#Sardegna Teatro/Compagnia Teatropersona
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tmnotizie · 6 years ago
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MACERATA – Venerdì 8 e sabato 9 febbraio, alle 21, con Macbettu di Alessandro Serra prosegue la stagione del Teatro Lauro Rossi promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Macerata e dall’AMAT in collaborazione con la Regione Marche e il MiBAC.
Macbettu è  lo spettacolo vincitore del prestigioso Premio Ubu 2017 e del Premio ANCT 2017 (Associazione Nazionale dei Critici di Teatro), osannato dalla critica e amato dal pubblico, reduce dai recenti successi in Argentina è un vero cameo, da vedere, organizzato registicamente con la consapevolezza lucida del testo shakespeariano metafora della violenza fine a se stessa, ma soprattutto interessante per l’autonomia di azione e di estetica, per come esce dai percorsi risaputi della nuova scena italiana. È una produzione che nasce con Sardegna Teatro in collaborazione con Compagnia Teatropersona, una rilettura originale del Macbeth di Shakespeare in lingua sarda con sovratitoli in italiano.
“Siamo molto felici di avere a Macerata uno spettacolo tanto prestigioso e riconosciuto tra le migliori produzioni di questi anni. – afferma Stefania Monteverde assessore alla Cultura del Comune di Macerata.-  L’idea nasce anche nell’ambito della rete delle città finaliste a Capitale Italiana della Cultura 2020, nella volontà di scambiare progetti culturali. Infatti, Macbettu nasce a Nuoro, una delle dieci città finaliste insieme a Macerata, con cui si sono avviate collaborazioni con lo spirito di promuovere le nostre città su scala nazionale”.
Lo spettacolo al Teatro Lauro Rossi viene presentato anche nell’ambito del progetto Waiting For Mof19/Rossodesiderio che anticipa un tema della prossima stagione 2019 del Macerata Opera Festival, il Macbeth di Giuseppe Verdi.
Imperdibile l’appuntamento “Gente di Teatro” sabato 9 febbraio alle 17.30 alla Biblioteca Mozzi – Borgetti, l’incontro del pubblico con gli attori della compagnia per parlare dello spettacolo e scoprire il lavoro di produzione, un’occasione per conoscere e approfondire, aperto a tutti e gratuito.
Il Macbeth di Shakespeare recitato in sardo è, come nella più pura tradizione elisabettiana, interpretato da soli uomini. L’idea nasce nel corso di un reportage fotografico tra i carnevali della Barbagia. I suoni cupi prodotti da campanacci e antichi strumenti, le pelli di animali, le corna, il sughero. La potenza dei gesti e della voce, la confidenza con Dioniso e al contempo l’incredibile precisione formale nelle danze e nei canti.
Le fosche maschere e poi il sangue, il vino rosso, le forze della natura domate dall’uomo. Ma soprattutto il buio inverno. Sorprendenti le analogie tra il capolavoro shakespeariano e i tipi e le maschere della Sardegna. La lingua sarda non limita la fruizione ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di scadere in letteratura. Uno spazio scenico vuoto, attraversato dai corpi degli attori che disegnano luoghi ed evocano presenze. Pietre, terra, ferro, sangue, positure di guerriero, residui di antiche civiltà nuragiche. Materia che non veicola significati, ma forze primordiali che agiscono su chi le riceve.
Gli attori in scena sono Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino. La traduzione in sardo e la consulenza linguistica è di Giovanni Carroni, la collaborazione ai movimenti di scena di Chiara Michelini, le musiche pietre sonore di Pinuccio Sciola, regia, scene, luci e costumi di Alessandro Serra. La produzione è realizzata con il sostegno di Fondazione Pinuccio Sciola, Cedac Circuito Regionale Sardegna.
Informazioni e biglietti: Biglietteria dei Teatri, piazza Mazzini, tel. 0733 230735, www.comune.macerata.it .
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qdmnotizie-blog · 6 years ago
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JESI, 10 ottobre 2018 – Domenica 14 ottobre prende il via la campagna abbonamenti del Teatro Pergolesi , un cartellone importante di sette appuntamenti da dicembre ad aprile, maestri della scena, testi classici e scritture contemporanee per una grande nuova stagione di prosa nata dalla rinnovata collaborazione tra Fondazione Pergolesi Spontini, Comune di Jesi e Amat, un viaggio che promette emozioni, momenti di riflessione ed evasione.
