#Roberto Roversi
Explore tagged Tumblr posts
iosonoblu · 3 months ago
Text
Tumblr media
2 notes · View notes
lunamarish · 2 years ago
Text
Corre l’indice sull’ultima mappa rimasta.
L’indice (il dito della sapienza, dell’orgoglio) striscia alla ricerca del suo oggi e del suo domani fugge dal suo passato alle volte è incerto cerca il suo sonno il suo trionfo il suo percorso e poi fu notte si alzò un vento agro le città intorno ai monti spensero i lumi si accese un’alba verde gialla promise sorprese.
Il dito sulla mappa continua a cercare cercare cercare indica fiumi foreste frontiere.
Roberto Roversi
4 notes · View notes
marcogiovenale · 3 months ago
Text
'l'ospite ingrato', n. 16: sezione monografica su roberto roversi
Sezione monografica «La libertà è difficile». Per Roberto Roversi, in ‘L’ospite ingrato’, 16, II (2024), a cura di Gabriele Fichera, Fabio Moliterni, Tiziano Toracca.https://oaj.fupress.net/index.php/oi/issue/view/921Grazie a Niccolò Scaffai e a L’ospite ingrato – Rivista online del Centro Franco Fortini.
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
hornworts · 1 month ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
VOGUE ITALIA September 1998 editorial photographed by Paolo Roversi and styled by Alice Gentilucci
21 notes · View notes
angelap3 · 25 days ago
Text
Lucio Dalla - 4 Marzo 1943 (Video Live)
youtube
❤️❤️❤️
Oggi è il 4 Marzo, ed in questo giorno, nel 1943, a Bologna nasceva il grande cantante Lucio Dalla. Veniva da una formazione musicale jazzistica (suonava il pianoforte e con grande abilità anche il sax ed il clarinetto), iniziò la sua carriera nella “Rheno Dixieland Band” suonando con Pupi Avati (che divenne poi regista) e con la quale vinse il primo Festival Europeo del Jazz, ad Antibes. Divenuto un virtuoso del clarinetto, ebbe in seguito occasione di suonare con grandi del Jazz mondiale come Chet Baker, Bud Powell, Charles Mingus ed Eric Dolphy, Iniziò l'attività di cantante negli anni '60, con i “Flippers”, che furono anche il gruppo di supporto di Edoardo Vianello, ma durante il Cantagiro del 1963, Gino Paoli lo convinse ad intraprendere la carriera da solista e nel 1964 Lucio Dalla incise il suo primo singolo come leader, scrivendo le musiche. Fu personaggio molto stravagante ed anticonvenzionale. Partecipò al Festival di Sanremo in diverse edizioni e da lì, grazie alla sua originalità ed alle sue particolari doti canore, iniziò il suo successo nazionale. Nei primi anni '70 per i testi chiese la collaborazione al poeta bolognese Roberto Roversi, e pubblicò tre long playing considerati fondamentali per la sua carriera. Nella maturità del suo percorso fu anche paroliere ed autore dei suoi testi affermandosi come uno tra i più innovativi cantautori italiani e donando alle sue composizioni un rapporto tra testi e ricerca qualitativa musicale tra i più significativi di tutta la storia cantautoriale italiana. Morì nel 2012, a Montreaux, in Svizzera, a 69 anni..
Bruno Pollacci
Direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa
Buongiorno....cosi🌈
Tumblr media
32 notes · View notes
canesenzafissadimora · 2 months ago
Text
Una donna è vecchia quando non ha più giovinezza!
Tumblr media
Roberto Roversi
10 notes · View notes
greenbor · 6 months ago
Text
Scelto da https://www.tumblr.com/maripersempre-21
Non posso tenerti per mano e allora ti tengo nel cuore. Ed è lì che sei e sarai presenza, eterna. Ed è quello il posto più bello che ho.
Mi diranno che non posso toccarti. Vero, ma nel cuore io ti sento.
Mi diranno che non posso vederti. Vero, ma gli occhi ricoprono le distanze e nel cuore non c'è distanza.
Mi diranno che non posso udire la tua voce. Vero, ma io ti ascolto e in me fai rumore! Mi diranno che non posso parlarti. Vero. Ma cosa servono le parole, tu mi fai battere il cuore. E se il cuore è l'organo della vita, anche se io non ti tengo per mano, non ti vedo e non ti parlo, faccio molto di più, ti tengo nel cuore...
io ti tengo nella mia vita."
F. Roversi
Tumblr media
4 notes · View notes
lucianopagano · 2 months ago
Text
Roberto Roversi, Giovanni Raboni, due raccolte di versi per raccontare la Storia.
«Versi guerrieri e amorosi» (Einaudi, 1990) di Giovanni Raboni, e «Dopo Campoformio» (Einaudi, 1965) di Roberto Roversi, sono due raccolte che in modo diverso si rapportano alla storia, trasfigurando – la prima – episodi personali, e utilizzando un approccio materialista per evocare episodi collettivi – la seconda.
«Dopo Campoformio» (scritto tra il 1955-1960 a eccezione della poesia dedicata al Vajont) è un racconto in versi dalla pianura del Po, tra il Dopoguerra e gli anni Sessanta. È il paesaggio, con la natura, il duro lavoro dei campi, l’argomento principale. Le specie vegetali, le specie animali della vita campagnola, il cane, l’asino. La durezza della vita nei campi. L’inizio di un sottile cambiamento sociale, con un passaggio di testimone tra generazioni. L’anelito è storico, Treblinka, Hiroshima. Roberto Roversi scrive da un paesaggio, il suo, emiliano, degli anni Sessanta, di coloro che durante la seconda guerra mondiale erano bambini e adesso hanno venti anni, e hanno vissuto da vicino l’atrocità della guerra.
