#Terra Crudele
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Art Edit Credit to Roberto Coltro
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primepaginequotidiani · 13 days ago
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PRIMA PAGINA Avvenire di Oggi mercoledì, 30 ottobre 2024
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occhietti · 5 months ago
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Un bambino risponde grazie perché ha sentito che è il tuo modo di replicare a una gentilezza, non perché gli insegni a dirlo.
Un bambino si muove sicuro nello spazio quando è consapevole che tu non lo trattieni, ma che sei lì nel caso in cui lui abbia bisogno di te.
Un bambino quando si fa male piange molto di più se percepisce la tua paura.
Un bambino è un essere pensante, pieno di dignità, di orgoglio, di desiderio di autonomia. Non sostituirti a lui. Ricorda che la sua implicita richiesta è: aiutami a fare da solo.
Quando un bambino cade correndo e tu gli avevi appena detto di muoversi piano su quel terreno scivoloso, ha comunque bisogno di essere abbracciato e rassicurato; punirlo è un gesto crudele. Purtroppo sono molte le madri che infieriscono in quei momenti. Avrai modo, più tardi, di spiegargli l’importanza del darti ascolto, soprattutto in situazioni che possono diventare pericolose. Lui capirà.
Un bambino non apre un libro perché riceve un’imposizione (quello è il modo più efficace per fargli detestare la letteratura), ma perché è spinto dalla curiosità di capire cosa ci sia di tanto meraviglioso nell’oggetto che voi tenete sempre in mano con quell’aria soddisfatta.
Un bambino crede nelle fate se ci credi anche tu.
Un bambino ha fiducia nell’amore quando cresce in un esempio di amore, anche se la coppia con cui vive non è quella dei suoi genitori. L’ipocrisia dello stare insieme per i figli alleva esseri umani terrorizzati dai sentimenti.
Non sono nervosa, sei tu che mi rendi così, è una frase da non dire…
Un bambino sempre attivo è nella maggior parte dei casi un bambino pieno di energia che deve trovare uno sfogo, non è un paziente da curare con dei farmaci. Provate a portarlo il più possibile nella natura.
Un bambino troppo pulito non è un bambino felice. La terra, il fango, la sabbia, le pozzanghere, gli animali, la neve sono tutti elementi con cui lui vuole e deve entrare in contatto.
Un bambino che si veste da solo abbinando il rosso, l’azzurro e il giallo non è mal vestito, ma è un bambino che sceglie secondo i propri gusti.
Un bambino pone sempre tante domande. Ricorda che le tue parole sono davvero importanti. Meglio un questo non lo so se davvero non sai rispondere; quando ti arrampichi lui lo capisce e ti trova anche un po’ ridicola.
Inutile indossare un sorriso sul volto per celare la malinconia, il bambino percepisce il dolore. Lo legge attraverso la sua lente sensibile, nella luce velata dei tuoi occhi. Quando gli arrivano segnali contrastanti, resta confuso, spaventato. Spiegagli perché sei triste. Lui è dalla tua parte.
Un bambino merita sempre la verità, anche quando è difficile. Vale la pena trovare il modo giusto per raccontare con delicatezza quello che accade utilizzando un linguaggio che lui possa comprendere.
Quando la vita è complicata il bambino lo percepisce, e ha un gran bisogno di sentirsi dire che non è colpa sua.
Il bambino adora la confidenza, ma vuole una madre, non un’amica.
Un bambino è il più potente miracolo che possiamo ricevere in dono.
Onoriamolo con cura.
- Giorgio Gaber
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angelap3 · 9 months ago
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Schiava greca in vendita nel mercato orientale
Dipinto del pittore spagnolo José Jimenez Aranda 1897 .
L’insegna appesa al collo recita in greco, rosa (il fiore )18 anni in vendita per 800 monete
La ragazza gira la testa a terra per nascondere la sua vergogna, la postura delle mani e dei piedi suggerisce lo stesso, e gambe dei potenziali acquirenti sono visibili dietro il corpo nudo della ragazza.
Questo è stato il destino crudele di molte donne e bambine che sono state rapite da Saraceni e Ottomani (Turchi),
da "La Veja"
La Storia dell'Arte tra Miti e leggende
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oscuroio · 3 months ago
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Con le ali tagliate nel sangue, spazzate via dal vento crudele e cinico della vita, così ti ho trovata, esanime in terra, indifesa e tremante nella notte oscura. Come un Dio in terra, ti ho raccolta, accolta e protetta tra le mie braccia, potenti e sicure, E così nel tempo, ti ho donata il mio amore è tutta la vita. Ti ho creato e forgiato nuove ali per volare libera e felice Verso nuovi orizzonti, senza catene. Ed ora è giusto il momento, non indugiare oltre, e ti prego, non voltarti mai indietro. Ciao piccolo angelo mio…..
OscuroIo
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mucillo · 1 year ago
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"L'uomo è l'animale più crudele. Mai egli si è sentito così bene sulla terra come assistendo a tragedie, a corride e a crocifissioni; e quando si è inventato l'inferno, ecco che esso è diventato il suo paradiso in terra.”
Friedrich Nietzsche "Così parlò Zarathustra"
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canesenzafissadimora · 5 hours ago
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Un bambino risponde «grazie» perché ha sentito che è il tuo modo di replicare a una gentilezza, non perché gli insegni a dirlo.
