#Scusa ma sono un principe
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RECENSIONE: Scusa ma sono un principe di Daniela Ruggero
Cari Sognatori, Rosanna ha letto il nuovo Contemporary Romance scritto da Daniela Ruggero e pubblicato dalla Ode Edizioni !!! GENERE: Contemporary Romance DATA DI PUBBLICAZIONE: 10 luglio EBOOK-KU/ CARTACEO Affiliati Amazon Kristopher è l’erede al trono di Helsindin. La sua vita è scandita da incontri e impegni istituzionali; ha ricevuto un’educazione austera e impeccabile. Eppure, Kristopher…
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" Šervinskij girò uno sguardo sereno su tutti i presenti, tracannò d'un colpo un bicchiere di vino e strinse le palpebre. Dieci occhi si fissarono su di lui e il silenzio regnò fino a che egli non si sedette e mangiò un pezzo di prosciutto. - Senti… è una leggenda, - disse Turbin, con una contrazione dolorosa del viso. - Io ho già sentito questa storia. - Sono stati uccisi tutti, - disse Myšlaevskij, - l'imperatore, l'imperatrice e l'erede. Šervinskij sbirciò la stufa, respirò profondamente, e disse: - Fate male a non credere. La notizia della morte di Sua Maestà… - È alquanto esagerata…, - fece dello spirito Myšlaevskij ubriaco. Elena trasalì indignata e uscì fuori dalla nebbia. - Vitja, vergognati. Tu sei un ufficiale. Myšlaevskij si tuffò nella nebbia. - …è stata inventata dai bolscevichi. L'imperatore è riuscito a salvarsi coll'aiuto del suo fedele precettore… cioè, domando scusa, del precettore dell'erede, monsieur Gillard e di alcuni ufficiali che lo hanno portato in… in Asia. Di là sono passati a Singapore e, per mare, in Europa. Ed è così che il sovrano si trova ora ospite dell'imperatore Guglielmo. - Ma non è stato cacciato via anche Guglielmo? - cominciò Karas'. - Tutti e due sono ospiti della Danimarca, e con loro è anche l'augusta madre del sovrano, Marija Fёdorovna. Se non mi credete, vi dirò che tutto questo mi è stato comunicato dal principe in persona. L'anima di Nikolka gemeva, piena di turbamento. Egli voleva credere.
- Se è così, - cominciò egli ad un tratto entusiasticamente, saltando in piedi e asciugandosi il sudore dalla fronte, - propongo un brindisi alla salute di Sua Maestà! Il suo bicchiere scintillò e frecce d'oro sfaccettate attraversarono il vino bianco tedesco. Gli speroni tintinnarono contro le sedie. Myšlaevskij si tirò su, barcollando e appoggiandosi al tavolo. Elena si alzò. La sua falce d'oro si sciolse e le ciocche le ricaddero lungo le tempie. - Sì! Sì! Anche se è stato ucciso, - gridò ella con voce isterica e rauca. - Non importa. Io bevo. Io bevo. - Non gli si perdonerà mai la sua abdicazione alla stazione di Dno. Mai. Ma non importa, adesso siamo ammaestrati dall'amara esperienza e sappiamo che la Russia può essere salvata soltanto dalla monarchia. Perciò se l'imperatore è morto, viva l'imperatore! - gridò Turbin e sollevò il bicchiere. - Ur-rà! Ur-rà! Ur-rà! - nella sala da pranzo risuonarono tre volte le grida. "
Michail Bulgakov, La guardia bianca, traduzione di Ettore Lo Gatto, Einaudi, 1967; pp. 45-46.
Nota: la prima pubblicazione incompleta di Belaja gvardija [Белая гвардия] avvenne a puntate sulla rivista letteraria sovietica Rossija nel 1925 e l'opera teatrale ricavata dall'autore sulla base delle prime due parti riscosse subito un enorme successo (si dice che lo stesso Stalin vi assistette almeno una ventina di volte). Nel 1927 l'opera completa fu stampata a Parigi mentre una edizione censurata venne diffusa in Urss solo 1966. Come molte opere sgradite al regime La guardia bianca fu conosciuta nella sua interezza dai cittadini sovietici solo nel 1989.
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Sottoculture online e parafilie: cosa accomuna la comunità furry e Hitchcock?
Per chiunque mi segua su Instagram, mi dispiace. E per tutti quelli capitati qui per caso: mi dispiace ancora di più, perché non avete idea di che cosa stia succedendo. Ebbene oggi, sabato quattro febbraio, ho deciso di scrivere questo saggio solo per vedere il mondo bruciare.
E no, non lo farò in modo ortodosso. Ma procediamo per ordine.
Sarebbe scontato procedere a ritroso per analizzare ciò che è accaduto durante il corso degli anni ‘90, quando il regno anarchico di Internet si riempiva di quelli che oggi chiameremmo fandom. Questa è una storia che conoscete meglio di me, in quanto molti di voi l’avranno vissuta in prima persona, mentre io posso solo dire di averne sentito parlare.
In questa bolgia ipermediale, è dove ha inizio la nostra storia, con la nascita della comunità furry. Potremmo definirlo un inizio in medias res, in quanto tengo a specificare che l’antropomorfizzazione degli animali è qualcosa che esiste dai tempi di Esopo e le sue favole. Anche tu, tizio in fondo alla sala che continui a citare la volpe del Piccolo Principe, non sei esente da questo fenomeno.
Potremmo imputare questa espansione del fenomeno ad un certo topo dalla salopette rossa, o a tutto il mondo del cinema d’animazione in generale, e in quanto animatore non mi sentirei di contraddire. Anzi, e qui lo ammetto una volta per tutte: molti degli artisti che seguo su Instagram sono parte della comunità furry. Diamine, persino i tutorial che ho visto per imparare a usare il mio programma di animazione 3D sono stati fatti da furry.
Ma qui, giungiamo al succo del discorso, e farlo sarebbe impossibile senza citare la regola 34 di Internet: if it exists, there’s porn of it.
Questo potrebbe essere il motivo per cui abbasserò di dieci anni l’età del mio profilo Pinterest, nella speranza che l’algoritmo decida di avere pietà di me e del mio feed.
Ma se c’è qualcosa che i media mi hanno insegnato, questa è che se qualcuno su questo mondo ha un’idea, sicuramente non è l’unico. Questo significa che per ogni immagine pornografica di Nick la volpe, c’è almeno un artista dietro che ha trovato l’idea stimolante. E temo che ce ne siano tante, di queste immagini.
Ma andiamo al secondo punto: che cosa c’entra Hitchcock, in tutto questo? Qual è l’anello di congiunzione tra le due cose?
La risposta può trovarsi nel film The Pervert’s Guide to Cinema, un documentario sulla settima arte dell’anno 2006, nel quale vengono analizzate le teorie freudiane applicate ai film di registi come Hitchcock, con un’intera sezione dedicata alla parafilie. Scopofilia e voyeurismo sono parole che ormai non dovrebbero suscitare alcun effetto. Dopotutto, la pornografia per intero si basa sul piacere scopofilico. Ma che succede quando il piacere non deriva dall’atto di guardare, ma da quello di immaginare?
Proprio qui, The Pervert’s Guide to Cinema è in grado di fornirci alcune risposte.
Durante la seconda parte di Vertigo, il personaggio di Madeleine è elevato a feticcio. Divenuta irraggiungibile a causa della propria morte, il protagonista va alla sua ricerca tramite il personaggio di Judy. Ovviamente, Judy è Madeleine, e per chiunque ancora non abbia visto Vertigo, chiedo scusa per lo spoiler. Ma durante la scena in cui Scottie chiede a Judy di vestirsi con gli stessi abiti di Madeleine, quanto è importante che il protagonista lo sappia?
Molto poco, per gli scopi della nostra ricerca. Il personaggio di Madeleine incarna dentro di sé il piacere feticistico, e la sua seconda morte non fa altro che privare il protagonista dell’oggetto del proprio desiderio, raggiungibile soltanto tramite la propria immaginazione. Madeleine non è più un personaggio, è il sintomo di una parafilia. E secondo Laura Mulvey, il personaggio di Scottie è carico di un profondo sadismo, elevandosi a un castigatore in grado di decidere del destino o del perdono della propria femme fatale.
Ma il film dove le parafilie trovano la loro messa in scena più esplicita è Blue Velvet di David Lynch. Ma stavolta, l’immaginazione perversa incontra la realtà, in uno spettacolo che non lascerebbe indifferente nemmeno gli stomaci più forti. Ma perché la realizzazione della parafilia provoca un tale disagio? Che si sia raggiunto un nuovo anfratto della Uncanny Valley, lì dove l’immaginazione ha infettato la realtà?
Per il piacere di rubare una frase dal documentario: quando i sogni diventano troppo reali, si chiamano incubi.
Ho la quasi certezza che dopo aver parlato di questo, il porno furry sembrerà soltanto una caduta dallo skate. Una gaffe, certo, ma niente che lasci il segno. Qualcosa da nominare con gli amici davanti a una birra e niente di più. Ma è anch’essa il risultato di una parafilia, e quella parte del fandom un po’ più interessata allo yiff lo sa bene. Potrei dire che fortunatamente chi ce l’ha si guarda bene dal realizzarla, limitandosi ai disegni per adulti, ma non è tutto qui. Sento che possiamo andare ancora un po’ in fondo alla questione.
Uno dei prerequisiti per riuscire a entrare all’interno del fandom furry, è avere un fursona. O almeno, non è indispensabile, ma la per la maggior parte dei furry è così. Il che è molto carino, perché nel fandom furry non si è soltanto fan di prodotti mediali, ma essendo una comunità di creativi, si è fan l’uno dell’altro.
Un fursona è un personaggio antropomorfo con il quale il singolo furry si identifica. Ecco perché molto spesso, nei forum, ogni furry ha un portrait del proprio fursona come immagine del profilo. Ma in questo mondo virtuale e immaginario, con il quale l’individuo può interagire tramite il proprio fursona, ritroviamo la definizione di fantasma freudiano.
Il fantasma, nella psicanalisi freudiana, indica una scena immaginaria all’interno della quale il soggetto è presente sia come spettatore che protagonista, dove i suoi desideri più inconsci trovano appagamento. Fidatevi, ci ho messo ore a capirlo e l’ho dovuto cercare su internet per averne la certezza. Ma in breve, il fursona, come il fantasma, racchiude in sé tutto un immaginario. Ma la realizzazione del fantasma non è contemplata, l’immaginazione è il campo d’azione dei furry, perché se questo evadesse verso il mondo reale diventerebbe l’incubo inscenato da Blue Velvet.
In breve, il desiderio parafilico dei furry vive nella sola immaginazione. Se mortificare la parafilia nel momento stesso in cui il soggetto parafilico elabora il pensiero, o condannare solo e soltanto l’atto della realizzazione della stessa, è una scelta personale. Fino a che punto una parafilia è considerata socialmente accettabile? Questo va oltre il campo di questa analisi, e preferisco che sia il lettore stesso a farsi un’idea al riguardo. Bisogna tenere presente, però, che solo una minoranza della comunità furry ha questo tipo di tendenze. Vale davvero la pena cyber-bullizzare e mortificare un’intera comunità di creativi, molti dei quali giovanissimi?
Su questo, vorrei scrivere un altro paragrafo. Ho notato, almeno tramite i social sui quali sono presente, che molti furry sono LGBTQ+ o neuro divergenti. In molti casi ho letto di utenti autistici che tramite le loro fursuit hanno trovato il modo di approcciarsi alla gente, durante le convention. Questo fa sorgere un’altra domanda, alla quale non so trovare risposta, ma che penso possa stimolare un pensiero: è possibile che i furry siano tanto presi in giro, perché molti di loro appartengono a categorie emarginate già in partenza?
