#Trame Giapponesi
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fashionbooksmilano · 2 years ago
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Trame Giapponesi  Japanese Tales
Costumi e storie del Teatro No al Museo d’Arte Orientale di Venezia
Costumes and Stories from No Theatre at the Museum of Oriental Art in Venice
A cura di Marta Boscolo Marchi
Antiga Edizioni, Crocetta del Montello 2022, 160 pagine, brossura, ill.a colori, 22 x 28 cm, Testo italiano e inglese, ISBN  9788884353016
euro 30,00
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Il catalogo si compone di alcuni saggi introduttivi dei maggiori studiosi del teatro No- in Italia, sulla rappresentazione, i costumi, gli strumenti musicali che accompagnano la performance e sul primo spettacolo di teatro No- tenutosi a Venezia nel 1953. Nella collezione del Museo d'Arte Orientale di Venezia si conservano xilografie dei maggiori autori dell'Ottocento come Hokusai e Hiroshige, alcune delle quali raffiguranti la lavorazione della seta e alcune delle leggende che diedero origine ai drammi più noti del teatro No-, che accompagnano l'esposizione dei costumi e degli strumenti musicali. Il Museo possiede sontuosi costumi in seta e oro, abitualmente non visibili al pubblico per motivi di conservazione, che nel volume Trame Giapponesi sono pubblicati con le loro schede tessili: tra questi kariginu, atsuita, karaori, hangire, oguchibakama. In contrasto con la sobrietà della scenografia, ridotta all'essenziale, i costumi degli attori spiccano per fasto e preziosità, catalizzando prepotentemente l'attenzione del pubblico. Il volume riporta inoltre gli strumenti musicali dell'hayashi e l'orchestra per il No-, ovvero il flauto e le tre diverse percussioni (otsuzumi, kotsuzumi, taiko), che sono eccellenti pezzi artistici in lacca dorata, pelle e seta. La pubblicazione è completata da una scelta di fotografie di Fabio Massimo Fioravanti, fotografo che da anni si dedica alle riprese del teatro No- in Giappone.
13/01/23
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gamingpark · 1 year ago
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Sonic si prepara per l'estate con un nuovo merchandising ufficiale
Ci sono nuovi articoli sulla merce in arrivo per i fan di Sonic. SEGA li ha annunciati ufficialmente oggi in Europa. Per quanto ne sappiamo, SEGA Europa ha presentato due nuove linee di merchandising con protagonista il riccio: La prima linea è la “Shonen Range” di Sonic, ispirata a un genere di anime/manga giapponesi caratterizzato da trame d’azione. La linea Shonen comprende una serie di…
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jazzluca · 2 years ago
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Di Scourge RiD, Black Convoy e Nemesis Prime vari...
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In quasi 40 anni di storia di marchio, il riutilizzo anche un po’ a caso di nomi classici per personaggi di altre serie, successive alla Transformers G1, è diventata un’abitudine un po' fastidiosa, sopratutto in Armada o nei vari film dal vivo del Movieverse, ma un eccezione si presenta quando parliamo di SCOURGE, poichè spesso non intendiamo più solo il barbuto araldo di Unicron del film del 1986, dato che quel nome è diventato ormai anche sinonimo di “Copia cattiva di Optimus Prime”, o semplicemente NEMESIS PRIME per gli amici.
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Accenni all’idea di un Optimus cattivo o di un suo doppio malvagio sono state le basi delle trame di alcuni storici episodi del cartone animato G1, come in “Attack of the Autobots”, con tutti gli eroici Cybertroniani riprogrammati da Megatron per compiere impensabili malvagità, o “A Prime Problem”, con sempre il comandante Decepticon che crea un duplicato di Commander da poter controllare per seminare zizzania tra le fila degli Autorobot; infine in “Dark Awakening” il defunto Optimus diviene addirittura uno zombie riprogrammato dai Quintesson, sempre con lo scopo di portare caos ed eliminare gli odiati Autobot.
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Ma il primo vero Optimus nero, non è manco effettivamente un Optimus, dato che l’idea salta fuori per un repaint scuro di Lio Convoy, “successore” di Optimus Primal in una delle serie animate giapponesi nate in coda a Beast Wars, Beast Wars 2. 
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Arriviamo appunto a Black Convoy di Car Robots, ribattezzato Scourge per la versione occidentale di Robots in Disguise ( o anche detta RiD 2000, suffisso numerico aggiunto a posteriori per non confondersi con l’omonima serie del 2015 ): CR / RiD presentano il nostro come una protoforma Autobot non solo corrotta e riprogrammata dai Predacon, ma con l'aspetto basato sull'Optimus Prime di quella serie, capitato in mezzo durante la scansione del veicolo per la formattazione del neonato robot. Un clone malvagio di Optimus per caso, quindi, che emerge come uno spietato capo dei Commandos Decepticon pronto a spodestare Megatron alla prima occasione.
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Essendo Rid una serie con personaggi sì inediti, ma rimpolpata anche con altri modelli presi da linee precedenti, per dare corpo a questo Optimus nero viene preso nientemeno che l'ottimo G2 Laser Optimus Prime uscito qualche anno prima, ridipinto di ... beh, nero, e col colpo di genio di ribaltare a testa in giù il simbolo degli Autobot G2 ( inciso sui dischi del lanciamissili del rimorchio / base del giocattolo ) e creare così il simbolo di questi Decepticon.
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Il resto è storia, potremmo dire, dato che da questo episodio scaturisce la nuova abitudine di fare versioni nere di qualsiasi Optimus Prime sia stato fatto o si farà, perlopiù come edizioni speciali sopratutto per il mercato giapponese, ripescando quindi lo stampo del Commander originale...
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... ed altre sue versioni come il Powermaster / God Ginrai...
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... nuovi stampi come il piccolo Hybrid Style...
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... il Classic del 2007...
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... e figuriamoci se non tocca i vari Masterpiece, non sempre però scomodando Scourge ma citando cose ben più macabre, come l’aspetto al momento della morte di Optimus nel film del 1986!! ^^’
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Ma il concetto di Optimus cattivo si sfila dal nome altisonante di Scourge e viene ribattezzato Nemesis Prime in Armada, qui un essere creato da Unicron basato su... indovina chi? esatto! ...  sempre per promuovere il repaint nero dell’Optimus Deluxe della linea. Ironia della sorte, in Giappone l’hanno chiamato ... Scourge!! ^^’’
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Meno banalmente, qualche anno dopo nel rilancio fumettistico dei Transformers per la casa editrice IDW, il guru dei fumetti dei nostri beniamini Simon Furman crea il suo Nemesis, qui non un Optimus ma bensì il suo predecessore, Nova Prime, corrotto dall’Oscurità dell’Universo Morto ed adeguatamente ribattezzatosi.   
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Come dicevo, ogni scusa è buona per fare un Optimus nero, ma diciamo che quelle più gradite, di solito, almeno si basano un cavolo di cannovaccio di trama visto in qualche media, così ecco che Takara sforna, fra gli altri, il Nemesis Prime basato sull’apparizione di un clone robot creato dai terrestri nella serie Prime.
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E se per caso in Reveal the Shield prima e Titans Return poi compaiono degli Optimus che come look omaggiano il G2 Laser, vuoi mica che non ci scappi un paio di versioni moderne dello Scourge RiD? Non sia mai! ^^’
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Intanto al cinema esce l’ultimo film della pentalogia di Michael Bay, e la trama de L’Ultimo Cavaliere vede Optimus Prime venire corrotto da Quintessa e rivoltarsi contro i suoi alleati Autobot... ma com’è che si chiamerà ora questo Prime, eh? eh?? EH??? Appunto! ^^
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 Il nero per Optimus si porta anche nella trilogia War for Cybertron, con il sempre macabro “Sleep Mode” in stile cadavere, e ben due versioni di Nemesis, di cui una con rimorchio, che nella omonima serie a cartoni di Netflix altro non è che una versione futura di Commander, again, corrotta dal solito Unicron ed alleata di Galvatron! :O
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Siamo ormai ai giorni nostri, e... ok, sto sembrando ripetitivo, ma non è colpa mia se nella nuovissima linea frittomisto Generations Legacy come Optimus ci troviamo il Laser G2, e quindi telefonatissimo è il suo repaint esclusivo di Scourge, sempre da RiD 2000, no? é___è
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Cavolo, quasi dimenticavo la menzione d’onore agli Optimus Prime non neri ma viola di Shattered Glass, universo alternativo con i ruoli scambiati e quindi con gli Autobot malvagi ed i Decepticon buoni, ma sopratutto buona scusa per tutta una serie di repaint iniziati come esclusive per Botcon nel 2008 e ripresa recentemente con una serie a fumetti ed esclusive stile Select. 
