#Storia di Casale Monferrato
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Il reperto storico più antico ritrovato a Casale Monferrato: i tesori longobardi della frazione San Germano
Le testimonianze dell’epoca longobarda al Museo Civico di Casale Monferrato
Le testimonianze dell’epoca longobarda al Museo Civico di Casale Monferrato A Casale Monferrato, il reperto storico più antico e significativo rinvenuto risale all’epoca longobarda. Questi reperti, scoperti fortuitamente nel 1895 nella frazione di San Germano, rappresentano una collezione unica di oggetti che risalgono a un periodo cruciale della storia locale e italiana. Tra i reperti ritrovati…
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unapinetaamare718 · 1 year ago
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I krumiri o crumiri sono i biscotti tipici di Casale Monferrato, nati nel 1878. È probabilmente in ricordo di Vittorio Emanuele II, morto quell'anno, che i krumiri presero la tipica forma rassomigliante ai suoi baffi. Sono stati inclusi tra i prodotti agroalimentari tradizionali (P.A.T.) piemontesi.
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Creati dal pasticciere casalese Domenico Rossi nel 1878, nel 1890 il sindaco di Casale Monferrato riconobbe al Rossi la paternità dei Krumiri dopo vari premi e dal 1972 i biscotti sono protetti anche da un brevetto.
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La storia narra che una sera, usciti dal Bottegone, lo storico locale dove trascorreva le serate con gli amici, il Sig. Rossi e i suoi compagni, non ancora soddisfatti, decisero di prolungare la serata. Domenico propose di rifugiarsi nel suo laboratorio di via Paleologi e per l’occasione, mentre gli amici proseguivano con i festeggiamenti, improvvisò una nuova ricetta. Evidentemente i compari apprezzarono perché da lì in avanti non si smise più di produrre e mangiare questi nuovi biscotti.
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Una ricetta dei biscotti Krumiri tra le più attendibili e verosimili è la seguente:
450 gr farina 1 di grano tenero
250 gr di burro
200 gr zucchero fine
2 uova piccole
½ bacca di vaniglia
un pizzico di sale.
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Lollobrigida: onore celebrare Casale Monferrato "Città Europea del Vino 2024"
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Lollobrigida: onore celebrare Casale Monferrato "Città Europea del Vino 2024" "Il Piemonte è una Regione straordinaria, terra di qualità, di storia, di produzioni uniche e di paesaggi che dimostrano come il legame virtuoso tra agricoltura, uomo e territorio possa generare ricchezza". Così il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida a Casale Monferrato (AL) intervenuto all'incontro "Campioni d'Europa del Vino: Alto Piemonte - Gran Monferrato", per il riconoscimento di «Città Europea del Vino 2024» alla presenza del Presidente Alberto Cirio e Federico Riboldi, sindaco di Casale Monferrato. "Per me è un onore celebrare il risultato straordinario raggiunto da questa terra, fondamentale per il futuro delle produzioni agricole. Una terra di qualità, di storia e intimamente connessa con la nostra Patria. Solo insieme possiamo pianificare il futuro con una visione strategica che metta l'agricoltura al centro", ha aggiunto il ministro. "Se non c'è produzione per garantire l'equità sociale si ricorre al debito, e se n'è fatto troppo negli anni, o si ricorre alla svendita di aziende ed asset strategici per l'economia, e il Piemonte ne sa qualcosa. Quello che non si può delocalizzare, per fortuna, è la qualità del territorio, quella che gli agricoltori sono stati in grado di mantenere. L'agricoltore scolpisce il territorio con il suo lavoro. Basta guardare che dove c'è agricoltura e c'è manutenzione del territorio, c'è contrasto al dissesto idrogeologico, c'è depotenziamento degli effetti del cambio climatico", ha concluso il ministro.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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personal-reporter · 8 months ago
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Anteprima Grignolino e Co 2024 a Casale Monferrato
Manca poco alla seconda edizione dell’evento che nasce dall’iniziativa del Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese, Anteprima Grignolino & Co., tributo al vino autoctono più noto  del Monferrato casalese, ricco di storia, virtù e potenziali che, dal 18 al 20 maggio prossimo, tornerà nelle sue diverse sfumature e peculiarità tra le mura del Castello  a Casale Monferrato. Sarà una…
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arturobooks · 1 year ago
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Monferrato GreenFarm
Polo Fieristico “Riccardo Coppo”
Casale Monferrato (AL)
Domenica 1 ottobre, un appuntamento da non perdere con #ChiccoPastorino e #ArturoCroci.
