#Studio Scientifico
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dropsofsciencenews · 2 months ago
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Topi e strategie sociali: come una femmina può salvarti la pelliccia
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Quando gli animali si muovono nel loro ambiente, non lo fanno mai in modo casuale o disinteressato. Valutano costantemente i rischi, osservano attentamente ciò che accade intorno a loro, utilizzano indizi sensoriali e acquisiscono nuove informazioni per adottare comportamenti appropriati. Del resto, il pericolo è sempre dietro l'angolo, e sapere cosa fare è cruciale per la sopravvivenza. I roditori, ad esempio, adottano posture difensive quando percepiscono minacce, come odori di predatori o ombre sospette.
Anche all'interno dei gruppi sociali, gli animali sviluppano meccanismi cognitivi per rispondere agli stimoli sociali e ai cambiamenti ambientali. In comunità con gerarchie ben definite, devono costantemente osservare i comportamenti degli altri per capire se sta per scoppiare un conflitto o se il gruppo è in quiete. Quando si presenta una minaccia, la fuga è una risposta classica ed efficace. Ma scappare non è sempre la scelta migliore, perché implica perdere risorse e opportunità di accoppiamento. Come fare allora per ridurre i conflitti all'interno di un gruppo? Per i piccoli topi della specie Mus musculus, la risposta è ingegnosa: utilizzare le femmine come distrazione.
Un gruppo di ricercatori ha registrato le interazioni di gruppi composti da due maschi e due femmine per un periodo di cinque ore. Hanno utilizzato l'intelligenza artificiale per codificare in maniera oggettiva come i topi gestiscono i comportamenti aggressivi dei loro simili. Essendo animali gerarchici, nei gruppi c'è sempre un maschio più aggressivo degli altri. I ricercatori hanno registrato 3.000 incontri tra maschi, determinando le risposte più probabili all'aggressione e se queste azioni risolvessero o peggiorassero il conflitto.
Tra questi incontri, i ricercatori hanno osservato un comportamento molto costante: il maschio aggredito spesso correva verso una delle femmine, riuscendo così a de-escalare l'aggressione. Dopo un confronto aggressivo, il maschio vittima interagiva brevemente con una femmina prima di allontanarsi rapidamente, poiché l'attenzione dell'aggressore si spostava su di lei. Questa sequenza comportamentale era l'unica che non portava ad ulteriori scontri violenti. In pratica, il maschio aggredito distraeva l'aggressore con la presenza della femmina, evitando così ulteriori conflitti senza dover fuggire lontano. Geniale, no?
Nonostante questi risultati, lo studio presenta alcune limitazioni. È stato condotto in un ambiente controllato con piccoli gruppi bilanciati per sesso, che potrebbero non rappresentare fedelmente le condizioni naturali. Inoltre, l'assenza di una gerarchia sociale ben definita tra i topi osservati potrebbe aver influenzato i comportamenti registrati. Future ricerche dovrebbero variare il numero e la composizione degli animali per comprendere meglio come questa strategia si applichi in contesti più naturali, ma una cosa è chiara, in alcuni casi basta affidarsi ad una femmina per uscire da una situazione difficile.
A Presto e Buona Scienza! fonte
fonte foto: George Shuklin (talk) - Opera propria, CC BY-SA 1.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5521043
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deathshallbenomore · 2 years ago
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purtroppo la cerimonia è magnetica quanto un incidente stradale ma non vedo l’ora di tornare al video di andrea purgatori che mi racconta il rapimento di moro
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Alessandria Celebra il Giovane Scienziato Federico Bergo per il Riconoscimento Internazionale nel Campo della Ricerca Scientifica
Federico Bergo, studente del Liceo Scientifico “Galileo Galilei”, premiato con l’EIROforum Special Donated Prize per il suo innovativo studio sulla proteina DSUP.
Federico Bergo, studente del Liceo Scientifico “Galileo Galilei”, premiato con l’EIROforum Special Donated Prize per il suo innovativo studio sulla proteina DSUP. Martedì 29 ottobre 2024, alle ore 16:00, presso la Sala Giunta del Palazzo Comunale di Alessandria, si terrà un incontro speciale in onore di Federico Bergo, giovane talento alessandrino che ha recentemente ottenuto un prestigioso…
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mezzopieno-news · 5 months ago
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AIDS, UN NUOVO FARMACO BLOCCA IL 100% DI CONTAGI
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Nel corso della conferenza mondiale sull’Aids 2024 tenutasi a Monaco di Baviera, sono stati presentati i risultati di uno studio condotto su donne africane sottoposte ad una profilassi pre-esposizione contro l’HIV che ha mostrato il 100 per cento di successo.