«Dopo Campoformio» è la cifra stilistica (Stefano Giovanardi) più equilibrata e riuscita, nell’arco spazio-temporale, almeno fino a metà anni Novanta, di Roberto Roversi.
L’autore in «Dopo Campoformio» segue tre attitudini che mutano nel corso della lettura, in una raccolta dall’ideale andatura poematica. La prima parte è storica, più storica e meno cronachistica, il linguaggio è più aderente alla visione e meno alla poesia. Nella parte centrale (sia per le assonanze interne, che per il metro, spesso tradizionale) è come se Roversi prendesse consapevolezza del discorso poetico entro il quale ci si deve muovere, pur raccontando la storia recente: è come se nella parte centrale della raccolta la poesia sia preponderante. La parte conclusiva, appena prima di «La bomba di Hiroshima», si avvia verso un finale di cronaca, dedicato al Vajont, volutamente confuso, «Iconografia ufficiale» perché riprende, trasmettendo la concitazione del momento e il susseguirsi di notizie, il narrato giornalistico dei fatti del 9 ottobre 1963. A una partenza, un abbrivio quasi epico e evocativo del passaggio dalla fine della guerra all’epoca contemporanea, segue una parte più didascalica, anche se questo aggettivo in poesia ha un’accezione così negativa che andrebbe revisionata, più che di “didascalia” si potrebbe parlare di “racconto in versi”. La parte finale si trasforma lentamente in una presa d’atto fotografica del reale. Gli echi poetici colgono nel Novecento storico, con “terre desolate”, “bosco sacro”, “lume spento”, facendo pensare che sull’asse Eliot-Pound si possa cogliere anche quell’ispirazione al «montaggio» della fabbrica poetica; d’altro canto “lo spedale”, “gli unguenti”, “le umane genti dissidenti”, sono piccole forme di resistenza a un lessico, che lascia poi il passo alla sperimentazione, con riferimenti, citazioni nascoste, passaggi anche metricamente e consapevolmente tradizionali. 
Ci si può costruire un epos della terra, un nostos? I titoli delle sezioni dedicate al paesaggio sono per l’appunto «Una terra», «La raccolta del fieno», «Pianura padana», vicini come sensibilità alla poetica di Attilio Bertolucci, per citare un esempio analogo per longitudini e latitudini, anche se qui si tratta del vero e proprio romanzo in versi, «La camera da letto» dove Bertolucci mette il luogo e la storia individuali al centro, mentre «Dopo Campoformio» mette la Storia al centro, in un luogo meta-storico che viene creato per farvi agire la scrittura. Dopo sessanta anni il risultato, che conserva uno sperimentalismo vivido, non proviene da una tradizione, né la crea, essendo debitore di un’atmosfera da messa in discussione della storia, cantiere aperto, tipica del periodo a ridosso e finalmente fuori dal secondo conflitto mondiale. Gli anni Sessanta con gli ex-fascisti scampati all’epurazione post-bellica che erano stati reinseriti nell’Italia Repubblicana, doveva essere difficile da esperire e digerire.
Roberto Roversi, nella nota che accompagna i testi in coda al volume, cita il preciso momento storico in cui sono nate queste poesie: «Scritte tra il 1955 e il 1960 (tranne l’ultima che è un montaggio), le composizioni che qui si ripresentano, dopo una diversa edizione, hanno una collocazione dentro a un tempo ben preciso in cui vogliono e devono confondersi e riconoscersi (dai fatti d’Ungheria all’esplosione di Krusciov); e in cui trovano i rimandi e i riscontri necessari per l’intelligenza delle cose dette o solamente accennate con arguzia (spesso con un autentico dolore intellettuale). In quel tempo imprevedibile e caotico nel senso del nuovo che cominciava, si collocano; e con questo tempo affatto remoto (e i suoi atti e i suoi fatti) amano misurarsi e scontrarsi». 
«Dopo Campoformio», cioè, nasce da una frattura storica, da un dialogo col presente, da una critica sia costruttiva che decostruttiva dei fatti, da una presa di posizione con la politica. Sta qui il senso del rapporto tra il poeta e la realtà, un senso che oggi sarebbe sempre più auspicabile in poesia.
«Versi guerrieri e amorosi» di Giovanni Raboni, contiene, nella sua prima sezione, poesie in cui viene evocata con realismo e crudezza l’atmosfera quotidiana in cui si viveva durante la seconda guerra mondiale. Raboni allora aveva tra gli otto e i dodici/tredici anni, mescola i ricordi personali a quelli di chi viveva la stessa situazione. Sono poesie che aspirano visivamente a una forma chiusa, scritte da un uomo che ha superato i cinquanta anni, e che si confronta con una lingua “altra” (solo con due ‘incursioni’ esterne, “audio”, “superfuturo”), un gergo proveniente dal passato. La guerra è tutta qui, nel suo orrore, nella spietatezza che viene trasfigurata dallo sguardo poetico «Non stava a noi risolvere / il rebus della cena / scaraventando in scena / le sostitute povere // delle pietanze a poca / luce d’acetilene / o abbreviando le pene / gutturali dell’oca // ma essere personaggi / di quella storia, perdere / proprio quella partita // quando per contumacia / di te s’era smarrita / in un forno la vita». 
