#Una risposta a Vannacci
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[La normalità dell'amore][Lorenzo Russo]
Clicca qui per acquistare il libro Titolo: La normalità dell’amore. Una risposta a Vannacci, alla destra e ai loro seguaciScritto da: Lorenzo RussoEdito da: YoucanprintAnno: 2024Pagine: 138ISBN: 9791222723853 Sono ormai troppe le bufale che gravitano intorno alla comunità lgbtq+ nel nostro paese. Questo è un libro che tenta di fare chiarezza smentendole una ad una. Il libro del generale…
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ALLEGRIA
So cosa state pensando: «Ora che il tizio autoproclamatosi "L'Ideota" ha scoperto l'esistenza di un simpatico coinquilino noto come Linfoma Non Hodgkin, la sua pagina non è più satirica ma un diario su visite, esami e terapie?».
La risposta è un categorico e monumentale NO.
Mi capita di parlare dei fatti miei, e mi capiterà ancora, anche perché nel mio piccolo ho una linea editoriale abbastanza chiara: non voglio somigliare a uno di quei raccoglitori impersonali di fotomontaggi presi qua e là, in cui sembra che dietro non ci sia un essere umano ma una sorta di bot spargi-meme.
E poi scrivo qui anche per distrarmi. Voglio continuare a immergermi nei temi allegri che ho trattato in passato, come Lega, Fratelli d'Italia, intolleranza, quanto fa schifo Vannacci, finta sinistra, capitalismo, sfruttamento, imperialismo, intolleranza, ingiustizie, gente che "non sono fascista ma", gente che "il fascismo degli antifascisti", depressione, disagio, autocommiserazione, repressione poliziesca, dittature, colonialismo, probabilità di estinzione del genere umano, gente che merita di essere odiata, ho già detto che Vannacci fa schifo?
Va bene, lo ammetto: non ho mai parlato di temi allegri. L'elenco parla chiaro.
Sono uno spirito affine a Mercoledì Addams, la bambina cupa e vestita di nero che dice: "Non sono gaia". Nemmeno io lo sono.
Se volete allegria e leggerezza, ci sono sempre le "Risate a denti stretti" della Settimana Enigmistica (che leggo anch'io) e le pagine con i meme scopiazzati da chissà dove (che non mi piacciono affatto). Stavo per aggiungere alla lista i vecchi film di Walt Disney, ma poi mi è venuta in mente la madre di Bambi.
A proposito di satira e lotte, tre mesi e mezzo di affanni per giungere a una diagnosi mi hanno messo di fronte a una triste realtà, legata alla questione della malattia: stanno distruggendo la sanità pubblica in modo crudelmente graduale, come nel racconto della rana di Chomsky: un mese in più di attesa, un euro in più di ticket. Distruggono un pezzettino dopo l'altro, così non scendiamo in piazza. E troppe persone cominciano a dire: «L'assicurazione mi va bene, purché ci sia un taglio delle tasse». [L'Ideota]
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Cosa pensi a riguardo del Gen. Vannaci?
Caro anonimo,
provo ad evitare le ovvietà ed anche ad arginare la voglia di ricorrere ad un abuso di turpiloquio, corredato dalla cretiva fantasia che mi piace pensare mi caratterizzi, e cerco di fare una analisi distaccata ed oggettiva.
Al di là del giudizio sulla persona (per certo un militare di successo e di grande preparazione, ottenuta tramite ferrea disciplina ed indubbio impegno, ma altrettanto per certo un essere umano dotato di un ego grande come la provincia di Como, una presunzione gigantesca ed una capacità di mettersi in discussione che a confronto Kim Jong-un è un timido) credo che Vannacci sia una risposta drammaticamente sbagliata ad una domanda tutto sommato lecita e la domanda è ''che ne sarà di me?''.