Per dare la possibilità di scegliere un buon posto anche a quanti nelle ultime stagioni non l’hanno potuto trovare è stato azzerato il diritto di prelazione. La vendita si svolge presso la biglietteria del teatro (0731 206888), domenica 14 ottobre dalle ore 16 alle ore 20 e da mercoledì 17 ottobre negli orari di apertura della biglietteria: dal mercoledì al sabato dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e dalle ore 17 alle ore 19.30.
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L’apertura di stagione il 19 dicembre è con l’atteso adattamento teatrale italiano – dopo i successi londinesi – di Shakespeare in love, capolavoro vincitore di 7 premi Oscar, con Lucia Lavia e Marco De Gaudio diretti dalla regia di Giampiero Solari con la regia associata di Bruno Fornasari. Il 10 gennaio Veronica Pivetti diretta da Emanuele Gamba si cimenta in Viktor und Viktoria (foto in primo piano) commedia con musiche liberamente ispirata all’omonimo film di Reinhold Schunzel nell’insolito doppio ruolo di Viktor/Viktoria, nato sul grande schermo e per la prima volta sulle scene italiane nella sua versione originale.
Il 26 gennaio il Teatro Pergolesi accoglie Enrico IV di Luigi Pirandello, produzione di Marche Teatro, adattamento e regia di Carlo Cecchi. Il Maestro della scena italiana è sul palcoscenico nelle vesti di Enrico IV con, Angelica Ippolito, Gigio Morra, Roberto Trifirò, Federico Brugnone, Davide Giordano, Dario Iubatti, Matteo Lai, Chiara Mancuso, Remo Stella. Pesce d’Aprile – tratto dall’omonimo romanzo autobiografico, scritto da Daniela Spada e Cesare Bocci e edito da Sperling&Kupfer – in scena il 15 febbraio è il racconto di un grande amore: un’esperienza di vita reale, toccante, intima e straordinaria, vissuta da un uomo e da una donna, interpretati da Cesare Bocci – che firma anche la regia – e Tiziana Foschi.
Un affascinante incontro fra due protagonisti assoluti del teatro italiano, Massimo Ranieri e Giancarlo Sepe, per la prima volta insieme, mettono in scena l’8 marzo uno dei testi teatrali tra i più noti e rappresentati di sempre, Il Gabbiano di Anton Čechov. Una grande produzione di Diana Or.i.s. e Rama 2000, un allestimento imponente, undici attori di ottimo livello recitativo per un nuovo e rivoluzionario adattamento di Giancarlo Sepe. Un Macbeth che si esprime in sardo e, come nella più pura tradizione elisabettiana interpretato da soli uomini, è l’originale progetto di Sardegna Teatro Macbettu di Alessandro Serra, regista e fondatore della compagnia Teatropersona in scena il 16 marzo. Lo spettacolo, vincitore del prestigioso Premio Ubu 2017 e del Premio ANCT 2017 (Associazione Nazionale dei Critici di Teatro) trasporta il dramma shakespeariano in una Sardegna arcaica e senza tempo. L’idea nasce nel corso di un reportage fotografico tra i carnevali della Barbagia. La lingua sarda non limita la fruizione ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di scadere in letteratura.
La conclusione della stagione il 6 aprile è affidata a Maria Grazia Cucinotta, Vittoria Belvedere e Michela Andreozzi, insieme sul palco per Figlie di Eva per la regia di Massimiliano Vado: tre donne sull’orlo di una crisi di nervi sono legate allo stesso uomo, un politico spregiudicato, corrotto e doppiogiochista, candidato premier delle imminenti elezioni.
Per la realizzazione della stagione di prosa un grazie particolare a Ubi Banca e tutti i Mecenati 2018 per il contributo erogato tramite Art Bonus a sostegno delle attività del Teatro Pergolesi.
