#Undici novembre
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But in binary code 1111
11/11, or as American people are used to, 11/11
#November 11th#Undici novembre#binary code#Number#Numbers#Binario#Decimale#Decimal#zibaldone di pensieri#zdp#15#11/11#11/11/24
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PRIMA PAGINA Corriere Umbria di Oggi giovedì, 10 ottobre 2024
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An illegal interview with Mordechai Vanunu
ENG/ITA
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Questa è un'intervista, che ho filmato a Gerusalemme il 7 novembre 2004, a Mordechai Vanunu, il tecnico nucleare che rivelò al mondo l'esistenza dell'atomica israeliana.
Dopo il suo rapimento a Roma, nel 1986, scontò 17 anni di carcere di cui undici in isolamento per tradimento, nonostante Israele abbia ammesso solo pochi anni fa di avere effettivamente un arsenale nucleare. Strano caso di tradimento, visto che denunciò una cosa "non esistente" all'epoca dei fatti...
A tutt'oggi, Israele non ha firmato il Trattato di Non Proliferazione e gli ispettori internazionali non possono verificare i suoi impianti, a differenza di ciò che accade in Iran, che il trattato l'ha firmato.
Vanunu uscì dal carcere pochi mesi prima di questa intervista, con la clausola che non rilasciasse interviste ai giornalisti stranieri. La nostra non fu l'unica, forse la prima ma non saprei, ciò che so è che fu nuovamente arrestato alcuni mesi dopo.
Nonostante, ormai, le sue informazioni siano datate e inutilizzabili, non gli è comunque concesso il permesso di lasciare il paese.
Nell'intervista parla anche dell'Italia, in particolare all'inizio, con le conoscenze che può avere una persona che vive all'estero ed ha passato diciassette anni in carcere, di cui undici in isolamento: l'idea che la mafia sia meno presente e che non ci sia più corruzione, a noi italiani fa sorridere per l'ingenuità. Ma ciò che dice riguardo Israele, invece, è molto importante dal momento che è il paese in cui vive dall'età di nove anni e conosce molto bene sulla sua pelle.
#mordechai vanunu#israele#Palestina#nucleare#nuclear weapons#armamenti nucleari#bomba atomica#atomic bomb#Youtube
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Undici anni da #AllertaMeteoSAR.
Erano le 12,46 del 18 novembre 2013 quando per questo tweet la mia visione di rete social cambiò per sempre. https://twitter.com/insopportabile/status/402402405075013633 Quel momento lo ricordo bene, perché ero nel nord del Sardegna e le previsioni facevano presagire qualcosa di eccezionale. Da anni insieme ad amici come Giovanni Arata e Luca Zanelli e purtroppo nelle occasioni funeste…
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Nell'estrazione del SuperEnalotto di sabato 16 novembre 2024 non sono stati registrati '6' né '5+1'. Tuttavia, sono stati conseguiti undici premi '5', ciascuno del valore di 17.738 euro. Di conseguenza, il jackpot per il prossimo concorso sale a 33,3 milioni di euro. Per quanto riguarda il costo delle schedine, la giocata minima prevede 1 colonna, che rappresenta una combinazione di 6 numeri. La giocata massima può comprendere fino a 27.132 colonne, grazie ai sistemi a caratura, che consentono a un gran numero di giocatori di partecipare e di condividere eventuali vincite. Ogni combinazione sulla schedina costa 1 euro, e l'adeguamento con l'aggiunta del numero Superstar è di 0,50 centesimi, portando il costo della schedina minima con Superstar a 1,5 euro. Per calcolare il costo complessivo di più colonne, basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 euro. In termini di punteggi vincenti, al SuperEnalotto si vincono premi per punteggi che vanno da 2 a 6 numeri, includendo anche il punteggio '5+'. I premi variano a seconda del jackpot totale. Indicativamente, i premi sono i seguenti: per 2 numeri indovinati il premio è di circa 5 euro; per 3 numeri indovinati, circa 25 euro; per 4 numeri indovinati, circa 300 euro; per 5 numeri indovinati, circa 32mila euro; e per 5 numeri indovinati più 1, il premio previsto è di circa 620mila euro. Per controllare eventuali vincite, è possibile utilizzare l'App del SuperEnalotto. Esiste anche un archivio online che consente di verificare le schedine giocate precedentemente e non ancora controllate, fornendo informazioni sui numeri e sui premi delle ultime 30 estrazioni. La combinazione vincente dell'estrazione di oggi è: 52, 56, 66, 68, 70, 73. Il Numero Jolly è 90, mentre il Numero SuperStar è 12.
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Antonella Ruggiero
Attraverso i suoni si può acquietare la mente e andare oltre un mondo reale che a volte ci attanaglia. La musica per fortuna è ancora libera e liberante.
Antonella Ruggiero è la cantautrice che ha fondato i Matia Bazar.
Con la sua elevata estensione vocale ha attraversato tutti i generi dal pop, al jazz, soul, fino alla musica classica e contemporanea.
Nata a Genova, il 15 novembre 1952, ha studiato all’istituto d’arte. Per un breve periodo esercitato l’attività di disegnatrice grafica in uno studio pubblicitario, prima di dedicarsi alla musica.
Con lo pseudonimo di Matia, nel 1974 ha inciso il suo primo 45 giri, La strada del perdono.
L’anno successivo, prendendo spunto dal suo nome d’arte, ha fondato, insieme a Piero Cassano, Aldo Stellita, Giancarlo Golzi e Carlo Marrale, i Matia Bazar che hanno prodotto una serie di successi commerciali e vinto Il Festival di Sanremo 1978 con la canzone …e dirsi ciao oltre a due Premi della Critica nel 1983 con Vacanze romane e, nel 1985, con Souvenir.
Nel 1989 ha lasciato la band e, dopo qualche anno in cui si è dedicata alla sua vita personale e a un percorso di ricerca spirituale che l’ha portata spesso in India, è rientrata sulle scene nel 1996, con l’album Libera.
Ha continuato a produrre dischi, a suonare in giro per il mondo e a esibirsi a Sanremo, (vi ha partecipato per undici volte).
Negli anni ha lavorato con musicisti e musiciste di ogni provenienza, ha collaborato con Ennio Morricone, Franco Battiato, Elio e le Storie Tese, Bluvertigo, Subsonica, Peter Gabriel, giusto per citare qualche nome.
Ha condotto una florida ricerca all’insegna dell’esplorazione e della fusione dei generi musicali, con una particolare attenzione alla musica etnica. Si è esibita per importanti concerti il cui ricavato è stato devoluto in beneficenza per diverse cause sociali ed è stata protagonista di opere liriche.
La sua ultima fatica, uscita il 21 marzo 2024 è Altrevie, firmata col marito, il produttore Roberto Colombo.
Anti-diva semplice e umile, è stata una delle pochissime artiste italiane capaci di uscire tecnicamente dagli ambiti dell’ordinario.
Tra tradizione e modernità, Oriente e Occidente, sacro e profano, colto e popolare, acustico ed elettronico, ritmato e melodico, alla continua ricerca di una sintesi unitaria basata sul bilanciamento degli opposti, continua a rivelarsi un’artista dal talento straordinario con incredibili doti di mimetismo.
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PD BRASILE: SALVATORE MILANESE ELETTO ALL'UNANIMITÀ NUOVO SEGRETARIO
(Comunicato stampa – 11 novembre 2024) – L’Assemblea dei delegati del Partito Democratico del Brasile, nel corso del congresso per l’elezione del nuovo Segretario della Federazione al quale hanno partecipato ben undici circoli distribuiti in dieci Stati del grande Paese sudamericano, ha eletto Salvatore Milanese per questo importante incarico.Salvatore Milanese succede a Fabio Porta, attuale…
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Gilles de Montmorency-Laval, conosciuto principalmente con l'appellativo di Gilles de Rais[1] (Champtocé-sur-Loire, 1404[2] – Nantes, 26 ottobre 1440), è stato un generale, criminale e nobile francese che fu barone di Rais, signore di varie località in Bretagna, Angiò e Poitou, capitano dell'esercito francese e compagno d'armi di Giovanna d'Arco. È conosciuto per l'accusa di essere stato coinvolto in pratiche alchemiche e occulte, in cui avrebbe torturato, stuprato e ucciso almeno 140 bambini e adolescenti.