Mi spiego meglio: un grumo (più o meno grosso) di conservatorismo alberga ahimé in ognuno di noi, soprattutto se la situazione, il contesto, in cui viviamo ci è sostanzialmente affine (o tale lo percepiamo) e quindi, i forti cambiamenti ci destabilizzano, anche e soprattutto a livello personale, e questo è ancora più vero quando, con lucidità, ci si rende conto d'essere entrati nell'ultimo terzo della vita, cioè un po' in ritardo per attuare e poi godersi rivoluzioni e cambiamenti. Socialmente parlando, al momento, potrebbe destare preoccupazione il forte mutamento (al momento più ancora in divenire che nel presente) che l'immigrazione, l'internazionalizzazione dei gusti, delle abitudini e la diversa scala su cui, sul piano sessuale e di autodefinizione di genere, sembra declinarsi il mondo. Il problema, però, è che dai tempi del homo neanderthaliensis preoccupato dell'arrivo nelle pianure europee del homo sapiens, chi ai cambiamenti sa rispondere solo con la resistenza e l'opposizione, finisce per estinguersi...io sono piemontese e da bambino mi ricordo bene i cretini Vannacci ante-litteram che si opponevano all'immigrazione dal sud Italia, minacciando di ''mandare tutti i taroni a casa loro'', disperati dal vedere sparire il dialetto sabaudo come modo di comunicare o giocare nella squadra locale di calcio dei ragazzi calabresi o pugliesi, o i nostalgici dell'uomo a lavorare e la donna a casa a cucinare, o quelli che non concepivano la follia di mettersi i jeans per andare a lavorare, cioè i Vannacci sono sempre esistiti, hanno sempre avuto un momentaneo successo ed hanno finito sempre per sparire, spesso sostituiti da un altra forma di conservatorismo. A me fa molto ridere (per quanto lo faccia amaramente) vedere i figli degli immigrati dal sud Italia lamentarsi dell'arrivo dei rumeni ed i rumeni lamentarsi dei maghrebini ed i maghrebini prendere le distanze dai senegalesi e non mi stupirei se, fra qualche anno, i senegalesi prenderanno posizione contro l'arrivo di chi sa chi...senza contare che, per parafrasare De Crescenzo, siamo tutti i malsopportati di qualcuno.
Intendo che al cambiamento è impossibile opporsi, inutile resistere e stupido pensare di poterlo addirittura invertire e che conviene fare buon viso a cattivo (ma per davvero, poi?) gioco, esercitare il diritto a mantenere le abitudini che più a noi si confanno e sviluppare la capacità di convivere con il nuovo.
I Vannacci vincono le battaglie, come i sindaci liguri che vietarono i bikini sulle loro spiagge a metà anni sessanta, come coloro che segregarono le popolazioni di colore in Sud Africa e negli USA, come coloro che si opposero all'estensione del voto alle donne, o al divorzio, o alla battaglia per la parità retributiva, o all'ingresso delle donne nelle forze dell'ordine, per citare giusto due cose, ma perdono sempre le guerre.
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Perché leggere Vannacci se Camon lo ha detto prima e lo ha detto meglio? Forse perché il piccolo libro che ho in mano, “Son tornate le volpi. Come muore la nostra civiltà”, non è stato per nulla pubblicizzato. O forse perché è un libro di poesie ma sono poesie brevi e supercomprensibili, non dev’essere questo il problema. E’ pubblicato da Apogeo Editore di Adria e qualcuno si domanderà: come mai uno scrittore come Ferdinando Camon che ha vinto lo Strega e il Campiello, che è tradotto in tutto il mondo, anche in turco e in persiano, che in Francia pubblica con Gallimard, in Italia affida i propri testi a, con tutto il rispetto, Apogeo Editore di Adria? Una risposta è a pagina 40 e si intitola “Città multietnica”: “Di giorno la città è italiana, operai, impiegati, studenti, donne. Di sera diventa nigeriana, presidiata dai racket della prostituzione. A mezzanotte si fa marocchina, grosse auto sostano in fila, chi allunga qualche mila riceve una bustina. Verso le 3 diventa albanese, le raffiche scuotono la periferia e i banditi scappano dai negozi prima che arrivi la polizia”. Una risposta ancora migliore è a pagina 36 ma stavolta niente virgolettato perché poi denunciano me e denunciano Camon.
