#Studio Scientifico
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dropsofsciencenews · 4 months ago
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Topi e strategie sociali: come una femmina può salvarti la pelliccia
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Quando gli animali si muovono nel loro ambiente, non lo fanno mai in modo casuale o disinteressato. Valutano costantemente i rischi, osservano attentamente ciò che accade intorno a loro, utilizzano indizi sensoriali e acquisiscono nuove informazioni per adottare comportamenti appropriati. Del resto, il pericolo è sempre dietro l'angolo, e sapere cosa fare è cruciale per la sopravvivenza. I roditori, ad esempio, adottano posture difensive quando percepiscono minacce, come odori di predatori o ombre sospette.
Anche all'interno dei gruppi sociali, gli animali sviluppano meccanismi cognitivi per rispondere agli stimoli sociali e ai cambiamenti ambientali. In comunità con gerarchie ben definite, devono costantemente osservare i comportamenti degli altri per capire se sta per scoppiare un conflitto o se il gruppo è in quiete. Quando si presenta una minaccia, la fuga è una risposta classica ed efficace. Ma scappare non è sempre la scelta migliore, perché implica perdere risorse e opportunità di accoppiamento. Come fare allora per ridurre i conflitti all'interno di un gruppo? Per i piccoli topi della specie Mus musculus, la risposta è ingegnosa: utilizzare le femmine come distrazione.
Un gruppo di ricercatori ha registrato le interazioni di gruppi composti da due maschi e due femmine per un periodo di cinque ore. Hanno utilizzato l'intelligenza artificiale per codificare in maniera oggettiva come i topi gestiscono i comportamenti aggressivi dei loro simili. Essendo animali gerarchici, nei gruppi c'è sempre un maschio più aggressivo degli altri. I ricercatori hanno registrato 3.000 incontri tra maschi, determinando le risposte più probabili all'aggressione e se queste azioni risolvessero o peggiorassero il conflitto.
Tra questi incontri, i ricercatori hanno osservato un comportamento molto costante: il maschio aggredito spesso correva verso una delle femmine, riuscendo così a de-escalare l'aggressione. Dopo un confronto aggressivo, il maschio vittima interagiva brevemente con una femmina prima di allontanarsi rapidamente, poiché l'attenzione dell'aggressore si spostava su di lei. Questa sequenza comportamentale era l'unica che non portava ad ulteriori scontri violenti. In pratica, il maschio aggredito distraeva l'aggressore con la presenza della femmina, evitando così ulteriori conflitti senza dover fuggire lontano. Geniale, no?
Nonostante questi risultati, lo studio presenta alcune limitazioni. È stato condotto in un ambiente controllato con piccoli gruppi bilanciati per sesso, che potrebbero non rappresentare fedelmente le condizioni naturali. Inoltre, l'assenza di una gerarchia sociale ben definita tra i topi osservati potrebbe aver influenzato i comportamenti registrati. Future ricerche dovrebbero variare il numero e la composizione degli animali per comprendere meglio come questa strategia si applichi in contesti più naturali, ma una cosa è chiara, in alcuni casi basta affidarsi ad una femmina per uscire da una situazione difficile.
A Presto e Buona Scienza! fonte
fonte foto: George Shuklin (talk) - Opera propria, CC BY-SA 1.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5521043
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deathshallbenomore · 2 years ago
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purtroppo la cerimonia è magnetica quanto un incidente stradale ma non vedo l’ora di tornare al video di andrea purgatori che mi racconta il rapimento di moro
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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Alessandria Celebra il Giovane Scienziato Federico Bergo per il Riconoscimento Internazionale nel Campo della Ricerca Scientifica
Federico Bergo, studente del Liceo Scientifico “Galileo Galilei”, premiato con l’EIROforum Special Donated Prize per il suo innovativo studio sulla proteina DSUP.
Federico Bergo, studente del Liceo Scientifico “Galileo Galilei”, premiato con l’EIROforum Special Donated Prize per il suo innovativo studio sulla proteina DSUP. Martedì 29 ottobre 2024, alle ore 16:00, presso la Sala Giunta del Palazzo Comunale di Alessandria, si terrà un incontro speciale in onore di Federico Bergo, giovane talento alessandrino che ha recentemente ottenuto un prestigioso…
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falcemartello · 1 month ago
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Do you notice a usual pattern?
Nel 1997, un quattordicenne di nome Nathan Zohner presentò in classe uno studio per vietare l'uso del monossido di idrogeno, elencando queste prove di pericolosità:
-Provoca gravi ustioni quando è sotto forma di gas.
