#Ritratti Frida Kahlo
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campadailyblog · 4 months ago
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Frida Kahlo: Dolore e Passione nell'Arte Messicana
Frida Kahlo è stata una delle pittrici messicane più importanti del XX secolo. È nota per il suo stile unico, che combina elementi fantastici e simboli del dolore. La sua arte riflette la cultura messicana e la sua vita è segnata da grande dolore. Un grave incidente stradale l’ha resa invalida per tutta la vita. Ma Frida Kahlo ha trasformato il suo dolore in opere d’arte. Così, è diventata un…
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carmenvicinanza · 2 years ago
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Gisèle Freund, fotografa
https://www.unadonnalgiorno.it/gisele-freund-fotografa-attivista-antinazista/
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Gisèle Freund è stata una delle più grandi fotografe del Novecento. Attivista e pioniera del fotogiornalismo e dei diritti delle donne, ha registrato le vicende umane e politiche del secolo breve con la sua inseparabile compagna, una Leica regalatale dal padre. La sua fotografia è stata militanza e impegno. Nata a Berlino il 19 dicembre 1908, in una famiglia di origini ebree, crebbe in un ambiente intellettualmente molto stimolante. Suo padre era un appassionato collezionista d’arte che le aveva trasmesso l’amore per la bellezza. Ha studiato storia dell’arte e sociologia a Francoforte, dove è stata allieva di Adorno.
Il socialismo, la militanza, abbracciata sin da giovanissima, ha condizionato il suo sguardo e il modo di ritrarre la realtà.
Traduttrice del reale, ha ritratto l’ascesa del Terzo Reich, la Berlino in piena crisi economica, la disperazione, la fame, le ingiustizie.
Nel 1933, per sfuggire al nazismo, venne costretta a trasferirsi a Parigi, dove la sua passione per la fotografia divenne il suo mestiere.
I suoi ritratti hanno fatto la storia della letteratura e della fotografia.
A Parigi ha anche conseguito il dottorato di ricerca alla Sorbona, uno studio sociologico sulla fotografia in Francia nel XIX secolo.
Ha iniziato, quasi da pioniera, a utilizzare la pellicola da 35mm a colori per i suoi famosi ritratti a personaggi come Jean Cocteau, Colette, Simone de Beauvoir, Marcel Duchamp, T.S. Eliot, André Gide, James Joyce e Virginia Woolf.
A renderla famosa era stato però il suo reportage Northern England, pubblicato sulla rivista LIFE, che mostrava la povertà nell’Inghilterra negli anni successivi alla Grande Depressione. Il servizio, realizzato a colori, era cosa inedita per un magazine dell’epoca.
Costretta di nuovo a fuggire, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, dopo l’arresto di suo marito per motivi politici, si è trasferita a Buenos Aires.
Tornata a Parigi nel 1947 si era unita alla famosa agenzia Magnum, che ha poi lasciato a causa delle sue opinioni politiche.
Durante una lunga permanenza in America Latina,  è scaturito un famoso reportage su Juan e Evita Peron, pubblicato su Life nel 1950 e vissuto in Messico, dove è diventata amica di Frida Kahlo e Diego Rivera.
Donna di grande sobrietà e modestia, nonostante la sua fama e successo, spirito indipendente, sempre coerente con le sue idee, Gisèle Freund è stata una fotografa coraggiosa e anticonformista che si è mossa con destrezza tra ritratti e reportage.Ha analizzato la società in ogni aspetto, col suo sguardo, attento e profondo, ci ha lasciato immagini che hanno fatto la storia.Il suo lavoro si può sintetizzare in una sua bellissima frase:Se non ti piacciono gli esseri umani, sicuramente non puoi realizzare dei buoni fotoritratti.
Nel 1968 il Musée d’Art Moderne di Parigi le ha dedicato una mostra antologica.
È stata insignita delle nomine di Officier of Arts et Lettres nel 1982 e Chevalier de la Légion d’Honneur nel 1983.
Un’ampia retrospettiva della sua opera è stata allestita al Centre Pompidou, nel 1991.
Tra i numerosi libri pubblicati si ricordano James Joyce in Paris: His Final years (1965) e Photographie et société (1974).
È morta il 31 marzo del 2000 a Parigi.
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michelangelob · 3 months ago
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Il Ritratto dell'Artista. Raffaello, Hayez, Courbet, Canova, Picasso, Frida Kahlo e tanti altri nella grande mostra in arrivo a Forlì
Dopo il grande successo della mostra dedicata ai Preraffaeliti, il Museo Civico di San Domenico di Forlì si prepara a ospitare un’altra grande esposizione che avrà come filo conduttore i ritratti degli artisti: “Il Ritratto dell’Artista. Nello specchio di Narciso. Il volto, la maschera, il selfie”. Il primo autoritratto è stato quello di Narciso, il giovane cacciatore della mitologia greca che,…
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Milano. Nuova mostra "Iconic Woman" aperta fino al 26 aprile a Palazzo Lombardia, con un omaggio a Carla Fraccia: ingresso gratuito a Spazio Isolaset dalle 10 alle 18.
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Milano. Nuova mostra "Iconic Woman" aperta fino al 26 aprile a Palazzo Lombardia, con un omaggio a Carla Fraccia: ingresso gratuito a Spazio Isolaset dalle 10 alle 18. Aperta fino al 26 aprile, con ingresso gratuito dalle 10 alle 18, a Palazzo Lombardia, la mostra 'Iconic Women' dell'artista Domenico Pellegrino. L'esposizione è allestita presso lo Spazio IsolaSET, con ingresso da via Galvani a Milano. 'Iconic Woman', inaugurata in occasione della Design week, presenta dieci icone pop per dieci racconti, per dieci voci femminili che regalano un'anima alle installazioni luminose. Tra queste, un omaggio a Carla Fracci, grande etoile del Teatro alla Scala che nella sua carriera ha danzato sui palchi più prestigiosi di tutto il mondo. L'artista siciliano Domenico Pellegrino propone una sfida ironica a chi pensa che possano esistere i corpi senza le teste. Le sue 'Iconic women' costituiscono un unico progetto declinato su linguaggi diversi a confronto. I visitatori potranno ammirare i visi di otto donne famose, da Raffaella Carrà a Frida Kahlo e Madonna, da Marylin a Moira Orfei, dalla regina Elisabetta a Barbie, oltre a Carla Fracci. Le donne iconiche sono le protagoniste di originali installazioni in legno e luci a led, 'chiedono un corpo' ad altrettanti racconti di Eleonora Lombardo narrati da dieci donne siciliane del mondo dello spettacolo, offrendo un'interpretazione personale e autentica delle figure che rappresentano, arricchendo così il racconto dell'artista. Hanno prestato la loro voce: Stefania Auci, Giusina Battaglia, Stefania Blandeburgo, Emma Dante, Marianna Di Martino, Donatella Finocchiaro, Eleonora Lombardo, Stefania Petyx, Barbara Tabita, con la partecipazione speciale della figlia dell'artista, Anna Sofia Pellegrino, insieme ai bambini del Teatro Ditirammu. L'aggiunta di dieci dischi in vinile, accompagnati da una selezione musicale curata da Donatella Sollima, direttrice artistica dell'Associazione Siciliana Amici della musica, amplifica l'esperienza dei visitatori della mostra e dona una colonna sonora che integra le storie e i percorsi di ogni personaggio ritratto. Grazie all'utilizzo dell'app Aria Platform, i visitatori potranno accedere a contenuti speciali semplicemente inquadrando i ritratti luminosi, scoprendo contenuti digitali che animano i ritratti delle donne. Sarà possibile ascoltare la voce che legge il testo inquadrando direttamente i vinili esposti. 'Iconic Women' non è quindi solo un allestimento di opere fruibili in modo originale ma un progetto dinamico destinato ad arricchirsi nel tempo, con l'inserimento di nuovi ritratti e nuove storie legate alle città che accolgono la mostra. Dopo Milano, la mostra si sposterà a Favignana e, in autunno, a Palermo. Domenico Pellegrino, nato nel 1974 a Mazzarino (CL) è scultore e creatore di installazioni urbane luminose che raccolgono lembi della cultura mediterranea per trasformarli in pagine contemporanee. Il suo è un lavoro innovativo che trova spunti nella luce del Sud Italia, ma anche nelle luminarie delle feste patronali: le sue opere sono realizzate partendo da tecniche artigianali tramandate di generazione in generazione, rilette con un linguaggio postmoderno.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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agrpress-blog · 1 year ago