Dal 1427 al 1435 servì come comandante nell'esercito reale francese e combatté contro gli inglesi durante la guerra dei cent'anni; fu nominato maresciallo di Francia nel 1429. Accusato di praticare l'occulto, dopo il 1432 venne implicato in una serie di omicidi di bambini. Nel 1440 una violenta controversia con un religioso aprì un'indagine ecclesiastica che lo portò a essere accusato dei reati sopra citati. Durante il processo i genitori dei bambini scomparsi e i servi di Gilles testimoniarono contro di lui, facendolo condannare a morte per una vasta serie di reati. Venne impiccato a Nantes il 26 ottobre 1440.
Si pensa che Gilles de Rais abbia ispirato lo scrittore francese Charles Perrault per la fiaba del 1697 Barbablù (Barbe bleue). La storia narra infatti di un crudele signorotto che uccide brutalmente le proprie mogli e ne nasconde i cadaveri in una stanza segreta del proprio castello.
Di nobile casato (i Montmorency-Laval erano due fra le più potenti famiglie di Francia, imparentate con il connestabile Bertrand du Guesclin), a soli undici anni rimase orfano di entrambi i genitori (la madre morì di malattia ed il padre ucciso da un cinghiale durante una battuta di caccia), e fu allevato dal nonno materno, Jean de Craòn.
Jean de Craòn lo fidanzò a tredici anni con Jeanne Peynel, una ricca ereditiera, poi con Beatrice de Rohan, nipote del duca Giovanni IV di Bretagna. La morte prematura di entrambe le giovani impedì il matrimonio. Sposò infine un'altra ereditiera, Catherine de Thouars (1409-1462), il 30 novembre 1420.
Nel 1427, agli ordini di Arturo III di Bretagna, entrò al servizio di Carlo VII di Francia combattendo alla testa di un proprio contingente in svariati episodi della guerra dei cent'anni e finanziando il futuro re nelle sue campagne militari. Grazie alla parentela con Georges de La Trémoille, gran ciambellano di Francia, entrò nelle grazie del sovrano combattendo poi contro gli inglesi al fianco di Giovanna d'Arco, ad Orléans, a Jargeau, a Meung-sur-Loire e a Beaugency.
Divenuto pari di Francia, consigliere e ciambellano di re Carlo VII, presenziò alla consacrazione di quest'ultimo, avvenuta a Reims il 17 luglio 1429, dopo essere stato elevato al titolo di maresciallo di Francia il precedente 21 aprile. Continuò a combattere prima sulla Loira quindi in Normandia, alla testa di un piccolo esercito personale da lui stesso mantenuto.
Morto il nonno, nel 1432 ereditò un'immensa fortuna, consistente soprattutto in proprietà terriere in Bretagna, nel Maine e nell'Angiò, cui si aggiungevano le ricchezze dei de Rais e quelle della moglie, ritrovandosi così ad essere uno degli uomini più ricchi del suo tempo.
Grazie a questa fortuna finanziò Carlo VII nelle sue campagne, con denaro che non gli venne mai restituito.
Ritiratosi dal servizio militare (l'ultima azione cui prese parte ebbe luogo nell'estate 1432 a Lagny-sur-Marne, assediata dalle truppe di Giovanni Plantageneto, I duca di Bedford), iniziò a condurre una vita dispendiosa e raffinata, circondandosi di manoscritti preziosi e finanziando sfarzosi spettacoli teatrali.
Si sa che nel corso di una visita ad Orléans il suo seguito di 200 persone occupò tutte le locande della città, e in pochi mesi la spesa arrivò a 80 000 corone d'oro. Non mancò di interessarsi di religione, costruendo una sfarzosa cappella privata e finanziando opere caritatevoli.
Dissipò così in breve tempo il patrimonio di famiglia, fino ad essere costretto a ricorrere a prestiti e a svendere i propri possedimenti per somme irrisorie.
In seguito agli sperperi, fra il 1434 e il 1436 la moglie lo abbandonò, il fratello prese possesso dell'avito castello di Champtocé e Carlo VII giunse su richiesta dei familiari a emanare nei suoi confronti un atto di interdizione, dichiarando nulle ulteriori vendite. Giovanni V di Bretagna non rese nota tuttavia l'interdizione nei propri domini e con il vescovo di Nantes Jean de Malestroit, ansiosi entrambi di opporsi alla politica del sovrano e soprattutto interessati all'acquisto dei terreni, nominò de Rais luogotenente generale di Bretagna.
Fu probabilmente in quel periodo che, per cercare di ritrovare la perduta fortuna, Gilles de Rais cominciò a interessarsi alla creazione della pietra filosofale, motivo per cui affidò al suo cappellano Eustache Blanchet il compito di procacciargli alchimisti. Fu proprio Blanchet a recarsi a Firenze e a incontrare, nel 1439, Francesco Prelati, un giovane monaco spretato toscano dedito all'occultismo, che assoldò e portò con sé nel castello di Tiffauges.
Prelati, impegnato nel tentativo di ottenere la pietra filosofale, disse a de Rais di avere al proprio servizio un demone personale, di nome "Barron". Davanti all'inquisizione Prelati dichiarò che, non essendo in grado di soddisfare i desideri del suo mecenate, ogni giorno più bisognoso di denaro, richiese a nome del demone il sacrificio di un bambino.
Il 15 maggio 1440 de Rais riprese armi alla mano il castello di Saint-Étienne de Mermorte, che egli stesso aveva venduto al tesoriere di Bretagna Guillaume Le Ferron (prestanome del duca). Ciò facendo non solo violò un contratto, ma infranse anche le leggi della Chiesa entrando in armi in un luogo sacro e prendendo in ostaggio il canonico Jean Le Ferron (fratello del proprietario), che stava celebrando la messa. Il fatto indusse il vescovo di Nantes, competente sul territorio, ad aprire un'indagine.
Dopo la liberazione di Le Ferron, nel settembre dello stesso anno de Rais fu arrestato insieme a servitori e amici, e il 28 settembre cominciò il processo inquisitoriale di fronte al vescovo e al viceinquisitore di Nantes, Jean Blouyn. Quel giorno deposero otto testimoni a suo carico, seguiti poi da altri due, tutti lamentando la scomparsa di bambini e attribuendone il rapimento a una serva di Gilles de Rais, Perrine Martin soprannominata "la Meffraye", all'epoca in prigione a Nantes.
Il 13 ottobre il processo riprese; nel frattempo furono stilati 49 capi d'imputazione: de Rais fu accusato di avere, con l'aiuto di complici, rapito numerosi bambini, averli uccisi nei modi più perversi, smembrati, bruciati, averli offerti in sacrificio ai demoni, di aver condotto con Prelati pratiche stregonesche, ecc.
Il vescovo e l'inquisitore lo minacciarono di scomunica, e gli diedero 48 ore di tempo per preparare una difesa.
Il 15 ottobre Gilles de Rais ricomparve davanti al tribunale, mentre il 16 e il 17 furono raccolte le deposizioni dei presunti complici.
Gilles de Rais inizialmente si scagliò con violenza contro i giudici, accusandoli apertamente di volerlo processare per sottrargli le sue ricchezze (de Rais si era già distinto in precedenza per l'atteggiamento polemico o apertamente violento nei confronti del clero); quindi, sotto tortura, confessò nei giorni successivi una quantità enorme di crimini di incredibile efferatezza.