Camillo Langone Ferdinando Camon, poi dice che la cultura è solo desinistra (la cul-tura forse), via https://www.ilfoglio.it/preghiera/2023/09/26/news/meglio-ferdinando-camon-del-generale-vannacci-5708964/
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“Sto farfugliando che la regressione civile a cui assistiamo, e di cui una parte di noi si duole, deriva da un’inversione di valori che ha portato a screditare la conoscenza, l’informazione, la cultura, a favore dell’ignoranza e della sua rivendicazione. Le persone – noi – diventano rispettose e amanti del prossimo, con tutte le sue differenze, man mano che si allontanano dall’ignoranza: ignoranza che oggi è fatta di due cose, non è più l’ignoranza vuota di analfabetismi e di assenze di informazioni di un tempo.
È fatta 1) di riempire la propria conoscenza di cazzate, e 2) di disprezzare la conoscenza che ci manca per non sentirsene umiliati. Quando si è detto “le tv di Berlusconi hanno rincoglionito gli italiani” l’errore è stato ridurre una questione assai più ampia alle sole responsabilità di Berlusconi, raccontandosi che il problema fosse Berlusconi (non lo era, come si vede). Ma gli italiani – e altri popoli altrove – sono stati rincoglioniti da quella cosa lì proclamata da ogni parte, dalla liberatoria narrazione che le cazzate fossero equivalenti alla conoscenza, le balle alla verità: lo sdoganamento di Alvaro Vitali, la battuta di Fantozzi sulla corazzata Kotiomkin, l’idea che “il popolo” (dove il popolo è sempre un eufemismo demagogico per definire le persone più ignoranti senza dirglielo) debba essere apprezzato nelle sue inclinazioni più basilari e animali, panem et circenses, il qualunquismo, “io non mi occupo di politica”. E al tempo stesso demolire il valore della cultura, della conoscenza, del sapere, sfottere gli “intellettuali”, avvilire ogni termine e contesto legato a questi concetti, “non accetto lezioni“, accusare di “spocchia” e “superiorità morale” qualunque impegno dedicato a trasmettere cultura, costruire una retorica di insulti per i “professoroni”, il “ditino alzato”, le “maestrine”, in modo da legittimare le proprie ignoranze.
Attenzione, con un concorso e una complicità gravi e gravemente responsabili. Qualche settimana fa, alla fine della proiezione milanese del suo film – il seguito di Ferie d’agosto, con gli intellettuali di sinistra nobili e noiosi e i cialtroni di destra caciaroni e simpatici – Paolo Virzì si è sentito fare questa domanda da uno spettatore, evidentemente di sinistra come lui: “ma non potevamo fare un po’ più feste anche noi?”. E per buffa coincidenza avevo sentito dire la stessa cosa in una conversazione pubblica a Cremona, a un evento del Post, tra Michele Serra e Matteo Bordone: un’autocritica sull’avere opposto al berlusconismo non una risposta concorrenziale e di sinistra al desiderio di leggerezza e allegria, ma una contestazione della leggerezza e dell’allegria.”
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Massimo Arcangeli risponde al libro del generale Vannacci Sarà presentato domenica 10 marzo, alle ore 17, presso l'Officina teatrale La Piazzetta di Magione l’ultimo libro di Massimo Arcangeli: “Il generale h...
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Quando tu giornalista anziché scrivere " reagisce tempestiva all aggressione di due malintenzionati armati di ascia entrati in casa mentre dorme con i suoi figli " scrivi, " Prende a cazzotti due neri di 19 e 21 anni mandandoli all'ospedale...oppure glissi su politici che sotto pandemia fanno vincere contratti a parenti per forniture mediche come camici e quant' altro...meriti di essere incriminato per abuso della professione a fini propagandistici poiché tendi a manipolare le menti deboli, tentando deliberatamente e sistematicamente di plasmare percezioni, manipolare cognizioni e dirigere il comportamento al fine di ottenere una risposta che favorisca gli intenti ( politici) di chi li mette in atto.