Ecco qui, il pezzo con il quale ho deciso di portare il caos nel mondo. Non l’avrei mai scritto, se non fosse stato per i miei amichetti su Instagram che desideravano leggerlo. La prossima volta, se mi incitate abbastanza, potrei addirittura parlarvi di come servirvi di citazioni accuratamente scelte per mascherare il fatto che siete cringe e vivete di spazzatura. Ho parecchi punti esperienza al riguardo.
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Capitolo 3 - I Tre Leader
[ ♪ ]
Kokuyou: Ehi, Unei. Va' fuori un attimo.
Unei: Eh? M-ma signor Kokuyou, me l'ha detto il signor Kei di stare qui...
Il delinquente selvaggio - KOKUYOU
Kokuyou: Devo cambiarmi, smamma. … Mi stai ascoltando?
Unei: Aiuto! C-con permesso!
Saki: Unei, aspetta! Io dovrei essere già andata via…!
Kokuyou: Quanta fretta! Guarda che non mordo mica. Perché non resti qui un altro po'?
Saki: Io… Ah!
Kokuyou: Quindi tu sei la ragazza di Kei? Parlami un po' di lui, ti va?
Saki: N-nient'affatto! Non l'ho mai visto prima di oggi!
Kokuyou: Hai fegato a far finta di niente. Sono sempre più curioso.
Saki: Ma è la verità, giuro…!
Rindou: Che sta succedendo?
Kokuyou, smettila. Stai cercando di spaventarla?
Kokuyou: … Ah, sei tu. Togliti dalle palle, Rindou.
L'Idol decaduto - RINDOU
Rindou: Ti ha dato di volta il cervello?
Kokuyou: … Che rompicoglioni.
Rindou: Stai bene? Scusa per lo spavento.
Kokuyou: Che fortuna, è arrivato il Principe Azzurro, anche se non ha il suo cavallo bianco.
Rindou: Non prendermi in giro, per favore. Perché la stavi minacciando?
Kokuyou: Addirittura? Se dici così mi ferisci.
Volevo solo guardarla per bene. Sono stato un cavaliere.
Bene, ora torniamo a Kei. Ti va di dirmi tutto, adesso?
Che c'è venuto a fare allo Starless? Che ci guadagna a farlo riaprire?
E Nekome e il proprietario? Loro e i Miki che c'entrano? Parla, forza!
Saki: M-ma io non so niente, davvero, te lo giuro...
Rindou: … Kokuyou. Non ti ho già detto di darci un taglio?
Tu intimidisci le persone finché non estorci loro le risposte che vuoi.
Kokuyou: Ben fatto, "principe", davvero impressionante. Non potresti essere più pallone gonfiato di così neanche provandoci.
Rindou: Smettila di prendermi in giro. Sei fastidioso.
Kei: Realmente ponderate di venire a contesa di fronte a una dama?
Il vostro comportamento d'innanzi è una risposta sufficiente.
Ne stavo discorrendo con Haseyama, e lui parrebbe propenso a chiudere il locale più celermente, di questo passo.
Kokuyou: Come se ne avesse il diritto.
Rindou: Ha tutto il diritto per farlo. Il proprietario è lui, ora.
Kokuyou: Non ero d'accordo da prima. Credi che ora mi vada bene?
Tu lo conosci, Kei, mi sbaglio? Com'è che ha deciso così?
Kei: Confermo di essere a conoscenza dei dettagli.
Tuttavia sono disposto a divulgarli ad un'unica persona.
Se lei continuerà a venire in questo locale, lo amerà e giudicherà ognuno di voi, uno per uno.
Saki: (Un attimo, non vorrà dire che…)
Kokuyou: Razza di bugiarda, col cazzo che era la prima volta che vedevi Kei.
Saki: Ti dico che è la verità! E non so di cosa stia parlando...
Rindou: … Forse dovresti chiedere a lei se il locale le piace, Kei.
Kei: Non lo dirò una seconda volta. Spero di essere stato chiaro la prima.
Kokuyou: Cosa significa, Kei?
Kei: Che è un bersaglio. La ragione è ignota perfino a me.
Rindou: Sei serio!?
Saki: Uhm… Io non lo sapevo proprio… Non saprei davvero darvi una spiegazione.
Kei: La sua protezione spetta a me e voialtri contribuirete. Così tosto giungeremo alla risposta.
Rindou: … Ho capito. Allora farò il possibile.
Voglio sapere la verità. ... Soprattutto se questa persona è in pericolo.
Chissà perché mi faccio coinvolgere. Forse non mi piace sapere qualcuno in pericolo.
Kei: Kokuyou?
Kokuyou: … Com'è che ogni stracazzo di volta la vinci sempre tu?
Prima lo Starless, poi i Team. Perché devo sempre obbedirti?
… Vaffanculo. Ehi tu, sappi che non lo faccio per te.
Kei: Siamo tutti d'accordo. Fate del vostro meglio.
Saki, questi due sono ognuno a capo di un Team.
Se, per qualsivoglia ragione, non dovessi esserci, rivolgiti a loro.
Quello con il fisico scolpito è Kokuyou, mentre quello educato è Rindou.
Kokuyou: Presenti la gente da schifo, fattelo dire.
Rindou: Piacere di conoscerti.
Saki: Ah, piacere mio.
Ehi, aspetta un secondo. Non ne hai mica parlato con me!
Kei: Questo, al momento, è irrilevante. Andiamo, ora.
Rindou: … Incredibile. Ride come se niente fosse.
Kokuyou: Davvero disgustoso.
continua...
[ ☆ ]
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SATIRA VI DEL II LIBRO DI QUINTO ORAZIO FLACCO
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SATIRA VI DEL II LIBRO DI QUINTO ORAZIO FLACCO
Poeta lucano del tempo e della cerchia di Augusto, nonché elemento di punta del Circolo di Mecenate
“Questo era nei miei desideri:…..”. E qui mi fermavo, per domandare agli studenti del terzo classico, cosa intendesse Orazio, quando scriveva QUESTO. Arrivavano svariate risposte: la saggezza, la tranquillità, la serenità, la filosofia….. Facevo sommessamente notare l’esistenza dei due punti dopo desideri, e quindi stava per dircelo lui, bastava proseguire nella lettura. Ed infatti: “Un appezzamento di terra mica COSI’ grande, con un giardino, e vicino casa una sorgente di acqua perenne, ed un pochino di selva.”. A questo punto domandavo ancora: “Avete capito?”. Resi guardinghi dalla domanda precedente: “Sì,….. ci pare di sì!”. Ed io: “Cosa intende con quel COSI’?”. “Già, dicevano loro, cosa vorrà dire?”. Ed io: “Un appezzamento anche più piccolo, non COSI’ grande, mi andava benone!”.
Ma torniamo al Poeta: “Gli dèi hanno fatto di più e meglio, e sta bene così. Null’altro chiedo, o Mercurio figlio di Maia, se non che tu mi renda stabili tali doni.”. Era una buona classe, e voi, ragazzi, vi ricordo tutti con grande affetto e simpatia. Molti di loro oggi sono laureati, e sono fiducioso che si faranno strada, anche in questo tempore iniquo patriae….. E doni erano veramente quelli per Orazio, venuti da Mecenate e, forse, da Augusto, i potenti della terra, con i quali intratteneva rapporti di reciproca stima, e con Mecenate, di amicizia. Letta sui volti dei ragazzi la soddisfazione per avere appreso qualcosa di più, si andava avanti.
“Se la proprietà non l’ho ingrandita con sistemi da vergognarsi e non la dissiperò con colpevole spreco, se non mi sottometto ad alcuna delle seguenti fisime: “Magari potessi acquistare quella striscia confinante di terra, che ora rende irregolare ed imbruttisce il mio campo (ipocrita scusa di tipo estetico, tipica degli insaziabili della roba. NdR).”. O anche: “Volesse il cielo farmi trovare un cofanetto d’argento, come è capitato a quello, che poté così diventare padrone del campo che arava da salariato, grazie alla protezione di Ercole!”, se sono soddisfatto per quello che ho, allora questa è la preghiera che ti rivolgo, o Mercurio: a me che sono il padrone rendi grasso il bestiame e tutto il resto, con l’eccezione del cervello (che deve restare leggero ed agile. NdR), e, come sempre fai, assistimi come il mio più grande tutore.”.
Ad Orazio era stata regalata la proprietà in Sabina da Mecenate, suo amico e protettore. Mecenate era il consigliere numero uno di Ottaviano Augusto, ed aveva il compito di suscitare il consenso intorno alla figura del principe (il vocabolo “princeps” vuol dire “il primo”, ed Augusto aveva inventato e diffuso il bizantinismo “primus inter pares”, il primo tra i pari grado). E Mecenate si era dato da fare, mettendo insieme quello che è noto come “Circolo di Mecenate”: non era un Ente ufficiale, ma una struttura propagandistica per così dire spontanea, in cui entravano in modo automatico i maggiori intellettuali del tempo, che frequentavano la casa di Mecenate ed il Palatium di Augusto. Quindi più che di circolo dovremmo parlare di “Cerchia di Mecenate”. Tanto per non restare nel vago, propongo tre nomi: Orazio, Virgilio, e lo storico Tito Livio, e chiedo scusa se è poco! Ovviamente da tale frequentazione delle case dei potenti derivavano benefici materiali, ma non era questo che garantiva l’adesione. I tre citati ed altri erano convinti sostenitori dell’ideologia del principato augusteo (ma Tito Livio ci stava un pò stretto, tanto che lo stesso Augusto lo aveva soprannominato ‘Il pompeiano’ per la sua nostalgia della Roma repubblicana).
Mecenate era etrusco di origine, probabilmente da famiglia aretina. A Roma apparteneva alla seconda classe sociale, quella equestre, ma in Etruria sarebbe stato un lucumone, un re etrusco. (Maecenas, atavis edite regibus, o Mecenate, discendente di antichissimi re, dice Orazio nella primissima ode, quella dedicataria). Ma gli etruschi ormai come entità sociale e politica non esistevano più, e s’erano fusi con i romani, romanizzandosi. E Mecenate da subito s’era aggregato ad Ottaviano, nelle convulsioni finali della Repubblica romana. Verso i componenti della cerchia aveva mano leggera, e mediava tra loro ed il principe, di carattere ombroso. Avrebbe voluto, Augusto, che Orazio componesse il nuovo poema epico nazionale romano: si studiava ancora quello di Ennio, gli “Annales”, che risaliva ormai a più di un secolo prima, e che secolo quanto a storia! Serviva qualcosa di più attuale ed aggiornato. Ma Orazio non sentiva nel suo animo la corda epica, e rifiutò con garbo e fermezza la proposta del principe, che ripiegò su Virgilio, e meno male! Anche questi non possedeva la corda epica, ma di carattere più timido, non ebbe il coraggio di rifiutare, e quindi compose l’Eneide! Poema epico nazionale romano, certo, ma romanzo in versi sulla faticosa esistenza di noi esseri umani, fragili sì, ma portatori di un imperativo categorico e divino: se cadi – e cadrai! – rialzati e riprendi la strada, fino all’ultimo respiro (“Fatti non foste a viver come bruti” dirà il più grande di tutti e di tutti i tempi e luoghi, che non a caso sceglierà Virgilio come guida nei marosi del vizio e nella luce della redenzione).
Mecenate s’era costruito una villa sul colle Esquilino, nei pressi della stazione Termini (ci sono resti imponenti). Però, siccome su quell’area sorgeva il cimitero della gente comune (i patrizi dedicavano a se stessi e familiari e servi le tombe monumentali lungo le vie consolari alle porte di Roma, per orgoglio gentilizio e per monito a chi arrivava nell’Urbe), Mecenate lo fece sbancare, ricoprendo le misere tombe con uno strato di terra. Ma il ricordo della primitiva destinazione era ancora vivo, come vedremo nel prosieguo della satira. Per oggi spero che basti.