Il 25 ottobre fu emessa la sentenza: in nome del vescovo e dell'inquisitore, Gilles de Rais fu dichiarato colpevole di apostasia e invocazione demoniaca; a nome del solo vescovo fu dichiarato colpevole di sodomia, sacrilegio e violazione dell'immunità della Chiesa e quindi condannato a morte per impiccagione e al rogo post mortem.
Il 26 ottobre de Rais, insieme ai due servitori e complici, Henriet Griart e "Poitou", fu quindi impiccato, ma poiché restava il membro di una famiglia potente, aveva chiesto e ottenuto che il suo corpo, dopo la morte per impiccagione, non venisse arso, bensì tumulato nella cappella dei Carmelitani di Nantes, luogo di sepoltura dei duchi di Bretagna.
La vicenda giudiziaria non si estinse con l'esecuzione: in due lettere scritte da Carlo VII nel 1442 è riportato che Gilles de Rais aveva inoltrato appello al re e al Parlamento di Parigi, senza che ciò fosse stato considerato dai giudici, ragion per cui, su istanza dei familiari, Pierre de l'Hôpital, presidente del tribunale di Bretagna, e gli altri giudici, erano chiamati a comparire davanti al Parlamento, e il sovrano chiamava il Parlamento e i balivi di Maine, Angiò e Turenna all'apertura di un'inchiesta sulle circostanze della condanna. Le due lettere, tuttavia, non furono mai spedite per motivi ignoti, anche se è significativo il solo fatto - per quel che concerne le accuse a Gilles de Rais - che Carlo VII le abbia scritte.
Dal matrimonio con Catherine de Thouars nacque una figlia, Marie (1433 o 1434-1457) sposata con l'ammiraglio Prigent de Coëtivy, e in seconde nozze con il cugino maresciallo André de Lohéac.
La sua vedova, un anno dopo la morte di Gilles, contrasse nuovo matrimonio con Jean de Vendôme. La famiglia si estinse nel 1502.
Fonte: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Gilles_de_Rais
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Calabria, inquinamento ambientale e rifiuti smaltiti illecitamente su terreni agricoli. Indagini investigative, controlli e intercettazioni da parte dei Carabinieri
Calabria, inquinamento ambientale e rifiuti smaltiti illecitamente su terreni agricoli. Indagini investigative, controlli e intercettazioni da parte dei Carabinieri. Tonnellate di prodotto, qualificato come fertilizzante, ma costituito in realtà da rifiuto smaltito illecitamente sui terreni agricoli delle province di Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria. Ruota intorno a questa ipotesi di inquinamento ambientale l’indagine condotta dai Carabinieri dall’Aliquota Operativa del Nor di Serra San Bruno unitamente al Nipaaf dei Carabinieri Forestali di Vibo Valentia coordinati dal Procuratore della Repubblica Camillo Falvo e da un sostituto co-titolare del procedimento. Al centro dell’attività investigativa il ciclo di trasformazione dei rifiuti effettuato all’interno di un impianto di recupero vibonese. L’origine dell’indagine e le ipotesi accusatorie Un’attività investigativa che già tra il marzo e il novembre del 2021, attraverso intercettazioni, campionamenti e controlli, aveva portato al deferimento di undici persone e alla segnalazione di tre società per responsabilità penali ed amministrative. L’azienda sita nell’entroterra vibonese, operante nel settore del recupero dei rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata, avrebbe dovuto produrre ammendante compostato misto. La stessa di fatto, non rispettando la procedura prevista all’interno dell’autorizzazione integrata ambientale, generava un prodotto che non aveva perso la qualifica di rifiuto, contente plastiche, vetri e metalli, anche pesanti come il cromo esavalente ed andando ad inquinare irrimediabilmente i terreni agricoli ove lo stesso veniva spanso. Il procedimento produttivo, inoltre, veniva effettuato all’interno di capannoni, i cui portelloni sarebbero dovuti restare chiusi; di fatto l’attività veniva svolta mantenendo gli stessi aperti, non consentendo il corretto utilizzo dei filtri e determinando l’inquinamento dell’aria a causa delle polveri e delle emissioni immesse in atmosfera. L’indagine ha consentito di cristallizzare la presunta condotta illecita di diversi soggetti, attuata attraverso attività decisionali, esecutive e materiali, connesse alle posizioni e alle funzioni, apicali e non, rivestite all’interno della stessa azienda. Nel mirino degli investigatori sono finiti anche un dirigente della Regione Calabria e alcuni tecnici.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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IINDACO: come l’ora blu che sfuma nella notte è il brand che fonde il lusso nella sostenibilità
Narra la saggezza senza tempo addetta ad esplorare le fila sottili che muovono gli equilibri del mondo e degli animi, che l’indaco è il colore di cui si tinge il risveglio interiore: a localizzarla fuori, indaco è la sfumatura che scorgono gli occhi di fronte alla meraviglia dell’arcobaleno dove prende posto tra l’azzurro e il violetto, a cercarla dentro, dal fascino dell’indaco è avvolto chi risponde alla carezza segreta che sospinge lo spirito ad elevarsi e a rivolgere alla realtà che lo circonda un sano e salvifico occhio critico, alla positiva ricerca dell’armonia.
Un tale preambolo può sembrare una congettura sospesa nella voglia squisitamente personale e tignosa a sorprendere connessioni impalpabili tra realtà e situazioni, eppure l’affinità sorge spontanea tra il significato segreto del colore e l’intento virtuoso che guida il giovane brand che l’ha incastonato nel nome: IINDACO.
Che è sì un marchio di calzature femminili desiderabilissime che si è appena affacciato con consapevolezza e meritato successo al fashion world, ma che allo stesso tempo è anche un progetto di ampio respiro, pregiato e concreto, con al cuore la determinazione a realizzare l’opportunità di incoraggiare il cambiamento positivo nella fashion industry restituendo al lusso anche il valore della responsabilità, e dunque della sostenibilità.
Nel nome di IINDACO, in verità, son già riposti con cura elegante tutti gli indizi che ne rivelano la storia dell’essenza e la forza della presenza, ad iniziare da quella doppia “i” che nell’apparenza maiuscola svela una sorta di codice intimo numerico legato alla sorte: doppio, perché doppia è l’anima del brand composta dalle due fondatrici Pamela Costantini e Domitilla Rapisardi, due “i” maiuscole che somigliano al numero undici, ovvero il mese di novembre che accoglie la nascita non solo di entrambe, ma anche quella del marchio.
Dal nome IINDACO giunge immediata anche la suggestione, che colora l’ispirazione e dà forma pragmatica all’aspirazione: indaco è il colore della sfumatura elegante di cui si veste la sera in quel momento intenso e avvolgente in cui si prepara ad entrare nella notte, quando le ombre si sciolgono, il sole cala e regala le ultime schegge di luce morbida, e nella vita ordinaria la routine rallenta, l’impegno del lavoro fa spazio al disimpegno rilassato, l’ufficio chiude la porta mentre si apre quella del bar dove regalarsi un aperitivo, preludio di una serata festante.
Questo momento squisito ha il nome di “blue hour”: l’ora blu in cui Pamela e Domitilla avevano l’abitudine d ritrovarsi, al termine delle rispettive giornate di lavoro e all’inizio della piacevolezza condivisa delle chiacchiere e dei confronti personali. L’ora blu che ha ispirato la sostanza creativa del brand: una manciata di modelli, dedicati a questo momento speciale in cui le donne si spogliano della divisa diurna e, come fossero crisalidi che attraversano una metamorfosi di umore e guardaroba, si rivestono della propria personalità e calzano le scarpe che le accompagnano nell’eleganza confortevole, e contemporanea, della vita affacciata sulla soglia della sera.