Dice #vannacci nel suo libro - premiatissimo dalle vendite- ma posto al centro di polemiche giornalistiche che :
"il buonsenso fa paura perché ce lo hanno negato, perché negli ultimi decenni bisognava inquadrarsi nel pensiero unico, il pensiero di cattedra e chi era fuori dal pensiero di cattedra bisognava emarginarlo, peggio, dargli del matto. Si toglie dignità all’interlocutore, va rieducato per partecipare alla vita sociale senza nuocere. E a me non piace una società di questo tipo. Io rivendico il diritto di esprimere le mie opinioni purché non siano offensive, purché rimangano nell’alveo della Costituzione»
Ecco io non ho il "peso politico " di questo soldato, servitore dello stato di serie A, ma posso essere fiero che un anno prima se pur con differenze strutturali e di stile, con similitudini mitologiche e comparazioni ho combattuto anch'io contro il pensiero unico esaurendo oggi Gli audaci con una classifica Amazon di tutto rispetto per un signor nessuno considerando il numero superiore al milione di titoli presenti sulla suddetta piattaforma.
Forse sarebbe il caso di guardare le cose in maniera distaccata e vedere se davvero non si sia esagerato troppo in certi messaggi e certi allarmi piuttosto che pensare che chi la pensa in maniera diversa scrivendolo o leggendolo sia un razzista-omofono-guerrafondaio-violento-ignorante.
#noalpensierounico #robertonicolettiballatibonaffini #giulioperroneditore #libri #ilmondoalcontrario #letture #narrativaitaliana
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22 ago 2023 10:24
“GLI ATTACCHI DA DESTRA? NON CONSIDERO ‘AMICO’ NESSUNO DI QUELLI CHE HANNO PARLATO DI ME, MISTIFICANDO LA REALTÀ” - CROSETTO INTERVIENE SUL CASO VANNACCI E RISPONDE A SALVINI E A DONZELLI – IL SILURO A ALEMANNO: “NON MI SONO PENTITO DI AVERLO DIFESO, A SUO TEMPO, ANZI NE VADO ORGOGLIOSO. SAPEVO BENE GIÀ ALLORA CHE TIPO DI PERSONA FOSSE” – IL MINISTRO NEGA DI ESSERE ISOLATO NEL GOVERNO E CONFERMA CHE, COME DAGO DIXIT, I VERTICI MILITARI AVREBBERO PRETESO MOLTA PIU’ DUREZZA – “IL CAMBIAMENTO DI FUNZIONI NON L’AVREI NEMMENO FATTO PER EVITARE CHE VANNACCI DIVENTASSE UN MARTIRE, COME È POI AVVENUTO” – DAGOREPORT -
Estratto dell’articolo di Paola Di Caro per il Corriere della Sera
È rimasto solo, o quasi. Non nell’opinione pubblica, che si è spaccata dopo le sue parole contro le affermazioni contenute nel libro del generale già a capo della Folgore Roberto Vannacci, definite «farneticazioni». Ma tra i vertici del centrodestra: in tanti hanno taciuto, o criticato, o si sono mostrati solidali col generale, come ieri Salvini. Ma Guido Crosetto non fa marcia indietro: «Certo che rifarei quello che ho fatto perché il ministro alla Difesa, di tutti i cittadini italiani e di tutti i militari, doveva agire così. Non ho parlato e non mi sono mosso da esponente politico, ma, trattandosi di una cosa che toccava il mio ministero, da rappresentante delle istituzioni», dice.
Ne è nato un caso politico.
