#Via dell'Impero
Explore tagged Tumblr posts
emaadsidiki · 4 months ago
Text
The Way of the Imperial Forums 🌳🙋‍♂️🌳 Rome
Tumblr media
93 notes · View notes
falcemartello · 10 months ago
Text
•••
Per più di cento anni, dal 286 al 402, le capitali dell'Impero Romano furono due, in oriente Costantinopoli, e in occidente... Milano. Nonostante questo le tracce della Milano capitale dell'Impero sono nascoste dalla città moderna, quasi un po' come se ne vergognasse.
Tumblr media
Ad esempio i resti del grandioso Palazzo Imperiale sono presentati così, in un giardinetto di via Brisa. Ci ho abitato un anno e non ne avevo mai sentito parlare.
Tumblr media
Eppure era una struttura imponente, che comprendeva, oltre agli appartamenti imperiali, anche caserme, edifici per le funzioni amministrative e pure delle piccole terme per la corte imperiali e gli alti funzionari.
Tumblr media
Ma magari colpa mia, che ho solo visitato le basiliche paleocristiane. C'è qualche giro organizzato dal Comune o altro ente della Milano romana, che fra l'altro si trova ancora nelle denominazioni di tanti luoghi, come Piazza San Giorgio al Palazzo?
Tumblr media
56 notes · View notes
dike-maat · 24 days ago
Text
Prologo:
Pov. Lucrezia
Lucrezia guardava con attenzione il padre, preoccupata. Suo padre, il generale Marco Giusto Acacio era stato scelto per guidare la spedizione di conquista in Numidia. Era preoccupata che gli sarebbe successo qualcosa, lo aveva visto disteso a terra nella sabbia trafitto da molte frecce. Dal suo corpo scorreva un fiume di sangue che si mischiava con la sabbia del luogo.
Aveva visto anche sua madre, bella ed eterea come sempre, ma trafitta al centro del petto da una  freccia, legata ad un palo. Sua madre, Lucilla, era l'ex imperatrice dell'impero romano. Figlia di Marco Aurelio e sorella di Commodo, era sopravvissuta ai due imperatori e aveva avuto una relazione con un ex generale che era diventato poi gladiatore dopo l'accusa da parte di suo zio che aveva tentato di ucciderlo. 
Aveva anche un fratello maggiore, figlio di Lucilla e di qualcuno. Non si conosce il nome di suo padre, i senatori vociferano che suo padre sia il fratello di Lucilla, Lucrezia pensa che il padre del fratello sia proprio il gladiatore di cui sua madre era innamorata: Massimo Decimo Meridio.
Purtroppo lei non aveva conosciuto il fratello, ma nei suoi sogni vedeva spesso un gladiatore che si poneva vicino a lei come a difesa... La cosa più strana è che i suoi occhi erano identici ai suoi, quasi come se fossero fratelli. Era possibile che sua madre avesse mentito e che Lucio non era morto, ma era stato mandato via? Se così fosse, su quante cose sua madre aveva mentito?
Si guardò il polso che prudeva. Quel dannato polso che doveva sempre nascondere per evitare che il popolo scoprisse il suo segreto: aveva due anime gemelle.
Era insolito che una cittadina comune nell'impero avesse anche solo un'anima gemella, ma lei ne aveva due. Le anime gemelle avevano un marchio che rappresentava i colori della seconda parte e dovevano ritrovarsi proprio mentre indossavano quel colore. Lei ne aveva due: uno blu e oro e uno rosso e oro!
Chi potevano essere? Nessuno che avesse mai visto in vita sua aveva indossato quei colori e di persone ne aveva viste.
Quel giorno il padre era tornato a casa dicendo che i due imperatori avevano invitato tutta la loro famiglia al banchetto in onore della sua partenza per la Numidia. 
Lucrezia sentì un sorriso aprirsi sulla sua faccia: non aveva mai visto gli imperatori da quando suo padre l'aveva rinchiusa in casa dopo che erano apparsi i suoi marchi di anima gemella.
Sperava che a palazzo avrebbe scoperto chi utilizzava quei colori.
Non poteva immaginare che quell'incontro avrebbe cambiato completamente la sua vita e la sua famiglia.
Si preparò con la sua miglior veste viola e e il suo peplo arancione, quello che aveva da quando era diventata una giovane donna. 
Mentre si preparava ebbe di nuovo una delle sue allucinazioni: vide se stessa vicino a due ragazzi.
I due avevano i capelli rossi e le armature dorate, lei al centro. Davanti a loro c'era il padre che dava loro omaggio. Ma c'era qualcosa che non andava: lo sguardo di suo padre indicava tradimento e odio nei suoi confronti. Cosa stava succedendo?
Riscosse la testa quando sentì la voce di suo padre chiedere: "Lucrezia, figlia mia, cosa succede?" 
"Niente padre, solo un'altra delle mie allucinazioni!" disse per non farlo preoccupare.
Il generale non sembrava convinto, ma lasciò perdere.
"Immagino che tu sia felice di uscire finalmente da casa. Ricordati di coprire i tuoi marchi, se ti beccano io non farò nulla per aiutarti. Diventa sempre di più un peso, quindi non te la prendere con me se vieni scoperto!" esclamò suo padre freddamente.
Il loro rapporto era così: lei amava e rispettava suo padre, ma non era ricambiato. Il padre la trattava sempre come se fosse un peso, come se fosse stata colpa sua che sua madre fosse quasi morta quando l'aveva data alla luce. 
Sua madre che, concordando con il marito rispose: "Non ti proteggeremo, ci servi solo come alleanza. " 
Ecco tutto ciò che era per loro. Un oggetto. Un oggetto per fare alleanze politiche. Ora che aveva l'età adatta per sposarsi, potevano darla in sposa a chi volevano fino a quando lei  continuava a nascondere il suo polso. 
Polso che quel giorno le prudeva. Aveva letto che il giorno in cui il polso avrebbe dato fastidio sarebbe stato il giorno in cui avrebbe scoperto chi erano le sue anime gemelle.
Uscì felice dalla sua prigione che era stata la sua casa per gli ultimi quattro anni, consapevole che quella sera non sarebbe rientrata. Si accingeva a salire sulla portantina, quando sua madre la rimproverò, dicendo: "Cosa fai? Quella è solo per le donne sposate. Tu vai a piedi, se siamo fortunati oggi riusciamo a darti in moglie al figlio di qualche senatore. Quale modo migliore per fare una buona impressione se non camminare e rendersi sottomessi ai propri genitori?"
Li odiava entrambi. Da quando aveva dodici anni, il modo in cui la trattavano era peggiorato ulteriormente. Se prima avevano un briciolo di amore nei suoi confronti, dopo quel giorno era scomparso. 
Aveva iniziato a pensare che i dodici anni prima erano stati una menzogna e che lei non era stata amata. Gli unici che le volevano bene erano i servi, sua madre non si era presa cura di lei nemmeno quando era in fasce. 
Non ci avrebbe più pensato! La sua vita stava per cambiare.
Erano appena arrivati sotto al palazzo imperiale e lei aveva iniziato a guardare il palazzo, quando i suoi occhi incontrarono due paia di occhi dietro a una delle tende. 
Sorpresa, le era sembrato di vedere un breve lampo: improvvisamente sentì due voci nella sua mente. 
"Chi sei?" chiesero in coro due voci: una sicura, l'altra esitante.
"Chi siete voi?" rispose sorpresa lei.
Lucilla, vedendola fermarsi, la spinse dicendo: "Muoviti, ti presento il tuo futuro marito! Il figlio del senatore Trace!"
Le due voci nella sua testa stavano urlando, alzando lo sguardo verso quei due paia di occhi che aveva visto li vide lampeggiare di rabbia e di gelosia.
