#Università degli studi di Firenze
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" Nella primavera del ’90 Akiko è all'inizio del terzo anno di università (l’anno scolastico, come quello lavorativo, comincia ad aprile e finisce a marzo), e riesce a sostenere una semplice conversazione in italiano. Non è una studentessa particolarmente brillante, ma è diligente, studiosa, piena di buona volontà. In classe è sempre attenta, non chiacchiera con le compagne, l’unica cosa che le si può rimproverare è un eccessivo spirito gregario, ma è un difetto comune a molti. Nonostante sia timida, come la maggior parte dei suoi compagni e delle sue compagne di corso Akiko ha in programma di passare le vacanze estive in Italia, a Firenze, dove frequenterà per due mesi una scuola per stranieri. In Maggio viene a trovarmi nel mio studio, per chiedermi consigli riguardo al viaggio imminente, e ho così modo di conoscerla un po’ meglio. All'inizio è un po’ esitante, sta seduta in punta di sedia, cincischia con una mano un bottone della camicetta dal collo di pizzo, l’altra la tiene posata in grembo, sui jeans poco intonati alla camicetta. Ben presto però si rinfranca, e bastano un paio di domande informali da parte mia perché di sua spontanea volontà si metta a parlare di sé.
Vengo così a sapere che abita a mezz’ora d’autobus dall'università, e che divide con un’amica un minuscolo appartamento di una stanza, cucinino, e il solito bagno poco più grande di un armadio. Sistemazione che considera già un lusso, poiché la sua famiglia, che ha un piccolo commercio in provincia, fa un notevole sforzo per pagarle gli studi a Osaka. Per domandare ai genitori meno denaro possibile, come la maggior parte degli studenti Akiko svolge un lavoro part-time, due sere alla settimana fa la cameriera in un ristorante, per una paga equivalente a quella di una collaboratrice domestica in Italia; paga della quale è molto contenta perché prima di trovare questo posto smistava la merce in un supermercato dove guadagnava meno e si stancava di più. Il viaggio in Italia se lo pagherà con il denaro messo da parte negli ultimi due anni. Quando lodo il suo senso di responsabilità, Akiko mi risponde che è normale, i suoi genitori non sono ricchi e fanno già abbastanza per lei. Questa preoccupazione di pesare il meno possibile sulla famiglia una volta terminate le medie superiori è molto frequente nei giovani, e a questa loro esigenza risponde l’ampio mercato di lavoro saltuario e part-time. "
Antonietta Pastore, Nel Giappone delle donne, Giulio Einaudi, 2004. [Libro elettronico]
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Al confine fra fisica classica e quantistica
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Realizzato a Firenze un “nano-oscillatore” al confine tra fisica classica e fisica quantistica. Lo strumento sfrutta il fenomeno della levitazione ottica per “intrappolare” con la luce al suo interno nanosfere di vetro grazie alle quali è possibile osservare contemporaneamente fenomeni propri sia della fisica classica sia della fisica quantistica, esplorando dal punto di vista sperimentale il sottile confine tra questi due mondi. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Optica, è frutto della sinergia interna al partenariato esteso in Tecnologie Quantistiche (NQSTI), tra Università degli studi di Firenze, Istituto nazionale di Ottica del Cnr, Laboratorio Lens e INFN. In un articolo pubblicato nella rivista scientifica Optica è descritto lo sviluppo di una nuova apparecchiatura sperimentale che esplora il confine tra fisica classica e fisica quantistica, consentendo di osservare e indagare, contemporaneamente, fenomeni propri di entrambi i mondi. Lo strumento è stato messo a punto a Firenze ed è frutto della collaborazione, interna al partenariato esteso “National Quantum Science and Technology Institute” (NQSTI), del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università degli studi di Firenze, dell’Istituto nazionale di Ottica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ino), sostenuta anche dal Laboratorio Europeo di Spettroscopia non lineare (LENS), e dalla sezione di Firenze dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN). E’ noto che lo studio della materia, a mano a mano che si procede su dimensioni sempre più ridotte, mostra comportamenti radicalmente diversi da quelli che osserviamo su scala macroscopica: è qui che entra in gioco la fisica quantistica, che aiuta a comprendere le proprietà della materia nel mondo dell’infinitamente piccolo. Se fino ad oggi tali fenomeni sono stati indagati separatamente, lo strumento realizzato oggi dai ricercatori del Cnr-Ino permette di esplorare dal punto di vista sperimentale il comportamento della materia da entrambi i punti di vista.