Un bambino si muove sicuro nello spazio quando è consapevole che tu non lo trattieni, ma che sei lì nel caso lui abbia bisogno di te.
Un bambino quando si fa male piange molto di più se percepisce la tua paura.
Un bambino è un essere pensante, pieno di dignità, di orgoglio, di desiderio di autonomia, non sostituirti a lui, ricorda che la sua implicita richiesta è «aiutami a fare da solo».
Quando un bambino cade correndo e tu gli avevi appena detto di muoversi piano su quel terreno scivoloso, ha comunque bisogno di essere abbracciato e rassicurato; punirlo è un gesto crudele, purtroppo sono molte le madri che infieriscono in quei momenti. Avrai modo più tardi di spiegargli l’importanza del darti ascolto, soprattutto in situazioni che possono diventare pericolose. Lui capirà.
Un bambino non apre un libro perché riceve un’imposizione (quello è il modo più efficace per fargli detestare la letteratura), ma perché è spinto dalla curiosità di capire cosa ci sia di tanto meraviglioso nell’oggetto che voi tenete sempre in mano con quell’aria soddisfatta.
Un bambino crede nelle fate se ci credi anche tu.
Un bambino ha fiducia nell’amore quando cresce in un esempio di amore, anche se la coppia con cui vive non è quella dei suoi genitori. L’ipocrisia dello stare insieme per i figli alleva esseri umani terrorizzati dai sentimenti.
«Non sono nervosa, sei tu che mi rendi così» è una frase da non dire mai.
Un bambino sempre attivo è nella maggior parte dei casi un bambino pieno di energia che deve trovare uno sfogo, non è un paziente da curare con dei farmaci; provate a portarlo il più possibile nella natura.
Un bambino troppo pulito non è un bambino felice. La terra, il fango, la sabbia, le pozzanghere, gli animali, la neve, sono tutti elementi con cui lui vuole e deve entrare in contatto.
Un bambino che si veste da solo abbinando il rosso, l’azzurro e il giallo, non è malvestito ma è un bambino che sceglie secondo i propri gusti.
Un bambino pone sempre tante domande, ricorda che le tue parole sono importanti; meglio un «questo non lo so» se davvero non sai rispondere; quando ti arrampichi sugli specchi lui lo capisce e ti trova anche un po’ ridicola.
Inutile indossare un sorriso sul volto per celare la malinconia, il bambino percepisce il dolore, lo legge, attraverso la sua lente sensibile, nella luce velata dei tuoi occhi. Quando gli arrivano segnali contrastanti, resta confuso, spaventato, spiegagli perché sei triste, lui è dalla tua parte.
Un bambino merita sempre la verità, anche quando è difficile, vale la pena trovare il modo giusto per raccontare con delicatezza quello che accade utilizzando un linguaggio che lui possa comprendere.
Quando la vita è complicata, il bambino lo percepisce, e ha un gran bisogno di sentirsi dire che non è colpa sua.
Il bambino adora la confidenza, ma vuole una madre non un’amica.
Un bambino è il più potente miracolo che possiamo ricevere in dono, onoriamolo con cura.
Giorgio Gaber - “Non insegnate ai bambini”
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copperw · 15 days ago
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Vorrei conoscere da vicino una di queste ragazze che vedo correre sul lungarno, i capelli raccolti in una coda, il viso accaldato dallo sforzo, leggere come i loro piedi che toccano terra. Mi sembrano tutte così nuove, una ventata d'aria profumata, come quella che si lasciano dietro, quella dei vestiti appena lavati, che aspettavano solo una mattinata di sole per essere indossati e portati a correre.
Non che nutra desideri innominabili nei loro confronti - anche se sono tutte così belle, e sarei scusato - ma le ammiro per quello che penso guardandole, o per quello che mi ricordano, o per quello che immagino. Ammiro la bellezza della loro giovinezza, quel periodo delle vita in cui sembra di essere sulla soglia di un mondo nuovo, e tutto sembra un giardino pieno di frutti maturi e succosi, dove basta allungare la mano e prendere quello che si vuole. Ammiro tutto questo perché lo rimpiango. Perché, quando è venuto il mio turno, non ho fatto le cose giuste, detto quello che andava detto. Se potessi tornare indietro farei le cose in modo diverso. O, almeno, questo è quello che si dice quasi sempre. In quanto a me, di cose che vorrei cambiare di quegli anni ce n'è davvero solo una. Un paio, magari, se proprio devo allungare la lista, ma per il resto non penso che avrei potuto fare molto di più, dato quanto ero stupido, e quanto poco sapevo, allora. Magari preferisco la calma della maturità - e a farmi fare questa scelta basterebbe anche solo che adesso sto scrivendo più di allora, quando in teoria avrei avuto più di cui scrivere - ma non posso non rimpiangere i vent'anni, l'età più poetica, più crudele, quella in cui siamo stati più belli, più folli, più artisti, più amanti, più di tutto quello che vale la pena essere.
E quindi immagino che quelle ninfe che corrono vivano ancora pienamente la loro giovinezza. Me le immagino a districarsi ancora fra i corsi dell'università, a studiare in camere piene di sole, da libri profumati, sottolineati con righe nette. Le penso a bere liquidi ambrati da calici il venerdì sabato sera, a entrare e uscire da letti, a leggere libri impegnati. A spalancare finestre e riempirsi i polmoni di aria fresca, come fresca è la loro vita, in pieno rigoglio, con tutta l'incoscienza dei pieni rigogli.