-Corrode e arrugginisce il metallo.
-Uccide un numero incalcolabile di persone ogni anno.
-Si riscontra comunemente nei tumori, nelle piogge acide, ecc.
-Se ingerito, provoca eccessiva minzione e gonfiore.
Chiese ai suoi compagni quanti volessero effettivamente vietarlo.
43 su 50 risposero assolutamente di sì.
Il nome comune del monossido di idrogeno è: ACQUA (H2O)
La bufala era un concorso scientifico per scoprire fino a che punto siamo creduloni.
Non solo Zohner vinse la gara ma in suo onore fu coniato il termine "Zohnerismo" definito come "l'uso di un fatto per indirizzare un pubblico, scientificamente ignorante, verso false conclusioni"
Ogni riferimento a fatti attuali è puramente causale.
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diceriadelluntore · 1 month ago
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Storia Di Musica #355 - King Crimson, Red, 1974
L'ultima storia dell'anno riguarda un disco che è uno dei capolavori di tutti i tempi. Riscoperto negli ultimi anni, per tutta una serie di avvenimenti che andrò a raccontarvi, chiude il cerchio del progressive di una delle band che lo fecero nascere: i King Crimson.
Di quella band che nel 1969 sconvolse il mondo della musica con In The Court Of The Crimson King è rimasto solo il genio di Robert Fripp, che in 5 anni cambia 7 formazioni diverse. E il disco di oggi nasce dopo l'ennesimo cambio di formazione. Concluso un tour americano di tre mesi nel 1974, Fripp, Bill Bruford (batteria) e John Kenneth Wetton (basso, voce e chitarra) decidono a maggioranza di allontanare il violinista David Cross. Rimangono un trio, e iniziano a pensare ad un nuovo disco. In Gran Bretagna Fripp ha un incontro che gli sconvolge la vita: legge gli scritti di John G. Bennett, allievo diretto di Gurdjieff. Bennett, che era un matematico, voleva nei suoi lavori integrare il proprio sapere scientifico con le conoscenze acquisite in materia di filosofie orientali e misticismo con la frequentazione del grande maestro greco-armeno. Fripp ne rimase folgorato, e nei decenni successivi organizzerà nei campi studio di Bennett corsi di chitarra divenuti leggendari: non prendere la chitarra per settimane intere, fare meditazione prima di ogni sessione, persino accordature tutte particolari per suonare lo strumento. Ma l'incontro con Bennett provocò anche altro: Fripp dichiara finita l'esperienza King Crimson, Bruford e Wetton hanno totale carta bianca per l'ultimo lavoro.
Quello che poteva essere l'inizio di una tragicomica esperienza, si rivela invece un trampolino creativo potentissimo: ne nasce fuori un disco dove il progressive e il jazz rock, cardini di quel suono così unico, sono la base di partenza per una musica più muscolare, scarna, drammatica. Bruford e Wetton chiamano musicisti sessionisti per le registrazioni, alcuni grandi amici dei nostri ed ex componenti: Ian McDonald, con il suo sax, uno dei fondatori della band, Mel Collins, anche lui ex Crimson, e Mark Charig che tra il 1970 ed il 1971 suona negli storici album Lizard e Islands, in quest'ultimo è suo un fenomenale assolo di cornetta nella title track. Le registrazioni di Red, colore della passione, della morte, della rinascita, iniziano nel luglio del 1974, e ne vengono fuori 40 minuti di musica straordinaria. Red è l'inizio già spiazzante: la band è in formazione power trio, il brano gira intorno ad un potente riff, tra i migliori di Fripp, fino a quando verso metà brano entra in scena un violoncello (strumento che apparirà anche in altri brani). Chi sia l'esecutore è ancora oggi un mistero, perchè non è segnato nei crediti sull'album e persino nei registri degli Olympic Studios di Londra dove iniziarono le registrazioni. Una recente teoria vuole che fosse nientemeno che Julian Lloyd Webber, fratello del famosissimo Andrew Re dei Musical, ma è una balla. Fatto sta che a 50 anni rimane ancora il mistero! Il disco continua con Fallen Angel, dove compare una rara chitarra acustica, è un brano sugli Hells Angels, dove un uomo chiede al fratello di unirsi alla terrificante banda per poi vederlo pugnalato tragicamente per le strade di New York. One More Red Nightmare è il lato horror del disco: l'incubo di uno schianto aereo, con il riff a salire vertiginosamente e gli interventi al sax di McDonald, un brano drammatico e potentissimo. Providence è una live session improvvisata al Palace Theatre di Providence, Rhode Island, il 30 giugno 1974, dove suona e comprare nei crediti anche David Cross. Ma sono gli ultimi, monumentali 12 minuti di Starless la pietra miliare di questo capolavoro: originariamente pensata per il precedente album, che si intitola Starless And Black Bible, è divisa in una parte cantata dove ritorna il caro Mellotron, un tema di chitarra elettrica e il sax di Mel Collins; nella seconda parte inizia il ritmo di un basso iconico (per gli appassionati puristi, in tempo 13/8 e dall'armonia diminuita) dove la chitarra di Fripp arriva nel cielo più oscuro, senza stelle appunto, un abisso celeste e non terreno.