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E visto che tutto è cominciato con quella bestia di Black Lio Convoy, potremmo chiudere con quell’altro animale, esclusiva Buzzworthy, di Nemesis Primal, che mica Black Jack è l’ultimo arrivato dei Prime e deve convivere senza la sua bella versione malvagia e corrotta, eh... 
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... e invece restiamo in tema bestiale e guardiamo al futuro, ovvero al prossimo anno quando uscirà il nuovo film dal vivo, Rise of the Beasts, che come principale avversario vedrà esordire il buon vecchio Scourge, appunto, a capo di un gruppo di inediti Terrorcon, ma al soldo del solito Unicron, da quel che si vocifera. 
E questo, finora, è quanto: ci si rivede al prossimo, inevitabile, Commander nero come l’inchiostro. ^^  
fonte immagini: https://tfwiki.net/wiki/Main_Page
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vlltlttrr · 4 years ago
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Seni e uova
Fino ad oggi sono stata completamente digiuna di letteratura orientale, e Seni e uova è stato il mio primo boccone, perciò non posso valutare quanto lo stile di scrittura di Mieko Kawakami sia in linea con quella di altri autori giapponesi o asiatici. Se dovessi descriverlo lo definirei calmo, perché anche nei momenti più stressanti è sempre presente qualche elemento che aiuta a ritrovare l’equilibrio. Nel mio precedente bagaglio di lettura ciò che sceglierei come miglior paragone è sicuramente L’idiota, di Elif Batuman, finalista al premio Pulitzer 2018, perché c’è qualcosa nella narrazione dei pensieri delle protagoniste che li rende molto simili a parer mio, nonostante le trame siano completamente differenti.
Mettendo da parte le mie impressioni, quello che è un dato oggettivo, e che ritengo molto importante per la comprensione del romanzo, è la sua storia editoriale. Il libro è infatti diviso in due parti, scritte a circa 12 anni di distanza. La prima è quella che in lingua originale è chiamata appunto Seni e uova, edita in Giappone nel 2007 e vincitrice del premio Akutagawa nell’anno successivo. Ambientata a Tokyo, in un arco temporale di tre giorni, nei quali si scioglieranno problemi che la protagonista e le sue uniche familiari, la sorella e la nipote, accumulano da mesi, se non anni. La seconda parte, che prende gli ultimi due terzi del libro, è stata invece scritta nel 2019, pensata come un’espansione di Seni e uova, ed in lingua originale è intitolata Summer Stories (夏物語). Qui i tempi si dilatano, infatti questa sezione coprirà un arco temporale di tre anni, dall’estate 2016, ossia otto anni dopo gli episodi della prima parte, fino all’estate 2019. Oltre all’ambientazione prevalentemente estiva, il titolo è dovuto anche al nome della protagonista: Natsuko, che contiene la parola estate (夏 Natsu). 
Il motivo per il quale ritengo che conoscere questa distinzione sia così importante è che, oltre all’evidente cambio di ritmo della narrazione, vi è anche un approccio differente alle tematiche trattate. L’intero volume è infatti dedicato al corpo femminile, ed in particolare ad esso nel contesto sociale. Nella prima parte leggiamo di come Makiko, sorella maggiore della protagonista, desideri rifarsi il seno, incurante della situazione economica instabile, come se potesse risolvere i problemi della propria vita realizzando questo desiderio, e di Midoriko, sua figlia, che si trova terrorizzata sull’orlo della pubertà, incapace di parlare alla madre e di accettare l’immagine che le viene proposta di donna adulta. Sono tre giornate intense, che rievocano anche molti ricordi, più o meno traumatici, dell’infanzia di Makiko e della protagonista, ed il tutto è narrato in prima persona da quest’ultima.  Anche la seconda parte è raccontata da Natsuko, ma qui le dinamiche cambiano, gli altri personaggi non sono mai coprotagonisti forti come Makiko e Midoriko, e per gran parte del tempo Natsuko spicca come figura solitaria, sono appunto le storie di Natsu, le Summer Stories. Scopriamo che ha poche amicizie, non molto profonde: alcune ex colleghe, la sua nuova editor, e in seguito un’amica scrittrice, nessuno con cui confidarsi comunque, se non dopo fiumi di alcol. Perciò la maggior parte delle emozioni di Natsuko le viviamo proprio dentro la sua testa, con un gran numero di monologhi interiori.  Veniamo anche a conoscenza della sua vita amorosa, passata e presente, e questo ci porta all’argomento intorno al quale ruota questa seconda parte: il suo desiderio di ricorrere alla fecondazione assistita.
Da questo libro emerge un rapporto a dir poco conflittuale con gli uomini, i quali sono quasi inesistenti e solo in rarissimi casi mostrati in accezione positiva, ma più in generale ho letto una critica verso le aspettative della società giapponese nei confronti delle relazioni  di coppia. È una narrazione in cui il singolo vince sulla coppia, e non sempre negativamente, anzi spesso con la risultante di una maggiore realizzazione personale o comunque con una vita più stabile e sana. È un libro che parla di corpo, ma che per la maggior parte del tempo racconta la mente e le emozioni.  È un libro che incoraggia a riflettere sulla propria vita e a perseguire la propria felicità, e soprattutto incentiva le donne a farlo.
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comeilsoletramonta · 4 years ago
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Ho una passione per i fumetti… Tutti i fumetti!
Il mio amore per i libri e per i fumetti dura da sempre: i miei genitori mi leggevano un sacco di fiabe da bambina, così come i giornalini di Topolino e di Barbie. È così che ho imparato a riconoscere le lettere e a leggere con scioltezza a quattro anni e mezzo.
Posso dire di aver letto di tutto, ma è soprattutto con i fumetti che ho sperimentato di più: sono partita con Topolino, poi l’ho lasciato per i fotoromanzi di Barbie alla scuola materna e buona parte delle elementari. Perso l’interesse per Barbie, ho ripreso con Topolino per altri tre anni (complice l’abbonamento annuale) e le intramontabili W.I.T.C.H. 
Alle medie abbandonai i fumetti, perchè volevo sentirmi grande e trovare nelle pagine dei giornaletti per ragazzine (tipo Top Girl o Cioè) la migliore amica che non avevo e con cui potevo confrontarmi per affrontare l’adolescenza. Di quelle riviste mi stancai però presto, perchè mi sembravano tutte uguali e, in un certo senso, insulse: come potevano aiutarmi i loro consigli sull’amore e sull’amicizia, quando ero terribilmente sola, e come potevano interessarmi i gossip sulle star che io manco seguivo? I valori e gli ideali che quei giornaletti veicolavano non coincidevano con i miei, così smisi di comprarli e sono l’unica cosa cartacea di cui mi sono sbarazzata di cui non sento la mancanza.
Vennero poi finalmente le superiori e lì cambiò tutto. Grazie ad una compagna di classe, riscoprii il piacere dei baloon con i manga giapponesi (se adesso qualcuno si azzarda a mandarmi un messaggio anonimo, dicendo che non c’era bisogno di specificare “giapponesi”, lo picchio: esistono molti fumetti in stile manga anche di artisti di altri Paesi, come la Cina, la Corea del Sud e anche l’Italia). In quei cinque anni ho svaligiato la fornitissima fumetteria della mia cittadina con opere di Ai Yazawa, le CLAMP, Masashi Kishimoto e qualunque altro titolo mi ispirasse.
Alla lunga però, quel tipo di disegno e le trame quasi sempre simili persero di attrattiva. Avevo bisogno di nuovi stimoli e di nuove storie, così provai il fumetto occidentale durante gli anni universitari, soprattutto quello americano: iniziai con qualche numero di Star Wars e di qualche supereroe della Marvel. Presi anche qualche numero di The Walking Dead, ma non scattò la scintilla con nessuno di questi: o non mi piaceva lo stile di disegno oppure non mi appassionava la trama. Menzione speciale va ad una serie di strisce che per tutto quel periodo mi ha accompagnato e mi ha fatto riflettere con la sua ironia sagace e al tempo stesso tagliente: i Peanuts, di cui ho postato moltissime gag in questo blog.