La storia dell’arte floreale in Italia e a seguire quella dei fiori nella vita dell’uomo, con la presentazione di una nuova rosa.
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Casale colorata di rosso Ferrari con il raduno delle auto
Esposizione in piazza Castello, sfilata e corteo (ANSA) – CASALE MONFERRATO, 18 GIU – Domenica in rosso per Casale Monferrato (Alessandria) in occasione del raduno Scuderia Ferrari Club. In piazza Castello esposizione di una ventina di modelli; sfilata nel centro storico e corteo tra vie viali, corsi.    “Si tratta di un marchio automobilistico iconico per la sua storia e il fascino. Oggi è…
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retegenova · 4 years ago
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Ordinazione episcopale di Mons. Devasini, Vescovo eletto di Chiavari
Ordinazione episcopale di Mons. Devasini, Vescovo eletto di Chiavari
Arcidiocesi: Ordinazione episcopale di Mons. Devasini, Vescovo eletto di Chiavari È una terra gentile quella di Casale Monferrato, una lezione di storia e cultura all’aria aperta. Qui è cresciuto e si è formato il futuro Vescovo di Chiavari. La comunità casalese si prepara all’ordinazione episcopale di Mons. Giampio Devasini, 58 anni, fino ad oggi Vicario della Diocesi e Parroco di Pontestura e…
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paoloxl · 7 years ago
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Nel pomeriggio del 18 febbraio 1975 Renato Curcio viene fatto evadere dal carcere di Casale Monferrato, dove era detenuto da circa tre mesi. 18 febbraio 1975: Curcio evade da Casale Monferrato Franceschini era stato poi portato al carcere di Cuneo, da dove aveva cercato di fuggire due mesi dopo, aiutato dai compagni all'esterno; Curcio, invece, era stato trasferito prima a Novara e poi a Casale Monferrato, struttura con pochi reclusi dove si pensava sarebbe stato più facile tenerlo d'occhio.     Per più di due mesi i brigatisti avevano studiato il piano per l'evasione: l'esterno e l'interno del carcere, la posizione dei fili del telefono e soprattutto vie e stradine per fuggire dopo l'azione, e raggiungere, evitando i posti di blocco, la Liguria. Alcuni giorni prima della liberazione di Curcio avevano inoltre rubato una decina di macchine poiché nella strada in cui avevano deciso di fuggire era presente un passaggio a livello che sarebbe stato chiuso al momento dell'evasione, ed era quindi necessario attraversare i binari a piedi e salire su altre macchine.   Nella riunione preliminare all'azione alcuni brigatisti, tra cui Mario Moretti, si erano dichiarati contrari, sostenendo che l'attacco avrebbe avviato una guerra tra apparati, tra Stato e BR, guerra che non aveva un referente sociale. La maggioranza, che alla fine avrebbe prevalso, affermava invece che il riferimento era la classe operaia, poiché la vera funzione del carcere è di dissuadere chi i reati non li ha ancora commessi, e l'obiettivo, con un'azione del genere, era di smontare questa deterrenza.   L'azione avviene nel pomeriggio di martedì, giorno di visita all'interno del carcere; il giorno prima i brigatisti avevano avvertito Curcio del loro arrivo con un telegramma che diceva "sta arrivando il pacco". Alle 16,15 circa, due auto, secondo le testimonianze riportate il giorno dopo su "La Stampa", si fermano vicino al carcere, in via Leardi. Scendono un uomo e una donna, poi identificata in Margherita Cagol. La donna suona al campanello annunciando di dover consegnare un pacco; quando l'agente di custodia apre la porta si trova un mitra puntato allo stomaco. Subito dopo arrivano altri tre uomini, con una scala, che tagliano i fili del telefono a tre metri di altezza. La guardia viene costretta a chiamare il maresciallo dal quale si fanno aprire tutte le porte fino alla cella di Curcio. Direttore e agenti di custodia vengono poi chiusi a chiave in una cella, le chiavi vengono buttate sul marciapiede di fronte al carcere. I brigatisti se ne vanno, lasciando il pacco all'interno del penitenziario. I poliziotti aspetteranno poi gli artificieri per aprirlo e lo troveranno pieno di carta straccia. Il Ministero dell'Interno aprirà un'indagine per accertare le responsabilità. La risposta dello Stato sarà l'istituzione di carceri speciali e di massima sicurezza per i detenuti politici e la promulgazione della cosiddetta Legge Reale.   Per i brigatisti invece si porrà il problema del rifinanziamento. Il 4 giugno verrà rapito, per questo motivo, l'industriale Gancia a Canelli, in provincia di Asti. Il giorno successivo una pattuglia di Carabinieri tenterà di entrare nella cascina, apparentemente abbandonata, in cui si trovava l'ostaggio. Nel conflitto a fuoco che ne seguirà verrà prima ferita poi uccisa Margherita Cagol.