All'epoca, quando uscì, il 5 Ottobre, si sapeva già da un'intervista al New Musical Express che il gruppo non esisteva più. Persino la copertina, così intima e minimalista rispetto alla magia delle loro precedenti, non attirò l'attenzione dovuta. Il disco ebbe pochissimo successo. Ma negli anni a seguire, visti anche i futuri e numerosi ritorni di Fripp a sigla King Crimson, il disco ha finito per ammaliare intere generazioni di musicisti: figura non solo come ultimo apice del prog, che verrà di lì a poco colpito a morte dal punk, ma è considerato il capostipite di tutte le varianti che da fine anni '80 riproposero i suoni articolati, la maestria strumentale, l'atmosfera tenebrosa e cinematografica. È un disco mondo, probabilmente anche più mistico e profondo di quello pensato dai musicisti, che ancora sfida a cercarci dentro a 5 decenni di distanza, nelle sue profondità recondite e terribili. Come si fa con ogni cosa che non ci lascia indifferenti. Tanto che un giovane produttore, Butch Vig, lo fece ascoltare ad un giovane musicista, che disse: "è il miglior album nella storia del rock". Quel musicista era Kurt Cobain.
Un grande abbraccio a quelli che leggono sempre, a quelli che spero si appassionino, ai curiosi ogni tanto. Buon anno e alle prossime storie musicali!
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mezzopieno-news · 6 months ago
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AIDS, UN NUOVO FARMACO BLOCCA IL 100% DI CONTAGI
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Nel corso della conferenza mondiale sull’Aids 2024 tenutasi a Monaco di Baviera, sono stati presentati i risultati di uno studio condotto su donne africane sottoposte ad una profilassi pre-esposizione contro l’HIV che ha mostrato il 100 per cento di successo.
La ricercatrice sudafricana Linda-Gail Bekker ha mostrato che 2134 ragazze adolescenti e giovani donne in Sudafrica e Uganda che hanno ricevuto iniezioni di lenacapavir ogni 6 mesi, non hanno contratto il virus dell’HIV. La sperimentazione è stata conclusa quando metà delle partecipanti era stata arruolata per 1 anno e il farmaco ha dimostrato di essere protettivo al 100%. La rivista scientifica Science ha indicato questo risultato scientifico come una “nuova era nella prevenzione dell’HIV”.
Il nuovo farmaco ha generato molto entusiasmo nella comunità medica e anche i principali enti mondiali impegnati nella lotta all’AIDS hanno definito la scoperta come un punto di svolta nel campo della prevenzione dell’HIV, una rivoluzione. “Vogliamo che questo farmaco preventivo miracoloso raggiunga tutti coloro che ne hanno bisogno, subito” ha dichiarato Winnie Byanyima, presidente del UNAIDS.
Negli ultimi anni si è registrato un enorme progresso scientifico e i farmaci antiretrovirali consentono alle persone affette da HIV di vivere una vita sana. Le nuove infezioni da HIV sono scese da oltre 2 milioni a livello globale nel 2010 a 1,3 milioni l’anno scorso mentre nella regione subsahariana, l’ONU afferma che l’incidenza dell’HIV tra adolescenti e giovani donne rimane “straordinariamente alta” in alcune zone, con oltre 150.000 nuovi infetti lo scorso anno.