Entrarono a palazzo e attesero l'arrivo degli Imperatori, Lucrezia non potè fare a meno di pensare a quegli occhi castani e blu che aveva visto.
Non sapeva che due gemelli stavano pensando la stessa cosa dall'altra parte del palazzo!
Pov. Geta
Geta si sentiva strano quella mattina. Il suo polso gli prudeva da quella mattina. Dopo aver saputo che avrebbe avuto due anime gemelle e che una di queste era sempre stata al suo fianco si sentiva quasi completo. Quasi... Gli restava solo da scoprire chi sarebbe stata la seconda. 
All'età di dodici anni gli erano apparsi i due marchi, ma uno aveva dato fastidio fin da subito. Il colore di quel marchio era rosso e oro, voltandosi verso il fratello vide che anche lui si reggeva il polso e che quel giorno era vestito di rosso e oro. 
Si ricordava di avergli chiesto: "Fratello, di che colore è il tuo marchio? Io ne ho due: uno rosso e oro e uno viola e arancione! Mi da fastidio quello rosso e oro e da quello che vedo qui l'unico che è vestito rosso e oro sei tu!" 
"Geta, ho anche io due marchi! Uno blu e oro e uno viola e arancione! Padre, cosa significa?" chiese disperato Caracalla a suo padre, l'imperatore Settimio Severo.
"Figlioli, siete stati graziati con il dono più importante dagli dei. Avete ognuno di voi due anime gemelle. Siete a vostra volta anime gemelle l'uno dell'altro e ne condividete una. Ora guardatevi negli occhi, scoprirete qualcosa su di voi." rispose il padre.
Geta ricordava il tentennamento che aveva avuto nel guardare il fratello. Quando incontrò gli occhi del fratello vide un lampo e poi sentì il fratello che gli domandava cosa fosse successo e che cosa era quella luce. Istintivamente gli rispose, ma Caracalla gli chiese come poteva sapere cosa aveva pensato, dal momento che non aveva parlato.
Da quel giorno capirono di poter comunicare attraverso la loro mente e tramite ciò riusciva a controllare meglio il fratello che stava cadendo nella sua follia sempre di più.
Quando loro padre morì diventarono entrambi imperatori, ma non smisero mai di cercare la loro imperatrice. Caracalla tramite il loro collegamento era migliorato, quando sentiva di stare per impazzire, chiamava mentalmente il fratello che abbandonava qualsiasi cosa stesse facendo e andava ad aiutarlo e a farlo guarire. 
Oggi Geta stava, finalmente, provando fastidio anche al secondo marchio e a quanto pare anche il fratello. Vede Caracalla che si grattava il marchio, così si avvicina a lui e gli sussurra: "Fratello, basta! So che il polso prude, ma è perchè sta per arrivare la nostra imperatrice!" 
Si sistemavano con le loro vesti più suntuose, rigorosamente Geta blu e oro e Caracalla rosso e oro. 
Poi si mettevano dietro la tenda della loro camera e guardavano fuori verso la carovana del Generale Acacio che stava arrivando con la sua famiglia per il banchetto che avevano indetto per la sua prossima campagna militare in Numidia. 
Il loro sguardo si soffermò su una ragazza che camminava accanto alla portantina della moglie del Generale. Indossava una magnifica veste viola e un peplo arancione. La pelle era molto pallida, come se non fosse mai uscita da casa, i capelli biondi e boccolosi le circondavano il volto provato dalla lunga camminata. Ma ancora più importante i suoi occhi erano come il ghiaccio e se ne accorsero quando incontrarono quelle due sfere e videro un lampo e sentirono la sua voce nelle loro menti. 
Provarono una grande irritazione quando Lucilla spinse la loro futura moglie e giurarono silenziosamente vendetta. Quel giorno la loro anima gemella sarebbe stata loro. 
Non importava loro se fosse una serva, loro sarebbe stata e l'avrebbero ottenuta in un modo o nell'altro. 
7 notes · View notes
ballata · 4 months ago
Text
Tumblr media
Non amo le Religioni. Tutte. La "nostra" ad esempio è stata concausa primaria della fine dell'impero Romano, nonché "benzodiazepina rincoglionitiva" del nostro forte spirito fino a annichilire del tutto ogni forma di "Severitàs". Amo più l'idea di un Paganesimo. Un Dio diverso da pregare per ogni stato d'animo da affrontare. Un Dio severo quando serva Severità, uno Pacifico quando serva Pace, uno Guerriero quando serva Azione, uno Giusto quando serva Decisione ecc ecc. Vari momenti da affrontare proprio come la Vera vita impone. Un Pagano qualcosa di simile ai Giusti tra le Nazioni con cui gli odierni ebrei onorano i Non-ebrei che si sono prodigati però per difendere ebrei perseguitati. Con esso, anche i teologi cristiani hanno affrontato il problema della eterna salvezza per i pagani che, pur non avendo ricevuto la evangelizzazione, vissero come se l'avessero anticipata: cioè in modo Retto e Morale senza bisogno di false credenze
Ma non amo la forza del rito che contiene tutti in pugno. Le collettività che abindolano come tutte le "fedi create dall'uomo" e non dalla Natura come il Paganesimo
Le religioni pregiudicano scelte e adattamenti in quanto impongono a tutti in modo uniforme la loro unica via verso il raggiungimento della felicità e la loro idea di protezione dalla sofferenza. La tecnica delle religioni consistoni nello sminuire il valore della vita e nel deformare in maniera delirante l’immagine del mondo reale, cose che presuppongono l’avvilimento èe soprattutto l annichilimento dell’intelligenza. A questo prezzo, mediante la fissazione violenta a un infantilismo psichico e la partecipazione a un delirio collettivo, le religioni riescono a deformare la vita di interi popoli fino a farli entrare in guerra.
