#UNA SEGRETA RISONANZA
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eresia-catara · 3 months ago
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I don't know how I never noticed this before but I was reading ok??
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the song of birds and reasoning about love
And I checked the footnotes
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«Reasoning about love» recurs in Dante, Guido I wish that you and Lapo and I, 12 [...]. For a secret resonance inside Guido['s poems], cfr. XLI, 7.
And I checked the reference because,, that's a weird way to put it. Did I miss anything? Secret??
And?????
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of me you spoke so deep from the heart
GUYS.
I flipped pages and there it was.
whY does he connect them. And whY is this resonance so secret mr. de robertis? Like. Out of all the things he could've connected to "reasoning about love" he thought this. The Line. The line where we have the word coralemente which. y'know. as we have said recurs only one other time, here
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[a loving spiritual gaze]/ [...]/ [...] now more than ever assails me/ and drives me into thinking deep from the heart/ of my lady
and it is referred to the lady and it is a word of passion there is no mistake about that
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["now more than ever"] rather expresses a more intense feeling of love (cfr. 4 coralemente) [...] it essentially has the function of a superlative. Even the «immediately assails me» in Dante's sonnet Oftentimes, 5, alludes to an assault of eros [...].
The term 'coralemente', 'deep from the heart', was common in poetry and it was always referred to the love felt towards the lady, to an assault of eros, but Guido, as we know, uses it when talking about Dante talking about him.
If this was already...off, now we have this "song of birds and reasoning about love" which is the same concept used in the shepherdess poem where hearing the song of birds means that the lady's heart desires a lover, which De Robertis (you know. the greatest critic of Guido's poems.) connects to coralemente.
This means that Guido is saying that Dante would talk about him deep from the heart, or, reasoning about love. And it's nothing new in a way because they essentially mean the same thing: Dante spoke about him with burning passion. The point is this could all easily be interpreted platonically if it weren't for the fact that these are all technical terms. Guido is not using common expressions but he is using the words of Love and it's surely not a lighthearted whimsical choice considering he's also the one who's obsessed with technicisms. Also only a few lines later, to say he cannot show his appreciation for Dante's words he uses the expression 'far mostramento' which again is a technical term that refers to the display of love's effects. He is talking. about. Love!!
LASTLY. in this perspective. Guido i' vorrei? Ragionar d'amore??
Hang on- cavalghieri nation rise?????
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susieporta · 5 months ago
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⚜️I MESSAGGI DI LILITH IN ♎️ #1⚜️
⚠️Essere in una relazione di coppia NON è un traguardo.
🎯Quando trovi un partner, qualunque sia la tua età, non dovresti rilassarti e tranquillizzarti, come se avessi raggiunto l’obiettivo: in realtà sei solo all’inizio di un percorso impegnativo, che è soprattutto un viaggio alla scoperta di chi sei veramente.
🌳Quando due persone si attraggono reciprocamente e danno inizio a una relazione, ufficiale, occasionale o clandestina che sia, significa che i loro alberi genealogici sono in risonanza tra loro. Nell’inconscio di entrambi, ci sono immagini analoghe perturbate, che chiedono di essere viste e sanate.
C’è un piano superiore che opera a nostra insaputa.
😳Di fatto, è il nostro albero genealogico che sceglie di chi farci innamorare!
🥰Inizialmente, ci innamoriamo di una proiezione: vediamo nell’altro un’immagine idealizzata, che soddisfa i nostri bisogni più profondi.
👉La sfida è crescere nella relazione e riuscire e vedere l’altro per quello che è, e accettarlo e rispettarlo proprio cosi com’è.
👉Accettare l’altro così com’è significa anche accettare il suo passato, la sua famiglia d’origine, i suoi precedenti partner, gli eventuali figli.
⚖️Inoltre, all’interno di qualunque relazione, ci deve essere equilibrio tra dare e ricevere: nessuno dei due deve far sentire l’altro in debito, nessuno deve dominare, manipolare, controllare l’altro.
🧬Siamo sempre attratti da chi ci spinge verso il nucleo più profondo di noi stessi.