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Lo spettacolo Hasta siempre, Frida! andrà in scena da giovedì 2 a domenica  5 novembre 2023 al Teatro 7 Off - via Monte Senario 81/a - per la regia di Maurizio Nicastro, qui anche autore della drammaturgia. Le passioni e le fragilità della pittrice messicana, icona del nostro tempo, sono portate in scena da Danila Stalteri, che restituisce un ritratto in prosa di Frida Kahlo (1907-1954), artista rivoluzionaria. Abbiamo incontrato Danila Stalteri per parlare con lei di questo nuovo spettacolo. Danila, torni in scena con uno spettacolo intimista, drammatico e profondo. Da cosa nasce la volontà di portare in scena un personaggio così complesso? Perché indubbiamente questo tipo di teatro è l’altra faccia della medaglia del teatro erroneamente chiamato “comico” (che poi comico al 100% non è mai, almeno non il teatro che faccio io), perché avevo bisogno di andare più a fondo nell’affrontare certi argomenti, certi dolori... E soprattutto perché Frida è un personaggio talmente straordinario che la proposta dell’autore e regista di interpretarla è stata una bellissima occasione per me! Nello spettacolo sei accompagnata dalla chitarra di Fabio Falaguasta. Ci racconti che ruolo ha la musica in questo spettacolo? La musica è parte integrante dello spettacolo, il giusto commento ai vari passaggi della vita di Frida, dai momenti in cui è felice, innamorata, gioiosamente folle e piena di vita a quelli in cui è sola, malata, sofferente, rabbiosa. Quali aspetti del carattere di Frida Kahlo hai amato di più portare in scena? Il suo spirito indomito, la determinazione, la ferrea volontà di non piegarsi mai a un destino furiosamente avverso, la sua gioia di vivere sempre e comunque; il fatto che ha sempre trovato il modo di rimettersi “in piedi”, anche dopo aver perso la gamba. Quali altre persone vicine a Frida Kahlo vengono ritratte attraverso questo spettacolo? In primis ovviamente il suo grande amore (ma anche grandissimo dolore) Diego Rivera, ma si accenna anche alla storia con Chavela Vargas ed al suo primo fidanzatino Alejandro, che era insieme a lei durante l’incidente le cui conseguenze le funestarono la vita. Poi ovviamente si parla della famiglia: la madre, più tradizionalista, il padre che la spinse a continuare gli studi e la incoraggiò nella pittura, e la sorella che fu causa del più grave tradimento del suo Diego. Per quale motivo credi che la figura iconica di Frida Kahlo sia così impressa nell'immaginario collettivo? Perché Frida è esattamente una donna di oggi: sessualmente fluida, libera, creativa, paladina del body positive, sicura di sé, indipendente. Se guardiamo uno dei suoi ritratti fotografici, facciamo fatica a pensare che sia una ragazza di cento anni fa. Una vita tormentata ma nonostante questo piena e grata. Cosa ci insegna Frida Kahlo nel suo modo di affrontare l'esistenza? Che non bisogna arrendersi perché la vita, qualsiasi cosa accada, è bella e vale sempre la pena di essere vissuta. E soprattutto che bisogna sempre avere il coraggio di essere sé stessi. Cosa significa per un’artista come te mettersi nei panni di un’altra artista? Ci vuole un’attenzione particolare? Credo che per un’artista sia più facile immedesimarsi in un’altra artista; per quanto riguarda l’attenzione particolare, in questo caso è necessaria perché cercare di entrare nel vissuto di una donna che in così pochi anni di vita ha accumulato così tante esperienze, felici e dolorose, è sicuramente impegnativo. Ma estremamente gratificante. Hasta siempre, Frida!  - drammaturgia e regia: Maurizio Nicastro; interprete: Danila Stalteri;  chitarra: Fabio Falaguasta; costumi: Gaia Nicastro; scene: StArt Lab - rimarrà in scena al Teatro 7 Off fino a domenica 5 novembre 2023 (orario: da giovedì 2 a sabato 4, ore 21.00; domenica 5, ore 18.00).
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fashionbooksmilano · 3 years ago
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Tina Modotti  Donne, Messico e libertà
Bilba Giacchetti
24 Ore Cultura, Milano 2021, 128 pagine,  25.7 x 29.8 cm, ISBN  978-8866484462
euro 25,00
email if you want to buy :[email protected]
Tina Modotti (Udine 1896 – Città del Messico 1942) non è soltanto una delle più grandi fotografe del ‘900, ma un personaggio affascinante per le molte sfaccettature della sua personalità multiforme. Nata in una famiglia operaia friulana, raggiunge il padre emigrato negli Stati Uniti nel 1913; si trasferisce nel 1918 a Los Angeles, dove intraprende la carriera cinematografica, ma, nonostante il successo, insoddisfatta di come il cinema sfruttasse semplicemente il suo fascino esotico, abbandona presto Hollywood, dopo soli tre film, e, grazie all’incontro e alla relazione con Edward Weston, si dedica alla fotografia, trasferendosi con lui in Messico. La parabola di fotografa della Modotti dura un decennio, sufficiente a farne una stella di prima grandezza: concepisce quest’attività come strumento al servizio della società, impegnandosi contestualmente nel partito comunista messicano. Fotografa ufficiale dei muralisti, stringe amicizia con Diego Rivera e Frida Kahlo, con la quale intreccia anche una relazione. Espulsa dal Messico per il suo attivismo, nella seconda parte della sua vita Tina diventa un agente del partito comunista: sarà sia in Russia che sul fronte spagnolo durante la Guerra civile. La mostra al Mudec, Milano dal 1 maggio al 7 novembre 2921, sarà un’occasione fondamentale di vedere riunite le più belle foto che hanno reso celebre la Modotti, accanto a preziosi materiali d’archivio e ad alcuni dei celebri ritratti che grandi fotografi come Weston le dedicarono, permettendo così di approfondire l’avventura umana, oltre che artistica di Tina.
22/06/21
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tienimipermanoescappiamo · 7 years ago
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Dipingo autoritratti perché sono la persona che conosco meglio.
Frida kahlo
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pleaseanotherbook · 4 years ago
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Non fiction: una selezione di saggi
Leggere più libri fuori dalla mia comfort zone è stato uno dei miei propositi per il nuovo anno, uno di quelli che faccio spesso e che cerco di mantenere nonostante tutte le possibili difficoltà che lo stress della mia vita mi mette davanti. È difficile perché sono un’abitudinaria cronica, la mia routine è quello che mi tiene salda di nervi e soprattutto oppongo una fiera resistenza ai cambiamenti. Li abbraccio alla fine della fiera, ma se dipendesse da me non farei nulla per cambiare il circo della mia vita. Ma mi rendo perfettamente conto che sono necessari e inevitabili e quindi bello strappo di cerotto e si salta nel vuoto. Al contrario di altri aspetti della mia vita però, le mie letture sono cambiate molto rispetto a quando ho aperto il blog, il mio modo di reagire alle storie è cambiato e a volte riguardo certe recensioni e mi chiedo che cosa avessi nel cervello. Quasi nove anni però mi sembrano un periodo ragionevole di tempo per rendermi conto che forse non tutte le storie sono dei capolavori, ecco (ho appena scritto davvero nove anni? Dal 2011 sono davvero passati nove anni? OMG! Chiudiamo immediatamente questa parentesi. Mayday! Mayday!).
Tutta questa premessa per dire che la quantità di non fiction che arriva tra le pile di libri che infestano il mio appartamento sta aumentando, e la lettura di saggi mi sta coinvolgendo molto. Ecco quindi perché oggi vi propongo una selezione degli ultimi saggi che ho letto, in quarantena e non:
I tre fratelli che non dormivano mai – Giuseppe Plazzi
Le disobbedienti: Storie di sei donne che hanno cambiato l'arte – Elisabetta Rasy
Manuale per ragazze rivoluzionarie: Perché il femminismo ci rende felici – Giulia Blasi
L'inferno è una buona memoria – Michela Murgia
Vita su un pianeta nervoso – Matt Haig
Enjoy!
I tre fratelli che non dormivano mai – Giuseppe Plazzi
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Nulla è più misterioso della nostra mente quando dormiamo. Accadono infatti cose che neanche la fervida fantasia di un grande scrittore saprebbe immaginare, e molte sono le domande che tutti ci facciamo, senza però trovare risposta. Com'è possibile guidare una macchina, parlare lingue misteriose o camminare per ore durante il sonno? Da dove vengono quelle inquietanti visioni di demoni, folletti e spettri che infestano la nostra stanza? Che cosa spinge i bambini a gridare terrorizzati nel cuore della notte? Perché alcune volte abbiamo l'impressione di cadere da una sedia e ci svegliamo? Il neurologo Giuseppe Plazzi ci apre le porte del suo laboratorio, dove ogni giorno pazienti con disturbi del sonno rari e affascinanti - oppure molto diffusi, come il sonnambulismo, l'insonnia, il terrore notturno e la sindrome delle gambe senza riposo - riscrivono i limiti scientifici delle nostre conoscenze e, forse, della nostra realtà. Tre fratelli affetti da un'insonnia letale, un frate perseguitato dal diavolo, un uomo capace di volare, una donna tormentata da fantasmi col collo lungo, un giovane sonnambulo colpito da una mutazione genetica, le acrobazie sessuali di una coppia durante il sonno, un intero paese caduto in letargo: sono soltanto alcune delle molte storie raccolte in queste pagine dal dottor Plazzi, dalle quali emerge un universo notturno costellato di sogni, incubi, allucinazioni, capacità soprannaturali e imbarazzanti risvegli in cui ogni lettore, con sorpresa, non faticherà nel suo piccolo a riconoscersi. Un'opera dal ritmo romanzesco e dalla temperatura letteraria - nel solco della tradizione di Oliver Sacks -, spaventosa a volte, altre volte divertente, grazie alla quale scoprire gli angoli più bui delle nostre notti, capire i meccanismi segreti del sonno e acquisire una consapevolezza preziosa: neanche solcando tutti i mari, guadando tutti i fiumi, attraversando tutte le terre o arrampicandoci sulle più impervie cime che punteggiano questo mondo riusciremmo a vedere tante cose quante il nostro cervello è in grado di mettere in scena in una notte.