6 notes · View notes
ach-thebrother · 7 months ago
Text
Tumblr media
Terence Donovan [*] Sophia Loren (1963) sul set del film "La caduta dell'impero romano"
via pinterest
8 notes · View notes
dhr-ao3 · 3 months ago
Text
Numberland
Numberland https://ift.tt/93TLW4p by Rose_tortora16 È il 2004. Sette anni fa, il mondo è quasi finito. Dopo aver ucciso Harry Potter, Voldemort ha scatenato una nebbia mortale sul mondo, uccidendo il 73% della popolazione e costringendo i sopravvissuti a isolarsi sottoterra. Ora che si è stabilito a Hogwarts, l'unico luogo senza nebbia rimasto, il suo Impero sta diventando sempre più forte e letale. Ogni anno, i Mangiamorte catturano mezzosangue e babbani per farli partecipare a un torneo annuale violento e senza regole, chiamato Numberland, per intrattenere i Purosangue che hanno giurato fedeltà al lato oscuro. Per garantire che i giocatori si esibiscano in modo divertente, vengono addestrati, nutriti e ospitati nel castello in modo spietato. Nel frattempo, al di fuori dei confini dell'Impero, il Regno Unito è animato dalla pericolosa energia di una guerra civile. Quando Hermione viene catturata e assegnata all'addestramento di Draco, si rende conto di tre cose. Primo, Draco, ora in coppia con un cane che non lo abbandona mai, è ancora più pericoloso e distruttivo di prima. In secondo luogo, la persona che era prima non può più esistere nella di Numberland. Infine, il suo desiderio di vincere potrebbe non essere più grande del suo desiderio di radere al suolo l'Impero. Words: 1, Chapters: 1/56, Language: Italiano Fandoms: Harry Potter - J. K. Rowling Rating: Explicit Warnings: Graphic Depictions Of Violence Categories: F/M Characters: Theodore Nott, Narcissa Black Malfoy, Arthur Weasley, Ginny Weasley, Neville Longbottom, Corban Yaxley, Antonin Dolohov, Original Characters, Draco Malfoy, Hermione Granger Relationships: Hermione Granger/Draco Malfoy Additional Tags: Alternate Universe - Voldemort Wins, Alternate Universe - Dystopia, Inspired by The Hunger Games, Inspired by Squid Game (TV 2021), Inspired by The Last of Us, Worldbuilding, Deadly Plague, Post-Hogwarts, Hogwarts Setting, Wartime, Civil War, Plot Driven, POV Alternating, Adult Main Characters, Death Eater Draco Malfoy, Draco Malfoy Has a Big Dog, John Wick Draco Malfoy, Draco Malfoy Needs a Hug, Morally Grey Hermione Granger, protective dog, Muggle/Wizard Relations, physical training, Combat, tournament, Deadly Games, Don't get attached, Near Death Experiences, Minor Character Death, Blood and Violence, Gun Violence, Gore, Torture, Panic Attacks, Flawed characters, Ideation of Self-Harm, Implied/Referenced Suicide, Eventual Romance, Eventual Smut, Slow Burn, Emotional Intimacy, Rolled Sleeves Agenda, Height difference, Mystery, Action/Adventure, magical discoveries, Angst, Potions, HEA Adjacent, Dystopian HEA, Unhealthy Use of Hyphens, Don't Examine This Too Closely, No Beta We Die Like Dobby, Cute but Deadly German Shepherd, Dog Instead of Therapy, Theodore Nott is Asking for Hugs, Protect Theo At All Costs, BAMF Hermione Granger, Narcissa Malfoy is Mothering Everyone, Arthur Weasley is the Father We Need, Epic Love, Everyone is keeping secrets, Open Ending, The open ending is related to the world via AO3 works tagged 'Hermione Granger/Draco Malfoy' https://ift.tt/Mvp3DJo November 23, 2024 at 10:31PM
3 notes · View notes
sorella-di-icaro · 3 months ago
Text
Tumblr media
Quando aveva 5 anni, suo padre morì. A 16 anni abbandonò la scuola, e a 17 anni aveva già perso quattro lavori. A 18 anni si sposò. Tra i 18 e i 22 anni fu macchinista ferroviario, ma fallì. Si arruolò nell'esercito e lavorò in cucina, ma poi tornò a casa.
Tentò di entrare alla facoltà di giurisprudenza, ma la sua domanda fu respinta. Quindi, divenne venditore per una compagnia di assicurazioni, ma fu nuovamente licenziato.
A 19 anni diventò padre. A 20 anni sua moglie lo lasciò e portò via la loro figlia. Cominciò a lavorare in un piccolo caffè come cuoco e lavapiatti, ma fu nuovamente licenziato. Tentò invano di scappare con sua figlia, ma riuscì successivamente a convincere sua moglie a tornare a casa. Passò gran parte della sua vita facendo lavori saltuari.
A 65 anni si ritirò in pensione e ricevette il suo primo assegno dal governo di appena 105 dollari. Capì che non poteva soddisfare le esigenze della sua famiglia con quella somma. Deluso e disgustato dalla vita, si disse di non aver realizzato nulla e tentò di suicidarsi, ma senza successo.
Seduto sotto un albero, iniziò a fare un elenco di tutto ciò che aveva fatto nella sua vita e si rese conto che non era stata del tutto uno spreco perché eccelleva in un campo (la cucina). Così, chiese in prestito 87 dollari a un amico e iniziò a friggere pollo, vendendolo porta a porta ai vicini nello stato del Kentucky.
Ricordiamo che a 65 anni stava per suicidarsi, ma a 88 anni il Colonnello Sanders, fondatore dell'impero Kentucky Fried Chicken (KFC), era diventato multimilionario.
Non è mai troppo tardi per nulla.
Ricomincia...
Solo il tuo atteggiamento verso gli eventi della vita può determinarti.
Non arrenderti mai!
2 notes · View notes
levireonhato · 3 months ago
Text
“Tutto cambia, Levi Reonhato. Non sei più un bambino ora, ma un uomo, con un fardello da uomo sulle spalle e una scelta da uomo davanti a te.”
Il caldo desertico era svanito e una falce di luna spuntò bassa all’orizzonte, sottile e rossa come il sorriso di un cannibale. Attraverso le arcate s’intravedeva il tenue bagliore delle luci, decine di migliaia di lampade a olio sminuite dalla vasta oscurità del deserto circostante. A sud, una cappa di fumo smorzava la lucentezza del fiume. Il vento trasportava con sé l’odore di acciaio e di fornace, sempre presente in una città conosciuta solo per i suoi soldati e le sue armi. Come vorrebbe, Levi, aver visto Serra prima di tutto questo, quand’era la capitale dell’Impero dei Dotti. A quei tempi i grandi edifici erano biblioteche e università, non caserme e sale di addestramento. La Strada dei Cantastorie ospitava un gran numero di palchi e di teatri, non un mercato di armi in cui le uniche storie che si raccontavano erano quelle di guerra e di morte. Era un desiderio stupido, come quello di volare. Nonostante le conoscenze di astronomia e architettura e matematica, i dotti si erano sgretolati sotto l’invasione dell'Impero. La bellezza di Serra era perduta ormai. Adesso era una città marziale. In alto, il cielo splendeva, illuminato dalla luce fioca delle stelle. Una parte del corvino sepolto da tempo capì che questa era bellezza, ma non era più in grado di meravigliarsene come faceva da bambino. Allora, si arrampicò sugli alberi del pane per avvicinarsi alle stelle, convinto che un po’ di altezza in più lo avrebbe aiutato a vederle meglio. Allora, in quel mondo era fatto di sabbia e cielo. Allora, era tutto diverso. x: «Tutto cambia, Levi Reonhato. Non sei più un bambino ora, ma un uomo, con un fardello da uomo sulle spalle e una scelta da uomo davanti a te.» Levi aveva in mano il coltellino e lo puntò alla gola dell’uomo incappucciato accanto a lui. Da dove era saltato fuori? Giurerebbe sulla vita dei suoi genitori e di quell'imbranata di sua sorella che quest’uomo non era qui un attimo fa. «Chi diavolo sei?» gli chiese tagliente. Lo sconosciuto abbassò il cappuccio e il corvino ottenne la sua risposta: un Augure. Che ci faceva qui un / Augure /? Credeva che i santoni avessero di meglio da fare, come rinchiudersi nelle caverne a leggere le viscere delle pecore. Era esattamente uguale da come sua madre Laia un tempo li aveva descritti: la sclera degli occhi dell’Augure era di un rosso demone acceso, in contrasto con le iridi nere e lucenti; la pelle si tendeva sulle ossa del suo viso come un corpo torturato sulla ruota. A parte gli occhi, in lui non c’era molto colore in più rispetto ai ragni traslucidi che si annidavano nelle catacombe di Serra.