Perciò è importante comprendere per quale ragione il nostro clan ha bisogno che entriamo in relazione proprio con quella determinata persona!
⚠️Nelle relazioni clandestine, spesso viene rimessa in scena una #triangolazione vissuta da un antenato o da un’antenata, che ha generato molto dolore e talvolta anche figli non riconosciuti.
🫣Se sei in una relazione ufficiale, e hai anche una relazione segreta, ci sono due parti di te che non riesci a far dialogare, e la parte di te che non hai integrato, viene proiettata all’esterno sotto forma di “amante clandestino”. Questo partner non ufficiale ti sta portando un messaggio del tuo clan (e tu stai facendo lo stesso per lui o per lei).
🚨Vale anche se sei in #relazione con una persona impegnata!
🔗Puoi decidere di chiudere la relazione ufficiale per portare alla luce la tua nuova passione, ma se prima non avrai incontrato quella parte di te che neghi, se non avrai compreso quale immagine inconscia chiede di essere sanata, lo schema si ripeterà, e la catena delle infedeltà e delle triangolazioni non si spezzerà.
🔂Tutto si ripete, se non c’è consapevolezza, assunzione di responsabilità e presa di coscienza.
Tutto si ripete, se non siamo onesti con noi stessi!
🚧Le relazioni, tutte le relazioni, sono occasioni di crescita e di lavoro su di sé. Non sono traguardi.
Perciò, non sei esente dal doverti mettere in discussione solo perché hai trovato un partner (o due 🤭)
Anzi…😉
To be continued…
💫 𝖑𝖆 𝖋𝖆𝖙𝖆𝖙𝖚𝖗𝖈𝖎𝖓𝖆💫 feat. Lilith in Bilancia
✍️ Roberta Turci
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superfuji · 4 years ago
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L'eroe Mussolini e gli immigrati assassini: i fascio-fumetti invadono le scuole
La propaganda nera arriva dalla Germania sotto forma di vignette, graphic novel, opuscoli e libri animati pubblicati dalla galassia degli editori d'ultradestra: amministrazioni e assessori soprattutto di FdI li donano a istituti e biblioteche
C'E' LA CARICA dei tagliatori di teste al grido di “hail!”, che sostituisce, rievocandolo, il saluto hitleriano “heil”. C’è l’immigrato assassino che brandisce un machete insanguinato: lo stesso sangue grondante da un coltello impugnato dal solito uomo di colore che, nella narrazione fumettistica, rappresenta il male della società. C’è Mussolini raccontato come un eroe e c’è la ricostruzione fantasiosa e apologetica - in chiave martire-valoroso -, dell’uccisione a Dongo di Alessandro Pavolini, ultimo segretario del Partito fascista e comandante delle famigerate Brigate Nere. Sospesi tra realtà e finzione. Pieni di slogan e santini propagandistici, rimandi nostalgici, simboli del neofascismo e del neonazismo (rappresentati quasi sempre da personaggi “veri”, realmente esistiti e entrati nel pantheon dei camerati). Sono i fumetti dell’estrema destra. Scie, vignette, graphic novel, opuscoli, libri “animati”. Pubblicati da case editrici vicine, o collegate, in alcuni casi diretta emanazione di movimenti politici della galassia nera. Alcuni dei quali già sotto inchiesta e attualmente alla sbarra.