La ricercatezza intrigante delle scarpe IINDACO agguanta rapidissima il desiderio e il gusto: lo stile è un’alchimia che si avvicina all’unicità, dove ci sono le rimembranze dei favolosi anni ’90 fatti di binomi e opposizioni, quando la sottrazione quasi rituale del minimal conviveva con l’estrosità dell’opulenza, e quando le donne uscivano con nuova determinazione dal guscio silenzioso e s’incamminavano con fierezza sulla via del girl power, insieme alle predilezioni di Pamela, che del brand è l’animo creativo dal tocco pratico e asciutto, per i tagli delle scarpe maschili che si prestano ad essere rielaborati con la ricercatezza dello charme femminile e l’esattezza dell’architettura razionalista, ed anche insieme al penchant appassionato di Domitilla, che invece è l’animo fantasioso, per per l’arte e il surrealismo.
La sofisticatezza dell’ispirazione traduce lo stile in pochi modelli, ma perfetti, pensati attraverso la chiave della versatilità e dell’inclusività, perché ogni donna è diversa, così come i look che ama indossare, e le occasioni con cui compone la sua vita diurna e le sue serate: li distribuisce in tre proposte, ovvero “11 am” dedicata al tempo del lavoro, “5 pm “ quando il sentimento della sera accarezza la voglia di cambiare abito e mood, e “Midnight” quando ci si immerge nella seduzione della notte; e li plasma nell”Ade Sandal”, la ciabattina con il tacco ricoperto di fiamme luccicanti, lo stivaletto stringato “Argo”, la pump Pegaso, ed infine Orfeo, lo stivale nella doppia versione, una che giunge al ginocchio, l’altra che si innalza sopra con l’appeal del cuissard.
La virtuosità dell’aspirazione conferma l’intuizione della veridicità del significato segreto dell’indaco, colore del risveglio interiore che guida alla trasformazione positiva della realtà esteriore: il brand IINDACO nasce infatti dalla consapevolezza di Pamela e Domitilla, entrambe valevoli professioniste di lungo tempo nel settore della scarpa di moda, della reticenza cocciuta del fashion world ad aprirsi con lucidità alla sensibilità della sostenibilità, ambientale e sociale, e fiorisce nella determinazione di entrambe di costruire un marchio che dimostrasse come il lusso possa davvero esistere e agire nel rispetto della responsabilità ambientale e dell’etica umana.
Dentro IINDACO tutto è pianificato, progettato e condiviso nel valore dell’economia circolare: dalla tradizione del Made in Italy, dove la pregiata expertise dello storico distretto di San Mauro Pascoli che realizza le creazioni applica l’artigianalità all’origine ecologica dei materiali, ovvero pelami e tessuti che provengono da giacenze d’eccellenza e dal riciclo degli scarti dell’industria alimentare, la evolve nell’innovazione dei processi certificati, la declina nella sostenibilità che riguarda tutti gli elementi, compresi i tacchi in abs riciclato e riciclabile, le solette interne e le fodere biodegradabili, fino perfino a quella cromia indaco che contraddistingue il packaging che proviene dagli scarti dell’industria agroalimentare della lavanda. Inoltre, le spedizioni sono tracciate per compensare le emissioni di co2, le persone che lavorano nella filiera sono trattate con il rispetto dell���etica, le donne che scelgono di acquistare le scarpe sono educate con le giuste informazioni a curarle affinché attraversino il tempo senza esserne scalfite, e sono coinvolte in un brand che è un vero, bellissimo, progetto di stile di vita rigenerato. Oltre che felicemente stiloso.
Lunga vita a IINDACO! Nel senso della durevolezza concreta del termine, e nell’entusiasmo sincero dello scopo.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
#IINDACO#nuovoMadeinItaly#modasostenibile#scarpe sostenibili#artigianatosostenibile#bran indipendente#fashion writing#webelieveinstyle
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MONICA SARNELLI, IL NUOVO ALBUM S’INTITOLA “E N'ATA MANERA"
Dal 29 novembre 2023 è sulle piattaforme digitali di streaming e in tutti i negozi di dischi "'E N'ATA MANERA", il nuovo album di Monica Sarnellidal quale è estratto il singolo in radio dal 1° dicembre *VOGLIO PARLA' CU TTE" feat. Gianni Fiorellino.
*VOGLIO PARLA' CU TTE" è una canzone piena di passione, pathos, emozione, scritta magnificamente da Vincenzo D'Agostino (storico paroliere di tanti brani di successo di Gigi D'Alessio), da Luca Barbato e da Gianni Fiorellino - che l'aveva già incisa e pubblicata, in un suo album nel 2017, portandola ad ottenere numeri importanti (più di 13 milioni di views su YouTube ed oltre 2 milioni su Spotify) - è presente nell'album "'E n'ata manera" di Monica Sarnelli in due versioni (una molto "Latina", con ritmica e fiati, e l'altra "Voce e Piano", in un dialogo molto intimo e pieno di sfumature tra la Sarnelli e Gianni Fiorellino).
Commenta l'artista a proposito del brano: "Cantare questo brano, mi ha dato le stesse forti sensazioni vissute quando realizzai, circa vent'anni fa, 'Chesta sera' (album Lazzare Felici nel 2004), la canzone di Nino D'Angelo che è sicuramente il brano più noto del mio repertorio.. Non ho dubbi che VOGLIO PARLA' CU TTE diventerà uno di quei brani sempre presenti nelle mie prossime scalette live" Il video di "Voglio parlà cu tte" è stato realizzato presso lo studio di registrazione della Leone Produzioni di Portici (NA) dal regista/videomaker Carmine Giordano (che ha curato, personalmente, riprese e montaggio) che ha voluto ricreare un'atmosfera intima nella quale è proprio Gianni Fiorellino ad accompagnare al piano Monica Sarnelli che, del brano, offre un'interpretazione intensa e ricca di tante sfumature.
Guarda qui il videoclip su YouTube: https://youtu.be/XrZ0qV5QUK4
Dopo otto anni da "A Testa in Su", undici da "Notte Lenta" e quasi venti da "Lazzare Felici", Monica Sarnelli ritorna con un nuovo album, "'E n'ata manera", prodotto e distribuito dalla Zeus, storica casa discografica, fondata dalla Famiglia Barrucci nei primi Anni '60.
Dieci tracce scritte da grandi autori - Vincenzo D'Agostino, Bruno Lanza, Gianni Fiorellino, Enzo Caradonna, Sally Monetti - dirette, arrangiate e realizzate dal cantautore (polistrumentista) Gianni Fiorellino che, nell'album, suona anche piano, tastiere e chitarre. È un progetto che apre nuovi scenari nel percorso artistico di Monica e che - grazie alle scelte di Gianni Fiorellino - le ha permesso di sperimentare una vocalità diversa rispetto a quanto fatto in precedenza.
Spiega l'artista a proposito del nuovo progetto: "'E N'ATA MANERA è un progetto che apre nuovi scenari nel mio percorso artistico e che - grazie alle scelte di Gianni Fiorellino - mi ha permesso di sperimentare una vocalità diversa rispetto a quanto fatto nei miei album precedenti.
Gianni Fiorellino, per chi non lo conoscesse, è, a mio parere, una sorta di "Prince… Partenopeo" (e non sto esagerando). Straordinario cantante e bravissimo polistrumentista, Gianni Fiorellino, nell'album, suona piano, tastiere, basso, chitarre…, oltre ad aver scelto e/o scritto ed arrangiato i brani e diretto sia la sezione fiati che l'ensemble di archi.
È un disco d'amore, di passione, sentimenti, gioia, sofferenza. Lo dedico alle donne che - oggi più che mai - continuano ad essere 'il motore del mondo' ma anche ad essere offese, umiliate, prevaricate, schiacciate, annientate, uccise, spesso dai propri congiunti, compagni, fidanzati, mariti, amanti. Volere il mondo 'E n'ata manera in un progetto artistico è un auspicio, una speranza, ma anche un'esortazione. In tutti i miei progetti, nei miei imminenti e futuri concerti, ed in tutte le mie attività artistiche ci sarà sempre la donna al centro dei miei pensieri, dei miei sforzi, si deve fare molto di più di quanto si è fatto finora. Le donne non possono più aspettare, non vogliono più subire soprusi, umiliazioni, violenze, prevaricazioni, limitazioni, condizionamenti.. Uomini siete avvisati…, noi donne - da subito - vogliamo il mondo… 'E n'ata manera!"