Tumblr media
Si chiedeva come fosse possibile che sua madre, una donna così tanto intelligente, pensava davvero che gli Auguri fossero immortali? Ma in fondo non era l’unica. I marziali credevano che il / potere / degli Auguri derivasse dal loro essere posseduti dagli spiriti dei morti. Eppure, a chiunque aveva un briciolo di logica, era chiaro che erano una banda di ciarlatani, venerati in tutto l’Impero non solo come creature immortali, ma anche come oracoli ed esperti nella lettura del pensiero. x: «Nervoso, Levi?» l’uomo spinse via il coltello dalla gola, «perché? Non devi avere paura di me. Sono solo “un ciarlatano che vive nelle caverne, uno che legge le viscere delle pecore”. Giusto?» Che il cielo lo fulmini! Come faceva a sapere che Levi pensava queste cose? Cos’altro sapeva? «Era uno scherzo» replicò, «uno stupido scherzo.» x: «E il tuo piano per disertare? Anche quello è uno / scherzo /?» Il corvino rimase in silenzio. Chiunque tenterebbe di scappare da quella “prigione”, chi è che non lo farebbe? x: «Gli spettri delle nostre cattive azioni cercano vendetta» disse la figura dall’aspetto pallido, «ma il prezzo da pagare sarà elevato». «Il / prezzo /? Di cosa cazzø stai blaterando vecchio?» lasciando stare / l’educazione / che i suoi genitori gli avevano insegnato, gli ci volle un istante per capire. Voleva farlo pagare per consentirgli di mettere in atto il suo piano. All’improvviso l’aria della sera si fece più fresca, e pensò alla segreta di Kauf di cui aveva tanto sentito parlare, dove l’Impero spediva a soffrire i disertori nelle mani dei suoi servi più crudeli. E pensò alla frusta di quella strega, al sangue di quei poveri ragazzi che macchiavano le pietre del cortile di Rupenera. Gli aumentò di colpo l’adrenalina, dicendogli di attaccare l’Augure, di sbarazzarsi della minaccia che rappresentava, ma il buon senso prevalse sull’istinto. Gli Auguri godevano di un tale, sconfinato rispetto, che ucciderne uno non era un’opzione percorribile. Umiliarsi invece poteva essere utile. Dunque, era qui per punirlo? x: «Non sono qui per punirti. In ogni caso, il tuo futuro è già una punizione sufficiente. Sai perché sei qui, Levi?» l’Augure si voltò verso la torre campanaria modellata come un diamante. Le parole di cui erano fregiati i mattoni della torre erano così familiari che ormai non le notava quasi più nessuno: “Dai giovani temprati per la battaglia s’innalzerà il Predestinato, l’Imperatore Supremo, flagello dei nostri nemici, condottiero di un esercito devastante. E l’Impero sarà completo.” x: «Per le profezie. Per il futuro contenuto nelle visioni degli Auguri. Ecco perché abbiamo costruito questa accademia. Ecco perché sei qui. Conosci la storia?» Cinquecento anni fa, un brutale guerriero di nome Taius aveva riunito i clan divisi dei marziali ed era piombato giù dal Nord, annientando l’Impero dei Dotti e conquistando la maggior parte del continente. Si era autoproclamato Imperatore e aveva fondato la propria dinastia. Ma gli Auguri, considerati santi già a quei tempi, avevano scoperto nelle loro visioni che la stirpe di Taius un giorno si sarebbe estinta. E in quel momento avrebbero dovuto scegliere il nuovo imperatore attraverso una serie di prove di forza fisica e mentale: le Selezioni.
Tumblr media
Per ovvi motivi, Taius non aveva apprezzato granché la profezia, ma gli Auguri dovevano averlo minacciato di strangolarlo con le budella di pecora, perché non aveva fiatato quando avevano eretto Serra e cominciato ad addestrarvi gli allievi. E, cinque secoli dopo, erano ancora tutti qui, in attesa che la linea dinastica del vecchio furbacchione si estinguesse e che uno di loro potesse trasformarsi in un imperatore nuovo di zecca. Generazioni di guerrieri si erano addestrati, avevano servito ed erano morti senza essere neppure sfiorati dalle Selezioni. Serra può anche essere nata come luogo in cui istruire il futuro imperatore, ma ora era solo una palestra per sfornare le risorse più micidiali dell’Impero. «Conosco la storia», Levi interruppe finalmente il suo ostinato silenzio. Laia gli raccontava storie bislacche dato che quelle d’amore non erano di suo gradimento. Era la sua narratrice e potrebbe anche sembrare una pazza scappata da un manicomio che papà James - santo uomo che era - aveva sposato, ma con la sua voce, il guizzo di una mano e l’inclinazione della testa sapeva tessere le trame di mondi interi. Eppure Levi non credeva a una sola parola di quel mito, per lui era soltanto sterco di cavallo. x: «Non è né un mito né sterco di cavallo, mi dispiace», replicò l’Augure serio. «Sei davvero capace di leggere il pensiero.» x: «Una formulazione semplicistica per un’impresa complessa. Ma è così, ne siamo capaci.» «Allora sai tutto. Del mio piano di fuga, delle mie speranze, del mio odio, della mia famiglia. Tutto.» x: «È un buon piano, Levi», confermò il santone. «Quasi infallibile. Se desideri portarlo a termine, io non ti fermerò.» “È un trucco” gridò la mente del corvino, ma guardò negli occhi del santone e non vide alcuna menzogna. x: «Vieni, facciamo due passi.» Levi era troppo intontito per fare altro che non fosse seguirlo. Se l’Augure non stava cercando d’impedirgli di disertare, allora cosa voleva? Cosa intendeva quando aveva detto che il suo futuro sarà già una punizione sufficiente? Il corvino aveva cercato di leggere i suoi pensieri, tutto ciò di cui aveva bisogno sapere, ma il / velo / dell’Augure glielo impediva. Raggiunsero la torre e le sentinelle di guardia si allontanarono, come obbedendo a un tacito ordine. Levi e il santone erano soli a contemplare nell’oscurità le dune di sabbia. Era così lontano da casa sua, dalla sua famiglia... chissà cosa staranno facendo in questo momento. Cosa penserebbero di lui se diventasse un assassino? Lo avrebbero ugualmente accettato? Tanti pensieri affollarono la mente del corvino. A volte aveva come un nido di scorpioni che gli brulicavano nella mente, senza posa. x: «Quando sento i tuoi pensieri, mi torna in mente Taius il Primo. Aveva nel sangue l’istinto del soldato, proprio come te. E, come te, ha lottato col proprio destino» sorrise al suo sguardo incredulo. «Oh, si. Conoscevo Taius. Conoscevo i suoi avi. lo e i miei simili calpestiamo questa terra da un migliaio di anni. Abbiamo scelto Taius per creare l’Impero, così come abbiamo scelto te, cinquecento anni dopo, per servirlo.» Era impossibile! Se quest’uomo sapeva leggere nel pensiero, l’immortalità potrebbe essere piuttosto ragionevole come passo successivo. Allora, vuol dire che tutte quelle stupidaggini sugli Auguri posseduti dagli spiriti dei morti erano vere? Se solo la sua famiglia potesse vederlo... come gongolerebbe! Con la coda dell’occhio, guardò il santone. Osservandolo di profilo, gli sembrava di colpo curiosamente familiare. C: «Il mio nome è Caino. Sono stato io a sceglierti.»
«A / condannarmi /, per meglio dire. Immagino che tu abbia scelto migliaia di uomini nel corso degli anni. Dev’essere proprio il tuo passatempo preferito» C: «Ma tu sei quello che ricordo meglio. Perché gli Auguri sognano il futuro: tutte le conseguenze, tutte le possibilità. E tu sei intrecciato nelle trame di ogni singolo sogno. Un filo d’argento in un arazzo notturno.» «E io che pensavo aveste sorteggiato il mio nome da un misero cappello.» C: «Ascoltami, Levi Reonhato» l’Augure ignorò la frecciata. Anche se la sua voce non era più alta ora di un istante fa, le sue parole erano avvolte nel ferro, appesantite dalla certezza. «La Profezia è realtà. Una realtà che affronterai presto. Tu cerchi di scappare. Tu cerchi di eludere il tuo dovere, ma non puoi sfuggire al tuo destino.» «Il mio / destino /?» C: «La vita non è sempre ciò che pensiamo sarà» sentenziò Caino. «Tu sei brace sotto la cenere, Levi Reonhato. T’infiammerai e brucerai, distruggerai e / devasterai /. Non puoi cambiare la tua sorte. Non puoi fermarla.» «Io non voglio!»