Controcultura nera
Un’operazione di “controcultura” in risposta al racconto mainstream. Che si snoda soprattutto tra Italia e Germania, ed è rivolta – ovviamente - alla platea dei giovani. Giovani delle scuole, anche. A cui – grazie all’iniziativa di amministrazioni comunali, sindaci, assessori, deputati – questi fumetti vengono regalati. L’elenco degli ultimi casi italiani ci porta a Ascoli Piceno. Su input del sindaco di FdI Marco Fioravanti, per il Giorno del Ricordo 2021, il Comune ha comprato e donato agli studenti della provincia il libro “Foiba Rossa. Storia di un’italiana”, dedicato a Norma Cossetto. Il volume è pubblicato da Ferrogallico, casa editrice di fumetti legata a doppio filo all’estrema destra: tra i soci fondatori (2017) figurano due esponenti di Forza Nuova (Marco Carucci, ex portavoce milanese, e Alfredo Durantini), e il cantautore “non conforme” Skoll, nome d’arte di Federico Goglio. A distribuire i volumi di Ferrogallico oggi è Altaforte, la casa editrice del dirigente-picchiatore di CasaPound Francesco Polacchi, pregiudicato per violenze come alcuni dei suoi autori, e anche proprietario del marchio di moda Pivert, nonché editore del Primato Nazionale, la testata (carta e on line) dei “fascisti del terzo millennio”. Sulle pagine del periodico di CPI trovano spazio pure i fumetti. Un esempio: la lenzuolata intitolata “Il paese normale, fatti e cronache di ordinaria integrazione”. Un collage di notizie di crimini commessi da immigrati ruota intorno al disegno di un coltello stretto in una mano dalla pelle scura.
Soldi pubblici e casse fasciste
Torniamo a Ferrogallico e al caso Ascoli Piceno. La stessa scelta di parlare del Giorno del Ricordo attraverso il fumetto su Norma Cossetto è stata assunta anche da altre amministrazioni: due anni fa, tra le prime, l’assessore all’Istruzione della Regione Veneto Elena Donazzan, di FdI, poi esibitasi in Faccetta nera ospite di una trasmissione radiofonica. Seguirono Regione Piemonte, Pavia - sempre su proposta di una consigliera del partito di Giorgia Meloni, Paola Chiesa, che distribuì personalmente il libro - , ed altri Comuni. Il tutto, tra prevedibili e incandescenti polemiche. Anche perché si tratta di soldi pubblici che finiscono dritti nelle casse di case editrici collegate a gruppi e movimenti dichiaratamente fascisti. Andiamo avanti. Sorvolando sul fumetto (sempre targato Ferrogallico) dedicato alla vita di Nino Benvenuti, esule istriano, si può ricordare un altro caso: due anni fa l’amministrazione di Verona decide di regalare alle scuole e alle biblioteche comunali il libro a fumetti pubblicato nel 2017 (l’editore è sempre lo stesso) che racconta la storia di Sergio Ramelli, giovane membro del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975 a Milano da militanti di Avanguardia Operaia, e diventato, da allora, uno dei simboli del neofascismo.
"Immigrato criminale"
Come funziona la propaganda del fumetto nero? Da dove nasce? Chi c’è dietro questa editoria che punta su leggerezza e immediatezza per veicolare messaggi nostalgici e revisionisti? Alla base dell’ombra lunga, che trova il suo terminale nei politici che ricoprono ruoli decisionali nelle istituzioni (Ferrogallico è stata sdoganata con incontri convocati in Camera e Senato da politici di FdI e Lega), c’è una strategia di diffusione mirata a entrare in contatto coi più giovani. Che utilizza stile e modalità narrative particolari. Come spiega Emilio Cirri ne “Lo spazio bianco – nel cuore del fumetto”, queste opere “sono accomunate da alcuni elementi ricorrenti. Da una parte abbiamo la forma artistica e narrativa. Si usa uno stile realistico per dare al contenuto un effetto ‘storicamente corretto’. Uno stile spesso rigido e sgraziato, minato da errori di anatomie e prospettive, più attento a creare immagini da usare per la propaganda”. In molti fumetti spiccano immagini di stupri e uccisioni “per creare un macabro effetto shock”. Nei dialoghi nelle vignette – spiega sempre Emilio Cirri - c’è una “prosa pomposa e retorica allo sfinimento, con dialoghi lapidari utili solo per trasmettere una tesi preformata e una definizione macchiettistica dei personaggi, sia quelli ‘buoni’ sia quelli ‘cattivi’”. Altri esempi. Graficamente, diciamo, border line. La copertina di ‘Adam – una storia di immigrazione’. E’ la graphic novel del giornalista Francesco Borgonuovo uscita sempre per Ferrogallico. Suona come un inno splatter alla tesi sovranista immigrato uguale criminale. Qui non è tanto importante ricordare che l’autore è ospite abituale a eventi e convegni organizzati da gruppi neofascisti e anche di ispirazione neonazista (vedi Lealtà Azione). Più interessante è interpretare la presentazione che Ferrogallico propone dei propri fumetti. “Ostinati e contrari”. Con un presunto obiettivo: portare alla luce “storie taciute su cui grava il velo di silenzio del conformismo culturale e del politicamente corretto”.
