#SPETTACOLO DI FUOCO
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Open Circus Puglia - Wedding
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exclusivepropertyrealestate · 2 months ago
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On August 16, 2024, the serene coastal town of Vasto Marina transformed into a dazzling spectacle as breathtaking fireworks lit up the night sky over the Gulf. Locals and tourists alike gathered along the sandy beaches and picturesque promenades to witness the vibrant display of colors reflecting brilliantly off the tranquil waters of the Adriatic Sea. The joyous explosions of light and sound created an enchanting atmosphere, celebrating the rich culture and lively spirit of this charming Italian seaside destination.
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ilfascinodelvago · 10 months ago
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L'educazione delle masse è stata assunta dalla televisione. E la televisione è dovunque nelle mani dei privati, cioè del Potere. Dunque agisce nel loro interesse, e contro l'interesse degli spettatori, cioè delle masse. Solo che il suo funzionamento è assai più pervasivo, più potente, più subdolo: l'educazione si realizza manipolando. E la manipolazione avviene in forme accattivanti, divertenti, solleticanti, tendenti al massimo ascolto. Così siamo stati “educati". Dunque il problema all'ordine del giorno è mettere a fuoco una verità elementare. È la tv a plasmare gli individui e a definire lo stato psicologico, intellettuale, morale di un popolo intero. In quanto tale, essa non dovrebbe essere né al servizio dei pochi, né fuori dal controllo democratico dei molti. In una società “debole”, cioè con un livello civile ridotto o elementare, la tv ha effetti più devastanti. Cento trasmissioni sono devastanti per lo stato intellettuale e morale di un intero paese. Hanno prodotto lo spettacolo necessario per stemperare gli obiettivi di trasformazione sociale; per oscurare, marginalizzare, ridicolizzare la critica al sistema; per produrre il rumore di fondo sufficiente a impedire l’ascolto di altre voci. Penso che per fare la televisione bisogna avere la patente. Perché l'informazione è un diritto e non può essere subordinata al mercato; perché la cultura è un patrimonio comune; perché l'educazione è un dovere.
P.P. Pasolini
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libriaco · 2 months ago
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Buona visione
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Il flusso lento del leggere sta diventando un atto fuori dai ritmi dei tempi. Un testo pretende il suo peculiare ritmo di lettura indugiante rispetto a quello veloce dell’atto del vedere. Lo straripante ed eccitante affollamento di messaggi che fluiscono in uno spettacolo visivo continuato, proposto quotidianamente da schermi, è come dicevo meno “faticoso” della lettura. Il leggere ha piú pretese. Pretende che ci si fermi sul dettaglio, che si restringa il fuoco dell’attenzione anche sul minimo, su una porzione delimitata della pagina, una parola, un sintagma, una frase, un segno di interpunzione addirittura.
G. L. Beccaria, In contrattempo, Torino, Einaudi, 2022
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raccontidialiantis · 6 days ago
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Ecco, finalmente sei mia
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Sei docile e remissiva, sempre pronta all'obbedienza. Devota e desiderosa di sacrificarti per il mio piacere. Spoglia dei tuoi vestiti sei bellissima. Quando poi metti a nudo anche la tua anima per me, solo per me, sei ancora più attraente. La perfetta schiava. Insospettabile per tutto il resto del mondo. Sei una madre tenera ma decisa. Una donna intelligente e combattiva. La persona professionalmente più cazzuta che io conosca. E malgrado due gravidanze avute in giovane età, hai un corpo da urlo. Solo guardarti mi scombussola le sinapsi. Sul lavoro e nei rapporti con gli altri non ti fai mettere i piedi in testa da nessuno. Hai dovuto tirare fuori gli artigli e sviluppare gli anticorpi adatti, dopo che tuo marito se n’è scappato in sudamerica un anno fa. Vigliacco: questo è fare veramente male a una donna. Codardo, lui non è stato alla tua altezza.
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Per amare un fenomeno del cuore come te sarebbe bastato solo… esserci; il resto sarebbe venuto di conseguenza. Bisogna sempre fidarsi della vita. Che non sbaglia mai. Bastardo al quadrato: ne dovrà rendere conto a quei due angeli dei tuoi figli piccoli quando diventeranno uomini. Perché quel vero campione t'ha lasciata sola con quei due cuccioli da nutrire: di cibo, di puro amore e di tutto ciò che serve a crescerli. Dopo poco hai inoltrato opportuna richiesta di separazione per colpa. Arriverà presto. E personalmente non vedo l'ora. Io ero solo il tuo vicino cortese, quello che ti guardava con ammirazione e rispetto. Non visto, t’ho sempre guardato attentamente le gambe e il culo, però. E il tuo seno m’ha sempre fatto sognare. Comunque, t’ho aiutata come ho potuto, anche con le pratiche per la richiesta di separazione da quel verme.