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Rappresentazione grafica dello strumento nano oscillatore Il dispositivo sfrutta il fenomeno della levitazione di nano-oggetti dentro un fascio laser fortemente focalizzato, cioè la sorprendente capacità della luce di “intrappolare” singole particelle di dimensioni microscopiche, già osservata a partire dagli anni ‘80 e perfezionata, in particolare, dal fisico statunitense Arthur Ashkin, premiato nel 2018 con il Nobel per la Fisica. Il team italiano, guidato da Francesco Marin (Università degli studi di Firenze e Cnr-Ino), ha utilizzato tale tecnica per intrappolare contemporaneamente, sfruttando fasci di luce di colori diversi, una coppia di nanosfere di vetro: queste, all’interno della trappola ottica, oscillano intorno al proprio punto di equilibrio con frequenze ben specifiche, così permettendo di osservare sia comportamenti “classici” che “quantistici”, quest’ultimi spesso decisamente contro-intuitivi. “Questi nano-oscillatori sono fra i rari sistemi nei quali riusciamo ad indagare il comportamento di oggetti macroscopici in maniera estremamente controllata”, afferma Marin. “Le sfere sono cariche elettricamente ed interagiscono tra loro, in modo che la traiettoria seguita da una sfera è fortemente dipendente dall’altra. Questo apre la strada verso lo studio di nano-sistemi collettivamente interagenti sia nel regime classico che in quello quantistico, così da esplorare sperimentalmente il sottile confine tra questi due mondi”. Lo studio è reso possibile anche grazie al sostegno di due iniziative finanziate dal Ministero dell’Università e della Ricerca con fondi dell’Unione Europea nell’ambito del programma #NextGenerationEU (PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) : il partenariato “National Quantum Science and Technology Institute” (NQSTI) e l’infrastruttura “Integrated Infrastructure Initiative in Photonic and Quantum Science” (IPHOQS). NQSTI unisce le principali istituzioni italiane che svolgono ricerca competitiva e innovativa nell’ambito delle scienze e tecnologie quantistiche, con l’obiettivo di stimolare la futura innovazione industriale in questo campo: a tale fine può contare su finanziamento complessivo di 116 milioni di euro in tre anni. I-PHOQS mette in connessione strutture di eccellenza nei settori strategici della fotonica, delle nanotecnologie e delle tecnologie quantistiche: con un finanziamento complessivo di 50 milioni di euro in tre anni. Sono Enti proponenti il Consiglio nazionale delle ricerche e il Politecnico di Milano. (La redazione non è responsabile del testo di questo comunicato stampa, che è stato pubblicato integralmente e senza variazioni - fonte CNR) Read the full article
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La storia tra le righe 2024 a Legnano
Torna a Legnano il Festival storico letterario La storia tra le righe, nato su impulso di Fondazione Palio e del Comune di Legnano, ideato e curato da Incipit Eventi culturali e letterari di Amanda Colombo, con la collaborazione delle università Cattolica del Sacro Cuore, Statale di Milano, Università degli Studi Milano Bicocca e Fondazione Arte della Seta Lisio-Firenze. La seconda edizione,…
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"Un lungo viaggio nell'Archeologia, guidato dallo sguardo femminile, alla ricerca della dimensione identitaria"
L' Inalienabile storia delle donne protagoniste di epoche passate e contemporanee......
"Firenze Archeofilm", in programmazione dal 6 al 10 marzo al Cinema La Compagnia di Firenze in via Cavour 50/r, è un evento imperdibile giunto al suo sesto anniversario si concentra sui film documentari che esplorano in profondità la condizione femminile nell'antichità e pongono sotto i riflettori le storie ispiratrici di donne contemporanee che si distinguono per il loro impegno nella ricerca scientifica e archeologica.
Il 10 marzo sarà una data significativa, in quanto si commemorerà la tragica scomparsa dell'archeologo Sebastiano Tusa, noto soprintendente del Mare in Sicilia e assessore regionale ai Beni culturali.
In onore della sua memoria, il "Firenze Archeofilm" presenterà due emozionanti pellicole che narrano importanti scoperte archeologiche compiute da Tusa sia in ambiente marino che terrestre. Un elemento che rende unico questo evento è la partecipazione attiva degli studenti universitari, che, in collaborazione con UniFi, formeranno una giuria studentesca per valutare oltre 40 cortometraggi e attribuire il prestigioso "Premio studenti UniFi".
Al termine della manifestazione, verranno conferiti vari premi per celebrare l'eccellenza nel mondo cinematografico e archeologico. Tra i riconoscimenti ci saranno il "Premio Firenze Archeofilm" al film più votato dal pubblico come giuria popolare, il "Premio Università di Firenze", il "Premio Studenti UniFi" per il miglior corto cinematografico e il "Premio Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria" per il miglior film di archeologia preistorica.
Grazie a queste iniziative, si promuove la valorizzazione e la divulgazione della ricerca nel campo archeologico, inclusa la storia delle donne protagoniste di epoche passate e contemporanee. "Firenze Archeofilm” è il Festival internazionale di Archeologia Arte e Ambiente organizzato dalla rivista Archeologia Viva di Giunti Editore.
Riccardo Rescio I&f Arte Cultura Attualità
Firenze 5 marzo 2024
Info e programma completo: www.firenzearcheofilm.it
Giunti Editore Cinema La Compagnia Fondazione Sistema Toscana Regione Toscana Toscana Film Commission Università degli Studi di Firenze
Ministero della Cultura Ministero del Turismo ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo
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La Sapienza Università di Roma, insieme a 18 partner, tra cui il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l'Università degli Studi di Firenze, dà il via a EPIQUE, un progetto ambizioso finanziato con 10.340.000 euro dalla Commissione Europea, per aprire la strada allo sviluppo di un computer quantistico europeo basato su fotoni, i quanti di luce. Il progetto, coordinato dal Prof. Fabio Sciarrino, rappresenta un importante passo avanti per l'Europa nell'ambito delle tecnologie quantistiche. La Rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, elogia il risultato come un riconoscimento dell'Ateneo come centro di eccellenza in questo settore, evidenziando il ruolo di leadership della Sapienza nelle tecnologie fotoniche nell'ambito del PNRR e del Quantum Computing della fondazione ICSC. I computer quantistici, macchine rivoluzionarie capaci di risolvere problemi altrimenti irrisolvibili, sono ancora in fase prototipale. EPIQUE si propone di guidare lo sviluppo di questa tecnologia in Europa, focalizzandosi sull'utilizzo di fotoni come qubit. Le tecnologie fotoniche offrono vantaggi come una bassa decoerenza dei qubit, una struttura infrastrutturale semplificata e una naturale integrazione con le reti di comunicazione a fibra ottica. EPIQUE aspira a realizzare 3 prototipi dimostrativi di computer quantistici fotonici con decine di qubits e ad aprire la strada verso una piattaforma quantistica di oltre 1.000 qubits. Fabio Sciarrino afferma che il lavoro di EPIQUE mira a stabilire un nuovo standard europeo nella ricerca sul calcolo quantistico fotonico. Il progetto non solo si concentrerà sullo sviluppo della piattaforma, ma integrerà anche progressi nelle tecnologie e negli algoritmi, con possibili impatti su altre aree di applicazione delle tecnologie quantistiche come il rilevamento quantistico e la metrologia. Roberto Osellame, Direttore di Ricerca al CNR-IFN di Milano, spiega che i computer quantistici fotonici utilizzano circuiti fotonici integrati, in cui i fotoni eseguono calcoli complessi. Grazie al progetto EPIQUE, il CNR prevede di elevare la complessità di questi dispositivi, superando gli attuali standard tecnologici. EPIQUE è uno dei sei progetti nell'ambito della Quantum Flagship, lanciata dalla Commissione Europea nel 2018 con un finanziamento di circa 1 miliardo di euro, per lo sviluppo di un computer quantistico europeo basato su diverse soluzioni tecnologiche.