Un’ultima notazione; prima dell’Esquilino la zona del cimitero era la palude di quello che sarà il foro. Dopo l’operazione di Mecenate il cimitero della gente comune sorgerà su una collinetta al di là del Tevere, il colle Vaticano. Lì verrà sepolto San Pietro, la cui tomba è nei sotterranei della basilica, giusto in corrispondenza dell’altare maggiore.
Orazio , satira sesta del II libro (seconda parte): A cena con il poeta in campagna
Immagino che il Poeta queste cose (vedi il post di domenica scorsa) le dica, quando, giunto finalmente in campagna, respira a pieni polmoni, e negli occhi ha la festa di un panorama sereno e tranquillo, naturale e silenzioso, che gli allieta lo spirito. Dice infatti:
“Appena mi ritiro dalla città, tra questi monti e la mia rocca, cosa mi andrà di disegnare con la poesia bonaria delle satire? Non mi rovina la malattia dell’ambizione, e nemmeno lo scirocco nero come il piombo o l’autunno pesante, quando a mietere è Libitina, divinità dell’aspra morte. O padre del mattino, Giano, se preferisci questo nome, a cui gli esseri umani attribuiscono l’inizio del loro affaccendarsi – secondo il volere degli dèi – sii tu l’esordio del carme, Quando sono a Roma mi trascini a far da garante: “Sbrigati! Forza! Non vorrai mica che un altro risponda al tuo posto!”. Ma anche quando a radere la terra è la tramontana, o la neve e la bruma trascinano il giorno in un giro più basso sull’orizzonte, devo andare, è inevitabile. E dopo aver giurato senza equivoci, qualcosa che potrebbe ritorcermisi contro, mi devo districare tra la folla, e trattare con sgarbo quelli che vanno lenti. “Ma che vai cercando, pazzo, e che hai di importante da fare?”, mi apostrofa con accenti sdegnosi qualcuno adirato.”.
“Satura tota nostra”, dirà un secolo dopo Quintiliano, quando sentenzia che i romani molto hanno ripreso dai greci in letteratura, ma la satira è del tutto romana de Roma. Ci sono due generi di satira: quella bonaria, luogo del riflettere ad alta voce sui casi della vita e su tutti gli argomenti, che non rientrino nei generi poetici canonici; e quella aggressiva, che si ispira all’onomastì comodèin in cui si chiamano con nome e cognome i personaggi da trattare come oggi fa Crozza, che era peculiare della commedia attica antica, con Aristofane in testa. La satira oraziana appartiene al primo tipo, anzi il poeta chiamava sermones le proprie satire.
“Tu travolgeresti tutto quello che ti ostacola, se in mente hai il pensiero per Mecenate!”. Sarò sincero, questa frase mi fa proprio piacere! Quando arrivo, però, al lugubre Esquilino (vedi il post di domenica scorsa a proposito di “lugubre”), mille problemi altrui mi ballano intorno alla testa ed ai fianchi: “Roscio di prega di assisterlo al Puteale, domani, prima delle sette”, e “Gli scrivani ti supplicano di non dimenticarti oggi di quella faccenda importante ed insolita, Quinto, e vedi di non mancare!”; e poi “Fà in modo che Mecenate firmi queste carte!”, e tu a dire: “Ci provo!”, e quello: “Se vuoi, puoi!”. E lo dice con tono perentorio.”.
Appena terminati gli studi, Orazio si era rimediato un posto da scriba quaestorius, come dire segretario del questore, e la questura era il primo gradino della carriera politica, ma quella più importante: quindi gli consentiva il contatto con i più potenti della terra. Allora il collegio professionale che lo aveva annoverato gli si raccomandava.
“Se ne sono andati sette anni, e siamo vicini all’ottavo, da quando Mecenate ha preso a tenermi nel novero dei suoi frequentatori, ma solo per questo, per avere uno da prendere con sé in viaggio, ed al quale affidare robetta del seguente genere: “Che ora sarà?”, e “Il Trace Gallina è all’altezza di Siro?” (insomma chi ti pare più forte, Messi o Ronaldo? I due erano gladiatori); oppure: “Fa fresco la mattina, e gli incauti rischiano di restare fregati!”, ed altre, che sono adatte ad un orecchio con fessure (quindi che non trattengono), e però sono sempre più soggetto di giorno in giorno, anzi di ora in ora, al malocchio. Abbiamo assistito insieme ai giochi in Campo Marzio? “Figlio della fortuna!” dicono tutti; una raggelante diceria si diffonde dai rostri (tribuna per gli oratori in foro. Ndr) per i crocicchi? Chiunque mi incontri, mi interpella: “dì un po’, caro – è impossibile che non lo sappia tu, che stai a contatto con gli dèi – che si dice a proposito dei daci?”. “Nulla, per la verità!”. “Ti piace sfottere, vero?”. “Ma che gli dèi tutti mi scuotano, se so qualcosa!”. “Che si dice, le terre promesse ai soldati Augusto le darà in Sicilia o in Italia?”. Mostrano grande meraviglia, se giuro di non saperne nulla, come verso l’unico mortale capace di un silenzio assoluto.”.
“In mezzo a cose simili se ne va la vita, ed intanto recrimino: “O campagna, quand’è che ti rivedrò? E quando avrò la possibilità di abbandonarmi alla gioiosa dimenticanza di una vita travagliata, ora con gli scritti antichi, ora con il sonno e le ore in abbandono? Quando mi verranno serviti la fava, parente di Pitagora, con verdure cotte con grasso lardo? O notti e cene divine, in cui io con i miei davanti al focolare domestico mi sazio, e propongo da mangiare ai figli piccoli e liberi di parola degli schiavi bocconi prelibati, e poi come a ciascuno piace, a tavola bere il vino che si vuole, commensale sciolto da stupide norme, e prendere coppe abbondanti o anche accontentarsi solo di umettare le labbra?”.
Le stupide norme a cui allude sono quelle del banchetto solenne: tra i commensali si indicava il “rex convivii”, il re del banchetto, che aveva anche il compito di regolare bevute e brindisi e qualità dei vini. Pitagora parente della fava? Il grande e geniale filosofo e scienziato di Samo aveva stabilito che le anime dei defunti hanno il destino della metempsicosi, cioè di trasmigrare da un corpo all’altro, anche nei vegetali, a partire dalle fave, che quindi non era lecito mangiare: potevano ospitare anche l’anima di nonno! Come mai? Suppongo che si fosse reso conto della pericolosa allergia del favismo, e la contrastava con una norma filosofica-religiosa. Ma Orazio &C se ne infischiano, come facciamo noi. Chi le vende, oggi, deve affiggere un avviso all’ingresso del negozio di vendita, perché, chi soffre di allergia emolitica, rischia di brutto.
“Ed ecco che sorge il SERMO, la conversazione, ma mica sulle ville o le domus altrui, né sul modo di ballare di Lepore, se piace o no; ma discutiamo soprattutto di ciò che ci riguarda ed è sbagliato ignorare, cioè se noi esseri umani si sia beati grazie alla ricchezza o alla virtù, e cosa ci porta all’amicizia, se il vantaggio o non piuttosto ciò che è onesto, e quale sia la natura del bene e la sua sommità.”.
Notti estive, e cene frugali, in cui ognuno mangia e beve a suo piacimento, senza dover seguire rituali privi di senso, ed i figli piccolini degli schiavi: bambini che circolano nella sala, e che l’ingenuità dovuta all’età rende liberi (procaces) di dire ciò che vogliono, privi come sono di malizia, ed il padrone, che non ha messo su famiglia e quindi non ha avuto figli, si diverte ad offrire loro bocconi prelibati, che fanno la gioia delle creature. E poi discorsi filosofici alla buona, ma fondamentali, sui temi più impegnativi dell’esistenza.
Purtroppo, poverini!, non avevano la TV, né il Grande Fratello, l’isola dei famosi (o degli affamati), X factor, le sit commedy con le risate finte, né i penosi talk shaw, né danzando sotto o con le stelle, eccetera eccetera. Allora si dovevano arrangiare con discorsini come: “Si è amici per tornaconto o per corrispondenza di amorosi sensi?”. Oppure: “Cosa rende felici, la ricchezza o la virtù?”.
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Oggi è uno di quei giorni uggiosi: non è giornata. È uno di quei giorni in cui stimo l'albero che perde le foglie ma non cade perché ha delle forti e decise radici. Stimo l'albero che oscilla trasportato dal vento ma resta forte e fragile nel suo centro. Oggi è uno di quei giorni in cui vedo gli altri cercare il sole e saltare nelle pozzanghere piene di fango cercando l'oceano o almeno acqua pulita. E nuotano, piano, o almeno si danno forza e tolgono lo sporco dell'anima. È uno di quei giorni che diventano giornata se mi fai dono della tua presenza e ti apri fragile in cerca di un bacio che cerchiamo entrambi, e siamo qui perché abbiamo bisogno di legarci per sentire amore. Quella parola piccola tanto quanto forte che hai paura ad usare e a provare. Respira, so che è salvifico per il vero te, piangi, sulle mie spalle, che di te non mi stanco mai e troverai parole di conforto come la mia mano alla fine del braccio o almeno il mio mignolo. Non so se ti so tenere, però i miei abbracci sono qui per farti scudo dal mondo. E resto qui, a dare sfogo all'anima e come ci riesce il cuore non ci riescono gli occhi. Perciò ti chiedo scusa, perché sei la cosa più preziosa che abbia mai incontrato: dai tutto per amore ed è qui che vedo la tua forza, quella parola che ti fa tanta paura e ti mantiene in vita. Perché sei speciale, almeno per me: grazie per esistere, sei il dono più prezioso che la vita potesse mai farti, te stesso. Tuo, principe.
Per mattia:
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lisia81 Mi manca pure un pezzo della 15? E io che stavo iniziando ad esorcizza sto drama con un sermone che non finiva più. Invece di in epopea diventerà in odissea lisia81 Spiegano perché li Cheng Yin dopo aver vissuto, scherzato coi Danchi decide lo stesso di farli a fettine senza minimamente indagare sulla verità?
@lisia81 Rispondo da qui che la questione è lunga e non entrerebbe nelle risposte. XD
Ho visto e letto il tuo maxi commento... e quando avrò finito la serie risponderò. Evitandomi così di dover pure scrivere il mio. XD
Dunque... i primi 15 episodi sono centrali non solo perché impostano le basi per la storia ma perché al loro interno contengono diverse questioni che la brevità della versione da 52 non è riuscita a tenere in evidenza.
A quanto ho capito Cheng Yin non ha mai scherzato con il Danchi. Nel senso che tutte le scene di lui che festeggia e ride con questo popolo sono false. Lui sta recitando la parte in quelle scene. E questo perché è convinto che il Danchi sia colpevole della morte del fratello. E non ha motivi per dubitarne:
a quel tempo si fidava del secondo fratello che viene apposta nello Xi per indagare sulla morte del principe ereditario.
Durante l'attacco Cheng Yin vede effettivamente gente vestita come i Danchi.
Batuer - l'assassino - viene catturato dal generale amico del lead e confessa l'omicidio da parte del Danchi.
quando Cheng Yin chiede al popolo del Danchi di Batuer, loro non negano di conoscerlo. Sono solo arrabbiati che sia stato catturato.
Cheng Yin vede con i suoi occhi che ai Danchi, il popolo del lead non piace. Hanno proprio l'odio verso l'Impero ed i suoi abitanti. Basta vedere come trattano gli schiavi che provengano dall'Impero..
Per tutti questi motivi Cheng Yin crede nella loro colpevolezza.
ovviamente io sono d'accordo con te sul fatto che ci poteva pensare un po' più sopra, soprattutto perché ai Danchi uccidere l'erede al trono, che vantaggi avrebbe portato? Cioè lo hanno fatto secco perché odiano l'Impero? Rischiando la guerra con lo stato del lead solo per l'odio?