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Perché quando qualcuno ha bisogno, tu lo aiuti. Punto. Tu poi sei veramente speciale, per me. Ma l’avrei capito solo dopo. E ti ho anche sopportata, in questi mesi: infatti hai il tuo bel caratterino, i tuoi gusti e le tue sacrosante esigenze. Infatti è proprio nel corso di uno dei nostri frequenti e aspri confronti che ho incidentalmente scoperto il tuo meraviglioso e insolito mondo emotivo nascosto. Avevamo avuto una discussione, non ricordo nemmeno più per quale motivo; i tuoi due figli erano uno all’asilo e l’altro a scuola e sia tu che io avevamo la mattinata libera dal lavoro. Verso le dieci sei venuta a casa mia per qualcosa… aspetta… ah, si: era a riguardo del posto macchina, perché mi allargo sempre un po’ troppo, mettendoci anche la moto. Cosa che ti impedisce di aprire completamente la porta del tuo ripostiglio.
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Qualcosa non mi quadrava: eri truccatissima e vestita per non fare prigionieri. Uno spettacolo e un miracolo di seduzione. Non t’avrebbe resistito un santo. Eri arrabbiata in modo esagerato, per una stupidaggine del genere. C’era un certo qual fuoco, in te. D’un tratto infatti hai alzato la voce e a sorpresa m’hai dato un bel pugno sul petto; stavi per darmi anche uno schiaffo e io t’ho bloccato il braccio, mentre con l’altra mano t’ho preso i capelli alla nuca, ma solo per farti sollevare il mento e guardarti fissa negli occhi. Volevo solo farti capire che dovevi calmarti: eccheccazzo! Tu m’hai guardato negli occhi per un secondo. Hai iniziato a piangere e poi ti sei messa in ginocchio davanti a me, ti sei afflosciata come una marionetta e a capo basso mi hai sussurrato: “adesso comandami” con la voce più dolce, tenera e adorabile del mondo.
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Io non capivo: ero interdetto e stupito! Ho chiesto subito scusa della mia rudezza imperdonabile e t'ho pregata di alzarti. Sono sempre stato gentile, con una donna. Ma ho dovuto capire presto che con te tutto sarebbe stato molto diverso. E nuovissimo, per me che non ero culturalmente preparato, a gestire una gemma d'amore puro e decisamente particolare come te nella mia vita. Tu restando in ginocchio hai continuato, con voce flautata: “Non capisci. Non devi scusarti. Da adesso, anzi: dal mio passato, eterno e per sempre tu sei il mio padrone e devi ordinami di servirti. Per favore, onora la mia supplica. Ne ho bisogno per continuare a vivere. Adesso hai capito, o mio signore?” Quindi sconvolto ho sollevato il tuo mento. Ho guardato i tuoi occhi: due diamanti purissimi di passione.
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T'ho aiutata ad alzarti, t’ho baciata per la prima volta ma ero molto sorpreso, perché mi sono reso conto che in qualche modo già conoscevo le tue labbra, quel tuo sapore. Ho avuto un dejà vu e t’ho stretta forte a me. Ho provato una sensazione come di “casa.” Quel fuoco era quindi un incendio d’amore che doveva assolutamente sfogare. E tu avevi scelto me. Da tempo, benedetta donna! E io stupido a non capirlo. Da quel primo momento, almeno una volta a settimana vediamo di far capitare la mezza giornata libera insieme. Preferibilmente di mattina, coi tuoi figli a scuola e all’asilo. So che posso fare della tua mente e del tuo corpo ciò che voglio. E quindi ti lego al guinzaglio, ti faccio camminare a quattro zampe, ti umilio nella tua dignità di donna. �� questo che vuoi veramente, da me.
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Me lo confessi ogni volta che facciamo l'amore. E ogni volta vuoi che spinga il gioco un po’ più a fondo. A volte non resisti e nel cuore della notte, mentre i tuoi figli dormono, vieni a casa mia per una mezz’ora o vengo io da te; stesso pianerottolo. Mi chiedi anche in quei rapidi incontri di darti piacere facendoti soffrire. Non manco mai di onorarti. Vuoi da me quel tipo di amore speciale. Che può essere molto coinvolgente. Sei un cucciolo smarrito. Vuoi essere dominata, comandata e quindi desideri provare tutte le durezze che posso infliggerti; null’altro ti soddisfa. Man mano, nella nostra sacra intimità sessuale, ho imparato ogni giorno di più a comandarti, a essere severo, per il tuo piacere. Sto evolvendomi assieme a te. Quando siamo da soli e sbagli a eseguire i piccoli compiti che ti ordino di svolgere - e lo fai apposta - ti infilo un plug o due e spesso ti lego anche, finché non chiederai scusa.