TRACKLIST:
'E n'ata manera
Miettame dint''a 'nu pensiero
M'annamurasse ancora
'Na storia complicata
Io e Te
Si' tutto chello ca' voglio io
Che zingara sarei
Voglio parlà cu tte
T'amo e t'amerò
Voglio parlà cu tte
Biografia
Monica Sarnelli è una cantante italiana. È nota soprattutto per la sua singolare capacità di interprete della canzone napoletana sebbene, in ambito nazionale, la sua voce è unita, da ormai più di 27 anni, alla sigla della soap televisiva di Rai 3 "Un posto al sole" (canzone scritta da Antonio Annona e Bruno Lanza), incisa nel 1996.
Debutta nel 1981, all'età di quindici anni, con un 45 giri (etichetta: EMI) intitolato "Amo". Collabora come corista di cantanti affermati come Gianni Bella, Edoardo Bennato, Little Tony, Wess, Peppino Di Capri, Fred Bongusto, Gino Paoli, Gigi D'Alessio.
Nel 1992 riprende la sua attività solistica affrontando un repertorio pop italiano che, nel 1993, caratterizza "Plays", il suo primo album. A questo fanno seguito i singoli "La città che brucia" e "Romantica" (1994), "Le cose che non dirò" e "Come cambia la vita" (1995).
Il successivo progetto discografico, realizzato insieme a Gigi De Rienzo, porta alla pubblicazione degli album "Lazzare felici volume 1" (2004), "Lazzare felici volume 2" (2007) e la raccolta antologica "Neapolitan power i feel" (2009) in cui interpreta brani come: "Chesta sera" di Nino D'Angelo, "Campagna" di James Senese e Franco Del Prete, "Lazzarella" di Riccardo Pazzaglia e Domenico Modugno, la classica "'O surdato 'nnammurato" di Aniello Califano, "Maruzzella" di Renato Carosone, "Core" di Maurizio Capone oltre ad una significativa selezione dal repertorio di Pino Daniele ("Terra mia", "A me me piace 'o blues", "Chi tene 'o mare", "Assaie" e "Lazzari felici").
A questi dischi partecipano (oltre a Gigi De Rienzo, che ne ha curato anche la direzione artistica e gli arrangiamenti): James Senese, Peppino Di Capri, Enzo Gragnaniello, Marco Zurzolo, Agostino Marangolo, Ernesto Vitolo, Franco Giacoia, Lino Cannavacciuolo, Marcello Colasurdo, Alfonso Deidda, Solis String Quartet, Sha One, Roberto Schiano, Annibale Guarino, Patrix Duenas.
Nel 2004 partecipa al "Premio Carosone". Nel 2005, con Sal da Vinci e Gigi Finizio, è in concerto ad Agnano per il "Gran Premio Lotteria". Nel 2007 è tra i protagonisti, con Gigi D'Alessio, Alessandro Siani e Sal da Vinci, della festa allo Stadio San Paolo per il ritorno in serie A della SSC Napoli. Nel 2008 in Piazza del Plebiscito "duetta" con Nino D'Angelo, alla serata finale della "Piedigrotta" (sul palco: Sophia Loren, Pippo Baudo). Sempre nel 2008, al "Leuciana Festival", un concerto dedicato al "repertorio" di Pino Daniele.
A dicembre 2009, presso il Consolato Italiano a Londra - accompagnata dal pianista Pino Tafuto - con le sue canzoni "inaugura" una mostra dedicata al "Presepe Napoletano del '700".
Nel 2010 è su RAI 1, con Lucio Dalla, Josè Feliciano, per "Napoli prima e dopo" ed ancora, su RAI 2 per "Napoli Racconta" di Giorgio Verdelli, condotto da Enzo De Caro.
Nel 2011 - con i testi di Maurizio de Giovanni, gli arrangiamenti musicali di Gigi De Rienzo, la regia teatrale di Raffaele Di Florio - porta in scena lo spettacolo/concerto "Napoli Plebiscito Italia", dedicato a Pino Daniele ed ai protagonisti del "Neapolitan Power".
Nel 2012, ad Ercolano in Villa Campolieto, in un cartellone ricco di grandi nomi della musica Italiana - Fiorella Mannoia, Giorgia, Antonello Venditti, Tosca, Pino Daniele - è protagonista, con il suo concerto "Neapolitan Nu_Classic", alla 25ª edizione del Festival delle Ville Vesuviane.
Ad ottobre 2012, con il disco "Notte Lenta", realizzato ancora su etichetta Bop and Pop, continua il suo percorso di rilettura di brani partenopei (tra "vecchi classici" e "nuovi classici"), ed interpreta gli inediti di Franco Del Prete ("Notte Lenta") ed Enzo Leomporro ("Tu nun siente niente").
Nel 2015 pubblica l'album "Sirene, sciantose, malafemmene ed altre storie di donne veraci", che prende il titolo dall'omonimo spettacolo di Federico Vacalebre con cui è protagonista di una lunga tournèe teatrale.
Sempre nel 2015, pubblica la raccolta antologica, in 4 dischi, "Napoli a Colori", ed anche l'album "A testa in su", che contiene 7 nuovi registrazioni fra inediti e nuove riletture di alcuni classici, fra cui il brano "Mentecuore" di Nino D'Angelo.
Il 24 giugno del 2017, alla Stadio di Napoli (ex "San Paolo", oggi "Diego Armando Maradona") "duetta" con Nino D'Angelo - sulle note di "Chesta sera" - in occasione del concerto organizzato per i sessant'anni dell'artista partenopeo. All'evento partecipano anche: Clementino, Gigi Finizio, Enzo Gragnaniello, Rocco Hunt, Maria Nazionale, Raiz, Sal Da Vinci, James Senese, Fortunato Cellino, Brunella Selo, Franco Ricciardi, Daniele Sanzone, Luchè... Del 2017 è "Je so' pazzo", il suo omaggio - condiviso con Valerio Jovine - all'indimenticabile Pino Daniele, e poi l'inedito "Vicino a te" (scritto da Antonio Annona e Marco Fasano).
Nel 2018, in occasione dell'uscita del singolo "Tu sì meglio 'e me" (scritto da: Bruno Lanza, Sally Monetti e Federico Spagnoli), promuove nel mese di dicembre un "minitour solidale" che la impegna in una serie di concerti: al Carcere Femminile di Pozzuoli, presso la Comunità di Sant'Egidio ed al Centro Giovanile Santa Maria Rosa Nova creato a Sant'Antonio Abate da Don Salvatore Branca.
Nel 2019 realizza "Note Positive", un progetto dedicato agli studenti delle scuole della Campania realizzato con il coordinamento di Geppino Radin.
A novembre 2019 pubblica, su tutte le piattaforme digitali, "Napoli@Colori" la sua "raccolta antologica" (4 album con 68 brani).
Tra il 2019 ed il 2022, nei periodi non soggetti al lockdown pandemico, è ancora protagonista in concerto con "Napoli@colori" che presenta al pubblico attraverso un tour dedicato ai "teatri di frontiera" della Campania.
A gennaio del 2022 esce il singolo "Un nuovo Sud" su testo e musica di Felice Iovino, con la partecipazione di Maurizio de Giovanni.
A febbraio (sempre del 2022), Monica Sarnelli propone la sua versione di "Abbracciame" di Andrea Sannino e Mauro Spenillo che realizza coinvolgendo, nuovamente in studio, gli stessi autori del brano.
Ad aprile del 2022, firma un contratto discografico con la ZEUS Record di Napoli, che la impegna per tre album. Per il primo, con la direzione artistica e gli arrangiamenti del cantautore Gianni Fiorellino, è prevista la pubblicazione il 29 novembre 2023.