Una mia cara amica mi ha parlato di questo libro e quando Il Saggiatore lo ha messo a disposizione gratuitamente nell’ambito del progetto Solidarietà Digitale in quarantena ho colto la palla al balzo. In periodi particolarmente stressanti della mia vita soffro di insonnia, resto ore e ore a fissare il soffitto, a pensare, con la mente che va più veloce del mio respiro e i rumori della notte e ombre strane che si muovono per avvicinarsi alla mia mano a inquietarmi. Il sonno quindi è un argomento che mi ha sempre affascinata, vuoi perché spesso ne sono privata, vuoi perché è tanto fondamentale per la nostra salute. Più il sonno è frammentato e non continuo, più funzioniamo male. Il Dottor Plazzi è un esperto di disturbi del sonno e racconta alcuni dei casi più affascinanti e curiosi che ha incontrato nella sua esperienza pluriennale spiegandone le dinamiche e rassicurando il lettore che certi disturbi sono più comuni di quanto si pensi. Plazzi non scende nel tecnico e i casi clinici sono pienamente fruibili anche da chi non è un esperto in materia, e riesce sempre a tenere desta l’attenzione, anche quando sembra di leggere un romanzo e non una raccolta di casi clinici. Forse è questo che mi ha fatto perdere un po’ dell’entusiasmo iniziale, lo stile di Plazzi forse troppo divulgativo, ma che riesce sempre a descrivere in pieno l’argomento trattato. Un viaggio tra sogni e incertezze, diagnosi e sintomi, dolore e guarigione, in un dualismo che non sempre si risolve al meglio.
Le disobbedienti: Storie di sei donne che hanno cambiato l'arte – Elisabetta Rasy
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Che cosa unisce Artemisia Gentileschi, stuprata a diciotto anni da un amico del padre e in seguito protagonista della pittura del Seicento, a un'icona della bellezza e del fascino novecentesco come Frida Kahlo? Qual è il nesso tra Élisabeth Vigée Le Brun, costretta all'esilio dalla Rivoluzione francese, e Charlotte Salomon, perseguitata dai nazisti? C'è qualcosa che lega l'elegante Berthe Morisot, cui Édouard Manet dedica appassionati ritratti, alla trasgressiva Suzanne Valadon, l'amante di Toulouse-Lautrec e di tanti altri nella Parigi della Belle Époque? Malgrado la diversità di epoca storica, di ambiente e di carattere, un tratto essenziale accomuna queste sei pittrici: il talento prima di tutto, ma anche la forza del desiderio e il coraggio di ribellarsi alle regole del gioco imposte dalla società. Ognuna di loro, infatti, ha saputo armarsi di una speciale qualità dell'anima per contrastare la propria fragilità e le aggressioni della vita: antiche risorse femminili, come coraggio, tenacia, resistenza, oppure vizi trasformati in virtù, come irrequietezza, ribellione e passione. Elisabetta Rasy racconta, con instancabile attenzione ai dettagli dell'intimità che disegnano un destino, la vita delle sei pittrici nella loro irriducibile singolarità.
Sono una grande appassionata di lettura, passerei il mio tempo a visitare pinacoteche, a rimanere incantata davanti alle pennellate di grandi artisti del passato. I maestri pittori, come gran parte delle figure di spicco del passato sono uomini ma esistono delle donne che si sono imposte in ambienti prettamente maschili regalandoci delle opere straordinarie. Di Artemisia Gentileschi ho un ricordo molto bello di una mostra che sono andata a vedere con C. una delle mie amiche più care e di cui ci siamo entusiasmate particolarmente. Artemisia è figlia d’arte, ma soprattutto è una di quelle donne che non si lasciano mettere i piedi in testa da nessuno e sfida una società intera a riconoscere la sua innocenza. Non si arrende finché non viene riconosciuta come una pittrice. Berthe Morisot è la dama dell’Impressionismo (una delle mie correnti preferite): la potevi trovare impressa nelle tele ma soprattutto a dipingere dietro le tele con la creatività e la forza di Monet e Degas. La forse troppo sfruttata Frida Kahlo una donna indomita dalla forza straordinaria, tormentata da malattie debilitanti è sempre riuscita ad emergere con i suoi colori sgargianti e la sua fantasia esplosiva. Ma anche donne come Charlotte Salomon che non si è lasciata mettere in silenzio dal boia nazista, affida la sua memoria ai disegni che raccontano tutta la sua esistenza. Élisabeth Vigée Le Brun e Suzanne Valadon in modi e in tempi diversi sfidano la società del proprio tempo per emergere fulgide con le loro opere e le loro vite. È una prospettiva molto interessante quella che regala la Rasy composta da aneddoti, sfumature, impressioni, contesto storico, dei ritratti di donne a tutto tondo che non si lasciano facilmente ostacolare, che nonostante le vite difficili, le difficoltà evidenti, la disperazione innata si ribellano a tutto anche a loro stesse.
Manuale per ragazze rivoluzionarie: Perché il femminismo ci rende felici – Giulia Blasi
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Care lettrici (e cari lettori) di ogni età, questo appello appena lanciato da Giulia Blasi non è una boutade, ma un invito serio, formulato dopo anni passati a osservare come si muovono uomini e donne in Italia. Una società che oggi è tecnologica, in rapida evoluzione, ma purtroppo non ancora paritaria fra i sessi in termini di rispetto, opportunità, trattamento. Certo non si può dire che nel Novecento non siano stati fatti enormi passi avanti per le donne, basti pensare al diritto di voto o alle grandi battaglie per il divorzio e l'aborto. Ma dagli anni '80 in poi il femminismo si è come addormentato, mentre il successo nel lavoro (e in politica, nell'arte) ha continuato a essere per lo più riservato ai maschi e in tv apparivano ballerine svestite e senza voce. Per non dir di peggio: la violenza sulle donne non si è mai fermata e chi denuncia le molestie tuttora corre rischi e prova vergogna. Ecco perché oggi è giunto il momento che le ragazze di ogni età raccolgano il testimone delle loro nonne e bisnonne per proporre un cambiamento epocale, per fare una rivoluzione che ci porti tutti - maschi e femmine - a un mondo in cui ciascuno abbia le stesse occasioni per affermarsi secondo i propri talenti e non si senta più obbligato a aderire ai modelli patriarcali - cacciatori & dominatori vs angeli del focolare & muti oggetti di desiderio sessuale - che, spesso in forme subdole, continuano a esserci proposti. Sembra impossibile? Non lo è! In questo saggio profondo ed elettrizzante Giulia Blasi analizza con spietata lucidità le situazioni che le donne oggi quotidianamente vivono e offre, in una seconda parte pratica del libro, consigli concreti per mettere in atto un femminismo pieno di ottimismo e spirito di collaborazione (evviva la sorellanza!) che possa rendere tutti più sereni, rispettosi, appagati e felici. Anche gli uomini.
Siamo in una società che ancora non è riuscita a sradicare tutti i pregiudizi sociali di cui è affetta, intrinsecamente. Viviamo in una società in cui c’è ancora bisogno di parlare di accettazione delle minoranze, in cui è necessario mettere in luce i drammi che vivono le categorie meno protette di tutti gli strati sociali. Viviamo in una società in cui il femminismo è ancora un imperativo categorico. Un femminismo inclusivo, completo, che non lascia spazi a dubbi sulle motivazioni della lotta, che non si ferma a giudicare. La Blasi espone chiaramente situazioni e prospettive e poi si ferma a fornire consigli utili. Mettere in evidenza i comportamenti sbagliati, sensibilizzare su argomenti apparentemente banali o che alcuni giudicano come ormai superati. A cosa serve il femminismo se avete gli stessi diritti degli uomini? Beh non è proprio così, si continua a giudicare con due pesi e due misure ogni passo in avanti fatto ha una intercapedine in cui si infilano i precetti di consuetudini che sono dure a morire. C’è ancora bisogno di libri del genere, c’è ancora bisogno di spiegazioni, di discussioni, di volontà forti che non si lasciano intimorire, c’è ancora bisogno di puntare contro ai comportamenti maschilisti, ad un mondo che vede le donne ancora in una posizione di svantaggio. Questo mondo in cui viviamo e che dobbiamo proteggere a tutti i costi, deve essere costruito anche sulla collaborazione attiva di tutti. È un cane che si morde la coda, un circolo vizioso da spezzare, ma sono certa che prima o poi ce la faremo, inizierò a preoccuparmi quando non proverò più indignazione.
