#Socratici
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Vedo troppi buffoni in posa per rendersi interessanti, rendendosi ridicoli. Cliché modaioli, sborrati dai network o dalla rete, direttamente nelle scatole craniche. Tutti trasgressivi, ma fidanzati in casa, tatuati e sovversivi, solo se moda comanda. Atei e blasfemi, ma vanno alla messa di natale... contro ogni potere, però lavorano raccomandati. Odiano le banche col bancomat riempito dalla nonna... illuministi, socratici e razionali... che mi chiedono segno e ascendente, ecologisti, comunardi, amanti della natura... sul suv tremilacinquecento di cilindrata, salutisti che controllano ogni etichetta tra una sigaretta elettronica e una pasticca omeopatica. Ma porco d'io belin, ma lasciate perdere, lasciatevi perdere. Rilassatevi, tranquillizzatevi e non sforzatevi ad atteggiarvi... tanto non ci crede nessuno, nemmeno voi.
(il mio amico Cristian)
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katà métron
Mi fa piacere per il Neanderthal, che i suoi geni siano arrivati fino a noi attraverso le fuitine "interraziali" con i Sapiens, la rivincita dei brutti, se tanto mi dà tanto dovevano avere un enorme Schwanzstuck (ref.). Inutile girarci intorno: le misure contano. La natura, lo diceva anche Schopenhauer, parla attraverso esempi concreti e usa tutte le sue astuzie per perpetuare la vita, qualsiasi vita, sia quel che sia. I greci dicevano katà métron, secondo misura, ma visto che erano socratici interpretavano tutto nel senso etico-morale della giusta misura, meglio allora le reminiscenze pagane dei dionisiaci, sopravvissute nel mito romano di Mutunus Tutunus, il dio fallico portafortuna. I padri della Chiesa, attenti moralisti, sostenevano che le spose romane erano obbligate a salire in groppa (inequitare) il "terribile fallo" di Mutuno durante i riti matrimoniali per prepararsi alla copula e vincere l'imbarazzo del sesso. Come se tutte le feminae, per il solo fatto di essere feminae, dovessero essere spaventate dalla visione del sesso, che visione retrograda e patriarcale. Ma stiamo divagando. Torniamo al Neanderthal: trovo un po' razzista che si dia dei neandertaliani ai bergamaschi, anche se si esprimono per mezzo di suoni gutturali.
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Socrate. Affresco (dettaglio), I-II sec. d.C. Efeso, Museo Archeologico.
Socrate scopre per primo il concetto di psyche su cui si fonda l'Occidente, di cui W.Jaeger scrive: "Ma che cos'è l'anima?" o, con la parola greca e socratica, che cos'è "psyche"? Si consenta per il momento, di porre questo problema solo in un senso puramente filologico. Quello che colpisce è che quando Socrate, in Platone come negli altri Socratici, pronuncia questa parola "anima" vi pone sempre come un fortissimo accento e sembra avvolgerla in un tono appassionato e urgente, quasi di evocazione. Labbro greco non aveva mai, prima di lui, pronunziato così questa parola. Si ha il sentore di qualcosa che ci è noto per altra via: e il vero è che qui per la prima volta nel mondo della civiltà occidentale, ci si presenta quello che ancora oggi talvolta chiamiamo con la stessa parola, anche se gli psicologi moderni non associano ad essa la nozione di sostanza reale. La parola "anima", per noi, in grazia delle correnti spirituali per cui è passata nella storia, suona sempre con un accento etico o religioso. Ma questo alto significato, essa lo ha preso per la prima volta nella predicazione protrettica di Socrate.
Werner Jaeger (Paideia la formazione dell'uomo greco)
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'gesù' non ha lasciato scritta una sola riga: questione non ordinaria per chi viene spacciato quale semi-dio, con il superpotere di resuscitare dalla morte, ma non di lasciare suoi libri o disegni.
Al pari dei personaggi che troviamo nell'Iliade e nell'Odissea, esso è inventato.