Se l’atteggiamento di Roversi nei confronti della storia è quello del cronista, il Raboni dei «versi guerrieri» si fa reduce e sopravvissuto, e descrive in prima persona gli stati d’animo e gli episodi della quotidianità in guerra. La trasfigurazione che realizza grazie all’utilizzo di una forma tradizionale affida la storia alla poesia e, a distanza di trentacinque anni leggiamo un diario poetico che però non ha nessuno dei difetti stilistici e delle scadenze (non “scansioni”) temporali del diarismo. All’inizio della raccolta una citazione di Goethe: «Bisogna confessare che ogni poesia converte i soggetti che tratta in anacronismi» – non in “astoricismi” – ci mette in guardia sul fatto che il lirismo è la chiave d’accesso per una realtà che, descritta, cessa di essere immediatamente sé stessa per divenire simbolo, di tutte le guerre, di tutti gli amori, di tutte le persecuzioni, in un anelito del quale l’individuo non cessa di importare alla storia bensì termina nella poesia una parabola egoica e si abbandona a un flusso di fatti. Una poesia che ci racconta di tutti, ma che sarebbe impossibilitata a farlo se non fosse racconto di uno; non si tratta comunque di cronaca ed è molto più “dantesca” rispetto alla “storiografia poetica” di «Dopo Campoformio».
Tumblr media
Quello che emerge dai «Versi guerrieri e amorosi» di Giovanni Raboni è un sentimento che la forma rigorosa non trattiene né nasconde, anzi, sembra quasi che il rigore formale coincida con l’umana dignità, e sia l’unica cosa capace di trattenerci dal pianto.
Luciano Pagano
(in foto Giovanni Raboni, Roberto Roversi, fonte Wikipedia)
1 note · View note
cerentari · 8 months ago
Text
(2) da 25 poesie autografe di Roberto Roversi
Roberto Roversi (Bologna, 1923 – 2012) è stato scrittore, poeta, paroliere, giornalista, libraio e, in gioventù, partigiano. Dal 1948 al 2006 gestì la libreria Palmaverde a Bologna. Ha fondato e diretto le riviste Officina e Rendiconti. Alcuni versi del poeta sono diventati testi di canzoni, messe in musica ed eseguite da artisti come Lucio Dalla e Stadio; con il primo realizzò tre album…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
simofoto · 9 months ago
Text
Dalla e Battisti, i due Lucio uguali solo nella nascita....
Difficile trovare due così grandi e così distanti: tanto il Lucio bolognese era estroverso, teatrale, dentro le cose, così il Lucio reatino era spinoso, diffidente, chiuso. Ma che artisti! E che canzoni...
Tumblr media Tumblr media
Si sono celebrati gli ottant'anni potenziali dei due Lucio, Battisti e Dalla, potenziali perché se ne sono andati entrambi da gran tempo. Troppo tempo, come per quelli che ti invadono la vita, te la incidono. Coetanei nel giro di una manciata di ore, il che dimostra come l'oroscopo sia un bel gioco e niente più: due persone, due artisti più diversi sarebbe impossibile trovarli. Battisti, il burino reatino, spinoso, orgoglioso, allergico alla gente, “Lei dice che sono Battisti, eh già, me lo dicono tutti, mi spiace”, retrattile al sistema, allo stesso successo, “Tu credi che se volessi tornare a fare un disco da un milione di copie non saprei come si fa?”, ed è già nella fase finale, dei dischi bianchi, criptici---
Tumblr media
Dalla, il bolognese, “e i bolognesi sono dei bonari figli di puttana” osservava Giorgio Bocca in una memorabile intervista per l'Espresso, Dalla che della gente ha bisogno, per giocare, per perdersi nel centro di Bologna, lui eterno bambino e non è un modo di dire, lui era di quelli depressi dentro che combattono l'ombra del vivere con continui scherzi e bugie mentre l'altro non aveva tempo per sofismi esistenziali, tutt'altro che superficiale, anzi, semplicemente bastava a se stesso. Dritto aperto logico, ma di una logica che puntava all'emozione, capace di melodie insuperabili: tra gli ammiratori, David Bowie e Paul Mc Cartney, tanto per dirne due. Ma è troppo pigro per provare davvero a sfondare all'estero.
Tumblr media
Accomunati dal destino dello stesso nome – “Lucio” – e dalla nascita a un solo giorno di distanza – 4 marzo 1943 Lucio Dalla, 5 marzo 1943 Lucio Battisti – i due cantautori sembrano in realtà avere carriere e vite piuttosto distinte. Non hanno mai collaborato tra loro, intanto. Per lunghi anni hanno inciso per etichette rivali (RCA Dalla, Ricordi Battisti) e non ci è dato sapere se si conoscessero o stimassero (di Dalla, generoso nel rilasciare interviste, sappiamo che apprezzava i dischi del Battisti più sperimentale.
Due musicisti che hanno rinnovato profondamente la canzone italiana, influenzando inevitabilmente tutti coloro che sono venuti dopo. Battisti lo ha fatto in modo più personale, scegliendo di non apparire sulle scene per diversi anni, evitando i concerti e formando con Mogol (autore dei testi di gran parte delle sue canzoni) un sodalizio che resterà nella storia della musica italiana; Dalla, autore estroso capace di scrivere testi eccezionali, è stato meno solitario duettando con i più grandi artisti di fama nazionale e internazionale e addentrandosi con curiosità ed eclettismo nei più diversi generi musicali.