C: «Quello che vuoi non ha importanza. Dovrai fare una scelta. Tra disertare o fare il tuo dovere. Tra sfuggire al tuo destino o affrontarlo. Se diserti, gli Auguri non ti fermeranno. Scapperai. Lascerai l’Impero. Vivrai, ma non troverai sollievo nel farlo. I tuoi nemici ti daranno la caccia. Le ombre fioriranno nel tuo cuore, e diventerai tutto ciò che hai sempre odiato e temuto: malvagio, crudele, inesorabile. Sarai incatenato all’oscurità dentro di te come saresti incatenato alle pareti di un cella, in prigione.» Caino gli si avvicinò, il suo sguardo era spietato. «Ma se resti, se fai il tuo dovere, avrai la possibilità di spezzare per sempre i vincoli che ti legano all’Impero. Avrai la possibilità di raggiungere una grandezza inconcepibile. Avrai la possibilità di ottenere la vera libertà: del corpo e dell’anima. Quando il momento arriverà, lo saprai, Levi. Devi fidarti di me.»
«Come faccio a fidarmi? Quale dovere? La mia prima missione? La seconda? Quante persone dovrò torturare? Quanto male dovrò commettere prima di poter essere / libero /?» Gli occhi di Caino erano fissi sul viso del giovane, mentre fece un passo lontano da lui, e poi un altro. «Quando potrò lasciare l’Impero? Tra un mese? Un anno? ...Caino!» L’augure scomparse in fretta, come una stella all’alba. Levi si allungò per afferrarlo, per obbligarlo a restare e a dargli delle risposte, ma la sua mano trovò solo aria.
Tumblr media
4 notes · View notes
furlantravelfashionblogger · 7 months ago
Text
Tumblr media
La Piramide Cestia è una tomba romana a forma di piramide di stile egizio costruita a Roma tra il 18 e il 12 a.C. Si trova nelle immediate adiacenze di porta San Paolo ed è inglobata nel perimetro del posteriore cimitero acattolico, costruito tra il XVIII e il XIX secolo.
Molti visitatori che visitano Roma restano stupiti nel vedere una piramide in stile egizio alta 36 metri, con una base quadrata di circa 30 metri per lato. In realtà questo monumento è testimone di una storia molto antica e leggende misteriose.
Fu costruita per essere il mausoleo di Gaius Cestius Epulo, un facoltoso romano. La forma del monumento funebre deriva da una moda molto in voga all'epoca romana, infatti, nel 30 A. C., l'Egitto divenne una provincia romana e si iniziarono ad erigere costruzioni piramidali nella capitale dell'Impero Romano. Caio Cestio decise così di farsi costruire la propria tomba a forma di piramide al di fuori della città, lungo la via Ostiense.
La Piramide Cestia è l'unica sopravvissuta fino alla nostra epoca di quelle costruite a Roma, oltre all'obelisco di Piazza Montecitorio. La piramide fu successivamente inglobata nella cinta muraria costruita tra il 272 e il 279 su iniziativa dell’imperatore Aureliano.
In realtà, a ben vedere la Piramide Cestia presenta una struttura leggermente diversa dalle piramidi egizie. In particolare la punta è più acuta rispetto alle piramidi originali, probabilmente a causa dei materiali utilizzati dai romani. La differenza di forma potrebbe derivare anche dal fatto che i costruttori romani presero come modello di riferimento le piramidi nubiane, più appuntite rispetto a quelle di Giza.
Intorno a questo luogo, così suggestivo, si sono create delle leggende misteriose. Nel Medioevo si pensava, infatti, che i due mausolei fossero le tombe dei due fondatori, Romolo e Remo. Questa credenza è andata avanti fino a quando, nel 1600, all'interno della Piramide di Cestia è stata rinvenuta un'iscrizione che faceva riferimento a Gaius Cestius Epulo.
La Piramide Cestia è visitabile nel suo interno solo con un permesso speciale.
(Fonte, Angela Di Francesca ,Foto e Notizie storiche)
2 notes · View notes
marcel-lo-zingaro · 1 year ago
Text
Nei primi anni del 900 in Serbia si pubblicava il giornale che vedete nelle foto, per chi non conoscesse l'alfabeto cirillico, sappiate che c'è scritto pijemont ovverosia Piemonte.
cosa c'entra il Piemonte con la Serbia?
nel 1901 il generale Dragutin Dimitrijevic fondò l'associazione segreta ispirata alla carboneria "unificazione o morte" conosciuta anche come la mano nera, il cui scopo ufficialmente era riunire i popoli slavi sotto un unica bandiera, un progetto conosciuto come la grande Serbia.
progettò e mise in atto l'assassino del Re
Aleksandr Obrenovic e la Regina Draga ( 28/29 maggio 1903) in quanto filo occidentale per sostituirlo col il panserbo Aleksandr karadordevic.
nacquero in quegli anni in Bosnia le società segrete "difesa nazionale" ( narodna obrana) e "giovane Bosnia" ( mlada bosna).
nel maggio 1911 gli Asburgo annetterono all'impero austroungarico la Bosnia.
contemporaneamente in Serbia tre persone ( Ljuba Copa - Bogdan Redenkovic - Vojislav Tankosic) fondarono un altra associazione segreta che si chiamava anche essa unificazione o morte ( ujedinijenje ili smrt)
in tale associazione si imbuco' anche il generale Dragutin Dimitrijevic ( detto anche linea diretta o numero 6) che abbiamo già visto all'opera nel 1903.
il principe Alessandro lo vedeva in simpatia ovviamente e diede dei finanziamenti.
in breve grazie al giornale pijemont
riuscirono a reclutare diversi guerriglieri e sovversivi da inquadrare per svolgere attentati nell'impero asburgico, tra questi venne reclutato anche un certo Gavrilo Princip.
Ora, se vi chiedete chi avesse interesse illo tempore e abbia tratto beneficio dalla caduta dell'impero asburgico, chiedetevi chi finanziava il giornale pijemont: i Savoia, quindi la massoneria inglese.
NB Gavrilo Princip il 26 giugno 1914 uccise l'arciduca Ferdinando dando il via alla WWI
Tumblr media Tumblr media
2 notes · View notes
emaadsidiki · 2 months ago
Text
The Pigeons of Ancient Rome 🕊️
Tumblr media
84 notes · View notes
falcemartello · 1 year ago
Text
Tumblr media
Dove le richieste di libertà sono odiose e i cessate il fuoco sono antisemiti.
Dove i civili sono etichettati come terroristi e i veri terroristi sono decorati con il Premio Nobel per la Pace.
Dove la propaganda è giornalismo e il giornalismo è propaganda.
Dove la democrazia è reale e l'apartheid è immaginario.
Dove le aziende sono persone e le persone sono risorse aziendali.
Benvenuti nell'impero.
Dove le bombe sono umanitarie e le provocazioni sono invisibili.
Dove i veterani sono eroi e le vittime sono dimenticate.
Dove le guerre sono sempre giuste e i nemici sono sempre Hitler.
Dove la causa è sempre giusta e i critici sono sempre russi.
Dove le sofferenze sono imperdonabili e i crimini sono cancellati dalla storia
Dove le atrocità sono sempre un incidente sfortunato e i nemici uccidono civili per divertimento.
Dove le disastrose intromissioni sono sempre errori innocenti, non importa quanto spesso accadano
Benvenuti nell'impero
Sempre vittima di attacchi ingiustificati da parte delle persone che strangola.