Fu proprio in questo momento di limbo che trovai il comic perfetto per me: Batman. Dopotutto, da bambina era il mio supereroe preferito e amavo il cartone animato. Se il mio amico di penna torinese non mi avesse convinto a prendere in mano The Killing Joke, forse non mi sarei più riavvicinata a Gotham… Complice anche la faida fra i fan delle due più grandi case di supereroi americane che andava tanto di moda anni fa: io ero schierata con la Marvel (e tuttora la preferisco per i concept dei personaggi), quindi non osavo ammettere che ci potesse essere qualcosa di interessante nel pantheon DC. Invece, mi dovetti ricredere: The Killing Joke fu uno schiaffo a tutte le mie convinzioni e mi trasportò in un mondo più cupo e ammaliante di quanto potessi immaginare. Ancora adesso seguo il Cavaliere Oscuro con la pubblicazione quindicinale (sono indietrissimo con la lettura, quindi nessuno mi chieda pareri sulle ultime vicende, perchè non le ho lette) e, quando posso, recupero le grandi storie del passato come Il ritorno del Cavaliere Oscuro e il Lungo Halloween. L’ultimo acquisto è Anno Uno e non vedo l’ora di ritagliarmi un po’ di tempo per immergermi nel suo splendore.
Ma la mia curiosità per il mondo dei fumetti non si è fermata qui! Durante il Servizio Civile ho scoperto Zerocalcare e il catalogo della Bao, con tutte le loro proposte nostrane e internazionali. Anche se conosco molti autori solo di nome, ho già inserito alcune loro opere nella mia infinita lista di roba da leggere, aspettando il momento migliore per recuperarle (cioè quando riuscirò a smaltire qualcosa da questa benedetta lista).
Quindi, perchè ho scritto tutto questo panegirico? Perché da qualche settimana ho ripreso a cercare qualcosa di nuovo da leggere… In realtà, non si tratta di scoperte, ma di un grande ritorno: Topolino! Ho ricominciato a seguirlo dopo un lungo periodo di valutazione: mi era tornata la curiosità di riprendere in mano le avventure dei beniamini della mia infanzia, ma qualcosa mi aveva sempre frenato dal farlo. Forse era la paura di restare delusa, come è successo con tanti miti di quando ero bambina. Poi un mesetto fa mi sono decisa a prenderne una copia e ho ritrovato un mondo che conosco bene e che è ancora così strabiliante, proprio come lo ricordavo! Anzi, forse adesso lo apprezzo anche di più, perchè riesco a vedere dietro la lettura più superficiale e giocosa: tutto il lavoro stilistico e grafico che c’è dietro, dalla scelta del vocabolario alla mimica dei personaggi. È un mondo spiritoso e avventuroso, leggero ma emozionante, spensierato e istruttivo/educativo al tempo stesso. È semplicemente perfetto. E tuffandomi nuovamente fra le pagine di questo settimanale, ho capito perchè sono appassionata di storie a fumetti e perchè non riesco a farne a meno.
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filmnellamiacartella · 5 years ago
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WEATHERING WITH YOU
RECENSIONE NO SPOILER
Non c'è dubbio che Your Name (2016) ha stupito tutti quando è stato rilasciato; non solo in Giappone, ma in tutto il mondo. Ha introdotto molte persone della nuova generazione al mondo degli anime ed è stata la cosa più grande accaduta nel settore da La città incanta. Personalmente non credevo fosse un film così bello come alcune persone raccontavano, ma l'ho trovato comunque molto divertente; e si pone come una delle cose più belle che abbia mai visto a tutto tondo (arriveremo all'animazione più tardi).
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Questo mi porta a qualcosa di cui voglio parlare, che incarna sostanzialmente il lavoro di Makoto Shinkai. Gli sfondi, l'arte, qualunque cosa definisce i disegni 2D che vediamo. Sono così completamente realizzati che sarebbe difficile trovare qualcuno che non definirebbe stupefacente lo stile di animazione, per non dire altro. Se le persone in tutto il mondo trovano stupefacenti i paesaggi di Your Name, che ne pensi delle persone che effettivamente vivono in Giappone? Non è un segreto (penso) che amo alla follia il Giappone. Ogni suo aspetto e sfaccettatura. Dall’aspetto delle stazioni ferroviarie, dei quartieri, degli alberi di ciliegio in fiore... tutto.
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Cercherò di non andare oltre me stesso, ma è quello che ama anche Makoto Shinkai. Dal 2007 ha infuso il suo lavoro con scatti del solo "look" giapponese, se così si può chiamare. Your Name era una storia di due lati del Giappone, il lato abbagliante di Shinjuku e le cittadine di campagna giapponesi. Weathering with You ha a sua volta tonnellate di questi scenari. L'intera prima mezz'ora del film potrebbe essere ri-editata e utilizzata in un video turistico promozionale per chiunque cerchi di visitare il Giappone, anche se un video promozionale molto bagnato e piovoso. Cosa dico con questo? Lo adoro alla follia. Se l'animazione in Your Name ti ha catturato, non c'è davvero motivo di non vedere questo film.
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Ora parliamo su una delle cose più importanti in un film d'animazione oltre alla grafica: la trama. I problemi che ho avuto con Your Name hanno avuto a che fare con la storia presentata da Makoto Shinkai. Ho adorato 5cm al secondo perché era una storia semplice e i personaggi, sebbene non completamente sviluppati come si potrebbe pensare, servivano al loro scopo nella trama, con chiare motivazioni. Your Name era solo un po' troppo contorto per me con i suoi personaggi più profondi e le multiple trame.
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Sono felice di dire che Weathering with You possiede una trama molto più semplice e so che ciò potrebbe scoraggiare alcune persone; personalmente mi sono divertito. Senza spoilerare nulla, ci sono un sacco di momenti nel film che ti fanno pensare, "PERCHÉ" o "HUH?". Da questo film, è chiaro che Shinkai non è intenzionato a portare la narrazione di anime al "livello successivo". È contento di perfezionare completamente la sua arte nel modo migliore in cui lo fa: visivamente.
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Lo sguardo maschile adolescenziale su cui ruotano tutti i suoi film è chiaramente un punto fermo del suo "stile". Forse sto facendo un confronto molto ingenuo o miope qui, ma credo davvero che Weathering with You, come altri film di Shinkai, sia stato realizzato con l'intenzione di essere un crudo intrattenimento e come un film che adoro così profondamente, Back to the Future , ti divertirai al cinema (o a casa per il momento).
Oh, e la soundtrack è abbastanza decente.🌿
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gloriabourne · 5 years ago
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Io non sono fidanzata ma sono riuscita a trascinare mio fratello nel delirio metamoro, pensa che talvolta è persino lui a plottarmi trame sconce e darmi suggerimenti! 🤣 (Non pensa che io sia fuori di testa solo perché non è affatto estraneo al mondo dei fandom e delle ship in generale, lui è il primo grande consumatore di doujinshi giapponesi per adulti, lmao)
Questa cosa è stupenda! E credo sia doveroso ringraziare tuo fratello per essersi unito a questo mondo delirante 😂
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robelibe · 6 years ago
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TRAME GIAPPONESI #wagyulovers (presso BOTTEGA LIBERATI) https://www.instagram.com/p/BtiZdp1Flyq/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=12mosmc63gfse
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pikasus-artenews · 3 years ago
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Trame giapponesi. Costumi e storie del teatro nō al Museo d’Arte Orientale di Venezia Una mostra e una serie di eventi fanno conoscere la prima grande forma di teatro giapponese, il Teatro Noh, patrimonio UNESCO dal 2003.
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mirtart-blog · 6 years ago
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Una serie fantascientifica retro che strizza l’occhio al grande cinema
  Preceduta da una campagna pubblicitaria martellante, la serie Maniac ha debuttato il 21 settembre sulla piattaforma Netflix e ha subito diviso il pubblico. Che voi l’abbiate amata oppure no, Maniac ha sicuramente il pregio di non lasciare indifferenti.
Libero adattamento dell’omonima serie norvegese del 2014, i 10 episodi firmati alla regia da Cary Fukunaga – vincitore dell’Emmy per la regia di True Detective – e alla sceneggiatura da Patrick Somerville – autore di Leftovers – spingono la pazienza dello spettatore al limite in un’operazione a metà strada tra la psichedelìa ed un sci-fi retro.