Avrei voluto anch'io una ragazza così, a quei tempi che, mi accorgo con una certa vertigine, sconforto - e una punta di sollievo? - sono lontani una quantità di anni che quasi non mi bastano le dita per contare. Avrei voluto anch'io correre con loro, anch'io sorpassare veloce lenti pedoni, godermi il lungofiume in una giornata di ottobre inspiegabilmente calda. Bearmi del profumo che si portano dietro. Della loro bellezza.
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libero-de-mente · 1 month ago
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Le cicatrici dell'anima
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Mi guardo allo specchio. L’immagine riflessa è quella di un uomo senza età ma stanco, con gli occhi spenti e la consapevolezza che nella vita si è legato a sogni o legami che ha perso. Allontanandosi da essi, venendo allontanato.
Le cicatrici, quelle visibili sulla pelle, non sono molte e neanche un granché. L'unica che chiunque possa notare è quella sotto l'occhio destro. Un monito, un promemoria di come sarebbe potuta andare peggio. Pensandoci non tutti la notano, solo chi ha avuto davvero attenzione per me.
Ma le cicatrici più profonde, quelle dell’anima, sono invisibili agli occhi degli altri. Anche queste notate da pochi, solo da coloro che hanno scrutato nella mia anima. E non parlo di quelli a pagamento.
Mi siedo sul bordo della vasca da bagno, accarezzo la pelle screpolata delle mani. Non mi sono mai voluto bene e questo lo si vede anche fisicamente. Un'esistenza priva di piaceri personali, come a punirmi e per non piacere agli altri. Un modo per sentirmi vivo solo in me stesso, con la fottuta paura dell'abbandono. Ma ora, avvolto nel silenzio degli anni passati, mi sento più solo che mai anche se in mezzo ad altri.
Ricordo l’infanzia, un tempo in cui il mondo era un luogo pieno di meraviglia e di possibilità. Di una madre che mi sorrideva a cui stavo sempre attaccato. Ma la vita, con la sua crudele ironia, mi ha costretto a non crescere in fretta. Per proteggermi da delle responsabilità che poi sono arrivate come uno tsunami.
Ho imparato a indossare una maschera, a nascondere le mie emozioni per paura di essere giudicato. Questa mattina proprio mia madre, in preda alla demenza senile mi ha maledetto. Sentendosi tradita, anche se non l'ho mai fatto e chi lo ha fatto davvero si è goduto i suoi anni migliori; lasciando a me una persona consumata dalla rabbia e dalla delusione.
Domani se ne sarà dimenticata e come sempre dirà che sono l'unica "cosa" che ha, non "figlio" ma una "cosa".
Mi sento come un re di un regno decadente, circondato dalle rovine del mio passato. I miei pensieri sono complessi, come tessere di un puzzle che vanno completati. La neurodivergenza mi porta ad avere un cervello senza interruttore, che macina chilometri su chilometri come una vecchia locomotiva nel Far West.
Ho sempre avuto l'ansia di deludere le persone che ho amato, di far loro del male. Eppure, nonostante i miei sforzi, ho commesso degli errori facendomi fraintendere e perdendo chi ho desiderato più della mia stessa vita.
“Cosa sono diventato?”, mi chiedo spesso. Una vittima? Un impostore? Un semplice spettatore della mia vita?
Chiudo spesso i miei occhi, anche ora, cercando di immaginare un futuro diverso, un luogo lontano da tutto questo dolore. Un luogo dove poter ricominciare da capo, dove poter essere me stesso senza paura. Ma una notifica mi riporta con i piedi per terra.
Ci sono momenti, però, in cui capisco che la serenità non è una meta da raggiungere, ma un percorso da intraprendere. Che devo imparare ad accettare me stesso, con i miei difetti e le mie fragilità. Dovo perdonare me stesso per i miei errori, prima che quelli degli altri, solo così posso ambire a un futuro migliore. Per quanto mi rimane.
Mi alzo dal bordo vasca e mi avvicino alla finestra. Osservo il cielo pieno di nuvole cariche di acqua, sento il rumore della pioggia che come sempre mi crea una sensazione di pace.
Forse è proprio da queste piccole cose che si inizia a guarire, ora mi metterò della crema sulle mani screpolate. Devo guarire dai dolori che mantengo perché mi legano ancora a qualcuno che non ho rinunciato ad amare. Un dolore che mi porto dentro.
Perché nulla dev'essere per sempre, neanche il dolore.
Immagine: “La Riproduzione Vietata” di René Magritte Nei miei auricolari: Johnny Cash - Hurt 🎶
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francesca-70 · 1 year ago
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Volevo dirti che sto bene.
Ci sono stati momenti, te lo devo dire, che ho creduto di non farcela.
Ci sono stati giorni che mi sono passati accanto senza che io li vedessi.
Ci sono state notti che ho avuto paura di attraversare perché il buio che avevo dentro era più nero delle tenebre.
Ma ora sono qua, a tratti corro libera e leggera e a tratti improvvisamente zoppico ancora un po'.
Ma i giorni adesso mi guardano negli occhi e le notti mi accolgono nei sogni.
So che rideresti se mi dovessi sentire dire queste cose.
Scrolleresti la testa e diresti che sono una bambina, che sono infantile.
Ma non fa niente, ora quello che pensi tu non conta più.
Adesso conto solo io e tutti i pezzi sparsi per terra che ho dovuto raccogliere.