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Nasce il fondo dedicato alla sostenibilità
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Fondo più alto mai erogato per progetti di ricerca in economia circolare. MICS – Made in Italy Circolare e Sostenibile – Partenariato Esteso finanziato dal MUR (Ministero dell’Università e della Ricerca), ha ricevuto un totale di 125 milioni di euro (114 milioni da fondi PNRR e 11 milioni da privati), ammontare di fondi più alto mai erogato per progetti di ricerca di base in ambito economia circolare e sostenibile. Di questa dotazione, il 40% dei fondi pubblici è destinato al Mezzogiorno, territorio soggetto a un recente e importante sviluppo tecnologico e industriale. MICS raccoglie al suo interno 12 partner pubblici e 13 partner industriali che operano nei comparti dell’Abbigliamento, Arredamento e Automazione-Meccanica, settori che, insieme al loro indotto, generano circa il 50% del valore della produzione nazionale, guardando ai dati ISTAT 2024. In più, oltre ai 350 ricercatori e professori già presenti e ai 100 nuovi arrivi, entro la chiusura del progetto prevista per la fine del 2025, sono in programma ulteriori nuove assunzioni per un ammontare complessivo di circa 600 ricercatori coinvolti. Si tratta di un’iniziativa sostanziale e concreta per favorire il rientro e la valorizzazione dei talenti italiani nel mondo della ricerca e dell’industria. I progetti, infatti, sono svolti in collaborazione con le aziende o internamente ad esse: una volta conclusi, queste avranno l’opportunità di implementare i risultati concretamente al proprio interno. I ricercatori potranno contribuire al trasferimento tecnologico nel continuare la loro attività nelle imprese coinvolte, generando un upskilling importante. Le 8 aree tematiche (Spoke) Le sfide tecnologiche affrontate da MICS sono molteplici nell’ambito del design, produzione e consumo, nonché del fine vita dei materiali, dei prodotti, delle tecnologie di produzione e dei processi necessari per passare a modelli più verdi e circolari, tramite la ripartizione in otto aree tematiche di ricerca, denominate Spoke. Ogni Spoke identifica un’area tematica di ricerca nell’ambito della quale i partner di MICS collaborano seguendo un percorso comune; infatti gli Spoke sono trasversali alle diverse industrie. – SPOKE 1: “Design digitale avanzato: tecnologie, processi e strumenti” guidato da Flaviano Celaschi, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna; – SPOKE 2: “Strategie di eco-design: dai materiali ai sistemi prodotto-servizio (PSS)” guidato da Giuseppe Lotti, Università degli Studi di Firenze; – SPOKE 3: “Prodotti e materiali verdi e sostenibili da fonti non critiche e secondarie” guidato da Pierluigi Barbaro, Consiglio Nazionale delle Ricerche; – SPOKE 4: “Materiali intelligenti e sostenibili per prodotti e processi industriali circolari e aumentati” guidato da Domenico Caputo, Università degli Studi di Napoli Federico II; – SPOKE 5: “Fabbriche e processi a ciclo chiuso, sostenibili e inclusivi” guidato da Sergio Terzi, Politecnico di Milano; – SPOKE 6: “La manifattura additiva come fattore dirompente della Twin Transition” guidato da Federica Bondioli, Politecnico di Torino; – SPOKE 7: “Modelli di business innovativi e orientati al consumatore per catene di approvvigionamento resilienti e circolari” guidato da Ilaria Giannoccaro, Politecnico di Bari; – SPOKE 8: “Progettazione e gestione della fabbrica orientata al digitale attraverso l’Intelligenza Artificiale e gli approcci basati sull’analisi dati” guidato Daria Battini, Università degli Studi di Padova. I partner coinvolti ad oggi - Tra i partner pubblici coinvolti spiccano: Consiglio Nazionale delle Ricerche, Politecnico di Bari, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Bergamo, Università degli Studi di Bologna, Università degli Studi di Brescia, Università degli studi di Federico II di Napoli, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Padova, Università degli Studi di Palermo e Università di Roma La Sapienza. - Tra i partner industriali: Aeffe, Brembo, Camozzi Group, Cavanna, Italtel, Itema, Leonardo, Natuzzi, Prima Additive, SACMI, SCM Group, Stazione Sperimentale dell’Industria delle Pelli e delle Materie Concianti, Thales Alenia Space – Italia. “MICS è la più grande iniziativa italiana per la realizzazione di progetti di ricerca per lo sviluppo di un’economia circolare, sostenibile e digitale e il suo obiettivo è quello di sostenere e valorizzare concretamente la crescita dei comparti dell’Abbigliamento, Arredamento e Automazione-Meccanica, settori portanti della nostra economia, che ricoprono circa il 50% del valore della produzione nazionale, secondo dati ISTAT, considerando gli impatti diretti e l’indotto creato per i servizi a contorno. Grazie alla partecipazione dei più prestigiosi centri di ricerca e università italiani e il conseguentemente coinvolgimento di un numero sempre maggiore di ricercatori, che raggiungeranno quota 600 entro la fine del 2025, MICS fornirà un’occasione concreta per aumentare considerevolmente il livello di attrattività di talenti del nostro Paese offrendo un futuro a tutti quei giovani che vogliono fornire il proprio contributo in termini di conoscenze per migliorare e rendere più sostenibili settori chiave della nostra economia.” – dichiara Marco Taisch, Presidente di MICS. L’evento “Il futuro è il nostro