L’inferno è una buona memoria – Michela Murgia
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Quanto somiglia Cabras, Sardegna, paese natale di Michela Murgia, ad Avalon, Britannia, luogo mitico di Re Artù e della spada nella roccia? Se Morgana, Igraine e Viviana, le “Signore del Lago”, hanno il potere di sollevare le nebbie con le parole e influenzare le vite dei cavalieri della Tavola Rotonda, Michela Murgia, nata in mezzo alle acque di Cabras, ha il potere di sollevare le nebbie intorno alle storie e alle idee che ci circondano, raccontandoci la versione delle donne, nel solco ideale di Ave Mary. In un viaggio che comincia in mezzo al mare e in mezzo al mare ritorna, una delle maggiori scrittrici italiane racconta come e perché è diventata femminista, come e perché ha cominciato a temere le gerarchie religiose, come e perché non ha mai smesso di giocare di ruolo nel mondo magico di Lot, come e perché certi libri che ci hanno fatto crescere, in effetti, li abbiamo mangiati più che letti, e soprattutto come e perché creare ogni giorno il mondo che ci circonda è un gesto politico.
Della Murgia ho parlato in un post intitolato “Michela Murgia: un ritratto”, ma avevo completamente dimenticato questo breve saggio. La scrittura della Murgia è lineare e incantevole e anche se parla di un argomento che apparentemente è lontano dal lettore, pure lo irretisce, e lo accompagna alla scoperta di un nuovo mondo. In questo caso è quello de “Le nebbie di Avalon” il libro di Marion Zimmer Bradley una delle pietre miliari della letteratura fantasy e del ciclo legato ai cavalieri della Tavola Rotonda. La Murgia racconta i personaggi femminili, la strega Morgana, Igraine e Viviana, le “Signore del Lago” e ne analizza i punti di forza in un mondo dominato da figure maschili che partono, viaggiano, combattono, salvo poi tornare sempre da dove sono partiti. Un cerchio che si riunisce nella storia personale della Murgia e nei temi che di solito accompagnano le sue storie. Il femminile che si distacca dalle sue radici per esplodere con una forza eccezionale nei momenti più impensabili. Ma non solo, si esplora il misticismo e la religiosità e si racconta un libro che qualcuno potrebbe definire di serie B, è solo un libro fantasy in fondo, ma che nasconde diverse chiavi di lettura per interpretare il reale e il nostro presente.
Vita su un pianeta nervoso – Matt Haig
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Il mondo ci sta confondendo la mente. Aumentano ondate di stress e ansia. Un pianeta frenetico e nervoso sta creando vite frenetiche e nervose. Siamo più connessi, ma ci sentiamo sempre più soli. E siamo spinti ad aver paura di tutto, dalla politica mondiale al nostro indice di massa corporea. Come possiamo rimanere lucidi su un pianeta che ci rende pazzi? Come restare umani in un mondo tecnologico? Come sentirsi felici se ci spingono a essere ansiosi? Dopo anni di attacchi di panico e ansia, queste domande diventano questione di vita o di morte per Matt Haig. Che inizia a cercare il legame tra ciò che sente e il mondo intorno a lui. Vita su un pianeta nervoso è uno sguardo personale e vivace su come sentirsi felici, umani e integri nel ventunesimo secolo.
In quarantena Edizioni E/O ha messo scaricabile gratuitamente questo volume di Matt Haig ed è stato un volume illuminante. Haig ha raccontato la sua esperienza in un mondo che ci vuole sempre agili, scattanti, veloci, interattivi e di come questo atteggiamento abbia contribuito a peggiorare la sua salute mentale. Lo scrittore inglese non offre risposte, ma offre una prospettiva diversa e una serie di consigli su cosa ha funzionato per lui. Allontanarsi dalle situazioni di stress, fare un passo indietro, prendersi il proprio tempo, capire quando è arrivato il momento di alzare le mani e non andare oltre, perché non se ne hanno più i mezzi o le possibilità. Fermarsi non è una sconfitta, è solo il passo necessario per stare meglio, il passo necessario per rendersi conto che questo è si un pianeta nervoso, ma noi non siamo costretti ad esserlo. Haig esplora le situazioni più conflittuali, la presenza sui social network, lo sviluppo tecnologico che sta crescendo in maniera esponenziale, la società che vi vuole workaholic e sempre informati, il bisogno di non perdere la testa di fronte a questo mondo che si estende enorme di fronte ai nostri occhi. Prendersi il proprio tempo diventa la condizione senza la quale non possiamo davvero essere sereni. Non c’è niente di meglio che staccare tutto e rilassarsi per superare le situazioni terribili che si affastellano nella nostra quotidianità.
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corallorosso · 5 years ago
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Frida Kahlo photographed by Nickolas Muray "Ti amo come amerei un angelo. Non ti dimenticherò mai, mai, mai. Sei tutta la mia vita. Spero che non lo dimenticherai mai, Frida ". "Per favore, vieni in Messico come mi avevi promesso!" La sigilla con un bacio rosso, scrivendo "Questo è specialmente per la parte posteriore del collo". dalla lettera di Frida a Nickolas Nel corso di un infuocato decennio, il fotografo Nickolas Muray è rimasto al suo fianco come amante e confidente. Alla fine, ovviamente, Diego Ravera ebbe la meglio sul cuore di Frida - ma Nick trovò un modo intelligente per immortalare la sua relazione con lei. Come fotografo professionista, ha scattato più foto di Frida di chiunque altro, dai ritratti nella Casa Azul, alla iconica copertina di Vogue.
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cinquecolonnemagazine · 4 years ago
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Quando cade l'anniversario della nascita di Frida Kahlo?
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Per comprendere davvero chi fosse l'artista messicana più famosa al mondo, bisogna visitare il Museo a lei intitolato nella Casa Azul (Casa blu), la dimora che ha visto la nascita di Frida Kahlo così come il suo ultimo anniversario di matrimonio. Nello studio ci sono ancora i suoi pennelli e le sue tele, nella camera da letto campeggia ancora il letto a baldacchino con lo specchio, il giardino che una volta ospitava cani, scimmiette e pappagalli è ancora rigoglioso. In piena pandemia, il Museo ha aperto le sue porte al pubblico con un suggestivo tour virtuale. Nelle stanze colorate e ricche di opere e cimeli sembra di sentire le sue risate di bambina, le urla di dolore strozzate, i litigi con l'amato Diego, le conversazioni con l'ospite d'eccezione Lev Trockij. Una vita straordinaria, quella di Frida, intensa quanto sofferta che lei ha saputo celebrare pienamente attraverso l'arte e non solo e che ancora oggi è di esempio a una generazione di donne che vuole affermare la propria identità e prendersi gli spazi che le competono. Frida e la pittura Frida Kahlo A chiunque le chiedesse se la sua pittura fosse surrealista, Frida rispondeva prontamente di no. Il suo stile pittorico aveva una cifra molto personale che accostava i colori vivaci del Messico a oggetti apparentemente in contrasto tra loro. I suoi soggetti preferiti erano i ritratti e gli autoritratti. Read the full article
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lamilanomagazine · 11 months ago
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Trieste, nuova edizione della mostra "Mosaicamente" dedicata a Frida Kahlo
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Trieste, nuova edizione della mostra "Mosaicamente" dedicata a Frida Kahlo Una nuova edizione di Mosaicamente a Trieste. Si tratta di una mostra di mosaici dedicati a Frida Kahlo che sarà inaugurata il 22 dicembre alle ore 18.00 presso la sala Veruda in Piazza Piccola e che resterà aperta fino al 7 gennaio. La mostra è organizzata da Fondazione Bambini e Autismo Onlus in collaborazione con il Comune di Trieste. Gli artisti, che hanno realizzato collettivamente le opere, sono persone con autismo adulte che lavorano all'Officina dell'Arte, il Centro lavorativo regionale, all'interno del quale vi è il laboratorio professionale di mosaico. Non è la prima esposizione a Trieste delle opere dell'Officina, ma è la prima dedicata a Frida Kahlo, una donna particolare, divenuta nel tempo una icona moderna tanto che le sue opere continuano, soprattutto nel mondo occidentale, a destare grande attenzione ed emozione. Provata dalla vita a causa delle molte traversie fisiche Frida Kahlo, dotata di capacità artistiche fuori del comune e di un carattere passionale poco incline a rispettare canoni artistici e sociali conformisti, seppe nelle sue opere riversare il suo dolore realizzando tele a volte surreali nella rappresentazione non rinunciando ai richiami culturali della sua terra: il Messico. Questa donna tormentata, ma piena di fascino, non poteva che interessare gli artisti dell'Officina dell'arte che hanno realizzato mosaici ispirati alla sua produzione artistica. Il risultato di questo lavoro di ricerca durato tutto un anno, ha dato vita all'esposizione. I mosaici, originali e unici, danno una rappresentazione dell'opera dell'artista attraverso temi da lei più volte indagati: i ritratti, gli autoritratti, le nature morte e i paesaggi urbani. Oltre ai mosaici, la mostra ospita anche una serie di pannelli appositamente realizzata da Valerio Todesco che ha disegnato, in un percorso per immagini, la vita tribolata dell'artista. La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00. Resterà chiusa invece il 24 dicembre pomeriggio, il 25 dicembre, il 31 dicembre pomeriggio e il 1° gennaio. L'ingresso è libero. Per ulteriori informazioni è possibile telefonare allo 0434551463 oppure scrivere una mail a: [email protected]... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lostaff · 8 years ago
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Nome: Veronica Malatesta
Blog: @veronicamalatesta
Primo post: ottobre 2013
Per questa prima intervista di primavera abbiamo scelto toni caldi, colori acquerello e tanta passione per il disegno. Ecco a voi @veronicamalatesta che saprà sicuramente stupirvi con le sue opere colorate.