Per informazioni:
Biglietteria Teatro G.B. Pergolesi 0731 206888
Amat 071 2072439
JESI / STAGIONE DI PROSA AL TEATRO PERGOLESI, DAL 14 OTTOBRE LA CAMPAGNA ABBONAMENTI JESI, 10 ottobre 2018 - Domenica 14 ottobre prende il via la campagna abbonamenti del Teatro Pergolesi , un cartellone importante di…
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persinsala · 5 years ago
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L’an mortu, Deus meu: Il Macbettu e il Carrasecare barbaricino
L’an mortu, Deus meu: Il Macbettu e il Carrasecare barbaricino
Già è stato scritto, di questo tanto caro Macbettu, che non tiene più il conto dei riconoscimenti presi, delle tappe mondiali e delle repliche: Premio Ubu del 2017, ANCT 2017, MESS Awards, Sud America, Francia, Finlandia, eccetera eccetera eccetera. Diremo che, trainato dalla regia di Alessandro Serra, ha annoverato Siena tra le sue fermate, calcando le assi del Teatro dei Rinnovati tra il 6 e…
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persinsala · 7 years ago
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Al teatro Vascello di Roma, per Teatri di Vetro, è andato in scena il Macbettu, l’opera breve del Bardo di Stratford Upon Avon nella versione neolatina di Alessandro Serra.
Tragedia tutt’altro che mastodontica, almeno se comparata alle altre sorelle, il Macbeth fu un’opera scritta in maggioranza in versi e per un cospicuo numero di personaggi. Nata da una vicenda storica realmente accaduta e stravolta dall’autore per esigenze poetiche, essa rappresenta con adamantina efficacia la capacità del poeta di dare forma a storie eterne, fuori dal tempo e dallo spazio, e così plasmare autentici archetipi per la coscienza a venire.
Particolare fortuna ebbe il character di Lady Macbeth, donna tentatrice e diabolica, laico alter ego dell’Eva veterotestamentaria, talmente carismatica e psicologicamente complicata che, in lei, l’interpretazione freudiana vide il lato oscuro della controparte maschile. Quello tra Macbeth e consorte, con l’inaudita polarizzazione in monade della dualità naturale, fu, infatti, uno dei matrimoni meglio riusciti nel teatro shakesperiano (e non solo) e vederla sostanzialmente soppressa in questo Macbettu suscita istintivamente un’intrinseca curiosità.
Dedicando la propria attenzione alla realtà di una regione tra le più isolate dal contesto europeo e, di conseguenza, conservative rispetto ai propri mores, Serra declina l’inattualità del Macbeth sulla questione di lingua, pardon della limba, quale dispositivo identitario del popolo sardo.
La scena, quasi vuota ma abilmente plasmata dalla densità di una scenografia minima e modulare, è cupa e ferina. In essa, tra materiali poveri (pietre e pani, sabbia e ferro) e sonorità ridondanti, troveranno riuscita contestualizzazione non solo, o non tanto, gli essenziali e suggestivi movimenti scenici dei suoi protagonisti, letteralmente straordinari per tenuta e tensione scenica, quanto la bella atmosfera di una cruda arcaicità al cui interno la coscienza di Macbeth non potrà che smarrirsi, lacerata dal timore di perdere non tanto il potere tout court, quanto ciò cui esso – il potere – lo aveva consegnato.
A questo Macbettu, grazie all’esperta messa in scena di Serra, non mancano i toni sinistri dell’inferno in terra, tra profezie di streghe (la cui presenza, purtroppo, patisce una non riuscita vis comica) ed esseri umani bardati di nero, cappucci e maschere, dilaniati dal conflitto etico e dal peso del dominio e della responsabilità. Dunque, nella sublimazione teatrale, da sangue, e dolore, e morte. E non a caso, le note di regia citano esplicitamente dai Quaderni di Simone Weil per ricordare come la drammatica commistione tra la paura e un potere che assolutizza la propria ambizione diventi disumanità, folle aspirazione al controllo totale sul corpo e sulle menti, ossia dispositivo di coercizione dell’identità («La lezione è questa: l’ambizione è illimitata, mentre le possibilità reali non lo sono mai; nell’oltrepassarle si cade»).