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pier-carlo-universe · 4 days ago
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MonFest 2024: la seconda edizione celebra il dialogo tra fotografia, cinema, teatro e musica. Casale Monferrato diventa il cuore della cultura visiva dal 30 novembre 2024 al 4 maggio 2025
Dal 30 novembre 2024 al 4 maggio 2025, Casale Monferrato ospiterà la seconda edizione del MonFest, un festival biennale dedicato alla fotografia che quest’anno esplora il tema “ON STAGE”.
Dal 30 novembre 2024 al 4 maggio 2025, Casale Monferrato ospiterà la seconda edizione del MonFest, un festival biennale dedicato alla fotografia che quest’anno esplora il tema “ON STAGE”. Con 14 mostre dislocate in alcune delle sedi più iconiche della città, il festival si propone come punto di incontro tra fotografia e le arti performative – cinema, teatro e musica – celebrando la contaminazione…
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theradicantattitude · 5 years ago
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Geymonat Ludovico, Il problema della ragione, oggi, in Geymonat, L., La ragione, con Carlo Sini e Fabio Minazzi, Edizioni Piemme, Casale Monferrato (AL), 1994, pp. 21-35.
«Contestate e create: sono le due parole che io direi ad un giovane per educarlo. Deve imparare a contestare e a creare. Non bisogna cadere dalla contestazione nello scetticismo: occorre guardare alla storia. Sempre si sono messe in discussione le conquiste di un'epoca dall'epoca successiva. Sono state messe in discussione le conquiste sociali, le conquiste scientifiche, le conquiste filosofiche ed è bene che continui così. Occorre però collegare questa contestazione con la creazione. Contestazione e creazione sono legate fra di loro. Capire questo è fondamentale. Credo che uno degli insegnamenti della matematica (e particolarmente della storia della matematica) consista proprio nel far vedere che la matematica è passata da una contestazione a un'altra; ha contestato e messo in discussione il postulato in Euclide, il carattere intuitivo degli assiomi, la verità assoluta dei teoremi matematici, ecc., ma sempre per creare le premesse ad un nuovo passo in avanti che faceva progredire la disciplina e le sue conoscenze. Il significato profondo di questo “progresso” e di questi “passi in avanti” può essere colto solo attraverso lo studio accurato della storia della matematica e della storia delle idee. La storia delle idee è storia di lotte e di conquiste, di contestazioni e di creazioni. Queste sono le parole che io direi ai giovani: contestate e create!» (Ludovico Geymonat, Scienza e storia, Bertani editore, Verona, p. 56; testo della relazione tenuta dal prof. Ludovico Geymonat a Varese nel pomeriggio di sabato 12 gennaio 1985)
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lamilanomagazine · 8 months ago
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Casale Monferrato. Finti tecnici dell’acquedotto tentano di truffare una 90enne: denunciati dai Carabinieri
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Casale Monferrato. Finti tecnici dell’acquedotto tentano di truffare una 90enne: denunciati dai Carabinieri. Due persone si presentano alla porta di un’anziana signora di 91 anni, dicono di essere tecnici dell’acquedotto e riescono a entrare in casa con il pretesto di controllare le tubature. “Si sono rotti dei tubi”, dice uno dei due, iniziando ad aggirarsi per l’abitazione. “Devi togliere tutta la roba e metterla nel freezer”, aggiunge la complice. L’uomo va verso la cucina, apre il rubinetto e fa passare un congegno sotto l’acqua corrente. Parte un suono allarmante: “Contaminata!”, dichiara. L’anziana si