La ricercatrice sudafricana Linda-Gail Bekker ha mostrato che 2134 ragazze adolescenti e giovani donne in Sudafrica e Uganda che hanno ricevuto iniezioni di lenacapavir ogni 6 mesi, non hanno contratto il virus dell’HIV. La sperimentazione è stata conclusa quando metà delle partecipanti era stata arruolata per 1 anno e il farmaco ha dimostrato di essere protettivo al 100%. La rivista scientifica Science ha indicato questo risultato scientifico come una “nuova era nella prevenzione dell’HIV”.
Il nuovo farmaco ha generato molto entusiasmo nella comunità medica e anche i principali enti mondiali impegnati nella lotta all’AIDS hanno definito la scoperta come un punto di svolta nel campo della prevenzione dell’HIV, una rivoluzione. “Vogliamo che questo farmaco preventivo miracoloso raggiunga tutti coloro che ne hanno bisogno, subito” ha dichiarato Winnie Byanyima, presidente del UNAIDS.
Negli ultimi anni si è registrato un enorme progresso scientifico e i farmaci antiretrovirali consentono alle persone affette da HIV di vivere una vita sana. Le nuove infezioni da HIV sono scese da oltre 2 milioni a livello globale nel 2010 a 1,3 milioni l’anno scorso mentre nella regione subsahariana, l’ONU afferma che l’incidenza dell’HIV tra adolescenti e giovani donne rimane “straordinariamente alta” in alcune zone, con oltre 150.000 nuovi infetti lo scorso anno.
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Fonte: Science; Winnie Byanyima; The Guardian; foto di Towfiqu Barbhuiya
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crazy-so-na-sega · 6 months ago
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Oggi i sondaggi dell’opinione pubblica, come le notizie della televisione, sono completamente integrati nella nostra società. In meno di ventiquattro ore, si può fare uno “studio scientifico” su ciò che si ritiene la gente dica su un certo argomento. Dopo aver studiato i numeri dei sondaggi americani, gli studiosi sono arrivati alla conclusione che la gente adegua il proprio comportamento all’opinione prevalente; la gente è infatti talmente diretta e influenzata dai sondaggi che non oserebbe spezzare questo contratto sociale; deve fare ciò che gli altri pensano si debba fare, perché l’agire al contrario le provocherebbe sofferenza psicologica. Se vogliamo far credere qualcosa alla gente, tutto quello che dobbiamo fare è organizzare un sondaggio su una determinata affermazione e poi fargli pubblicità, preferibilmente in televisione. Daniel Estulin
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libero-de-mente · 5 months ago
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Alberto Angela: Un divulgatore nell'Antica Roma
(Spunto per un racconto di fantasia)
Immaginatevi se Alberto Angela, con la sua solita passione e il suo inconfondibile stile, si trovasse catapultato indietro nel tempo, nell'antica Roma. In quell'epoca del passato che tanto lo affascina e rapisce.
Immaginiamo il nostro amato divulgatore cortese, con la sua barba curata e i capelli con quel disordine ordinato, in mezzo ai Fori Imperiali, ma invece di spiegare ai telespettatori, di ritrovarsi a dover interagire con i romani dell'epoca.
Tutto inizia quando, durante la ripresa per una nuova puntata di Stanotte sul Grande Raccordo Anulare, Alberto si avvicina troppo a una strana macchina del tempo nascosta che sbuca dal terreno, dopo l'ennesima ricognizione archeologica in merito ai lavori della nuova metropolitana, la Linea Legio XV.
Alberto inavvertitamente calpesta la parte appena sporgente, un bagliore improvviso e... ecco fatto! Si ritrova in toga, con i capelli raccolti in un elegante nodo, e una pergamena in mano invece degli appunti di Stanotte a.
"Salve, cittadino romano!" - lo saluta un centurione, guardandolo con aria perplessa.
Alberto, pur cercando di mantenere la calma, non può fare a meno di balbettare - "Ehm... salve! Io sono... Alberto Angela, un umile studioso del vostro tempo".
Il centurione lo osserva attentamente, poi esclama - "Un umile studioso? E cosa mai studierai, cittadino? Forse la filosofia? O forse la retorica?"
Alberto, con un sorriso imbarazzato, risponde - "Beh, diciamo che studio un po' di tutto dalla storia all'archeologia, passando per la paleontologia".