«Recitato in sardo e, come nella più pura tradizione elisabettiana, interpretato da soli uomini», l’ambizione di Serra coglie, però, senza particolare profondità «analogie tra il capolavoro shakespeariano e i tipi e le maschere della Sardegna».
Dal punto di vista linguistico, la scelta «non limita la fruizione ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di scadere in letteratura», compiendo un’autentica traduzione che elude il rischio del tradimento e supera di slancio la stucchevole e controversa polemica nata nelle ultime settimane tra auctoritas del settore, divisi tra l’opinione preventiva dell’Alto Passero della carta stampata e l’esaltazione per contrarietà della new age dell’intellighènzia online. Tuttavia, complice la scelta di ridurre Macbeth alla tematica dell’homo homini lupus e di indugiare scolasticamente sull’anima e sui nervi di un territorio solcato, fin dalla sua preesistente civiltà nuragica, dal diritto alla violenza sancito da leggi non scritte e dal riscatto del e dal sangue, l’operazione rimane ancorata a un semplicistico didascalismo antropologico e risulta, in termini squisitamente drammaturgici, lontana tanto dal rispetto del testo originario, quanto dal tentativo di un suo rinnovamento.
Sia chiaro come non sconcerti la mancanza di rispetto per l’autore, al contrario suscita interesse il tentativo di soppressione del protagonismo di Lady Macbeth (oltre che la conversione linguistica), ma dopo averne estirpato la centralità senza aver proposto una valida interpretazione alternativa e aver sfumato il dramma su momenti ironici a forte rischio stereotipia, Serra orienta con poca audacia questo Macbettu su un terreno di straordinaria inattualità e, senza riuscire a gettare del tutto il cuore oltre l’ostacolo, lo posiziona di fatto sul piano del prodotto teatrale, tra l’altro, non privo di significative sbavature.
Pur offrendo spunti di estremo interesse, in particolar modo a livello interpretativo, visivo e sonoro, l’allestimento soffre, infatti, una collocazione a metà tra due registri linguistici troppo divergenti fra loro che trasforma parte del testo shakespeariano in farsa grottesca e inficia parzialmente un’operazione che, senza nulla togliere alle musiche di Pinuccio Sciola e alla scenografia e alle luci dello stesso Serra, regge quasi interamente su una restituzione attorale di ineccepibile potenza, mentre, attorno a essa, la novità del testo tende a costituirsi con pesante manierismo nei costumi e negli accostamenti rituali, così andando a discapito della pur forte intenzione di base e a disperderne le potenzialità drammaturgiche, nonostante in diversi momenti sia stato estremamente semplice riconoscere a Serra una significativa dose di talento (dal pasto dei porci alla caduta dei fari che tagliano le figure da dietro in controluce rispetto alla platea fino al glaciale monologo finale).
Un’operazione che provoca i puristi e, forse, accontenta i contemporanei, ma che non riesce a far andare oltre la percezione di uno spettacolo complessivamente ben fatto/prodotto e diretto con estremo rigore ed esperienza, ma incoerente e incapace di brillare al di là del fulgore offerto da Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano (un gigantesco Macbeth), Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu e Felice Montervino.
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Lo spettacolo è andato in scena all’interno di Teatri di Vetro Teatro Vascello via Giacinto Carini, 78, Roma 2 ottobre 2017, ore 21.00
Macbettu di Alessandro Serra tratto dal Macbeth di William Shakespeare con Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino traduzione in sardo e consulenza linguistica Giovanni Carroni collaborazione ai movimenti di scena Chiara Michelini musiche pietre sonore Pinuccio Sciola composizioni pietre sonore Marcellino Garau regia, scene, luci, costumi Alessandro Serra produzione Sardegna Teatro e compagnia Teatropersona con il sostegno di Fondazione Pinuccio Sciola, Cedac Circuito Regionale Sardegna
Macbettu / Teatri di Vetro Al teatro Vascello di Roma, per Teatri di Vetro, è andato in scena il Macbettu, l'opera breve del Bardo di Stratford Upon Avon nella versione…
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tmnotizie · 6 years ago
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MACERATA – Boom di abbonamenti per la nuova stagione del Teatro Lauro Rossi di Macerata. Nel primo giorno di apertura del botteghino, domenica 30 settembre, sono stati 357 i tagliandi venduti a conferma del grande desiderio che la città di Macerata esprime per il teatro. Grazie alla decisione del Comune di Macerata e dell’AMAT – organizzatori della stagione – il Teatro Lauro Rossi per la stagione 2018/19 ha aperto a nuovi abbonati avendo rinnovato il diritto della prelazione sull’acquisto dei nuovi abbonamenti per dare a tutti la possibilità di scegliere il posto. Soddisfazione per questo ottimo risultato è espresso dal Comune e dall’AMAT che manifestano anche dispiacere per i disguidi accaduti per il pubblico in occasione dell’apertura della biglietteria di domenica scorsa a seguito della numerosa affluenza.