«Sono intervenuto, in realtà, per cercare di spegnerlo sul nascere (...) consultandomi con i vertici militari, ho chiesto si facesse chiarezza interna, anche per capire se quel libro fosse stato autorizzato, e poi ho agito con tre fini: tutelare lo stesso generale, le Forze armate e i valori costituzionali e repubblicani».
I vertici delle Forze armate erano d’accordo con lei?
«Guardi, il cambiamento di funzioni io non l’avrei nemmeno fatto, proprio per spegnere il caso ed evitare che Vannacci diventasse un martire, come è poi avvenuto. Avrei preferito attendere e vagliare tutte le informazioni. Ma le assicuro che le persone con cui ho parlato — e che poi hanno agito — avrebbero preteso molta più durezza. Ma io sono e resto garantista. Il procedimento interno, già avviato, valuterà la posizione del generale e deciderà».
Non altrettanto si può dire del «fuoco amico» arrivato dal centrodestra.
«Non considero “amico” nessuno di quelli che hanno parlato di me, mistificando la realtà e senza nemmeno capire che io non parlavo delle libertà di opinioni di una persona, ma di rispetto delle regole e delle istituzioni».
Cioè Donzelli, Salvini che ha preso le parti di Vannacci, Alemanno, tra gli altri, non sono suoi amici?
«Mi sembra che Donzelli abbia espresso le sue opinioni politiche ma sulla mia decisione mi abbia dato ragione. Così come Salvini si è limitato a dare un giudizio politico su alcune affermazioni del libro di Vannacci senza discutere le mie scelte.
Su Alemanno mi limito a dire solo che non mi sono pentito di averlo difeso, a suo tempo, anzi ne vado orgoglioso. Sapevo bene già allora che tipo di persona fosse, ma l’ho difeso lo stesso. Proprio perché io non mi muovo con calcolo politico, ma sulla base di principi. Magari, quando mi svestirò del mio ruolo, dirò anch’io quello che penso e potrò raccontare cose che oggi non posso su alcuni di quelli che hanno speculato in questi giorni».
(...)
Ma lei l’ha letto il libro?
«Sì, ora sì: non è nemmeno innovativo nell’attaccare il pensiero unico e, senza questa pubblicità, non sarebbe stato un successo. Non è mio compito commentarlo. Io, a differenza dei soloni di destra e sinistra, non posso permettermi il lusso intellettuale di chi trincia giudizi sul mondo dalla sua poltrona».
Ha parlato con Vannacci?
«No, perché non c’era motivo. (...)
Con Meloni si è chiarito?
«No, ma non credo si tratti di una vicenda su cui vada coinvolto il premier. Per me è una questione interna al mondo della Difesa e, nonostante il clamore, credo che tale debba restare».
Si sente isolato?
«Non mi sento particolarmente isolato, le assicuro. Peraltro, anche se lo fossi, sono abituato a fare battaglie abbastanza solitarie: la Wagner, la guerra, l’Africa, la Bce, la Pa, i dossieraggi... Quello che ritengo sia giusto dire o fare lo faccio e lo dico. Non ho bisogno di uno scranno per sopravvivere: ho scelto di rivestire un ruolo politico, rinunciando a molto e non lo faccio per mettere insieme il pranzo con la cena. Anche molti avversari me lo riconoscono».
Ha avuto anche attacchi social da destra.
«Molti sembrano personaggi in cerca d’autore. Chi si sente di destra ha, o almeno dovrebbe avere, un assoluto rispetto delle regole. Chi scrive, insulta, a parti inverse, avrebbe fatto lo stesso. Ma distinguo sempre la marmaglia dalle persone serie, che sono tantissime.
E lo sono certamente nelle Forze armate, dai generali ai soldati semplici che ogni giorno servono la Patria in silenzio e con spirito di sacrificio. Io loro rappresento e difendo. E c’è anche il diritto di Vannacci di non subire ritorsioni per le sue idee e di poter dimostrare di non aver in alcun modo violato le norme che ha sempre fatto rispettare ai suoi sottoposti. Questo è il mio dovere e questo farò applicare».
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