, la contrabbando e l’usura. E’ caratterizzata da un forte legame familiare e da una forte gerarchia.
0 notes
Text
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/fb723b325b0f629fff341f16363dd5a7/c59ac92fbc380076-c3/s1280x1920/a259d6ec9cf7e8e55a200060f9c417a2a20eb814.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/0c8c061dc1cecdbc44f211dbfa793c97/c59ac92fbc380076-b9/s540x810/2428d7d62b95b1ef149bdbb38a9a0573bbd5377e.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/fef8c06b3729c3d94530bcb7a7984da8/c59ac92fbc380076-d0/s540x810/c1d0fcc40782434b77e3a609bce4937fbab85de9.jpg)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/fc27e965d6f0d420a7037e98a38ec9e6/c59ac92fbc380076-74/s1280x1920/08506e9ced5fbbd18e65c9b53c07cd2af18d1263.jpg)
SVENDO
✓Jeans by EMY-Ò
20€🛒
TAGLIA 44
Per chi vuole sono disponibili anche le taglie 46,48,50,52,54 un paio per taglia 😊
Giro vita da 74cm in sù dipende da quanto cede il tessuto...
Giro fianchi da 94cm in sù dipende da quanto cede il tessuto..
Lunghezza 102cm con il risvolto tirato giù.
✓Maglione grosso (tiene tanto caldo) by EXSY CURVY
TAGLIA XL veste 50-52
30€🛒
Giro seno da 116cm in sù dipende da quanto cede il filato...
Giro fianchi da 94cm in sù dipende da quanto cede il bordo....
Lunghezza 73cm
✓Cappottone 40€🛒
È taglia unica arriva vestire fino 52-54 ma sistemandolo con una fusciacca può vestire anche meno a seconda dal gusto.
Spedisco 📦in tutta Italia tramite le poste italiane,costo 💸spedizione 9€ fino ai 5kg, modalità di pagamento con Postepay bonifico bancario PayPal oppure Satispay,oppure venite in negozio a Santa Giustina in Colle PD piazza Martiri 20 SOTTO IL PORTICO 😊#teto #Style #abbigliamento #abbigliamentodonna #abbigliamentouomo #abbigliamentocurvy #moda #style #felicita #occasioni
0 notes
Link
I gruppi di estrema destra puntano a entrare in Parlamento. Grazie ai fondi di società e privati in Italia e all’estero. Ecco quali sono, tra esercizi commerciali e misteriosi trust Dio, patria e famiglia. Ma anche ristoranti, catene di abbigliamento, gioiellerie, barberie, franchising di poste private, scuole di lingua, startup di comunicazione, imprese immobiliari, misteriosi trust e qualche strana società offshore. Dietro la facciata ufficiale dei fascisti del terzo millennio si nasconde una galassia imprenditoriale che dall’Italia si allarga a Francia e Regno Unito. Passando per Cipro e arrivando fino alla Russia di Vladimir Putin. Una multinazionale nera dove gli ideali di purezza del ventennio si intrecciano alle più attuali esigenze dell’economia di mercato. Con imbarazzanti corollari. Alla vigilia delle prossime elezioni politiche, L’Espresso ha indagato sugli affari dell’estrema destra italiana. Ha cercato di ricostruire nei dettagli la rete imprenditoriale creata negli anni da Forza Nuova e CasaPound, i due principali partiti d’ispirazione fascista. Movimenti che dopo aver conquistato spazio in Europa e aver ottenuto seggi nei consigli comunali di mezza Italia, ora puntano al grande passo: entrare in Parlamento. Missione non impossibile, visto che la nuova legge elettorale ha fissato l’asticella a un abbordabile 3 per cento, che se superato permetterà alle piccole formazioni nostalgiche di avere un inedito potere negoziale nello scenario delle grandi coalizioni necessarie per governare. Latitanze dorate Forza Nuova e CasaPound, per quanto diverse tra loro, sono unite da una radice comune. Si chiama Terza Posizione, è un movimento neofascista nato nel 1978 e morto ufficialmente quattro anni dopo. Tra i suoi fondatori, all’epoca poco più che ventenni, c’erano Roberto Fiore e Gabriele Adinolfi. Inseguiti dalle indagini giudiziarie sul terrorismo di destra, fra cui l’attentato alla stazione di Bologna, Fiore e Adinolfi scapparono dall’Italia rifugiandosi in Inghilterra, il primo, e in Francia, il secondo. Quarant’anni dopo, con alle spalle processi e condanne, i due ragazzi sono tornati. Fiore è diventato il segretario nazionale di Forza Nuova, Adinolfi l’intellettuale di CasaPound. Le radici con il passato non si sono però mai interrotte. Almeno quelle degli affari. Roberto Fiore L’Inghilterra è da sempre la base principale del business di Forza Nuova, la fonte originaria dei guadagni. Il legame finanziario tra CasaPound e la Francia si è invece manifestato più di recente, ma è cresciuto in fretta da quando il Front National di Marine Le Pen ha scelto di investire sui camerati italiani. Fiore segreto Londra, 1980. Per capire l’oggi è necessario tornare ancora agli anni di piombo, subito dopo la bomba che uccise 85 persone a Bologna. Quando Fiore arriva in gran segreto nella Londra di Margaret Thatcher insieme a Massimo Morsello e ad altri militanti di Terza Posizione, ad aiutarli – si legge in un rapporto sull’eversione nera firmato dai servizi segreti italiani (Sisde) del 1982 – è la League of Saint George, snodo internazionale della destra europea, di cui fa parte tra gli altri anche l’ex presidente del British National Party Nick Griffin. Anni nebulosi, punto di partenza della carriera imprenditoriale del giovane neofascista italiano. Con un’ombra mai chiarita: «Era un agente dei servizi segreti britannici (MI6) fin dai primi anni Ottanta», scriverà in un documento del 1991 letto da L’Espresso la commissione d’inchiesta sul razzismo e la xenofobia del Parlamento europeo, gettando un’ombra inquietante sul legame tra Fiore e il Regno Unito. Di certo, per quasi 20 anni ricercato dall’Italia, il politico romano ha creato solide attività economiche in Inghilterra. A lui e ai suoi uomini più fidati fanno infatti capo diversi marchi specializzati in viaggi-studio Oltremanica, tra cui London Orange e Easy London. Come ha dichiarato alla stampa lo stesso Fiore, forse esagerando un po’, «è la più importante struttura di riferimento per il turismo giovanile europeo». Quello che non era però mai emerso finora è che al leader di Forza Nuova fanno riferimento anche tre trust di diritto britannico. In due di questi, chiamati Saint Michael the Archangel e Saint George Educational, almeno dalla metà degli anni ’90 sono transitate centinaia di migliaia di sterline. Soldi entrati come donazioni anonime e finiti spesso, sotto forma di finanziamenti caritatevoli, a società italiane possedute dalla famiglia del segretario di Forza Nuova o da suoi soci. Per dire: solo negli ultimi quattro anni, il trust dedicato all’arcangelo Michele, fra i cui gestori c’è Beniamino Iannace, già candidato per Forza Nuova alle europee 2009, ha incassato 475 mila euro da elargizioni liberali in Gran Bretagna. Soldi finiti quasi completamente in Italia, con donazioni indirizzate ad almeno tre aziende private che appartengono alla famiglia Fiore: Rapida Vis, Futura Vis e Comeritresa, tutte partecipate dalle figlie del segretario di Forza Nuova. Motivazione ufficiale dei pagamenti? Finanziare la realizzazione di pubblicazioni sulla Chiesa Cattolica. Peccato che di questi soldi non si trovi traccia nei bilanci delle società italiane. Nel 1999 i trust furono messi sotto inchiesta dagli organismi di controllo amministrativo inglesi. Un paio di anni prima il quotidiano The Guardian aveva raccontato che queste due fondazioni stavano finanziando un villaggio nazista in Spagna, Los Pedriches, «occupato da Terza posizione internazionale per creare una comunità nazionalista bianca e addestrare soldati volontari», scriveva il giornale inglese. Le carte dell’indagine, chiusa nel 2005, documentarono legami di affari tra le fondazioni e una società di Fiore e Morsello: «I pagamenti», si legge nel rapporto dell’organo di controllo inglese, «erano stati effettuati a favore della Meeting Point (oggi Easy London, ndr) business privato di Fiore». Il fondatore di Forza Nuova ammise le contestazioni, spiegando che i versamenti servivano per pagare l’affitto di un “charity shop” a Shirland Road, a pochi passi dalle sedi legali delle sue tante società specializzate nell’organizzazione di viaggi di italiani a Londra. I documenti ottenuti ora da L’Espresso indicano che l’attività dei trust è proseguita anche dopo la chiusura dell’indagine inglese. E che le donazioni anonime in alcuni casi sono finite ancora a società private di Fiore. Nel frattempo è nato anche un altro trust, il Saint Mark the Evangelist. Non ci sono bilanci disponibili per capire qual è stata l’attività svolta finora, ma tra i gestori compaiono due nomi molto vicini al politico romano: Maria Beatriz Fiore Burgos, sua figlia, e l’imprenditore Stefano Pistilli, in passato in affari con personaggi