Molti sono i posti ancora disponibili considerando che due sono le rappresentazioni previste per ogni spettacolo con relativi turni di abbonamento. La vendita prosegue fino a martedì 16 ottobre alla Biglietteria dei Teatri (te. 0733.230735) dal martedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20. Costi abbonamenti: I settore euro 165 ridotto euro 130, II settore euro 130 ridotto euro 86.
L’apertura della stagione è il 23 e 24 ottobre con “Non mi hai più detto… ti amo!”, una commedia con Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia ironica, intelligente, appassionante, cucita addosso ai due protagonisti, istrionici, esilaranti e straordinariamente affiatati diretti da Gabriele Pignotta, anche autore del testo, capaci di regalare allo spettatore momenti di assoluto divertimento e grandissima emozione.
L’8 e 9 novembre il Teatro Lauro Rossi accoglie l’importante debutto in prima assoluta al termine di una residenza di allestimento di “Aminta” diretto da Antonio Latella, una delle più importanti figure teatrali italiane dal respiro internazionale. Le suggestioni di Antonio Latella, portano stabilemobile a confrontarsi con il grande autore italiano, partendo dalla compresenza in esso di due forze: la spregiudicata ricerca di innovazione linguistica e la tensione verso un classicismo da reinterpretare.
Lo spettacolo è proposto nell’ambito di MarcheinVita. Lo spettacolo dal vivo per la rinascita dal sisma progetto di MiBACT e Regione Marche coordinato da Consorzio Marche Spettacolo e la produzione è realizzata in collaborazione con AMAT e Comuni di Macerata ed Esanatoglia.
“Pesce d’Aprile” in scena il 30 novembre e 1 dicembre è il racconto di un grande amore: un’esperienza di vita reale, toccante, intima e straordinaria, vissuta da un uomo e da una donna, interpretati da Cesare Bocci – che firma anche la regia – e Tiziana Foschi. Spazio alla danza il 16 e 17 gennaio con “MM Contemporary Dance Company” di Michele Merola – vincitrice nel 2010 del prestigioso Premio Danza&Danza come “migliore compagnia emergente” e oggi realtà di eccellenza della coreografia italiana più matura – con “La sagra della primavera” coreografia di Enrico Morelli e Bolero di Ravel coreografato da Michele Merola.
Un Macbeth che si esprime in sardo e, come nella più pura tradizione elisabettiana interpretato da soli uomini, è l’originale progetto di Sardegna Teatro “Macbettu” di Alessandro Serra, regista e fondatore della compagnia Teatropersona in scena l’8 e 9 febbraio nell’ambito del progetto WAITING FOR MOF19/ROSSODESIDERIO. Lo spettacolo, vincitore del prestigioso Premio Ubu 2017 e del Premio ANCT 2017 (Associazione Nazionale dei Critici di Teatro) trasporta il dramma shakespeariano in una Sardegna arcaica e senza tempo, la lingua sarda non limita la fruizione ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di scadere in letteratura.
Un affascinante incontro fra due protagonisti assoluti del teatro italiano, Massimo Ranieri e Giancarlo Sepe, per la prima volta insieme, mettono in scena il 9 e 10 marzo uno dei testi teatrali tra i più noti e rappresentati di sempre, “Il Gabbiano” di Anton Čechov; un allestimento imponente, undici attori di ottimo livello recitativo per un nuovo e rivoluzionario adattamento di Giancarlo Sepe.