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Fonte: Science; Winnie Byanyima; The Guardian; foto di Towfiqu Barbhuiya
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crazy-so-na-sega · 7 months ago
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Oggi i sondaggi dell’opinione pubblica, come le notizie della televisione, sono completamente integrati nella nostra società. In meno di ventiquattro ore, si può fare uno “studio scientifico” su ciò che si ritiene la gente dica su un certo argomento. Dopo aver studiato i numeri dei sondaggi americani, gli studiosi sono arrivati alla conclusione che la gente adegua il proprio comportamento all’opinione prevalente; la gente è infatti talmente diretta e influenzata dai sondaggi che non oserebbe spezzare questo contratto sociale; deve fare ciò che gli altri pensano si debba fare, perché l’agire al contrario le provocherebbe sofferenza psicologica. Se vogliamo far credere qualcosa alla gente, tutto quello che dobbiamo fare è organizzare un sondaggio su una determinata affermazione e poi fargli pubblicità, preferibilmente in televisione. Daniel Estulin
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libero-de-mente · 6 months ago
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Alberto Angela: Un divulgatore nell'Antica Roma
(Spunto per un racconto di fantasia)
Immaginatevi se Alberto Angela, con la sua solita passione e il suo inconfondibile stile, si trovasse catapultato indietro nel tempo, nell'antica Roma. In quell'epoca del passato che tanto lo affascina e rapisce.
Immaginiamo il nostro amato divulgatore cortese, con la sua barba curata e i capelli con quel disordine ordinato, in mezzo ai Fori Imperiali, ma invece di spiegare ai telespettatori, di ritrovarsi a dover interagire con i romani dell'epoca.
Tutto inizia quando, durante la ripresa per una nuova puntata di Stanotte sul Grande Raccordo Anulare, Alberto si avvicina troppo a una strana macchina del tempo nascosta che sbuca dal terreno, dopo l'ennesima ricognizione archeologica in merito ai lavori della nuova metropolitana, la Linea Legio XV.
Alberto inavvertitamente calpesta la parte appena sporgente, un bagliore improvviso e... ecco fatto! Si ritrova in toga, con i capelli raccolti in un elegante nodo, e una pergamena in mano invece degli appunti di Stanotte a.
"Salve, cittadino romano!" - lo saluta un centurione, guardandolo con aria perplessa.
Alberto, pur cercando di mantenere la calma, non può fare a meno di balbettare - "Ehm... salve! Io sono... Alberto Angela, un umile studioso del vostro tempo".
Il centurione lo osserva attentamente, poi esclama - "Un umile studioso? E cosa mai studierai, cittadino? Forse la filosofia? O forse la retorica?"
Alberto, con un sorriso imbarazzato, risponde - "Beh, diciamo che studio un po' di tutto dalla storia all'archeologia, passando per la paleontologia".
Il centurione, con gli occhi spalancati, lo interrompe - "Paleontologia? Ma chi è mai questa paleontologia? Forse una nuova divinità?"
Il centurione trovando alquanto strano questo Albertus Angelus (io quando ero in Spagna negli anni '80 parlavo in italiano mettendo sempre la "s" finale, così come con il latino metto "us" e vado da dio... anzi da Giove) decide di portarlo in Senato.
Da quel momento in poi, Alberto davanti ai senatori, cercherà di spiegare cosa sia un documentario ma viene scambiato per un mago; tenta di analizzare un reperto archeologico con una lente d'ingrandimento ma viene accusato di spiare; per non parlare del momento in cui cerca di spiegare la teoria dell'evoluzione.
Mentre cerca di spiegare il concetto di "evoluzione" ai senatori romani, Alberto si ritrova a disegnare un albero genealogico che parte da un pesce e arriva fino all'uomo moderno. L'assemblea scoppia in una risata fragorosa - "Un pesce che diventa un uomo? Cittadino, forse hai bevuto troppo vino!"- esclama un senatore con aria di sufficienza.
Per nulla sconfortato, Alberto cerca un modo per dimostrare le sue teorie e decide di organizzare una sorta di "lezione pratica" nei Fori Imperiali. Raduna un gruppo di bambini romani, i quali si dimostrano entusiasti della novità, iniziando a mostrare loro fossili e reperti archeologici. Ma le cose non vanno come previsto, un bambino affascinato da un teschio, lo scambia per una maschera e inizia a usarlo per giocare.
Nel frattempo, a palazzo imperiale, l'imperatore Tito, incuriosito dalle strane voci che circolano sulla presenza di un "mago" che parla di pesci che diventano uomini, decide di incontrare personalmente Alberto.