spaventa, vuole avvisare il figlio. Ma la donna la incalza: “Suo figlio lo sa”. Ha l’atteggiamento di chi deve risolvere il problema in fretta: “Ha detto di togliere tutta la roba di oro… di soldi… e metterla nel frigo, suo figlio. Di metterla in una borsa e di metterla lì nel frigo”. “Metterla là, che quella fa da schermo”, spiega l’altro, per convincere l’anziana. I due malviventi ripetono l’invito con insistenza, generando apprensione. Esortano la vittima. Alla fine entrano di iniziativa nelle stanze e in camera da letto, dividendosi, cercando di eludere il controllo della padrona di casa. La donna però ha capito. L’iniziale apprensione lascia spazio al sospetto. Le tornano in mente i consigli per evitare le truffe di cui aveva sentito parlare nel corso degli incontri presso il centro anziani con i Carabinieri della zona ed entra in camera, dove i due stanno aprendo i cassetti. Gli urla contro e li sorprende: probabilmente non si aspettavano la reazione veemente dell’anziana. Lasciano tutto e scappano. Lei chiama il 112. I Carabinieri intervengono rapidamente e raccolgono tutte le informazioni necessarie per rintracciare i truffatori. Poi si accorgono della presenza di una telecamera installata all’interno dell’abitazione e chiedono alla signora di potere visionare i filmati. L’analisi è meticolosa e alla fine riescono a identificare i due malviventi: sono una coppia dell’astigiano. Hanno già commesso altre truffe. Scatta la denuncia. La storia ha un lieto fine, ma non deve lasciare indifferenti. La spregiudicatezza di chi commette questo genere di reati costituisce un grave potenziale pericolo per chi ne cade vittima, suo malgrado. I Carabinieri della Compagnia di Casale rinnovano l’invito a tenere in considerazione le indicazioni fornite nei vari incontri e contenute nelle locandine anti-truffa distribuite. Una su tutte: chiamare il 112.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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personal-reporter · 10 months ago
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Carnevale di Casale Monferrato 2024
Sabato 10 febbraio il centro storico di Casale Monferrato verrà animato dalla festa di Carnevale che vi si terrà, rinnovando la sua tradizione che si lega alla storia e al territorio monferrino con una serie di aspetti inediti. Sarà di Casale Popolo la coppia che vestirà i panni di Gipin e Catlinin, nella lunga consuetudine di assegnare il ruolo delle maschere casalesi, di anno in anno, a un…
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giulianuma · 5 years ago
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Mauro Salizzoni: "Il Giorno del Ricordo, come quello della Memoria ed il 25 aprile, sono i capisaldi del nostro calendario civile. Non solo preziosi momenti celebrativi ma commemorativi, ovvero occasioni per ritrovarsi intorno ad una memoria comune e condivisa. I fatti di questi ultimi giorni, dalle scritte nazifasciste sulle porte dei familiari di deportati (da Aldo Rolfi a Marcello Segre) all’atto vandalico contro la lapide in ricordo delle foibe a Casale Monferrato, dimostrano che i valori fondanti la nostra comunità oggi sono messi a rischio non solo da quelle che il Presidente Mattarella ha definito ‘sacche di deprecabile negazionismo militante’, che esistono e sono attive all’estrema destra come all’estrema sinistra, ma da un diffuso clima di rancore e ostilità nonché da una inquietante ignoranza della nostra Storia. Un contesto che rende ancora più rilevante il peso della responsabilità delle istituzioni, chiamate non tanto e non solo a presenziare nelle occasioni celebrative, ma a farsi promotori dei valori dell’antifascismo, della solidarietà, della pace” (presso Asti) https://www.instagram.com/p/B8YmhfYi5rU/?igshid=1eai82swdpknh