Ambientato in una New York del futuro – quale futuro non è chiaro – dove la Statua della Libertà è rimpiazzata da una Statua dell’Extra Libertà, Maniac ruota attorno a Owen Milgrim (Jonah Hill), rampollo disadattato di una famiglia altolocata alle prese con uno scandalo scottante,ossessionato da una serie di visioni che lo spingono talvolta al limite della catatonia. La sua psiche gli gioca brutti scherzi e lo tiene sospeso tra realtà e fantasia, costringendolo in un limbo di inutilità. E ad Annie Landsberg (Emma Stone), una tossica dalla personalità borderline con sindrome di abbandono e la mania di rivivere sempre lo stesso giorno traumatico della sua vita.
I due si incontrano in una clinica per la sperimentazione di un farmaco che promette di risolvere ogni tipo di trauma e portare la felicità, il primo spinto dalla necessità di riacquistare il contatto con la realtà,nella speranza di sentirsi finalmente adeguato agli alti standard di una famiglia in vista, la seconda dalla prospettiva allettante di usufruire legalmente delle pasticche di cui sente di avere bisogno. Quando il computer che supervisiona gli esperimenti inizia ad assumere iniziative proprie sulla scia di un’antropomorfizzazione dei sentimenti – si sente depresso – i due cominciano a condividere le fantasie provocate dal trial clinico per mezzo della somministrazione di tre pillole – A, B e C. Nelle tre fasi sperimentali di individuazione, confronto e accettazione, i due si ritrovano ad essere ora una coppia anni 80 della classe media alle prese con il recupero di un lemure di grande valore, poi una coppia di truffatori di inizio 900 che tentano di recuperare un artefatto legato al Don Chisciotte durante una seduta spiritica, e così via.
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La narrazione, per tutto il corso della serie, sembra più interessata a cavalcare la storia di Annie la quale, nei fatti, pilota la risoluzione finale – sempre che di risoluzione si possa parlare. Laddove nelle intenzioni di Emma Stone e Fukunaga fosse importante che il personaggio femminile non facesse da appendice a quello maschile, in effetti viene a realizzarsi il contrario.
Annie, e il suo doppio nelle fantasie, spingono le trame, le alimentano, definiscono delle svolte; Owen è invece l’antieroe nevrastenico e schizofrenico che intimamente vuole credere che le sue fantasie siano vere, che ci sia un progetto, e che il suo obiettivo sia salvare il mondo.
RIFERIMENTI CINEMATOGRAFICI
Nei subconsci al neon in cui i personaggi fluttuano, lottano e si confrontano, emergono le infinite proiezioni dei fantasmi del passato, in un citazionismo sfrenato che se solletica il palato di molti cinefili e non solo da una parte, non manca di disorientare lo spettatore più passivo.
Palese al limite del tributo dichiarato, il riferimento a Il dottor Stranamore nella puntata 9, durante la scena di spionaggio ambientata alle Nazioni Unite. Durante queste stesse sequenze non è difficile intravedere tutta una serie di riferimenti agli spy movie, la serie di Bond, la dinamicità alla Matrix. In una scena di dialogo (che non voglio trascrivere per non rovinarvi il gusto di vederla!) lui comincia a sanguinare dal naso; dopo poche sequenze sarà lei a sanguinare dal naso. Di personaggi cinematografici che sanguinano dal naso in determinate situazioni narrative ce ne sono così tanti che è impossibile non vederci un riferimento. Dal recentissimo Stranger Things, I Fantastici Quattro, l’adattamento del romanzo di Stephen King Firestarter – Fenomeni paranormali incontrollabili di Mark L. Lester, fino a Scanners di David Cronenberg.
Riferimenti a Magritte e al suo Ceci n’est pas un pipe. Nella cantina delle torture, durante la fantasia gangster movie style, campeggia una locandina che reca la scritta Ceci n’est pas un drill. Durante l’interrogatorio alle Nazioni Unite, Annie sta fumando una grossa pipa che richiama il quadro di Magritte.
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Letterale il riferimento al Signore degli Anelli.
Tra le righe ma non del tutto nascosto è il riferimento a Qualcuno volò sul nido del cuculo di Milos Forman, il cui protagonista, interpretato da Jack Nicholson, si chiama Mc Murphy e alla fine del film viene lobotomizzato. In una scena in cui la madre di Mantleray cerca di convincere suo figlio e la dottoressa Fujita ad interrompere la sperimentazione, Mantleray la rassicura dicendo che non ci sono McMurphies.
L’iconografia di Alien ricorre sia nell’allestimento della sala comune nel laboratorio di sperimentazione sia nella scelta dei distintivi sui camici che sono identici ai distintivi Nostromo indossati da alcuni personaggi di Alien.
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Più sottile è il riferimento all’Edipo re di Sofocle nella scena in cui Mantleray resta accecato e grida: “Sono stato accecato dall’amore tossico di mia madre”.
Come queste, molte altre sono le citazioni presenti in Maniac, alcune più letterali altre solo accennate. Il più ovvio parallelismo, unanimamente riconosciuto, è comunque quello con Inception.
In effetti il citazionismo risulta così forzato, rigido e serrato da far pensare che l’intento fosse proprio quello di fuggire alle retoriche di genere ricorrendo a tutta una serie di dogmi cinematografici che se da un lato spingono la narrazione verso l’assurdo, dall’altro si pongono al servizio della rappresentazione del subconscio, necessaria alla logica del film.
In quello che appare subito come un pastiche di generi, Maniac si propone come uno sci fi futuristico, una fantasia algoritmica che rivisita la geografia del futuro sulla linea delle nevrastenìe, ponendo la tecnologia a servizio della psiche. Il grande mantra è che nessuno è normale. Ed è anche il messaggio che Fukunaga, in definitiva, tenta di veicolare più attraverso un medium psichedelico e con una fotografia che sfrutta l’iconicità di certi topoi cinematografici che attraverso la linearità della narrazione: l’importanza di sdoganare il concetto di sanità mentale. Le psicosi non devono essere un tabù e talvolta dietro il più grande trauma si nasconde solo il bisogno fisiologico di uscire dall’isolamento, di tornare a condividere, ad avere amici. L’ipertecnologia di Maniac resta sempre molto retro, non esibisce sè stessa per sensazionalità ma si distingue per una sorta di coscienza sociale. Ecco che compaiono piccoli robot ammaccati che raccolgono cacca dai marciapiedi, pubblicità di agenzie che propongono di adottare una vedova e i suoi figli.
Tutto risuona al ritmo di una ricerca della felicità che nei fatti è solo fittizia o comunque atta ad ingannare la mente. Lo dimostra l’esistenza di un’agenzia che fornisce falsi amici che rimpiazzino quelli che non è possibile avere nella vita reale. Se la visione di insieme appare caotica e disordinata, Maniac nasconde dettagli però molto interessanti. Si pensi alle influenze giapponesi che spingono la location del laboratorio verso atmosfere dal sapore quasi manga. I personaggi del dottor Mantleray (Justin Theroux) e della dottoressa Fujita (Sonoya Mizuno) sono quasi caricature di una loro ipotetica versione credibile. La scelta di un futuro analogico, inoltre, sembra suggerire un ritorno al passato che odora di nostalgia.
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Si tratta di scelte lette da alcuni come diversissimi ingredienti di un calderone pretenzioso ma che nei fatti contribuiscono a delineare una serie coraggiosa, che se da un lato non propone una tematica nuova, dall’altro osa con una narratività che stordisce. Ogni episodio, benchè decisamente breve, lascia esterefatti e ad un certo punto si comincia a dubitare delle proprie capacità di comprensione. Ma vale la pena andare fino in fondo.
Oltre ai grandi nomi dietro la macchina da presa, grandissimi nomi davanti, oltre ai già citati, tra cui Sally Field, Gabriel Byrne, Jemima Kirke, Billy Magnussen, Julia Garner, Ank Azaria.
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    (Recensione) Maniac, lo sci-fi psichedelico di Netflix Una serie fantascientifica retro che strizza l'occhio al grande cinema #netflix #maniac Una serie fantascientifica retro che strizza l'occhio al grande cinema Preceduta da una campagna pubblicitaria martellante, la serie…
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weirdesplinder · 3 years ago
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I miei C-drama preferiti
Dopo avervi parlato dei miei K-drama preferiti, cioè dei miei telefilm coreani preferiti, eccomi  a presentarvi i miei C-drama preferiti, cioè i drama made in Cina.