dell’estrema destra italiana e oggi gestore di altre tre imprese in Inghilterra, una dal nome particolarmente evocativo: Gladio Consulting, ufficialmente specializzata in consulenza manageriale, ricerche di mercato e sondaggi. Sognando Putin Se Londra è stata sempre il centro dei contatti internazionali di Forza Nuova, da qualche anno l’attenzione dei neofascisti si è spostata su Mosca. Fiore non ha mai fatto mistero delle sue simpatie per Putin. Dichiarazioni encomiastiche verso il numero uno del Cremlino e visite in Russia – diverse, negli ultimi anni, fra cui quella al Forum Conservatore tenutosi a San Pietroburgo due anni fa, alla presenza di quasi tutti i leader del neofascismo europeo – dimostrano che fra i due non manca certo la sintonia politica su temi come l’immigrazione, i gay e la famiglia tradizionale. Secondo la nostra intelligence, però, in cambio dell’appoggio alla causa russa in Europa i movimenti estremisti avrebbero «ricevuto sostegno economico». Anche Forza Nuova? Impossibile saperlo. Le informazioni raccolte da L’Espresso permettono tuttavia di descrivere alcuni legami economici che uniscono Fiore alla Russia. Il neofascista italiano non si è infatti limitato a sostenere l’annessione della Crimea: ha anche portato nella penisola affacciata sul Mar Nero un gruppo di imprenditori nostrani. Con effetti quantomeno contraddittori rispetto allo sbandierato patriottismo economico di Forza Nuova, sempre pronta a difendere le produzioni italiane. Dopo i viaggi organizzati, alcuni di questi impresari hanno infatti deciso di delocalizzare in Crimea. Il rapporto economico tra Fiore e la Russia inizia ufficialmente nel 2012. A Nizhny Novgorod, 400 chilometri a est di Mosca, si tiene una due giorni di incontri dal titolo “Dialogo commerciale russo-italiano”. Il programma del summit descrive Fiore come capo dell’associazione italo-russa Alexandrite. Due anni dopo si torna a organizzare missioni imprenditoriali, ma questa volta gli imprenditori vengono portati in Crimea, frattanto passata sotto il controllo russo, e il nome di Fiore non viene più accostato a quello di Alexandrite. Chi a quegli incontri ha partecipato dice però che a organizzare tutto dall’Italia è stato proprio il segretario di Forza Nuova. «L’associazione mi è stata presentata da un amico e sapevo che Fiore era il presidente», racconta Diego Ebau, piccolo imprenditore sardo che ha preso parte a quei viaggi: «L’obiettivo mio e delle altre decine di imprese presenti non era politico, volevamo capire i vantaggi della Crimea». L’impresario spiega che oggi chi investe almeno 50mila euro nella penisola non deve pagare tasse per cinque anni, e in seguito l’aliquota si ferma a un massimo del 6 per cento. Un paradiso fiscale, insomma, collegato a Mosca tramite il ponte sullo stretto di Kerch voluto da Putin. Niente di più invitante per chi si sente schiacciato in patria da tasse e recessione. Ecco perché alcune delle aziende che hanno partecipato ai viaggi organizzati da Fiore puntano a chiudere la fabbrica in Italia e a riaprirla in Crimea. «Io dopo due viaggi sono uscito dall’associazione Alexandrite perché preferivo fare da solo», dice Ebau, «ma so che un’azienda pugliese del settore tessile dovrebbe aver già spostato lì la produzione. E a dire la verità anche io mi sto organizzando: insieme a un altro imprenditore sardo voglio aprire lì un’azienda per la lavorazione del marmo». Mistero a Cipro Non solo delocalizzazione. C’è qualcos’altro che Roberto Fiore non ha mai raccontato pubblicamente. Il politico più patriottico d’Italia per oltre cinque anni è stato proprietario di una società basata a Cipro, isola europea prediletta dai russi, che grazie al segreto bancario è da anni uno dei posti più in voga per chi vuole tenere riservati i propri affari. Nell’ottobre del 2010 Fiore ha infatti aperto sull’isola la Vis Ecologia Ltd, società che si occupa ufficialmente di «riciclo di materiali»,ma che ha caratteristiche insolite per un’azienda operativa: nessun dipendente, niente sito internet, la sede registrata presso gli uffici di uno studio di commercialisti. Le visure camerali dicono che l’impresa è stata registrata a Cipro «per scopi fiscali», ma è impossibile sapere se sui conti siano girati soldi dato che l’impresa non ha mai depositato un bilancio. Contattato da L’Espresso, il segretario di Forza Nuova non ha risposto alle richieste di chiarimento sull’attività della sua società cipriota. Di sicuro il leader fascista non era l’unico proprietario dell’impresa basata a Cipro. Il restante 50 per cento delle quote era infatti intestato a Beniamino Iannace, lo stesso giovane che gestisce il trust inglese dedicato a San Michele, in passato candidato alle elezioni per Forza Nuova. Anche lui presente all’incontro organizzato dall’associazione Alexandrite in Russia nel 2012, Iannace è oggi un rampante imprenditore nostrano nel settore delle poste private. Alle domande de L’Espresso si è limitato a rispondere precisando che la Vis Ecologia, la società basata a Cipro, «non è mai stata operativa, non ha mai avuto clienti e per questo non ha mai depositato un bilancio». Di certo mentre era proprietario della scatola offshore, il 36enne campano ha fondato il Gruppo Italiana Servizi Postali. Un franchising che conta oggi 64 filiali sparse per l’Italia. E in cui il nome di Fiore ritorna nuovamente. Non quello di Roberto, ma del primogenito Alessandro. Nel 2013, quando viene costituito il gruppo, il figlio è infatti tra gli azionisti insieme a Iannace e a Fabio Infante, anche lui candidato in passato con Forza Nuova alla Camera. Qualche anno dopo Fiore junior vende le sue quote a Iannace, che diventa così azionista di maggioranza del gruppo postale, il cui business non sembra molto redditizio (l’ultimo bilancio disponibile, del 2015, segna un fatturato di 105 mila euro e una leggera perdita) ma offre opportunità interessanti. Perché distribuire multe, atti giudiziari e raccomandate dà accesso potenzialmente a dati personali e indirizzi di milioni di persone: materiale strategicamente importante per un partito politico che vuole farsi conoscere. Un accostamento che Iannace respinge con forza, garantendo che la sua società «non ha mai avuto e mai avrà alcuna colorazione, connotazione o collocazione politica che dir si voglia». Resta da notare solo una contraddizione tra il passato politico di Iannace e la sua attuale attività imprenditoriale. Il punto numero tre del programma storico di Forza Nuova prevede infatti il «blocco dell’immigrazione». Eppure il Gruppo Italiana Servizi Postali ha come partner Western Union, il più famoso servizio di trasferimento denaro utilizzato dagli immigrati di tutto il mondo. Insomma, Iannace e Infante cercano di fare affari con gli stranieri che dall’Italia mandano a casa soldi. Una pratica non proprio in linea con le direttive ufficiali del partito. Ma d’altronde, si sa, business is business. Francia connection Se dal punto di vista ideologico Forza Nuova è la truppa neofascista più tradizionale, i cugini di CasaPound rappresentano l’evoluzione moderna del cameratismo. Benché i contenuti della propaganda politica siano identici, a mutare sono i metodi. Così mentre Fiore e soci puntano soprattutto ad ampliare la rete dei contatti internazionali (Forza Nuova ha aperto da pochi anni una filiale negli Usa), i leader di CasaPound hanno lanciato l’assalto al cielo dei consensi in patria. E nel giro di pochi anni hanno raggiunto risultati importanti. Ronde nelle periferie,centinaia di migliaia di seguaci sui social network, spazio nel dibattito pubblico. Ma soprattutto seggi nei consigli comunali. Tanti. Da Bolzano a Lucca, da Arezzo a Grosseto. E il 5 novembre puntano a un risultato a due cifre nel municipio di Ostia, prova generale delle prossime politiche. Dietro la propaganda anti immigrati, cavallo di battaglia dell’organizzazione neofascista che ha il suo quartier generale in un edificio pubblico occupato nel centro di Roma, c’è però una fitta rete di imprese commerciali. Un network politico-affaristico esploso in concomitanza all’arrivo in Italia di alcuni francesi. Tutti vicini al Front National, il partito guidato da Marine Le Pen, decisamente più ricco dei cugini di CasaPound anche grazie a un finanziamento da 11 milioni di euro ricevuto negli ultimi anni dalla Russia, come ha rivelato su Mediapart la giornalista Marine Turchi. Che il Cremlino sia favorevole all’ascesa di partiti euroscettici, xenofobi e filorussi non è d’altronde un mistero. Per questo Putin non dovrebbe