Ma Dio se ce l'ho fatta! Li ho raccolti tutti.
Adesso devo solo sistemare i ricordi.
Decidere quali tenere e quali gettare.
È una scelta dolorosa e difficile.
Se decido di tenere quelli belli, mi farebbero bene solo per poco perché se ricordando i momenti di felicità, mi nascesse un sorriso sulle labbra, avrebbe il sapore dell'inganno.
Se tenessi solo quelli brutti, avrei di te un ricordo  malvagio e crudele, ma vero.
E sarebbe davvero un peccato perché  sei la sola persona che io abbia amato così tanto.
Allora decido di tenerli al riparo.
Li nascondo giù, in fondo.
Li sotterro nella parte più vera che io possieda.
Quella che a te ha sempre fatto paura.
Quella che non ti è mai interessato conoscere.
Li soffoco dentro l'anima.
Lei saprà cosa farne, non sbaglia mai, sai?
Lei è la parte di me che tu hai ucciso senza nemmeno averla mai ascoltata.
Quella parte di me che ti voleva così tanto.
E che non ti cancellerà mai.
Ti auguro di trovare tutto ciò che cercavi in me.
Ed una volta trovato, ti auguro di non dovermi mai rimpiangere.
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(Paola Delton)
da Abbracciami come se fosse Dicembre.
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exterminate-ak · 1 year ago
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" - Frodo, ti sei svegliato!
- Gandalf, che è successo?
- Oh, ragazzo mio, ci sei riuscito. Hai gettato l’anello nel vulcano e con esso hai distrutto Sauron.
- Ce l’ho fatta…
- Hai salvato la Terra di Mezzo.
- Oh Gandalf, non vedo l’ora di rivedere tutti quanti.
- Li vedrai presto, Frodo. Ti stanno aspettando.
- Dove?
- Ai funerali di Sauron.
- Non ho inteso.
- I funerali di Sauron, è importante. È un evento. Lutto nazionale. Ci sono tutti i popoli della Terra di Mezzo.
- Perché?
- Come perché, per rendergli omaggio, per commemorarlo e celebrarne la vita straordinaria.
- Sauron.
- Sì.
- Ma Sauron è…
- Che?
- No, dico Sauron era un… un…
- Un?
- Un despota. Uno stregone malvagio. Ha devastato metà continente.
- Un po’ di rispetto, Frodo! Stai parlando di un morto, per la miseria!
- Ho capito, ma c’abbiamo combattuto per tre libri e tre film…
- Esatto. Non si può negare che abbia avuto un certo impatto.
- Un impatto di merda.
- Intanto ti devi sciacquare la bocca quando parli dell’Oscuro Signore. Lui non era malvagio.
- L’hai appena chiamato Oscuro Signore.
- Ma no, lui era… come dire… ecco, sì! Era un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia.
- Un desiderio di gioia?
- Sì. Come ti sembra? Sai, mi hanno chiesto di dire due parole alle esequie.
- Sauron, il Crudele. Sauron, l’Oscuro Signore di Mordor era un desiderio di amore?
- Guarda che le cose che ha fatto lui tu te le sogni.
- Gandalf, ma che cose? Cosa stai dicendo?
- Tirala su te Barad-dûr. Dai, prova. Tirala su te una torre di millequattrocento metri su suolo vulcanico!
- Ho capito, ma era una fortezza di pura malvagità!
- Che dava lavoro a migliaia di persone.
- Orchi Gandalf! Orchi! Mostri! Nazgul! Te li ricordi, sì? Ti ricordi il fuoco, la lava, gli eserciti incazzati, le battaglie, l’ombra cupa che scende.
- Ha segnato la Storia di questo paese.
- In peggio!
- Ha dato a tutti la possibilità di essere suoi servi, senza chiedere niente in cambio.
- Voleva conquistare il mondo.
- Ma amava i cani.
- Gandalf, ti sei rincoglionito? È per via della tinta? Questo era uno stregone oscuro, non ha mai nascosto la cosa e si è comportato di conseguenza per tutta la sua vita.
- Bella gratitudine.
- Eh?
- Guarda che te senza Sauron non eri nessuno. Senza sta cosa dell’anello tu te ne stavi ancora lì in Contea a farti i drummini. Altro che eroe. Tu la carriera la devi a Sauron.
- Ma a me m’ha rovinato la vita Sauron. E pure a tanti altri.
- Quanto odio, Frodo. Che persona piccola. Da te proprio non me l’aspettavo. Sauron era uno di noi.
- Uno di noi? Io sono un postadolescente coi piedi pelosi e lui era un cristo di dio re malvagio che ha forgiato un anello per dominare tutti gli altri. Scusami eh, ma com’è passata sta narrazione che era uno di noi? Noi chi?
- Ascolta, era una persona coi suoi pregi e i suoi difetti. E magari sì, ha dedicato la sua vita all’accumulo di potere per rendere questo Paese un posto peggiore e ci è pure riuscito, ma tu dimentichi una cosa importante.
- Cosa?
- Era un grandissimo comunicatore.
- Gandalf, porcoddue…
- Di Sauron si può dire tutto ma non che non sapesse comunicare.
- Ho capito, c’hai centocinquant'anni, hai cambiato colore e mo non capisci più un cazzo e hai paura di morire e questo è un pezzo della tua vita che se ne va e tu guardi tutto attraverso un vetro spesso così di nostalgia, ma sticazzi! Proviamo a essere un attimo obbiettivi, vuoi?