Sempre la splendente città su una collina di cadaveri umani.
Sempre il difensore dei poveri plutocrati indifesi di Wall Street.
Sempre il salvatore delle famiglie incenerite da missili prodotti da Raytheon.
Sempre il protettore delle risorse naturali nel suolo delle nazioni straniere.
Sempre il sostenitore dell'ordine basato sulle regole di un mondo con uno stivale sulla gola.
L'impero ti ama con un cuore fatto di dollari e petrolio.
L'impero veglia su di te attraverso il tuo smartphone e il tuo computer.
L'impero è il tuo unico amico.
L'impero è l'unico che ti avrà sempre amato.
Non puoi andartene.
Non puoi liberarti dell'impero.
Se ti liberassi dell'impero, questo mondo potrebbe essere conquistato dai tiranni.
- via Caitlin Johnstone @caitoz
53 notes · View notes
drheinreichvolmer · 1 year ago
Text
AMORE IN AFFITTO CAPITOLO 1
Nordlingen, un regno abitato da 19.268 abitanti, situato in uno dei sette distretti dell'impero germanico, era nota per le sue fortificazioni ben conservate nel tempo. Il centro storico era conosciuto per le enormi mura che lo recintavano, percorribili a piedi. Il regno era situato nel distretto numero cinque, chiamato Svevia. All'interno della fortezza di Nordlingen si trovava il castello di Von Reichmerl, maniero dallo stile medievale, proprietà del barone Heinreich Von Reichmerl. Il bisnonno del barone aveva fatto costruire il castello dopo aver ricevuto in dono quelle terre dal kaiser in persona, al termine di una lunga guerra che coinvolse l'impero tedesco. Il barone Heinreich Lothar Von Reichmerl venne quindi messo a capo di Nordlingen, e da quel momento la sua discendenza non avrebbe mai lasciato quelle terre. Alla morte del barone Albrecht Von Reichmerl, il nipote di Heinreich Lothar, il castello e tutti gli impegni ufficiali passarono automaticamente al primogenito. Questi era Heinreich, figlio maggiore di Albrecht e di sua moglie, la baronessa Kunigunde, una nobildonna proveniente da un altro distretto. La coppia aveva avuto anche una figlia femmina: Elisabeth, soprannominata Lise.
Quel giorno, appena il sole era sorto sul regno, al castello era cominciato un frenetico via vai dei domestici all'interno del grande corridoio del maniero. Tutti si stavano dando un gran da fare perché a breve un'importante ospite sarebbe giunta al castello.
Corinne Lefebvre era una bella giovane donna di trent'anni proveniente da Dubois, città della Francia del nord. I suoi capelli erano lunghi, lisci e di colore blu indaco, mentre i suoi occhi ricordavano uno zaffiro. Come ogni mattina la signorina Corinne si stava preparando per iniziare la sua manzione di maid presso il “Neko Café Bistrot”. Quel posto era sorto in una delle numerose sale del castello ed era stato arredato con ogni comfort che si ricerca in un caffetteria. La fama di quel luogo nasceva dalla possibilità di gustare squisiti dolci o appetitosi salati, trascorrendo il tempo coccolando tanti bellissimi gatti e chiacchierando con le ragazze del Neko Café Bistrot. Lei, come le sue colleghe, viveva lì da diverso tempo e trascorreva la sua intera giornata lavorando alla caffetteria del castello. I capelli indaco riflettevano la sua divisa nera con sopra il grembiule bianco.
Al tocco finale ci pensava un grazioso fiocco indaco sotto il colletto della divisa. Era finalmente pronta, una nuova giornata al Neko Café Bistrot era appena iniziata e Corinne si sentiva carica. Uscita dalla sua stanza, percorse il corridoio che l'avrebbe poi condotta alla sala, tra pochi minuti il Neko Café Bistrot avrebbe aperto le sue porte ai clienti. Mentre accoglieva gli arrivati assieme alle sue college, si accorse della sua compagna di lavoro Francesca che stava correndo verso la sua direzione, come sempre la sua collega italiana era in ritardo. Corinne trasse un sospiro sconsolato pensando tra sé e sé che era un miracolo se ancora il barone non si era accorto dei suoi continui arrivi in ritardo.
<< Francesca, sei in ritardo anche stamattina?! Lo sai bene quanto me che alle 9:30 dobbiamo essere pronte per accogliere i nostri clienti. >> partì Corinne con il suo monologo da madre disperata.
<< Oh, mamma mia! Non è colpa mia se la sveglia non ha suonato, arrabbiati con lei invece che con me! >> replicò la bionda sistemando il suo grembiule.
<< A te non suona mai la sveglia, è diverso! Davvero, dovresti considerarti miracolata se ancora sua altezza non si è accorto dei tuoi continui ritardi. >> controbatté scocciata Corinne.
<< Non si è accorto perché non faccio tardi, io arrivo un minuto prima che i clienti si accorgano che non sono ancora arrivata. >> precisò Francesca ridacchiando. Corinne rivolse lo sguardo al soffitto, discutere con la ragazza era una battaglia persa, era meglio lasciar perdere. La maid dai capelli indaco si mise quindi alla sua postazione a preparare caffè, ed intanto osservava una gioviale bambina che stava facendo colazione mentre scherzava con i genitori. Scene come questa la rendevano sempre un po' malinconica, questo poiché le rammentavano che non aveva mai effettivamente trascorso del tempo spensierato con i propri genitori. Corinne era nata in una ricca famiglia, suo padre sempre via per viaggi d'affari, mentre la madre era purtroppo venuta a mancare presto. Fin da bambina aveva sempre trascorso le sue giornata circondata dalle cure della sua tata e del resto dei domestici. Perfino nelle occasioni speciali come compleanni, la giovane aveva sempre e solo festeggiato con tutti tranne che con suo padre. Nonostante la vita agiata le era mancato qualcosa di più importante, qualcosa che non lo si può comprare nemmeno con tutto l'oro del mondo: la presenza dei genitori. Col tempo aveva imparato a rassegnarsi e a concentrarsi principalmente su se stessa, il suo obiettivo era quello di diventare una famosa violinista come era stata la sua defunta madre. Per questa ragione aveva passato gran parte del suo tempo ad esercitarsi nella sua camera da letto, riuscendo anche ad ottenere un discreto successo. La sua carriera si interruppe tuttavia quando decise di iniziare a lavorare presso il castello di Von Reichmerl.
<< Corinne, sei richiesta al tavolo cinque. >> udì ad un tratto. Era la voce di Francesca, che fece tornare la donna con i piedi per terra – Corinne annuì alla collega per poi dirigersi verso il tavolo numero cinque. Si sedette in compagnia di un impacciato ragazzo con gli occhiali, sorridendo mentre intratteneva una conversazione col giovane cliente.
Intanto Francesca stava preparando una serie di cappuccini, che una volta pronti sistemò su un vassoio, in attesa che una delle colleghe lo portasse al tavolo numero otto. In quel momento, un gatto tigrato salì sul bancone osservando la maid dai capelli biondi, si trattava di Mokaccino. La ragazza sorrise al gatto per poi fargli qualche carezza sulla testa, mentre il micio faceva le fusa in segno di apprezzamento. I gatti del Neko Café Bistrot erano sei, e tutti, prima di diventare la principale fonte di attrazione della caffetteria, erano stati dei randagi. Francesca, come le altre, apprezzava molto che il barone avesse preferito adottare dei mici di strada piuttosto che rivolgersi a qualche allevamento. Mokaccino era il teppista del gruppo, non perdeva mai l’occasione per combinare qualche monelleria, come ad esempio buttare giù dal tavolo qualche bicchiere quando non riceveva le attenzioni richieste.