essere ignaro delle tante società aperte in Italia dai seguaci della Le Pen. La più famosa si chiama Carré Français, una specie di Eataly in versione transalpina: champagne di tutti i generi, ostriche e formaggi. Un locale elegante nel cuore di Roma, che nel 2015 (ultimo bilancio disponibile) ha fatturato quasi mezzo milione di euro. A controllare il ristorante-concept store è Jildaz Mahé, in gioventù membro del movimento studentesco neofascista francese Gud, lo stesso in cui militavano molti dei francesi che ultimamente hanno aperto società in Italia insieme ad esponenti di CasaPound. C’è ad esempio la catena di trattorie “Angelino dal 1889” – con ristoranti a Roma, Milano, Malaga, pure a Lima – tra i cui proprietari troviamo Maria Bambina Crognale, moglie del leader di CasaPound Gianluca Iannone, e Pierre Simonneau, militante della destra francese. E c’è il Carré Monti, locale a metà tra il bistrot e il pub, fra i cui soci spicca ancora il francese Simonneau insieme all’avvocato di CasaPound Domenico Di Tullio e a Chiara Del Fiacco, candidata alla Camera nel 2013. Il Carré Monti è il luogo di ritrovo abituale, dove spesso organizzano i compleanni dei camerati. Certamente più informale e meno chic del ristorante di Mahé. Chiara Del Fiacco è un donna sulla quarantina, capelli biondi e tatuaggi. Rappresenta il punto di contatto diretto fra i camerati nostrani e quelli d’Oltralpe. Il suo compagno è infatti Sébastien de Boëldieu, considerato il ministro degli esteri di CasaPound, amico di vecchia data di un pezzo da novanta del Front National. Frédéric Chatillon, 49 anni, è infatti l’uomo che ha curato la comunicazione nelle ultime campagne elettorali della Le Pen. Comprese quelle del 2012, 2014 e 2015, finite al centro di alcune inchieste della magistratura francese con accuse che vanno dalla frode all’abuso di beni sociali. Nonostante le incriminazioni Chatillon – il cui nome è emerso anche dai Panama Papers in relazione ad alcune società offshore – non si è perso d’animo. D’altra parte lui è un uomo d’azione, e non si spaventa certo per un’inchiesta. Lo ha dimostrato qualche anno fa, quando emerse che la Riwal aveva lavorato per la Siria di Bashar al Assad prendendo tra i centomila e i centocinquantamila euro l’anno dall’ambasciata siriana a Parigi, aveva scritto sempre Mediapart. Anche in quel caso la magistratura francese si era interessata alla questione, senza alla fine rilevare nulla di penalmente rilevante. Questa volta Chatillon ha però deciso di cambiare aria. Puntando dritto sull’Italia, forte dell’amicizia da lui vantata con esponenti di Alleanza nazionale, Forza Italia, Fratelli d’Italia oltre che con il dirigente di CasaPound Sébastien de Boëldieu. Due anni fa lo stratega mediatico della Le Pen ha aperto la Riwal Italia, sede in uno splendido palazzo nobiliare nel centro della capitale. A chi sta offrendo i suoi servizi la società di comunicazione? Alle domande de L’Espresso Chatillon si è limitato a negare rapporti commerciali con CasaPound e Fratelli d’Italia, aggiungendo di non aver mai lavorato «neppure per aziende, associazioni e/o fondazioni politiche». Non resta dunque che affidarsi ai pochi documenti ufficiali disponibili, come il bilancio del 2015 che segna un fatturato di 135mila euro, la cui origine resta dunque inspiegata. Così come non trova conferme ufficiali il ruolo dell’uomo della Le Pen nel Carré Français: sebbene Chatillon non abbia ruoli ufficiali nella società, in un post pubblicato su Tripadvisor a fine 2015 lui stesso si presentava come direttore generale della cosiddetta ambasciata culinaria francese a Roma. Con la stessa discrezione altri francesi hanno intanto avviato business a sud delle Alpi. Mahé, già proprietario del Carré Français, ha costituito quest’anno un’altra società che si occupa di ristorazio,ne. Frédéric Chatillon e Sébastien de Boëldieu alla festa del marchio di abbigliamento Pivert Si chiama La Romanée ed è partecipata da due sue connazionali: Simone Rosso e Audrey Orcel. Mediapart, che ha collaborato con L’Espresso a questa parte dell’inchiesta, non ha ottenuto risposta dalle due donne sui motivi del loro investimento in Italia. Risultati simili con Alexandre-Paul Martin, 27 anni, astro nascente del Front National e considerato il delfino di Chatillon, tanto da aver rimpiazzato in patria la Riwal con la sua agenzia di comunicazione, la e-Politic. Anche Martin, che secondo l’account Facebook di Chatillon è appena stato in Siria insieme al suo mentore per visitare le città liberate dall’esercito di Assad con l’aiuto della Russia, ha deciso di investire sull’Italia quest’anno. Ha aperto una società chiamata Squadra digitale, impegnata ufficialmente nel business della comunicazione e registrata a un indirizzo importante: via della Scrofa 39, Roma, storica sede del Msi che oggi ospita la fondazione Alleanza Nazionale e la redazione del Secolo D’Italia. Alle domande inviate da L’Espresso, il giovane imprenditore francese ha riposto con poche righe. Ha escluso qualsiasi rapporto commerciale con forze politiche italiane e con i connazionali del Carré Français, tagliando corto sull’obiettivo della sua nuova società. L’ho fondata, ha risposto, «perché mi interessa sviluppare la mia attività in Italia». Punto. Insomma, nessuno sembra voler svelare il motivo che li ha spinti a investire nella Capitale. Frédéric Chatillon e Alexandre-Paul Martin (foto: Liberation) C’è anche un filo che collega indirettamente i nazionalisti francesi ad ambienti manageriali italiani, seppure in società che non hanno a che fare con i movimenti di estrema destra. Il presidente del consiglio d’amministrazione di Stroili Oro, brand internazionale dei gioielli (370 negozi, 1.800 dipendenti) con sede in Friuli, è Romain Peninque. Lo è dal 2016, da quando cioè la cordata francese Thom Europe, holding della prima catena di gioiellerie transalpine Histoire d’Or, ha comprato l’italiana Stroili. Romain è il figlio di Philippe Peninque, avvocato, consulente fiscale, già militante nel Gud. Uomo potente, descritto da diversi media transalpini come l’eminenza grigia della Le Pen. Di certo il fatto che il figlio, Romain, sia oggi a capo di Stroili Oro – nel consiglio d’amministrazione siede anche Eric Belmonte, amico e in passato socio d’affari di Peninque – è un paradosso per i francesi dell’estrema destra, accusati di essere piegati ai voleri di Putin. Sì, perché il gruppo Thom Europe in realtà è stato capace di superare nell’offerta di acquisto della catena italiana persino il fondo d’investimento russo Vtb, partecipato al 60 per cento dal Cremlino. «Putin a un passo da Stroili oro», titolavano infatti i quotidiani locali nel 2014. Due anni dopo lo scenario è cambiato: ci sono le sanzioni contro la Federazione russa, rea di aver invaso la Crimea, e il fondo di Putin si ritira lasciando campo libero al gruppo Thom che porterà Peninque in Italia. Avanguardia fashion I pacchi alimentari, i picchetti, le occupazioni. Prima gli italiani. L’azione trascina le masse esauste del degrado delle periferie. Ma c’è un livello di interlocuzione che CasaPound ritiene indispensabile: gli intellettuali. Per fare cultura le tartarughe di Iannone non badano a spese. L’ultima sfida è l’informazione. Da tempo è online il quotidiano “Il primato nazionale”, recentemente affiancato dal mensile cartaceo. Periodico sovranista, si definisce. Nel numero d’esordio il direttore Adriano Scianca, responsabile cultura di CasaPound, ha scelto il faccione del deputato Pd Emanuele Fiano da mettere in copertina con il titolo “Il Talebano”, riferimento alla legge da lui promossa che proibisce di fare propaganda attraverso simboli e gesti fascisti. La società editrice de Il Primato nazionale è la Sca 2080 e ha un capitale sociale di 100 mila euro. La prima tiratura del mensile è stata di 20 mila copie. Sui social d’area è un tripudio di complimenti: «Era ora, un giornale libero». La prima inchiesta proposta riguarda i “rossi”: la violenza è da sempre nel Dna dell’antifascismo. Chi ha interesse a investire nell’house organ dei nuovi neri? I soci sono Francesco Polacchi, storico attivista di CasaPound, e uno studio di commercialisti romani intestato a Mauro Polacchi, azionista della casa editrice neofascista attraverso la Holding Minerva. Un’impresa, la Minerva, con varie partecipazioni, persino una nella Eized, dove tra i soci troviamo Lorenza Lei, prima donna a ricoprire il ruolo di direttore generale in Rai. La società editrice del Primato gestisce anche il sito web Mma