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Bagnis nella storia: prima medaglia mondiale individuale per l'Italia nello skeleton
Amedeo Bagnis entra nella storia degli sport invernali italiani conquistando la prima medaglia mondiale individuale per l’Italia nello skeleton. E’ accaduto nel catino naturale (l’ultimo esistente al mondo) di St. Moritz, dove il ventitreenne originario di Casale Monferrato sulla sua slitta ha costruito una prova magistrale per tutte e quattro le manche in programma, distribuite in due…
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giancarlonicoli · 5 years ago
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13 GEN 2020 13:55
VIVA PANSA! - GIULIO ANSELMI: ''IMMAGINIFICO E ULTRACREATIVO,  MA NON AVER MAI AVUTO UNA DIREZIONE È STATO IL CRUCCIO DELLA SUA VITA'' - MERLO: ''LO TRATTAVANO DA SOPRAVVISSUTO, MA ADESSO CHE GIAMPA È MORTO, GIAMPA RITORNA FINALMENTE A VIVERE'' - VALENSISE: '''IL SANGUE DEI VINTI' LO CONSACRÒ COME AUTORE DI BEST SELLER E LO CONDANNÒ COME UN PARIA, UN TRADITORE, PERCHÉ RUPPE UN TABÙ DELLA SINISTRA''
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«BALENA BIANCA E DALEMONI, LE GRANDI INTUIZIONI»
Maria Luisa Agnese per il “Corriere della Sera”
«Immaginifico e ultracreativo, Pansa ha reinventato e dato nuova linfa al giornalismo politico, con le sue intuizioni linguistiche, le balene bianche, i bestiari, i Dalemoni, crasi fra D' Alema e Berlusconi, per spiegare l' inciucio fantasioso». Giulio Anselmi è stato direttore dell' Espresso con Giampaolo Pansa condirettore. Una convivenza che ricorda come un periodo buono, anche se aggiunge che spesso «bisognava ricordargli chi era il direttore. E forse il non avere mai avuto una direzione è stato il cruccio della sua vita».
Aveva una gran facilità di linguaggio, dice Anselmi, e un talento affabulatorio: «Quando arrivai all' Espresso lui aveva già vissuto una stagione di intesa straordinaria con il direttore precedente, Claudio Rinaldi, una strana coppia, di personaggi diversi ma con una incredibile intesa politica». Anselmi ha intuito subito che Pansa aveva anche un talento «fra l' ironico e il cattivo per le copertine». Anselmi lo assecondò, anche se sapeva che gli avrebbe creato qualche grattacapo. «Successe quando Berlusconi vinse le elezioni. Il Cavaliere, si sa, aveva il vezzo di ripetere "mi consenta, mi consenta", e lui suggerì la famosa copertina con la scritta E ora mi consento».
Altra carina, ricorda Anselmi, fu la copertina, con Francesco Rutelli e Barbara Palombelli e la scritta «Cicciobelli», in occasione della candidatura di Rutelli. Quello che si irritò fu l' editore Carlo De Benedetti, che nell' occasione aveva deciso di appoggiare Rutelli e non Giuliano Amato. «In ogni caso la presenza di Giampaolo nelle riunioni di redazione era sempre vitalizzante».
Amava i giovani? «Non ricordo una sua particolare propensione verso di loro, con l' eccezione di Marco Damilano, che poi ho assunto proprio su segnalazione di Pansa e non me ne sono mai pentito». Lo spirito battagliero, quasi dispettoso da giornalista di razza lo portò anche, da un certo punto in poi, a impegnarsi in quella pubblicistica fortemente revisionista della Resistenza.
«Un inedito per chi come lui aveva sempre avuto un taglio da giornalista di sinistra, ma un po' per il suo spirito da bastian contrario, un po' perché era lusingato dai consensi e dalle lettere che riceveva, restò quasi prigioniero di quella persona che era diventato, diversa dal Giampaolo Pansa che conoscevamo. Era risentito, forse inseguiva qualcosa che non aveva mai avuto».