Ciao Veronica! Se la tua vita fosse un disegno, che colori avrebbe e che soggetti vi troveresti? Ciao! Sarebbe sicuramente super colorata, con molta natura, piante e fiori selvatici. Immaginerei una versione illustrata di un quadro dipinto a quattro mani da Henri Rousseau e Frida Kahlo.
Quando hai iniziato a disegnare in maniera professionale e perché? La consapevolezza che l’illustrazione potesse essere un mestiere è arrivata soprattutto con l’inizio degli studi, confrontandomi con docenti che prima di tutto erano professionisti. Poter fare del disegno un lavoro è diventato il mio obiettivo principale, ho concentrato tutte le energie per qualcosa che sembrava davvero difficile da realizzare, ma che con immensi sacrifici e tantissime gioie sta prendendo piede in modo sempre più concreto. Il motivo per cui l’ho scelto è perché il disegno è qualcosa che non posso scindere dal resto della mia vita e che mi permette di scoprire sempre cose e persone nuove, di mettermi alla prova e di divertirmi. È una delle cose che più mi fa stare bene al mondo, e mentre lavoro posso ascoltare musica tutto il giorno.
I tuoi disegni si concentrano in particolare su soggetti femminili. C'è un motivo particolare? In generale amo osservare le persone. I ritratti sono sempre stati i miei esercizi preferiti perché mi aiutano a capire chi sto guardando o a chi sto pensando. Negli ultimi tempi mi sono concentrata esclusivamente sui soggetti femminili ed è davvero complesso spiegarne il motivo, soprattutto perché non ce n’è uno specifico. Le donne sono le creature più forti e delicate al tempo stesso che conosco e mi colpiscono tutte, ognuna in modo diverso. Me le immagino come un vaso di vetro, che cadendo a terra è in grado di ridurre in mille pezzi il pavimento. Dietro ognuna di loro cerco di immaginare che storia ci sia, dietro quello smalto mangiato, quel taglio di capelli, la T-shirt che hanno deciso di indossare quel giorno, dettagli che cerco di inserire nelle illustrazioni. Mi piace disegnarle e capirle, così magari capisco anche un po’ me.
Il tuo stile è molto originale e caratterizzato da colori brillanti. Che cosa ti ispira? Cerco sempre di uscire un po’ dalla mia comfort zone per evolvermi e lo faccio disegnando costantemente, sperimentando tecniche (cosa che a volte mi richiede un po’ di sforzo, considerato che mi piace gongolarmi nelle cose che so fare) e osservando artisti e illustratori che scopro a mano a mano. La colorazione è un momento cruciale: quando devo colorare una tavola ho sempre paura di commettere errori e proprio per superare questo scoglio mi sono data agli acquerelli, dove non esiste Ctrl+Z. In questo modo mi costringo a riflettere bene su cosa voglio dire con i colori e come voglio esprimerlo. Trovando pace e divertimento nel disegno, cerco di restituire la stessa sensazione a chi guarda i miei lavori e i colori sono un elemento importante. (Confesso che scansiono sempre il disegno in bianco e nero, nel caso il risultato finale dovesse essere un disastro. Odio sbagliare).
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Le tre cose più belle da disegnare? Le piante/ I fiori, le ragazze e gli animali.
Perché hai scelto di avere un blog su Tumblr? Mi è sempre piaciuto condividere i miei disegni un po’ ovunque e adoro il concetto di condivisione in generale. Quando ho scoperto Tumblr non ci ho pensato due secondi a creare un mio blog dove poter mettere i miei lavori. Col tempo, tenendolo in ordine, aggiornandolo con contenuti che ritengo validi e pubblicizzandolo nella maniera più corretta mi sono accorta che oltre ad essere una piattaforma divertente è uno degli strumenti più efficaci che ci sono… Insomma con Tumblr una pausa di 10 minuti diventa di 3 ore senza neanche accorgermene.
Ci sono dei Tumblr che ti piacerebbe consigliarci? Certamente! Il mio blog preferito in assoluto è @webcomicname. Vince su tutto, non c’è storia. C’è poi @cecile-dormeau, che è meraviglioso. Infine @pop-crash, per i nostalgici degli anni 90.
Grazie Veronica, buon proseguimento!
Fonte: Veronica Malatesta
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diamante-giorgese · 5 years ago
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FRIDA parte 2 di 3 I postumi di quell'incidente (un palo le perforò il bacino e a causa delle ferite fu sottoposta nel corso degli anni a trentadue interventi chirurgici) condizionarono la sua salute per tutta la vita, ma non la sua tensione morale. Frida si dedicò con passione alla pittura e nonostante il dolore fisico e psichico derivanti dall'incidente, continuò ad essere la ragazza ribelle, anticonformista e vivacissima che era stata prima. Dimessa dall'ospedale venne costretta a mesi di riposo nel suo letto di casa con il busto ingessato. Questa circostanza forzata la spinse a leggere tanti libri, molti dei quali sul movimento comunista, ed a dipingere. Il suo primo soggetto fu il suo piede che riusciva ad intravedere tra le lenzuola. Per sostenere questa passione i genitori le posero uno specchio sul soffitto della camera, in modo che poetesse vedersi, e dei colori; è qui che iniziò la serie di autoritratti. Dopo che le venne rimosso il gesso, Frida Kahlo recuperò la capacità di camminare, nonostante i forti dolori che la accompagnarono per tutti gli anni a venire. Portò i suoi dipinti a Diego Rivera, illustre pittore murale dell'epoca, per avere una sua critica. Rivera era un uomo alto, grasso, imponente, e aveva un temperamento geniale, allegro, irruento, famoso per essere un grande conquistatore di donne bellissime e un comunista appassionato. Questi rimase colpito positivamente dallo stile moderno della giovane artista tanto che la avvicinò alla sua ala e la introdusse nella scena politica e culturale messicana. Frida diventò un'attivista del partito comunista partecipando a molteplici manifestazioni e nel frattempo si innamorò dell'uomo che diventò la sua "guida" professionale e di vita; nel 1929 sposò così Diego Rivera - per lui era il terzo matrimonio - pur sapendo dei continui tradimenti di cui sarebbe stata vittima. Lei, dal canto suo, lo ripagò allo stesso modo, anche con esperienze bisessuali, dimostrando ancora una volta il suo spirito libero e anticonformista. CONTINUA... #frida#amore#life#storie#biografie#love#instalove#bookstagram#booklovers#instabooks#booksaddict#bookaholic#bookslover#instabest#pictures#ritratti#artinstagram https://www.instagram.com/p/B0a4j1aoi-d/?igshid=1cr33c9j8jdjs
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paoloxl · 7 years ago
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Nonostante fosse affetta da spina bifida (inizialmente scambiata per poliomielite), fin dall'adolescenza Frida manifestò un talento artistico e uno spirito indipendente e passionale riluttante verso ogni convenzione sociale. A diciassette anni rimase vittima di un incidente stradale tra un autobus su cui viaggiava e un tram, a causa del quale riportò gravi fratture che le segneranno la vita costringendola a numerose operazioni chirurgiche che le sfigureranno il corpo intero. Dimessa dall'ospedale, fu costretta ad anni di riposo nel suo letto di casa con il busto ingessato: è qui che Frida cominciò a leggere libri sul movimento comunista e a dipingere soprattutto autoritratti, grazie a un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto che i genitori le avevano regalato. Dopo che le fu rimosso il gesso, portò i suoi dipinti a Diego Rivera, illustre pittore murale dell'epoca che, rimanendo particolarmente colpito dallo stile moderno di Frida, decise di trarla sotto la sua ala e inserirla nella scena politica e culturale messicana. Frida divenne così un'attivista del partito comunista messicano partecipando a diverse manifestazioni e, nel 1929 sposò Rivera, pur sapendo dei continui tradimenti cui andava incontro. Frida e Diego organizzarono i loro studi e accumularono reperti precolombiani del Messico e collezioni etnografiche nella grande ''Casa Azul'' di Coyoacàn, oggi aperta al pubblico come il Museo Frida Kahlo. Negli anni successivi al matrimonio Frida si trasferì a New York con il marito, al quale erano stati commissionati alcuni lavori, ma ben presto decise di tornare nella sua città natale, anche a causa di un aborto spontaneo in gravidanza inoltrata causato dell'inadeguatezza del suo fisico. Nel 1939 Frida e il marito divorziarono per il tradimento di Rivera con la sorella di Frida, per risposarsi di nuovo un anno dopo a San Francisco perché, di fatto, Diego non l'aveva dimenticata e non aveva mai smesso di amarla. Frida aveva assimilato dal marito uno stile volutamente naif che la portò a dipingere in particolare piccoli autoritratti ispirati all'arte popolare e alle tradizioni precolombiane. La sua chiara intenzione era, ricorrendo a soggetti tratti dalle civiltà native, affermare in maniera inequivocabile la propria identità messicana. Nei suoi ritratti raffigurò inoltre, molto spesso, gli aspetti drammatici della sua vita, il maggiore dei quali fu il grave incidente del 1925. Il rapporto ossessivo con il suo corpo martoriato caratterizzava infatti uno degli aspetti fondamentali della sua arte: creava visioni del corpo femminile non più distorto da uno sguardo maschile. Nel corso della sua vita Frida ebbe numerosi amanti, di ambo i sessi, tra i quali il rivoluzionario russo Lev Trotskij, il poeta Andrè Breton e la militante comunista e fotografa Tina Modotti. Pochi anni prima della sua morte le venne amputata la gamba destra, in evidente stato di cancrena. Le ultime parole che scrisse nel suo diario furono: "Attendo con gioia la mia dipartita. E spero di non tornare mai più."