Europa, dedicato agli amanti delle arti marziali miste. Il culto del corpo resta d’altronde un valore, come ai tempi di Mussolini. CasaPound ha infatti un suo circolo di combattenti. Con atleti-militanti che fanno competizioni internazionali. È lo stesso movimento che a volte organizza incontri in giro per le palestre d’Italia. Altri incassi, insomma. Virilità, vigore, bellezza. E cura dei dettagli estetici, fondamentali per attirare consensi. Sarà per questo che tra gli investimenti della galassia CasaPound troviamo persino la catena di negozi Pivert. Un marchio di abbigliamento casual, affatto etichettabile come fascista, lanciato dagli stessi soci del Primato Nazionale, i Polacchi. Negli anni Pivert ha aperto varie sedi. A Roma, stesso indirizzo della redazione, e a Milano. Ma ha anche rivenditori all’estero. «Sono fiera di sposare questo progetto basato sul made in Italy. Quindi, cari maschietti, un’occhiata dategliela, anche perché noi donne ci stiamo organizzando per non darla più a chi indossa made in China»: musica per le orecchie degli Iannone Boys, specie se a scriverle è showgirl Nina Moric, che ha offerto così la promozione gratuita del brand. Ufficializzandosi come vip organica al movimento neofascista. Non solo Moric, però. Tra i fan del brand troviamo parecchi calciatori, rugbisti, pugili. E all’appuntamento mondano non poteva mancare qualche lepenista. A una delle presentazioni della collezione 2015 erano presenti, infatti, anche i francesi Chatillon e De Boëldieu. Proprio i due nomi che legano CasaPound al Front National. Mentre Forza Nuova non si sforza di aumentare il proprio appeal elettorale e tende a circoscrivere sempre di più la propria nicchia di consensi, i leader di CasaPound si presentano sempre più insistentemente come politici inclusivi. Lo fanno invitando alle loro conferenze giornalisti noti con idee molto distanti dalle loro. Cercano, insomma, di legittimarsi attraverso il confronto pubblico. Senza dimenticare l’estetica. I neofascisti romani hanno un loro barbiere di fiducia, situato a pochi passi dalla sede dell’Esquilino. Si chiama Bullfrog, la rana-toro: marchio famoso, presente in tutta Italia, stile hipster. Una catena di barberie creata da Romano Brida, il cui socio di maggioranza è oggi Antonio Percassi, presidente dell’Atalanta e imprenditore di successo. Il barbiere frequentato dai neofascisti romani (la società che lo controlla si chiama BF Roma) è solo un affiliato al marchio Bullfrog, nessun legame diretto con Percassi. Tuttavia i titolari del negozio in franchising gravitano attorno al movimento. E hanno creato un legame imprenditoriale con un altro volto noto di CasaPound. Nella società Red Hook, di cui i proprietari della barberia romana sono azionisti, uno dei membri del consiglio d’amministrazione è infatti Marco Clemente. Romano di nascita, milanese d’adozione, Clemente è stato candidato al consiglio comunale nelle liste del Pdl a sostegno di Letizia Moratti sindaco, poi è finito al centro delle polemiche per un’intercettazione shock con un uomo della ’ndrangheta. Successivamente si è avvicinato a CasaPound Milano, diventandone un leader. E affiancando, all’attività politica, quella affaristica: come dimostra il suo ruolo da amministratore nella società Prince, tra i cui azionisti c’è la moglie di Gianluca Iannone. Insomma, un altro esempio di cameratismo in doppio petto. Celtiche e soldi. Saluti romani e fiuto per gli affari. Da Roma a Milano, passando per Parigi, Londra, Cipro e la Crimea. Con la benedizione dei nazionalisti russi. Andrea Palladino, Giovanni Tizian e Stefano Vergine da L’Espresso
16 notes
·
View notes
Text
Focus
New Post has been published on https://aedic.eu/investire-in-africa/?page_id=10119
Focus
Focus sulle opportunità e sugli investimenti in Africa Centrale
AEDIC in Camerun è il partner per le aziende italiane per conquistare i mercati emergenti dell’Africa sub-sahariana
L’Africa sub-sahariana è la grande opportunità per il business nei prossimi 15/20 anni.
Dopo il “ventennio perduto” degli anni ‘80 e ‘90, gli Stati africani hanno segnato risultati di sviluppo con una velocità ed una portata visti poche altre volte nella storia. Oggi 6 delle 10 economie a maggiore crescita nel mondo sono in quest’area (Angola, Nigeria, Etiopia, Ciad, Mozambico e Ruanda) e la Banca Mondiale prevede che tra il 2020 e il 2030 la sua classe media raddoppierà, superando quella indiana.
Si tratta dunque di un intero continente in “movimento” di quasi 1 miliardo di persone che richiederà cibo (la FAO stima che la domanda alimentare dell’area crescerà del 3% all’anno), prodotti e beni di consumo (con standard qualitativi superiori agli attuali), servizi, abitazioni (al 2020 oltre il 50% della popolazione – quasi 700 milioni – vivrà nelle città), ecc.
Per rispondere alla nuova domanda, tutti i principali Paesi sub-sahariani stanno promuovendo investimenti ad ampio raggio: infrastrutture, energia, edilizia, reti di comunicazione, sistemi idrici. Secondo la Banca Africana di Sviluppo il divario da colmare vale 200 trilioni di Dollari all’anno.
Il sistema-Italia non è però presente in questa “corsa”, se non con un ristretto numero di aziende tipicamente operanti nelle grandi opere infrastrutturali, nell’energia e in un piccolo segmento del Food. Le ragioni sono la “distanza” culturale, la difficoltà ad orientarsi su mercati più rischiosi, l’organizzazione non adeguata e la mancanza di iniziative coordinate con altri attori di filiera e locali
Il rinnovato impegno del Governo e delle istituzioni italiane verso questa parte del mondo con la missione dell’ ex Primo Ministro Renzi e ora con il governo Conte sono un segnale di una inversione di tendenza; occorre però un ulteriore salto dell’azione dell’Italia.
Il Camerun è un partner chiave per questo processo. I “fondamentali” sono almeno tre.
In primo luogo è la più importante economia dell’area (oltre il 30% del PIL sub-sahariano) e, a differenza della Nigeria – l’altro hub economico regionale – ha una diversificazione del tessuto economico produttivo con un settore manifatturiero che rappresenta oltre il 12 % del PIL ed un sistema normativo-regolamentare in grado di garantire le condizioni di sicurezza per l’operatività delle imprese (nella classifica della Banca Mondiale sulla qualità dell’ambiente dibusiness è alla 41° posizione; l’Italia alla 65°).
Inoltre il suo sistema bancario e finanziario – le 5 più grandi banche africane sono sudafricane e la Borsa di Johannesburg è la più grande del continente – non solo è un settore centrale (produce il 10% del PIL e occupa oltre 150mila persone), ma è anche un elemento fondamentale per il supporto alle imprese che possono trovare piena copertura per tutte le loro esigenze.
Anche le infrastrutture – il Sudafrica ha la rete più sviluppata del continente – garantiscono accessibilità e connettività e una distribuzione efficiente su scala regionale, a partire dai 15 Paesi della Southern African Development Community (SADC) – una comunità integrata di 300 milioni di persone con una spesa aggregata di oltre 500 miliardi di Dollari.
Il Sudafrica è dunque una piattaforma ideale per poter programmare l’ingresso in altri mercati africani e un partner produttivo privilegiato, potenzialmente in grado di offrire prodotti di buona qualità a prezzi allineati ai poteri d’acquisto locali.
Il sistema economico-industriale italiano ha caratteristiche di complementarietà in termini di prodotti, dimensione organizzativa e specializzazioni tecnologiche per realizzare joint venture con aziende sudafricane e sfruttare le molteplici opportunità offerte dalla crescita dell’Africa sub-sahariana:
nei settori “primari”, connessi in particolare alla filiera agroindustriale (produzione e trasformazione), delle costruzioni e dell’edilizia (infrastrutture, servizi per i sistemi urbani, ecc.);
nei beni di consumo durevoli, come elettrodomestici, abbigliamento, arredamento e illuminazione e automobili (di cui il Sud Africa è l’ hub per l’assemblaggio dell’Africa).
nei beni di consumo e grande distribuzione, in cui le opportunità – anche nelretailing – sono notevoli grazie ad una domanda crescente e alla presenza di partner locali in grado di gestire attività chiave (ad esempio la catena del freddo per la distribuzione alimentare);
nei settori innovativi ad alto contenuto tecnologico, alla luce dei programmi nazionali per orientare investimenti e attrarre aziende estere in settori quali le energie rinnovabili, l’aerospaziale, il nucleare e i nuovi materiali.