Quelle che avete appena letto sono le classiche parole d’ordine esibite dalla narrazione neofascista in questo mezzo secolo di storia: dagli anni ’70 ad oggi. Sono anche gli slogan che rimandano a quello che oggi si può considerare un laboratorio privilegiato della fumettistica di estrema destra. La Germania. E’ da lì che rimbalza, in Italia, il fenomeno. Per raccontare la mappa tedesca delle strisce apologetiche e revisioniste, delle graphic novel inneggianti alle SS e quelle che affondano nella propaganda omofoba e anti-immigrati, conviene partire da Hydra Comics. Che è diventato un caso politico. Andiamo con ordine. Ai lettori e agli appassionati della Marvel il nome Hydra non suonerà affatto nuovo: è la denominazione di una fittizia organizzazione terroristico-sovversiva, nata come società segreta, che compare nei fumetti americani Marvel Comics nel 1965. Gli spietati agenti di Hydra puntavano a istituire un nuovo ordine mondiale di stampo nazionalsocialista. Il loro motto? “Taglia una testa, altre due penderanno il suo posto”.
Sassonia ultranazionalista
Dresda, Sassonia. Un luogo a caso? No. E’ nel capoluogo del Land divenuto tristemente celebre negli ultimi anni per la nascita e l’attività violenta di gruppi di estrema destra e neonazisti che nasce Hydra Comics. Il fondatore è Michael Schafer, ex politico della Cdu poi passato a NPD e per anni dirigente dei Junge Nationaldemokraten (JN). Chi finanzia la creazione di Hydra? I destrissimi Movimento Identitario (Identitäre Bewegung) e Ein Prozent. Islamofobici, nemici dell’immigrazione e del multiculturalismo, oppositori dei diritti Lgbt. Parliamo di movimenti che non rifiutano angolazioni nostalgiche e neonaziste. Come Pegida, anche questa made in Sassonia. Nell’opera di proselitismo mediatico di queste formazioni, in particolar modo tra i giovani, oltre a cortei, presidi, manifestazioni no-vax, giocano un loro ruolo anche i fumetti.
Venticinque febbraio scorso: il caso Hydra balza alle cronache. Sulla pagina Fb di Comixene, importante rivista tedesca dedicata al fumetto, il direttore in persona fa, di fatto, da cassa di risonanza alla nascita di Hydra: prendendo formalmente le distanze dalla pubblicazione su un numero di Comixene della notizia del lancio della casa editrice nera, e invitando a indagare sulle sue origini segrete, nella pratica le offre un graditissimo spot. Comixene – come racconta sempre “Lo Spazio bianco – il cuore nel fumetto” - viene travolto da critiche durissime. Per altro: chi siano e cosa pubblichino quelli di Hydra Comics è già noto. Strisce e vignette con riferimenti ai “veri patrioti”, simbologia delle “squadre di salvaguardia” (SS) naziste, agenti segreti al servizio del popolo. Gli eroi Marvel Capitan America e Superman decontestualizzati. “Siamo aperti a tutti quegli autori che nel panorama odierno non trovano un posto in cui pubblicare” – spiega Hydra. “Opere non conformi, anche provenienti dall’estero” in difesa di quei lettori e quegli artisti che si sentono “limitati da un settore in cui l’ideologia viene prima del talento”. Intorno al progetto editoriale Hydra e alla sua lotta alla “dittatura del buonismo” si muovono artisti tedeschi della scena dell’estrema destra: il writer Wolf PM (che usa caratteri calligrafici di epoca nazista) e Remata’Clan dalla Turingia.