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Anche se, quando vedo le tue lacrime, mi viene solo una gran voglia di coccolarti e basta. Capisco però che proprio quando piangi è quello il momento in cui sublimi il tuo amore per me e godi. Sei fatta così e non potrei adorarti di più. Ma comunque ti curo come un fiore. Non deve mancarti nulla. Deve essere solo un gioco bellissimo, quello tra noi due. Molto realistico, però tu sei la mia rosa preziosa. T’ho anche preso un anello, pegno d’amore. Lo indossi di continuo, non lo togli neppure sotto la doccia. Mi hai confessato che è nella tua natura molto peculiare e rara desiderare il padrone che ti tenga sulla diritta via, che adori essere punita e per questo dopo l’amore mi ringrazi sempre. Vuoi soffrire per me, piccola grande donna: servirmi, darmi piacere. Posso anche strizzarti i capezzoli: e più li stringo, più sei felice.
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Mi dai il potere totale sul tuo corpo. Ti adoro. Vorrei sposarti, ma temo che nella routine matrimoniale perderei la mia meravigliosa schiava, quella che quando si manifesta è uno spettacolo di piacere e lussuria per entrambi. Tu magari a questa cosa del matrimonio pensaci, mentre adesso ti schiaffeggio e faccio diventare le tue stupende natiche di un caldo e bellissimo rosso carminio. Ecco: fra un po’ ti ordinerò di prendermi in bocca e farmi godere come sai. Obbedirai ossequiosa e mansueta. Intanto io giocherò coi tuoi seni. Li accarezzerò, manipolerò dolcemente. Ormai mi hai abituato e mi piace da impazzire, torturarti i capezzoli. Tu gongoli quando lo faccio. Ti senti lusingata e felice, se ti faccio capire in questo modo che adoro il tuo corpo. Quando starò per venire, ti chiederò di strizzarmi gentilmente i testicoli.
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Eseguirai alla lettera. E ti disseterò abbondantemente. Finito, aspetterai che ti permetta di togliere il mio uccello dalla bocca. Quindi, t’è già noto, dovrai predisporti sul letto a pancia sotto. Muta e scrupolosa, avrai anche cosparso il tuo ano di vaselina. Gi�� sai cosa ti aspetta e metterai da sola la gag ball in bocca. Io te la chiuderò dietro al collo. E te lo bacerò con trasporto, ringraziando segretamente Dio. Rito religioso, questo. Aspetterai, gambe ben allargate e braccia aperte. Le tue viscere mi riconosceranno anche stasera. Accoglierai la mia crema di maschio. Bravissima, la mia schiava. Poi però sai anche che stasera vorrò vederti bella come una dea e che ti porterò a cena fuori, rigorosamente coi tuoi figli. Che adoro. Almeno quanto adoro avere te, solo te, sotto di me. Sono entrambi miei privilegi. Tra noi due, il vero schiavo d’amore sono io.
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RDA
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ma-come-mai · 1 year ago
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L'educazione delle masse è stata assunta dalla televisione. E la televisione è dovunque nelle mani dei privati, cioè del Potere. Dunque agisce nel loro interesse, e contro l'interesse degli spettatori, cioè delle masse. Solo che il suo funzionamento è assai più pervasivo, più potente, più subdolo: l'educazione si realizza manipolando. E la manipolazione avviene in forme accattivanti, divertenti, solleticanti, tendenti al massimo ascolto.
Così siamo stati “educati". Dunque il problema all'ordine del giorno è mettere a fuoco una verità elementare. È la tv a plasmare gli individui e a definire lo stato psicologico, intellettuale, morale di un popolo intero. In quanto tale, essa non dovrebbe essere né al servizio dei pochi, né fuori dal controllo democratico dei molti. In una società “debole”, cioè con un livello civile ridotto o elementare, la tv ha effetti più devastanti. Cento trasmissioni sono devastanti per lo stato intellettuale e morale di un intero paese. Hanno prodotto lo spettacolo necessario per stemperare gli obiettivi di trasformazione sociale; per oscurare, marginalizzare, ridicolizzare la critica al sistema; per produrre il rumore di fondo sufficiente a impedire l’ascolto di altre voci (…).
Penso che per fare la televisione bisogna avere la patente. Perché l'informazione è un diritto e non può essere subordinata al mercato; perché la cultura è un patrimonio comune; perché l'educazione è un dovere.