Tumblr media
Separati da una notte di 80 anni fa, quella che intercorre fra il 4 marzo 1943, data di nascita di Lucio Dalla, e il 5 marzo dello stesso anno, giorno in cui nacque Lucio Battisti: a unirli, oltre al nome di battesimo che richiama la luce, l'identico destino artistico di cantautori, assegnati di diritto all'Olimpo della musica leggera italiana di qualità. Uniti ma mai vicini, mai una esibizione insieme sul palco e neanche in uno studio discografico di registrazione.
Del resto, le melodie e i testi delle loro canzoni - nel caso di Battisti da riferire in gran parte a Mogol, nel caso di Dalla prima al duo Bardotti-Baldazzi, poi al rapporto con il poeta Roberto Roversi - non erano assimilabili: uno, il sabino, più 'intimista' e romantico; l'altro, il bolognese, più proiettato nella società che ci circonda. Il mare valga da esempio generale.
Nella 'Canzone del Sole', Battisti canta: "Ma ti ricordi l'acqua verde e noi? Le rocce, bianco il fondo... Di che colore sono gli occhi tuoi? Se me lo chiedi non rispondo. O mare nero, o mare nero, tu eri chiaro e trasparente come me". Mentre in 'Com'è profondo il mare', Dalla intona: "E' chiaro che il pensiero dà fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce e come pesce è difficile da bloccare perché lo protegge il mare. Com'è profondo il mare! Il pensiero è come l'oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare. Così, stanno bruciando il mare, stanno uccidendo il mare, stanno umiliando il mare, stanno piegando il mare".
Tumblr media
Gli interrogativi di Battisti - "Come può uno scoglio arginare il mare?" - sono invece più 'filosofici' di quelli più 'prosaici' di Dalla (testo condiviso in questo caso con Francesco De Gregori) - "Ma come fanno i marinai a fare a meno della gente e a rimanere veri uomini, però?" - e mentre per la fine di un amore in 'Fiori rosa, fiori di pesco' Battisti confessa: "Credevo di volare e non volo, credevo che l'azzurro di due occhi per me fosse sempre cielo: non è!", Dalla al contrario canta "Così come una farfalla ti sei alzata per scappare, ma ricorda che a quel muro ti avrei potuta inchiodare, se non fossi uscito fuori per provare anch'io a volare".
Tumblr media
Grandi numeri per entrambi: Lucio Battisti ha inciso 17 album tra il 1969 e il 1994; Lucio Dalla in studio ne ha registrati 22 tra il 1966 e il 2009. Impossibile abbozzare un censimento completo dei loro brani di successo, c'è sempre il rischio di perdersi per strada qualche pietra miliare.
E se poi il primo vanta storici duetti televisivi con Mina, il secondo altrettanto storici concerti con De Gregori e con Morandi. Foulard al collo per Battisti, baschetto di lana per Dalla come note iconografiche, da associare alle note musicali di brani che per tantissimi italiani, dall'adolescenza con le chitarre e i falò in spiaggia alla maturità e oltre, hanno fatto da colonna sonora alla propria vita.
Tumblr media
In comune qualcosa ce l'avevano però. Quel fondersi nella musica, quel vivere di musica che hanno pochi, rari artisti. Dalla nasce dalle cantine, dal jazz e dalla Bologna militante, i primi tentativi puntualmente fraintesi, snobbati e lui ci mette del suo, non sa adeguarsi, può passare delle mezze giornate nell'ascensore della Rai con un'arancia in testa, uno gnomo bonario, figlio di puttana e preoccupante, finché trova la chiave ed esce, ha bisogno di chi mette le parole sulle sue composizioni e lo trova in due poeti impegnati, prima Paola Pallottino, poi Roberto Roversi che è di quelli impegnati a tempo pieno e vuole stare in mezzo alle cose che succedono, è un narciso. Anche Lucio è un narciso, ma di grana diversa: vede, capisce che nel '77 tutto si rimescola, i compagni che si mettono a fare i borghesi, i borghesi che tirano su il pugno, e in mezzo il gran casino della sovversione giovanile e allora sparisce, si chiude in casa e si sfilaccia anche il rapporto con Roversi: pare la fine, è invece la sua fortuna perché decide di fare tutto da solo, anche le liriche e nascono gli album epocali, eponimi: “Lucio Dalla”, poi “Dalla”, e quelle canzoni che non vanno più via. Anche se di episodi fondamentali ne aveva già avuti, “E non andar più via”, “Quale allegria”, perfino, qui il folletto malizioso si scatena, il Disperato erotico stomp dove si racconta alle prese con l'autoerotismo, “e gliela fanno cantare anche alla Festa dell'Unità” annota Bocca, non si sa se più esterrefatto o ammirato.