Asse Roma-Berlino-Tokyo
In Germania – dopo una lunga scia di violenze, molte delle quali avvenute proprio in Sassonia, e dopo la strage terroristica di Hanau del 21 febbraio 2020 – si è riaperto il dibattito sull’estremismo di destra. I servizi segreti hanno messo sotto sorveglianza AfD perché considerato un movimento pericoloso per la democrazia. AfD. Hydra. Link che si riattivano. Ci sono fumetti, in Germania, partoriti e pubblicizzati dagli stessi partiti. Tra il 2017 e il 2018 sulla pagina della sezione AfD di Berlino sono stati pubblicati sette racconti intitolati “Emilia and friends”. L’autore? Il caposezione Georg Pazderski. Protagonista dei racconti è, appunto, Emilia, una ragazza dalle sembianze di uccello, sostenitrice di AfD che difende le posizioni più estreme del partito contro una società fatta di crimini. A chi è ispirato, per la sua striscia ultranazionalista, Pazderski? Agli omologhi austriaci dell’FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs), partito di estrema destra austriaco il cui leader, Heinz Christian Strache, in questi anni è stato protagonista, a sua volta, di numerose vignette che lo immortalavano come un supereroe in lotta contro i mali della società liberale e globalista. Intorno a super Strache, un florilegio di riferimenti, diretti e indiretti, al nazismo e alle rune che ne hanno caratterizzato la deriva esoterica. L’elenco dei fumetti tedeschi finiti sotta accusa è lungo e fornito. Si è molto parlato, tra gli altri, di Der Vigilant. L’eroe qui – in un paradosso perfetto - è un vendicatore solitario che protegge il popolo da un partito dittatoriale ecologista. L’editore che ha dato alle stampe il fumetto si chiama Eric Zonfeld (Zonfeld-Comics). E’ noto per la pubblicazione di romanzi giovanili xenofobi, razzisti e attraversati da continui richiami al nazismo. Libri il cui contenuto – vari esposti sono finiti sul tavolo Tribunale di Colonia - “stimola l’odio razziale, glorifica o minimizza le idee del Nazionalsocialismo, glorifica i membri delle SS e discrimina gli omosessuali”. Il bisogno continuo di additare un nemico da combattere e annientare; la mitizzazione dei regimi e della razza; l'avversione verso gli "invasori” colpevoli di rovinarla. Dalla Germania all’Italia, sotto traccia, lavora la fabbrica del fumetto. L’ultimo prodotto Hydra Comics è dedicato all’artista giapponese Yukio Mishima, ultranazionalista adottato come feticcio dalle destre europee. Chi ha realizzato la nuova striscia? Semplice: Ferrogallico, l’etichetta editoriale dei fascisti di Forza Nuova distribuita dai fascisti di Altaforte-CasaPound. Siamo in tempo di pace, ma nella graphic novel si rinsalda l’asse Roma-Berlino-Tokyo.
di Paolo Berizzi - la Repubblica
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frammento · 5 years ago
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Per assicurare a un prodotto eminente dello spirito una larga, profonda, immediata risonanza, occorre che fra il destino personale dell’autore e quello generale dei contemporanei esista un’affinità segreta, anzi una convergenza. Gli uomini non sanno perché decretino fama a un’opera d’arte. Tutto fuorché intenditori, essi credono di scoprirvi, a giustificazione di un consenso così vasto, pregi innumerevoli; ma il vero motivo del plauso è un imponderabile; è simpatia. In un brano di scarso rilievo, ma senza ambagi, lo stesso Aschenbach aveva scritto che ciò ch’è grande quasi sempre esiste come «un malgrado», ha cioè visto la luce malgrado dolori e sofferenze, miserie e abbandoni, debolezze fisiche e vizi, passioni e mille intralci. Era questa, più che un’osservazione, un’esperienza vissuta; era anzi la formula della sua vita e della sua gloria, la chiave della sua opera; ci si stupirà che fosse pure il carattere morale e l’atteggiamento esterno dei personaggi più veracemente suoi?