Nel caso non lo sapeste i K-drama e i C-drama sono molto diversi come tono, e lo stesso vale per i J-drama (cioè i drama giapponesi).
I J-drama sono più pessimistici (non tutti ma la maggior parte), tendono a finire male e a parlare del tema del suicidio o depressione, o incidenti stradali, e hanno budget molto più bassi dei coreani e dei cinesi. Però sanno essere molto poetici e lenti. Nel bene e nel male. Nessuno sa creare silenzi assordanti come loro. Di contro a volte gli attori calcano molto la recitazione e sono quasi caricaturali, specie se il drama è tratto da un manga.
I K-drama sono meno costantemente pessimistici, sono molto più numerosi cioè ne escono molti di più all’anno, di generi molto vari e hanno più puntate dei giapponesi, più budget ed quindi risultano esteticamente più piacevoli e moderni. Hanno anche trame più realistiche, anche quando hanno incursioni fantasy o sono tratti da webtoon, sempre parlando in generale, poi varia da caso a caso. Ma alcuni J-drama sono stati rifatti poi sia dai coreani e che dai cinesi, perciò come trame di base non sono distantissimi.
I C-drama pur avendo punti in comune con i K-drama e i J-drama (lo slow burn romance dove per un bacio devi aspettare venti puntate ad esempio) sono più strani, hanno budgert abbastanza alti, ma il gusto estetico visuale dei cinesi è più lontano da quello occidentale rispetto ai quello coreano e giapponese. Per un occidentale vedere un drama coreano è più facile, perchè lo troverà più familiare, coi drama cinesi dipende. Sono molto pieni di clichè, l’eroe e l’eroina devo più o meno sempre essere fisicamente in un certo modo, la protagonista femminile tende a risultare infantile in molti C-drama, non in tutti per fortuna,. e le trame possono essere molto ma molto strane. Cioè capita che un C-drama parta in un modo e a metà diventi tutt’altra cosa, i personaggi cambino personalità senza motivo e cose del genere.
Vedere i C-drama secondo me per un occidentale può essere più ostico,in generale, ma poi in particolare ci sono telefilm cinesi belli e godibili da tutti senza problemi.
Ecco alcuni dei drama cinesi che io personalmente amo e vi consiglio, e che potete vedere gratis su You Tube.
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My Fated boy
YOUTUBE link: https://www.youtube.com/watch?v=ADgzXJKiNWM
Trama: Da piccoli Lin Yang e il suo vicino di casa Lu Zheng An erano inseparabili, nonostante lei fosse più grande di lui di sette anni, e ne combinavano di tutti i colori, per la disperazione dei loro genitori anch’essi grandi amici. Ora trentunenne, Lin Yang lavora in un ufficio e vive in affitto. La sua vita non è andata proprio come sperava, ma riesce comunque a barcamenarsi. Tuttavia un giorno, i suoi ricordi del passato tornano  con prepotenza quando Lu Zheng An, ora 24enne, ritorna a casa dopo essersi laureato all’estero. Lei non lo sa, ma lui la ama da sempre e ora che è adulto è intenzionato a riaccendere la loro amicizia e a far nascere una storia d'amore tra loro, inserendosi a forza nella sua vita con ogni sotterfugio possibile. Lin Yang lo vede ancora come il ragazzino con cui giocava da piccola, ma più tenpo passerà con il ragazzo che ora è diventao un uomo molto attraente più la sua propsettiva cambierà, anche perchè lui farà di tutto per conquistare il suo cuore.
La mia opinione: Carino, carino, il protagonista maschile ha le idee chiare su cosa vuole e non si arrende mai, è schietto, parla apertamente con la protagonista femminile...come non amarlo. Inoltre la trovata di mettere a inizio di ogni puntata un flashback delle loro scorribande da bambini è efficacissimo. La chimica tra i protagonisti c’è, la trama c’è, persino i personaggi secondari ( a parte una) sono tutti simpatici. Da vedere assolutamente.
Lost romance
YOUTUBE link: https://www.youtube.com/watch?v=N-MFrMbVRY4
Trama: Zheng Xiao En (Vivian Sung) lavora come editore di romanzi d'amore in una casa editrice, e segretamente sogna di innamorarsi di un CEO.Quando non lavora, passa le sue giornate a sognare ad occhi aperti He Tian Hang (Marcus Chang), il bel direttore generale della società che occupa l'edificio di fronte agli uffici della sua azienda. Un giorno, Zheng Xiao En si trova magicamente trasportata nelle pagine di un romanzo d'amore e si trova faccia a faccia con la sua cotta He Tian Hang.  Tuttavia, scopre ben presto che in questo universo immaginario, il suo nome è Si Tu Ao Ran e la sua personalità è molto diversa.Spera di usare tutti i consigli e i trucchi che ha imparato dai romanzi d'amore che ha curato per aiutarla a catturare il suo cuore. Ma presto scopre che in questo mondo immaginario non è la protagonista femminile eroica, è invece un personaggio malvagio! Può cambiare la storia e finire con l'uomo dei suoi sogni?
La mia opinione: altra piccola gemma grazie sopratutto alla protagonista femminile, molto occidentale nel modo di recitare, il protagonista maschile purtroppo è rigidino, ma il protagonista maschile secondario rialza il livello. Ha i suoi difetti non lo nego, ma la trama è interessante e ti appassiona tanto che poi sorvolerai su tante cose che invece stridono. Specie se si amano i libri romance.
My girlfriend is an alien
YOU TUBE link: https://www.youtube.com/watch?v=4QcHHal-pt4
Trama: Un drama Fantasy che segue le vicende di Chai Xiao Qi, una ragazza aliena, che cade sulla terra e durante un incidente stradale perde il cristallo che le permette di viaggiare nello spazio, he finisce nel cuore di un uomo gravemente ferito. Lei gli salva la vita e decide di stargli vicino per capire come estrarre il cristallo dal suo cuore senza ucciderlo. Peccato che il lui in questione sia un uomo d’affari freddo e distaccato con una strana malattia dovuta a un terribile fatto accaduto nel suo passato:  ogni volta che piove dimentica le donne che lo circondano.
La mia opinione: questo lo consiglio con remore. Non è per tutti, dovete amare le trame strane, ma strane forte, personaggi che fanno cose senza senso, la trama che a metà vira e non si riprende se non nell’ultima puntata... salvo circa le prime 10 puntate (forse meno) e le ultime due, ma premio il coraggio degli sceneggiatori, perchè io amo anche le trame assurde e strane.
My lonely planet
YOUTUBE link: https://www.youtube.com/watch?v=n_CZwum01iA
Trama: Una cometa di passaggio con poteri misteriosi crea scompiglio nelle vite di due malcapitati. Il proprietario di un cane e la  proprietaria di un gatto iniziano a mostrare tratti animaleschi ogni volta che sono infelici, ma il loro calvario insolito consente loro di scoprire il vero significato della felicità.  Miao Yu è amministratore delegato di una casa di moda, privo di gusto estestico, ma con il senso degli affari, mentre Wang Chen è una stilista timida che non sa pubblicizzarsi a dovere nei circoli della moda. I loro destini si intrecciano a causa degli effetti del pulviscolo della cometa che li colpisce mentre si trovano dal veterinario con i loro animali. Da quel momento in poi, ogni volta che si sentono infelici, Miao Yu inizia a comportarsi come il gatto di Wang Chen mentre Wang Chen inizia a comportarsi come il cane di Miao Yu.
La mia opinione: anche qui la trama è strana forte, ma inserire degli animali funziona sempre e si può sorvolare su parecchi difetti. Se si vuole. Va  a gusti.
My little happiness
YOU TUBE link: https://www.youtube.com/watch?v=QHlSN7qnGDo
Trama: Zhuo Rong  ha sognato a lungo di diventare avvocato, ma sua madre è assolutamente  determinata nel vedere sua figlia studiare finanza all'estero. Dopo aver convinto la madre di essere  partita per terre lontane, Zhuo Rong torna in segreto a casa per  iniziare a lavorare come tirocinante in ambito legale. Nel suo primo  caso, Zhuo Rong si trova faccia a faccia con l'amico d'infanzia, Wen  Shao Qing .  Diventato chirurgo, Shao Qing non è solo un cliente di Zhuo Rong, ma  anche il proprietario di casa sua e suo vicino. Riavvicinati dal  destino, Zhuo Rong e Shao Qing si trovano sempre più uniti, nonostante i  loro sforzi di stare lontani.