L’Italia può dunque giocare la partita africana – una delle più promettenti dei decenni a venire – con un ruolo ancora più importante di quanto fatto ad oggi e rafforzare la relazione con il Sudafrica è una chiave di volta strategica.
0 notes
Photo
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/3526b8ab7b436020b217c9c4973ced20/tumblr_oomlgyPUee1u2rlluo1_540.jpg)
[TRAD ITA] 170417 INSTAGRAM POST DI JIWOO*:
“Wow ti sta proprio bene 🤘🏻 #GiaccaDiJeans #Mejiwoo**”
(N/B:* Sorella di J-Hope ** Marca/nome della linea di abbigliamento della sorella di J-Hope)
![Tumblr media](https://64.media.tumblr.com/5be76dd3a3a08477afc6fe4f0a730468/tumblr_inline_oomlcu7fov1t3juva_540.jpg)
[TRAD ITA] 170417 INSTAGRAM POST DI JIWOO:
“Ne posto una per volta #GiaccDiJeansRattoppata #Mejiwoo”
Traduzione a cura del Bangtan Italian Channel Subs (©Mira) | Trans ©bangtanitl
11 notes
·
View notes
Text
SAN PROSPERO SUL SECCHIA – Controlli della febbre, distanze di sicurezze e sanificazioni continue: alla Lamp si lavora a getto continuo per produrre medicinali. Lamp San Prospero Spa è attiva dal 1963 a San Prospero ed è un dei pochissimi produttori di farmaci autorizzati da AIFA sul territorio modenese.
Molti dei più noti marchi di farmaci da banco e etici nelle forme di bustine, supposte e compresse che si trovano nelle farmacie italiane sono prodotte da Lamp. E’ stato quindi imperativo fin dall’inizio del contagio da COVID-19 adottare tutte le procedure per garantire la continuità operativa.
L’azienda conta circa 150 dipendenti che già in gran parte lavora su tre turni giornalieri. Quindi ancora prima delle disposizioni dei vari DPCM l’azienda in armonia con la RSU interna ha preso i seguenti provvedimenti:
All’interno di ogni turno sono stati creati gruppi che si distanziano tra loro di 15 minuti sia all’inizio che al termine dell’orario di lavoro, questo al fine di evitare presenza di troppe persone negli spogliatoi e, mantenendo ferma la composizione dei gruppi, potere isolare nel caso di uncontagio il minor numero di operatori
Misurazione e annotazione della temperatura corporea con scanner prima dell’ingresso negli spogliatoi
Tutti gli operatori, per procedure di abbigliamento obbligatorie nel settore farmaceutico, sono già dotati di dispositivi di protezione quali mascherine nelle varie tipologie, camici a perdere e cuffie a perderei, quindi le scorte di questi sono garantite per lungo tempo a venire
Disinfezione sistematica giornaliera di tutte le aree aziendali in contatto diretto con l’esterno
Ad oggi Lamp produce a pieno ritmo pure in presenza di qualche mancanza di collaboratori che a causa di preesistenti patologie sono state poste precauzionalmente in malattia dal proprio medico di famiglia.
A tutela di tutti i propri dipendenti e amministratori Lamp ha sottoscritto una polizza assicurativa integrativa per la tutela di chiunque venisse ricoverato per contagio da Coronavirus. La copertura prevede un’indennità da ricovero, un’indennità da convalescenza e assistenza pot-ricovero
This slideshow requires JavaScript.
Controlli della febbre, distanze di sicurezze e sanificazioni continue: alla Lamp si lavora a getto continuo per produrre medicinali SAN PROSPERO SUL SECCHIA - Controlli della febbre, distanze di sicurezze e sanificazioni continue: alla Lamp si lavora a getto continuo per produrre medicinali.
0 notes
Text
Scarpe maculate: tendenza bestiale
Possono essere considerate un evergreen, le scarpe maculate non passano mai di moda. Nel corso del tempo, la stampa animalier, non ha mai smesso di attrarre, di catalizzare l’attenzione e di essere presente nel guardaroba di chi non vuole passare inosservato. C’è addirittura chi la considera come il “new black”, effettivamente con il nero non si sbaglia mai! La stampa maculata ha differenti varianti e forme come: lo zebrato, il pitonato, il leopardato, il ghepardato e il tigrato. Ma sai come abbinare le scarpe maculate? Se sei curioso di scoprirlo continua a leggere, per non sbagliare mai i tuoi outfit!
La stampa animalier, per la sua stravaganza ed originalità potrebbe essere associata a tempi recenti, ma non è così. La sua nascita risale esattamente al 12 febbraio del 1947 quando, il famoso stilista Christian Dior, face sfilare sulle passerelle i suoi primi tre capi animalier. Questa è stata la prima apparizione ufficialmente nel settore dell’alta moda di tale stampa, che da quel momento in poi fu stimolo e fonte di ispirazione per innumerevoli stilisti contemporanei.
Ma se ci pensiamo bene, la stampa jungle esisteva già molto tempo prima: le origini dei tessuti selvaggi risalgono alla preistoria. Fin dal principio l’uomo utilizzava le pelli degli animali come fonte di calore e protezione, ma anche per dimostrare la propria spiritualità. Gli egizi erano particolarmente attratti dalla sacralità dei felini, si rivestivano con i loro pellami per creare un contatto diretto con gli Dei. Il nome animalier deriva del greco “zoote” che tradotto significa “stampa di matrice animale”, anche il popolo greco faceva ampiamente uso di tali pellami.
curiosità: Le pelli degli animali hanno assunto, nel corso del tempo, sempre più notorietà e prestigio tanto che, a partire dal ‘700, sono stati utilizzate per arredare le case dei nobili e dei Re proprio per simboleggiare il loro potere e la loro posizione privilegiata in società.
Negli anni ‘40 ci fu il boom della stampa animalier; tutte le case di moda, dopo aver visto i capi lanciati da Dior nel ‘47, se ne innamorarono. Inizialmente la stampa animalier veniva utilizzata per creare abiti dallo stile esotico ed elegante. A partire dagli anni ‘60 c’è stata una rivoluzione circa l’utilizzo di tale fantasia: in questi anni anche il mondo maschile decide di abbracciare questa nuova moda, conferendo all’uomo maggiore libertà di esprimere la propria personalità.
curiosità: La fantasia jungle viene riportata in passerella da grandi firme italiane: da Valentino che nell’87 conquista il titolo di “Re della giungla della moda” sul Toronto Star, a Gianni Versace che, nei primi anni Novanta, introduce la stampa animalier anche nella moda uomo.
La stampa maculata è amata da molti, in particolar modo dalle persone eccentriche che vogliono farsi notare, ma non tutti si sentono di ostentare esibendola. Molti, anche i più “selvaggi”, preferiscono all’abito maculato un accessorio per distinguersi, e tra tanti accessori perchè non scegliere proprio la scarpa maculata!
Come abbinare le scarpe maculate?
La tendenza di pensiero porta ad avere la convinzione che si può essere eleganti solamente indossando un modello di scarpa classica da uomo a tinta unita, ma non è così! Al giorno d’oggi l’uomo ha la possibilità di osare e distinguersi abbinando a modelli classici anche stampe maculate. L’importante è fare i giusti abbinamenti.
Il primo passo da compiere è quello di acquistare scarpe da uomo di qualità, come quelle proposte da DIS. Guarda tutti i modelli DIS da personalizzare. Se desideri DIStinguerti con una fantasie di pellami particolari, in particolar modo con una stampa maculata, non potrai di certo scegliere una calzatura realizzata con materiali di bassa qualità. La scarpa in questione si rovinerebbe in breve tempo e alla vista non sarebbe certo un bel vedere! Se vuoi osare, farti notare ma soprattutto ricordare è essenziale la scelta del pellame. Solo un pellame di qualità come la vera pelle, oltre a donare comfort al piede renderà la scarpa bella da vedere. Guarda i pellami DIS per creare le tue scarpe in pelle.
I 5 consigli per abbinare le scarpe maculate:
Cercare di non creare troppa confusione cromatica e di tenere presenti linee e dettagli del tuo outfit;
Con un look dai colori classici la scarpa animalier sarà perfetta e di certo non passerà inosservata;
Scegli gli indumenti in base alla colorazione del maculato ad esempio: se la stampa animalier contiene i classici colori bianco, beige, marrone e nero, andrà benissimo la scelta di indumenti contenenti tali tonalità. Una scarpa leopardata andrà benissimo indossata con un jeans o pantalone scuro, maglia bianca e cappotto in color cammello o nero.