Pier Paolo Pasolini
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t-annhauser · 5 months ago
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C'è un grosso incendio sulla pre-Sila, perché alla mancanza d'acqua si accompagna anche il divertimento di bruciare tutto, è un rapporto odio/amore che i piromani intrattengono con la natura matrigna. Fra un poco arriveranno i panciuti elicotteri della forestale con i loro addomi carichi di ritardante, come quello che si spalma sui goldoni, uno spettacolo senza pari che nemmeno le olimpiadi. Il fuoco piace al tipo australe, non passa sera, estate e inverno, che non facciano i botti, a me che danno fastidio anche i palloncini che scoppiano è la condizione ideale per mantenermi sempre vigile e all'erta. A ben guardare anche la passione per il peperoncino denota questa smania per le cose che bruciano, brucia tutto, la Sila, il sole, il gargarozzo, mi sento come una ricottina pallida che squaglia sotto il sole.
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orenzel · 29 days ago
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La continuità è una costante che mi viene a mancare; i tranguardi raggiunti con fatica e dedizione, che dovrebber far divampare il fuoco della volontà, non recano quella soddisfazione adatta a mantenere accesa la fiamma. C'è un principio del senso del dovere nella cosa ma spesso il fumo delle sue ceneri, una volta spenta la fiamma, impasta con la sua densità il piacere che l'impegnarsi reca nell'attraversare il traguardo e il senso dell'atto viene meno al suo risultato - per quanto nobile possa essere. Questo è il motivo principale per cui ad ogni Atto di vita il sipario cala sugli attori ricominciando poi da un nuovo spettacolo, con nuovi attori, con nuove storie o nuove passioni in un circolo eterno di atti non conclusi, abbandonati o parzialmente iniziati.
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mtonino · 2 months ago
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30° MedFilm Festival - concorso cortometraggi
Amplified (2024) Dina Naser - disabilità e infanzia temi delicati che la regista giordana tratta con abilità lavorando molto sul sonoro. Forse troppa carne al fuoco dal punto di vista narrativo.
Valerija (2024) Sara Jurincic - un viaggio nella memoria di due donne dove le immagini riuniscono vivi e morti, interessanti le tecniche sperimentali utilizzate, ma non coinvolge.
The Form (2024) Melika Pazoukiv - la storia di una quindicenne iraniana che si appresta a un incontro sessuale, buonissime le premesse, me non del tutto sviluppate.
I corti sono disponibili per gli abbonati MyMovies One nei giorni del festival
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Spettacolo cuore luminarie
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exclusivepropertyrealestate · 2 months ago
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On August 16, 2024, the serene coastal town of Vasto Marina transformed into a dazzling spectacle as breathtaking fireworks lit up the night sky over the Gulf. Locals and tourists alike gathered along the sandy beaches and picturesque promenades to witness the vibrant display of colors reflecting brilliantly off the tranquil waters of the Adriatic Sea. The joyous explosions of light and sound created an enchanting atmosphere, celebrating the rich culture and lively spirit of this charming Italian seaside destination.
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occhietti · 1 year ago
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Passiamo una vita a spegnere.
Di tutto.
Emozioni, sogni, sorrisi, urla, sguardi. Il fuoco che abbiamo dentro.
Per poi renderci conto, ad un certo punto, che siamo nati per accendere.
Abbiamo una tigre dentro di noi
che ruggisce per essere liberata.
La teniamo in gabbia, al guinzaglio. Stiamo ben attenti a tenerla buona, a bada il più possibile. E se inizia a muoversi, la puniamo.
La vogliamo far zittire, immobilizzare, morire. Spegnere.
Non sappiamo più come si fa ad accendere.
L'entusiasmo, la saggezza, la quiete.
Perché siamo abituati a buttare acqua sul fuoco. Subito!
Crediamo di doverlo controllare per paura di bruciarsi. E ci perdiamo così tutto lo spettacolo delle sue scintille.
Per spegnere, dobbiamo impiegare una marea di energie.
Quando invece basterebbe osservare quel fuoco scoppiettante, gustarsi il calore e accarezzare la nostra tigre arrabbiata per sentirci vitali, traboccanti di forze, accesi di vita.
È il momento di lasciare galoppare libero il nostro cuore, di farlo andare verso praterie sconfinate, di fidarci del suo saggio intuito, di farlo nitrire di gioia incontenibile!
È ora di sfamare di vita la nostra belva interiore!
- Elena Bernabè
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multiverseofseries · 9 months ago
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Dune - Parte Due, un sequel imponente, tra continuità e naturale evoluzione
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Ci siamo. Finalmente
Finalmente perché è uno di quei film che sono in grado di portare il pubblico in massa nelle sale. Finalmente perché è indubbiamente il tipo di produzione di cui il cinema ha bisogno per solleticare l'immaginario degli spettatori e mostrare come e quanto il grande schermo possa fare ancora la differenza rispetto all'ormai abituale visione casalinga.