partner” MICS organizza il 23 e 24 gennaio prossimi, l’evento “Il futuro è il nostro partner” durante il quale, alla presenza di ricercatori, esperti, aziende e istituzioni, verranno presentati i risultati raggiunti a un anno dalla nascita di MICS e i prossimi bandi aperti ai progetti di ricerca di università, centri di ricerca e imprese esterni al partenariato. L’evento che riunisce il mondo industriale, le istituzioni, gli esperti e i ricercatori per discutere di come il Made in Italy possa diventare più sostenibile e circolare, oltre a essere un momento di confronto sul futuro di Abbigliamento, Arredamento e Automazione- Meccanica, i tre settori di eccellenza industriale italiani, sarà anche l’occasione per incontrare i professionisti e i ricercatori che guidano l’avanzamento tecnologico e innovativo del nostro Paese. Durante le due giornate nelle tavole rotonde verranno anche discussi i progetti e le tematiche su cui si concentra il lavoro di MICS. In base alla tematica scelta, i partner di MICS possono collaborare seguendo un percorso comune poiché gli Spoke sono trasversali alle diverse industrie. L’appuntamento aperto al pubblico è previsto il 23 gennaio dalle ore 14.30 alle 18.30 a Palazzo Brancaccio, Roma (ingresso da via Merulana 248). L’ingresso è gratuito, previa iscrizione. Read the full article
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"L'osservazione del cielo da Galileo alle onde gravitazionali"
L’osservazione del cielo da Galileo alle onde gravitazionali.Nel Complesso di Santa Maria Novella, ex dormitorio, in Piazza Stazione 6 a FirenzeVenerdì 15 dicembre 2023, la presentazione di una bellissima e interessantissima Mostra dal titolo Splendori CelestiHanno presenziato, Alessia Bettini Vice Sindaco di Firenze, Alessandra Petrucci Rettrice Università degli Studi di Firenze, Massimo…
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#rassegnaRistorantidell'Olio#olioevo#A.I.R.O.#TastetheDifference#migliorioli#selezionioli#Ambasciatori
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Il mio percorso Universitario continua
Il mio percorso Universitario continua
Buon Pomeriggio a tutti e a tutte, Come ho detto un po’ di tempo fa ,forse su Instagram e non qui,ho ripreso a studiare mi sono iscritta alla magistrale L.M. 50 che sarebbe la magistrale in dirigenza scolastica e pedagogia clinica. Io ho già una laurea triennale ,come sapete, infatti lavoro già da molti anni come educatrice ma ho voluto ributtarmi nel mondo dell’università per avere un titolo…
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#consigli per lo studio#dirigenza scolastica e pedagogia clinica#lifestyle#studio#Università#Università degli studi di Firenze
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Su avión aterrizó a primera hora. Astor seguía consternado todavía por las palabras que mencionó su padre al teléfono durante la noche: “Hijo, escucha... Tu hermano sufrió un accidente. Connor está muerto”. A partir de allí, el segundogénito de los Lynwood dejó de conectar con las cosas que veía y escuchaba; pues, su cabeza rumiaba, viendo a su hermano, pensando en la última vez que había convivido con él y en lo que probablemente quedó pendiente de hablar entre los dos. Al mismo tiempo, la timidez en la voz de su padre, el tortuoso silencio entre una oración y otra... ¡Se sentía preso de sus pensamientos! Mareado, confundido, enfermo.
Ni siquiera terminaba de procesar que renunció a su trabajo en el British Museum, luego de instalarse en su cuarto de hotel. Estaba en modo automático, robotizado. La muerte toca a la puerta y la rutina comienza a perder sentido. Sin embargo, entre todo el caos y la incertidumbre, estaba seguro de pasar una larga temporada en la ciudad que lo vio crecer.
Había visitado a su familia durante los festejos de Pascua. Qué lejos estaban las risas de Bianca y Stella, sus sobrinas, corriendo en busca de los huevos de chocolate en los jardínes de la casa de sus abuelos. En su lugar, había rostros afligidos y enrojecidos por el llanto, vestidas de negro. Zia, su cuñada, apenas tuvo la fuerza para hablarle en cuanto llegó al recinto. Ninguno del clan Lynwood podía creer lo sucedido.
Los medios de prensa florentinos hablaban sobre su repentina muerte y su carrera como filántropo. Connor Lynwood no solo era hijo de un ex embajador británico en tierras italianas, era un estimado miembro del cuerpo académico de Università degli Studi di Firenze. Escribió un par de libros, ofreció seminarios y era un duro crítico de los manejos políticos cuando lo creía necesario. En pocas palabras, una eminencia más entre los Lynwood con formación de filosófo e internacionalista. ¿Cómo era posible que tanta luz fue apagada por el derrape de las llantas de su vehículo y un poste de luz que explotó? Noticia escandalosa y trágica.
Nadie podría ver a su hermano a través del ataúd porque literalmente había quedado carbonizado. La simple idea sugestionó a Astor, quien a unos pasos de las flores que adornaban el altar, sintió una punzada en el estómago. Entonces, se cubrió la boca y dio media vuelta para ir a los sanitarios.
Una mezcla de restos de comida, café y bilis al poco desaparecía cuando tiró de la palanca del inodoro. Se lavó las manos, se enjuagó la boca y se echó agua en la cara. Mientras se veía al espejo, pensó en escapar, como siempre, y regresar a Londres. No sabía qué hacer con semejante manojo de nervios.