Non abbinare MAI una scarpa animalier con fantasie differenti o con abiti dai colori troppo accesi;
Se l’abito scelto risulta troppo classico è rigorosamente sconsigliato usare una scarpa maculata, è preferibile, in questo caso, orientarsi su scarpe classiche in pelle e a tinta unita come oxford o derby.
Hai un aperitivo con gli amici e vuoi stupirli con un look elegante ma allo stesso tempo particolare?
Non puoi allora non scegliere un mocassino uomo maculato e un abbigliamento semplice che riprenda i colori della fantasia della calzatura. Una camicia bianca, con un pantalone beige o nero si abbinerà perfettamente con il tuo mocassino animalier.
Stai pensando che è difficile trovare sugli scaffali dei negozi il modello di scarpa che preferisci, sia essa una sneakers o una scarpa classica, e ancora più complicato con stampa selvaggia? Hai ragione! Ma DIS ha la soluzione: scarpe online personalizzate. Grazie al configuratore 3D puoi comodamente personalizzare sullo smartphone il modello di calzatura che preferisci e renderla unica. Puoi creare le tue scarpe su misura in maniera semplice e con pochi click ! Guarda tutti i mocassini DIS.
Ti senti più Leopardo o ghepardo?
Tendenzialmente quando si acquistano scarpe maculate, non si fa molta distinzione se la loro stampa sia leopardata o ghepardata, anche se la differenza è sostanziale! Il leopardo e il ghepardo sono entrambi grossi e imponenti felini che tendono ad assomigliarsi, ma si differenziano dalla pelliccia. La pelle del leopardo presenta delle macchie beige e nere a forma di rosa, mentre quella del ghepardo sono macchie nere circoncise e distribuite su una base chiara. Non l’avevi mai notato vero?
Adesso che sai differenziare un pellame leopardato da uno ghepardato, potrai scegliere la fantasia che preferisci. A quale animale ti senti più vicino? DIS ha scarpe leopardate e con stampa ghepardata. Scegli l’animale più affine alla tua personalità. Per rendere il tuo outfit completo e davvero originale puoi abbinare alla tua scarpa maculata una cintura in abbinato dello stesso pellame e fantasia. Guarda le cinture da personalizzare DIS.
Ora che sai tutto sulla scarpe maculate fatte a mano, divertiti a creare la tua scarpa su misura, vai sul sito www.designitalianshoes.com per divertirti con 50 milioni di combinazioni possibili. Sii originale, DIStinguiti!
The post Scarpe maculate: tendenza bestiale appeared first on The Gentleman’s Touch.
from Scarpe maculate: tendenza bestiale
0 notes
Text
Parte da Siderno la prima selezione Regionale
New Post has been published on https://calabriawebtv.com/parte-da-siderno-la-prima-selezione-regionale/
Parte da Siderno la prima selezione Regionale
Domenica 19 gennaio a partire dalle ore 20.30 presso la “Galleria Montecarlo” in via Amendolare a Siderno si svolgerà la prima selezione Regionale di “Miss Grand Prix” curata e organizzata da Massimo Spanò, responsabile regionale per la Calabria.
Attesa la serata sidernese che darà ufficialmente il via all’edizione 2020 del concorso nazionale tra i più noti d’Italia ideato dalla Claudio Marastoni Communication. Bellezze di età compresa tra i 14 e i 30 anni sfileranno davanti a una giuria di esperti per un totale di tre uscite.
Quindi in abito casual, abito da sera e divisa miss grand prix. Cinque le fasce che verranno assegnate e che approderanno alla finale regionale di agosto.
Miss Grand Prix è un’importante vetrina, capace di promuovere le bellezze della Calabria e non solo, ma anche il territorio. Quindi c’è grande fermento per la serata di domenica che vedrà anche la partecipazione di ospiti prestigiosi: dal tenore Amerigo Marino a Jannette e a Giada Guzzo ballerina e coreografa collaboratrice del concorso.
La serata sarà presentata da Rosy Urso. Collaboreranno: Coerografa collaboratrice, Giada Guzzo. Fonico Andrea Cirillo. Abbigliamento Malia – lab di Guardavalle Marina. Trucco Make’Up collaboratrice: Beautyart Ludovica. Barbara Bijoux e Carmen Style Hair. Immortaleranno la serata i fotografi Anna Schipani, Silvana Esposito e le riprese video di Calabriawebtv.it.
Per essere ammesse al concorso le aspiranti debbono essere in possesso dei seguenti requisiti: essere ragazze italiane e/o straniere, residenti in Italia; Età compresa tra i 14 e i 30 anni (inferiore ai 18 anni occorre l’autorizzazione scritta dei genitori o di chi ne fa le veci); Avere un’altezza minima di un metro e sessantotto.
0 notes
Link
ANCONA -Nelle Marche nel 2018 sono occupati 429 mila lavoratori dipendenti privati. Un numero che continua a crescere, con un incremento di circa 12 mila lavoratori, pari a +2,8% rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge dai dati elaborati dall’IRES CGIL Marche e forniti dall’INPS. Incremento positivo e in linea con il trend nazionale ancora lontano dal compensare la notevole perdita di posti di lavoro persi negli ultimi dieci anni.
Rispetto al 2008 infatti, i lavoratori dipendenti sono diminuiti di 6 mila unità, pari a -1,5%. Un calo particolarmente importante soprattutto se raffrontato con la situazione nazionale e con quella delle regioni del Centro, dove il numero dei lavoratori dipendenti è tornato ad essere decisamente superiore a quello di 10 anni fa (rispettivamente +5,8% e + 8,5%).
I lavoratori di genere maschile sono 238 mila, pari al 55,6% del totale mentre le lavoratrici sono 190 mila, pari al 44,4%. I giovani lavoratori con meno di 29 anni sono 85 mila e rappresentano il 19,8% del totale (10 anni fa rappresentavano il 26,1%). Si tratta prevalentemente di operai e apprendisti.
Osservando le tipologie contrattuali emerge che 147 mila lavoratori, ovvero più di uno su tre, hanno un rapporto di lavoro part time.
I lavoratori part time sono cresciuti in modo significativo rispetto al 2017 (quasi 6 mila unità in più pari a +4,0%) e soprattutto rispetto al 2008 (43 mila lavoratori part time in più, pari a +41,1%). I lavoratori con un rapporto di lavoro a tempo parziale rappresentano il 34,4% dei lavoratori complessivi (erano 24,0% nel 2008).
I lavoratori con contratto di lavoro a termine sono 113 mila, pari al 26,2% del totale (25,1% nel 2017 e 19,2% nel 2008), notevolmente cresciuti: 8 mila unità in più (+7,3% rispetto all’anno precedente) e ben 26 mila in più in 10 anni (+30,5%).
I lavoratori somministrati sono ormai 30 mila, cresciuti di oltre 5 mila unità in un anno (+ 22,3%), costituiscono il 6,9% del complesso dei lavoratori dipendenti e sono quasi esclusivamente precari.
Rilevante anche il numero dei lavoratori intermittenti: oltre 34 mila, 4 mila in più in un anno (+15,1%) e che rappresentano l’8,0% del totale dei lavoratori.
Coloro che hanno un contratto a tempo pieno e indeterminato sono 214 mila, pari al 49,9%, ovvero meno della metà del complesso dei lavoratori dipendenti (erano il 51,0% nel 2017 e il 62,6% nel 2008) e sono 58 mila in meno rispetto a 10 anni fa (-21,4%).
Come evidenziano Daniela Barbaresi, Segretaria Generale della CGIL Marche e Giuseppe Santarelli, Segretario regionale, responsabile del Mercato del Lavoro: “la ripresa occupazionale degli ultimi anni è rappresentata quasi esclusivamente da rapporti di lavoro precari, discontinui e a tempo parziale che continuano a erodere progressivamente i rapporti di lavoro stabili e a tempo pieno che ormai interessano meno di un lavoratore su due.
Dunque, tutte le riforme del mercato del lavoro degli ultimi 15 anni, dalla Legge 30/2003 al “Decreto Poletti” e al “Jobs Act” hanno inesorabilmente contribuito a rendere il lavoro più destrutturato, debole e insicuro”.
“Dunque, parlare solo di numero di occupati non basta più, perché è notevolmente peggiorata la qualità dei rapporti di lavoro e il numero di lavorate, mentre è cresciuto prepotentemente il lavoro povero”.
Peraltro il lavoro precario e parziale ha in impatto con forti differenze di genere e generazionali. Infatti solo una lavoratrice su tre ha un lavoro a tempo pieno e indeterminato. Lo stesso vale per i giovani con meno di 29 anni che hanno pagato il prezzo più alto della crisi e della destrutturazione del lavoro.