<< Adesso però devo riprendere il servizio, a differenza tua se io combino qualcosa non mi dicono che sono adorabile. >> disse sarcasticamente Francesca. Mokaccino proferì un miagolio quasi come a concordare con la bionda; ed un attimo dopo, girò il muso verso dei passi familiari che si avvicinavano. Si trattava di una cameriera dai capelli verdi, Maris Eliades, ragazza ventiquattrenne proveniente dalla Grecia. Maris sorrise al monello Mokaccino, e poi prese il vassoio di cappuccini per portarlo ad un tavolo di ragazze che stava spettegolando. Camminando, osservava la bella giornata di sole da una delle finestre della sala, impaziente di terminare il turno mattutino per potersi finalmente dedicare ad un po' di giardinaggio.
Intanto, seduta su uno sgabello a gambe accavallate c'era Ilona Kuznetsov, una donna affasciante di trentanove anni. Ilona era la più grande in quel gruppo di maid e proveniva da Zaytsev, un paese dell'Europa dell'est. A causa dei suoi modi di fare un po' snob era sempre vista in maniera piuttosto negativa dalle altre maid. Si vantava spesso del suo fascino perché prima di lavorare al castello di Von Reichmerl, era stata una famosa modella nel suo paese.
<< Sei ancora lì seduta?! Guarda che i piatti non escono da soli dalla cucina, eh. >> proferì con tono contrariato una voce femminile. Ilona rivolse lo sguardo verso la voce, per vedere una ragazza dalla chioma rossa che la fissava male, le sue braccia incrociate.
<< Invece di farmi la morale, perché non lo fai tu, Judith? >> ribatté la donna dai capelli viola.
<< Io lo sto già facendo, ma come sai anche tu, non lavoro solo io in questo posto! >> Judith stava cominciando ad innervosirsi, e la sua faccia divenne rossa per la rabbia. Notando una certa tensione, Maris si fece avanti dando una leggera pacca sulla spalla di Judith Bennet. Sorrise poi alla collega irlandese, quasi come a invitarla a non fare scenate in presenza dei clienti. La ragazza fece un respiro profondo, e dopo essersi calmata, prese uno dei vassoi e riprese il suo servizio; mentre Maris lanciava uno sguardo ad Ilona.
<< In ogni caso Judith ha ragione, non puoi sempre fare come se fossi la reginetta della caffetteria, eh? O inizierò a prendere in considerazione l'idea di fare rapporto a sua altezza. >> disse la giovane dai capelli verdi. A quelle parole Ilona tornò al lavoro sbuffando, e fu in quel momento che dalla cucina si udì un “Suka Blyat”, seguito da musica di propaganda comunista sovietica in una variante remix. Era opera di Svetlana, una donna russa di ormai ottant'anni che lavorava come cuoca al castello fin da quando il barone era ancora adolescente. Maris osservò la porta della cucina con un sopracciglio alzato, lei come tutti si domandava come mai l'anziana donna dicesse sempre e solo quelle due parole. Un attimo dopo, al fianco di Maris giunse Evelyn Mclean, la sua compagna di lavoro inglese dai capelli azzurri. Evelyn era la più piccola del gruppo e non proferiva mai parola, al punto che molti la credono muta. Si esprimeva scrivendo su una lavagnetta bianca di plastica, e in quel caso aveva scritto che il barone non sarebbe stato felice di sentire quella musica se fosse stato presente.
<< Hai ragione Evelyn, già me lo immagino esordire con il suo solito “Se il mio povero nonno potesse sentire, si rivolterebbe nella tomba.” o sbaglio? >> rispose Maris ridendo leggermente.
L'orologio del castello rintoccò le 14:00, ciò significava che il turno mattutino era terminato, la caffetteria avrebbe riaperto alla clientela alle 16:30. Finalmente anche le maid potevano godere di qualche ora di riposo, e mentre il trambusto nel castello proseguiva, si domandavano chi mai sarebbe giunto al castello.
<< Visto tutto il chiasso da questa mattina, deve trattarsi di un ospite molto importante, sarà sicuramente un politico. >> dichiarò ad un tratto Judith mentre sorseggiava una tazza di caffè.
<< Oppure un bel nobile in cerca di moglie. >> controbatté Francesca già con gli occhi sognanti a tale pensiero.
<< Ma tu non volevi sposare sua altezza? >> le chiese di conseguenza Corinne.
<< Lo voglio ancora, che domande. >> rispose Francesca coprendosi il viso con i lunghi capelli biondi.
<< Secondo me non lo sa nemmeno lei cosa vuole. >> aggiunse Ilona guardando l'italiana.
<< Suvvia, lo sappiamo che la nostra Francesca è una romantica sognatrice, vero? >> disse Maris orientando lo sguardo sulla bionda. Corinne, nel mentre, se ne stava in silenzio persa nei suoi pensieri, anche lei si domandava chi sarebbe arrivato da un momento all'altro. Improvvisamente un pensiero avvolse la sua mente: e se fosse una nobile donna venuta per un matrimonio combinato? Un po' strano considerando che ormai il barone aveva sessant'anni, ciò però non escludeva la possibilità di un eventuale matrimonio per ragioni politiche. L'idea che il barone fosse o potesse diventare innamorato di un'altra donna, fece venire un forte turbamento alla povera Corinne.
<< Corinne? Tutto bene? >> chiese d’un tratto Judith.
<< Eh? Sì, sì, certo. >> diede risposta la donna dai capelli indaco.
<< Sicura? Non sembra, sai. >> obbiettò la rossa con preoccupazione. Ma Corinne insisteva che tutto era sotto controllo, e che la sua collega irlandese si stava preoccupando inutilmente.
<< D'accordo se lo dici tu, mi fido. >> espresse la rossa. In verità Judith Bennet non credeva affatto che tutto fosse apposto come insisteva Corinne, ma essendo evidente che la donna non voleva confidare i suoi problemi, preferì non insistere ulteriormente.
<< Evelyn, secondo te chi è quest'ospite importante? >> interrogò curiosa Francesca. La giovane con i capelli azzurri prese la sua lavagnetta per poi disegnare un punto di domanda, segno che non aveva nessuna idea sulla persona in questione.
<< Magari è una donna venuta per conoscere sua altezza. >> pronunciò di colpo Maris. A quelle parole Corinne sentì nuovamente una pugnalata al petto, stavolta ancora più decisiva.
<< Anche fosse non potrebbe certo competere con la sottoscritta! >> obiettò istantaneamente Ilona. La realtà era che tutte le presenti erano turbate da questa eventualità, in fondo tutte avevano lo stesso obiettivo: conquistare il cuore del loro titolare. Ad un tratto, il portone della caffetteria si aprì; era Gerry, l'anziano maggiordomo di casa Von Reichmerl.
<< Perdonate il disturbo ragazze, ma il padrone vuole vedervi immediatamente nella sala del trono. >> disse l'uomo. Le sei maid si alzarono subito dalle sedie e uscirono dalla stanza per giungere alla sala. Camminando lungo il corridoio insieme alle altre, Maris pensava tra sé e sé, convinta che riguardasse l'arrivo del misterioso ospite. Sapeva bene che quando il barone convocava nella sala del trono era per questioni importanti. Le fanciulle camminavano in gruppo senza fiatare, fino a quando arrivarono al portone che le separava dalla stanza. Quando entrarono nel grande salone, vennero annunciate al barone dal maggiordomo Gerry, che le aveva precedute. Le donne si misero in fila una di fianco all'altra, chinando il busto in segno di rispetto al loro titolare. Quando Corinne rivolse lo sguardo al barone, si accorse della presenza di una giovane ragazza dai capelli rosa e di bassa statura, che indossava un grazioso vestito blu con dei pizzi. Rimase alla sua vista spiazzata, un misto di ansia e confusione. Chi era quella ragazzina? Non poteva certo essere una pretendente, e nemmeno la figlia dell'uomo. Che Corinne sapesse il barone non era mai stato sposato, né tantomeno aveva alcun erede. Restava quindi da attendere spiegazioni direttamente dal padrone di casa, spiegazioni che fortunatamente non tardarono ad arrivare.