Il centurione, con gli occhi spalancati, lo interrompe - "Paleontologia? Ma chi è mai questa paleontologia? Forse una nuova divinità?"
Il centurione trovando alquanto strano questo Albertus Angelus (io quando ero in Spagna negli anni '80 parlavo in italiano mettendo sempre la "s" finale, così come con il latino metto "us" e vado da dio... anzi da Giove) decide di portarlo in Senato.
Da quel momento in poi, Alberto davanti ai senatori, cercherà di spiegare cosa sia un documentario ma viene scambiato per un mago; tenta di analizzare un reperto archeologico con una lente d'ingrandimento ma viene accusato di spiare; per non parlare del momento in cui cerca di spiegare la teoria dell'evoluzione.
Mentre cerca di spiegare il concetto di "evoluzione" ai senatori romani, Alberto si ritrova a disegnare un albero genealogico che parte da un pesce e arriva fino all'uomo moderno. L'assemblea scoppia in una risata fragorosa - "Un pesce che diventa un uomo? Cittadino, forse hai bevuto troppo vino!"- esclama un senatore con aria di sufficienza.
Per nulla sconfortato, Alberto cerca un modo per dimostrare le sue teorie e decide di organizzare una sorta di "lezione pratica" nei Fori Imperiali. Raduna un gruppo di bambini romani, i quali si dimostrano entusiasti della novità, iniziando a mostrare loro fossili e reperti archeologici. Ma le cose non vanno come previsto, un bambino affascinato da un teschio, lo scambia per una maschera e inizia a usarlo per giocare.
Nel frattempo, a palazzo imperiale, l'imperatore Tito, incuriosito dalle strane voci che circolano sulla presenza di un "mago" che parla di pesci che diventano uomini, decide di incontrare personalmente Alberto.
Alberto viene invitato a una cena sontuosa e, durante il banchetto, l'imperatore gli chiede di eseguire una dimostrazione delle sue capacità. Alberto, ricordandosi i consigli di Paco Lanciano, improvvisa una sorta di "esperimento scientifico" con del vino, dell'acqua e un uovo sodo, cercando di simulare la formazione della Terra.
L'imperatore, pur non capendo nulla, rimane affascinato e lo nomina "mago ufficiale" della corte.
Ma l'avventura non finisce qui. Alberto infatti verrà da prima coinvolto in una rissa tra gladiatori, poi tenterà di introdurre l'uso della carta igienica nel mondo romano e, per sbaglio, attiverà un meccanismo all'interno del Colosseo, facendo uscire tutte le fiere ingabbiate nei sotterranei dell'anfiteatro.
Per rabbonirle e permettere la loro cattura, Alberto imposterà la voce come quando narra i documentari della BBC durante Noos. I felini così incantati, con tanto di fusa, rientreranno docilmente nelle gabbie.
Alla fine, esausto ma felice, Alberto riuscirà a tornare nel presente, portando con sé un'esperienza unica. Con tanti spunti per scrivere un nuovo libro: Magus Scriptor - Come si divulgava cultura nell'antica Roma. Prossimamente solo nella libreria di casa mia.
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marcoleopa · 5 months ago
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Volano gli stracci e l’audience aumenta
Non è il titolo di una pièce teatrale, ma, la cartina al tornasole dell’attrattività dei programmi di basso e infimo contenuto, della tv commerciale.
Sgombriamo il campo da ogni equivoco, specificando che, anche i programmi di basso contenuto sono nei palinsesti della televisione del servizio pubblico, proseguendo una china di inarrestabile caduta verso il nulla.
In questo panorama di desertificazione culturale, si salva, in Rai, qualche programma degno di nota, sia esso per il pubblico giovanile, che per il pubblico più anziano (la cui componente è maggioritaria – come riportato dai dati Auditel), sebbene sempre meno giovani - con scolarizzazione elevata - disertano la tv (di servizio pubblico o commerciale) per altre forme di intrattenimento, mentre i più anziani (con titoli di studio più bassi) prediligono i programmi tv spazzatura (più del 70% dei contenuti dei palinsesti).
Ulteriore chiarimento, per tacitare chi vede nel post del classismo e interpreti secondo propri Bias: rientro nella ctg 60, seguo in replica i programmi tv (mai quelli spazzatura), quando possibile e se interessanti; di fatto non faccio/sono target per le inserzioni pubblicitarie.