Aggiungono Barbaresi e Santarelli: “nelle Marche è necessario invertire al più presto queste tendenze. La sfida della competitività non può che passare attraverso la qualità del lavoro e dell’occupazione, e sulla valorizzazione delle competenze che il lavoro può e deve esprimere: su questo terreno, il sistema produttivo marchigiano si gioca il futuro”.
Osservando i singoli settori, emergono trend molto diversificati. Nell’industria manifatturiera crescono i lavoratori nella meccanica (+3,2%) e nel settore chimico-gomma-plastica (+2,1%), mentre diminuiscono nel calzaturiero-abbigliamento (-1,3%) e nel mobile (-1,0%).
Torna a crescere l’edilizia (+4,0%) cosi come crescono complessivamente nel terziario, dove però è particolarmente diffuso il lavoro a tempo parziale e precario, dal commercio (+2,6%), agli studi professionali e altri servizi per le imprese (+6,2%), dal turismo e ristorazione (+5,7%) ai servizi sanitari e socio-sanitari (+5,2%).
Negli ultimi dieci anni lo scenario è cambiato profondamente. In particolare, nell’industria manifatturiera si sono persi 33 mila lavoratori dipendenti (pari a -17,2%) e il pesante calo ha interessato tutti i settori.
Particolarmente preoccupante la contrazione nei settori tradizionalmente più rilevanti a partire: nel calzaturiero-abbigliamento si sono persi ben 16 mila lavoratori e lavoratrici, cioè quasi un terzo della sua forza lavoro (-31,8%), altri 11 mila nella meccanica (-15,4%) e altri 3 mila nel mobile (-11,7%). In calo anche il settore chimico-farmaceutico, nell’industria agroalimentare e nei trasporti.
Rilevante la contrazione registrata nel decennio anche nell’edilizia, settore che ha perso ben 13 mila unità di personale, cioè più di un terzo del suo bacino di lavoratori (-38,1%), e dove la lentezza nei processi di ricostruzione post sisma rende evidente come siano ancora marginali gli effetti sull’occupazione.
Completamente diverso è lo scenario nel complesso dei servizi, dove si assiste a un incremento significativo del numero dei lavoratori dipendenti, con 36 mila unità in più in 10 anni (+19,1%), accentuando il processo di terziarizzazione del tessuto economico e occupazionale.
Crescono in misura rilevante i lavoratori nelle attività informatiche, ricerca, studi professionali e servizi alle imprese con 15 mila lavoratori in più rispetto al 2008 (+37,4%); significativo incremento dei lavoratori anche nel settore degli alberghi e ristorazione, con 11 mila unità in più nel decennio (+30,5%). Notevole la crescita nel settore dell’assistenza sanitaria e sociale, con 8 mila lavoratori in più (+54,8%).
In crescita anche i servizi a persone e famiglie, con mille lavoratori in più (+16,5%) e anche nel commercio con oltre mille addetti in più (+2,4%). Occorrerebbe approfondire se l’incremento occupazionale è effettivo o in parte condizionato dalle normative di superamento dei voucher, particolarmente utilizzati in alcuni settori.
Sono invece diminuiti i dipendenti nell’ambito delle attività finanziarie e assicurative, 2 mila lavoratori in meno (-15,9%) e nelle attività di formazione e istruzione, con quasi mille dipendenti in meno (-7,6%).
Le retribuzioni medie lorde annue percepite nelle Marche sono pari a 19.123 euro e sono significativamente inferiori sia al valore medio delle regioni del Centro che a quello medio nazionale. I lavoratori con un lavoro a tempo parziale percepiscono mediamente retribuzioni di 10.647 euro lordi annui, mentre quelli che hanno un contratto di lavoro a tempo determinato percepiscono mediamente 9.451 euro lordi annui. Le retribuzioni medie lorde dei lavoratori somministrati sono di 8.287 euro, mentre quelle dei lavoratori intermittenti sono di 1.765 euro lordi annui.
I lavoratori con contratto a tempo pieno e indeterminato ricevono una retribuzione lorda annua di 27.481 euro. Notevoli le differenze per qualifiche professionali: le retribuzioni degli operai sono di 15.761 euro lordi annui e quelle degli impiegati sono di 23.829 euro; le retribuzioni dei quadri arrivano a 60.392 euro lordi mentre quelle dei dirigenti sono mediamente di 121.493 euro. Gli apprendisti percepiscono 12.214 euro annui medi. La retribuzione dei dirigenti è pari a 7,7 volte quella degli operai e 5,1 volte quella degli impiegati.
Suddividendo i lavoratori dipendenti per classi di retribuzione lorda annua, emerge che 175 mila lavoratori (pari al 40,7% del totale) percepiscono retribuzioni inferiori a 15.000 euro, di cui 122 mila ne percepiscono addirittura meno di 10.000 euro (28,3%): dunque un lavoratore su quattro ha una retribuzione e al di sotto della sotto della soglia di povertà.
Se si osservano i livelli retributivi nelle varie regioni italiane, emerge che le regioni con le retribuzioni più alte sono la Lombardia, il Piemonte e l’Emilia Romagna. Le Marche si collocano all’11° posto, ultima delle regioni del Centro. Calabria, Sicilia e Campania sono le Regioni con le retribuzioni più basse.
Lavoratori dipendenti privati 2008 2017 2018 diff.
2018/17
%
2018/17
diff. 2018/08 %
2018/08
Marche 435.597 417.352 429.223 11.871 2,8% -6.374 -1,5% Centro 3.037.536 3.207.980 3.296.768 88.788 2,8% 259.232 8,5% Italia 14.852.905 15.306.007 15.713.289 407.282 2,7% 860.384 5,8%
Lavoratori dipendenti privati per durata e orario di lavoro 2008 2017 2018 diff.
2018/17
%
2018/17
diff. 2018/08 %
2018/08
lavoratori dipendenti tot. 435.597 417.352 429.223 11.871 2,8% -6.374 -1,5% part time 104.505 141.776 147.440 5.664 4,0% 42.935 41,1% tempo determinato 86.201 104.822 112.506 7.684 7,3% 26.305 30,5% tempo indeterminato 344.902 300.830 304.337 3.507 1,2% -40.565 -11,8% tempo pieno e indet. 272.848 213.021 214.375 1.354 0,6% -58.473 -21,4%
Lavoratori dipendenti per settori 2008 2017 2018 diff.
2018/17
%
2018/17
diff. 2018/08 %
2018/08
Estrazioni di minerali da cave, miniere e altro 976 1.353 1.384 31 2,3% 408 41,8% Industrie alimentari, bevande e tabacco 11.940 11.350 11.312 -38 -0,3% -628 -5,3% Abbigliamento, calzature e pelli 51.235 35.402 34.927 -475 -1,3% -16.308 -31,8% Mobili 28.707 25.613 25.352 -261 -1,0% -3.355 -11,7% Fabbricazione carta e stampa* 7.492 6.118 6.140 22 0,4% -1.352 -18,0% Prodotti chimici, farmaceutici, gomma, plastica 20.219 19.043 19.438 395 2,1% -781 -3,9% Meccanica, metallurgia 70.791 58.030 59.893 1.863 3,2% -10.898 -15,4% Energia, gas, acqua, rifiuti 5.391 5.885 6.339 454 7,7% 948 17,6% Edilizia 32.994 19.643 20.420 777 4,0% -12.574 -38,1% Commercio 57.439 57.330 58.821 1.491 2,6% 1.382 2,4% Trasporti 16.663 15.605 16.375 770 4,9% -288 -1,7% Servizi postali e attività di corriere 2.028 4.178 4.023 -155 -3,7% 1.995 98,4% Alberghi, ristorazione, agenzie viaggi 35.847 44.272 46.784 2.512 5,7% 10.937 30,5% Attività editoriali, telecomunicazioni e altro* – 2.294 2.325 31 1,4% – – Att. informatica, ricerca, servizi a imprese, studi prof. 39.210 50.710 53.866 3.156 6,2% 14.656 37,4% Attività finanziarie, assicurazioni e altro 13.524 11.756 11.373 -383 -3,3% -2.151 -15,9% Istruzione 11.757 10.210 10.869 659 6,5% -888 -7,6% Assistenza sanitaria e sociale 13.862 20.383 21.453 1.070 5,2% 7.591 54,8% Attività artistiche, sportive, musei, associazioni e altro 8.202 9.408 9.597 189 2,0% 1.395 17,0% Servizi alla persona e alle famiglie 7.320 8.769 8.531 -238 -2,7% 1.211 16,5% TOTALE 435.597 417.352 429.223 11.871 2,8% -6.374 -1,5% di cui industria manifatturiera 191.360 156.909 158.446 1.537 1,0% -32.914 -17,2% * Nel 2008 i dati delle attività editoriali e telecomunicazioni sono aggregati ai dati su stampa e fabbricazione carta.