Por supuesto, quería llorar. No obstante, había demasiados presentes en el salón de la funeraria, demasiados. No quería gestos de lástima y tampoco dar explicaciones. Se tallaba uno de sus ojos cuando sin querer dio un codazo a una muchacha que pasaba a un costado. “Lo-lo siento”. Pronunció con vagueza y en inglés, olvidando por completo en que país se encontraba. / @solsticioinv
#Ayyy; sorry! me quedó gigantesco :(#Pero aaah; todas esas partes del contexto surgieron.#trama: necesito otra historia; algo que salga de mi pecho.#interacción: astor lynwood.#vínculo: anya moreau.#solsticioinv
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Corsi di laurea in intelligenza artificiale in Italia
Studiare l'intelligenza artificiale nelle università italiane. Sono 45 i corsi di laurea in Ai in Italia, tra ingegneria, matematica, fisica ma anche materie umanistiche, in 53 atenei censiti dall'associazione del settore, AIxIA Intelligenza artificiale? È da tempo materia di studio in Italia. Tutte le università italiane hanno infatti attivato da anni corsi e piani di studio dedicati al settore. "In Italia l'Ai è diventata una disciplina pervasiva, che viene insegnata in tutto il territorio, dal nord al sud", dice Gianluigi Greco, professore ordinario di Informatica presso l’Università della Calabria, dal 2018 direttore del dipartimento di Matematica e informatica, e presidente di AIxIA, l'Associazione italiana per l'intelligenza artificiale, fondata negli anni Ottanta. Nei 53 atenei che hanno partecipato alla rilevazione fatta dall'Associazione (in Italia ci sono 96 atenei, distribuiti in tutte le regioni e presenti praticamente in tutte le province) ci sono 45 corsi di laurea in intelligenza artificiale tra ingegneria, matematica, fisica ma anche in facoltà umanistiche, da economia a lettere per un totale di 7.635 crediti formativi erogati tra le facoltà censite. Il 70% sono lauree magistrali, il 27% lauree triennali e il 3% magistrali a ciclo unico. Praticamente, non c'è ateneo che non abbia attivato degli insegnamenti di primo o secondo livello. "Gli argomenti toccati ci sono tutti", dice Greco. Dal machine learning al data mining, dalla computer vision ai temi di etica e privacy passando per la rappresentazione della conoscenza e la robotica, non manca niente nei curricula del nostro Paese.
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Come trovare i corsi In particolare, nella ricerca sono stati rilevati su campione regionale 26 tra master e corsi di laurea nel Nord-Ovest, 57 nel Nord-Est, 43 nel Centro, 16 nelle Isole e 21 nel Sud. Per chi volesse intraprendere questo tipo di studi, basati sull'Ai, l'obiettivo è cercare nell'ateneo di interesse se sono presenti i corsi con i curriculum giusti: - LM32 - Lauree Magistrali in Ingegneria Informatica; - LM18 - Lauree Magistrali in Informatica; - L31 - Lauree in Scienze e Tecnologie Informatiche; - LO8 - Lauree in Ingegneria dell'Informazione; - LM40 - Lauree Magistrali in Matematica. Tuttavia, in Italia ci sono almeno 64 classi di laurea ulteriori che hanno corsi centrati su AI, dal corso di laurea in Filosofia e Intelligenza Artificiale alla Sapienza di Roma al corso di Diritto e intelligenza artificiale dell'università Mediterranea di Reggio Calabria Le cinque università di riferimento in Italia per corsi di laurea triennali e magistrale, ma anche per i master, sono i due Politecnici di Milano e Torino, l'Università Statale e Bocconi di Milano, l'università di Pisa e l'università di Genova. In coda, l'Università di Firenze. In questi atenei si trovano i maggiori centri di ricerca, ma ovviamente sono disponibili anche corsi di laurea e master praticamente in tutti e 96 gli atenei italiani. Non esiste tuttavia una classifica indipendente dei corsi di laurea con specializzazione in Ai. Il caso di Bocconi "All'Università Bocconi – dice Luca Trevisan, direttore del master in Ai dell'ateneo meneghino dopo aver insegnato per venti anni a Berkeley e Stanford – sono almeno cinque anni che riflettiamo sull'importanza dell'informatica in generale e delle Ai in particolare". La Bocconi ha da molti anni attivato insegnamenti di matematica, statistica e informatica, ma è più di recente che si è focalizzata su computer science e Ai: "Tre anni fa abbiamo attivato una laurea triennale in intelligenza artificiale, l'anno scorso è nato il dipartimento di informatica (diretto da Riccardo Zecchina) e l'anno prossimo verrà attivata la laurea magistrale in Ai che completerà questo cammino". Il salto in avanti nel settore dal punto di vista della ricerca internazionale è avvenuto nel 2010: è stato quello il punto di svolta del deep learning, che ha dimostrato che, rispetto alle tecniche precedenti, si potevano fare cose inedite. Nel corso di un decennio i cambiamenti si sono accumulati e oggi siamo davanti a una esplosione del settore, molto importante anche per chi fa studi giuridici, economici e di political science. Per questo i corsi di laurea non sono solo all'interno delle facoltà scientifiche ma si sono allargati anche negli ambiti umanistici. "Vogliamo i nostri laureati imparino a essere leader in azienda imparando anche la matematica, la statistica, l'informatica e quindi l'intelligenza artificiale". Luca Trevisan, direttore del master in Ai dell'Università Bocconi di Milano Nel nostro Paese l'informatica si insegna dagli anni Settanta, tra i primi paesi al mondo (poco dopo i corsi aperti negli Stati Uniti a Stanford e al Mit di Boston). L'insegnamento e la ricerca sulle Ai è molto sviluppata negli Stati Uniti anche perché richiede investimenti notevoli per il calcolo, che sono disponibili grazie ai finanziamenti di aziende come Amazon, Facebook e Google. L'Europa in generale e l'Italia in particolare sta cercando di colmare il divario con le università americane più ricche, e da noi ci sono scuole di eccellenza per lo studio delle Ai in alcuni atenei d'Italia: Genova, Pisa, i Politecnici di Milano e Torino. "Le Ai – dice Trevisan – si studiano a informatica e ingegneria ma hanno grandi potenzialità interdisciplinari. Bocconi e Humanitas collaborano per applicazioni medicali, ci sono altri ambiti come l'elaborazione del linguaggio naturale che sono di grandi interessi e hanno un campo di applicabilità estremamente vasto nella ricerca. C'è uno sviluppo nuovo nel settore che porta all'incontro con studiosi di altre aree". Bocconi è entrata in Ellis (l'European Laboratory for Learning and Intelligent Systems) e nei progetti del Pnrr dedicati alle Ai. Il sistema è pronto a rispondere alle domande del mercato: nel nostro Paese, secondo una ricerca dell'Osservatorio del Politecnico di Milano, infatti, il mercato dell'Al nel 2022 ha raggiunto un valore di 500 milioni di euro, con una crescita del 32% in un solo anno. I settori più attivi sono l'intelligent data processing (34%), l'interpretazione del linguaggio (28%), i sistemi di raccomandazione (19%) la computer vision (10%) e l'automazione robotica intelligente dei processi (9%). Tutte materie che vengono insegnate da tempo nelle università italiane. Read the full article