Thomas Mann, La morte a Venezia
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pangeanews · 5 years ago
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Tutti si avventano sul corpo di Pasternak: esce un romanzo che ricama intorno a “Zivago” (pagato profumatamente) e la pronipote di Boris mostra le unghie querelando l’autore. Meglio tornare alle poesie…
Boris Pasternak continua a infiammare – d’altronde, gli ingredienti sono speciali: un genio di buona famiglia, un poeta straordinario che ha conosciuto i grandi (Lev Tolstoj, Aleksandr Skrjabin, Rainer Maria Rilke), che è stato molto amato (da Marina Cvetaeva, da Anna Achmatova), che molto ha amato (il matrimonio con Evgenija, poi quello con Zinaida, infine Olga). Il poeta che resiste alle storture del regime sovietico e quel romanzo, Il dottor Zivago, che in modo romanzesco viene pubblicato, in anteprima mondiale, da Feltrinelli, che permette a Pasternak il Nobel per la letteratura clamorosamente rifiutato, che evolve in kolossal cinematografico (bruttino). Intorno, la Cia e il Kgb che sfruttano – o torchiano – il poeta, nel contesto della Guerra Fredda.
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A questa scenografia da sceneggiato aggiungo due dati, che non smettono di colpirmi. Primo: Pasternak, poeta ritirato, contemplativo, affine ai moti del cosmo più che ai tremori della Storia, diventa un ‘caso internazionale’. In effetti, disperava di veder pubblicato lo ‘Zivago’: “Tenuto conto dello spirito che anima l’opera e degli sviluppi della mia situazione qui in Russia, pubblicare il romanzo è fuori discussione”, scrive alle sorelle, nel 1948. Il secondo dato si lega a questa lettera, inviata a Oxford. Pasternak, di fatto, è solo, in Russia, dal 1921. Il padre, il pittore Leonid, così importante per la sua evoluzione artistica, coglie l’occasione di un ricovero a Berlino, per una operazione agli occhi. Non tornerà più in Russia. Porta con sé moglie e figlie: Josephine, più giovane di dieci anni di Boris, che sarà filosofa e poetessa, e Lydia, più giovane di 12 anni, che sarà chimica e devota traduttrice delle poesie del fratello (le prime poesie “scelte e tradotte” sono edite a Londra nel 1960 e nel 1963). Entrambe dotate di particolare sensibilità, moriranno a Oxford: Lydia trent’anni fa, nel 1989, Josephine quattro anni dopo. In Russia, insieme a Boris, resta il fratello Aleksandr (più giovane di tre anni), che farà carriera come architetto. Pasternak vive in Russia, nei momenti più duri, con la famiglia all’estero, in esilio, tra gli ostili ai bolscevichi.
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Detto il contesto, i fatti attuali. Lara Prescott, educata in scrittura in Texas, specializzata a Washington D.C. in “scienze politiche”, ha fatto il botto con il primo romanzo. Il libro, The Secrets We Kept, in giro da un mese, romanza ciò che si sa: la missione della Cia “per portare fuori dalla Russia Il dottor Zivago, dove nessuno osa pubblicarlo”. La Prescott s’inventa la figura di Sally Forrester, “spia glamour e sofisticata, che ha affinato il proprio magnetismo per sottrarre segreti a uomini potenti”. Lo 007 in posa sexy già mi annoia, così come la dida prodotta dall’editore: “il romanzo combina una leggendaria storia d’amore – quella tra Boris Pasternak e la sua amante e musa, Olga Ivinskaya – con la narrazione di donne abituate a vivere una esistenza tra rischi e intrighi. Dalla tenuta in campagna di Pasternak alla brutalità dei Gulag, da Washington a Parigi e Milano, il romanzo coglie un momento fondamentale della storia della letteratura mondiale”. Olè. Il romanzo sarà tradotto in 29 lingue, ne faranno un film.