Alberto viene invitato a una cena sontuosa e, durante il banchetto, l'imperatore gli chiede di eseguire una dimostrazione delle sue capacità. Alberto, ricordandosi i consigli di Paco Lanciano, improvvisa una sorta di "esperimento scientifico" con del vino, dell'acqua e un uovo sodo, cercando di simulare la formazione della Terra.
L'imperatore, pur non capendo nulla, rimane affascinato e lo nomina "mago ufficiale" della corte.
Ma l'avventura non finisce qui. Alberto infatti verrà da prima coinvolto in una rissa tra gladiatori, poi tenterà di introdurre l'uso della carta igienica nel mondo romano e, per sbaglio, attiverà un meccanismo all'interno del Colosseo, facendo uscire tutte le fiere ingabbiate nei sotterranei dell'anfiteatro.
Per rabbonirle e permettere la loro cattura, Alberto imposterà la voce come quando narra i documentari della BBC durante Noos. I felini così incantati, con tanto di fusa, rientreranno docilmente nelle gabbie.
Alla fine, esausto ma felice, Alberto riuscirà a tornare nel presente, portando con sé un'esperienza unica. Con tanti spunti per scrivere un nuovo libro: Magus Scriptor - Come si divulgava cultura nell'antica Roma. Prossimamente solo nella libreria di casa mia.
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marcoleopa · 6 months ago
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Volano gli stracci e l’audience aumenta
Non è il titolo di una pièce teatrale, ma, la cartina al tornasole dell’attrattività dei programmi di basso e infimo contenuto, della tv commerciale.
Sgombriamo il campo da ogni equivoco, specificando che, anche i programmi di basso contenuto sono nei palinsesti della televisione del servizio pubblico, proseguendo una china di inarrestabile caduta verso il nulla.
In questo panorama di desertificazione culturale, si salva, in Rai, qualche programma degno di nota, sia esso per il pubblico giovanile, che per il pubblico più anziano (la cui componente è maggioritaria – come riportato dai dati Auditel), sebbene sempre meno giovani - con scolarizzazione elevata - disertano la tv (di servizio pubblico o commerciale) per altre forme di intrattenimento, mentre i più anziani (con titoli di studio più bassi) prediligono i programmi tv spazzatura (più del 70% dei contenuti dei palinsesti).
Ulteriore chiarimento, per tacitare chi vede nel post del classismo e interpreti secondo propri Bias: rientro nella ctg 60, seguo in replica i programmi tv (mai quelli spazzatura), quando possibile e se interessanti; di fatto non faccio/sono target per le inserzioni pubblicitarie.
Lungi dal giustificare/accettare le scelte strategiche e aziendali, che hanno preferito far slittare il programma di A.Angela a settembre, con o senza il proprio consenso poco importa, ma, preme sottolineare l’altro aspetto di questa grottesca vicenda: i programmi a contenuto più scientifico/culturale, non possono tenere il passo con gli stracci volanti dei format, delle corna, dei palestrati e delle labbra siliconate, persino dei giochi olimpici moderni (breakdance, skateboard, bmx etc.)
In breve la cultura (scientifica o umanistica, seppur accennata in formato televisivo), non rende, non attrae, non stimola riflessioni e approfondimenti, anche per mera curiosità personale.
Il nulla, di contro, ma, non il nulla di Parmenide memoria, o, il non ente di Heiddeger, o l’inconsistenza concettuale del nulla di J. Locke, piuttosto il nulla inteso come disvalore negativo assoluto, è la pietra angolare dell’auditorium televisivo italico.
Che tristezza.
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t-annhauser · 5 months ago
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Il Rimediotti, prima di essere uno dei bimbi del Bar Lume, era un personaggio de Il piatto piange di Piero Chiara, e non ricordo se fosse lo stesso personaggio, nella trasposizione cinematografica, che interpretava "lo specialista delle acque", cioè colui che era chiamato ad auscultare, ponendo l'orecchio sapiente lungo le tubazioni del gabinetto, il suono dell'orinazione delle giovani donne per comunicare l'eventuale verginità dell'esaminata. Con ridanciana goliardia, l'operazione era denominata "il canto della bernarda". Se la cosa vi sembra troppo cretina, sappiate che l'autorevole Fatto Quotidiano, riprendendo una ancor più autorevole urologa americana, ci comunica che "uno studio scientifico giapponese ha trovato una relazione fra la dimensione del naso e quella del pene". Non sono dunque le dimensioni delle mani e dei piedi a dare un indizio delle dimensioni del membro maschile. Ottimo, anche perché io porto il quaranta e non riuscivo a comprendere come mai non mi ritrovavo con le misure, poi mi sono guardato il naso e sì, effettivamente è un bel naso, direi quasi greco. Almeno Piero Chiara non aveva la pretesa della scientificità.