ADDIO A GIAMPAOLO PANSA, IL CRONISTA D'ITALIA
Francesco Merlo per ''la Repubblica''
Lo trattavano da sopravvissuto, ma adesso che Giampa è morto, Giampa ritorna finalmente a vivere. E finalmente ci metteremo a studiare quegli articoli che lanciavano grandi sguardi sugli avvenimenti indugiando su minuzie descrittive sempre condite dall'aneddoto e spesso dalla malignità: la Balena Bianca, il Coniglio Mannaro, l’epica delle truppe mastellate all’assalto dei congressi.
Armato di penna e di binocolo per rubare un’espressione, una smorfia, un fastidio. Il Pci era l’elefante rosso, e nella sede della Dc scoprì il tavolo che il corto Fanfani aveva fatto segare. E poi gli onorevoli Cazzetti e Cazzettini, ma anche il canto dell’'Internazionale che nell'aula bunker divenne uno sghignazzo, le facce dei morti ammazzati, la ferocia dei terroristi che si trasformò in miseria e pena quando li rincontrò come ex terroristi, con tutte quelle sanguinarie dall'aria mansueta. E poi le interviste, i ritratti: Berlinguer, Romiti, Lama, Andreotti, Craxi, Berlusconi, D'Alema…
È l’opera che illumina tutta la vita di Giampaolo, anche i suoi errori, l’ossessione di celebrare Salò e le vittime dell’antifascismo: “Ho descritto tante Italie. Mi sono inoltrato su terreni che nessuno voleva esplorare, come la guerra civile e il sangue dei vinti”. Pansa diceva di dovere a Fenoglio il passaggio da sinistra a destra, dalla tesi di laurea sulla Resistenza concordata con Alessandro Galante Garrone, ai libri appunto su Salò che tanto hanno venduto e che lo hanno gettato in quella rissa culturale che confessava di amare per istinto: “Non mi piace ubbidire perché non mi piace comandare”.
E la sua prosa, la sua passione, la sua liberà cocciuta facevano dimenticare tutto il resto, si faceva perdonare con una metafora, con due aggettivi: “Una giornata di sole asciuga tutti i bucati”, si dice a Casale Monferrato, dove era nato. E tutto finiva e ricominciava nella  sua risata da munfrin, che sono gli omoni di schiatta contadina, picareschi e spavaldi descritti da Fenoglio che non fu solo il poeta delle Langhe.
Davvero è morto, in quella clinica dov’era ricoverato da un mese e dove continuava a scrivere, il rompiscatole del giornalismo italiano, il cronista più bravo, il campione della passione e del risentimento, con noi e contro di noi, con Repubblica e contro Repubblica, con la sinistra e poi con la destra ma sempre restando se stesso, maestro della scrittura come risarcimento, del colpo di penna come colpo di spada.
Aveva accanto Adele, la donna che più ha amato, la compagna che era anche la sua coscienza, grazie a lei e alla scrittura riuscì a sopravvivere alla morte, a soli 55 anni, del figlio Alessandro, un capitano d’industria stimatissimo, alla Feltrinelli, a Finmeccanica, al Credito italiano, banchiere d’affari…, il contrario del padre che nei numeri si perdeva, un macigno per il vecchio Giampa che sembrava destinato a una morte felice: “Come posso credere a un Padreterno che ha preso lui anziché prendere me”.
Monferrino timido e ribelle, Giampa aveva il coraggio e la modestia di quella piccola specialissima patria piemontese, il complesso di inferiorità della provincia che è la cuccia di tutti i grandi italiani. Anche da vecchio scriveva ancora per il papà Ernesto, operaio del telegrafi, per la mamma Giovanna che non leggeva i suoi articoli, per la nonna Caterina, contadina analfabeta «che non aveva altra terra se non quella dei vasi da fiori», la nonna che perse il marito — Giovanni — nei campi, poi perse un figlio — Paolo — che cadde da un'impalcatura. Ed è a loro che fu dedicato il ragazzo: Giovanni e Paolo, Giampaolo.