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L’erede tira fuori le zanne. Anna Pasternak è la pronipote di Boris Pasternak, nipote di Josephine Pasternak. Nel 2016 pubblica un libro, che ha avuto una certa risonanza: Lara. The Untold Love Story and the Inspiration for Doctor Zhivago. Sostanzialmente, si ricama intorno alla storia d’amore tra Boris e Olga, dove c’è molto poco di untold, nel senso che quasi tutto è già stato detto e molto è stato scritto pure dal grande – e vituperato – Boris. Esempio. In una lettera del 7 maggio 1958 a Renate Schweitzer, Pasternak scrive a proposito di Olga: “L’hanno messa in carcere per colpa mia, perché secondo la polizia segreta era lei la persona che più mi era cara; ha subìto interrogatori estenuanti, è stata minacciata, e hanno cercato di ottenere da lei dichiarazioni sufficienti a intentare un processo contro di me. Al suo eroismo e alla sua fermezza io devo la vita, ed è stato solo per merito suo se in quegli anni non mi hanno mai toccato”. Bene. Anna Pasternak, che specula come può sui ricordi dei cari, notevoli avi, intenta una causa contro Lara Prescott e il suo editore, il colosso Penguin Random House. Ha accusato la Prescott di plagio. L’editore ricorda che la sua autrice, invece, si è informata leggendo diversi libri, dalle memorie di Olga Ivinskaya (pubblicate a Parigi poi tradotte a Londra, nel 1978, come A Captive of Time: My Years with Pasternak) a The Zhivago Affair di Peter Finn e Petra Couvée (2015). Da difendere, più che l’onore di famiglia, c’è il conto in banca: pare che alla Prescott abbiano dato 2 milioni di dollari per il libro su Pasternak…
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Recentemente, dalle righe del “New York Times”, parlando del tomo di Anna Pasternak, Sophie Pinkhan ha messo una pietra sul genere spionistico intorno a “Zivago”: “Gli amanti di Pasternak e gli incurabili romantici farebbero meglio a rileggere Il dottor Zivago e a scavare tra le tante memorie e le fonti che stanno alla base di questo e di altri inutili, nuovi libri”. Io aggiungo ciò che nessuno si è ancora premurato di dire. Riguardo alle “avventure editoriali del capolavoro di Pasternak”, connesse alla sua fatale storia d’amore, ha detto tutto ciò che bisogna sapere, con sfarfallio di documenti, Paolo Mancosu in un libro vasto (490 pagine) e bellissimo, Zivago nella tempesta, edito da Feltrinelli – e chi altri – nel 2015. Vi è raccolta anche quella lettera di Giangiacomo Feltrinelli, datata 5 settembre 1958: “Grazie per Il dottor Zivago, per tutto quello che ci ha insegnato. In un’epoca in cui i valori umani vengono accantonati, gli esseri umani vengono ridotti a robot e la maggior parte delle persone pensa soltanto a fuggire da se stessa e a risolvere i problemi del proprio ego affrettandosi e uccidendo quanto resta della sua sensibilità umana, Zivago ha impartito una lezione indimenticabile. Ora so che ogni volta che non saprò come andare avanti potrò tornare a Zivago e imparare da lui la più grande lezione di vita. Zivago sarà sempre accanto a me quando queste cose mi sembreranno perse per sempre, per aiutarmi a ritrovare i valori semplici e profondi della vita”. È questo – è tutto.
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Luca Doninelli ha detto che sono i versi più belli dell’ultimo ghirigoro di secoli. Ha ragione. Un brandello da Le onde. “Imparentati a tutto ciò che esiste, convincendosi/ e frequentando il futuro nella vita di ogni giorno/ non si può non incorrere, infine, come in un’eresia/ in un’incredibile semplicità”. Eccolo, Pasternak – il resto, è chiacchiera, è mondo, immondo. (d.b.)