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L’attesa è stata ampiamente ripagata da quanto si è potutto vedere, perché ha contribuito nell’ accrescere l’ hype per questo secondo capitolo e anche perché arriva in un periodo meno carico di novità rispetto lo scorso autunno, quando era programmata inizialmente la sua uscita. 
Dune - Parte Due si presenta al proprio pubblico in una perfetta continuità con quanto visto nella prima parte, non solo continuando ma anche sviluppando la storia che era stata impostata, rappresentandone la naturale evoluzione sia in termini narrativi che  espressivi. Resta il Dune che molti avevano amato nella sua prima parte alzano però l'asticella sotto molti punti di vista.
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Dune - Parte Due riparte da dove ci aveva lasciato, da quella conclusione che a molti aveva lasciato l'amaro in bocca. La seconda parte riprende l'arco narrativo di Paul Atreides (Timothée Chalamet) e le fila del racconto in senso ampio e compiuto. In questa seconda parte molto più spazio è finalmente dedicato al personaggio di Zendaya che nella prima parte aveva un ruolo molto introduttivo. Ed è alla Chani di Zendaya e ai Fremen che Paul si unisce, alla ricerca della vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia e per fermare quel terribile futuro che è in grado di prevedere. Una missione che mette Paul davanti a sfide e scelte, portando avanti la componente drammatica ed epica che l'adattamento di Villeneuve aveva già introdotto nel precedente.
Denis Villeneuve ci riconduce in un mondo affascinante e costruisce il film attorno ai suoi personaggi: il suo Dune, pure essendo un grande spettacolo visivo, è anche sopratutto la loro storia che il regista asseconda sia in termini di scelte visive che per la fotografia. L'autore di Arrival e Blade Runner 2049 ci mette faccia a faccia con le scelte che deve compiere Paul per poter portare avanti la sua missione, ma sopratutto si affida per dare cuore e forza al racconto alla Chani di Zendaya, forse uno dei personaggi con il percorso più solido e strutturato. Se però lei non è una novità assoluta, lo è invece Austin Butler con il suo Feyd-Rautha Harkonnen, figura enigmatica e folle, a cui l'attore dà vita sia nello sguardo che nelle movenze, in un perfetto equilibrio su un filo sottilissimo senza scivolare in eccessi che l'avrebbero potuto rendere una macchietta.
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Peccato per le altre New Entry che hanno poco spazio, che come per Zendaya nel capitolo precedenti fanno capolino nella storia in attesa di avere maggior spazio e ulteriore importanza nel seguito. È il caso di Florence Pugh e Christopher Walken, la cui valutazione andrà ragionata sulla lunga distanza e sulla trilogia che Villeneuve ha in mente. Si tratta in ogni caso di limiti dovuti alle scelte di scrittura e costruzione narrativa su più film, piuttosto che valenza e qualità degli attori, perché tutto il cast e la relativa resa visiva è sempre a fuoco e ottimale.
C'è infatti continuità narrativa e visiva in Dune - Parte Due rispetto al suo precedessore. Il nuovo film riprende e amplifica quanto già visto con coerenza stilistica e contenutistica, un aspetto che consideriamo come uno dei suoi pregi, ed è qualcosa di non così scontato come potrebbe sembrare. Il Dune di Villeneuve si dimostra un'opera unica e potente. Nessun compromesso a cui sottostare, Villeneuve, nel dettare i tempi del suo racconto, lo porta avanti con un andamento calmo e ragionato ma allo stesso tempo potente e travolgente: non c'è scena di Dune - Parte Due che non lasci il segno, che sia un semplice dialogo o una battaglia che lascia senza fiato.
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Ci si sente travolti dalla sabbia del deserto di Arrakis, tremano le gambe quando ci si trova faccia a faccia con i possenti vermi che abitano quei luoghi, e si freme di emozione nei momenti più intensi ed emotivi. Si partecipa alla visione e ci si immerge al suo interno sostenuti dalla musica di un Hans Zimmer e da una fotografia d'impatto capace di adattarsi ai diversi momenti e luoghi del film e dei personaggi. Dune - Parte Due prende a piene mani quanto c'era già di buono nel capitolo precedente e fa quel passo in avanti che ci si aspettava e augurava. E travolge lo spettatore come una tempesta di sabbia.
Concludendo Dune Parte 2 è un sequel in perfetta continuità con quanto visto nel precedente, un secondo film che affonda a piene mani in quanto di buono e forte era già presente nel primo capitolo e lo sviluppa con coerenza. Una vera e prorpia evoluzione, più che una sola continuazione di quanto già visto, che porta alla realizzazione del percorso di alcuni personaggi, sviluppandone altri soltanto accennandoli e guarda avanti introducendo altri elementi che la possibile e probabile terza parte avrà modo di approfondire. Molto a fuoco tutto il cast, ma è la messa in scena del racconto da parte di Denis Villeneuve a lasciare davvero senza fiato, grazie alla potenza e magnificenza della costruzione audio-visiva. Un film da vedere e da ammirare.