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pleaseanotherbook · 4 years ago
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BEST OF 2020: I DIECI LIBRI PIÙ BELLI LETTI QUEST’ANNO
Il 2020 è stato un anno complicato, uno di quelli che rimarrà nella storia sotto più punti di vista. È stato un anno complicato anche dal punto di vista delle mie letture. Avevo fissato per la sfida di lettura su Goodreads un limite molto basso, 50 libri, certa che lo avrei ampiamente superato, e invece sono riuscita a centrarlo a stento. Ho vissuto uno dei blocchi del lettore più spaventosi di sempre che neanche credevo di poter vivere che mi ha lasciato abbastanza sconvolta. La lettura per me è sempre stata un conforto e una cura e scoprirmi incapace di leggere è stato un colpo durissimo da accettare. Ma per fortuna ne sono uscita. Per fortuna.
Per il prossimo anno ho settato lo stesso limite, con la stessa voglia di leggere libri belli che avevo lo scorso anno. Ho letto diversi saggi e ne vorrei leggere altri, e diversi libri di narrativa, e spero di replicare anche per il 2021.
Dal momento che ho letto pochissimi libri per i miei standard scegliere quelli che più mi sono piaciuti non è stato particolarmente difficile. Devo dire che sono stata abbastanza eclettica e ho fatto diverse scoperte che mi porterò dietro.
Enjoy!
Le disobbedienti: Storie di sei donne che hanno cambiato l'arte di Elisabetta Rasy
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Che cosa unisce Artemisia Gentileschi, stuprata a diciotto anni da un amico del padre e in seguito protagonista della pittura del Seicento, a un'icona della bellezza e del fascino novecentesco come Frida Kahlo? Qual è il nesso tra Élisabeth Vigée Le Brun, costretta all'esilio dalla Rivoluzione francese, e Charlotte Salomon, perseguitata dai nazisti? C'è qualcosa che lega l'elegante Berthe Morisot, cui Édouard Manet dedica appassionati ritratti, alla trasgressiva Suzanne Valadon, l'amante di Toulouse-Lautrec e di tanti altri nella Parigi della Belle Époque? Malgrado la diversità di epoca storica, di ambiente e di carattere, un tratto essenziale accomuna queste sei pittrici: il talento prima di tutto, ma anche la forza del desiderio e il coraggio di ribellarsi alle regole del gioco imposte dalla società. Ognuna di loro, infatti, ha saputo armarsi di una speciale qualità dell'anima per contrastare la propria fragilità e le aggressioni della vita: antiche risorse femminili, come coraggio, tenacia, resistenza, oppure vizi trasformati in virtù, come irrequietezza, ribellione e passione. Elisabetta Rasy racconta, con instancabile attenzione ai dettagli dell'intimità che disegnano un destino, la vita delle sei pittrici nella loro irriducibile singolarità.
È una prospettiva molto interessante quella che regala la Rasy composta da aneddoti, sfumature, impressioni, contesto storico, dei ritratti di donne a tutto tondo che non si lasciano facilmente ostacolare, che nonostante le vite difficili, le difficoltà evidenti, la disperazione innata si ribellano a tutto anche a loro stesse.
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Kentuki di Samanta Schweblin
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Buenos Aires, interno giorno. Ma anche Zagabria, Pechino, Tel Aviv, Oaxaca: il fenomeno si diffonde in fretta, in ogni angolo del pianeta, giorno e notte. Si chiamano kentuki: tutti ne parlano, tutti desiderano avere o essere un kentuki. Topo, corvo, drago, coniglio: all’apparenza innocui e adorabili peluche che vagano per il salotto di casa, in realtà robottini con telecamere al posto degli occhi e rotelle ai piedi, collegati casualmente a un utente anonimo che potrebbe essere dovunque. Di innocuo, in effetti, hanno ben poco: scrutano, sbirciano, si muovono dentro la vita di un’altra persona. Così, una pensionata di Lima può seguire le giornate di un’adolescente tedesca, e gioire o preoccuparsi per lei; un ragazzino di Antigua può lanciarsi in un’avventura per le lande norvegesi, e vedere per la prima volta la neve; o ancora un padre fresco di divorzio può colmare il vuoto lasciato dall’ex moglie. Le possibilità sono infinite, e non sempre limpide: oltre a curiosità e tenerezza, il nuovo dispositivo scatena infatti forme inedite di voyeurismo e ossessione.
Si tratta di una storia dai risvolti distopici che mi ha colpito immediatamente. Volevo leggerla da tempo ma ho continuato a rimandare finché non mi sono decisa a prendere il libro in mano. E non me ne sono minimamente pentita. Una storia con una vena distopica davvero inquietante dal ritmo serratissimo, che mi ha conquistato fin dalle premesse. In un mondo che diventa sempre più tecnologico e connesso, diventiamo sempre più facilmente controllabili, e mettere in gioco la nostra privacy per il brivido del possesso si scontra con la voglia sconfinata di preservarla a qualsiasi costo. E la linea sottile che ci divide dalla follia è sottilissima.
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Gli incendiari di K.O. Kwon
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Cosí si dice: da giovane attivista John Leal aveva aiutato i dissidenti coreani a raggiungere clandestinamente Seul dalla Corea del Nord, fino al giorno in cui era stato rapito, gettato in un gulag e torturato. Scampato alla morte, ma non al ricordo degli orrori, era ritornato in America, aveva avuto una rivelazione e si era messo al servizio dell'umanità fondando il gruppo Jejah. Questa storia, o una versione sempre un po’ diversa di essa, racconta John Leal ai «discepoli» riuniti al suo cospetto. Ma Will non ci casca. La retorica della fede, i «giochi di magia», l'«abracadabra», come li definisce, gli sono ben noti, e per questo ne diffida. Lui stesso li ha praticati nella sua vita precedente, quando viveva in California e aveva abbracciato la religione e il proselitismo per tentare di salvare una madre sofferente. Un giorno poi si era inginocchiato in preghiera come d'abitudine, ma non aveva sentito niente. La voce di Dio era sparita. Aveva abbandonato la Scuola biblica, cambiato costa e vita e si era iscritto al prestigioso Edwards College. È all'Edwards che Will incontra Phoebe. La sua disinvoltura, la popolarità a scuola e con i ragazzi di quella bruna sottile dai tratti coreani accendono immediatamente il suo desiderio, cosí poco allenato, ma nascondono anche ferite profonde e mai rimarginate: il fantasma di un pianoforte a cui Phoebe ha rinunciato quando ha capito di non poter essere la piú brava, e il fantasma di una madre amorevole e protettiva, morta forse anche per sua colpa. Will e Phoebe si amano come fanno i naufraghi con la terra avvistata, bramosi e incerti, ma le acque che li circondano sono molto insidiose. John Leal subodora il vuoto quando lo incontra, e promette di saperlo riempire. Come in ogni forma d'amore, la battaglia che viene ingaggiata ha per posta l'anima. Quando in tv vede scorrere le immagini di un attentato ai danni della clinica Phipps, dove si praticano aborti, Will deve chiedersi chi infine si sia aggiudicato quella di Phoebe, e la propria.
Mi sono innamorata della copertina di questo libro. Quel blu notte così intenso, quel fuoco che divampa al centro, la sensazione di essere in costante pericolo. Soprattutto mi ha colpito perché la Kwon è una sudcoreana trapiantata in America e pensavo che se ne sentisse l’atmosfera, anche se la storia di per sé è un intricato castello di carte pronto a essere distrutto. Una storia terribile e avvincente, che scandaglia le vite di due giovani ragazzi innamorati e persi, investiti dal peso di un gruppo di fanatici religiosi. In un ritmo implacabile e duro la Kwon tratteggia la guerra privata di un’intera esistenza.