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pangeanews · 5 years ago
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“Quello che chiamiamo amore è un contagio, una risonanza di traumi. La scrittura è il mio casco da astronauta”: Veronica Tomassini dialoga con Viola Di Grado
Viola Di Grado, catanese, classe 1987, pluritradotta, è tornata in libreria con un nuovo romanzo, “Fuoco al cielo” (La nave di Teseo), la considero una delle più belle voci della narrativa contemporanea. Di lei dice Michael Cunningham: “è una scrittrice potentissima”. E difatti, leggendola, visionaria e antichissima, chirurgica e lacerante, si staglia la sua poetica, lei stessa, aliena, fuori da qui, creatura che restituisce, in questo suo “Fuoco al cielo”, l’amore straniero e mostruoso, come solo può esserlo l’amore. Tamara e Vladimir, un villaggio nei perimetri non collocabili della Siberia, nel non luogo della “città segreta”, di quel terrore sovietico post staliniano, in un domani terrorifico di minaccia nucleare: Viola racconta la tenerezza violenta (perdonate l’ossimoro) di un amore, lo straniero, capace di ingenerare l’orrore e il raccapriccio, dentro possiamo notare ogni folgorante simbolismo della condizione umana. L’ho intervistata.
L’amore è il grande protagonista stavolta, l’amore che è lo straniero, l’inaudito. Qual è stata la genesi di “Fuoco al cielo”?
Un giorno mi sono imbattuta in un articolo di cronaca: una donna, nel luogo più radioattivo del pianeta, aveva trovato un bambino di venticinque centimetri senza genitali e aveva deciso di adottarlo. Questa storia mi ha rapita e ho deciso di raccontarla, e documentandomi ho scoperto le atrocità delle città segrete, questi luoghi invisibili costruiti sulla morte e responsabili di catastrofi nucleari. Un luogo del genere era ideale per ambientare un’idea, un’atmosfera che avevo in testa da anni: da tempo volevo raccontare l’amore come un contagio, una malsana comunanza o risonanza di traumi e di narrazioni irrisolte di sé. La coppia è un organismo, un mostro a due teste che accorpa in sé ogni mancanza (vuoti affettivi e tutto il resto) e la ripropone in modo più feroce in cerca di una riscrittura, di una salvezza. Coppia è mettere in gioco sia il bene che il male e “amore” è il modo univoco con cui per forza di cose, per sciatta approssimazione linguistica, siamo costretti a chiamare qualcosa di molto personale, che si fa e si disfa con i nostri strumenti psichici irripetibili e difettosi. Ogni amore è diverso, ogni amore mette in campo tutte i sé e ogni sé reclama spazio, tenta con le unghie e con i denti di essere rimesso in ballo, restaurato. […]
Cosa ti ha lasciato la storia di questo amore, mostruoso, come tutti gli amori?
Mi ha lasciato completamente vuota. Finire il libro è terribile, soprattutto per me, perché da sempre, già da quando ero una bambina, mi sento una serva della mia scrittura. Come se ogni esperienza, dolore, pensiero, esistesse in me solo per divenire materiale trasfigurato dei miei romanzi. Benzina della mia scrittura. È un vizio difficile da eliminare, ma probabilmente non ho intenzione di farlo, probabilmente è questo il senso e la forma della mia esistenza. Così quando non scrivo è come se non vivessi, è come se attendessi.
Lo stato della letteratura oggi, secondo te, tu sei l’aliena, è vero?
Sempre stata aliena. Da piccola non lo sopportavo, perché naturalmente avevo bisogno di confrontarmi con i miei coetanei, ma sentivo sempre una differenza enorme, eravamo due specie diverse che non riuscivano a incontrarsi. Crescendo sono diventata orgogliosa della mia diversità. Anche perché la scrittura era il mio casco da astronauta: mi permetteva di vivere qui, in questo pianeta che non mi somiglia, senza che fosse irrespirabile. Lo stato della letteratura? Penso che la letteratura sia viva, come sempre, ma che purtroppo abbia perso del tutto il peso socio-culturale che aveva in passato. Ai libri, adesso, si chiede l’intrattenimento e non l’abisso del pensiero. Adesso, anziché l’ascia che rompe i nostri mari ghiacciati interiori di cui parlava Kafka, il romanzo è la stecca per fare i selfie. Per fortuna esistono molti scrittori bravi, con voci forti che non si fanno corrompere dalla leggerezza tele-sedativa di quest’epoca (tu sei una di loro).
Veronica Tomassini
*L’intervista è pubblicata per gentile concessione di Veronica Tomassini: nella sua versione estesa e completa potete leggerla qui.
**In copertina: Viola Di Grado vista da Nerina Toci
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