#AutoGPT#chatbot#ChatGpT#computervision#datamining#intelligenzaartificiale#machinelearning#SapienzadiRoma#UniversitàBocconi
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La storia tra le righe a Legnano
Da venerdì 14 a domenica 16 aprile a Legnano è il momento di La storia tra le righe, prima edizione del festival di Letteratura Storica ideato da Fondazione Palio e del Comune di Legnano, con Incipit Eventi culturali e letterari di Amanda Colombo e la collaborazione di Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Statale di Milano, Università degli Studi Milano Bicocca e Fondazione Arte della Seta Lisio-Firenze. A inaugurare il Festival venerdì 14 aprile alle 21 sarà Marcello Simoni, che guiderà gli spettatori alla scoperta di come nasce un romanzo storico, tra fatti veri ed elementi narrativi, nell’incontro La Storia nelle storie: la magia del romanzo storico. Sabato ci saranno Paola Cereda alle 15, vincitrice del Premio Wondy-Giuria popolare, su una storia di Resistenza ambientata fra le miniere di ferro dell’Isola d’Elba, e Federico Canaccini alle 17, noto storico medievista, che ripercorre le 21 battaglie più importanti del Medioevo, le evoluzioni tecnologiche, le trame politiche e le strategie militari. Arriveranno poi Fulvio Ferrario alle 19, che illustrerà la storia di Lutero e della Riforma, e dei risvolti che questa ha avuto sulla contemporaneità, e Marco Buticchi alle 21, che in occasione del centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon, racconta cosa ha portato al celebre ritrovamento e la storia del Faraone bambino. Domenica ci sarà il giornalista e storico Luigi Barnaba Frigoli alle 15, che dalla straordinaria figura di Bona Lombardi racconterà la forza delle donne nei secoli, tra la loro capacità di combattere, la fine abilità politica e l’astuzia e la scrittrice Carla Maria Russo alle 17), presenterà l’avvincente storia di due donne italiane nell’America del Primo Novecento, una che uccide per difendersi e la prima avvocata che si batte per salvarle la vita. Chiuderà Alessandro Milan alle 19), giornalista di Radio 24, che partendo da una pietra d’inciampo ripercorre le storie di partigiani silenti nella Milano della Resistenza. Saranno tre i laboratori a tema storico dedicati ai più piccoli: Mistero al Castello, un giallo medievale per giovani investigatori, nel quale i piccoli partecipanti si trasformeranno in Giovani Cavalieri del Quinto Sigillo, Dov’è finito il tesoro degli Allahakbarries, con enigmi, trucchi e misteri da risolvere per arrivare all’agognato scrigno, con Luca Crovi e Alla scoperta del Castello: storia e storie delle contrade, una lettura animata sul Palio e le Contrade, tra risate, emozioni e tanta fantasia, a cura di Fortuna Nappi. Read the full article
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Io lo so già che mi dimenticherò di disattivare il server proxy e mi collegherò a PornHub come Università degli Studi di Firenze.
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Viridarium botanicum novissimum italo-hispanum. Tomus primus, 1731
© Università degli Studi di Firenze - Sistema Bibliotecario di Ateneo
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Quanti di voi hanno sentito parlare della legge di Boyle - Mariotte, o semplicemente legge di Boyle? Per rinfrescarvi la memoria parliamo della legge dei gas nelle reazioni isoterme che afferma: "Il volume di un gas a temperatura costante è inversamente proporzionale alla pressione alla quale il gas è sottoposto: P1xV1=P2xV2". Questa legge fu enunciata da Robert Boyle nel 1662 per la prima volta ed è una delle leggi più utilizzate dagli studenti e scienziati di tutto il mondo per calcolare i volumi e le pressioni dei gas all'interno di una reazione. Tuttavia se la legge al giorno d'oggi è ormai consolidata e per certi aspetti anche banale, la storia di Robert Boyle risulta tutt'altro. Robert Boyle nasce a Lismore in Irlanda il 25 gennaio del 1627, è il quattordicesimo figlio di Richard Boyle conte di York, un uomo assai importante per l'epoca.
Richard Boyle
Originario di una famiglia di proprietari terrieri, il padre di Robert Boyle si era fatto da solo iniziando gli studi di legge a Canterbury per poi farsi aprire le porte dell'odierna Cambridge grazie alle sue doti intellettuali. Gli studi di Richard Boyle si erano concentrati negli aspetti legali dell'eredità, in particolare nel trattamento delle eredità di coloro che morivano senza alcun erede. Forse fu per questo che negli stessi anni iniziò a crearsi una famiglia molto numerosa. Con le sue riforme Richard Boyle iniziò a suscitare interesse da parte delle persone sbagliate, che non presero positivamente il suo impegno legale che stava iniziando a trasformare alcuni aspetti socio-economici del paese. Richard venne denunciato da alcuni politici conservatori che lo accusarono di ogni cosa pur di allontanarlo dall'Inghilterra. Tuttavia con grande coraggio egli decise di presentarsi di fronte alla regina d'Inghilterra in persona per proclamare la sua difesa, la Regina Elisabetta non solo gli credette, lo nominò Cancelliere del Concilio di Munster d'Irlanda. In Irlanda Richard Boyle conobbe la sua seconda moglie, figlia di un senatore, da lei ebbe la maggior parte dei suoi figli tra cui l'ultimo, il "piccolo" Robert.
Il piccolo Robert Boyle
Robert Boyle nasce in una famiglia numerosa in condizioni agiate, i genitori credono fermamente nell'educazione dei figli a distanza e nella necessità di far trovare ad ognuno di essi la propria strada da soli. Per questo Robert a soli 8 anni viene mandato all'Elton College sotto la guida del rettore Sir Henry Wotton, un grande amico del padre.