Il 'gesù' che oggi la gente invoca nelle sue preghiere è Socrate: non il mito originale, che manda all'inferno chi non lo segue; è lui l'Uomo ucciso dallo Stato: lui il 'dio', chiamato in ogni angolo del Mediterraneo per insegnare a discepoli a Ragionare ed essere miti.
Per soggiogare popolazioni cresciute con gli ideali socratici, la figura di 'gesù' viene ritoccata da zelota sanguinario, sterminatore di soldati romani col suo gruppo, a mite uomo che parla con le stesse parole di Socrate (chi ha studiato filosofia si accorge della distorsione).
Il cristianesimo distrusse i progressi in campo medico fatti da Ippocrate; incenerì la promiscuità e l'omosessualità consentita in una Civiltà Romana che non li perseguitava; l'errore enorme di rendere ufficiale una religione aggressiva, costò la caduta di un Impero.
Quella delle 'radici cristiane' europee, italiane, è una menzogna; prima che la superstizione cristiana ammorbasse Italia e resto d'Europa, eravamo al massimo apice, per quel tempo, per Cultura e Progresso. Il cristianesimo ha gravemente distrutto buona parte di quel progresso.
L'Italia non è la Palestina; l'Italia non è una regione collocata in un'area deprimente, desertica, dove è nata e sviluppata la cinica superstizione ebraica. L'Italia ha una Storia di culti greci e romani, e norme Civili che erano già superiori eticamente allora, quanto oggi.
Capire il cristianesimo è capire come si muovono un po' tutte le sette religiose e una volta capito, puoi fare una Scelta consapevole: amare il Progresso Sociale, perché è l'unico in grado di offrire Qualità Totale alla Vita, smettendo di straparlare di 'radici cristiane'.
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Cratete e Ipparchia era rispettivamente marito e moglie. I Cinici contestava il matrimonio, ma il loro rappresentava un rovesciamento di tutti i valori di quell'istituzione. Nonostante fosse il figlio dell'uomo più ricco di Tebe, Cratete visse in povert��, divenne discepolo di Diogene il Cinico e, a sua volta, il maestro di Zenone (il fondatore dello Stoicismo). Secondo Diogene Laerzio fu soprannominato "apritore di porte" per la cattiva abitudine di introdursi in casa d'altri senza bussare al solo scopo di offrire massime e consigli
#Storia della filosofia#Filosofia#Filosofi#Filosofia cinica#I Cinici#Socratici#Socratici minori#Cratete#Ipparchia#Cratete e Ipparchia#Matrimonio#Dipinto#villa farnesina#pillole di filosofia#Diogene Laerzio#Vita dei filosofi
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Egli non ha un regolare permesso di soggiorno. Espulso già da vari paesi cosiddetti democratici, egli si è ormai abituato a vivere in incognito, come voi, Mr Doppio Vu, quando viaggiate all'estero, benché per altre ragioni. Gli amici lo conoscono sotto il nome di Tommaso; e poiché egli aborre gli eufemismi ed ha l'abitudine di chiamare le cose col loro nome, alcuni l'hanno soprannominato Tommaso il Cinico. Quelli han creduto, con tale nomignolo, di recargli offesa e discredito; Tommaso viceversa se ne compiace. Poiché cinico deriva da 'Kyon', che significa cane, egli vi ha trovato la definizione più precisa della propria vita randagia. Con riguardo poi alla famosa setta dei Cinici, fondata dal greco Antistene dopo la morte di Socrate, egli vi ha scoperto un'indicazione certamente più esatta, meno confusa e meno equivoca del proprio credo politico, di quella contenuta nel termine banale di antifascismo. Come sapete, erano i Cinici, quattrocento anni prima della nascita di Cristo, quello che oggi la stampa benpensante chiamerebbe dei senza-religione e dei senza-patria. Al culto formale degli dèi essi anteponevano, seguendo l'insegnamento di Socrate, la pratica della virtù, e tra gli uomini non conoscevano stranieri.