Lungi dal giustificare/accettare le scelte strategiche e aziendali, che hanno preferito far slittare il programma di A.Angela a settembre, con o senza il proprio consenso poco importa, ma, preme sottolineare l’altro aspetto di questa grottesca vicenda: i programmi a contenuto più scientifico/culturale, non possono tenere il passo con gli stracci volanti dei format, delle corna, dei palestrati e delle labbra siliconate, persino dei giochi olimpici moderni (breakdance, skateboard, bmx etc.)
In breve la cultura (scientifica o umanistica, seppur accennata in formato televisivo), non rende, non attrae, non stimola riflessioni e approfondimenti, anche per mera curiosità personale.
Il nulla, di contro, ma, non il nulla di Parmenide memoria, o, il non ente di Heiddeger, o l’inconsistenza concettuale del nulla di J. Locke, piuttosto il nulla inteso come disvalore negativo assoluto, è la pietra angolare dell’auditorium televisivo italico.
Che tristezza.
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t-annhauser · 4 months ago
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Il Rimediotti, prima di essere uno dei bimbi del Bar Lume, era un personaggio de Il piatto piange di Piero Chiara, e non ricordo se fosse lo stesso personaggio, nella trasposizione cinematografica, che interpretava "lo specialista delle acque", cioè colui che era chiamato ad auscultare, ponendo l'orecchio sapiente lungo le tubazioni del gabinetto, il suono dell'orinazione delle giovani donne per comunicare l'eventuale verginità dell'esaminata. Con ridanciana goliardia, l'operazione era denominata "il canto della bernarda". Se la cosa vi sembra troppo cretina, sappiate che l'autorevole Fatto Quotidiano, riprendendo una ancor più autorevole urologa americana, ci comunica che "uno studio scientifico giapponese ha trovato una relazione fra la dimensione del naso e quella del pene". Non sono dunque le dimensioni delle mani e dei piedi a dare un indizio delle dimensioni del membro maschile. Ottimo, anche perché io porto il quaranta e non riuscivo a comprendere come mai non mi ritrovavo con le misure, poi mi sono guardato il naso e sì, effettivamente è un bel naso, direi quasi greco. Almeno Piero Chiara non aveva la pretesa della scientificità.
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diceriadelluntore · 8 months ago
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Farine
Ogni anno, quando ci sono gli sconti Adelphi (tra Fine Gennaio e Fine Febbraio), compro un libro che sta in una ormai ingiallita lista di titoli, alcuni irrecuperabili, altri fuori catalogo e altri non ancora presi per vari motivi (disponibilità, tempo, anche a volte economiche).
Tra questi c'era questo libro
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Nella presentazione sinottica di Adelphi, c'è scritto: Il libro che finalmente ci ha fatto capire che cosa vedessero gli antichi nel cielo.
Giorgio De Santillana è stato un fisico italiano, nato a Roma nel 1901, e costretto dalle leggi razziali a fuggire dal nostro Paese nel 1938 verso gli Stati Uniti. Lì insegnò a lungo al MIT di Boston, occupandosi soprattutto di Storia del Pensiero Scientifico.
E quando nel 1969 l'uomo sbarca sulla luna pubblica un saggio, insieme alla etnologa tedesca Hertha von Dechen, dal titolo suggestivo: Il Mulino Di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo.
La tesi di fondo degli autori è affascinante: la mitologia antica non è solo un racconto epico, ma è il modo in cui dei saggi arcani hanno trasmesso le loro idee e conoscenze sul cosmo e sulla misurazione del tempo. Un pensiero come quello antico non poteva che esprimere in termini mitici quelle che sono verità razionali, matematiche: in una parola, scientifiche. Per questo lo fa attraverso animali nei cieli, storie di Giganti, maghi, fiumi, oceani. Per dimostrare ciò, De Santillana e von Dechen si prodigano in un colossale, erudito e sorprendentemente ricco tesoro di miti, storie, brani che vanno dai miti Norreni a quelli Greci e Romani, da quelli babilonesi a quelli Indiani, dalla Cina fino ai miti Polinesiani e delle grandi civiltà sudamericane, alla ricerca di un fattore comune, una "tragedia cosmologica" che gli antichi erano stati capaci di individuare: la lenta ma inesorabile trasformazione del cielo delle stelle fisse causata dalla precessione degli equinozi. Questa capacità secondo gli autori era già presente in "arcaici saggi" circa 5 mila anni fa, e la saggezza del mito simbolico è stata una pratica che si è perpetuata almeno fino a Platone, secondo loro ultimo "discendente" di questi saggi astronomi.