"'E N'ATA MANERA" è il nuovo album di Monica Sarnelli disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e nei negozi di dischi dal 29 novembre 2023 dal quale è estratto il singolo "VOGLIO PARLA' CU TTE" feat. Gianni Fiorellino in radio dal 1° dicembre 2023.
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MONICA SARNELLI, IL NUOVO ALBUM S’INTITOLA “E N'ATA MANERA"
Dal 29 novembre 2023 è sulle piattaforme digitali di streaming e in tutti i negozi di dischi "'E N'ATA MANERA", il nuovo album di Monica Sarnellidal quale è estratto il singolo in radio dal 1° dicembre *VOGLIO PARLA' CU TTE" feat. Gianni Fiorellino.
*VOGLIO PARLA' CU TTE" è una canzone piena di passione, pathos, emozione, scritta magnificamente da Vincenzo D'Agostino (storico paroliere di tanti brani di successo di Gigi D'Alessio), da Luca Barbato e da Gianni Fiorellino - che l'aveva già incisa e pubblicata, in un suo album nel 2017, portandola ad ottenere numeri importanti (più di 13 milioni di views su YouTube ed oltre 2 milioni su Spotify) - è presente nell'album "'E n'ata manera" di Monica Sarnelli in due versioni (una molto "Latina", con ritmica e fiati, e l'altra "Voce e Piano", in un dialogo molto intimo e pieno di sfumature tra la Sarnelli e Gianni Fiorellino).
Commenta l'artista a proposito del brano: "Cantare questo brano, mi ha dato le stesse forti sensazioni vissute quando realizzai, circa vent'anni fa, 'Chesta sera' (album Lazzare Felici nel 2004), la canzone di Nino D'Angelo che è sicuramente il brano più noto del mio repertorio.. Non ho dubbi che VOGLIO PARLA' CU TTE diventerà uno di quei brani sempre presenti nelle mie prossime scalette live" Il video di "Voglio parlà cu tte" è stato realizzato presso lo studio di registrazione della Leone Produzioni di Portici (NA) dal regista/videomaker Carmine Giordano (che ha curato, personalmente, riprese e montaggio) che ha voluto ricreare un'atmosfera intima nella quale è proprio Gianni Fiorellino ad accompagnare al piano Monica Sarnelli che, del brano, offre un'interpretazione intensa e ricca di tante sfumature.
Guarda qui il videoclip su YouTube: https://youtu.be/XrZ0qV5QUK4
Dopo otto anni da "A Testa in Su", undici da "Notte Lenta" e quasi venti da "Lazzare Felici", Monica Sarnelli ritorna con un nuovo album, "'E n'ata manera", prodotto e distribuito dalla Zeus, storica casa discografica, fondata dalla Famiglia Barrucci nei primi Anni '60.
Dieci tracce scritte da grandi autori - Vincenzo D'Agostino, Bruno Lanza, Gianni Fiorellino, Enzo Caradonna, Sally Monetti - dirette, arrangiate e realizzate dal cantautore (polistrumentista) Gianni Fiorellino che, nell'album, suona anche piano, tastiere e chitarre. È un progetto che apre nuovi scenari nel percorso artistico di Monica e che - grazie alle scelte di Gianni Fiorellino - le ha permesso di sperimentare una vocalità diversa rispetto a quanto fatto in precedenza.
Spiega l'artista a proposito del nuovo progetto: "'E N'ATA MANERA è un progetto che apre nuovi scenari nel mio percorso artistico e che - grazie alle scelte di Gianni Fiorellino - mi ha permesso di sperimentare una vocalità diversa rispetto a quanto fatto nei miei album precedenti.
Gianni Fiorellino, per chi non lo conoscesse, è, a mio parere, una sorta di "Prince… Partenopeo" (e non sto esagerando). Straordinario cantante e bravissimo polistrumentista, Gianni Fiorellino, nell'album, suona piano, tastiere, basso, chitarre…, oltre ad aver scelto e/o scritto ed arrangiato i brani e diretto sia la sezione fiati che l'ensemble di archi.
È un disco d'amore, di passione, sentimenti, gioia, sofferenza. Lo dedico alle donne che - oggi più che mai - continuano ad essere 'il motore del mondo' ma anche ad essere offese, umiliate, prevaricate, schiacciate, annientate, uccise, spesso dai propri congiunti, compagni, fidanzati, mariti, amanti. Volere il mondo 'E n'ata manera in un progetto artistico è un auspicio, una speranza, ma anche un'esortazione. In tutti i miei progetti, nei miei imminenti e futuri concerti, ed in tutte le mie attività artistiche ci sarà sempre la donna al centro dei miei pensieri, dei miei sforzi, si deve fare molto di più di quanto si è fatto finora. Le donne non possono più aspettare, non vogliono più subire soprusi, umiliazioni, violenze, prevaricazioni, limitazioni, condizionamenti.. Uomini siete avvisati…, noi donne - da subito - vogliamo il mondo… 'E n'ata manera!"
TRACKLIST:
'E n'ata manera
Miettame dint''a 'nu pensiero
M'annamurasse ancora
'Na storia complicata
Io e Te
Si' tutto chello ca' voglio io
Che zingara sarei
Voglio parlà cu tte
T'amo e t'amerò
Voglio parlà cu tte
Biografia
Monica Sarnelli è una cantante italiana. È nota soprattutto per la sua singolare capacità di interprete della canzone napoletana sebbene, in ambito nazionale, la sua voce è unita, da ormai più di 27 anni, alla sigla della soap televisiva di Rai 3 "Un posto al sole" (canzone scritta da Antonio Annona e Bruno Lanza), incisa nel 1996.
Debutta nel 1981, all'età di quindici anni, con un 45 giri (etichetta: EMI) intitolato "Amo". Collabora come corista di cantanti affermati come Gianni Bella, Edoardo Bennato, Little Tony, Wess, Peppino Di Capri, Fred Bongusto, Gino Paoli, Gigi D'Alessio.
Nel 1992 riprende la sua attività solistica affrontando un repertorio pop italiano che, nel 1993, caratterizza "Plays", il suo primo album. A questo fanno seguito i singoli "La città che brucia" e "Romantica" (1994), "Le cose che non dirò" e "Come cambia la vita" (1995).
Il successivo progetto discografico, realizzato insieme a Gigi De Rienzo, porta alla pubblicazione degli album "Lazzare felici volume 1" (2004), "Lazzare felici volume 2" (2007) e la raccolta antologica "Neapolitan power i feel" (2009) in cui interpreta brani come: "Chesta sera" di Nino D'Angelo, "Campagna" di James Senese e Franco Del Prete, "Lazzarella" di Riccardo Pazzaglia e Domenico Modugno, la classica "'O surdato 'nnammurato" di Aniello Califano, "Maruzzella" di Renato Carosone, "Core" di Maurizio Capone oltre ad una significativa selezione dal repertorio di Pino Daniele ("Terra mia", "A me me piace 'o blues", "Chi tene 'o mare", "Assaie" e "Lazzari felici").
A questi dischi partecipano (oltre a Gigi De Rienzo, che ne ha curato anche la direzione artistica e gli arrangiamenti): James Senese, Peppino Di Capri, Enzo Gragnaniello, Marco Zurzolo, Agostino Marangolo, Ernesto Vitolo, Franco Giacoia, Lino Cannavacciuolo, Marcello Colasurdo, Alfonso Deidda, Solis String Quartet, Sha One, Roberto Schiano, Annibale Guarino, Patrix Duenas.
Nel 2004 partecipa al "Premio Carosone". Nel 2005, con Sal da Vinci e Gigi Finizio, è in concerto ad Agnano per il "Gran Premio Lotteria". Nel 2007 è tra i protagonisti, con Gigi D'Alessio, Alessandro Siani e Sal da Vinci, della festa allo Stadio San Paolo per il ritorno in serie A della SSC Napoli. Nel 2008 in Piazza del Plebiscito "duetta" con Nino D'Angelo, alla serata finale della "Piedigrotta" (sul palco: Sophia Loren, Pippo Baudo). Sempre nel 2008, al "Leuciana Festival", un concerto dedicato al "repertorio" di Pino Daniele.