Tumblr media
Battisti è il contrario. Costruisce la sua ascesa con metodica spietata determinazione, il paroliere Mogol, che è già un padrone del business musicale, lo incontra, lo ascolta e gli dice: non mi sembri granché. Sono d'accordo, risponde Lucio e raddoppia gli sforzi. Quando parte con “Dolce di giorno”, ��Per una lira”, ha già le idee chiare, quando porta a Sanremo “Un'avventura”, prima ed unica concessione al Festival; la svolta psicologica è arrivata al Cantagiro del '68 con “Balla Linda”: scende da palco e a Maurizio Vandelli dell'Equipe 84 dice: “A Maurì, ho capito che so' er mejo, nun me ferma più nessuno”. Ha ragione. Arriva “29 settembre”, affidata proprio alla Equipe, arrivano le “Acqua Azzurra, Acqua Chiara”, le “Dieci Ragazze”, “Mi ritorni in mente” ma il meglio è da venire ed è un meglio imparagonabile, che non patisce confronti. “Emozioni”, incisa in una volta sola, “Il tempo di morire”, mettici tutte quelle che vuoi, fino a quell'accoppiata pazzesca nel 1972, “Umanamente uno: il sogno” e “Il mio canto libero”, e poi l'Anima Latina che due anni dopo ridefinisce il concetto di progressive, uno degli album più belli e più sofisticati di sempre e per sempre. Anche lui non si adegua, ma per scelta, non per genetica. Nati all'inizio di marzo, corrono strade parallele e le disseminano di piccoli enormi capolavori popolari: non è esagerato dire che senza questi due l'Italia sarebbe stata diversa e meno Italia.
Tumblr media
Dalla sta in mezzo al suo tempo, è un cantautore, è di sinistra ma coglie il senso del grottesco della politica e del tragico della vita, da correggere con l'ironia: siete dèi, fate il cazzo che volete, ma io resto divino anche in un bacio, anche in un amico “che c'ha una mira che con un sasso ti stacca la coda di un cane se lo tira”; Battisti è talmente fuori dalla politica che gli danno del fascista, a lui che al massimo scrive tenerissime lettere a Marco Pannella: ma un giorno, dice la leggenda, scoperchiano un covo delle Brigate Rosse e dentro ci sono tutti i suoi dischi, anche quei terroristi, quei guerriglieri sempre rintanati, sempre con la pistola per ammazzare ogni tanto tirano il fiato, si ricordano di essere umani, si affidano alla quotidianità ammiccante di Battisti e di Mogol, a quelle canzoni che sono più che canzoni, sono documenti di coscienza collettiva e sono colonne sonore delle giornate di ciascuno.
Tumblr media
Ma finisce lì. Dalla si lascia fruire, e ne gode, Battisti non si cura di chi lo fruisce: a un certo punto molla anche Milano che è una fucina inesauribile di suggestioni, via da Largo Rio de Janeiro che sta sul limitare di Città Studi e si rintana al Dosso, nella Brianza Velenosa da cui non uscirà più. Dalla piglia la patente nautica e gira il mare a bordo del suo catamarano chiamato “Catarro”, dove ha messo su un piccolo attrezzato studio di registrazione. Roba impensabile per Battisti che d'altra parte a 40 anni scopre la vela, scopre il Windsurf e ci fa una canzone. Lucio di Bologna a un certo punto patisce anche, un po', il tempo che cambia tutto, cambia i gusti, gli eroi, scarica in Italia la pletora dei nuovi romantici inglesi, e allora prima escogita quel pezzo di romanza popolare che è “Caruso”, ruffiana sontuosa, poi si dà allo sperimentalismo come per tirarsi fuori dai giochi; Lucio di Poggio Bustone se ne frega anche della temperie, finito il lungo periodo con Mogol prima fa un disco per conto suo, poi aspetta 4 anni e nel 1986 se ne torna con “Don Giovanni che è una sorta di classicismo sintetizzato. Da lì, più che assorbire le nuove tendenze, il synth pop, la new wave, immagina un mondo tutto suo, elettronico e ricamato dalle sciarade di Pasquale Panella: un altro modo per uscire dall'intronata routine del cantar leggero.
Tumblr media
Potevano incontrarsi quei due, coetanei paralleli diversi? Dalla, che per queste cose ha una fissazione, ci prova, anche se i due non si prendono, gli propone un tour, “I Due Lucio”: l'altro neppure si scompone e recita la frase lapidaria che, tutti lo sanno, chiude ogni discorso: “Non si può fare”. Forse è meglio così: Dalla è un egolatrico aperto, invasivo, Battisti nel suo sottrarsi a livelli patologici tradisce un'altra sorta di egocentrismo e si sa che due narcisi che si considerano i migliori, gli inarrivabili, insieme non ci possono stare. Tanto hanno fatto abbastanza per restarci dentro a vita e oltre la vita. Battisti se ne va 25 anni fa dopo lunga e segreta malattia, Dalla giusto dieci in modo proditorio, un colpo secco. Quando succede io mi trovo a casa di uno dei suoi amici più grandi, il compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra Piero Pintucci, quello che ha scritto cose come “Il carrozzone”, “La Tua Idea”, “Il Cielo” con Renato Zero. Non sappiamo ancora niente ma Piero è agitato, sente qualcosa; gli arrivano dei messaggi e si rifiuta di aprirli, teme la consapevolezza del dolore. Però quando siamo a tavola e parte il telegiornale, è impossibile sfuggire: Lucio Dalla è morto. Pintucci abbassa la testa sul piatto. Nessuno ha più voglia di mangiare. Più voglia di niente. Lui continua solo a mormorare: “No, Lucio, no...”. Poche volte io ho visto una sofferenza più viva, più disperata, poche volte ho capito come può mancare qualcuno che va via. Mandano un filmato d'epoca, c'è Dalla a Sanremo e lo sta accompagnando, con la chitarra, Pintucci. Lì io temo il crollo e invece l'angoscia si declina in dolcezza, si schiude nel sorriso e c'è dentro tutto, la vita nella morte. Quella io la ricordo come una delle giornate più difficili e più belle, senza mezzi termini, della mia vita. No, non sto parlando di “me e Lucio”, non c'è nessun me e Lucio, figuratevi, sto parlando dei due Lucio che ti restano dentro, anche morendo, che ti fanno bene anche ferendoti, che non smettono mai di starti nel sangue, nella fantasia, anche dopo la milionesima volta che li ascolti hai ancora un film da immaginare, un sogno da spremere, sei di nuovo ragazzo perso nella Milano caotica, pericolosa e stordente, e romantica, e suggestiva dove tutto sembra vivere solo per te.