<< Immagino che vi state domandando come mai vi ho fatte venire tutte qui. >> annunciò il nobile, seduto sul trono con la gamba sinistra accavallata sulla destra. Le maid annuirono contemporaneamente senza proferire parola.
<< Lei è Gloriosa Von Richtofen, figlia della mia defunta sorella e di conseguenza mia nipote.>> proseguì il barone. A quelle parole tutte trassero silenziosamente un sospiro di sollievo.
<< Purtroppo i suoi genitori sono venuti recentemente a mancare, e visto che sono stato nominato suo tutore, verrà a vivere qui con noi. >> concluse l'uomo guardando le sue dipendenti. Gloriosa guardava intanto con indifferenza le donne, per poi controbattere allo zio.
<< Non capisco perché devo venire a vivere qui! Ho 18 anni, potevo tranquillamente rimanere al mio castello in pace! >> replicò infastidita la fanciulla dai capelli rosa. Le cameriere si guardarono tra loro, pensando che la nuova arrivata avesse un gran brutto carattere.
0 notes
jacopocioni · 1 year ago
Text
Santo Ambrogio Vescovo: seconda parte
Tumblr media
Prima parte Seconda parte
Tumblr media
Durante il suo episcopato Ambrogio, combatte' l'eresie in special modo quella del monaco teologo Ario. Questo personaggio non negava la Santissima Trinità formata dal Padre dal Figlio e dallo Spirito Santo, ma sminuiva la figura del Figlio subordinandolo al Padre. Il Vescovo confutò con tutte le sue forze questa teoria che poteva minare la credibilità della chiesa. Scrisse molte opere a difesa dei dogmi stessi. Con l'Imperatore Teodosio ebbe molti contrasti nei quali dimostrò la superiorità della dottrina callolica sull'eresia pagana. Il suo prestigio aumentò quando riuscì a convertire alla religione cattolica Santa Agostino, di fede manichea, giunto a Milano per insegnare retorica. Un altro episodio della vita del Santo, nel quale dimostra tutto il suo carisma in uno acceso scontro con Teodosio. Nella città di Callinico un gruppo di cristiani, avevano assalito e distrutto una sinagoga aizzati dal Vescovo locale. L'Imperatore venuto a conoscenza di questo misfatto, obbligò il prelato a ricostruire quanto era stato distrutto con i soldi in suo possesso. Ambrogio venuto a conoscenza di tale ordine, si arrabbiò con Teodosio e lo minacciò se non avesse revocato tale provvedimento, di sospendere ogni attività religiosa. Con questa prospettiva Teodosio, si affrettò a rimangiarsi quanto aveva disposto.
Tumblr media
Nell'anno 390 Ambrogio si scontrò nuovamente con l'Imperatore, reo di aver ordinato il massacro della popolazione di Tessalonica, accusata di aver trucidato il comandante del presidio romano. Ambrogio seppe di questa strage e chiese a Teodosio di pentirsi pubblicamente, pena il divieto di ingresso in chiesa per assistere alle funzioni religiose. Ma il reprobo non volle sentir ragione. Resistete sulla sua posizione fino al Natale di quell'anno, quando pentito di quanto aveva fatto, si umiliò davanti al Vescovo chiedendo perdono. Al tempo dell'Imperatore Eugenio usurpatore dell'impero romano.
Tumblr media
Alla morte di Valentiniano si era impossessato del trono. Ambrogio sostenitore di Teodosio, prese la decisione di allontanarsi da Milano per no incontrarsi con l'usurpatore. Passò da Bologna e giunse a Firenze, dove convinse i fiorentini ad avere una vita più cristiana. Abitò fuori dalla cinta muraria vicino alla croce ricordante il martirio di San Miniato. Questa croce era posta vicino ad un ansa del fiume Arno, che dava il nome a tutta la zona: Croce al gorgo. Durante la permanenza a Firenze consacrò la chiesa di San Lorenzo è fondò un monastero femminile. Accanto si trova una chiesa che porta il suo nome. In quel luogo sacro, nel 1250, sarebbe avvenuto il miracolo del sangue incarnato. Dopo la battaglia del fiume Frigido fra gli eserciti di Flavio Eugenio e di Teodosio, vi trovò la morte del l'usurpatore e la sconfitta del suo esercito, Ambrogio lasciò Firenze per tornare a Milano dove visse fino alla morte avvenuta avvenuta il 14 aprile 397. Fu sepolto nella Basilica che porta il suo nome. Nel dicembre dello stesso anno venne dichiarato Santo e dottore della chiesa. A ricordo della sua permanenza nella nostra città, il quartiere di Santa Croce, all'incrocio fra Borgo la Croce e via dei Nacci, La Potenza festeggiante della città rossa, vi appose un tabernacoli robbiano, dove il Santo Vescovo è rappresentato benedicente.
Tumblr media
Alberto Chiarugi Read the full article
0 notes
enkeynetwork · 1 year ago
Link
0 notes
nuovi-materiali · 1 year ago
Text
Sì, Viaggiare ...
Tumblr media
«All’incrocio, svoltare a destra e imboccare la Via Emilia. Preparare due sesterzi per il pedaggio. La destinazione si trova a sette giorni di marcia. Ci sono diciassette locande disponibili lungo il percorso». Meglio, «In triviis, dextram et Via Emiliam accipe. Duas sestertios para theloneo. Destinatum est septem dierum ambulare. Septendecim tabernae in via praesto sunt» Se ci fosse stata un'app di navigazione, ai tempi dell’Impero romano, probabilmente avrebbe dato simili istruzioni per guidarci in un avventuroso viaggio.
In realtà un'applicazione di navigazione per l'Europa del secondo secolo dopo Cristo esiste davvero, ed è assolutamente affascinante. Si chiama ORBIS, ed è realizzata dalla Stanford University: https://orbis.stanford.edu/
ORBIS consente di stimare i costi, sia di tempo sia finanziari, dei viaggi e dei trasporti romani. Simulando il movimento lungo le principali rotte della rete stradale imperiale, i maggiori fiumi navigabili e centinaia di rotte marittime nel Mediterraneo, nel Mar Nero e nell'Atlantico costiero, questo modello interattivo calcola la durata e il costo di un viaggio nel secondo secolo dopo Cristo, tenendo conto anche delle variazioni stagionali e delle correnti marine.
Se siete curiosi di sapere quanto tempo ci voleva e quanto costava spostarsi nell'Europa dell'Impero Romano, o siete docenti in cerca di qualche sito Internet interessante ed educativo per i vostri allievi, o magari siete scrittori o autori in cerca di realismo per il vostro racconto storico, potete consultare questo sito, che simula le percorrenze lungo le vie di comunicazioni terrestri, fluviali e marittime principali con un modello interattivo, tenendo conto anche delle variazioni stagionali e delle correnti marine.
Cliccando sul pulsante Start del sito compare una mappa che, esattamente come Google Maps, permette di scegliere punto di partenza, destinazione. Sono offerte tre opzioni di viaggio: più veloce, più economico, più breve. Per ciascuna si può scegliere il mezzo di trasporto: a piedi, a dorso di mulo, su un carro. E per ogni combinazione propone il costo in “denari” (del tempo, ovviamente). . . . FONTI VARIE
0 notes