A tutto questo poi c'è da aggiungere altre cose:
La consapevolezza che l'Imperatore ha dichiarato guerra al Danchi e che volenti o nolenti, colpevoli o no, questo popolo sarebbe stato chiamato ad una guerra inevitabile.
il piano di vendetta di Cheng Yin verso la madre che passa per il suo essere futuro Principe Ereditario e quindi sui meriti che questa guerra gli avrebbe portato.
Ed è proprio grazie a questi 15 episodi che sono anche riuscita a capire il matrimonio tra i due lead. Mi sentivo scema a non capire come il lead potesse pensare di sposare Xiao Feng sapendo che da lì a breve gli avrebbe sterminato la famiglia.
Ed invece, anche il matrimonio è "falso". Nel senso che lui la vuole sì sposare perché è innamorato ma il matrimonio è anche una scusa per portarla fuori dal Danchi prima della battaglia. Cheng Yin vuole portarla via in modo legittimo - senza rapirla - ed il matrimonio sarebbe la via più semplice che gli permetterebbe di prendere due piccioni con una fava.
Poi il piano gli va tutto a schifio per colpa del fratello ma nella sua mente - a quanto ho capito - la storia doveva andare così:
Lui avrebbe conosciuto Xiao Feng e ci sarebbe diventato amico/amante abbastanza perché lei gli presentasse il Nonno. A quel punto avrebbe detto al secondo fratello le informazioni sulla posizione del Danchi. Avrebbe poi sposato la lead per portarla fuori prima della battaglia e tornare in tempo per prendersi i meriti della vittoria contro il Danchi.
Una volta risolto questo, sarebbe tornato a corte in modo trionfale con al braccio Xiao Feng come moglie che gli avrebbe dato abbastanza potere per diventare Principe ereditario e così vendicarsi di Madre Imperatrice e compagnia.
E Xiao Feng?
Nella sua mente, Xiao Feng non avrebbe mai dovuto sapere che era stata lei a "tradire" il Nonno, perché tanto la guerra era inevitabile. Una volta sposati e lontano dal Danchi, lei sarebbe venuta a sapere la verità - perché deve sapere che suo marito è il principe - ma Cheng Yin sperava che lei potesse perdonarlo tenendo a mente tutte le questioni dette sopra ed il fatto che la guerra fosse inevitabile.
Ora, tutto questo è una mia supposizione estrapolata da quello che ho capito da questi episodi.
Rimane però tanta roba che la versione da 52 episodi ha davvero trattato malissimo.
19, 20, 21 22 e metà del 23° episodio.
4 ore e mezza.
Questo è il tempo in più che gli autori di Goodbye My Princess hanno deciso di tagliare dalla versione finale: scene e momenti perduti che nella versione "normale" sono assenti.
Ed ecco spiegato il mistero del perché questa serie sembrava così strana: momenti inspiegabili, personaggi bipolari o psicopatici, situazioni confuse...
Ho letto un commento della serie dove si lamentava della lunghezza di questo drama: 56 episodi sono troppi, diceva.
Senti, sorella... meglio 100 episodi e oltre di una storia fatta bene e comprensibile che 20 episodi di roba fatta male e tirata per i capelli!
Grazie a @lisia81 ho potuto scoprire e rivedere i primi episodi e capire finalmente non solo la storia ma anche i personaggi. Ad esempio il lead: nella versione corta, il Quinto Principe raramente mostra dubbio, disperazione o paura per quello che sta per fare a Xiao Feng. Tanto che l'avevo tacciato di "cattiva scrittura". Ma la versione lunga fa vedere questo più approfonditamente dando quindi intensità alle vicende e alla sua psicologia.
Ho ad esempio finalmente capito perché la madre della lead abbia mandato la protagonista dal nonno e le implicazioni politiche sottostanti. Sembrano cazzate ma questi piccoli dettagli circoscrivono una storia, i personaggi, le loro motivazioni aggiungendo profondità e spessore al tutto.
Per senso di completezza mi sono vista i primi 15 episodi della versione senza tagli e se non ho compreso male, l'amputazione più grossa è proprio nei primi episodi, i 15 CENTRALI iniziali che danno il la agli eventi futuri.
Complimenti.
No davvero.
Chissà se i complimenti se li sono fatti anche gli autori del drama quando hanno messo in onda la serie corta e poi l'hanno tolta per mettere quella allungata con le 4 ore e mezza in più. Devono avere capito anche loro che la loro serie era inspiegabile.
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"…In quel momento apparve la volpe: “Buon giorno”. “Buon giorno” disse gentilmente il piccolo principe voltandosi: ma non vide nessuno. “Sono qui”, disse la voce, “…sotto il melo”. “Chi sei?” chiese il piccolo principe, “Sono una volpe”, disse la volpe.
“Vieni a giocare con me?”, le propose il piccolo principe “sono così triste…”.
“Non posso giocare con te”, disse la volpe, “non sono addomesticata”. “Ah, scusa!”, fece il piccolo principe. “Che cosa vuol dire addomesticare?”
“E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami”. “Creare di legami?”. “Certo”, disse la volpe, “tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo. (…) Se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà uscire dalla tana come una musica.
E poi guarda! Vedi laggiù in fondo dei campi di grano? Io non mangio il pane, e per me il grano è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai i capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…”
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: “Per favore … addomesticami”, disse.
“Volentieri, che bisogna fare?”, domandò il piccolo principe. “Bisogna essere molto pazienti”,rispose la volpe. “In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…”.
Il piccolo principe ritornò l’indomani. “Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe. “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincio ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… ci vogliono i riti”.
“Che cos’è un rito?”, disse il piccolo principe. “Anche questa è una cosa da tempo dimenticata”, disse la volpe.”E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore” (…)
Così il piccolo principe addomesticò la volpe … E quando l’ora della partenza del piccolo principe fu vicina:”Ah!”, disse la volpe, “… piangerò”.
“La colpa è tua”, disse il piccolo principe, “io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi e che diventassimo amici…”.
“E’ vero”, disse la volpe.
“Ma sapevi che avresti pianto!”, disse il piccolo principe.
“Certo”, disse la volpe.
“Ma allora che ci guadagni?”
“Ci guadagno”, disse la volpe, “il colore del grano”.
Antoine de Saint-Exupéry
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10. Scopri il cialtrone che è in te ovvero Cialtroni sono sempre gli altri?
Valutare precisamente quanto si sia cialtroni è un’operazione estremamente complicata per via della più volte sottolineata proteiformità di questa entità: parafrasando un noto scrittore dell’Ottocento, potremmo dire che ogni cialtrone è cialtrone a modo suo. Tuttavia, alla luce della convinzione che il linguaggio sia il veicolo principe di espressione del cialtrone, si tenterà una misurazione basata su un’ampia selezione di frasi emblematiche e di comportamenti rivelatori. Rispondete con sincerità; confrontate le risposte della tavola dei punteggi, addizionate i punti ottenuti e – in base al risultato – leggete il vostro profilo. Tenete sempre ben presente che – al di là di ogni differenza individuale, culturale, di esperienza, di carattere o di orientamento politico – non possiamo non dirci cialtroni. Virgola più, virgola meno.
Avete mai detto che il tango è la danza più sensuale?
Il cibo indiano è buono ma dopo tre giorni ha tutto lo stesso sapore. Siete d’accordo?
Al ristorante giapponese se qualcuno ordina il manzo di Kobe avete mai accennato al fatto che l’animale viene massaggiato per renderlo particolarmente tenero?
Qualcuno con cui siete in confidenza parla di E.T. Indipendentemente dal fatto che l’abbiate fatto o meno, avete avuto lo stimolo a dire «Teleefono-Caaasa».
. Il Signore degli Anelli? No, troppo lungo. Lo avete mai pensato?
Dopo il liceo avete mai finto di aver letto il Don Chisciotte?
Quando cucinate per voi stessi usate indifferentemente la cipolla o lo scalogno a seconda di quello che avete nel frigo, ma se c’è qualcuno che vi guarda preferite sempre lo scalogno?
Al ristorante assaggiate coreograficamente il vino anche se non siete in nessun modo in grado di capire se è buono o no?
Un mese prima di Natale dite a tutti che quest’anno non farete regali a nessuno, ma se poi nessuno ve ne fa vi risentite segretamente?
Dopo aver detto una cattiveria tra il serio e il faceto concludete la frase con «Scherzo!»?
Avete mai scritto una mail o un sms a un amico/a usando almeno due punti esclamativi o almeno due volte i puntini di sospensione?
Avete mai espresso il concetto che per voi il cioccolato è una droga?
qualcuno nato il 29 febbraio avete mai detto: «Bene, così invecchi quattro volte più lentamente» o frasi dall’analogo significato?
Possedete o avete mai desiderato possedere una bicicletta servoassistita elettricamente?
Avete mai enunciato il concetto che è la sostanza che conta e non la forma?
La prima volta che avete trascorso una notte con il/la vostro/a partner avete nascosto il pigiama o la tutona di flanella?
Avete levato accorati lamenti per l’estinzione dei librai di una volta che avevano letto tutti i libri mentre quelli di oggi delle grandi catene credono che Balzac sia una novità?
Prima di fare la scarpetta dite «Scusa, ma io faccio la scarpetta»?
Avete scritto un romanzo. Lo date da leggere a un amico chiedendogli di dirvi «sinceramente» che cosa ne pensi?
Anche se siete color mogano e qualcuno vi ha appena fatto i complimenti per la tintarella avete risposto «Eh, ma ormai è quasi sparita»?
Avete mai postato su Facebook una frase di Paolo Coelho sul senso dell’esistenza?
Alle medie avete praticato per quasi un anno uno sport minore e quando lo trasmettono in tivù vi indignate per l’incompetenza del commentatore?
Avete mai risposto «Mandami una mail» a uno/a che vi chiedeva se eravate liberi per pranzo?
Avete mai detto «Siamo proprio italiani»?
In un negozio di abbigliamento avete mai chiesto degli abiti di una o due taglie inferiori alla vostra pur sapendo che non ci sareste mai entrati/e?
Avete mai detto che se si immerge un qualunque oggetto nella Coca-Cola dopo una settimana non ne resta traccia?
La cosa peggiore non è stare infila nel traffico, bensì girare per ore in cerca del parcheggio. Siete d’accordo?
Diffidate dei ristoranti cinesi perché chissà che carne servono?
(Per lei) I sampietrini sono dei killer per i tacchi? Lo avete detto? (Per lui) Se una ragazza di ventidue anni sta con un uomo di cinquantacinque avete mai detto che dipende da quanto lei è matura?
Conservate gli sms relativi a una relazione finita due anni fa?
Avete mai proposto alla vostra partner di fare dei giochi erotici con le fragole davanti al frigorifero?
A casa vostra avete dei faretti incassati nel soffitto?
Avete perso il lavoro. Alla domanda di che cosa vi occupate avete mai risposto «Curo un blog»?
Avete mai detto che l’organo più sexy è il cervello?
Avete mai cominciato un discorso premettendo che non avete niente contro i gay?
Jack Nicholson? Bravissimo, però si vede che è matto. Siete d’accordo con questa affermazione?
Avete mai esclamato «Vaffanbrodo!» o analoghe deviazioni in corner?
Avete mai sostenuto che la festa della donna è un’ipocrisia perché le donne vanno onorate ogni giorno e non solo una volta all’anno?
Avete mai citato l’articolo di Pasolini sulla scomparsa delle lucciole?
Vi è capitato di utilizzare il verbo stressare in frasi del tipo «Cerca di stressare il concetto»?
In Svizzera se getti una carta per terra ti arrestano. Lo avete mai detto?
Avete mai detto che un ottimo spumante italiano non ha nulla da invidiare agli champagne francesi?
Avete mai consolato il/la vostro/a amico/a del cuore che si è appena lasciato/a dicendo che «Ora non lo sai, ma hai vinto un terno al lotto»?