- E proviamo.
- Questo c’ha fatto passare l’inferno a tutti e ha lasciato il mondo peggio di come l’ha trovato.
- Diciamo che era una figura unica nel suo genere.
- Diciamo che era letteralmente un essere spregevole. L’incarnazione di almeno cinque dei sette vizi capitali.
- Che brutta bestia l’invidia.
- Perché a Boromir non gli abbiamo fatto i funerali così?
- Boromir era divisivo.
- Théoden.
- Comunista col Rolex.
- E Sauron invece?
- Sauron, nel bene e nel male rappresenta la Terra di Mezzo.
- Ma proprio per un cazzo io mi son sentito rappresentato da questo.
- Tu non capisci, Frodo.
- Cosa?
- La Terra di Mezzo è un Paese fondato sul condono. E dopo la morte condoniamo tutto a tutti. Però recitando frasi fondamentali come “nel bene e nel male” oppure “ha fatto anche cose buone” non neghiamo che sia stato un figlio di puttana, anzi lo rimarchiamo. Perché ne abbiamo bisogno.
- In che senso?
- Abbiamo bisogno di santificare le merde. E più uno è merda, più lo dobbiamo celebrare. Sauron va santificato, è per il bene di tutti. Così i nostri egoismi, i nostri piccoli squallori, le ipocrisie quotidiane, smettono di farci star male, di metterci in crisi. Se pure Sauron incontra Dio, se pure Sauron va in paradiso, se alla fin fine riusciamo a raccontarci che anche Sauron era una brava persona, allora lo siamo tutti. E nessuno deve pagare i propri conti con la vita e con la Storia.
- Va be’, ma con questo ragionamento non finiamo per circondarci ciclicamente solo di gente che “ha fatto anche cose buone”?
- Certo.
- E quindi altri Sauron?
- Siamo un fantasy, Frodo. Noi adoriamo le saghe. "
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crazy-so-na-sega · 1 year ago
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Metamorfosi
Filosofi che hanno cambiato opinione
Nell'aprile 1901 il filosofo Bertrand Russell e la sua compagna sono ospiti di amici, i coniugi Whitehead, in una vasta proprietà di Oxford. Una sera i Russell escono e rincasando hanno lo shock di trovare la signora Whitehead distesa sul divano, in preda ad atroci dolori. E' tutta raggomitolata, in posizione fetale, e geme. Poi si contorce per alcuni secondi, e quindi torna a ranicchiarsi. Russell fa per andare da lei ad aiutarla. Ma il signor Whitehead lo ferma. Non c'è niente da fare, gli spiega. E' la cardiopatia di Eveline. Dobbiamo aspettare che passi. Mentre sta a guardare la donna che geme sul divano, Russell esperisce una drammatica trasformazione interiore. (Lui stesso nella sua autobiografia una il termine religioso "conversione" per descrivere l'evento). In forte contrasto con gli altri sviluppi che il suo pensiero ha conosciuto nel corso degli anni, la trasformazione di quella notte non è preceduta da un ragionato processo logico, né spiegata da formule precise. La terra, come lui stesso scrive, gli manca sotto i piedi nei cinque minuti in cui osserva le sofferenze della signora Whitehead. Improvvisamente -secondo la sua testimonianza- capisce tutto: capisce che l'animo umano è infinitamente solo nel dolore. Che si tratta di una solitudine insopportabile. Capisce che l'unico modo per penetrare quella solitudine privata e toccarla è un amore incondizionato, come lo predicano i religiosi, e che qualunque atto non scaturito da un amore del genere è dannoso e insensato. Di conseguenza deduce (è buffo vedere come la linea di pensiero apparentemente mistica di Russell segua in realtà un percorso razionale, quasi come una dimostrazione matematica) che la guerra è male, che l'istruzione nelle scuole pubbliche è vergognosa, che ogni uso della forza è riprovevole, e che nei rapporti interpersonali si deve penetrare fino al nucleo della solitudine altrui e parlarle. Per diversi mesi dopo quell'evento, Russell continuò a sentire di aver vissuto un'illuminazione, e di essere in grado di leggere i pensieri reconditi di chiunque incontrava per strada. Tali sensazioni mistiche si affievolirono con il tempo, ma non dimenticò mai quel momento in casa Whitehead, che costituì, a suo dire, l'origine del suo passaggio dall'imperialismo al pacifismo. Russell, cresciuto in una famiglia di politici conservatori da cui aveva assorbito fin dall'infanzia la fede nel valore supremo del mantenimento del Grande Impero Britannico, lo stesso Russell che due anni prima, nel 1899, aveva sperato con tutto se stesso in una vittoria dell'Inghilterra nella crudele guerra di repressione contro i Boeri in Sudafrica, divenne in cinque minuti, per sua stessa ammissione, un pacifista, sostenitore degli obiettori di coscienza, e più tardi predicatore contro la partecipazione dell'Inghilterra alla prima guerra mondiale.
-E.Nevo -La simmetria dei desideri
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valentina-lauricella · 3 months ago
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Passi tratti da La vigna, di Cesare Pavese.
Ariadne, abbandonata da Teseo dopo l’avventura del labirinto, venne raccolta sull’isola di Nasso da Dionisio di ritorno dall’India, e finì in cielo tra le costellazioni. (Parlano Leucotea e Ariadne).