Retribuzioni medie lorde annue* 2008 2017 2018 diff. 2018/17 %
2018/17
diff. 2018/08 %
2018/08
Marche 17.283 18.996 19.123 126 0,7% 1.840 10,6% Centro 19.722 21.535 20.802 -734 -3,4% 1.079 5,5% Italia 20.006 20.897 21.530 633 3,0% 1.524 7,6% * valori nominali
Retribuzioni medie lorde annue per durata e orario di lavoro nelle Marche 2008 2017 2018 diff.
2018/17
%
2018/17
diff. 2018/08 %
2018/08
lavoratori dipendenti tot. 17.283 18.996 19.123 126 0,7% 1.840 10,6% part time 8.765 10.453 10.647 194 1,9% 1.882 21,5% tempo determinato 9.485 9.116 9.451 335 3,7% -34 -0,4% tempo indeterminato 19.394 22.982 23.275 293 1,3% 3.882 20,0% tempo pieno e indet. 21.821 27.118 27.481 363 1,3% 5.660 25,9%
0 notes
Text
La sfida l’ho vista emergere nel tennis in questi ultimi giorni.
Ha fatto il giro del mondo la notizia di Alizé Cornet, giocatrice di tennis francese, numero 31 del mondo, che martedì 28 agosto durante una gara al torneo US OPEN si è vista infliggere una sanzione perché si è tolta in campo la maglietta per indossarla dal lato giusto (era semplicemente rovescia) ed è rimasta per qualche frazione di secondo in reggiseno (sportivo e coprente a spalline larghe) di spalle alla telecamera.
Il warning del giudice di sedia ha scatenato reazioni un po’ in tutti gli ambiti: soprattutto la Women’s Tennis Association (WTA), associazione che riunisce le giocatrici professioniste di tennis di tutto il mondo, ha preso immediatamente posizione contro l’organizzazione degli US Open dichiarando: ”la violazione del codice che la USTA ha inflitto ad Alizé Cornet durante il suo match è stata ingiusta e non basata sulle regole della Women’s Tennis Association, poiché la WTA non ha regole specifiche in merito al cambio di abbigliamento in campo. La WTA é sempre stata e sempre sarà in prima linea per le donne e per lo sport delle donne. Alizé non ha fatto nulla di sbagliato.”
Naturalmente nel circuito maschile è più facile vedere giocatori a torso nudo e, a onor del vero, nel 2016 toccò a Nadal ricevere una sanzione per questo motivo, anche se in molti a seguito dell’episodio della Cornet hanno ricordato Novak Djockovic che nel momento in cui si toglieva la t-shirt anziché essere sanzionato veniva acclamato dal pubblico.
Comunque sia il 29 agosto il torneo degli Open ha modificato la norma che porta alla sanzione.
Il dibattito su tennis e sessismo rimane aperto per quanto riguarda commentatori ma anche presidenti di federazione sempre volti al giudizio sul/del corpo.
Il ritorno al tennis di Serena Williams in tempo record dopo la nascita della figlia Olympia e considerate le gravi complicazioni fisiche post-partum, a cui si è aggiunta una depressione di cui Serena non ha fatto mistero, è stato accolto dal giudizio sulla sua tuta nera aderente, portata in campo anche per favorire la circolazione. Il Presidente della Federazione Francese di Tennis, Bernard Giudicelli, ha dichiarato in un’intervista alla rivista Tennis Magazine che introdurrà un dress code più rigido per le future edizioni e che un abbigliamento come quello di Serena non sarà più accettato perché “bisogna rispettare il gioco e il posto. Tutti vogliono godersi lo spettacolo.”
Un commento razzista e sessista che ha visto schierarsi perfino l’ex presidente dell’Iran, Mahamoud Ahamadinejad che ha tweettato : “Sfortunatamente, alcune persone in tutti i Paesi, incluso il mio, non hanno compreso il vero significato di libertà.”
Le Williams sono state anche in passato bersaglio di commenti sgradevoli: nel 2014, il capo della Federazione Russa di tennis, Shamil Tarpischev, definì Serena e la sorella Venus “i fratelli Williams” cosa che gli costó 25 mila dollari di multa e una sospensione di un anno dalla WTA.
Nel frattempo, sempre agli US Open, Serena torna in campo con un outfit che è un connubio fra un completo da tennis e un tutù in tulle, calze contenitive e sneakers color argento.
A chi le chiede se è una risposta al Presidente della federazione francese, risponde con ironia che non si sarebbe mai rimessa la tuta “perché quando si tratta di fashion non bisogna essere recidivi”.
La lista si allunga volendo rispolverare i commenti su Martina Navratilova o Steffi Graf, in un’occasione definita “little miss tampax” perché avrebbe perso una finale del Roland Garros per colpa del ciclo.
E mentre mi sembra giusto ricordare in questo contesto la differenza di compensi e premi nello sport fra maschile e femminile, mi sembra anche che moltissimo ci sia ancora da fare, non di meno in Italia dove la legge del 1981 taglia completamente fuori le donne dal mondo del professionismo nello sport.
La legge 91 del 23 maggio 1981, all’articolo 2, stabilisce che “sono sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi e i preparatori atletici che esercitano l’attività sportiva a titolo oneroso, con carattere di continuità nell’ambito delle discipline regolamentate dal Coni e che conseguono la qualificazione dalle Federazioni sportive nazionali, secondo le norme emanate dalle Federazioni stesse, con l’osservanza delle direttive stabilite dal Coni per la distinzioni dell’attività dilettantistica da quella professionistica“.
In sostanza a decidere quali discipline sportive siano o meno professionistiche è il CONI in collaborazione con le Federazioni Sportive. A 34 anni dall’entrata in vigore di questa legge però, il CONI non ha ancora chiarito cosa distingua l’attività professionistica da quella dilettantistica. La mancanza di chiarezza determina una grave discriminazione, penalizzando in particolare le donne.
Dopo la legge 91/81 le Federazioni Sportive hanno riconosciuto come “professionistiche” sei discipline sportive, che ad oggi sono rimaste solo in quattro, con un dettaglio che non deve più sfuggire all’attenzione: sono tutte a prevalenza maschile: calcio, golf, basket (solo nella categoria A1) e ciclismo. A tutte le atlete italiane è negato l’accesso a quanto stabilisce la legge Statale che regola i rapporti con le società, la previdenza sociale, l’assistenza sanitaria, il trattamento pensionistico.
Lo sport femminile non assicura una quantità di entrate economiche sufficiente per essere preso in considerazione come sport professionistico. Così anche altri 56 sport considerati dilettantistici.
Le atlete italiane trascorrono lo stesso tempo dei loro colleghi maschi in palestra, nei campi da gioco, sulle piste. A parità di impegno le atlete non solo non vengono riconosciute come professioniste, ma sono anche fortemente e ingiustamente penalizzate. Per gli atleti dilettanti, cioè per la quasi totalità degli atleti, i contratti non prevedono uno stipendio mensile, ma un rimborso spese. Spesso non è prevista un’assicurazione sanitaria o se prevista non ha nulla a che vedere con le assicurazioni previste per gli atleti professionisti, se non per volontà dell’atleta che stipula un’assicurazione privata. In caso di infortunio le spese di cura e riabilitazione sono a carico dell’atleta. Non è previsto il pagamento dei contributi pensionistici e non vi è tutela nel caso di maternità o di invalidità. Inoltre per l’atleta dilettante esiste ancora il Vincolo Sportivo, abolito per gli atleti professionisti con la legge 81/91.
Il Vincolo Sportivo dà diritto esclusivo alla Società sportiva di disporre delle prestazioni agonistiche degli atleti dilettanti e di decidere se attuare o negare i trasferimenti, senza la necessità del consenso dell’atleta stesso. Nonostante il tentativo di eliminarlo, per gli atleti dai 14 ai 25 anni di fatto esiste ancora in molte discipline. A rendere tutto ancora più drammatico c’è l’esistenza delle “clausole anti-gravidanza” che vengono inserite nei contratti fatti firmare alle atlete. Queste clausole prevedono la rescissione del contratto in caso di maternità.
Articoli correlati:
http://www.sportallarovescia.it/sar5/attualita-nuovi-articoli/non-una-di-meno/900-il-professionismo-sportivo-in-italia-storia-di-una-discriminazione
https://www.agi.it/sport/tennis/serena_williams_tuta_nike_roland_garros-4324801/news/2018-08-29/
La sfida l’ho vista emergere nel tennis in questi ultimi giorni. Ha fatto il giro del mondo la notizia di…
#alizè cornet#atlete#discriminazione#nike#Novak Djockovic#professionismo sportivo#rolland garros#serena williams#sorelle williams#sport femminili#t shirt change us open#tennis#us open#us open warning
0 notes