Vi siete fatti tatuare un ideogramma giapponese, ma non parlate giapponese e per conoscerne il significato dovete fidarvi di quello che vi ha detto il tatuatore?
Negli sms scrivete pò, ke, x, xke per fare prima?
Il vostro cellulare ha una suoneria che dice: «Amore? Amore? Amore, rispondi» o formule analoghe?
Avete tradito il/la vostro/a partner. Glielo andate a dire per onestà?
Vi capita di fare il gesto delle «virgolette» durante una conversazione?
Avete mai detto che il difficile non è dimagrire, ma non riprendere subito i chili persi?
. Di tanto in tanto dite frasi del tipo «Perché io sono molto ironico/a»?
Tavola dei punteggi
(Sì=1/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Se non l’avete mai detto=0/ Se l’avete detto almeno una volta=1/ Se l’avete detto più di una volta=3)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=1/No=2)
(Sì=3/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=2/No=0)
(La possedete=4 /Avete desiderato di possederla, ma non la possedete=2/ No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=10/No=0
(Sì=1/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/N0=0)
(Sì=1/No=0)
(Per lei) (Sì=1/No=0) (Per lui) (Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=3/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=3/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=3/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=3/No=0)
(Sì=5/No=0)
(Sì=3/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=5/No=0)
Profili cialtroneschi
Fino a 20 punti
Il cialtrone zero ovvero Too good to be true. In te la cialtroneria non alberga. Sei serio, preciso, puntuale, affidabile, buono, gentile, a volte anche bello e ricco. Se parli di qualcosa è perché conosci la materia, altrimenti stai ad ascoltare quello che dicono gli altri. Sei sicuro dei tuoi mezzi e non hai bisogno del feedback positivo degli altri per definire la tua identità. Se qualcuno parla dei precedenti giapponesi dell’impressionismo e la tua tesi di dottorato verte sulle stampe di Hiroshige in mostra all’esposizione universale di Parigi del 1867, non senti il bisogno di farlo sapere a nessuno, ti basta saperlo tu. Durante un party non ti siedi in un angolo a consultare le coste dei libri della libreria senza parlare con nessuno per tutta la sera, ma non ti trasformi neanche in una versione crocieristica di Fiorello, facendo le imitazioni, ballando e camminando sulle mani, bensì chiacchieri amabilmente con chi ti viene a portata, dimostrando simpatia, spirito e discrezione: se c’è da sorridere sorridi, se c’è da ascoltare ascolti, se c’è da dire qualcosa dici qualcosa e probabilmente si tratterà anche di un commento intelligente. Hai un indubbio sex-appeal e se sei single l’altro sesso ti insegue, mentre se hai una relazione stai con la stessa persona da quando avevi vent’anni e hai due figli di dieci e dodici anni che promettono di essere la tua bella copia. È necessario continuare? Il personaggio pubblico che meglio ti rappresenta non esiste, poiché è la crasi di Eugenio Montale, Sean Connery e Bertrand Russell (o di Saffo, Sharon Stone e Madame Curie). Insomma sei la sintesi di tutti i talenti e di tutte le perfezioni. La domanda che sorge è: ma sei umano (o umana)? Sì. Lo sei e quindi, poiché gli opposti si attraggono, sei la persona più esposta alla fascinazione – il fascinum dei latini, ricordi? – del cialtrone. Un giorno incrocerai il suo sguardo e voilà, sarai catturato/a, e anzi, quanto più il tuo tasso di cialtroneria sarà prossimo allo zero, tanto più sarai attratto/a dal magnifico cialtrone. E poiché, come ricorda la saggezza popolare, andando con lo zoppo si impara a zoppicare, il ciclo potrà ricominciare, perché la cialtroneria non si crea né si distrugge, si può solo distribuire. Motto emblematico: Sì sto con un cialtrone, ma posso spiegarlo.
Fino a 50 punti
Il cialtrone q.b. Potresti fare di più ma non ti impegni. Quanto volte te lo hanno detto dalle elementari in poi? E questa è proprio la tua cifra esistenziale. Anche il cialtrone che è in te si comporta così, potrebbe fare di più, ma si limita a intervenire solo quando non ne può proprio fare a meno. Normalmente sei affidabile, serio, rigoroso, tendi a non parlare di quello che non sai, ma la vita ogni tanto ti forza la mano e ti obbliga a tirare fuori del tuo peggio. Per esempio, tu non vorresti che la tua attuale fidanzata (il discorso prende in considerazione un uomo, ma è valido anche per una donna) pensasse che tu ti vedi ancora con la tua ex – cosa che effettivamente non fai, perché di fondo sei fedele –, ma la volta che ti capita di incontrarla casualmente, affinché lei non pensi male, lo nascondi inventandoti un monte di frottole del quale perdi ben presto il controllo, facendo insorgere nella partner un’infinità di dubbi, di tormenti che – se non hai la lucidità di confessare subito il tutto, facendo peraltro una figura pietosa – rischiano di degenerare e di portare alla rottura. Anche sul lavoro potresti fare di più, ma una certa indolenza ti ha finora impedito di raggiungere i traguardi professionali per i quali pure avresti i titoli. Facciamo un esempio: se devi realizzare un comunicato stampa per invitare dei giornalisti a un evento tu ne scrivi uno perfetto, brillante, interessante, ma poi per un misto di sfiga e distrazione sbagli la data e allora sei costretto a mandare in giro una rettifica orrenda con la data corretta. La tua caratteristica saliente si può dire sia vivere in un mondo parallelo dal quale saltuariamente scendi per calare sulla terra e beneficare della tua presenza noi umani che dovremmo anche essere grati (perché la tua parte cialtrona ha una grande opinione di te stesso). Per non dire di no a nessuno accetti quattro inviti a cena per la stessa sera da quattro persone diverse, salvo disdirne due mezz’ora prima dell’evento, facendo arrabbiare tutti; in realtà avresti dovuto disdirne tre, ma la tua parte cialtrona si è dimenticata del terzo. Nonostante ciò sei fondamentalmente una brava persona posseduta da se stessa che finisce per fare dei danni simili a quelli provocati da dei veri malfattori, ma con tutt’altre intenzioni. Il personaggio pubblico che meglio identifica il tuo profilo psicologico è l’ex presidente americano Jimmy Carter. Motto emblematico: Nessuna buona azione resta impunita.
Fino a 80 punti
Il cialtrone spezzato. Conosci i tuoi limiti ma te li scordi subito, il che farebbe di te un magnifico cialtrone, ma purtroppo – tuo malgrado – qualche talento ce l’hai. Sai fare qualcosa, e magari anche piuttosto bene; non so, sai scrivere, sai recitare, sei un valente biologo o qualunque altra cosa. Per ogni altro aspetto della tua vita saresti perfetto come cialtrone puro: sei inaffidabile, arronzi, sei contraddittorio, forzi i termini dei ragionamenti per avere ragione, ma purtroppo questo tuo briciolo di talento ti impedisce di raggiungere alti livelli nella cialtroneria, perché nel tuo specifico sei rigoroso, preciso, scrupoloso e, diciamolo, sei bravo. Poi, però, tendi a strafare e siccome sai correre i cento metri pensi di saper anche suonare l’organo e poiché una volta in un negozio di dischi hai visto la copertina di un cd delle cantate di Buxtehude non resisti alla tentazione di buttare lì in un salotto intellettuale un commento un po’ strampalato, ma tanto chi caspita lo conosce Buxtehude? Il personaggio pubblico che meglio evoca il tuo modo di essere è Oliviero Toscani, che quando parla non si può sentire, ma le sue foto sono oggettivamente belle. L’intima scissione del tuo essere è contemporaneamente il tuo limite e il tuo pregio. Da un certo punto di vista fa di te una persona interessante, che lascia intravvedere profondità insospettate, dall’altro porta all’esasperazione chi ti sta accanto, quando vieni posseduto dallo spirito cialtronesco. Motto emblematico: Non so se mi rendo conto.
Oltre 80 punti
Il magnifico cialtrone. Conosci tutto ma non sai niente. Puoi spaziare in ogni campo dello scibile umano con l’agilità di un trapezista. Per te l’importante è ottenere il consenso del tuo uditorio, fosse anche il comitato direttivo del Ku Klux Klan, e se per raggiungere il tuo obiettivo dovrai raccontare tre barzellette sui negri che si accoppiano con le pecore, vabbe’ nonnon sarà mica la fine del mondo, tanto tu non sei razzista. Al massimo sono loro che sono negri. La coerenza non è il tuo forte, perché sei naturalmente portato a cambiare le tue idee a seconda della direzione in cui spira il vento: sei un gran navigatore di bolina. La tua professione ideale è il consigliere di amministrazione di un’importante azienda (sia pubblica che privata); attenzione, consigliere di amministrazione e non Amministratore Delegato, giacché una carica così esposta ti obbligherebbe a prendere delle posizioni, fare delle scelte, metterci la faccia. Invece, la posizione di consigliere d’amministrazione si attaglia perfettamente alla tua attitudine. Parafrasando un leader politico di altri tempi, tu ti muovi nei meandri aziendali come un pesce nel mare. Dal tuo scranno da consigliere tu sai ripetere, come solo tu sai fare, a voce un poco più alta e cambiando un avverbio o un aggettivo, una qualunque idea di quelle già espresse da qualcun altro. Tu non dimentichi mai che giocando abilmente da fondo campo, senza mai scendere a rete, ma solo ributtando dall’altra parte della rete qualunque cosa arrivasse a portata, Corrado Barazzutti ha vinto la Coppa Davis nel 1976 e tu, analogamente, sei destinato alla presidenza onoraria della tua azienda, dove finalmente potrai non fare nulla se non, saltuariamente, una supercazzola strategica via mail a tutti i dipendenti. Personaggio che meglio ti rappresenta: .......... (inserisci tu il nome e cognome di chi ti sta più sull’anima). Motto emblematico: Ciao, come sto?
— ANDREA BALLARINI Fenomenologia del cialtrone COME RICONOSCERE I BUONI A NULLA CAPACI A TUTTO
#se lo fate fatemi sapere il risultato!#andrea ballarini#cialtrone#letture#citazioni filosofiche#stralci#collezioni#collezionamenti
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Da bambino o da bambina?
Aurora Leone, componente dei the Jackal, viene "cacciata" dalla partita del cuore perché in quanto donna doveva cenare al tavolo a loro riservato e avrebbe dovuto indossare la divisa della squadra unicamente restando seduta nelle tribune per dare spazio al resto dei componenti maschili delle due squadre.
Questo nonostante la ragazza abbia sostenuto che fosse proprio stato lo stesso direttore che voleva escluderla ad offrirle la possibilità di scendere in campo per giocare la partita che ha come scopo quello di raccogliere fondi per la ricerca e non certo di mettere in vetrina la squadra cantanti e quella dei campioni della ricerca.
Nessuna scusa è arrivata per la ragazza da chi ha realmente sbagliato,sono arrivate le scuse del capitano della squadra cantanti e da componenti di entrambe le squadre,ma per quanto sia stato importante il sostegno maschile non erano loro a dover smacchiare l'errore.
Sì sarebbe dovuto parlare di calcio, parlare di sportività, parlare di ricerca, di nuove cure,di nuove vittorie e di impegno sociale ed invece ci si ritrova a dover parlare di un altro spiacevole episodio di misoginia, che specifico, per chi non fosse a conoscenza del termine, non perché non si interessi all'argomento, ma perché magari ignora il significato dello stesso,consiste nell'atteggiamento di avversione o repulsione per la donna.
Ben inteso, non esiste unicamente questo sentimento discriminatorio degli uomini verso le donne, così come esiste la misoginia esiste misandria ovvero un atteggiamento di avversione o repulsione per l'uomo; tuttavia spesso si riscontrano molti più episodi del primo caso anche perché più "conosciuti".