Tumblr media
Ancora oggi i due Lucio sono amatissimi anche dai più giovani, che li scoprono nelle playlist di giorno in giorno: dal 2019 – per fortuna – c’è anche Battisti, che fino ad allora non era presente nei cataloghi della musica digitale per volere della vedova. Negli anni Ottanta ci fu la fugace possibilità di un incontro sul palco, di un progetto assieme. L’idea fu di Dalla, che provò a coinvolgere Battisti con una proposta: «Lui non si esibiva in pubblico dai giorni dei concerti con i Formula Tre, roba dei primi anni Settanta, così pensai fosse venuto il momento di sottrarlo all’isolamento» raccontò in seguito. «Fu molto gentile. Accettò l’invito al ristorante e dopo aver parlato del passato gli esposi cosa mi frullava per la testa. Un grande show itinerante che si sarebbe chiamato “I due Lucio”». Ma il miracolo non si concretizzò mai: «Mi ascoltò con attenzione, per un attimo sperai di averlo convinto. Ma alla fine, con grande garbo, mi rispose che non era il caso: “Sai, ormai faccio cose diverse, mi piace sperimentare…”».
Se ne sono andati entrambi troppo presto, ma le loro canzoni acquisiscono col tempo sempre più valore
Tumblr media
Vasco Rossi ricorda Lucio Battisti e Dalla: «Due giganti senza tempo. Mi sento discepolo ed erede» 23 FEBBRAIO 2023 
Tumblr media
Quella volta che Dalla e Morandi…
Poi Rossi ricorda quella volta che Lucio Dalla insieme a Gianni Morandi si presentò a casa sua per conoscerlo. «Aveva ascoltato “Vita spericolata” e aveva detto “come hanno fatto questi a scrivere una cosa così bella?”. Si riferiva a me e a Tullio Ferro». Di Dalla Vasco apprezza soprattutto «la sua voce. Anche lui è un genio assoluto. Mi fulminò al primo momento. Avevo 15 anni, ero in collegio, ci facevano vedere Sanremo. Apparve lui sul televisore con 4.3.1943. Fu quella volta lì. Al tempo Lucio faceva parte del giro dei cantanti, era stato quello il recinto degli anni Sessanta, fino a poco prima. La cosa incredibile è che sia riuscito a diventare un cantautore, dapprima facendosi aiutare dal poeta Roberto Roversi, in seguito azzardando da solo la scrittura di testi immensamente belli. Un caso unico, nella storia della musica italiana».
Cosa ci manca di Lucio+Lucio
Chiaro che le cose sono cambiate, e ormai San Siro o l’Olimpico lo riempiono anche i dilettanti, ma oggi ricordare Battisti e Dalla è un esercizio di maieutica, di memoria collettiva e di confessione religiosa. Da un lato perché occorre ogni tanto tirar fuori dai meandri nascosti della coscienza artistica del nostro Paese qualcosa che abbia un suo senso evidente e indiscutibile e non unicamente modaiolo. Dall’altro perché in questa “evidenza” scopriamo il non-detto: che abbiamo anche noi degli eroi e degli dei nel paradiso delle sette note. Dei da ricordare, da venerare, finanche da pregare. Cosa ci manca dunque di Lucio+Lucio?
Tumblr media
i Battisti si potrebbe dire che manca l’incredibile vastità e qualità della scrittura musicale, la capacità di fare dello sporchissimo blues come in “Insieme a te sto bene” (Insieme a te sto bene, Fra le braccia tue, così, Adesso non parlare, Anch’io, sai, non ho avuto più di quel che ora tu mi dai) e dare subito dopo vestito orchestrale a “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi” (quella di come può uno scoglio, arginare il mare…..). La magia della collaborazione con Mogol (fino a Una giornata uggiosa, 1980), paroliere perfetto, ad un certo punto (con il breve interludio dei testi della moglie con pseudonimo Velezia) lascia il campo agli equilibrismi letterali di Pasquale Panella: ed anche qui Battisti dimostra di poter  musicare qualsiasi cosa, come si ascolta stupiti nell’immenso arrangiamento trovato per A portata di mano (E tutto il tempo è vicino, A portata di mano, Sul tavolino, sul ripiano, Su quanto ti è più caro). Non c’è musica oggi, e invece c’è musica ovunque, in Battisti. Questo ci manca. Come l’aria. Come il sole dopo un inverno cupo. Come un amore vero dopo storie sfigate. C’è grande musica in ogni canzone di Lucio Battisti: questo ce lo rende così importante.
Tumblr media
A ricordare i due giganti della musica sono poi due persone che li conobbero bene: il teologo Vito Mancuso - intervistato da Emanuela Giampaoli - visse a casa di Dalla e parlarono di vita, morte, religione; Mogol racconta a Giandomenico Curi la sua lunga collaborazione con Battisti, interrotta bruscamente nel 1980: "L'ho voluto io".