Ignazio Silone, La scuola dei dittatori, Oscar Mondadori, 1977; p. 9.
[1ª ed. originale Die Schule der Diktatoren, Europa Verlag, Zurigo, 1937; 1ª pubblicazione in Italia a puntate su Il Mondo nel 1962]
#Ignazio Silone#Silone#La scuola dei dittatori#dittature#dittatura#libertà#politica#democrazia#democrazie#capitalismo#socialismo#cattolicesimo#letteratura italiana del '900#XX secolo#Socrate#filosofia#filosofia greca#socratici#cinici#letteratura del '900#'900#letteratura italiana#Abruzzo#esilio#esuli#letteratura d'esilio#fascismo#antifascismo#anti-fascismo#verità
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Platone nel Simposio fa dire ad Alcibiade anche questo: «E inoltre dico che Socrate assomiglia anche a Marsia [...). Sei arrogante, no? [...] E non sei forse suonatore di flauto? Anzi, sei molto più mirabile di quello. Marsia incantava gli uomini mediante strumenti, con la potenza che gli veniva dalla bocca [...). E tu sei diverso da lui solamente in questo, ossia nel senso che, senza usare strumenti, produci questo stesso effetto con le nude parole».
Socrate qui vestito di verde parla con i socratici. La figura elegante con elmo e armatura da molti è stata identificata, correttamente, con Alcibiade.
Giovanni Reale, La Scuola di Atene di Raffaello.
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Vita talassocratica impera il catrame degli allori valvi. Capitali persi spalmati ai bordi socratici nel giro di vite, dei colli decapitati dai valzer di click...
Meglio cliccare di meno e leccare di più il clit infatti
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Gaius Plinius greets his own Catilius Severus. Sure, I'll come to dinner, but under one condition: that this dinner is unencumbered and simple, overflowing only with Socratic speeches, and that these also are limited. There will be those pre-dawn duties, which not even Cato was allowed to avoid with impunity, whom Gaius Caesar scolded for this in such a way that he still praised him. Indeed, he said that those who came face-to-face with him blushed when they uncovered his head, drunk; then he added, 'You would not think that Cato had been caught by them, but them by Cato.' Is there any better indication of Cato's reputation and power than that he was still so respected while he was drunk? Nevertheless, for our dinner, just as we limit expense and magnificence, so we should also limit the time. Unlike Cato, we are not the kind of men that not even our enemies can criticize us without praising us at the same time. Bye.
Pliny the Younger, “Letters” 3.12
C. Plinius Catilio Severo suo s. Veniam ad cenam, sed iam nunc paciscor, sit expedita sit parca, Socraticis tantum sermonibus abundet, in his quoque teneat modum. Erunt officia antelucana, in quae incidere impune ne Catoni quidem licuit, quem tamen C. Caesar ita reprehendit ut laudet. Describit enim eos, quibus obvius fuerit, cum caput ebrii retexissent, erubuisse; deinde adicit: 'Putares non ab illis Catonem, sed illos a Catone deprehensos.' Potuitne plus auctoritatis tribui Catoni, quam si ebrius quoque tam venerabilis erat? Nostrae tamen cenae, ut apparatus et impendii, sic temporis modus constet. Neque enim ii sumus quos vituperare ne inimici quidem possint, nisi ut simul laudent. Vale.
#pliny posting#some latin for u all since I'm out of practice and I love pliny#another seneca project coming soon#tried to get what I imagine Pliny's personality would be so let's hope it came across!#tagamemnon#pliny the younger
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Problemi socratici
Perchè quando scoreggio mi sporco le mutande ...