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Gli umani di Matt Haig
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Per il bene dell'intero universo, il professor Martin deve essere eliminato. E con lui chiunque sia al corrente delle sue scoperte. Ma a causa di un contrattempo, l'alieno mandato sulla Terra si materializza ai bordi di un'autostrada, in una sera fredda e umida, completamente nudo, nonché privo delle più basilari nozioni della vita sociale. Inizia così una divertente commedia degli errori, in cui il finto professor Martin impara a vivere da terrestre. E ben presto, contro le previsioni aliene, la forzata vicinanza con la specie umana, soprattutto con i due esemplari (moglie e figlio) che compongono la famiglia del professore, lo costringe a rivedere il suo giudizio, passando dal più completo disgusto a un'inconfessabile simpatia. Certo, i terrestri sono tutt'altro che perfetti, eppure hanno inventato la poesia, la musica e persino il burro di arachidi…
Durante il blocco del lettore più spaventoso che abbia mai affrontato ho iniziato a leggerlo dietro suggerimento di una mia amica e devo dire che me ne sono innamorata immediatamente. È uno di quei libri che rifugge un genere di appartenenza e diventa universale, perché parla di sentimenti, di umanità, di vita. Una storia intensa e speciale, che supera i confini dello spazio-tempo e disegna un viaggio nel mondo degli umani, che accompagna il lettore nella scoperta di cosa rappresenti la vita umana, la convivenza di scienza e spiritualità, sentimenti e raziocinio, intelligenza e intuizione, amore e dolore, la perdita e la coscienza.
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Il morso della vipera di Alice Basso
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Il suono metallico dei tasti risuona stanza. Seduta alla sua scrivania, Anita dattilografa le storie della rivista Saturnalia: detective dai lunghi cappotti che tra una sparatoria e l'altra hanno sempre un bicchiere di whisky tra le mani. Nulla di più lontano dal suo mondo. Eppure le pagine di Hammett e Chandler che il suo affascinante editore Sebastiano Satta Ascona traduce, le fanno scoprire il potere delle parole. Un potere che va ben oltre la carta. Anita ne rimane affascinata. Proprio lei che non ha mai letto nulla. Ma se Anita si trova ora a lavorare per una rivista di racconti gialli la colpa è solo la sua. Perché poteva accettare la proposta del suo amato fidanzato Corrado, come avrebbe fatto qualsiasi altra giovane donna del 1935, invece di pronunciare quelle parole totalmente inaspettate: ti sposo ma voglio prima lavorare. E ora si trova con quella macchina da scrivere davanti in compagnia di racconti che poi alla fine così tanto male non sono. Anzi, sembra quasi che le stiano insegnando qualcosa. Forse per questo quando un'anziana donna viene arrestata e tacciata da tutti come pazza perché afferma che un eroe di guerra è in realtà un assassino, Anita è l'unica a crederle. Eppure quelli non sono anni in cui dare spazio ad una visione obiettiva della realtà. Il fascismo è in piena espansione. Il cattivo non viene quasi mai sconfitto. Anita deve trovare tutto il coraggio che ha e l'intuizione che le hanno insegnato i suoi amici detective per indagare e scovare il bandolo della matassa. Perché una donna può tenere in mano un filo non solo per cucire e rammendare, ma per far sentire la sua voce.
Quando ho girato l’ultima pagina, ho sospirato stringendomi il volume al petto e un po’ ho imprecato perché appunto sono arrivata all’ultima parola. È una storia meravigliosa, che ti tiene incollato alle pagine, che si vuole fare leggere. È una storia come quella di J.D. Smith, che non può e non deve lasciare indifferenti. Come sempre i libri di Alice sfuggono da ogni definizione, anche questa è una storia che avvinghia e trascina, che lascia il lettore esaltato, che ovviamente ne vuole ancora. Si ride, si riflette, si investiga, si fa un giro immenso e ci si ferma di fronte alla verità universale che ci si riconosce sempre un po’ nei libri che si amano.
La mia recensione
L'intelligenza delle api. Cosa possiamo imparare da loro di Randolf Menzel, Matthias Eckoldt
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Amiamo le api soprattutto perché producono il miele. Ma sono anche fra gli animali più importanti e più intelligenti del pianeta. Senza la loro attività di impollinatrici, in tutto il mondo ci sarebbero problemi per le risorse alimentari. Sono però in grado di fare di più: il loro minuscolo cervello pensa, pianifica, fa di conto e forse sogna. Le api possiedono, sorprendentemente, molte delle nostre capacità mentali. Come percepiscono i profumi e vedono i colori, come si forma la loro memoria, come apprendono regole e modelli, addirittura come riconoscono i volti, da dove derivano le loro conoscenze, che cosa sanno e come vengono prese le decisioni in quel superorganismo che è una popolazione di api: sono i grandi temi di questo particolarissimo libro. Randolf Menzel e Matthias Eckoldt parlano anche della moria delle api e del ruolo che questi insetti possono avere nel creare un sistema di allerta precoce contro gli effetti nocivi delle nostre tecnologie.
Si tratta di un saggio estremamente interessante sulla anatomia e fisiologia del cervello delle api, che analizza in maniera approfondita alcuni aspetti fondamentali dei loro organi di senso: olfatto e vista in maniera principali, ma anche tatto. Inoltre, analizza anche il funzionamento del loro apprendimento e della loro memoria. È un saggio molto tecnico, che da per scontate nozioni di zoologia e di fisiologia spinta (sapere come funziona un potenziale d’azione che permette i passaggi di impulsi elettrici nel cervello potrebbe aiutare nella comprensione) ma fornisce spunti molto interessanti. Da uno scienziato che ha trascorso tutta la sua vita immerso nel mondo delle api, un approfondimento ricco e speciale su degli insetti che sono fondamentali per noi.
La mia recensione
Il sussurro delle api di Sofia Segovia
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Sono i primi anni del Novecento e gli echi della rivoluzione hanno raggiunto, insinuandosi tra campi e colline, la campagna fertile di Linares: un laborioso, coriaceo angolo di Messico dove sorge l’hacienda dei Morales. È in questa famiglia che vive la nana Reja, l’anziana nutrice che ha cresciuto generazioni di bambini e ora trascorre i giorni sulla sedia a dondolo. Finché una mattina, vincendo la sua leggendaria immobilità, Reja s’incammina e arriva al ponte, come svegliata da un richiamo. In un viluppo di stracci, proprio lì, e circondato da un nugolo di api, c’è un neonato. Lo chiameranno Simonopio, questo bambino magico che gli insetti non pungono, questo bambino dannato che al posto della bocca sembra abbia un buco. In silenzio, il piccolo impara a leggere i voli delle sue amiche api e da quelli a capire le oscillazioni della natura e i suoi presagi. Così, mentre l’epidemia di influenza spagnola colpisce la regione e tradizioni arcaiche si infrangono contro l’onda di un tempo nuovo, la famiglia Morales si affida all’intuito di Simonopio. E costruirà grazie a lui un nuovo futuro.
Mi sono innamorata della cover, ma quando ho letto la trama dovevo averlo. Le saghe familiari sono un’altra delle mie grandi passioni soprattutto quelle sudamericane e questa non ha fatto eccezione per la potenza delle descrizioni e la forza che ne deriva. Ho amato molto questo libro, anche se ci ho messo una vita a leggerlo. La storia della Segovia unisce monito e superstizione, realtà storica e personaggi di fantasia, gioia e dolore, la dolcezza del miele delle api e lo spavento del loro pungiglione e regala una storia piena di meraviglia da leggere con la consapevolezza che siamo sempre noi i fautori del nostro destino.
La mia recensione
L’Ora dei dannati di Luca Tarenzi
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Dopo aver accompagnato Dante nel suo viaggio, Virgilio, che ha intravisto la luce divina sulla montagna del Purgatorio, non può tornare nel Limbo. È destinato a restare nell'Inferno, dove può muoversi liberamente, anche se sempre alla mercé della violenza degli angeli caduti, gli Spezzati. Per questa sua peculiarità diventa un ingranaggio fondamentale nell'ambizioso piano di Pier delle Vigne, che intende raccogliere un gruppo scelto di dannati - il Conte Ugolino, Filippo Argenti e Bertran de Born - per fuggire dall'Inferno. Un fantasy ambientato in un Inferno dantesco descritto magnificamente: un racconto carcerario; una storia di redenzione piena di colpi di scena e combattimenti appassionanti, fino all'incredibile finale che lascia aperto il destino dei cinque straordinari antieroi.