A dicembre 2009, presso il Consolato Italiano a Londra - accompagnata dal pianista Pino Tafuto - con le sue canzoni "inaugura" una mostra dedicata al "Presepe Napoletano del '700".
Nel 2010 è su RAI 1, con Lucio Dalla, Josè Feliciano, per "Napoli prima e dopo" ed ancora, su RAI 2 per "Napoli Racconta" di Giorgio Verdelli, condotto da Enzo De Caro.
Nel 2011 - con i testi di Maurizio de Giovanni, gli arrangiamenti musicali di Gigi De Rienzo, la regia teatrale di Raffaele Di Florio - porta in scena lo spettacolo/concerto "Napoli Plebiscito Italia", dedicato a Pino Daniele ed ai protagonisti del "Neapolitan Power".
Nel 2012, ad Ercolano in Villa Campolieto, in un cartellone ricco di grandi nomi della musica Italiana - Fiorella Mannoia, Giorgia, Antonello Venditti, Tosca, Pino Daniele - è protagonista, con il suo concerto "Neapolitan Nu_Classic", alla 25ª edizione del Festival delle Ville Vesuviane.
Ad ottobre 2012, con il disco "Notte Lenta", realizzato ancora su etichetta Bop and Pop, continua il suo percorso di rilettura di brani partenopei (tra "vecchi classici" e "nuovi classici"), ed interpreta gli inediti di Franco Del Prete ("Notte Lenta") ed Enzo Leomporro ("Tu nun siente niente").
Nel 2015 pubblica l'album "Sirene, sciantose, malafemmene ed altre storie di donne veraci", che prende il titolo dall'omonimo spettacolo di Federico Vacalebre con cui è protagonista di una lunga tournèe teatrale.
Sempre nel 2015, pubblica la raccolta antologica, in 4 dischi, "Napoli a Colori", ed anche l'album "A testa in su", che contiene 7 nuovi registrazioni fra inediti e nuove riletture di alcuni classici, fra cui il brano "Mentecuore" di Nino D'Angelo.
Il 24 giugno del 2017, alla Stadio di Napoli (ex "San Paolo", oggi "Diego Armando Maradona") "duetta" con Nino D'Angelo - sulle note di "Chesta sera" - in occasione del concerto organizzato per i sessant'anni dell'artista partenopeo. All'evento partecipano anche: Clementino, Gigi Finizio, Enzo Gragnaniello, Rocco Hunt, Maria Nazionale, Raiz, Sal Da Vinci, James Senese, Fortunato Cellino, Brunella Selo, Franco Ricciardi, Daniele Sanzone, Luchè... Del 2017 è "Je so' pazzo", il suo omaggio - condiviso con Valerio Jovine - all'indimenticabile Pino Daniele, e poi l'inedito "Vicino a te" (scritto da Antonio Annona e Marco Fasano).
Nel 2018, in occasione dell'uscita del singolo "Tu sì meglio 'e me" (scritto da: Bruno Lanza, Sally Monetti e Federico Spagnoli), promuove nel mese di dicembre un "minitour solidale" che la impegna in una serie di concerti: al Carcere Femminile di Pozzuoli, presso la Comunità di Sant'Egidio ed al Centro Giovanile Santa Maria Rosa Nova creato a Sant'Antonio Abate da Don Salvatore Branca.
Nel 2019 realizza "Note Positive", un progetto dedicato agli studenti delle scuole della Campania realizzato con il coordinamento di Geppino Radin.
A novembre 2019 pubblica, su tutte le piattaforme digitali, "Napoli@Colori" la sua "raccolta antologica" (4 album con 68 brani).
Tra il 2019 ed il 2022, nei periodi non soggetti al lockdown pandemico, è ancora protagonista in concerto con "Napoli@colori" che presenta al pubblico attraverso un tour dedicato ai "teatri di frontiera" della Campania.
A gennaio del 2022 esce il singolo "Un nuovo Sud" su testo e musica di Felice Iovino, con la partecipazione di Maurizio de Giovanni.
A febbraio (sempre del 2022), Monica Sarnelli propone la sua versione di "Abbracciame" di Andrea Sannino e Mauro Spenillo che realizza coinvolgendo, nuovamente in studio, gli stessi autori del brano.
Ad aprile del 2022, firma un contratto discografico con la ZEUS Record di Napoli, che la impegna per tre album. Per il primo, con la direzione artistica e gli arrangiamenti del cantautore Gianni Fiorellino, è prevista la pubblicazione il 29 novembre 2023.
"'E N'ATA MANERA" è il nuovo album di Monica Sarnelli disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e nei negozi di dischi dal 29 novembre 2023 dal quale è estratto il singolo "VOGLIO PARLA' CU TTE" feat. Gianni Fiorellino in radio dal 1° dicembre 2023.
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Casinò Sanremo, 48,1 milioni di incassi primi 11 mesi 2023, +22%
Il Casinò di Sanremo chiude i primi undici mesi del 2023 con un incasso di 48,1 milioni, più 22% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, di cui 11,5 milioni totalizzati nei giochi da tavolo (+42%) e 36,6 milioni introitati dalle slot machine (+17%). A novembre la casa da gioco ha guadagnato 3,6 milioni (+12%) e a trainare gli incassi sono, come sempre le slot con 2,85 milioni…
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È stato il successo annunciato della vigilia l’atteso evento Premio 100 Eccellenze italiane, svoltosi nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio nel pomeriggio di giovedì 30 novembre 2023. Fra i numerosi appoggi alla manifestazione, i patrocini della Presidenza del Consiglio dei Ministri, oltre a quello di ben undici Ministeri, dell’Anci, della Guardia Costiera e del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Lo standing istituzionale dell’iniziativa è partito dai saluti iniziali del Vice Presidente della Camera dei Deputati, Giorgio Mulè. La cerimonia, a cura della Associazione Liber in collaborazione con la casa editrice Rde e il contributo dell’official partner Csa, è stata presieduta da Verdiana Dell’Anna, ed ha visto la partecipazione di un nutrito parterre di ospiti e premiati prestigiosi. È stato il premio che ha celebrato la grandezza di chi ha trasformato lo straordinario in realtà consolidate, l’Italia migliore. La nona edizione del Premio d’Eccellenza “100 Eccellenze Italiane” è consistita in una selezione di cento personalità di alto profilo, importanti enti e aziende di successo, che si sono distinti/distinte non per un’unica azione meritoria, ma per la loro intera storia da protagonisti di primo piano della vita del Paese. Fra le Menzioni d’Onore/Storie d’Eccellenza della giornata anche quella relativa a Paolo Celli, il carismatico ultraottantenne dalle origini toscane noto come lo chef delle star di Hollywood, che conserva ancora vividi i suoi racconti straordinari di una vita unica, degna di un romanzo. Nel suo peregrinare per il mondo ha cucinato per tutti. Ci riferiamo a clienti come Wanda Osiris, Frank Sinatra, Liz Taylor, Maria Callas, Aristotele Onassis…o come Brigitte Bardot, Talia Shire, Francis Ford Coppola, Marlon Brando ed altri. «Sono molto orgoglioso per il riconoscimento appena ricevuto dopo una intera vita al servizio del lavoro», fa sapere alla stampa un Celli emozionato. «Ho passato ben settanta lunghi anni nelle cucine del mondo, in particolare assieme ai tanti divi di Hollywood che ho incontrato negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Finalmente, qualcuno ha riconosciuto i miei meriti. Ho sempre portato avanti ovunque la nostra cucina povera italiana, spingendo prodotti tipici come l’olio, il vino, i salumi, la pasta». Celli ha anche sottolineato: «Sin da bambino speravo che il sogno di un grande riconoscimento alla mia gavetta e fatica si avverasse: con questa importante menzione di Eccellenza il mio sogno è diventato realtà, alla soglia degli ottantatré anni. Sono tanto felice». Paolo Celli è intervenuto alla premiazione accompagnato dal fedele manager Claudio Germanò, che da un anno lo affianca nel disbrigo delle faccende artistiche. Insieme a lui forma il duo, nel format radio-televisivo omonimo, Lo chef e il vagabondo. Attore teatrale, autore, e voce narrante per varie pagine ed eventi culturali, fra radio e palcoscenico, Germanò lavora da molti anni per il gruppo radiofonico RDS Radio Dimensione Suono SpA. «Essere al fianco di Paolo Celli mi riempie di orgoglio e di gioia», ha dichiarato l’attivo manager. «Per me, oltre ad essere un validissimo punto fermo per comuni progetti importanti fra cinema cucina e spettacolo (nel senso più ampio del termine), Paolo è un uomo da cui imparare il significato profondo dell'umiltà, della dedizione al lavoro e del rispetto verso ogni essere vivente. La sua storia è patrimonio nazionale, e sono veramente fiero di lui. Ringrazio tutto lo staff del Premio 100 Eccellenze Italiane per la possibilità di essergli stato accanto durante questo prestigioso evento». Impossibile citare tutti gli intervenuti di altissimo profilo, che di fatto rendono questo happening romano memorabile e fra i più importanti del 2023. A coordinare gli interventi Alda D’Eusanio, giornalista e conduttrice. Ha infine allietato tutti i presenti il quintetto della Banda musicale dell’Aeronautica Militare. Applausi a più riprese sia da parte degli organizzatori sia del pubblico presente.