Invito chiunque sia arrivato a leggere fino a qui a vedere i commenti che il libro ha sui siti sia di lettori che di vendita dei libri. Nella quasi totalità dei casi è considerato un libro capolavoro, un geniale saggio che scardina gli studi del settore, un classico di mitologia comparata.
Quello che invece ho sentito io è che, nonostante lo studio francamente gigantesco e ammirevole delle fonti (che farà aumentare la ingiallita lista di almeno una cinquina di raccolte di racconti mitologici) la tesi del libro (che è di 420 pagine, più 120 di Appendice e 100 di bibliografia) non solo non è dimostrata, ma non è affatto dimostrabile. Detto che è dal punto di vista filologico molto discutibile la qualità e la scelta delle traduzioni e gli autori che sono stati usati per rafforzare l'ipotesi di base, ci sono almeno tre punti storico-critici incontrovertibili:
non è mai stato dimostrato che la precessione degli equinozi sia stata scoperta prima di Ipparco, nel 127 A.C., cosa che invece il saggio pone almeno due millenni prima;
la divisione dello zodiaco in dodici segni da trenta gradi ciascuno, altro punto centrale di tutto il discorso astronomico del saggio, è quasi certamente una convenzione che inizia soltanto nel V secolo a.C. a Babilonia, e non ci sono a 60 anni di distanza dalla pubblicazione di questo libro ipotesi che sia stata architettata 3 mila anni prima;
l’ipotesi di un unico Ur-mito di migliaia di anni fa di natura astronomica è essa stessa un mito, nato nell’Ottocento e ormai improponibile in ambito accademico.
Credo sia la prima volta che parlo di un libro che, per quanto mi abbia stuzzicato e in molti punti anche provocato ammirazione, è davvero complicato, in molti punti intellegibile sotto la cascata infinita di citazioni in lingue più o meno morte, e di rimandi che molto spesso è palese fossero prese per i capelli, e niente affatto evidenti le corrispondenze. A tale riprova, va detto che il libro non uscì mai in ambito accademico, che di per sé non è un male, ma che alla fine è diventato il testo "culto" di un certo fanatismo occultista.
Non mi resta che spiegare il titolo. Amleto prima di essere il protagonista indimenticabile della tragedia di William Shakespeare, è stato uno dei miti fondativi delle popolazioni scandinave. Il racconto più bello è quello che fa Saxo Grammaticus nel De Gesta Danorum (XIII secolo), ma probabilmente si rifà a miti molto più antichi: infatti è possibile risalire da Amleth a Amblothæ, Amladhe ed Amlaighe fino alle saghe islandesi di Amlóði il quale, secondo quanto si racconta nel medievale discorso sull’arte scaldica, “fuori dall’orlo terrestre” possedeva un crudele “mulino di scogli”, mosso da nove fanciulle: per questo una delle kenning – le avviluppate metafore della lirica norrena – per significare il mare è Amlóða kvren, il mulino di Amleto.
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abr · 1 year ago
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Questo articolo ha seguito il normale processo di peer review ed è stato pubblicato nel gennaio del 2022. Ha suscitato un certo interesse, tutto regolare, sin quando poi nel settembre dello stesso anno (...) un certo giornalista di un quotidiano, il Guardian (la Repubblica inglese, ndr) evidentemente si è sentito particolarmente toccato da quanto sostenuto.
Il giornalista ha scritto un articolo sul giornale dopo aver intervistato alcuni esperti climatici internazionali noti per avere delle posizioni particolarmente catastrofiste al riguardo, che si sono scandalizzati per quanto letto nell’articolo e hanno detto “no, questo dovrebbe essere ritirato”.  
L’editore della rivista si è sentito in dovere di fare una verifica del nostro articolo alquanto strana e insolita. Di solito infatti un articolo scientifico che ha passato il processo di peer review, può essere sicuramente messo in discussione ma i ricercatori che non concordano ne scrivono uno che a sua volta deve essere sottoposto a peer review. A quel punto si può iniziare un confronto sulle tesi, sulle ipotesi, sulle referenze e questa è la procedura normale.
 Questo non è avvenuto, non hanno mai scritto un articolo scientifico di confutazione ma l’editore si è sentito in dovere di elencarci tre punti che erano in disaccordo con l’ultimo report dell’IPCC (The Intergovernmental Panel on Climate Change, un organo delle Nazioni Unite, ndr) Noi abbiamo scritto un addendum mostrando che in realtà questi tre punti sono assolutamente in accordo con quanto da noi sostenuto.