Tumblr media
Uno squarcio necessario
E cosa invece ci manca di Dalla? Inutile parlare della qualità delle sue storie (“4 marzo”: Così lei restò sola nella stanza, la stanza sul porto, con l’unico vestito, ogni giorno più corto….) o della visionarietà dei suoi racconti (da “l’Ultima luna” a “Tutta la vita”, quella in cui Tutta la vita, Senza nemmeno un paragone, Fin dalla prima discoteca, Lasciando a casa il cuore o sulle scale, Siamo sicuri della musica? Sì, la musica, ma la musica). Anche con Dalla, come con Battisti, siamo di fronte ad una produzione artistica che fa impallidire per quantità, qualità, freschezza, originalità ed ampiezza. Il Lucio di “Caruso” (Potenza della lirica, Dove ogni dramma è un falso, Con un po’ di trucco e con la mimica, puoi diventare un altro) con i suoi brividi melodrammatici, è agli antipodi dello sberleffo onanistico di “Tragico Erotico Stomp” (Sono uscito dopo una settimana Non era tanto freddo, e normalmente, Ho incontrato una puttana,  A parte i capelli, il vestito, La pelliccia e lo stivale, Aveva dei problemi anche seri, E non ragionava male). E ancora: l’acquarello metropolitano di “Piazza Grande” (Dormo sull’erba e ho molti amici intorno a me Gli innamorati in Piazza Grande, Dei loro guai, dei loro amori tutto so, sbagliati e no, A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io, A modo mio avrei bisogno di sognare anch’io) naviga su coordinate lontanissime da “Il motore del 2000” (con il testo del poeta Roberto Roversi), sguardo mistico sul futuro degli umani e delle loro meravigliose ed inutili prospettive cibernetiche (Noi sappiamo tutto del motore, Questo lucente motore del futuro, Ma non riusciamo a disegnare il cuore, Di quel giovane uomo del futuro, Non sappiamo niente del ragazzo, Fermo sull’uscio ad aspettare, Dentro a quel vento del 2000).
Tumblr media
Ecco cosa ci manca di Dalla: della sua grandezza ci manca uno sguardo ed uno squarcio che erano solo suoi e che ci portavano le sue domande ed il suo senso del mistero. Ci manca il grande tutto che si apre immenso e sconosciuto in “Com’è profondo il mare”. Ci manca il cuore del ragazzo del Duemila appena citato, ignoto a noi che sappiamo tutto delle invenzioni futuribili. L’immensa risposta che c’è nella finestra che si apre sulla spiaggia e a cui si affaccia Maria, la donna sognata dall’ergastolano di “La casa in riva al mare”, un po’ Beatrice, un po’ Marilyn Monroe e un po’ Madonna. L’assurdità delle finte risposte di “Quale allegria” (Facendo finta che la gara sia arrivare in salute al gran finale). Ci manca il cocciuto e popolare coraggio di guardare avanti, che è la costante di tante canzoni perfette, da “Futura” ad “Anna e Marco”, da “L’anno che verrà” all’ “Ultima luna”. Quest’ultima, poi, è una storia che pare presa dai racconti horror di Ray Bradbury, e conclude nella speranza del bambino appena nato, l’unico che vide la luna finale, bimbo che Aveva occhi tondi e neri e fondi, E non piangeva, Con grandi ali prese la luna tra le mani, tra le mani, E volò via e volò via, Era l’uomo di domani l’uomo di domani.
Tumblr media
0 notes
micro961 · 1 year ago
Text
Le Orme & Friends
Tumblr media
 28 gennaio 2024 – Largo Venue – Roma doppio spettacolo ore 17,30 e ore 20.00
Il progetto “Le Orme & Friends” , nato da un intuizione di Enrico Vesco nell’estate del 2022, trova in Michi Dei Rossi e Tony Pagliuca validi alleati per raggiungere un obiettivo ambizioso: riunire i musicisti più importanti della storia del gruppo per realizzare il primo doppio album di inediti della loro storia.L’impresa è riuscita quasi completamente e il risultato di questo “incontro” ha dato degli esiti sorprendenti:Doppio 33 giri (vinile Gold), realizzato da Le Orme attuali con l’apporto di Tony Pagliuca (tastierista e membro storico con Michi Dei Rossi e Aldo Tagliapietra), Tolo Marton (coautore dell’album Smogmagica, 1975), Francesco Sartori (in formazione fino al 1997), Fabio Trentini (2009/2018) e Jimmy Spitaleri (frontman dei Metamorfosi e voce de Le Orme nel 2011/2012).Una citazione particolare e ricca di commozione per la partecipazione di Germano Serafin (1956-1992), con Le Orme dal 1975 al 1981, che compare con una sua interpretazione dell’epoca.Triplo Cd (sempre Gold), contenente il materiale dei due vinili più i brani di alcuni dei più importanti gruppi prog italiani, che in diversi modi e tempi hanno collaborato con Le Orme:Osanna, il cui leader/cantante, Lino Vairetti, sarà presente in molti dei concerti del tourThe Trip (Pino Sinnone, batterista storico, e Nico Di Palo come