Molto soddisfatto anche Riccardo Dell’Anna, Editore di 100 Eccellenze Italiane.
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L’atto di coraggio di John Fitzgerald Kennedy nella seconda guerra mondiale
Il 22 novembre 1963 venne assassinato a Dallas il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, uno dei più amati personaggi del secondo Novecento, che visse una vita davvero drammatica e ricca di avventura, come durante la seconda guerra mondiale nel Pacifico… John F. Kennedy, anche se aveva seri problemi di salute alla schiena, grazie all’aiuto del capitano di vascello Alan Kirk, direttore dell’Ufficio dell’intelligence navale (ONI), che era stato addetto navale a Londra, quando suo padre, Joseph P. Kennedy, ne era stato l’ambasciatore, fu arruolato nella Marina statunitense e venne nominato guardiamarina della Riserva nell’ottobre 1941, entrando a far parte dello staff dell’Office of Naval Intelligence. In seguito Kennedy frequentò il corso di ufficiale di complemento con la Naval Reserve Officers Training School, presso la Northwestern University, da luglio a settembre 1942, e dopo la laurea fu assegnato al Motor Torpedo Boat Squadron Training Center di base in Rhode Island. In dicembre fu nominato comandante della motosilurante PT-101, appartenente al Motor Torpedo Boat Squadron Fourteen, schierata a Panama. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Kennedy fece domanda per essere assegnato in zona di operazioni e, il mese successivo, divenne parte dell’equipaggio del PT-109 nelle Isole Salomone. Nella notte del 2 agosto 1943, a motori spenti per non farsi intercettare, il giovane comandante della motosilurante PT-109 si trovò coinvolto in una missione di pattugliamento e interdizione nello stretto di Blackett, attraverso il passaggio Ferguson, lungo le rotte di rifornimento giapponese della rotta denominata in codice Tokio Express. Un rapporto dei servizi d’informazione aveva segnalato che cinque incrociatori nemici avrebbero fatto rotta quella notte dall’isola di Bougainville, attraverso lo stretto di Blackett, dirette a Vila, e le motosiluranti uscirono per intercettarli, sfruttando le ore notturne, ma durante la missione otto motosiluranti lanciarono 30 siluri senza riuscire a colpire nessun bersaglio. Inoltre, dall’esame degli ordini di operazione, non era stata nemmeno prevista una procedura di emergenza nel caso in cui uno dei PT fosse stato colpito, così le motosiluranti ricevettero l’ordine di lanciare i due siluri in dotazione e quindi rientrare alla base., così alla fine tre motosiluranti, PT-109, PT-162 e PT-169, continuarono a pattugliare per intercettare il nemico. Verso le 2 di notte, il PT 109 spense il motore per evitare il rilevamento della scia da parte degli aerei giapponesi, ma si accorsero di trovarsi sulla rotta del cacciatorpediniere giapponese Amagiri, che stava rientrando a Rabaul. Il PT-169 lanciò due siluri contro l’Amagiri (che andarono a vuoto) il PT-162 non riuscì nemmeno a farli partire e si allontanò, mentre il PT 109 fu speronato dal cacciatorpediniere giapponese che procedeva ad oltre 23 nodi. Dopo che il PT-109 fu speronato, si generò una colonna di fuoco alta 30 metri, ed il carburante si riversò in mare, causando un incendio nelle acque circostanti e due marinai, Andrew Jackson Kirksey e Harold William Marney, perirono sul colpo ed altri due membri dell’equipaggio rimasero gravemente feriti e ustionati, cadendo nel mare in fiamme. Kennedy riuscì a salvare il McMahon, il membro dell’equipaggio con le ferite più gravi, che includevano ustioni che coprivano il 70 percento del suo corpo, e lo portò sulla prua che ancora galleggiava, poi si lanciò nuovamente in acqua salvandone altri due. Gli undici sopravvissuti si aggrapparono alla sezione di prua del PT-109 per dodici ore mentre il relitto vagava alla deriva, dirigendosi verso sud. Verso le 13:00 del 2 agosto, lo scafo incominciò ad imbarcare acqua e Kennedy si rese conto che sarebbe presto affondato, così decise di nuotare verso la minuscola isola deserta di Plum Pudding, che gli uomini la chiamavano “Bird” Island a causa del guano che ricopriva i cespugli. Ci vollero quattro ore per raggiungere a nuoto l’isola, a circa tre miglia di distanza, tra correnti insidiose e la costante paura di essere attaccati dagli squali, attirati dal sangue dei feriti. L’isola aveva un diametro di soli 91 metri, e non forniva né cibo né acqua, così l’equipaggio si trascinò dietro la linea degli alberi per nascondersi dalle chiatte giapponesi, poi il 4 agosto si trasferirono, nuotando quasi quattro miglia, a sud dell’isola di Olasana, combattendo contro una forte corrente, dove cìerano noci di cocco mature, anche se non c’era acqua potabile. Il 5 agosto Kennedy e il guardiamarina Ros nuotarono per un’ora fino all’isola di Naru, dove trovarono una canoa, pacchetti di cracker e caramelle ed un bidone da cinquanta galloni di acqua potabile lasciato dai giapponesi. Sull’isola di Olasana i due incontrarono degli osservatori melanesiani con cui Kenndy riuscì a scambiare poche parole e li convinse che erano americani, così gli indigeni portarono alcune patate dolci, verdure e sigarette dalla loro piroga e aiutarono l’equipaggio fino all’arrivo dei soccorsi, che avvenne due giorni dopo. Per il suo atto di coraggio, Kennedy fu insignito della Medaglia della Marina e del Corpo dei Marines per il salvataggio del suo equipaggio, ottenendo anche la Purple Heart per le ferite riportate in combattimento. In seguito Kennedy tornò negli Stati Uniti nel gennaio 1944, ma per i problemi alla schiena dovette ritirarsi dalla Riserva della Marina nel marzo 1945 con il grado di tenente di vascello. Ma Kennedy restò sempre legato alla Marina Statunitense e, nell’agosto del 1963, scrisse “Any man who may be asked in this century what he did to make his life worthwhile, I think can respond with a good deal of pride and satisfaction, ‘I served in the United States Navy,'” e la USN non lo dimenticò nominando una delle sue portaerei, CVN-79, con il suo nome. Read the full article
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