Leucotea: Ecco, piangi. Così almeno è più facile. Non parlare, non serve. Così se ne vanno sciocchezza e superbia. Così il tuo dolore compare per quello che è. Ma finché il cuore non ti scoppierà, finché non latrerai come una cagna e vorrai spegnerti nel mare come un tizzo, non potrai dire di conoscere il dolore.
Ariadne: M’è già scoppiato… il cuore…
Leucotea: Piangi soltanto, non parlare… Tu non sai nulla. Altro ti attende.
Ariadne: Come ti chiami adesso, ninfa?
Leucotea: Leucotea. Capiscimi, Ariadne. La vela nera se n’è andata per sempre. Questa storia è finita.
Ariadne: E’ la mia vita che finisce.
Leucotea: Altro ti attende. Tu sei sciocca. Non veneravi nessun dio nella tua terra?
Ariadne: Quel dio può ridarmi la nave?
Leucotea: Ti domando che dio conoscevi.
Ariadne: C’è un monte in patria che incuteva spavento anche a quelli della nave. Là sono nati grandi dèi. Li adoriamo. Li ho già tutti invocati, ma nessuno mi aiuta. Che farò? dimmi tu.
Leucotea: Che cosa attendi dagli dèi?
Ariadne: Non attendo più nulla.
Leucotea: E allora ascolta. Qualcuno si è mosso.
Ariadne: Che vuoi dire?
Leucotea: Se ti parlo, qualcuno si è mosso.
Ariadne: Tu sei solo una ninfa.
Leucotea: Può darsi che una ninfa annunci un gran dio.
Ariadne: Chi, Leucotea, chi mai?
Leucotea: Pensi al dio o al bel ragazzo?
Ariadne: Non lo so. Come dici? Io mi prostro agli dèi.
Leucotea: Dunque hai capito. E’ un nuovo dio. E’ il più giovane di tutti gli dèi. Ti ha veduta e gli piaci. Lo chiamano Dioniso.
Ariadne: Nella mia patria si racconta che sull’Ida nascevano dèi. Nessun mortale è mai salito oltre gli ultimi boschi. Noi temiamo anche l’ombra che cade dal monte. Come posso accettare le cose che dici?
Leucotea: Tu hai molto osato, piccola. Non era per te come un dio anche colui dai ricci viola?
Ariadne: Gli ho salvata la vita, a questo dio. Che ne ho avuto?
Leucotea: Molte cose. Hai tremato e sofferto. Hai pensato a morire. Hai saputo che cosa è un risveglio. Ora sei sola e aspetti un dio.
Ariadne: E lui com’è? molto crudele?
Leucotea: Tutti gli dèi sono crudeli. Che vuol dire? Ogni cosa divina è crudele. Distrugge l’essere caduco che resiste. Per svegliarti più forte, devi cedere al sonno. Nessun dio sa rimpiangere nulla.
Ariadne: Il dio tebano… questo tuo… hai detto che uccide ridendo?
Leucotea: Chi gli resiste. Chi gli resiste s’annienta. Ma non è più spietato degli altri. Sorridere è come il respiro per lui.
Ariadne: Non è diverso da un mortale.
Leucotea: Anche questo è un risveglio, bambina. Sarà come amare un luogo, un corso d’acqua, un’ora del giorno. Nessun uomo val tanto. Gli dèi durano finché durano le cose che li fanno. Fin che le capre salteranno tra i pini e i vigneti, ti piacerà e gli piacerai.
Ariadne: Morirò come tutte le capre.
Leucotea: Sulle vigne, di notte, ci sono anche stelle. E’ un dio notturno che ti aspetta. Non temere.
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curiositasmundi · 5 months ago
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[...]
Le pulsioni fascistoidi di taluni «rappresentanti delle istituzioni» (sic) ripropongono a getto continuo momenti, protagonisti e strutture di un passato liberticida, trasfusi nell’aura dell’epopea, quali alfieri della dignità e del senso nazionale. 
Un borioso generale ha di recente condotto la campagna elettorale europea con riferimenti espliciti alla X Mas, mentre un volitivo parlamentare della Lega salviniana ha rilevato che – per quanto lo concerne – lo scandalo non sta nell’esaltazione della X, ma piuttosto nel canto di Bella ciao, inno dei partigiani massacratori.
Assai opportunamente Hannah Arendt ammoniva – a proposito di Adolf Eichmann – di non rappresentare né trasformare l’orrore in mito. È l’operazione compiuta dagli esaltatori di Mussolini e dei suoi camerati, ringalluzziti dai venti di destra che soffiano in Europa (e non solo), alimentati dalle guerre che insanguinano Ucraina e Palestina.
Vediamo dunque di riportare con i piedi per terra – sul piano storico – la X Mas e il suo comandante, in relazione al ruolo espletato durante la Repubblica sociale italiana (Rsi), oggi presentato come adempimento di una missione patriottica nel segno dell’onore, mentre si trattò di collaborazionismo con l’invasore tedesco e di crudele repressione antipartigiana.
[...]
Nel giugno 1944 la Decima viene assoggettata al generale Gustav-Adolf von Zangen. Tessere di riconoscimento bilingui portano un’eloquente avvertenza: «Il titolare appartiene alla Divisione ‘Decima’, alleata alle FF.AA. Germaniche, ed è autorizzato a circolare armato. Tutte le autorità militari e civili italiane e tedesche sono pregate di dargli assistenza in caso di necessità». L'antiguerriglia viene condotta secondo le direttive del feldmaresciallo Kesselring e del generale Wolff, con particolare intensità nel Piemonte e contro il partigianato slavo.