Dopodiché l'editore ha fatto partire una ulteriore peer review su quanto già rivisto e pubblicato (mai successo prima), dove un reviewer era d’accordo, l’altro reviewer no. Il disaccordo ha dato gli elementi all’editor per chiamare in causa un terzo auditor che ha espresso parere negativo e quindi c’è stata la ritrattazione dell'editor, non degli autori.
Conclusioni troppo scomode: "an unconvenient truth", nemesi ricadente sul Padre di tutti i Catastrofisti moderni, Al Gore il Grande Perdente.
RICORDA UN CERTO PROCESSO A GALILEO, INCLUSO L' "EPPUR SI MUOVE" FINALE.
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der-papero · 11 months ago
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[...] Ciò che, però, in molti non hanno considerato è che, normativa alla mano, il secondo scritto, in alcuni percorsi di studio, potrebbe essere basato su più materie caratterizzanti: ad esempio, al liceo Scientifico potrebbero capitare sia matematica che fisica; [...]
(fonte: ANSA)
Oh, ma tu guarda che novità curiosa. Premesso che mi mancherebbe lo scritto di Matematica, però quello di Fisica sarebbe una chicca niente male.
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innamoratadellenuvole · 6 months ago
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Rispetto all'ask sul rispetto che meritano i no vax bisogna dire che i no vax non meritano alcun rispetto per il fatto che le loro motivazioni non hanno alcun fondamento scientifico e spesso si basano su pretesti creati ad arte ma soprattutto perché la loro esistenza crea enormi problemi di salute pubblica e minano la fiducia nei confronti degli operatori sanitari, operatori sanitari che agiscono nel rispetto del codice deontologico e sulla base di uno studio che inizia dal primo giorno di Università e non si conclude mai, nemmeno dopo la pensione, facendo sacrifici immani.
I no vax si basano sulle notizie fake lette su Facebook, diciamocelo...
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pettirosso1959 · 6 months ago
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"Vi do una pillola tratta dal libro LA GRANDE BUGIA VERDE di Nicola Porro.
LA BUFALA DEL 97% DEL CONSENSO SCIENTIFICO
Da dove arriva questo numero?
Si tratta di uno studio del 2009 condotto dalla studentessa Maggie Zimmerman e dal suo docente Peter Doran. Non è un "paper" scientifico bensì una lettera inviata alla rivista EOS. Premessa: l'indice di autorevolezza di tale rivista (chiamato impact factor) è di 2,7: per avere un parametro, la rivista Nature ha un impact factor di 64,8.
Ebbene, il sondaggio della studentessa è stato strutturato inviando 10257 mail ad esperti del settore con 2 domande:
1. rispetto ai livelli precedenti all'800, pensi che le temperature medie globali siano generalmente aumentate, diminuite o rimaste costanti?
2. pensi che l'attività umana sia un fattore che determini il cambiamento delle temperature?
In queste domande non si parla di eventi catastrofici bensì solo di temperature, senza considerare che il clima cambia da sempre. Inoltre non si specifica in che percentuale l'uomo sarebbe responsabile.
Tornando ai numeri:
• alle mail hanno risposto 3146 persone, quindi circa il 30%
• di queste, studentessa e prof hanno scelto 79 scienziati
• di questi 79, 76 hanno risposto sì alla prima domanda (96,2%) e altri 75 (ma su 77) sì alla seconda (97,4%).
Eccovi servito il 97% del consenso mondiale sul riscaldamento globale dovuto ad attività antropiche. Questa è la scienza secondo gli eco talebani che ci obbligano, a suon di tasse, ad acquistare auto elettriche e a ristrutturare le nostre case."
(E.B.)