C’era la foga del malessere come risorsa persino nel suo famoso stile che è diventato una scuola. Sferzante e imprevedibile, ogni tanto si faceva spericolato, come sempre è accaduto ai grandi giornalisti impressionisti che si possono permettere anche la libertà di inventarsi un Kant fatalista di provincia: «Fai quel che devi e avvenga quel che può», si inventò un giorno.
Pansa era fatto così, concentrava in sé tutto il bene e il male di un mestiere che si sta inesorabilmente rovinando, la velocità di scrittura, la fantasia delle citazioni, la memoria e l’amore per la battuta. Riassumeva se stesso così: “Tutto ciò che resterà della mia vita è quello che ho scritto”.  E tutti sapevano che avrebbe scritto pure sui muri, sempre funambolico, la vita come spettacolo — «Scrivo da un Paese che non esiste più», fu l'incipit dal Vajont — e quell'attenzione dolce per il dolore che è un’altra delle lezioni più belle di Fenoglio.
Senza concessioni alla moda detestabile del maschio femminista e senza i compiacimenti generazionali per la malafemmina, Pansa è anche la straordinaria storia d’amore con la signora Adele Grisendi: “Non ero io che decisi di guardarla, ma era lei che mi obbligò a farlo”.
Non voglio essere reticente: indimenticabili sono state le cattiverie polemiche che scrisse su Ezio Mauro, Carlo De Benedetti ed Eugenio Scalfari perché sino alla fine Repubblica gli tornava in gola. Erano fratelli e si guastarono, dove guastarsi è un'altra maniera di vivere insieme, senza mai perdersi di vista. Come ha detto Scalfari i grandi protagonisti delle polemiche del tempo, quando passa quel tempo, non hanno conti da saldare. Rimangono gli stili e i dettagli di vita come contributi alla biografia del giornalismo italiano della carta stampata, alla struggente bellezza di una professione morente che ha premiato Pansa sino a eleggerlo maestro.
RUPPE IL TABÙ DELLA SINISTRA
Marina Valensise per ''Il Messaggero''
Parla Pansa. Se ne va con Giampaolo Pansa uno degli ultimi giornalisti liberi della sua generazione. Un uomo dal talento generoso e straripante, un uomo buono, colpito dalla morte del figlio adorato, scomparso a 55 anni nel 2018, un intellettuale audace e al tempo stesso irriverente, uno scrittore e un autore di successo che ha fatto scuola non solo nel giornalismo italiano, ma nel modo di raccontare il nostro passato prossimo e remoto, mostrando il coraggio di squarciare il velo di ipocrisia su alcune delle sue pagine più tragiche anche a costo di attizzare una polemica furiosa, e di finire nel campo dei reprobi, dei paria, dei condannati all'ostracismo.
LE DOMANDE
Parla Pansa. Rispondeva così al telefono, sempre pronto a rispondere alle domande dello scocciatore, del giovane cronista, del lettore fanatico. E da quel tono allegro e sardonico, pieno di generosa ironia, si capiva che la libertà gli piaceva da matti, anche a rischio di passare per un provocatore. Era in fondo ed è sempre stato un outsider, nel giornalismo italiano del dopoguerra, un tipo senza complessi, che si divertiva a confondere i confini, passare le linee, uscire dalle gabbie ideologiche dei vari campi di appartenenza in anni in cui la militanza politica era una religione civile. Anni lontani, dove i confini tra fascismo e antifascismo erano invalicabili, e dove era impensabile passare da un fronte all'altro per il solo gusto di conoscere la verità della storia.
Pansa questo fece. Il figlio della sarta di Casale Monferrato che aveva vissuto da ragazzo la stagione più nera della guerra civile in Italia, sognava di diventare uno storico. E infatti si laureò con Guido Quazza con una tesi sulla Guerra partigiana tra Genova e il Po, e continuò per qualche tempo a lavorare all'Università con Alessandro Galante Garrone, altro grande storico torinese, studioso della Rivoluzione francese, di Buonarroti, e della congiura degli Eguali, la genealogia del socialismo. Catturato dal giornalismo, fu cronista della Stampa, passò al Giorno, tornò alla Stampa, come inviato da Milano all'epoca in cui il direttore era Alberto Ronchey, e seguì da vicino la strage di Piazza Fontana.