La mia opinione: questo invece è un drama per tutti. Anche qui il protagonista maschile sa fin dall’inizio che vuole la protagonista femminile e non si arrende mai, ma è meno aperto e sincero che non il protagonista di Fated boy. Ci sono più misunderstanding, ma niente di che, in realtà non è che accada molto nel drama. La storia è romantica e carina, anche quella secondaria dei second leads, e se cercate un telefilm semplice e scacciapensieri questo lo è.
Crush
YOUTUBE link: https://www.youtube.com/watch?v=_KQ8kEYPTPc
Trama: Sang Wu Yan, una studentessa universitaria, sogna di diventare una deejay, lavora come assistente in una stazione radio e le piace un misterioso cantautore di nome "Yi Jin". Un giorno seduta su una panchina vede un bellissimo ragazzo, Su Nian Qin, di cui si infatua a prima vista, solo per poi scoprire che è ipovedente. I due si reincontrano quando lei inizia un tirocinio  presso una scuola per bambini ciechi e li lo ritrova come insegnante temporaneo. Giorno dopo giorno, la ragazza solare e ottimista riesce a vincere la scontrosità e la freddezza di Su Nian, che però nasconde molti segreti nel suo passato e nel suo presente.
La mia opinione: di questo vi consiglio di guardare solo le puntate dalla prima alla tredici e poi l’ultima, saltando tutto ciò che sta in mezzo perchè è praticamente un altro drama con protagonisti diversi e non c’entra nulla con quanto avvenuto prima, ma proprio nulla. Cambiano completamente personalità. Però le prime tredici puntate sono stupende visivamente, estremamente poetiche con scene piene di silenzi molto ma molto romantiche.
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myheroacademiaworld3ita · 3 years ago
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My Hero Academia World Heroes Mission guardare film gratis streaming 2021
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Quando un culto di terroristi rovina una città rilasciando una tossina che fa perdere il controllo alle capacità delle persone, i più grandi eroi giapponesi si diffondono in tutto il mondo nel tentativo di rintracciare la mente e consegnarlo alla giustizia.
La vera ragione per guardare questo film è capire la connessione tra Midoriya, Soul e Pino. Questa introduzione di Soul e Pino rafforza davvero una citazione di All Might: "Credi in te stesso e puoi diventare un eroe". L'accostamento di Midoriya e Soul mette in risalto la brillantezza della scrittura. Sebbene Midoriya sia nato senza stranezze, non gli ha impedito di realizzare i suoi sogni di essere un eroe. Soul, d'altra parte, ha permesso al suo status sociale di impedirgli di raggiungere i suoi obiettivi. In definitiva, la sua interazione con Midoriya evidenzia il tema del film, che chiunque può essere un eroe. Soul e Pino lo esemplificano entrambi con l'appello emotivo che guida questo tema a casa per il pubblico.
La mente malvagia dietro la nefanda trama è il personaggio dalla pelle blu, Flect Turn (Robbie Daymond, versione inglese). La sua banda è Humarise, un'organizzazione terroristica ideologica che vede le stranezze come una minaccia per gli umani senza un superpotere. Turn ha un piano malvagio noto come giorno del giudizio. Questa teoria non dimostrata del giorno del giudizio è stata menzionata nella quarta stagione della serie. La teoria afferma che l'allevamento attraverso le generazioni tra quelli con stranezze e quelli senza stranezze produrrà umani i cui poteri li sopraffaranno e causeranno la distruzione dell'umanità. Con questa idea in mente, Turn ha piazzato bombe a gas in tutto il mondo per annientare gli umani con stranezze e lasciare solo quelli senza di loro. Turn illustra l'idea della distruzione che una fede fanatica incrollabile può causare. My Hero Academia: World Heroes' Mission è un film ricco di azione con scene di combattimento eccezionali che entusiasmeranno i nuovi arrivati ​​e i fan più accaniti della serie. Il film è un'entusiasmante aggiunta alla serie e mostra il mondo in cui i personaggi possono esplorare trame più profonde e oscure. Mentre i cattivi della serie hanno tutti un evidente fascino oscuro per loro, Turn si distingue come uno dei cattivi più malvagi del loro mondo, il che conferisce a questo film più credibilità come uno dei migliori della trilogia cinematografica.
Il popolare franchise di My Hero Academia prosegue con World Heroes Mission, che arriva in America in versioni doppiate e sottotitolate. (Ho proiettato la versione doppiata.) Sulla scia di Heroes Rising dello scorso anno, la trama segue le ulteriori avventure di Deku, il giovane studente che sognava di diventare un eroe a tutti gli effetti come i suoi coetanei in un liceo speciale. Ha la sua occasione, mentre lui e gli altri affrontano un nuovo temibile cattivo il cui obiettivo è spazzarli via tutti. Sebbene il film si basi su idee introdotte nella serie TV e nelle precedenti voci teatrali, non è necessario averle viste per seguire ciò che accade qui.
Un gruppo terroristico chiamato Humarise, guidato dal megalomane Flect Turn, ha appena lanciato un'arma chimica su una città. Deruba gli eroi delle loro "stranezze" - i poteri speciali che usano per aiutare la popolazione generale. Diverse altre bombe sono nascoste in vari punti del mondo, quindi gli studenti della U.A. Il liceo deve entrare in azione. Al centro della trama ci sono Deku e il suo nuovo amico Rody, un fattorino che finisce in possesso di una valigetta che può contenere o meno un modo per prevenire calamità di massa. Il problema è che, nel processo di indagine, sono accusati di un crimine che non hanno commesso, il che significa che devono eludere i loro inseguitori allo stesso tempo.
My Hero Academia: World Heroes Mission ha l'animazione di qualità che le persone si aspettano dalla serie. Ci sono diverse sequenze davvero avanzate per il formato. Uno è una carrellata di un personaggio mentre attraversa uno sprint simile al parkour. Un altro si svolge in cima a un ponte, ed è assolutamente da capogiro. Chiaramente, il team di animazione si è spinto a dare al pubblico immagini nuove e sempre più sofisticate. Come in genere nel caso di questi film anime, il finale è un'enorme spruzzata di colori e forme casuali mentre i personaggi si impegnano in uno scontro epico. Anche questo è stato fatto bene, trasmettendo il potere che i combattenti si stanno dirigendo l'uno verso l'altro.
Una delle cose a cui ho risposto durante la mia breve esposizione a questa serie è la creatività che abbraccia. Flect Turn, ad esempio, ha un potere davvero unico che non svelerò qui perché la sua rivelazione segna un punto importante della trama. Tuttavia, è sufficientemente intelligente che mi sono chiesto come Deku avrebbe mai potuto superarlo. Un altro personaggio ha enormi bombe a mano intorno ai polsi, e c'è un po' di corsa che coinvolge Rody e il suo uccellino domestico che ripaga in modo molto soddisfacente. L'idea di giovani con poteri speciali potrebbe sembrare una semplice copia degli X-Men, tranne per il fatto che My Hero Academia si sforza costantemente di immaginare nuovi modi per presentare quel concetto.
Insieme a un'abbondanza di azione, World Heroes Mission ha anche alcuni meravigliosi momenti di umorismo, così come un centro emotivo che emerge nel terzo atto. La storia prende sul serio i suoi personaggi e le loro vite. I fan di vecchia data di My Hero Academia apprezzeranno sicuramente vedere questo nuovo capitolo. Anche coloro che sono curiosi del franchise, o degli anime in generale, possono trovare molto da divertirsi. Il film è divertente e fantasioso, con un livello di energia che ti travolge.