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Filosofia morale
Appunti
Per i socratici l’azione buona e giusta genera l’eudemonia, la serenità dell’animo conseguente al buon agire, cosicché questa serenità agisce come zuccherino per il cavallo che si sente gratificato e invogliato a preferire l’azione giusta a quella sbagliata, fino a un certo punto può anche funzionare. Esiste effettivamente questa felicità di aver agito correttamente, ma solo nell’ambito del proprio sistema di valori (anche il serial killer prova soddisfazione per il piano ben riuscito e si sente sereno dopo avere trovato il suo sfogo). I socratici, invece, che intendevano risolvere l’impasse del relativismo etico sofista affermando che esiste una verità più solida delle altre, di questo ambito di valori non volevano proprio sentir parlare.
Senonché dell’idea del bene unico e supremo se ne fece storicamente un uso abbondante e non sempre con grandi risultati, in nome di quello, come sempre, si giustificarono grandissime nefandezze (fu il pensiero debole sul finire del secolo scorso che affermava che la verità assoluta, nella forma delle ideologie monolitiche, fu fonte di grandissime disgrazie, e per tutta risposta tentava di assolutizzare il relativismo etico e il debolismo ontologico ricascando nell’errore).
Dobbiamo metterci d’accordo su un punto: che per reciproca convenienza, e non per adesione a un concetto di bene supremo desunto per fede o per congettura filosofica, ogni etica deve fondarsi necessariamente sul rispetto dell’altro, io rispetto te, tu rispetti me, dopodiché ne discutiamo, ma senza mai cedere sul punto.
Buona domenica.
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Siate sapienti, siate socratici
Il percorso verso la verità che Socrate comp�� è di un'attualità disarmante, scappa quasi un sorriso a pensare che se tutti al mondo fossimo umili come lo era lui tutto sarebbe più semplice. È una frase fatta, ma state a sentire quanto sia vera.
Per quale motivo un uomo dovrebbe considerarsi saggio? Questa domanda, assieme a tante altre, ha una storia antichissima e rimane una questione irrisolta. La storia della filosofia, oltre alla storia di idee e vite, potrebbe ritenersi anche storia delle questioni aperte, che aspettano una soluzione definitiva e che, probabilmente, non la otterranno mai. Io, da quando lessi per la prima volta…
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Diogene Laerzio ci fornisce informazioni sui Cinici nel libro VI di "Vite e dottrine dei filosofi". Tale libro è collegato al VII poiché il fondatore dello stoicismo ebbe come maestro un cinico. Di Antistene (fondatore della scuola e allievo di Socrate) scrive:
"si avvicinò a Socrate e da lui trasse tanto giovamento da esortare i propri allievi a diventare allievi di Socrate insieme con lui. Abitava al Pireo e ogni giorno percorreva 40 stadi a piedi, in salita per ascoltare Socrate"
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Socrate durante il suo processo da una profezia:
"Ma a voi che mi avete condannato voglio fare questa predizione su ciò che accadrà dopo [...] voi avete fatto questo, convinti di poter liberarvi dal rendere conto della vostra vita, invece vi dico che accadrà proprio il contrario. Molti saranno quelli che vi metteranno alla prova, ossia tutti quelli che io tratteneva e voi non ve ne rendevate conto"
I successori di Socrate continueranno, infatti, l'opera del maestro e a lui si collegano tutte le scuole filosofiche posteriori, comprese quelle dell'età ellenistiche
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"Esiste una tendenza a pensare che tutto ciò che Senofonte dice debba essere vero, dato che egli non aveva lo spirito sufficiente per immaginare qualcosa che non fosse vero"
[Bertrand Russell]
#Storia della filosofia#Filosofia#Socrate#Socratici#Senofonte#Storico#Busto#Busto di Senofonte#Alessandria#Museo di Alessandria#Museo greco romano#Museo#Bertrand Russell#Aforismi
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Celebre è il racconto dell'incontro tra Diogene e Alessandro, re di Macedonia: "Mentre egli stava prendendo il sole, Alessandro Magno gli si pose in piedi e gli disse <chiedimi tutto quello che vuoi> e quello rispose <non farmi ombra>".
Tale dialogo dimostra che Diogene (in pieno stile cinico) non sapeva che farsene del potere di Alessandro
[Diogene Laerzio, Vita e dottrina dei filosofi]
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