Eppure ritengo che questi sentimenti abbiano una radice comune che affiora già dall'infanzia e dall'educazione che impartiamo ai bambini: in primis nel gioco noi iniziamo già a scremare le attività attribuibili al genere maschile da quelle femminili e viceversa, facciamo qualche breve esempio.
Se abbiamo una bambina avremmo a sua disposizione sostanzialmente tre tipologie di giochi più gettonati ovvero: le bambole, le Barbie, la cucina. Se prendiamo invece in analisi i maschietti vedremo: le automobili, il pallone e "giochi di lotta".
Ciò perché tutti chi più e chi meno siamo stati abituati a vedere la bambina come una futura madre che quindi deve sapere accudire i propri bambini, una brava moglie e massaia; mente per quanto riguarda i bambini come futuri uomini che debbono essere forti per provvedere alle future esigenze famigliari e proteggere la famiglia e che devono essere atletici e lavoratori.
Questo perché siamo a nostra volta stati educati dai nostri genitori, che sono stati educati dai nostri nonni che loro volta sono stati educati dai loro genitori e così via, le scene che noi vediamo ora, l' ostinato etichettamento e i conseguenti atteggiamenti di pregiudizi e stereotipi non sono null'altro che lo specchio di queste ideologie che ancora vengono assorbite da noi e dai bambini come fossimo tutti delle enormi spugne imbevute di conoscenza.
Portiamo avanti questi preconcetti per anni e quindi: le bambine non possono giocare a calcio, non possono fare la lotta con i maschi, non possono saltare dai muretti; i bambini non possono giocare con la cucina,non possono portare a spasso un bambolotto nel passeggino, non possono danzare e potrei continuare.
Questo diventa poi un no alle ragazze che vogliono studiare medicina o giurisprudenza, diventa un no ai ragazzi che vogliono diventare dei grandi ballerini,diventa un no al diritto di voto per le donne, diventa un no per gli uomini di essere casalinghi e crescere i propri figli, diventa un no per una donna a partecipare ad una partita di pallone.
Torniamo sempre qui a dei no a dei no che né il bambino o la bambina di allora e di oggi capisce e diventa un no che nemmeno i grandi comprendono fino in fondo.
Perché un bambino non può essere libero di vestire di rosa, se gli piace quel colore, senza sentirsi dire che è gay o che è da femmine, perché una ragazza non può indossare un paio di pantaloni o una felpa senza sentirsi dire che è un maschiaccio o sicuramente deve essere autolesionista, perché un bambino o una bambina non possono entrare in un negozio di giocattoli e scegliere liberamente il gioco che più gli piace senza essere divisi in scaffali tutti rosa e scaffali tutti blu bombardati da figure che fanno vedere unicamente la femmina con in braccio il Cicciobello e unicamente il maschio con in mano il supereroe? Sono solo colori, solo vestiti, solo giocattoli dopotutto… ed invece no, no perché abbiamo permesso a delle idee di comandare sulle nostre menti e sui nostri cuori offuscando la vista ed il nostro raziocinio.
Non sono una nonna, una zia o una madre, ma sono certa che non impedirò mai a mio figlio di giocare con una bambola, né a mia figlia di rotolarsi nel fango dopo una partita a pallone, educherò entrambi al rispetto degli altri,ma prima di tutto di sé stessi, gli ricorderò ogni giorno di non discriminare qualcun'altra solo perché diverso da loro, di accettare che un amichetto possa voler giocare a cucinare invece che alle figurine oppure che un compagno di classe voglia fare danza classica.
Il primo passo per cambiare è educare e per educare in modo corretto ci devono essere persone di mente aperta,persone disposte anche ad ammettere i propri errori di giudizio.
Dobbiamo allontanare e estinguere misoginia e misandria con la cosa più forte che abbiamo, la gentilezza ed il rispetto.
Philip Mosley,per chi non lo conoscesse è il ballerino che ha ispirato il film di Billy Elliot,scopre la sua passione (e talento) per la danza classica e nonostante le ostilità del padre e del fratello non abbandona la sua passione diventando un ballerino eccezionale nonché étoile.
Mulan è una delle poche fanciulle Disney a non avere un uomo a non cercare il principe azzurro e a non sposarsi nel pur lieto finale. Il suo obiettivo è piuttosto quello di combattere per il suo paese. Ci riuscirà salvando così la Cina dall’invasione degli Unni.
Tootsie è attore di teatro, che non riesce ad ottenere una parte e si trova costretto, per poter lavorare, a travestirsi da donna e facendo enorme successo.
Sono solo tre esempi, uno reale e due di fantasia, di cosa significhi combattere per i propri sogni, essere etichettati perché uomini perché donne e non poter uscire dagli abiti che avevano voluto cucirgli addosso, ma io credo che la vera "moda", metaforicamente parlando, la detta proprio chi si distingue dalla massa per avere un abito diverso e chi ricorre a misandria e misoginia alla fine è uguale a milioni di altri.
Perciò scegliere quello che vi fa stare bene.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
#umi-no-onnanoko#life#vita#writing#scrittura#scrivere#25.05.21#da bambino o da bambina?#pregiudizi e stereotipi#pregiudizio#stereotipi#stereotypes#misoginy#misoginia#misandry#misandria#parità#equità#billy elliot#tootsie#mulan#Philip Mosley#siate felici#be happier
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Una lezione importante
Il mondo prima dei social era un posto più semplice. La merda esisteva, certo, ma nella maggior parte dei casi rimaneva confinata dentro la scatola cranica del disagiato di turno, e quand’anche tu ci avessi avuto a che fare, con quel disagiato, ti saresti risparmiato un incontro ravvicinato coi recessi più bui e contorti della sua psiche. Inconsapevole e felice.
Fast forward.
Chi mi conosce sa che con l’avvento della pandemia ho sviluppato un’avversione feroce verso la categoria comunemente denominata “novax”, e in seguito per tutte quelle devianze cliniche condivise da tali individui: se loro vedono collegamenti dove non ci sono, io - ironia della sorte - ho notato degli aspetti ricorrenti nei “percorsi mentali” che li portano a essere tali.
Qualcuno parla di dittatura sanitaria e repressione delle libertà individuali. Si arriva a tirare in ballo il fascismo, il nazismo e gli ebrei (che da “stronzi finanziariamente subdoli e manipolatori della coscienza collettiva” ritornano a essere, quando fa comodo ai populisti, le vittime che effettivamente sono). Scatta il parallelismo con il liberalismo economico, simbolo principe del capitalismo, che starebbe “indebolendo l’identità nazionale” con la devastante azione zombificante della globalizzazione. Da lì è un attimo scomodare i “bei tempi andati”, i valori fondanti della famiglia Cristiana, il fascismo. Ed ecco che si torna al punto di partenza.
“Viviamo in uno Stato fascista, oh quanto mi manca il fascismo”
Fast forward.
E insomma, di recente ho scoperto che esiste una roba chiamata USI (Unione Satanisti Italiani).
Io sono ateo, le uniche cose in cui credo sono l’arte, il binomio cultura/immaginazione e la vagina.
Ciò detto, ho sempre nutrito una certa simpatia per gli amici Neopagani.
Chi non si è fermato all’educazione cattolico-repressiva trasmessogli dal proprio nucleo formativo sa che esistono, volendo semplificare, due tipi di Satanismo: quello idiota, concepito da gente che ha interpretato alla lettera superstizioni ignoranti, film di serie z e sproloqui alcolici (e la cui caramellatura esteriore al gusto letame è solo una scusa per stuprare e ammazzare); e il Satanismo “tradizionale”, che si ispira a una vasta molteplicità di religioni considerate - qualcuno dirà a torto - “minori”, tra cui lo Gnosticismo, che non associa Satana al male e lo vede come portatore di conoscenza, simbolo di un’evoluzione personale che prescinde da morali e regole autoconfinanti e araldo del Caos (inteso come movimento, curiosità, estasi, vita).
Bene, ho letto un po’ di roba scritta dalla fondatrice di questa Unione, e va detto che ha un ottimo eloquio.
Poi ho letto alcuni commenti sulla pagina facebook del gruppo. Livello medio: buono.
“Che sollievo,” mi son detto “finalmente qualcuno che non si limita a berciare di vaccini-strumenti-di-controllo-del-demonio, che non nega l’Olocausto, che non parla nostalgicamente del fascismo, che ama leggere e non giudica sulla base di preconcetti tenuti in vita da uno sterile passaparola”. Già.
Poi scorro un altro po’.
La proprietaria della pagina ha scritto un lungo post in difesa dei negazionisti dell’Olocausto. Perché “la libertà di opinione è sacra”.
Subito sotto al post, lunghissimi commenti sgrammaticati la cui logica interna mi fa rizzare i peli delle braccia. Nessuno parla della libertà di parola. Sono tutti convinti che l’Olocausto sia un gigantesco imbroglio. Probabilmente non credono neanche all’atterraggio sulla Luna.
E ancora sotto, un post fiume contro il globalismo. Si parla di identità nazionale, dei bei tempi andati, eccetera eccetera. I commenti, com’è naturale che sia, arrivano pericolosamente vicini all’apologia di fascismo.
C’è un tizio che scrive: “Quando verrà l’Apocalisse, solo Gesù e Satana avranno le chiavi quantiche”. O qualcosa del genere.
Ook.
Non mi dilungo oltre.
Più che sentire di aver imparato qualcosa, direi che ho riconfermato una mia opinione precedente: il male, quello vero, si annida ovunque. Le strade per arrivarci potranno essere diverse, ma è sconcertante quante persone apparentemente distanti l’una dall’altra - a livello politico, culturale, umano - condividano lo stesso nucleo di base.
Oh, e la maggior parte delle associazioni, i partiti, le gilde, le sette (chiamatele come volete) sono IL male.
Quando pensi di aver trovato non dico un punto di arrivo, ma un’isola sicura su cui riposare le tue stanche ossa, capisci che si tratta dell’ennesimo cumulo di stronzate in un lungo elenco di cagate.
Passo e chiudo.
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THE HUNGER GAMES ANZIANI - LA PRIMA NOTTE
Ed ecco signori, la prima grande notte a Panzianum (che è tipo Panem + Anziano eddaje su)
LA VICINA CHE NON TI SALUTA MAI ha visto @gold-insanity arrampicarsi sull’albero a prendere i frutti e pensa “mo vedi che st'idiota che forse manco c’ha torto”. Aspetta che scenda, va su lei, ma un piede in fallo e un ramo già incrinato da prima la fanno cadere rovinosamente a terra. La Stronza si ripiglia, ma non funziona più il corpo e rimane li a terra incapace di muoversi e di urlare, fino alla fine della sua agonia. Se salutavi nell’androne, brutta merda, magari avresti uno sponsor che ti aiuta, INVECE FAFFANCULO.
@geometriche riceve un pacco abbastanza importante, che scende col paracadutino. Lo apre e trova dell’acqua pura della San Benedetto, come piace a lei, fresca e dissetante, ben 6 bottiglie da litro. E dentro un biglietto: io segnerò per te, tu vinci per me, firmato Paulo Dybala. Tira un urlo di gioia, rilegge 200 volte il biglietto e fugge felice come non mai, con la vittoria già in tasca
@mantenetevifolli lo vede in lontananza. Quel fuocherello, bello bellissimo, con quel tepore che riscalda 3 ragazze. Quasi quasi si unisce, promettendo non belligeranza. Ma aguzza gli occhi. E’ lei. Il terrore della zona. @orestiade è al falò che alimenta stizzita il fuoco e Mantenetevifolli COL CAZZO che si avvicina che quella è capacissima che le impianta un tizzona nell’occhio e le mangia via il cervello ancora viva nonono, mi spiace, ma mi godo il freddo NONONO
@dichiarazione miete la sua prima vittima finalmente, lo sapeva che nel buio rendeva di più, nel sangue veneto scorrono le ombre. Soprattutto le ombre di Raboso, ma vabeh. E’ @kuramaaa e già pensa a rubarle quel bel giubottino di pelo di coniglio che wow che caldo che tiene. Ma. Ehi. KURAMA E’ VIVA. MA CAZZO NO EDDAI MUORI. Ma Kuramaaa non muore. E allora Dichiarazione mica le da il colpo di grazia con Alex con la Guardia in OITNB, no, la cura, la aiuta e la mette in sesto. “scusa eh, ma chi xe miga drio a zugare. Som ciapà coe bombe. Te coro in cueo” E kurama spaventata la asseconda e si fa curare senza proferire parola. Ah le barriere linguistiche veneto/italiano
@burroesalvia pensa ben di scalare un albero per cercare cibo. Trova una roba enorme, la scala arriva in cima e niente. non c’è niente. e si incazza. ma incazza male. Tipo che si mette li da una parte e inizia “fanculo gioco di merda non gioco più. NON POSSO NEMMENO DISINSTALLARE VAFFANCULO. E io che accetto, e io che sono stronza ACCETTO PURE. ma vaffanculo sono proprio un gandula cazzo. vaffanculo” e si addormenta li col broncio.