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abatelunare · 7 years ago
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Pescatori di storie
Le storie non si scrivono da sole: l’ispirazione bisogna pur prenderla da qualche parte. I giapponesi pescano qua e là, alla ricerca di ciò che ritengono più utile o interessante. Poi lo rielaborano in una sintesi del tutto personale. La fonte più saccheggiata è chiaramente la tradizione orientale. Nelle trame di molte serie sono disseminati elementi estratti da miti e leggende. A volte le tracce sono impercettibili: si limitano ad allusioni che non sempre un pubblico occidentale può cogliere. In altri casi, la componente leggendaria diventa parte integrante della vicenda. Il Taoismo ha fornito materiale per almeno tre anime (Dragonball, The Monkey, Starzinger), ispirati alla figura di Son Gokuh, l’irriverente e invincibile scimmiotto di pietra. Anche lo Shintoismo, religione autoctona del Giappone, ha fatto la sua parte, distribuendo a piene mani riferimenti e simbologie. Senza contare l’apporto del Buddhismo, la cui influenza è stata però più sottile e omogenea. Innumerevoli i riferimenti ai racconti popolari nipponici. C’è Momotarō, il bambino nato da una pesca, che con l’aiuto di tre animali – un cane, una scimmia e un fagiano – parte da casa per conquistare Onigashima, l’isola degli oni, gli orchi giapponesi. La maghetta Gigì, protagonista della serie Il magico mondo di Gigi, ne è la versione al femminile (il suo vero nome è proprio Princess Minky Momo). Gli orribili oni, invece, creature derivanti dall’anima di un defunto, li ritroviamo soprattutto in due anime. Il primo è Getta Robot G: sono i formidabili avversari della nuova versione di Getta Robot. Il secondo è Lamù la ragazza dello spazio: la bella aliena appartiene infatti a una razza di oni extraterrestri. Un altro bambino, il fortissimo Kintaro, armato di ascia e accompagnato da un orso, compare come comprimario occasionale di Lamù. La quale ha fra le sue antagoniste Kurama, la donna-corvo accompagnata dai tengu, esseri metà uomo e metà corvo (animale caro alla Dea del Sole Amaterasu, star del panteon shintoista). Il primato in fatto di comparsate spetta forse alla nostalgica Principessa delle nevi, che compare addirittura in un episodio di Jeeg Robot d’acciaio: i nemici del robottone la costringono a combattere contro di lui sotto forma di mostro. L’immaginario nipponico prevede molte altre creature bizzarre e mostruose. Ci sono demoni, divinità, spiriti dispettosi, draghi, monaci e fantasmi. Non mancano gli animali-simbolo: la volpe (responsabile, fra l’altro, della tragica morte di Anthony, primo fidanzatino di Candy Candy), il corvo, il tasso (ingannatore e subdolo: uno dei protagonisti – in negativo – della serie Don Chuck Castoro). Tutte perfettamente integrate nella quotidianità. In molte serie, la componente fantastica non stride con la realtà, ma ne è addirittura un importante elemento costitutivo. Il teatro è un’altra cisterna tematica da cui i giapponesi attingono con una certa frequenza. A cominciare dal Teatro Nô. Di origine religiosa, è fondato sulla figura shintoista di Amaterasu, la già citata Dea del Sole. Insiste su un concetto del Buddhismo Zen, molto caro ai samurai giapponesi: l’impermanenza della vita umana. Nelle sue opere troviamo temi come il dolore della madre per la morte del figlio e la fanciulla alla ricerca del padre. Le rappresentazioni sono costruite per lo più attorno a due personaggi: uno spirito prigioniero e un sacerdote errante. Un sostanzioso contributo viene anche dal teatro popolare Kabuki – termine composto dalle parole ka («canto»), bu («danza») e ki («teatro, tecnica e recitazione») – nato tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600. Lo scopo era ricreare sul palcoscenico la magia di un fatto storico, mitologico o romantico, attraverso una recitazione enfatizzata fino all’estremo e un linguaggio tendenzialmente aulico e retorico. Il repertorio prevedeva drammi storici (jidaimono), sociali (sewajidai) e di vendetta (katakiuchimono), senza contare quelli riguardanti gli intrighi di alcune dimore principesche (oiêmono). Mentre i soggetti sembrano fatti apposta per essere travasati negli anime: gli amori impossibili (con annesso doppio suicidio degli amanti) o quanto meno sfortunati; la vendetta nei confronti dell’oppressore da parte di chi ha subito un torto; magnanimo rispetto per chi è stato sconfitto (o, viceversa, l’accanimento nel farlo a pezzi); il coraggio in battaglia; l’incapacità di riscattarsi dopo una batosta; l’equivoco; il “riconoscimento finale” di persone credute scomparse o, peggio ancora, morte; fantasmi e spettri; il nobile sacrificio di chi offre la propria vita per salvare e proteggere gli indifesi. Per creare prodotti che potessero interessare al mercato televisivo occidentale, i giapponesi sono andati a frugare nella tradizione del “romanzo di formazione” ottocentesco. Da qui sono stati presi i materiali per le serie ambientate in Europa e America, siano esse ricavate da opere letterarie, oppure inventate di sana piana. Il tipico romanzo popolare dell’Ottocento racconta le altalenanti traversie patite da ragazzini e ragazzine abbandonati e privi di mezzi, costretti ad affrontare una micidiale serie di alti e bassi. Le infinite umiliazioni non cambiano in alcun modo la loro moralità. Oltretutto fortificano e temprano il carattere. Alla fine, la fortuna arride al piccolo eroe o alla piccola eroina, che non si monta per nulla la testa. Si ricorda degli amici e dei cari che gli sono stati vicini sostenendolo nei momenti critici. Soprattutto, pur avendone la possibilità, non si vendica mai delle angherie che il cattivo della situazione gli ha sadicamente inflitto. La sola cosa che gli interessa davvero è liberarsi da una situazione poco piacevole. Sembra che ai giapponesi piaccia parecchio il vittimismo presente in questo tipo di letteratura, soprattutto se coinvolge figure femminili particolarmente tormentate. Per averne conferma, sarebbe sufficiente dare un’occhiata ad anime come Charlotte, Candy Candy, Lady Georgie, e altre ancora. Gli autori simpatizzano in maniera spudorata per gli “sfigati”, quelli, cioè, cui piove addosso ogni tipo di sciagura. Diseredati, perdenti (almeno in apparenza) e afflitti fanno cassetta, soprattutto se sfidano l’impossibile pur di concretizzare il loro sogno. La trasposizione in cartone animato dei romanzi ottocenteschi prevede due opzioni: il sostanziale rispetto della vicenda (succede per Heidi e Remì, anche se nel primo caso la storia viene semplificata) o una libera interpretazione della stessa (come nelle due versioni di Pinocchio). Quello che, comunque, viene mantenuto inalterato, è il tono drammatico, lacrimevole e straziante dell’originale. Tanto per non sbagliare.
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adrianomaini · 5 years ago
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Quando leggevo l'"intrepido"
Riscontro di continuo che i fumetti, in particolare l'"intrepido", che leggevo con un po' di fortuna - come cercherò di spiegare più avanti - dalla metà circa degli anni 1950 in avanti, sino a quando sono uscito dall'adolescenza, piacevano a quel tempo a tanti amici e a tanti conoscenti.
Si conosceva meno, perché, come mi ripetono in tanti, era più caro degli altri, "Tex", il quale in quel periodo usciva ancora in formato piccolo.
I personaggi dell'"intrepido"che ricordo bene erano Buffalo Bill, a lungo il mio preferito, Roland Eagle (un giovane capitano di un veliero, anche a motore, che incappa in tante avventure nei Mari del Sud, ma in epoca contemporanea), Liberty Kid, altro eroe statunitense dell'Ottocento, il principe indiano Chiomadoro, che combatte anche contro i giapponesi nel secondo conflitto globale, ed un altro principe esotico che subito non mi piaceva molto. Comparivano tutti in storie a puntate de l"intrepido".
Esiste una discreta trama di valutazioni storico-critiche su l"intrepido", fondato nel 1930, pertanto in era fascista, quando ben presto  i fumetti d'importazione americana dovettero in fretta e furia italianizzare nomi e trame. Come per i celebri Cino e Franco (della Casa Nerbini). Alla faccia del copyright. E dello spessore delle storie. Con questo, però, sono entrato in un altro campo, affascinante, sì, ma su cui esistono molte pubblicazioni.
Cugini de l"intrepido" nella stessa Casa Editrice Universo nel periodo cui faccio riferimento io erano "Il Monello", edito sino al 1990, e "Albo dell'Intrepido", uscito, se non erro, abbastanza presto di scena. Mi interessa come aspetto singolare l'ultimo appena citato, specializzato in storie complete, in genere di guerra, ad uscita settimanale. E fu così che a metà anni '50 molti ragazzini e bambini italiani vennero a conoscere storie di soldati giapponesi nelle giungle, che non sapevano che il conflitto era già finito! Su "Il Monello" vorrei solo ricordare il cowboy Rocky Ryder. Su tutti e tre comparivano, inoltre, di solito nella quarta di copertina brevi strip comiche, anche importanti, quali "Pedrito El Drito", di cui sono riuscito a reperire qualche anno fa una piccola ristampa, "La piccola Zoe", "Tarzanetto": non ricordo, però, in quale ordine.