Perché ci piace
- La coerenza con cui vengono sviluppati i discorsi introdotti nella prima parte, sia dal punto di vista narrativo che visivo.
- La potenza della messa in scena e tutto il comparto audio-visivo del film.
- Un Hans Zimmer in stato di grazia nel sostenere il racconto con la sua colonna sonora.
- La Chani di Zendaya, su cui è stato fatto un ottimo lavoro di scrittura e costruzione narrativa.
- Timothée Chalamet, Zendaya e tutto il cast.
Cosa non va
- … al netto di un paio di personaggi che sono solo introdotti e che dovremo aspettare di veder sviluppati nella possibile Parte Tre.
- Se eravate scettici dopo il primo film, è possibile che anche il secondo non vi travolga. Ma per qualità e potenza vale la pena di provare.
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raccontidialiantis · 26 days ago
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Inatteso sviluppo
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Lavoro a 700 km da casa da quando mi sono laureato, due anni e mezzo fa. In questa città del nord sono solo; dopo i primi mesi, purtroppo con la mia ragazza lontana ci siamo lasciati, di comune accordo. Era inevitabile che accadesse, credo. Qualcun altro è antrato nel suo cuore. E non solo nel cuore, credo. I miei vicini di pianerottolo sono Aldo e Mirta, una coppia di mezz'età, con un figlio che anche lui lavora lontano, in Belgio. Aldo fa il rappresentante di casalinghi e serve quattro regioni. Lei invece lavora in Comune.
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Sembrerebbero due tipi abbastanza anonimi, senonché nella prima estate ho avuto modo di osservare meglio lei: sui quarantacinque, un po’ in carne ma messa molto bene. Due gambe perfette, nervosette e un culo bello tondo. Seno appena un po’ morbido. Un frutto succoso. Da parte mia però non mi sono mai permesso nulla di scorretto, per carità. Ottimi rapporti di vicinanza. Ieri pomeriggio l'ho accompagnata di fretta prima sul luogo di uno scontro frontale e poi all'ospedale.
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Aldo ha avuto infatti un incidente ed era inchiodato al letto: con una gamba da ingessare quando si sarà sgonfiata e numerose escoriazioni. Mirta si è spaventata a morte. Perché all'inizio, a giudicare dalle macchine coinvolte nel sinistro, accaduto proprio vicino casa, sembrava che i due guidatori coinvolti fossero gravissimi o peggio. Piangeva, si sentiva persa e si aggrappava a me.
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Per fortuna invece, dopo un paio d'ore di taglio di lamiere li hanno estratti vivi entrambi e portati via in ambulanza. Quando verso le sei ci hanno fatto uscire dalla corsia, per consentire ai malati di cenare e poi di dormire in pace, constatato che Aldo comunque ragionava bene seppur sedato, lei s'è calmata e siamo tornati a casa.
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Stavo per salutarla sulla soglia, quando mi ha detto che non voleva stare da sola, che mi avrebbe preparato la cena e che doveva assolutamente ringraziarmi per l'aiuto e il supporto: oggi pomeriggio aveva proprio pensato di non farcela. Ho accettato e ho aiutato ad apparecchiare, a mettere l'acqua sul fuoco, altre cose varie e poi mi sono sdraiato sul divano.
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Mirta è andata a mettersi comoda. E mio malgrado ho potuto godermi lo spettacolo. Perché di traverso, dal divano sporgendosi un po’ si vede la camera da letto e la porta era semiaperta: ho visto che si è tolta le mutandine, il reggiseno e s'è lasciata le autoreggenti. Poi sopra ha indossato soltanto una leggerissima vestaglia rossa di raso lucido.
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Finalmente abbiamo mangiato qualcosa; durante la cena ci siamo potuti finalmente rilassare un po’ e persino ridere insieme. Be’, rilassarsi più lei che io, veramente: al pensiero di quella bella manza, completamente nuda sotto una vestaglia sottile, io ero con il mio organo continuamente in tiro. Costantemente sul punto di scoppiare! Che tortura dolcissima.