Misura di carattere preventivo è il prelievo di ostaggi civili; manifesti murali, precisano che «ad essi non sarà fatto alcun male se nessun atto di sabotaggio, attentato alla vita, o delitti in genere saranno compiuti nella zona a carico di uomini o cose appartenenti alla Divisione X». In caso di attacchi, i prigionieri saranno considerati conniventi con i partigiani e trattati come tali.
Gli eventi di Valmozzola, piccola località appenninica tra Emilia e Liguria, rivelano le crude logiche della guerra civile. Verso le 8,30 del 12 marzo 1944 un gruppo di «ribelli» ferma il treno La Spezia-Parma, per liberare tre compagni catturati in combattimento e condotti al Tribunale militare di Parma, anticamera della fucilazione. Quando però il comandante Mario Devoti («Betti») chiede la consegna dei prigionieri, il sottotenente del Battaglione «Lupo» della X Mas Gastone Carlotti lo dilania con una bomba a mano. Nella furiosa sparatoria i partigiani neutralizzano la trentina di militari della scorta. Oltre a Carlotti, muoiono un marò e due sottufficiali della Gnr. Gli assalitori si ritirano con numerosi prigionieri: sei verranno fucilati, altri liberati (tra di essi, tre tedeschi) e altri ancora aderiranno alla Resistenza. Per vendicare i due camerati, i marò prelevano dalle carceri di Pontremoli sei italiani e due disertori georgiani – catturati tre giorni prima sul Monte Barca –, li trasportano alla stazione di Valmozzola e ne fucilano sette (graziano un giovanissimo, dopo le insistenze dei morituri sulla sua estraneità alla Resistenza).
L’estate 1944 vede gli uomini di Borghese accentuare la pressione antipartigiana.
Il 13 giugno la Compagnia operativa «O» al comando di Umberto Bertozzi spalleggia i tedeschi della 135a brigata da fortezza (Festungs Brigade) nello spietato rastrellamento di Forno (frazione di Massa), culminato in 68 uccisioni.
Il 29 luglio, a Ivrea, il ventiduenne Ferruccio Nazionale – accusato di aver voluto scagliare una bomba a mano contro un cappellano militare – viene impiccato nella piazza centrale al canto di Giovinezza. Il volto tumefatto rivela le sevizie inflittegli nelle ultime ore di vita.
A Sernaglia della Battaglia (Treviso), il contadino Giovanni Parussolo, partigiano della Brigata «Mazzini��, viene torturato, finito a revolverate la notte del 9 dicembre 1944 e impiccato dai marò della «Sagittario» a un albero della piazza municipale. Parussolo era caduto nella trappola del giovanissimo maresciallo Eugenio De Santis,
fintosi aspirante disertore alla ricerca di contatti con i partigiani. Il cadavere rimane esposto per un giorno e una notte, con appeso al collo il cartello IL PIOMBO DELLA X AI TRADITORI. L’indomani, analoga sorte tocca a tre persone che, in contatto con Parussolo, avevano manifestato disponibilità ad aiutare i disertori.
Ancora in provincia di Treviso, nel Comune di Cordignano, il 14 febbraio 1945 vengono fucilati sei ostaggi per vendicare la cattura del sergente Guido Marini (mai più ritrovato). Pressato dal vescovo di Vittorio Veneto per evitare ritorsioni, il capitano Nino Buttazzoni, comandante del Battaglione «NP» (nuotatori e paracadutisti), pronuncia davanti al segretario del vescovo un’imprecazione rivelatrice del suo stato d’animo: «Li ucciderò tutti! Poi uccideranno anche me, così andremo tutti all’inferno!» (arrestato dopo un biennio di latitanza, nel luglio 1949 Buttazzoni verrà condannato dalla Corte d’assise di Treviso a 21 anni; prosciolto il 20 settembre 1950 dalla Corte d’assise di Ascoli Piceno, scriverà memoriali autobiografici: al suo decesso, nel 2009, verrà celebrato dai neofascisti come eroe).
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lovesickshanties · 1 year ago
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OFMD Ficlet - XVI
Birds of a feather Izzy
Per lunghi anni, ogni mattino nella vita di Israel Hands si era svolto così. Al primo sospetto di aurora apriva gli occhi, uscendo da un sonno buio e denso come piombo; e come prima cosa, controllava se il proprio amore per Edward Teach fosse ancora lì.
Ci conviveva come con una vecchia ferita. Da tempo non sperava più che potesse smettere di dolere; semplicemente, aveva imparato a sopportarne la muta, costante presenza.
Dopo che con stanca rassegnazione aveva dovuto constatare che, sì, gli importava ancora di quella fottuta bestiaccia, si alzava sospirando e andava nella cabina del capitano.
A volte, entrando, Izzy doveva guadare una distesa di bottiglie vuote; a volte trovava Edward sveglio, imbronciato davanti a una finestra, a guardare il mare con l’aria di non aver chiuso occhio.
A volte, ed erano le mattine più dure, Israel entrava e lo trovava addormentato, riverso sulla branda o con il capo sullo scrittoio, in una nube di capelli sciolti che si confondevano nella barba come quelli di un San Giovanni Battista. Era facile dimenticarsi di quanto Edward fosse indisponente, quando dormiva con l’innocenza di un bambino, i lineamenti resi più dolci dal sonno e il respiro così quieto da fare appena rumore.