L"intrepido" mi entrò in casa in modo casuale e sporadico. Al pari di Topolino, che é tutt'altra vicenda. Ebbi la possibilità di vederne (data l'età), prima, e, presto, di leggerne tanti. Non ricordo se richiesi in famiglia di poter leggere con costanza una copia settimanale tutta mia. Probabilmente sì, con esito negativo per le supreme ragioni educative di dover leggere "Il Corriere dei Piccoli", periodico che rammento con molto piacere e molto importante; ma i bambini, si sa, sono esigenti. E fu così che di molte storie (de l"intrepido"), le quali erano a puntate, o non ho visto le conclusioni o mi sono perso gran parte delle trame. Perché le mie letture dei fumetti erano soprattutto affidate ai prestiti di tanti compagni di giochi, specie di quelli che incontravo quando mi recavo dalla nonna materna a Bordighera (IM).
Erano già gli anni de "Il grande Blek" e di "Capitan Miki", tuttora "vivi e vegeti" - o almeno mi sembra di averli visti in edicola sino a qualche anno fa -, ma che adesso trovo di una ingenuità colossale. All'epoca furono importanti anche loro. Al pari di altri. Tutti scomparsi. Come Pecos Bill.
"Il Piccolo Sceriffo". O Kinowa. Sempre parlando di western. Forse il grande cinema americano di genere ispirava al meglio i loro autori. Come fu per Tex. Per il quale il debito d'origine verso i film di John Ford viene riconosciuto. Che a metà anni '50 conoscevamo. Ed apprezzavamo. Ma che costava più caro degli altri. Anche nella versione originaria a strisce. Come di recente ha riconosciuto Sergio Bonelli. Per cui non si leggeva molto. E poi i fumetti comici, che forse risentivano di tanto cinema italiano, Cucciolo, Tiramolla. Qualche tempo fa ancora presenti. Ed altri di derivazione, credo, americana, come Picchiarello.
In tanti, insomma, ci siamo cresciuti con quei fumetti. E non ce pentiamo affatto. Io, poi, che prediligevo quel Buffalo Bill, che nella memoria rivedo oggi reazionario come nella realtà storica, tenevo d'istinto per gli indiani anche nei giochi dell'infanzia. Crediamo di essere cresciuti bene. Solo che non é rimasta quasi traccia di alcuni di quei fumetti. Tante volte passando in Via Washington a Milano, dove, in uno slargo, ha sede la Casa Universo, ho avuto la tentazione di tentazione di andare a vedere un po', ma mi ha trattenuto il pudore dell'adulto. C'é poco anche in termini di antiquariato, se ricordo bene. Che comunque dovrebbe avere un costo non indifferente. Agli albori dei Comics a Lucca, mi sembra di ricordare, un insigne collezionista mi disse che erano altri i fumetti ricercati. E ci credo. Quelli anteguerra. E quelli subito dopo la guerra. Comunque. Si ristampa di tutto, a prezzo più o meno accessibile, in Italia. Ma quei fumetti, no. Forse ci hanno provato circa trent'anni fa: trovai, infatti, una copia in reprint come inserto di un'altra pubblicazione. Poi, basta. A me per lungo tempo - avendo subito sui miei vent'anni in un trasloco, che mi vide assente, la perdita dei fumetti che a campione ero riuscito a conservare - sarebbe stato sufficiente rivederne qualche copia per capire meglio cosa mi entusiasmasse. Per mia fortuna, infine, grazie - come avevo anticipato in un altro post - all'amico Bruno Calatroni di Vallecrosia (IM) ci sono riuscito: trovo , invero, confermate in larga misura tutte le impressioni che sin qui ho dichiarato.
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jaysreviews · 7 years ago
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Negli anni ‘80 sono nati tanti videogiochi. Un genere molto in voga era quello dei platform oltre ai picchiaduro a scorrimento o competitivi. Una delle grandi saghe nate durante quegli anni era Castlevania: il racconto dell'eterna lotta del clan Belmont contro Dracula, il principe delle tenebre e re dei vampiri. Con la sua atmosfera gotica, il suo appeal horror ed il livello di sfida, la serie è entrata nei cuori dei giocatori. Ma oggi non parliamo del gioco, parliamo (nuovamente) di Netflix che ha aggiunto al suo catalogo una mini-serie anime sulla saga dei Belmont. La storia inizia mostrandoci gli eventi che hanno portato Dracula Tepes a decidere di attaccare l'umanità per poi seguire il protagonista della serie, Trevor Belmont, membro della rinomata casata ed eroe riluttante che gira la Valacchia, di paese in paese, tirando a campare. Questo finche non raggiunge un villaggio la cui popolazione è sotto assedio dalle creature della notte e incatenato dalla volontà di un ambizioso e spietato vescovo. Coinvolto dalla pacifica e saggia setta dei Parlatori, Trevor si troverà ad affrontare il male in forma demoniaca, in forma umana ed i demoni del suo passato. Nel caso non lo sapeste, Netflix oltre alle serie TV e ai film , produce anche anime (per i profani cartoni animati giapponesi). Castelvania rientra tra di essi ed è un prodotto molto piacevole da vedere con animazioni non sempre perfette ma di buona fattura. In fatto di trama è stato assoldato lo scrittore Warren Ellis, noto ai lettori di fumetti per i suoi lavori con Marvel, Image e altri. Bravissimo sia con le trame seriose e cupe, sia con la follia. Leggete Nextwave e avrete un'idea della pazzia che può raggiungere quest'uomo oppure leggete Global Frequency della Image per capire la genialità delle trame. La sua impronta è evidente in molte situazioni, dialoghi e soprattutto in quello che è il tema della lotta dall'oppressione dell'ignoranza perché il Re dei vampiri dopo il primo episodio passa in secondo piano per affrontare il vero “cattivo”: l'opprimente chiesa che crea terrore alimentandolo con credenze e bugie. I rappresentanti sono personaggi crudeli e ambiziosi che hanno portato Dracula ad opprimere la Valacchia e rappresentando una spina nel fianco della famiglia Belmont. Se da un lato vuole essere un modo di indicare che i veri demoni sono gli uomini e che spesso la religione viene usata come scusa per commettere le peggiori nefandezze (come la cronaca moderna ci insegna), a mio parere, dall'altro sposta molto l'obiettivo da quella che è la naturale trama della serie risultando una specie di racconto contro la chiesa. Un racconto comunque ben scritto, soprattutto il personaggio di Trevor, un vero e proprio “cazzone” interessato principalmente a se stesso, che si tiene lontano dai guai. Peccato che siano loro a trovarlo, sempre, costringendolo a far emergere il suo lato eroico. La serie si compone di quattro episodi che hanno il sapore di un prologo alla vera storia. Ora attendiamo che Netflix ci regali la seconda stagione, sperando che sia bella anche più della prima.
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thebeautycove · 6 years ago
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IL PROFVMO - FLEUR DE CERISIER - Eau de Parfum - Novità 2019
Sorprendenti effetti della gentilezza. Femminilità in boccio, tenerezza in fiore, languida luce che accarezza i sensi e   rammenta l'evanescente onirica fioritura dei sakura giapponesi. Un'armonia floreale enfatica, l'effimera bellezza aromatica dei fiori di ciliegio è racchiusa nelle soffici trame olfattive della nuova fragranza de Il Profvmo - Fleur de Cerisier - . Il jus riverbera una soave combinazione di sfumature aeree, romantiche, accenti amabili di rosa e fresia, un bouquet floreale di affabile eleganza velato dalla sofisticata carezza dei muschi bianchi. Una seduzione garbata.
••• Surprising effects of kindness. Femininity in full bloom recalling the evanescent dreamlike blossoming of japanese Sakura flowers. An emphatic floral harmony, the ephemeral aromatic beauty of cherry blossom is treasured in the latest Il Profvmo fragrance Fleur de Cerisier. Jus exudes a tender subtle concoction of romantic hues, rose and freesia are jealously veiled by white musks soft caress. Stay gentle.
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