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Mi ha parlato di lei, delle sue aspettative di donna che si sente ancora bella: “tu sei giovane. Dimmi sinceramente se pensi che io sia attraente o no.” Dell'amore, che è la cosa più importante che ci sia. Mi ha chiesto, guardandomi fisso negli occhi, se avevo una fidanzata. Poi mi ha messo a parte della sua stanca routine matrimoniale: niente più sesso da qualche anno…
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E a quel punto mi ha detto di aspettare ancora due minuti, che m'avrebbe preparato il caffè. Dopo poco è tornata e me ne ha versato una tazzina; mi ci ha messo dentro un po’ di correzione al cognac e due cucchiaini di zucchero di canna. Ha fatto tutto standomi di fianco: la sua coscia sinistra contro il mio braccio destro, che era pericolosamente vicino allo spacco socchiuso della vestaglia.
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Aspettava che le facessi un complimento per il caffè e per la cena. Però mi sembrava evidente che volesse anche altro. Quando ho iniziato a bere il caffè, lei non si è spostata di un millimetro; anzi se possibile premeva ancora di più e potevo ormai sentire le labbra della sua fica poggiarsi sulla mia camicia e contro il mio braccio. Mi guardava fisso negli occhi.
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Non ho potuto farne a meno: mentre bevevo il caffè con la mano sinistra, ho infilato pian piano la destra nello spacco e ho iniziato ad accarezzarle dapprima l'interno delle calze, per vedere se ciò che stava succedendo fosse a lei gradito. Poi ho preso a salirle piano tra le cosce, che lei allargava per agevolarmi; per finire con l'infilarle spudoratamente il medio in mezzo al pelo curato.
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Vi ho trovato una passera calda, lubrificata, profumata e accogliente. Una vera gioia per qualsiasi uomo: con la vestaglia ora tutta aperta davanti e la mia mano a stimolarla, sentivo infatti l'odore buonissimo della sua meravigliosa fica invadermi l'olfatto da padrone. E percepivo i suoi movimenti d'anca. Toccavo le grandi e piccole labbra di una donna moglie e madre: un mio sogno proibito che diventava realtà.
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Gemeva, mi carezzava la testa: tutti segni del fatto che apprezzava molto la mia lenta esplorazione. A un tratto, finito il caffè, mi sono alzato: le ho aperto tutta la vestaglia. Gliela ho tolta e l'ho gettata via: da vicino era proprio una femmina stupenda! Molto meglio di come l'avevo immaginata. Stando ancora in piedi, le ho succhiato e gustato per un po’ i seni.
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Erano un vero e proprio dessert. L'ho infine guidata verso la camera da letto; lei docile non si è opposta. Arrivati, le ho detto serissimo: “Mirta scusami, ma ti devo proprio scopare. Non ce la faccio più. Prima mi hai chiesto se ti trovo attraente. Guarda l'effetto che mi fai…” e mi sono spogliato, lasciandole ammirare il mio membro in tiro. Lei ha riso di felicità, diventando rossa in viso.
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Mi ha confessato che quella sarebbe stata la prima volta che tradiva Aldo, fino ad allora l'unico uomo che l'avesse mai avuta. Poi mi ha lusingato, confidandomi molto intimamente che mi desiderava da tempo, che voleva tantissimo essere posseduta da me, che sognava a occhi aperti di essere profondamente mia e voleva che accadesse proprio nel talamo coniugale. Aldo non la scopava ormai per mesi e mesi. E anche nelle rare volte in cui questo succedeva, era sempre una cosa scialba, di due o tre minuti al massimo.
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Da me lei desiderava sesso, vigore, durata, mascolinità, dominazione, parole oscene e ordini da eseguire. Voleva tutto. Poi desiderava finalmente sentire cosa si prova a essere inculata e aveva un forte desiderio di succhiare il mio cazzo a lungo. Voleva con ogni fibra del suo essere ingoiare il seme di un uomo. Mi disse che ogni mio desiderio sarebbe stato per lei un dovere.
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E infine voleva masturbarmi spesso nei giorni a seguire, se non avessimo avuto che pochi minuti a disposizione. Tutte cose che al marito, cattolico praticante, devoto osservante e fedele della parrocchia locale, non erano mai neppure passate per la testa. In poche parole: Mirta dopo tanto tribolare voleva sentirsi donna, desiderata, concupita, violata. Voleva essere nel peccato e nel segreto. E aveva bisogno di esplorare tutto il repertorio dei sensi.
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Una vera benedizione divina, per me. Non potevo desiderare di meglio: almeno un paio di sere a settimana infatti Aldo per i suoi giri di campionario rimaneva a dormire fuori. Mirta gliel'avrei tenuta in caldo io. Con gran piacere di entrambi. Le ho consigliato di iniziare a prendere la pillola. Dall'indomani… Quando poi Aldo sarebbe tornato a casa ci saremmo organizzati.