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ilciambellano · 1 year ago
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Chi dopo il liceo è andato a studiare giurisprudenza, medicina o ingegneria, ha spesso conservato nei confronti del latino la reverenza che si ha verso l’aguzzino di cui ci si è liberati: l’antico terrore che, grazie al peso degli anni, si addolcisce di nostalgia. E, soprattutto, germoglia rigogliosamente questa idea che se sul latino ci ho sofferto io ci dovrà soffrire anche la generazione dei miei figli e delle mie figlie. Si sopravvive, alla fine, ci si tempra. Ed è qui che, di solito, mi vedo costretta a interrompere il dissertare nostalgico perché no, c’è chi non sopravvive per niente. Non sopravvivono spesso le ragazze e i ragazzi figli di genitori non italiani. Non sopravvive chi non può permettersi le ripetizioni. Non sopravvive chi incontra come insegnanti “le vestali” delle lingue classiche, che ancora insegnano il latino a suon di due e di liste di complementi mandate a memoria. Prima di stracciarsi le vesti per la regressione del latino, lanciare geremiadi sulla nostra civiltà ormai perduta, possiamo prendere in considerazione il fatto che se non ci fosse l’indirizzo di scienze applicate al liceo scientifico perderemmo forse un numero importante di diplomati nelle discipline STEM di cui pure lamentiamo continuamente la mancanza? La domanda degli studenti, in fondo, non è così peregrina (e in effetti le loro domande di senso non dovrebbero mai essere liquidate frettolosamente). Ed è forse la stessa domanda che, come docenti, dovremmo porci quotidianamente. E se – come dico di solito in classe – iniziare una domanda con a cosa serve è fuorviante perché ci inserisce subito all’interno di un ragionamento utilitarista (lo stesso che governa, temo, le scelte di orientamento di questo governo), è pur vero che domandarsi perché e subito dopo come può aprire alla didattica, non solo del latino, prospettive inaudite. La risposta che tendo a preferire è sempre la stessa: insegnare per liberare. A chi volesse esplorare questa prospettiva, consiglio Tutte storie di maschi bianchi morti, di Alice Borgna, che pone in modo serio il tema dello studio e dell’insegnamento delle lingue classiche, anche alla luce del fatto che studiare il latino per leggere i grandi classici vuol dire oggi fare i conti con il fatto che, per esempio, quei classici sono prodotti di una cultura maschilista e fondata sullo schiavismo.
L'articolo è dietro paywall ma basta disattivare gli script per leggerlo tutto. (Ho segnalato questa cosa a Domani anni fa, ma evidentemente gli piace così)
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fridagentileschi · 1 year ago
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Nel 1950 il barone Marcel Bich, francese, lanciò uno "strumento di scrittura" assolutamente rivoluzionario (come direbbero oggi i pedagoghi di Terra Nova che non erano nati all'epoca): la penna a sfera, che chiama Bic, abbreviazione più facilmente pronunciabile della sua nome. Niente più matita la cui mina si rompe costantemente e il suo essenziale temperamatite, niente più tratti in alto e in basso con un pennino Sergent-Major immerso nell'inchiostro viola e che ha fatto grandi blocchi!
La Bic Cristal, la più semplice in plastica, venduta all'epoca a 0,50 franchi (meno di tre volte niente...) sarebbe diventata presto la penna più venduta al mondo: oltre 100 miliardi di copie vendute in 160 paesi sul 5 continenti fino ad oggi! Ma restiamo in Francia… Da oltre 70 anni generazioni di scolari, liceali, studenti e adulti hanno utilizzato Bic anche. E per quanto ne so, nessuno fino ad oggi è morto per questo. A parte ovviamente quelli che inavvertitamente ne hanno ingoiato uno intero masticandone l'estremità.
La storia della penna a sfera potrebbe finire qui ed essere molto bella, quella di un successo francese come il Concorde, il TGV o il Beaujolais. L'asso! Senza tener conto della cultura Woke e dell'immaginazione delirante delle generazioni di palle morbide e cretini da allora prodotte dall'Educazione Nazionale... Apostoli delle tre religioni più alla moda nelle loro file (la mania dei bambini, il principio di precauzione e la paura del panico di avvelenarsi quando respirano normalmente o mangiano una salsiccia) questi idioti senza cervello chiedono loro di smettere di comprare penne a sfera per bambini! E come al solito, non me lo sto inventando...
Secondo UFC-Que Choisir, componenti POTENZIALMENTE pericolosi si nascondono di nascosto nel serbatoio del nostro buon vecchio Bic... "...a volte dosi considerevoli di composti tossici, cancerogeni, allergenici o interferenti endocrini". Ha capito bene, signora Michu? Non vi stiamo dicendo che ci sono, non abbiamo studio scientifico per dimostrarlo, vi stiamo dicendo che potrebbero esserci...😱😛
Gli ecologisti veri e propri gendarmi del finto ambientalismo ormai tutto ciò che è civiltà e cultura lo aborriscono...Ma prima di arrabbiarmi, ho provato a immaginare con cosa potremmo sostituire la penna a sfera:
- Non la penna del Sergente Maggiore, è di acciaio e le acciaierie inquinano molto! L'impronta di carbonio, la tosse...
- Non la piuma d'oca, non si sa mai: si scatena tutto l' arsenale fintamente interessato agli animali...
- Lo stilo e la tavoletta, non è possibile neanche: se la tavoletta è di legno, attenzione alla deforestazione. E se è fatto di pietra, ardesia, ecc., colpendolo con uno scalpello e un martello, fa volare la polvere. Fai attenzione alle particelle fini che si infiltrano nei polmoni, negli alveoli. La silicosi, la tosse, è ben nota...