Nella storia di Tarenzi invece la missione che si prefigge il poeta ha tutto tranne che approvazione. È un tentativo basato sul raziocinio di Pier delle Vigne e sulla cooperazione dei dannati che il suicida ha reputato necessari alla realizzazione. È un progetto ambizioso, folle, spericolato, l’unico possibile. La storia quindi si basa sugli incastri delle diverse personalità e sulle diverse aspettative che il gruppo ha, l’obiettivo, la fuga, è comune, ma nel frattempo ognuno di loro ha delle aspettative differenti. Una storia affascinante e complicata, contraddittoria e inquietante, che attraversa l’Inferno e lascia con il fiato corto e la voglia di saperne di più. Intensa e sorprendente, che tanto degli eroi buoni siamo stufi tutti, le mille sfaccettature umane del peccato sono molto più affascinanti.
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Invisibili di Caroline Criado Perez
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In una società costruita a immagine e somiglianza degli uomini, metà della popolazione, quella femminile, viene sistematicamente ignorata. A testimoniarlo, la sconvolgente assenza di dati disponibili sui corpi, le abitudini e i bisogni femminili. Come nel caso degli smartphone, sviluppati in base alla misura delle mani degli uomini; o della temperatura media degli uffici, tarata sul metabolismo maschile; o della ricerca medica, che esclude le donne dai test «per amor di semplificazione». Partendo da questi casi sorprendenti ed esaminandone moltissimi altri, Caroline Criado Perez dà vita a un’indagine senza precedenti che ci mostra come il vuoto di dati di genere abbia creato un pregiudizio pervasivo e latente che ha un riverbero profondo, a volte perfino fatale, sulla vita delle donne. Perché nei bagni delle donne c'è sempre la coda e in quelli dei maschi no? Perché i medici spesso non sono in grado di diagnosticare in tempo un infarto in una donna? Perché, negli incidenti stradali, le donne rischiano di più degli uomini? Un libro rivoluzionario ed estremamente rivelatorio che vi farà vedere il mondo con altri occhi.
“Invisibili” è uno di quei libri che non puoi leggere senza provare emozioni forti, senza rimanere indifferenti. È uno schiaffo bello forte a tutte le nostre convinzioni, un saggio che dati alla mano, analizza la mancanza di dati di genere in moltissimi ambiti della nostra società, dalla salute all’edilizia, dalla topografia delle nostre città al mondo del lavoro, dal soddisfacimento delle necessità familiari alla gestione di intere comunità. Caroline Criado Perez è attentissima a ricostruire la falla nell’impianto che guida le scelte politiche e sociali di un mondo costruito a misura d’uomo, o per meglio dire a misura di maschio. Un saggio illuminante e irrinunciabile che dovrebbe essere letto da tutti.
La mia recensione
Centro di Amalia Frontali & Rebecca Quasi
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Londra, 1908. La capitale britannica si prepara ai Giochi della IV Olimpiade. Miss Ina Wood appartiene alla squadra femminile di tiro con l’arco e Monsieur Pierre Le Blon è un valente schermidore belga. Si incontrano per caso, a seguito di un piccolo incidente automobilistico e scoprono di avere in comune un certo talento per la dissimulazione: Miss Wood guida un’auto non sua e Monsieur Le Blon non è chi dice di essere. Tra schermaglie sportive e romantiche gite tra i ranuncoli, si consuma quella che pare destinata a restare una fugace avventura. Ma il destino, lento e inesorabile, dispone che i nostri atleti si ritrovino a Vienna nel 1914, per affrontare il passato ed essere travolti dagli ingranaggi della Storia.
È un libro che mi ha incuriosito fin da quando le due autrici hanno iniziato a pubblicarlo a puntate riempiendo le loro pagine Facebook di estratti. È una storia di una storia d’amore senza tempo inserita in una cornice storica realistica e curatissima che mi ha emozionato fin dalla prima pagina. Rebecca Quasi e Amalia Frontali riescono nell’impresa di unire fantasia e realtà, emozioni e ricerca, storia e immaginazione, tra la Londra delle Olimpiadi del 1908 e una Vienna da Belle Époque, in un romance che sfugge le logiche del tempo e riempie il lettore di suggestioni.
La mia recensione.
Quali sono i libri che hanno segnato il vostro 2020?
Raccontatemelo in un commento.
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italianaradio · 5 years ago
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Ritratti di donne dell’artista Francesca Nini Carbonini
Nuovo post su italianaradio http://www.italianaradio.it/index.php/ritratti-di-donne-dellartista-francesca-nini-carbonini/
Ritratti di donne dell’artista Francesca Nini Carbonini
Ritratti di donne dell’artista Francesca Nini Carbonini
La Regina Elisabetta II, Eleonora Duse, Aretha Franklin, Rita Levi Montalcini, Audrey Hepburn, Brigitte Bardot, Sophia Loren, Liza Minnelli, Frida Kahlo, Liz Taylor, sono le 10 protagoniste di Once upon a time la nuova serie di opere realizzata dall’artista italiana Francesca Nini Carbonini.
“Donne che hanno vissuto nel visionario, che hanno lottato per la loro visione, la loro arte, i loro progetti, affinché la loro immaginazione divenisse tangibile. Sono donne che hanno costruito imperi. Nelle opere rappresento la loro capacità di credere, di lottare, di non mollare mai e di abbandonarsi alla vittoria senza riserve”, commenta l’artista, appena rientrata dalla New York Design Week che ha ospitato la vandalizzazione dell’opera dedicata a Liz Taylor.
Nini è stata infatti scelta da Azimut-Bennet per celebrare i 50 anni del Gruppo, famoso nel settore nautico per l’ideazione di yacht di lusso: sul palcoscenico, nel cuore di Manhattan, Nini si è esibita in una live performance di vandalizzazione facendo vivere l’anima del dipinto per tutti gli ospiti dell’azienda.
“Le opere di Once upon a time nascono dalla necessità, tramite la mia arte, dipingendo e vandalizzando, di esplorare lo spazio attorno a me attraverso gli occhi di donne icone – commenta l’artista. – Studiando le loro vite, ho provato a calarmi nei loro panni, un’esperienza eccitante e dolorosa allo stesso tempo; mi sono persa e perdendomi ho tentato di raccogliere il loro intimo nelle espressioni, negli occhi e nello sguardo. Ho rappresentato tutti i ritratti a bocca chiusa, senza sorrisi, senza ammiccamenti: la bocca può restare muta se tutto il resto è forte, se si ascolta e si parla con tutto il volto”.
La vandalizzazione, termine coniato da Francesca Nini Carbonini e sua cifra stilistica, vede l’artista cercare lo spazio all’interno delle tele, una ricerca che si traduce in una serie di rapidi tratti di colore sul quadro stesso attraverso cui Nini esprime la sua anima e restituisce a chi guarda l’anima intrinseca dell’opera. È la quarta dimensione del codice artistico di Nini.
Nelle opere di Once upon a time la vandalizzazione ha permesso all’artista di “dare un’idea visionaria attraverso i visi ritratti, ciò che le menti delle donne ritratte stavano visualizzando internamente, a livello intimo; con la vandalizzazione ho raggiunto questo stadio. I tratti di vandalizzazione accompagnano all’interno del ritratto, nella felicità e disperazione, nella prigionia e libertà, nel brutto e nel bello, nel buono e cattivo delle donne ritratte”.
Dipinti su tele con dimensioni di 100x100cm (ad eccezione del dipinto Liz Taylor che misura 180x180cm), i ritratti vandalizzati sono realizzati con pennellate, spugnate e gocce di colore sempre studiate e mai lasciate alla casualità, così come il nero, che viene lasciato pulito: l’insieme di questi elementi valorizza i tratti cruciali dell’interiorità dei soggetti ritratti e interrompe l’iperrealismo prepotente dei visi.
“Come in tutti i miei lavori, anche in questo c’è la completa discrezionalità di chi guarda di scoprire altri e mille significati, di svelare sentimenti diversi e contrastanti nei ritratti. È un lavoro che si avvicina al Pop, ma preferisco definire questo stile in maniera più estesa come Pop – Iperrealistico – Vandalizzato”,conclude l’artista.
Francesca Nini Carbonini dopo l’evento in Triennale a Milano a marzo 2019 dove ha portato in Italia per la prima volta la performance artistica Kafka 9.0 con cui era stata invitata al Burning Man 2017, è stata invitata alla Design Week di New York da Azimut-Benetti dove, presso il Rockefeller Centre, ha presentato e vandalizzato il ritratto di Liz Taylor.
Inoltre un’opera vandalizzata dell’artista è stata scelta da Trussardi Parfums per lo spot della nuova fragranza maschile Trussardi Riflesso Blue Vibe: attraverso la sua tecnica artistica, Nini è riuscita a far emergere dal quadro le note fresche, agrumate e floreali, e quelle avvolgenti del tabacco per un connubio visivo e sensoriale.
La Regina Elisabetta II, Eleonora Duse, Aretha Franklin, Rita Levi Montalcini, Audrey Hepburn, Brigitte Bardot, Sophia Loren, Liza Minnelli, Frida Kahlo, Liz Taylor, sono le 10 protagoniste di Once upon a time la nuova serie di opere realizzata dall’artista italiana Francesca Nini Carbonin…
Redazione ART News
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