Qui Robert in pochi anni imparò a parlare, leggere e scrivere perfettamente il latino, il greco ed il francese, tuttavia, il mondo accademico del college era troppo freddo e distaccato per lui, fu così che a 12 anni partì per scoprire l'Europa. Passò alcuni anni in Svizzera ed in Francia, a 14 anni arrivò a Firenze dove decise di studiare le scienze e l'astronomia, in particolare ispirato dagli scienziati dell'epoca tra cui Galileo Galilei. Continuò a viaggiare per tutta Europa avvicinandosi sempre di più al mondo delle scienze studiando in particolare la fisica e la materia. Infine nel 1645 tornò in Inghilterra e solo allora apprese della morte di suo padre avvenuta ormai qualche anno prima. In vita Robert e Richard non furono mai troppo legati ma alla morte del padre, Robert ereditò la tenuta nel Dorset dove il padre si rifugiava per i suoi studi e le sue ricerche, da quel momento egli decise di dedicare la sua vita alla ricerca scientifica.
L'invisible College
Nel 1645 Robert aveva solo 18 anni ma aveva delle idee incredibilmente chiare, prese i concetti alchemici che i suoi coetanei studiavano come assodati ed iniziò a ritrattarli uno per uno dubitando della loro veridicità. Trovandosi in un ambiente ancora abbastanza ostico ai cambiamenti e lontano dalle vere scienze naturali decise di fondare un collegio "filosofico" insieme ad altri suoi compagni dell'epoca, per poter liberamente discutere delle leggi naturali senza obblighi nei confronti di teorie ufficiali. Nel 1646 nasce l'Invisible College. Esso non era un luogo con una vera e propria sede fisica, era un'università concettuale, Robert Boyle, John Wallis (matematico), Theodore Haak (linguista e filosofo), John Wilkins (scrittore naturalista) e altri scienziati si incontravano settimanalmente in diversi luoghi per discutere dei loro studi e delle loro teorie all'avanguardia riguardo alle leggi naturali che regolano l'universo. Non si limitavano a discuterne, molti di loro riproponevano i propri esperimenti ai colleghi per trarne conclusioni diverse da parte delle diverse dottrine in cui ognuno era specializzato. Dalle ricostruzioni e dalle informazioni che ci sono pervenute, oggi possiamo dire con certezza che l'Invisible college sia stato la base sul quale si è formata la Royal Society del Regno Unito, una società scientifica importantissima che ad oggi svolge ricerche e pubblica riviste accademiche conosciute in tutto il mondo. Quindi ricapitolando, a trent'anni Robert Boyle aveva esplorato l'Europa, parlava perfettamente almeno cinque lingue, aveva fondato una delle istituzioni scientifiche più importanti del mondo, aveva iniziato a dubitare delle "leggi" alchemiche, ma non era ancora arrivato a formulare la legge per la quale tutti lo ricordiamo.
La Ricerca scientifica
Nel 1657 viene inventata da Otto Von Guericke la pompa ad aria, un prototipo delle attuali pompe a membrana utilizzate per creare il vuoto all'interno di un contenitore, aspirando appunto l'aria all'esterno. Boyle fu notevolmente colpito da questa invenzione e contattò Robert Hooke per assumerlo come assistente e farsi aiutare nei suoi successivi esperimenti. Robert Hooke ai tempi era un ragazzo giovane e curioso, volenteroso di imparare. Anche lui, qualche anno più tardi, avrebbe segnato la comunità scientifica grazie ai suoi studi sulle pompe meccaniche e sui microscopi (fu il primo uomo a identificare una cellula grazie ad un microscopio). Hooke aveva la pratica e la tecnica ingegneristica che a Boyle mancava, si può dire che Boyle fosse la mente e Hook il braccio. I due giovani iniziarono dunque a studiare la pompa di Otto Van Guericke con lo scopo iniziale di apportarne delle migliorie tecniche: nacque così la macchina boyleana, meglio conosciuta come il motore pneumatico, con questo strumento dal 1659 in poi Boyle si dedicò allo studio delle proprietà dei gas. A quei tempi Boyle si era trasferito a Oxford per seguire l'evoluzione dell'Invisible College, il quale si era stabilito presso l'University College, per questo proprio in uno dei muri esterni di Oxford si può leggere un'iscrizione che recita: «In una casa in questo luogo tra il 1655 e il 1668 visse ROBERT BOYLE. Qui egli scoprì la Legge di Boyle e fece esperimenti con la pompa ad aria progettata dal suo assistente ROBERT HOOKE. Inventore Scienziato e Architetto che costruì il primo microscopio con il quale per primo identificò la cellula» Siamo nel 1660, dopo un anno di studi sul motore pneumatico Boyle finalmente è pronto a presentare il suo enunciato: "La pressione esercitata da una massa di gas ideale è inversamente proporzionale al volume che il gas occupa se la temperatura e la quantità di gas rimangono invariati all'interno di un sistema chiuso."
Il resoconto degli esperimenti e della trattazione matematica di questo enunciato vengono pubblicati nello stesso anno in un libro intitolato "nuovi esperimenti fisico-meccanici". Furono molte le critiche a questo lavoro, in particolare si pensa che l'enunciato sia stato riassunto da Boyle nella semplice frase che conosciamo oggi per difendere il proprio lavoro, grazie ad una discussione con Franciscus Linus, il quale contestava la veridicità dei suoi calcoli. Lo stesso anno Boyle inizia anche a lavorare in modo critico sulle teorie alchemiche e pubblica il suo primo libro sull'argomento "The Sceptical Chymist", in cui criticava gli "esperimenti tramite i quali i volgari spagiristi tentavano di provare che Sale, Zolfo e Mercurio fossero i veri Principi della Materia".