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abr · 1 year ago
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Questo articolo ha seguito il normale processo di peer review ed è stato pubblicato nel gennaio del 2022. Ha suscitato un certo interesse, tutto regolare, sin quando poi nel settembre dello stesso anno (...) un certo giornalista di un quotidiano, il Guardian (la Repubblica inglese, ndr) evidentemente si è sentito particolarmente toccato da quanto sostenuto.
Il giornalista ha scritto un articolo sul giornale dopo aver intervistato alcuni esperti climatici internazionali noti per avere delle posizioni particolarmente catastrofiste al riguardo, che si sono scandalizzati per quanto letto nell’articolo e hanno detto “no, questo dovrebbe essere ritirato”.  
L’editore della rivista si è sentito in dovere di fare una verifica del nostro articolo alquanto strana e insolita. Di solito infatti un articolo scientifico che ha passato il processo di peer review, può essere sicuramente messo in discussione ma i ricercatori che non concordano ne scrivono uno che a sua volta deve essere sottoposto a peer review. A quel punto si può iniziare un confronto sulle tesi, sulle ipotesi, sulle referenze e questa è la procedura normale.
 Questo non è avvenuto, non hanno mai scritto un articolo scientifico di confutazione ma l’editore si è sentito in dovere di elencarci tre punti che erano in disaccordo con l’ultimo report dell’IPCC (The Intergovernmental Panel on Climate Change, un organo delle Nazioni Unite, ndr) Noi abbiamo scritto un addendum mostrando che in realtà questi tre punti sono assolutamente in accordo con quanto da noi sostenuto.
Dopodiché l'editore ha fatto partire una ulteriore peer review su quanto già rivisto e pubblicato (mai successo prima), dove un reviewer era d’accordo, l’altro reviewer no. Il disaccordo ha dato gli elementi all’editor per chiamare in causa un terzo auditor che ha espresso parere negativo e quindi c’è stata la ritrattazione dell'editor, non degli autori.
Conclusioni troppo scomode: "an unconvenient truth", nemesi ricadente sul Padre di tutti i Catastrofisti moderni, Al Gore il Grande Perdente.
RICORDA UN CERTO PROCESSO A GALILEO, INCLUSO L' "EPPUR SI MUOVE" FINALE.
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der-papero · 1 year ago
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[...] Ciò che, però, in molti non hanno considerato è che, normativa alla mano, il secondo scritto, in alcuni percorsi di studio, potrebbe essere basato su più materie caratterizzanti: ad esempio, al liceo Scientifico potrebbero capitare sia matematica che fisica; [...]
(fonte: ANSA)
Oh, ma tu guarda che novità curiosa. Premesso che mi mancherebbe lo scritto di Matematica, però quello di Fisica sarebbe una chicca niente male.
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innamoratadellenuvole · 7 months ago
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Rispetto all'ask sul rispetto che meritano i no vax bisogna dire che i no vax non meritano alcun rispetto per il fatto che le loro motivazioni non hanno alcun fondamento scientifico e spesso si basano su pretesti creati ad arte ma soprattutto perché la loro esistenza crea enormi problemi di salute pubblica e minano la fiducia nei confronti degli operatori sanitari, operatori sanitari che agiscono nel rispetto del codice deontologico e sulla base di uno studio che inizia dal primo giorno di Università e non si conclude mai, nemmeno dopo la pensione, facendo sacrifici immani.
I no vax si basano sulle notizie fake lette su Facebook, diciamocelo...
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pettirosso1959 · 8 months ago
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"Vi do una pillola tratta dal libro LA GRANDE BUGIA VERDE di Nicola Porro.
LA BUFALA DEL 97% DEL CONSENSO SCIENTIFICO
Da dove arriva questo numero?
Si tratta di uno studio del 2009 condotto dalla studentessa Maggie Zimmerman e dal suo docente Peter Doran. Non è un "paper" scientifico bensì una lettera inviata alla rivista EOS. Premessa: l'indice di autorevolezza di tale rivista (chiamato impact factor) è di 2,7: per avere un parametro, la rivista Nature ha un impact factor di 64,8.