@mafaldinablabla e @wemademadhatterworld si trovano insieme e decidono di non rompersi le balle stasera. E’ la prima sera, dai, ci ammazziamo domani ma pomeriggio che la mattina è troppo facile. E si mettono li come nelle scene finali di The Thing, stanche marce a guardarsi e parlarsi “hai visto che morti? madonna da paura” “si pazzesco. Io ero vicina a Orestiade e mammamia di @jacklapotta non è rimasto nulla, NULLA. Gli si vedeva la colonna vertebrale tanto scavava a coltellate!” “Quella tizia mi fa paura, se devi uccidermi, mettici meno ira, rendimi onore” “ci proverò. Ora dormi, che ti controllo” “no dormi tu” e non dormirono perchè si controllarono a vicenda. tutta-la-notte
@cretina-te @bruttipresentimenti e @orestiade si ritrovano insieme e accendono il falò. Le tre discutono come 3 alleate provetto “TI HO DETTO CHE SE NON SEGUI QUELLO CHE DICO, TI IMPALO CON QUELLA PIANTA LAGGIU’ IN FONDO” esordisce Orestiade “DOBBIAMO SCAVARE DELLE BUCHE PIENE DI SPUNTONI E FAR FINIRE DENTRO LA GENTE! IL SANGUE CI RINVIGORIRA’!” “ma te sei scema, ma datti giù na calmata, dobbiamo uccidere tutti con gli archi, hanno più efficacia!” ribatte Creti “che ora che scavi e tutto gli altri arrivano e ci ammazzano. E tu che ne pensi?” dice a Bruttipresentimenti. Lei inizia a piangere e non si ferma più. Talmente forte che manco riescono a fermarla. Appena tenta di smettere, Creti le dice “tranquilla, a te ti uccidiamo per ultima” e Presentimenti ricomincia ad urlare agonizzando dal terrore. Mi sorprendo ancora come facciano a non essere ancora morte
IL TIZIO CHE SI LAMENTA CHE GLI ESAMI SONO ANDATI UNA MERDA E PRENDE 30 E LODE ha trovato una buca dove nascondersi. E sta li, riempiendosi di foglie e sterco perchè ha letto che l’opossum per tenersi caldo usa la sua coda e questo metodo per scaldarsi. Per aiutarsi, canta una canzoncina che aveva imparato da sua nonna, fallendo miseramente perchè gli mette solo che ancora più ansia rendendogli la dormita IMPOSSIBILE. Buonanotte piccolo principe, crepa.
@gold-insanity @iajato e @the-empty-walls si ritrovano insieme quasi per caso fortuito. entrambi, da ogni lato di una grossa buca, cadono rotolando in fondo e perdendo tutte le armi nella ruzzolata. Così, invece di correre alle armi e uccidersi, ridono. Ma ridono di gusto perchè si sentono cosi scemi, che capiscono che tutto questo è solo un gioco! Che possono ribellarsi e non uccidere più nessuno! E cantano e ridono e ballano, accennano a suonare la chitarra con una spada e urlano “E chi ci ammazza noi, perchè noi non ammazziamo più nessuno” sulle note di Party Rock is in da HOUUUSE TONIGHT degli LMFAO. Ma empty wall sa che si sta pregustando il momento giusto per vedere se col sangue umano si possono fare i sanguinacci (wikipedia regà, eddai https://it.wikipedia.org/wiki/Sanguinaccio_(insaccato) )
@cielidipinti invece prova ad accendere un fuoco. e ci riprova, perchè lei è stata scout nell’era della recessione, lei sa come si fa, sangue boyscout non mente MAI. e passa tutta la notte con bastoncini a sfregare e sfregare e sfregare e sfregare fino all’alba. poi crolla a dormire in quella posizione, come na statua di Rapa Nui
Ed è finito il primo giorni signore e signori, Rendete tributo ai morti, salutiamo tutti i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato proiettando nel cielo la loro foto mentre fanno vedere i muscoli, le pose, i dab e facendo i gesti della Dark Polo Gang.
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Amore mio, buon compleanno. Non ti dico che diciassette anni fa è nato un fenomeno perché sei un disastro, uno di quelli bellissimi.
Eh Allora son proprio diciassette? Eh si sono arrivati anche per te. È solo uno in più... È incredibile quanto il tempo passi in fretta, no? Mi ricordo quando ti ho conosciuto la prima volta, e credimi non dimenticherò mai quella volta perché fu proprio da quel momento che i miei occhi iniziarono a guardarti come se fossi la cosa più bella di questo mondo. Come sai non sono brava a fare i poemi dolci strappa lacrime ma se mi ci metto sono carina anche io dai. Dovrei stare qui a scriverti mille parole, perché si sa che quando si fanno gli auguri di solito si devono scrivere tante cose carine, qualche sdolcinatezza scontata, parole messe un po’ a caso quasi perché sembra giusto fare così. Nel tuo caso però ne basterebbe solo una: grazie con la “G” maiuscola. Grazie per essere il mio punto di riferimento. Grazie per essere la mio eroe. Grazie per spingermi sempre a dare il meglio di me. Per avermi insegnato a non accontentarmi del mio minimo, e neanche del mio massimo. Grazie per credere in me, anche quando io non riesco a farlo. Grazie per avermi reso la persona che sono oggi. Grazie per le chiacchierate notturne, per la compagnia durante le notti d'insonnia. Grazie per tutti quei momenti nostri, che non ci porterà via nessuno. Grazie per i consigli, per le prediche, per le critiche. Grazie per capirmi sempre. Grazie per essere l'amico di cui ho bisogno è la persona che più Amo. Ti auguro ogni bene, ogni gioia, ogni sorriso, perché è tutto ciò che tu hai regalato a me... Da quel giorno in qui ci siamo parlati a quanto pare avevamo già capito che saremo stati buoni, macché ottimi amici e anche molto di più. Hai un carattere strano ma stupendo allo stesso tempo che boh certe volte ti strozzerei, ma in fondo sei anche comprensivo, solare, UNICO, insostituibile, sincero che mi permetti di essere me stessa, cioè bipolare e fragile.
Ti ricordi quante ne abbiamo passate insieme? Eggià sono duri da dimenticare i pomeriggi passati a parlare di cose serie e stupidaggini. Sono seria da quando ti ho conosciuto sono cambiata... Con te sono stata sincera fin dal primo momento. Mi dicevi i miei sbagli, i miei errori, sgridandomi peggio di mia madre, ma anche se lontano mi tenevi la mano e mi abbracciavi per farmi capire che c'eri che eri li con me nonostante tutto.
Voglio esserci al tuo matrimonio, essere la tua sposa, voglio esserci quando vedi le candeline, esprimi un desiderio e soffi, voglio esserci quando diventerai papà e nonno, voglio esserci quando piangi, essere quella spalla, quella che ci sarà sempre, voglio esserci quando sorridi e ridi con le lacrime agli occhi. Ci faremo tante foto insieme, le più pazze. Andremo al cinema e io ti ruberò tutti i popcorn e commenterò ogni battuta, ti metterai a ridere quando mi vedrai camminare sui tacchi (cadendo). Sceglieremo i regali di Natale insieme, e faremo gli scherzi più bastardi in giro. Andremo in giro con la pioggia e coi tuoni che spaccano l'asfalto, io e te, e tenedoci per il braccio ci metteremo a correre in mezzo al traffico per non bagnarci. Andremo al Mc e ci abbufferemo come pazzi, staremo in macchina col volume della musica al massimo a cantare a squarciagola. Guarderemo il sabato sera puntate su puntate di serie tv per addormentarci col pc addosso. E noi aspetteremo, no? Per tutto questo, no? Perché, noi ne valiamo la pena, ricordi? Io con te e tu con me. Sto pensando ai nostri momenti, non a tutti i singoli momenti passati insieme, sarebbero troppi. Solo alle cose più belle, più significative. Tipo il giorno in cui ci siamo conosciuti, il primo sguardo in videochiamata, la prima risata. La prima volta in cui ci siamo confidati per davvero, quando abbiamo capito di esserci trovati, di essere fatti per essere amici e quando abbiamo capito di essere molto di più. I sorrisi più veri, i viaggi che sogniamo di fare insieme, le ore passate al cellulare. Le parole quelle che riescono a salvarci da qualunque problema, quelle che ci donano la consapevolezza di sapere che il “Noi” c'è sempre, nonostante le liti, nonostante i pareri diversi o le incomprensioni. La prima volta in cui ho pianto davanti a te e ho capito quanto la sola tua presenza bastasse a consolarmi, sei il **MIO TUTTO**... Una persona che mi rende felice, che mi permette di andare avanti nonostante tutto, e che per farlo non ha bisogno di grandi gesti o dimostrazioni. Riesci a salvarmi da tutto, anche semplicemente standomi affianco. E a volte siamo tutti a darlo per scontato, a considerarla una cosa normale, ma non lo è affatto. Avere una persona che ti capisce senza le parole e che sa farti sorridere solo con la sua presenza, è la cosa migliore del mondo.
Non sono una fidanzata perfetta lo ammetto, so che sembro stare altrove avvolte, capitano a tutti le giornate storte e a me molto spesso ma Paky tu sei diverso da tutti gli altri, nel senso positivo, in pochissimi mesi mi hai travolto come uno tsunami e mi hai cambiata…
Non ci conosciamo ma allo stesso tempo si, sei fantastico. Come dice Ligabue, eri solo da incontrare ma ci sei sempre stato... Cavolo se è vero… Ti prometto che io per te ci sarò sempre, perché sono sicura che noi due siamo qualcosa di particolare e unico che non verrà mai rovinato.
Si, forse sono paranoica e non vedi l'ora che finisca sto poema ma volevo farti capire quello che forse in questi anni non sono riuscita a dimostrarti, cioè che ti considero più di un semplice ragazzo, sei la mia anima gemella, tu sei complesso ed è forse solo per questo che mi capisci e comprendi. Scusa se in quest'ultimo periodo sono stata molto distaccata e non ti ho dimostrato l'amore che meritavi... È un periodo brutto è difficile per me ma ciò non vuol dire che devo trascurati... Ti chiedo scusa Pasquale... Voglio farti passare questo compleanno nei migliore dei modi... E farti sentire un vero principe... Ti Amo.
AUGURI VITA MIA, LUCE DEI MIEI OCCHI, L'AMORE MIO PIÙ GRANDE, IL MIO PRINCIPE, IL MIO IL MIO OSSIGENO, LA MIA STELLA, IL MIO TESORO PIÙ PREZIOSO...TI AMO IMMENSAMENTE…<3
AUGURI PASQUALE AMORE DELLA MIA VITA. <3
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Colpa dell’ingenuitá o della poca informazione? Ti andrebbe di raccontare la tua esperienza?