Un must della Compagnia dell’Elfo, “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare diretto da Elio De Capitani, giunge a Macerata il 9 e 10 aprile. Un “sogno” che si ripete nel quale ritornano memorie, tracce e citazioni del passato, un successo ripreso e replicato per vent’anni.
La proposta del Teatro Lauro Rossi volge al termine il 23 e 24 aprile con “Cuori scatenati”, uno spettacolo che si annuncia carico di ironia scritto e diretto da Diego Ruiz, una divertentissima e moderna commedia degli equivoci portata in scena da Sergio Muniz, Francesca Nunzi, Diego Ruiz e Maria Lauria.
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qdmnotizie-blog · 7 years ago
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JESI, 26 luglio 2018 – Presentata stamattina la stagione di prosa 2018/19 del Teatro Pergolesi, nata dalla rinnovata collaborazione tra Fondazione Pergolesi Spontini, comune di Jesi e Amat, un viaggio che promette emozioni, momenti di riflessione ed evasione. Un cartellone importante di sette appuntamenti da dicembre 2018 ad aprile 2019.
Luca Butini e Lucia Chiatti
Presente l’assessore alla cultura Luca Butini  che ha portato i saluti ed un grande in bocca al lupo da parte del sindaco Massimo Bacci, rilevando che «è con grande energia e interesse che presentiamo questa nuova stagione di prosa prima della pausa estiva. Abbiamo fatto un grande sforzo e questo è frutto di un maggior investimento, di una ripartenza. La collaborazione con l’Amat, in realtà mai interrotta, è ripartita rinnovata, in piena sintonia e non finisce con la prosa ma continua con più produzioni nel tentativo di rendere ancora più efficiente questo dialogo cultrale. C’è un clima molto costruttivo, anche se i segnali dal Ministero sono meno rassicuranti ma ottenere e coltivare la fiducia di mecenati è importante e fondamentale, come vitale è l’interesse del pubblico».
Stessa energia anche da Lucia Chiatti, responsabile dell’ Area amministrazione con deleghe di ad della Fondazione Pergolesi Spontini che ha sottolinetao di essere «grata e orgogliosa di stare qui a presentare questa stagione, una rinnovata linfa per la nuova gestione della Fondazione con la quale vorremmo restituire il Teatro Pergolesi alla città e la prosa è un elemento al quale il pubblico è legato fortemente. Abbiamo studiato questo programma per il pubblico, ci siamo messi dall’altra parte e abbiamo interpretato i desideri dei nostri spettatori. Un grazie particolare va all’Amat e a Gilberto Santini che ha capito questa nostra esigenza e ci è stato d’aiuto per la realizzazione del cartellone. Tutti ci auguriamo che questa sinergia trovi il consenso del pubblico».
Gilberto Santini e Giordano Fulvi
Ha parlato poi di «rinnovato protagonismo» Gilberto Santini dell’Amat, che ha illustrato il programna e ha definito la stagione «sorprendente» come qualità della proposta. «Abbiamo raccolto tutti i colori e le nuances delle emozioni – ha sottolineato – per creare un programma dove tutto è cesellato, nulla lasciato al caso, un vestito creato su misura per il Teatro Pergolesi».
Presente anche Giordano Fulvi, responsabile della direzione territoriale Jesi di Ubi Banca che l’assessore Butini ha ringraziato, insieme agli altri mecenati, per il contributo erogato al fine di sostenere l’attività del Massimo jesino.
Unico neo l’azzeramento del diritto di prelazione per gli abbonati vale a dire che da domenica 14 ottobre tutti, abbonati e non, saranno in fila per la vendita dei nuovi abbonamenti. Questo per dare la possibilità di scegliere un buon posto anche a quanti nelle ultime stagioni non l’hanno potuto trovare.
  IL CARTELLONE
A tre anni dal grande successo di Londra, arriva finalmente in Italia Shakespeare in love. Il Teatro Pergolesi ospita il 19 dicembre ad apertura di stagione l’atteso adattamento teatrale del capolavoro vincitore di 7 premi Oscar, con protagonisti Gwyneth Paltrow e Joseph Fiennes, la regia di John Madden e la sceneggiatura di Marc Norman e Tom Stoppard, adattato per il teatro da Lee Hall con musiche scritte da Paddy Cunneen. Interpreti di questa commedia degli equivoci, rocambolesca ed esilarante, in cui vedremo nascere direttamente dalla penna di William Shakespeare la storia d’amore più famosa del mondo, quella tra Romeo e Giulietta, sono Lucia Lavia e Marco De Gaudio diretti dalla regia di Giampiero Solari con la regia associata di Bruno Fornasari.