Ebbene, il sondaggio della studentessa è stato strutturato inviando 10257 mail ad esperti del settore con 2 domande:
1. rispetto ai livelli precedenti all'800, pensi che le temperature medie globali siano generalmente aumentate, diminuite o rimaste costanti?
2. pensi che l'attività umana sia un fattore che determini il cambiamento delle temperature?
In queste domande non si parla di eventi catastrofici bensì solo di temperature, senza considerare che il clima cambia da sempre. Inoltre non si specifica in che percentuale l'uomo sarebbe responsabile.
Tornando ai numeri:
• alle mail hanno risposto 3146 persone, quindi circa il 30%
• di queste, studentessa e prof hanno scelto 79 scienziati
• di questi 79, 76 hanno risposto sì alla prima domanda (96,2%) e altri 75 (ma su 77) sì alla seconda (97,4%).
Eccovi servito il 97% del consenso mondiale sul riscaldamento globale dovuto ad attività antropiche. Questa è la scienza secondo gli eco talebani che ci obbligano, a suon di tasse, ad acquistare auto elettriche e a ristrutturare le nostre case."
(E.B.)
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diceriadelluntore · 10 months ago
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Farine
Ogni anno, quando ci sono gli sconti Adelphi (tra Fine Gennaio e Fine Febbraio), compro un libro che sta in una ormai ingiallita lista di titoli, alcuni irrecuperabili, altri fuori catalogo e altri non ancora presi per vari motivi (disponibilità, tempo, anche a volte economiche).
Tra questi c'era questo libro
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Nella presentazione sinottica di Adelphi, c'è scritto: Il libro che finalmente ci ha fatto capire che cosa vedessero gli antichi nel cielo.
Giorgio De Santillana è stato un fisico italiano, nato a Roma nel 1901, e costretto dalle leggi razziali a fuggire dal nostro Paese nel 1938 verso gli Stati Uniti. Lì insegnò a lungo al MIT di Boston, occupandosi soprattutto di Storia del Pensiero Scientifico.
E quando nel 1969 l'uomo sbarca sulla luna pubblica un saggio, insieme alla etnologa tedesca Hertha von Dechen, dal titolo suggestivo: Il Mulino Di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo.
La tesi di fondo degli autori è affascinante: la mitologia antica non è solo un racconto epico, ma è il modo in cui dei saggi arcani hanno trasmesso le loro idee e conoscenze sul cosmo e sulla misurazione del tempo. Un pensiero come quello antico non poteva che esprimere in termini mitici quelle che sono verità razionali, matematiche: in una parola, scientifiche. Per questo lo fa attraverso animali nei cieli, storie di Giganti, maghi, fiumi, oceani. Per dimostrare ciò, De Santillana e von Dechen si prodigano in un colossale, erudito e sorprendentemente ricco tesoro di miti, storie, brani che vanno dai miti Norreni a quelli Greci e Romani, da quelli babilonesi a quelli Indiani, dalla Cina fino ai miti Polinesiani e delle grandi civiltà sudamericane, alla ricerca di un fattore comune, una "tragedia cosmologica" che gli antichi erano stati capaci di individuare: la lenta ma inesorabile trasformazione del cielo delle stelle fisse causata dalla precessione degli equinozi. Questa capacità secondo gli autori era già presente in "arcaici saggi" circa 5 mila anni fa, e la saggezza del mito simbolico è stata una pratica che si è perpetuata almeno fino a Platone, secondo loro ultimo "discendente" di questi saggi astronomi.
Invito chiunque sia arrivato a leggere fino a qui a vedere i commenti che il libro ha sui siti sia di lettori che di vendita dei libri. Nella quasi totalità dei casi è considerato un libro capolavoro, un geniale saggio che scardina gli studi del settore, un classico di mitologia comparata.
Quello che invece ho sentito io è che, nonostante lo studio francamente gigantesco e ammirevole delle fonti (che farà aumentare la ingiallita lista di almeno una cinquina di raccolte di racconti mitologici) la tesi del libro (che è di 420 pagine, più 120 di Appendice e 100 di bibliografia) non solo non è dimostrata, ma non è affatto dimostrabile. Detto che è dal punto di vista filologico molto discutibile la qualità e la scelta delle traduzioni e gli autori che sono stati usati per rafforzare l'ipotesi di base, ci sono almeno tre punti storico-critici incontrovertibili:
non è mai stato dimostrato che la precessione degli equinozi sia stata scoperta prima di Ipparco, nel 127 A.C., cosa che invece il saggio pone almeno due millenni prima;
la divisione dello zodiaco in dodici segni da trenta gradi ciascuno, altro punto centrale di tutto il discorso astronomico del saggio, è quasi certamente una convenzione che inizia soltanto nel V secolo a.C. a Babilonia, e non ci sono a 60 anni di distanza dalla pubblicazione di questo libro ipotesi che sia stata architettata 3 mila anni prima;
l’ipotesi di un unico Ur-mito di migliaia di anni fa di natura astronomica è essa stessa un mito, nato nell’Ottocento e ormai improponibile in ambito accademico.