guest)Divae Project (guest Gianni Nocenzi)Mangala Vallis (Gigi Cavalli Cocchi, Bernardo Lanzetti, Roberto Tiranti ecc)Moongarden (Cristiano Roversi ecc)Alex CarpaniMonkey Diet (ospiti Eric Gales, uno dei più importanti chitarristi americani, e Donella Del Monaco, cantante ed elemento storico degli Opus Avantra)Sezione FrenanteLe Folli ArieTal NeunderSicuramente è un lavoro artisticamente ricco, che sicuramente soddisferà l’attesa degli appassionati prog anche a livello internazionale… tre ore di musica che esplorano diversi mondi artistici, come è nel DNA del gruppo fin dagli esordi. L’album è destinato ad avere una posizione di rilievo nella discografia de Le Orme.In concomitanza con l’uscita di Le Orme & Friends è iniziato un lungo tour, che si concluderà il 10 febbraio 2024 ad Alessandria e, (udite…udite…) non è prevista nessuna replica.Le Orme & Friends è uscito il 13 ottobre e mai arrivato nei negozi perché le copie stampate sono state esaurite in prenotazione. Il 1 dicembre è uscito un nuovo cd e vinile “ Le Orme & Friends – Collection – Volume 1” ( distribuzione Warner Music) che contiene, oltre ad una selezione di canzoni dell ‘album, anche una traccia inedita che non era stata presentata nel progetto originale.È sicuramente l’ultima occasione di vedere sul palco tanti degli artisti che hanno fatto entrare questo gruppo nella storia della musica in assoluto.Le Orme & Friends Tour 2023/2024Doppio Concerto del 28 gennaio a Roma al LARGO VENUE (orario ore 17,30 e ore 21,30 – prevendite su Ticket One e su www.sonnyboystore.it). Possibilità di cena su prenotazione scrivendo a:  [email protected] Dei RossiTony PagliucaTolo MartonMichele BonE poi ancora:Luca SparagnaAligi PasqualettoOspiti speciali:Lino VairettiJimmy SpitaleriLe Orme & Friends  Ultimo appuntamento con la storia!!!!
0 notes
iosonoblu · 4 months ago
Text
Tumblr media
Roberto Roversi
1 note · View note
reginadeinisseni · 1 year ago
Video
youtube
Il frullo del passero 1988 Ornella Muti Philippe Noiret
TONINO GUERRA
LUCIO DALLA - COLONNA SONORA PREMIATA
ROBERTO GIANNINI .... IL GIORNALISTA
ROMAGNA . DOPO LA MORTE DELL' AMANTE SILVANA CONOSCE GABRIELE, AMICO DEL MORTO CHE LE PROPONE DI MANTENERLA A PATTO DI ASCOLTARE TUTTE LE SUE STORIE D' AMORE GIOVANILI. LEI PROVA AD INNAMORARSI DI UN RAGAZZO CONOSCIUTO PER CASO, MA NON CI RIESCE PERCHE' CAPISCE DI ESSERE INNAMORATA DI GABRIELE CHE L' HA FATTA INNAMORERA' SENZA NEMMENO SFIORARLA, MA CON LE SUE BELLISSIME PAROLE
Gianfranco Mingozzi Sceneggiatura Roberto Roversi, Tonino Guerra e Gianfranco Mingozzi Distribuzione in italiano Medusa Distribuzione Fotografia Luigi Verga Montaggio Janette Kronegger e Alfredo Muschietti Musiche Lucio Dalla, Mauro Malavasi Scenografia Nello Giorgetti Costumi Lia Morandini Interpreti e personaggi Philippe Noiret: Gabriele Battistini Ornella Muti: Silvana Nicola Farron: il giovane Chiara Argelli: la moglie di Gabriele Claudine Auger: la vedova di Dino Sabrina Ferilli: la donna delle stelle Rosa Di Brigida: la donna del palco Myriam Axa: Eva Beppe Chierici: Il parroco Claudio Del Falco: Adamo Giuseppe Mauro Cruciano: Un figlio di Gabriele Claudio Rosini: L'altro figlio di Gabriele Roberto Giannini: Il giornalista Bruno Rosa: Dino Doppiatori italiani Riccardo Cucciolla: Gabriele Battistini
❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️ ❤️❤️
#gustavopetro #colombia #DONALDTRUMP #TRUMP #BOLSONARO #DORIGHEZZI #STRISCIALANOTIZIA #FRANCESCO #RUTELLI #PROPAGANDALIVE #ELUANA #ENGLARO #ELUANAENGLARO #CRISTIANODEANDRE #twitter #facebook #skyrock #linkedin #instagram #okru #tiktok
0 notes
marcogiovenale · 1 year ago
Text
oggi, 1 dicembre: una giornata per roberto roversi, a catania e a pieve di cento
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
canesenzafissadimora · 2 months ago
Text
Ci siamo scordati e perduti, ti ritrovo adesso all’improvviso
dentro una piccola stazione in un giorno grigio d’ottobre;
tu non mi guardi neppure, io solo ho l’inferno nel cuore
perché la vita è una goccia che scava la pietra del viso.
Ogni mattina, ogni sera io parto e ritorno da solo
come il ragazzo che ero non posso più bruciare in un volo.
Il treno arriva, si ferma; la mia ombra sale parte scompare.
Io ti vedo giovane ancora come in un sogno dileguare.
Tumblr media
Roberto Roversi
5 notes · View notes
paper---airplane · 4 years ago
Text
Tumblr media
...
Tu, luce che vai alla foce
con una corsa veloce,
bagnami con un riso solo;
se i monti sono foreste
e le strade nelle tempeste
io mi fermo nel volo...
Roberto Roversi
5 notes · View notes