The Sceptical Chymist è un'opera scritta sotto forma di dialogo in cui Robert Boyle descrive l'ipotesi che la materia non sia formata da quattro o più elementi, ma bensì sia il risultato della collisione di particelle formate da raggruppamenti di atomi in movimento, formati a loro volta da particelle più piccole che lui ai tempi credeva inscindibili. Inoltre, Boyle dichiarava la necessità di staccare la chimica dall'alchimia e dalla medicina, sosteneva un approccio rigoroso, supportato dai dati sperimentali, prima che una teoria potesse esser considerata vera. Nella sua opera non mancano tocchi di umorismo e allegorie artistiche, come nei confronti tra alcuni alchimisti dell'epoca, le cui teorie venivano confrontate letteralmente a piume di pavone, molto belle e appariscenti ma non solide né utili. Nel 1661 l'Invisible College si riunisce e prende l'importante decisione di fondare un'università per la promozione della cultura fisico-matematica e del metodo sperimentale, e diviene ufficialmente la Royal Society. Boyle diviene dunque membro del consiglio e l'anno successivo gli viene proposta una cattedra, tuttavia egli rifiuta. Per capire il perché di questa scelta torniamo alla Legge di Boyle, nonostante molti scienziati si fossero interessati al lavoro erano in numero maggiore gli scettici e i critici del lavoro, perché la legge fosse riconosciuta come tale Boyle dovette aspettare il 1676, anno in cui Edme Mariotte dimostrò la sua veridicità in modo indipendente.
I suoi studi chimico-fisici che criticavano l'alchimica stavano continuando ad attirare più oppositori che consensi e Boyle rimase ancora una volta scottato dalla chiusura mentale della comunità scientifica. Per questo decise di non accettare la cattedra della nuova università sperimentale, in quanto le sue idee contrastavano il giuramento che avrebbe dovuto effettuare per diventare professore. Nonostante la sua grande apertura mentale nei confronti delle scienze, Robert Boyle non dimostra di essere un innovatore dal punto di vista teologico ma figlio del suo tempo, infatti in quegli anni Boyle si dedica anche al ruolo di amministratore della Compagnia inglese delle Indie Orientali, finanziando molte spedizioni per promuovere l'espansione della Cristianità, inoltre era solito scrivere testi teologici basati sul dimostrare la veridicità della religione cristiana contro i "famigerati infedeli, cioè atei, teisti, pagani, ebrei e maomettani." Dal 1670 in poi le sue condizioni di salute iniziano a peggiorare, nel 1689 all'età di 62 anni Boyle non era più in grado nemmeno di sostenere visite, il suo stato di salute non gli permetteva più di mantenere i suoi incarichi pubblici e nemmeno le sue comunicazioni con la Royal Society.
Nei suoi ultimi anni di vita egli desiderava "raccogliere il suo spirito, riordinare le sue carte" e preparare certe importanti ricerche chimiche che si proponeva di lasciare "come una specie di eredità ermetica agli assidui discepoli di quell'arte", ma di cui non rese nota la natura. La sua salute peggiorò ulteriormente nel 1691 e la sua morte arriv il 30 dicembre di quell'anno, appena una settimana dopo quella della sorella con cui aveva vissuto per più di vent'anni. Sappiamo che Robert non ebbe figli e nemmeno matrimoni, non sappiamo se ebbe mai relazioni importanti, nella sua eredità ha lasciato solo lettere dedicate alla scienza e al suo amato Invisible College. Contrariamente a come avrebbe voluto suo padre, Robert divenne uno dei soggetti legali studiati in vita da Richard Boyle, un deceduto senza eredi. L'unico testamento che Robert Boyle lasciò riguardava un enorme finanziamento per una serie di conferenze che divennero note come le Boyle lectures.
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Dati Personali
Nome e cognome: Giovanni Muto Luogo nascita: Napoli Email: [email protected] Posizione lavorativa: professore ordinario Università Università degli Studi di NAPOLI Federico II
Pubblicazioni
- Le finanze pubbliche napoletane tra riforme e restaurazione. 1520-1634, Napoli, ESI 1980
- (ed.), L.Cassese, Le fonti della storia economica dell’Ottocento, Salerno, Laveglia 1984
- (ed.), R.Carande, Carlo V e i suoi banchieri, Genova, Marietti 1987
- (coed.), Fernand Braudel: il mestiere di uno storico, Napoli, ESI 1988
- Saggi sul governo dell’economia nel Mezzogiorno spagnolo, Napoli, ESI 1992
- (coed.), La Lombardia spagnola. Nuovi indirizzi di ricerca, Milano, Unicopli 1997
- (ed.), Antichi Stati. Regno delle Due Sicilie, t.II, Milano, F.M.Ricci 1997
- Circa 40 articoli e saggi editi in riviste e raccolte miscellanee in italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco. Circa 30 scritti minori (recensioni, note e rassegne) su varie riviste.
Curriculum Nato a Napoli nel 1946, è professore ordinario di Storia moderna. Nel 1987 ha svolto attività didattica come Jean Monnet Fellow presso l’Istituto Universitario Europeo di Firenze; nell’a.a. 1993-94 è stato visiting professor presso l’Universidad Autonoma de Madrid. Dal 1988 al 1992 ha insegnato Storia moderna nella Facoltà di Lettere dell’Università di Milano e dal 1992 al 2000 Storia economica all'Università di Napoli. Ha svolto negli anni una regolare e costante attività di ricerca nei più importanti archivi e biblioteche europee ed in particolare in Spagna e in Inghilterra. Ha partecipato a diversi progetti di ricerca finanziati dal CNR e dal MURST. Ha collaborato a ricerche finanziate dall’Ecole Francaise de Rome, dall’European Science Foundation di Strasbourg, dall’Istituto Universitario Europeo di Firenze, dalla Fundacion Duque de Soria di Salamanca. I suoi temi di ricerca sviluppati sono stati: a) gestione dei meccanismi finanziari negli stati d’antico regime; b) tipologie ed attività economiche nel Mezzogiorno in età spagnola; c) stratificazione sociale e sociabilità culturale nella Napoli cinque-seicentesca. È membro di diverse società storiche italiane e straniere. È componente del comitato scientifico della rivista Studi Storici e del comitè asesor della rivista Cuadernos de historia moderna. È membro del consiglio direttivo del Centro interdipartimentale di studi italo-spagnoli. È stato eletto nel novembre 1998 membro della Giunta del Dipartimento di discipline storiche.
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