Colpa di entrambe, probabilmente. Sicuramente all'epoca il mondo di internet era un po' diverso e più limitato. Non si parlava ancora di "gente fake" e non c'erano tutti questi magheggi di oggi che ti aiutano nello scoprire se stai parlando con gente reale o meno.
Raccontare la mia esperienza un po' mi pesa. Non tanto per la mia ingenuità, quanto per il sentirmi stupida. Ogni tanto ci ripenso e mi sento stupida.
La faccio breve: conosco su un social in voga ai tempi questo tipo, che per l'occasione chiameremo Giangiacomo. Io e Giangiacomo cominciamo a parlare su una chat (anche questa non esiste più). Nottate intere a parlare. Sms gratuiti che finivano. Email. Di tutto. Non smettevamo mai di sentirci. Io vado in brodo di giuggiole. Veramente. Sono sempre stata una tutt'altro che superficiale. L'aspetto estetico di una persona mi è sempre interessato poco e condividere cose, pensieri, confidenze con qualcuno ha portato a far nascere qualcosa che, tutt'oggi, non riesco a non credere fosse in parte vero anche per Giangiacomo.
Ero piccola, mi sembrava di aver trovato il principe. Scriveva post sul suo blog dedicati a me, canzoni, entrava nel mio blog e mi faceva trovare post bellissimi pieni di belle parole. Avrei fatto follie per lui. Lui a parole sì, a fatti meno. Persi un sacco di giorni di scuola; ogni volta che dovevamo vederci c'era qualcosa che glielo impediva. Sempre. Dopo un po' (circa un anno, se non erro), lui si attaccò ad un'altra. Soffrii un sacco ma andai avanti. E andando avanti scoprii che non era chi diceva di essere.
Ho avuto più volte a che fare con lui nel corso di questi anni. Ho sempre cercato di perdonarlo, di trovare una scusa per un comportamento del genere, anche per mantenerci un semplice rapporto di amicizia. Ma lui non ha mai cercato la maniera per redimersi, per dirmi le cose come stavano veramente. E quindi io ho preso la mia strada.
Prestate attenzione quando parlate con qualcuno. Sempre. Soprattutto se non vuole metterci la faccia o vi pacca di continuo. Non si sa mai chi c'è dall'altra parte dello schermo. Sul suo conto sono sempre stata tranquilla, ho la certezza che non fosse una cattiva persona con intenzione di fare male a qualcuno, ma non sempre è così. Fidatevi il giusto di chi non potete vedere e toccare. Le inculate sono sempre dietro l'angolo!
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pov : sans ( rp ; autoconclusiva - timeline : unknow )
——————————— → 𝘸𝘩𝘦𝘯 𝘵𝘩𝘦 𝘭𝘪𝘨𝘩𝘵 𝘪𝘴 𝘳𝘶𝘯𝘯𝘪𝘯𝘨 𝘭𝘰𝘸 𝘢𝘯𝘥 𝘵𝘩𝘦 𝘴𝘩𝘢𝘥𝘰𝘸𝘴 𝘴𝘵𝘢𝘳𝘵 𝘵𝘰 𝘨𝘳𝘰𝘸. 𝘢𝘯𝘥 𝘵𝘩𝘦 𝘱𝘭𝘢𝘤𝘦𝘴 𝘵𝘩𝘢𝘵 𝘺𝘰𝘶 𝘬𝘯𝘰𝘸 𝘴𝘦𝘦𝘮 𝘭𝘪𝘬𝘦 𝘧𝘢𝘯𝘵𝘢𝘴𝘺. 𝘵𝘩𝘦𝘳𝘦'𝘴 𝘢 𝘭𝘪𝘨𝘩𝘵 𝘪𝘯𝘴𝘪𝘥𝘦 𝘺𝘰𝘶𝘳 𝘴𝘰𝘶𝘭, 𝘵𝘩𝘢𝘵’𝘴 𝘴𝘵𝘪𝘭𝘭 𝘴𝘩𝘪𝘯𝘪𝘯𝘨 𝘪𝘯 𝘵𝘩𝘦 𝘤𝘰𝘭𝘥. 𝘸𝘪𝘵𝘩 𝘵𝘩𝘦 𝘵𝘳𝘶𝘵𝘩 𝘵𝘩𝘦 𝘱𝘳𝘰𝘮𝘪𝘴𝘦 𝘪𝘯 𝘰𝘶𝘳 𝘩𝘦𝘢𝘳𝘵𝘴. 𝒅𝒐𝒏'𝒕 𝒇𝒐𝒓𝒈𝒆𝒕 𝒊'𝒎 𝒘𝒊𝒕𝒉 𝒚𝒐𝒖 𝒊𝒏 𝒕𝒉𝒆 𝒅𝒂𝒓𝒌 ——————————— ( per una volta, non senti il bisogno di dormire. le varie esperienze che hai vissuto negli ultimi giorni hanno contribuito a mantenerti sveglio, dandoti un motivo per pensare e fare un quadro completo della situazione. ) ( quella mattina ti sei allontanato da casa con una scusa molto banale, ma abbastanza utile per impedire a papyrus e a frisk di andare a fondo e indagare sulla faccenda. sospiri di sollievo in cui ti chiudi la porta del laboratorio alle spalle, sei sicuro di essere lontano da sguardi indiscreti e domande inopportune. avvicini le dita scheletriche al pulsante, esiti un momento prima di accendere la luce e guardare il fascio accecante mentre si riversa sui lineamenti spioventi del macchinario coperto dal telo bianco. deglutisci, sai che tornare in quel piccolo covo pieno di ricordi e polvere ti dona delle sensazioni spiacevoli, capaci di trasmetterti più di un fremito, ma è un sacrificio – forse l'ennesimo – che sei disposto a fare per il bene di coloro che ami. o per cui provi un briciolo di simpatia o rispetto. ) ( per un attimo provi a dimenticare i motivi che ti hanno tenuto lontano da quel posto, ma la nostalgia ha la meglio su di te, costringendoti ad avvicinarti alle varie fotografie che hai appeso al muro per evitare di tenerle in casa. hai compiuto quel gesto il giorno in cui sei arrivato a snowdin insieme a tuo fratello, hai preferito lasciarti alle spalle tutto ciò che ha contribuito a renderti lo scheletro adorato da tutti. hai chiuso il passato in una campana di vetro, 𝐦𝐚 𝐚𝐝𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐞̀ 𝐭𝐨𝐫𝐧𝐚𝐭𝐨 𝐞 𝐭𝐢 𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚. scrolli le spalle e procedi in direzione della macchina, non vuoi fissare troppo a lungo gli scatti consumati e logori. ) ( ti fermi ancora una volta, circondato dal silenzio e da un lieve ronzio elettrico in sottofondo. delle componenti che creano un'atmosfera abbastanza inquietante, ma in realtà ti trasportano in un turbine di malinconia e tristezza. dopotutto sei l'unico che è capace di ricordare, costretto ad andare avanti e portare un peso non indifferente sulle spalle. non puoi vivere sereno e allegro come i mostri del sottosuolo, lo sai che il futuro è solo un'illusione, un circolo vizioso destinato a ripetersi, è così fragile che può essere spezzato dal capriccio di un singolo bambino. ) ( inizi a tremare quando pensi al ritorno di asriel e chara, quei due ti hanno messo in allerta fin dal primo momento. non sai cosa ha combinato il principe dei mostri, ma la sua decisione ha fatto un danno irreparabile: ti ha permesso di recuperare dei ricordi che non dovresti avere, costringendoti a rivivere la morte del tuo adorato fratellino, della sofferenza che hai provato e di come la desolazione si è riversata in ogni cunicolo del sottosuolo. ) ( cerchi di riprendere il controllo delle tue facoltà in un secondo momento, quando le parole di frisk intervengono per ronzarti nella mente. se loro sono tornati, anche 𝐥𝐮𝐢 può farlo. ma non sai come, il problema è un altro. ) ( 𝐥𝐮𝐢 sta entrando in contatto con la timeline tramite i sogni del piccolo umano, sai che è disposto a fare del male pur di fuggire dall'oblio in cui è caduto molto tempo fa. non puoi permetterlo, tempo fa hai fatto una promessa molto importante e che intendi mantenere, hai avuto pietà di lui e ogni tanto ti sei preso il disturbo di tenerlo al sicuro dagli spaghetti di papyrus. purtroppo, il pericolo in agguato è molto più grosso di te. ogni giorno lo senti sempre più vicino, sei sicuro che prima o poi camminerà al tuo fianco come se fosse la tua ombra. ) ⁕ hehe, kid. ( esclami, voltandoti e guardando la foto di w.d. gaster ) ⁕ ci rivedremo molto presto, a quanto pare.
( gif source : https://www.youtube.com/watch?v=CUPHqhotql0 )
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In quel momento apparve la volpe.
“Buon giorno”, disse la volpe.
“Buon giorno”, rispose gentilmente il piccolo principe che si voltò ma non vide nessuno.
“Sono qui”, disse la voce, “sotto al melo….”
“Chi sei?” domandò il piccolo principe, ” sei molto carino…”
“Sono la volpe”, disse la volpe.
” Vieni a giocare con me” gli propose il piccolo principe “sono talmente triste…”
“Non posso giocare con te”disse la volpe, “non sono addomesticata”.
“Ah! scusa “, fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
” Che cosa vuol dire addomesticare?”
” Non sei di queste parti, tu”, disse la volpe” che cosa cerchi?”
” Cerco gli uomini”, disse il piccolo principe ” Che cosa vuol dire addomesticare?”
” Gli uomini” disse la volpe” hanno dei fucili e cacciano. E’ molto noioso!
Allevano anche delle galline. E’ il loro solo interesse. Tu cerchi le galline?”
“No”, disse il piccolo principe. ” Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?”
” E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…”
” Creare dei legami?”
” Certo”, disse la volpe. ” Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.”
” Comincio a capire”, disse il piccolo principe. ” C’è un fiore…. Credo che mi abbia addomesticato…”
“E’ possibile”, disse la volpe “sulla terra si vedono cose di ogni sorta…
“Oh! Non è sulla terra”, disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
” Su un altro pianeta?”
” Sì”
” Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?”
” No”
” Questo mi interessa! E delle galline?”
” No”
” Niente è perfetto” sospirò la volpe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea:
” La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me . Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio per ciò. Ma se tu mi addomestichi la mia vita, sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…”
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
” Per favore …..addomesticami”, disse.
” Volentieri”, rispose il piccolo principe, ” ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose”.
” Non si conoscono che le cose che si addomesticano”, disse la volpe.” gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!”
” Che bisogna fare?” domandò il piccolo principe.
” Bisogna essere molto pazienti”, rispose la volpe.
” In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino….”
Il piccolo principe ritornò l’indomani.
” Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe.
” Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità!
Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti”.
” Che cos’è un rito?” disse il piccolo principe.
” Anche questa è una cosa da tempo dimenticata”, disse la volpe. “E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza”.
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l’ora della partenza fu vicina:
“Ah!” disse la volpe, “…Piangerò”.
” La colpa è tua”, disse il piccolo principe, “Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…”
” E’ vero”, disse la volpe.
” Ma piangerai!” disse il piccolo principe.
” E’ certo”, disse la volpe.
” Allora non ci hai guadagnato niente!”
” Ci guadagno”, disse la volpe, ” il colore del grano”; soggiunse: ” Va a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo”.
“Quando ritornerai a dirmi addio ti regalerò un segreto”.
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
“Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente” , disse.
” Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo”. E le rose erano a disagio.
” Voi siete belle, ma siete vuote”, disse ancora. ” Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro, Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa” E ritornò dalla volpe.
” Addio”, disse.
“Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore.
L’essenziale è invisibile agli occhi”.
” L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
” E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.
“E’ il tempo che ho perduto per la mia rosa…” sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
” Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…”
” Io sono responsabile della mia rosa….” Ripetè il piccolo principe per ricordarselo.
- Antoine De Saint- Exupéry, Il Piccolo Principe, cap. XXI
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