Izzy riscuoteva entrambi da quell’incantesimo con un secco battito di mani, e Edward si svegliava di soprassalto come un gatto spaventato. Una volta aveva fatto un balzo tale da sbattere contro l’ennesimo, inutile trofeo appeso proprio sopra il suo letto, un palco di corna ritorte che si erano poi staccate crollandogli addosso. Izzy aveva riso così tanto che era finito per terra.
…Anche quando non dormiva, però, nella sua tana piena di gingilli che non servivano ad altro che a riempirsi di polvere, Edward non si decideva a cominciare il giorno a meno che non fosse Izzy a chiamarlo.
Una volta dato il via al tran tran quotidiano, però, le ore scorrevano facili come un meccanismo ben oliato; un saccheggio di seguito all’altro, un’isola dopo l’altra, finché all’apice della loro fama non dovevano neppure più sguainare la spada per far capitolare intere flotte.
Se questo da un lato aveva reso la crescita della leggenda di Blackbeard una marea inarrestabile, dall’altro aveva precipitato Edward in una noia così profonda da trasformarlo sempre più di frequente in un gremlin dispettoso e crudele.
Qualche volta, la stupida violenza che accartocciava uno dentro l’altro i loro giorni aveva fatto illudere Israel che l’amore per Edward fosse stato corroso da amarezza e disillusione.
E invece ogni mattina guardava fra le ceneri, e lo ritrovava lì.
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Quando era andato a salutarla per l’ultima volta, sua madre dormiva.
Era sera, ed erano soli in casa, e Israel non avrebbe più avuto un’occasione come quella per scappare. Doveva fare presto, prima che sorgesse la luna, tagliare correndo fra il granturco ancora alto.
Ma sua madre stava morendo.
Così Israel, col suo piccolo fagotto già sulle spalle, era entrato nella sua stanza. Il lume ardeva così fioco che appena si distinguevano il riflesso dello specchio sulla credenza, il luccichio del bicchiere vicino al letto, e gli occhi febbrili di sua madre, quando li aveva aperti lentamente su di lui.
Nel suo volto smagrito parevano enormi. Erano dello stesso colore dei suoi.
Non appena l’aveva visto, aveva capito subito; e gli aveva sorriso.
“Vieni qui, pulcino,” aveva sussurrato, con il luccichio nello sguardo di quando da bambino lo afferrava per fargli il solletico. Israel si era avvicinato al suo capezzale con la gola serrata.
Sua madre aveva preso le sue mani fredde fra le proprie, brucianti di febbre, e con solennità lo aveva benedetto. Poi si era sfilata dal dito l’anello nuziale e glie lo aveva premuto sul palmo. “Ti vorrò per sempre bene come oggi,” aveva bisbigliato; non aveva le forze di sollevarsi dai cuscini, così tremando Israel si era chinato per permetterle di baciargli la fronte. “Non dimenticarlo, bambino mio.”
Quella notte, mentre correva nei campi bagnati dalla luna piena, Israel aveva imparato l’esistenza di un amore che segna come fuoco, e che nessuna distanza, nè il tempo, nè la morte possono toccare.
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And so no longer live I in fear Them are too greedy to pay my asylum bills This is my life and freedom's my profession This is my mission throughout all flight duration
There is a core and it's hardcore All is hardcore when made with love The love is a voice of a savage soul This savage love is undestructable
Gogol Bordello - Undestructable
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onewithnoname · 5 months ago
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13/06/2024
Sempre maggior timore mi incute questo mondo crudele. Ovunque io volga lo sguardo, mi sovviene sempre una diversa sofferenza, una differente ingiustizia.
Oggi mentre camminavo per strada (una delle rare volte che esco), mi sono imbattuto in un piccolo gattino, sdraiato sul ciglio della strada -una stradina secondario sterrata-. Appena mi avvicinai capii subito, che il piccolo gattino era morto. Il suo piccolo pancino era gonfio, mentre tutto il resto del corpicino, era smunto e ossuto, ricoperto da un folto e logoro mantello tigrato marrone: era sicuramente morto di fame e di stenti. Avrà avuto un mese al massimo, ed è stato probabilmente abbandonato dalla madre. Spostai il gattino dal ciglio della strada, e lo posai sul prato, ricoprendolo di erba.
Ho ripensato per ogni singolo secondo, alla sofferenza, che quella piccola e innocente anima ha subito. Al miagolio straziante, in cerca di cibo e della madre, ormai troppo lontana per poterlo udire. Non ha avuto purtroppo, la fortuna di trovare un'anima che ascoltasse il suo lamento. Anche se in cuor mio so, che il suo debole pianto sia stato ignorato, da ogni singolo passante: perché solo di anime maligne è abitato questo mondo.
Tutta la sofferenza di quel povero gattino, è entrata violentemente dentro di me, ogni singola fibra del mio animo, piange. Anche ora sto disperando, e il mio volto è scosso da tremori e lacrime: avrei dato la mia vita per poterlo salvare. Perché questa terra deve punire così violentemente, un'anima così innocente. Perché io e tutte le anime, che hanno empatia per sentire, devono soffrire così tanto?
Piccolo gattino, il dolore che ora mi sto provocando, l'hai provato anche tu. Io e te siamo destinati a soffrire e morire...
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