Credo sia la prima volta che parlo di un libro che, per quanto mi abbia stuzzicato e in molti punti anche provocato ammirazione, è davvero complicato, in molti punti intellegibile sotto la cascata infinita di citazioni in lingue più o meno morte, e di rimandi che molto spesso è palese fossero prese per i capelli, e niente affatto evidenti le corrispondenze. A tale riprova, va detto che il libro non uscì mai in ambito accademico, che di per sé non è un male, ma che alla fine è diventato il testo "culto" di un certo fanatismo occultista.
Non mi resta che spiegare il titolo. Amleto prima di essere il protagonista indimenticabile della tragedia di William Shakespeare, è stato uno dei miti fondativi delle popolazioni scandinave. Il racconto più bello è quello che fa Saxo Grammaticus nel De Gesta Danorum (XIII secolo), ma probabilmente si rifà a miti molto più antichi: infatti è possibile risalire da Amleth a Amblothæ, Amladhe ed Amlaighe fino alle saghe islandesi di Amlóði il quale, secondo quanto si racconta nel medievale discorso sull’arte scaldica, “fuori dall’orlo terrestre” possedeva un crudele “mulino di scogli”, mosso da nove fanciulle: per questo una delle kenning – le avviluppate metafore della lirica norrena – per significare il mare è Amlóða kvren, il mulino di Amleto.
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ilciambellano · 1 year ago
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Chi dopo il liceo è andato a studiare giurisprudenza, medicina o ingegneria, ha spesso conservato nei confronti del latino la reverenza che si ha verso l’aguzzino di cui ci si è liberati: l’antico terrore che, grazie al peso degli anni, si addolcisce di nostalgia. E, soprattutto, germoglia rigogliosamente questa idea che se sul latino ci ho sofferto io ci dovrà soffrire anche la generazione dei miei figli e delle mie figlie. Si sopravvive, alla fine, ci si tempra. Ed è qui che, di solito, mi vedo costretta a interrompere il dissertare nostalgico perché no, c’è chi non sopravvive per niente. Non sopravvivono spesso le ragazze e i ragazzi figli di genitori non italiani. Non sopravvive chi non può permettersi le ripetizioni. Non sopravvive chi incontra come insegnanti “le vestali” delle lingue classiche, che ancora insegnano il latino a suon di due e di liste di complementi mandate a memoria. Prima di stracciarsi le vesti per la regressione del latino, lanciare geremiadi sulla nostra civiltà ormai perduta, possiamo prendere in considerazione il fatto che se non ci fosse l’indirizzo di scienze applicate al liceo scientifico perderemmo forse un numero importante di diplomati nelle discipline STEM di cui pure lamentiamo continuamente la mancanza? La domanda degli studenti, in fondo, non è così peregrina (e in effetti le loro domande di senso non dovrebbero mai essere liquidate frettolosamente). Ed è forse la stessa domanda che, come docenti, dovremmo porci quotidianamente. E se – come dico di solito in classe – iniziare una domanda con a cosa serve è fuorviante perché ci inserisce subito all’interno di un ragionamento utilitarista (lo stesso che governa, temo, le scelte di orientamento di questo governo), è pur vero che domandarsi perché e subito dopo come può aprire alla didattica, non solo del latino, prospettive inaudite. La risposta che tendo a preferire è sempre la stessa: insegnare per liberare. A chi volesse esplorare questa prospettiva, consiglio Tutte storie di maschi bianchi morti, di Alice Borgna, che pone in modo serio il tema dello studio e dell’insegnamento delle lingue classiche, anche alla luce del fatto che studiare il latino per leggere i grandi classici vuol dire oggi fare i conti con il fatto che, per esempio, quei classici sono prodotti di una cultura maschilista e fondata sullo schiavismo.
L'articolo è dietro paywall ma basta disattivare gli script per leggerlo tutto. (Ho segnalato questa cosa a Domani anni fa, ma evidentemente gli piace così)
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