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RDA
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camillaerotica · 2 months ago
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Mi esibisco nella metro
Era una giornata come tante altre nella metropolitana di una città che non dorme mai. I vagoni erano gremiti di persone, un miscuglio di vite e storie che si sfioravano senza toccarsi veramente. Io ero lì, in mezzo a quella folla, con un segreto che pulsava tra le gambe.
Mi ero svegliata con un desiderio ardente, un fuoco che avevo deciso di non spegnere. Avevo scelto di indossare una gonna leggera, senza biancheria intima, sentendo il tessuto sfiorarmi la pelle come una carezza clandestina. Ogni passo era un promemoria del gioco pericoloso che avevo in mente.
Appoggiata al muro del vagone, apparentemente intenta a leggere le notizie sul mio telefono, iniziai a muovere impercettibilmente il piede, accavallando le gambe in modo da far scivolare l'interno coscia contro la mia vulva già sensibile. Il contatto era lieve, ma sufficiente a farmi sentire bagnata e gonfia di desiderio.
La mia mano scivolò lentamente lungo la coscia, fingendo di sistemare la gonna, ma in realtà cercando il calore umido del mio sesso. Le dita si infilarono tra le pieghe della mia fica leggermente pelosa, trovando il clitoride già teso e pulsante. Un brivido mi percorse la schiena e fui certa che nessuno potesse notare il leggero tremore delle mie labbra.
Con movimenti circolari, iniziai a stuzzicare il mio clitoride, aumentando lentamente la pressione. La mia vagina si contraeva, anelando alla penetrazione che avrei voluto, ma sapevo che quello non era il luogo né il momento per un cazzo vero. Dovevo accontentarmi delle mie dita, che si muovevano con una maestria che solo l'autoesplorazione può insegnare.
Mentre mi abbandonavo a quel piacere clandestino, i miei occhi si posarono su un uomo seduto di fronte a me. I suoi occhi erano fissi sul suo giornale, ma ogni tanto si sollevavano appena, come se cercassero qualcosa. Feci in modo che la mia gonna si sollevasse leggermente, rivelando per un attimo la mia figa. Il suo sguardo si fermò, e un sorriso si disegnò sulle sue labbra. Sapevo che avrebbe potuto immaginare cosa stesse accadendo sotto quel tessuto che si muoveva al ritmo dei miei movimenti.
La mia eccitazione cresceva, alimentata dall'idea di essere osservata. Inserii una, poi due dita nella mia vagina, sentendo le pareti calde e accoglienti stringersi intorno a loro. Pompavo lentamente, mentre con il pollice continuavo a massaggiare il mio clitoride. Il piacere si accumulava, una tensione dolce e incessante che mi spingeva verso l'abisso.
La mia respirazione divenne più affannosa, e dovetti fare attenzione a non tradire il mio stato di estasi imminente. Mi morsi il labbro, trattenendo un gemito mentre la mia mano libera si stringeva intorno alla ringhiera, fingendo di cercare equilibrio. La verità era che stavo perdendo il controllo, e ogni fibra del mio essere era tesa verso il culmine.
E poi successe. Un'esplosione di piacere mi travolse, partendo dal mio ventre e irradiandosi in onde continue che mi facevano tremare. La mia vagina si contrasse intorno alle dita, mentre la mia mano si bagnava del mio stesso piacere. Un calore intenso mi avvolse, e per un attimo il mondo intorno a me svanì, sostituito da una nebbia di pura estasi.
Quando riaprii gli occhi, l'uomo era ancora lì, e i suoi occhi incontrarono i miei. Capimmo entrambi senza bisogno di parole. Aveva assistito allo spettacolo più intimo che potessi offrire, e il suo sguardo era un misto di ammirazione e desiderio inappagato.
Mi sistemai con calma, riducendo il battito accelerato, e mi preparai a scendere alla mia fermata. Avevo raggiunto il mio obiettivo, avevo trasformato un viaggio ordinario in un'avventura erotica, lasciando dietro di me una scia di desiderio e la conoscenza che, a volte, il piacere più intenso può nascondersi in piena vista.
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tulipanico · 1 year ago
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Guardo l'alba, ogni volta, con l'entusiasmo di bambina. Mi sento come se violassi uno spazio in cui non è consentito entrare, come se io stessi assistendo ad uno spettacolo non fatto per i miei occhi. Ogni volta mi pare impossibile che lì, proprio da quel punto appena un poco più luminoso, possa levarsi un sole di fuoco, ed invece semplicemente accade. Mi disarma la bellezza che può esserci intorno quotidianamente, e soprattutto come questa accada senza che nessuno la contempli. Al punto che mi chiedo se esista davvero, se non vista. Questa mattina c'era la musica ed un sacco di gente, c'era l'amore fatto non di baci ma di un leggero sfiorarsi. C'era un sacco di luce, vorrei saperla rubare, tenerla per me.
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