Il 10 gennaio Veronica Pivetti diretta da Emanuele Gamba si cimenta in Viktor und Viktoria, commedia con musiche liberamente ispirata all’omonimo film di Reinhold Schunzel nell’insolito doppio ruolo di Viktor -Viktoria, nato sul grande schermo e per la prima volta sulle scene italiane nella sua versione originale. Il mondo dello spettacolo non è sempre scintillante e, quando la crisi colpisce, anche gli artisti devono aguzzare l’ingegno. Tra battute di spirito e divertenti equivoci si legge la critica a una società bigotta e superficiale (la nostra?) sempre pronta a giudicare dalle apparenze. La Berlino degli anni Trenta fa da sfondo a una vicenda che, con leggerezza, arriva in profondità.
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Il 26 gennaio il Teatro Pergolesi accoglie Enrico IV di Luigi Pirandello, produzione di Marche Teatro, adattamento e regia di Carlo Cecchi. Il Maestro della scena italiana è sul palcoscenico nelle vesti di Enrico IV con Angelica Ippolito, Gigio Morra, Roberto Trifirò, Federico Brugnone, Davide Giordano, Dario Iubatti, Matteo Lai, Chiara Mancuso, Remo Stella.
Pesce d’Aprile in scena il 15 febbraio è il racconto di un grande amore: un’esperienza di vita reale, toccante, intima e straordinaria, vissuta da un uomo e da una donna, interpretati da Cesare Bocci – che firma anche la regia – e Tiziana Foschi. Tratto dall’omonimo romanzo autobiografico, scritto da Daniela Spada e Cesare Bocci ed edito da Sperling & Kupfer, Pesce d’Aprile in meno di un anno ha venduto più di diecimila copie. Da qui l’esperienza si fa spettacolo: un testo vero, lucido, ironico e commovente, che racconta come anche una brutta malattia può diventare un atto d’amore.
Un affascinante incontro fra due protagonisti assoluti del teatro italiano, Massimo Ranieri e Giancarlo Sepe, per la prima volta insieme, mettono in scena l’8 marzo uno dei testi teatrali tra i più noti e rappresentati di sempre, Il Gabbiano di Anton Čechov. Una grande produzione di Diana Or.i.s. e Rama 2000, un allestimento imponente, undici attori di ottimo livello recitativo per un nuovo e rivoluzionario adattamento di Giancarlo Sepe.
Un Macbeth che si esprime in sardo e, come nella più pura tradizione elisabettiana, interpretato da soli uomini, è l’originale progetto di Sardegna Teatro Macbettu di Alessandro Serra, regista e fondatore della compagnia Teatropersona in scena il 16 marzo.
La conclusione della stagione il 6 aprile è affidata a Maria Grazia Cucinotta, Vittoria Belvedere e Michela Andreozzi, insieme sul palco per Figlie di Eva per la regia di Massimiliano Vado: tre donne sull’orlo di una crisi di nervi sono legate allo stesso uomo, un politico spregiudicato, corrotto e doppiogiochista, candidato premier delle imminenti elezioni. Un po’ Pigmalione, un po’ Club delle Prime Mogli, un po’ Streghe di Eastwick, Figlie di Eva è la storia di una solidarietà ma anche della condizione femminile, costretta a stare un passo indietro ma capace, se provocata, di tirare fuori risorse geniali e rimontare vincendo in volata.
(c.ade.)
JESI / PRESENTATA LA STAGIONE DI PROSA DEL PERGOLESI: UN VIAGGIO TRA EMOZIONI, EVASIONI, RIFLESSIONI JESI, 26 luglio 2018 - Presentata stamattina la stagione di prosa 2018/19 del Teatro Pergolesi, nata dalla rinnovata collaborazione tra…
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