Allora?... Buon Dio, ma certo! Perché preoccuparsi di insegnare loro a scrivere, le nostre care teste bionde o crespi? Adesso hanno tutti i cellulari. Non ha più senso avere una penna e saperla usare. Dittafono e funzione di registrazione per prendere appunti, riconoscimento vocale quando vuoi scrivere qualcosa e voilà!
In un click tutto viene cancellato ma non importa...la storia non serve...
Cara vecchia BIC, sei ormai vintage come la cabina telefonica, come il rullino di foto, come il mondo che fu ..pieno di valori che abbiamo perso e che manca. Verba volant scripta manent..ah no...ora solo verba volant perché la tecnologia non conservera' se non serve al potere. 🥹
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wakeofourbetters · 2 years ago
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Milano
CERE ANATOMICHE
LA SPECOLA DI FIRENZE DAVID CRONENBERG
David Cronenberg durante le riprese del film, Museo La Specola di Firenze. Foto Flavio Pescatori, Courtesy Fondazione Prada
24 Mar – 17 Lug 2023
“Cere anatomiche” è una mostra ideata in collaborazione con La Specola, parte del Museo di Storia Naturale e del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Firenze, e il regista e sceneggiatore canadese David Cronenberg.
Il progetto rappresenta una nuova tappa del percorso di ricerca attraverso il quale Fondazione Prada vuole far conoscere importanti collezioni provenienti da ‘musei ospiti’, per offrire interpretazioni inattese del patrimonio culturale e innescare un dialogo tra una collezione storica e un’istituzione contemporanea. Creata nel 1775 e attualmente chiusa al pubblico per lavori di ristrutturazione della sua sede storica, La Specola è uno dei musei scientifici più antichi d’Europa. Al suo interno ospita più di 3,5 milioni di reperti animali, la raccolta più ampia al mondo di cere anatomiche del XVIII secolo e la collezione del ceroplasta siciliano Gaetano Giulio Zumbo (1656-1701). 1.400 elementi della straordinaria collezione di cere anatomiche sono stati realizzati tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo per ottenere un vero e proprio trattato didattico-scientifico che, senza bisogno di ricorrere all’osservazione diretta di un cadavere, si proponeva di illustrare l’anatomia del corpo umano.
“Cere anatomiche” si articola in due parti complementari. Una mostra riunisce tredici ceroplastiche del XVIII secolo provenienti dalla prestigiosa raccolta del museo fiorentino, e una serie di settantadue copie espositive di disegni anatomici raccolti in nove vetrine. In particolare, sono presentate quattro figure femminili distese, tra le quali una delle opere più importanti della collezione del museo La Specola, la cosiddetta Venere, un raro modello con parti scomponibili conosciuto per la sua bellezza. Un inedito cortometraggio, realizzato da David Cronenberg negli spazi della Specola, introduce queste quattro cere in una dimensione alternativa, esplorando temi come la fascinazione per il corpo umano e le sue possibili mutazioni e contaminazioni. Il film di Cronenberg rivela la dimensione vitale e sorprendente delle ceroplastiche con l’obiettivo di generare una pluralità di nuove risposte emotive, suggestioni intellettuali e intense reazioni.
Come spiega David Cronenberg: “Le figure di cera della Specola furono create prima di tutto come strumento didattico, in grado di svelare i misteri del corpo umano a chi non poteva accedere alle rare lezioni anatomiche con veri cadaveri tenute nelle università e negli ospedali. Nel loro tentativo di creare delle figure intere parzialmente dissezionate, il cui linguaggio corporeo ed espressione facciale non mostrassero sofferenza o agonia e non suggerissero l’idea di torture, punizioni o interventi chirurgici, gli scultori finirono col produrre personaggi viventi apparentemente travolti dall’estasi. È stata questa sorprendente scelta stilistica che ha catturato la mia immaginazione: e se fosse stata la dissezione stessa a indurre quella tensione, quel rapimento quasi religioso?”
Il progetto si configura come un duplice intervento: la narrazione scientifica e quella artistica prendono forma in due allestimenti indipendenti realizzati dall’agenzia creativa Random Studio. Al primo piano del Podium le cere del museo La Specola sono esposte seguendo un rigoroso approccio museale. Al piano terra le stesse opere accedono all��immaginario del regista diventando le protagoniste di un enigmatico processo di metamorfosi.
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