Per due anni, tra il 1972 e il 1973, fu anche caporedattore al Messaggero. Quando passò al Corriere diretto da Piero Ottone, a metà degli anni Settanta, mise a nudo la trama dello scandalo Lockheed, e nel 1977 passò a Repubblica e al Gruppo Espresso, dove rimase per trent'anni, maestro inimitabile, graffiante, sardonico, ingestibile, nella sua analisi della politica, nel suo racconto dei vizi dei potenti di turno, e del teatrino ineffabile del potere.
LA SVOLTA
La vera svolta avvenne per lui nel 2001 quando pubblicò un saggio, I figli dell'aquila, per raccontare di un volontario della Repubblica sociale italiana. Iniziò allora per lui il così detto ciclo dei vinti, la narrazione molto romanzata ma veritiera delle violenze compiute dai partigiani ai danni dei fascisti, negli anni bui della guerra di liberazione, che fu come gli storici più coraggiosi ebbero modo di dimostrare, una guerra civile. Il sangue dei vinti, pubblicato nel 2005, lo consacrò come un autore di best seller e lo condannò come un paria, un traditore, un revisionista agli occhi della sinistra radicale e antifascista che mal tollerava la libera perlustrazione in un campo minato.
Nel 2006, ricordo ancora il clamore, l'indignazione, e l'ostracismo che segnò l'uscita di Sconosciuto 1945, un altro best seller pubblicato da Sperling&Kupfer, sui ventimila scomparsi, torturati e uccisi, per le vendette dopo il 25 aprile, nella memoria dei vinti. Non era un altro capitolo dell'antistoria della Resistenza che Pansa perseguiva da anni, ma un'opera di liberazione intellettuale e morale. Per la prima volta Pansa apriva ai suoi lettori il suo archivio, per dare direttamente voce alle centinaia di fonti che per sessant'anni erano rimaste chiuse sottochiave, condannate al silenzio.
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Asti. La città tirata a lucido in occasione della Douja d’Or e della Sagra dei paesi ha accolto i migliaia di turisti che hanno per la seconda domenica invaso le vie del centro storico di Asti.
La città a vocazione vitivinicola, capitale del Monferrato insieme a Casale Monferrato, per l’occasione ha esposto il meglio della sua cultura con l’apertura dei musei cittadini, la casa di Vittorio Alfieri, palazzo Mazzetti e distribuito in tutte le piazze del centro storico i gazebo per i tradizionali assaggi di vini pregiati, grappe e dolci.
Piazza campo del Palio è stata invece attrezzata con le casette delle pro loco giunte da tutta la provincia per distribuire i piatti tradizionali. La piazza gremita di turisti, prima ancora che la sfilata finisse, che hanno preso d’assalto le casette creando code interminabili per accaparrarsi i piatti appena sfornati dai cuochi e dagli chef delle pro loco.
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La sfilata merita, come ogni anno, un attenzione particolare per come hanno costruito e addobbato i carri per raccontare ai turisti la storia dei mestieri antichi, un museo che ha viaggiato nel tempo conservando le tradizioni delle origini, fino ai giorni nostri.
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Ma la sfilata la raccontiamo con le immagini di questo articolo e della pagina che è stata appositamente realizzata: “Asti. Le sagre dei paesi 2018” che potrà essere visualizzata in testa al giornale e prossimamente sulla Galleria di Giuseppe Amato
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le fotografie sono state realizzate da Giuseppe Amato
Galleria di Giuseppe Amato
ASTI. PACIFICA INVASIONE DEI TRATTORI,TURISTI E FIGURANTI ALLA SAGRA PAESANA E DELLA DOUJA D0’OR DI ASTI . Asti. La città tirata a lucido in occasione della Douja d'Or e della Sagra dei paesi ha accolto i migliaia di turisti che hanno per la seconda domenica invaso le vie del centro storico di Asti.
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