#Riforma protestante
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miciagalattica · 2 months ago
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La notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre 1517 Lutero affisse sulla porta della chiesa di Wittenberg 95 tesi in latino sul valore e l'efficacia delle indulgenze. Questo evento dette il via alla Riforma protestante. Sono passati più di 500 anni e nulla è cambiato, anzi è notevolmente peggiorata la situazione della chiesa cattolica. Si sono evoluti nei commerci di ogni genere e tipo, degni successori dei mercanti del tempio.
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thegianpieromennitipolis · 10 months ago
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti
LE RADICI DELLA CRISI
Quando si pensa al "Rinascimento" in Italia, le espressioni si fanno idillio.
Ovviamente, è un errore.
Velato dalla bellezza delle arti plastiche e pittoriche in anni di densa produzione e di "maestri" inarrivabili, paradigmi della successiva "maniera".
Ma nell'Europa del Nord, la crisi spirituale e con essa il rivolgimento delle società e degli individui, la cui collocazione al centro della vita è già indice della modernità, si afferma senza infingimenti.
Nessuna illusione, neanche qui: si tratta di un'altra forma di retorica, severa, austera, grigia.
No, ancora di più: tormentata, angosciata, ossessionata.
L'intero vecchio continente ne verrà stravolto: l'età protestante, la riforma, la reazione delle gerarchie romane, le lotte di potere, il fanatismo religioso, la guerra, fino al "Sacco di Roma", avvenimento spartiacque che segna la fine della centralità della Chiesa cattolica e, paradossalmente, anche la fine dell'Impero incarnato da Carlo V.
Entrambe le istituzioni protagoniste della storia stanno per subire l'avvento delle Nazioni.
Lunga fu la scia, si estenderà per tutto il XVI secolo fino alla Guerra dei Trent'anni tra il 1618 e il 1648 e alla pace di Vestfalia che darà un nuovo assetto all'Europa.
La Germania rimarrà frammentata in Stati che potranno trovare unità solo oltre due secoli dopo.
È il riflesso del passaggio dall'unità religiosa alla fede vissuta come traccia individuale.
Ma non regge al fanatismo della verità: questi, non conosce la tolleranza.
E incombe, dai nuovi pulpiti.
Come il cavaliere attraversa saldo nella sua armatura di fede il dramma della morte e l'incombere del male, così l'uomo che l'arte del Nord immagina, è figura della solitudine e del sacrificio, eroe della lotta: l'unico affidavit è riposto in se stesso.
Dürer intuisce, come ogni vero artista, l'avvento di un modello diverso di umanità: più libera, cosciente.
Ma sa anche che questo modello richiede la ricostruzione di principi guida, di un'identità che dall'individuo passi alla dimensione collettiva: ecco la crisi.
La città, sul picco della montagna, è un enigma lontano, silenzioso.
Il cavaliere, meditabondo nella sua dignità di spada e di obblighi, segue il cammino e i suoi pericoli.
Li attraversa, non li teme.
Perché ne riconosce l'essenza: è identica alla sua.
Uno stanco mendicare che ha solo l'apparente baldanza muscolare di un cavallo al trotto e l'incosciente vitalità di un cane.
L'esteso simbolismo dell'immagine è anch'esso un barlume che non riesce a mascherare il senso di rassegnazione delle tre figure: fiacche comparse in un circo abbandonato al "memento mori".
Come radici senza più terra, abbarbicate sulla roccia.
Dura.
Pesante.
Scenario estremo che nulla potrà accogliere.
- Albrecht Dürer (1471 - 1528): "Il cavaliere, la morte e il diavolo", 1513, Staatliche Kunsthalle, Karlsruhe (Germany)
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ Un amico sacerdote mi domandò pochi giorni or sono le mie impressioni sul Concilio Ecumenico. Senza esitare gli dissi che ne avevo una: molto ferma. E cioè che i RR.PP. [Reverendi Padri] che s'eran radunati per decidere tante riforme mi parevano aver avuto poca fiducia nella loro Casa. Ora guardando storicamente le cose, la Chiesa cattolica ha passato momenti assai più brutti del presente, ed anzi mi pare che non sia stata tanto in cima alle speranze umane, alla stima degli avversari, al rispetto dei dissidenti, come oggi, e direi anzi come da quando perse il Potere Temporale; sicché non dispero che un giorno o l'altro verrà un Papa che raccomanderà preghiere di ringraziamento a Dio per quella fortunatissima data del XX Settembre. « Come, come?... », disse il mio amico e sacerdote. Proprio così, gli risposi; basta che si ricordi che cos'era la Chiesa verso il Mille, e che cos'era nel secolo XVI, e che cos'era poco prima e poco dopo la Rivoluzione francese. Nel Medio Evo spesso ridotta a feudo dei baroni che dominavano i colli intorno a Roma, nel Cinquecento corrotta nella Curia, nel Papato, e quasi prossima a diventare (se il sogno di Machiavelli si fosse trasformato in realtà) il dominio ereditario della Casa dei Borgia, e nel Settecento boccheggiante per mancanza di fede nel clero superiore ed in quello inferiore pronto a spergiurare (con venticinquemila preti apostati in Francia). Rilegga il Gregorovius (il mio amico è un uomo dotto) e guardi la descrizione dei costumi ecclesiastici nelle Memorie del Casanova. E si ricordi che soltanto da poco tempo è stato proibito dal Pontefice che un cardinale si faccia interprete in conclave dei desideri del suo principe e ponga quindi un veto alla elezione di un suo collega che a quel principe non piaccia... La Chiesa oggi è libera: ossia potente.
La Chiesa, continuai, oggi è più numerosa, più universale, più rispettata; il clero molto più onesto; la resistenza che ha offerto nei Paesi oltre cortina alle persecuzioni ed in Asia ed Africa è molto più notevole (anche se vi siano casi di disobbedienza o apostasia) di quella offerta durante la Riforma o la Rivoluzione francese. Lo so che c'è meno gente che va in chiesa di prima; ho letto molte inchieste di riviste o di giornali e del clero minore stesso che mostrano che nell'Italia del Nord non va alla Messa che il quindici o venti per cento della popolazione delle parrocchie, e nell'Italia del Sud si tocca appena il cinquanta o sessanta per cento, e per di più non sono giovani uomini, ma ragazzi, o donne, o vecchi; e che i parroci non posson esser troppo esigenti nella fede di chi fa battezzare i figli, o di chi si sposa, o di chi muore, se no dovrebbero escluderne molti dai sacramenti. È vero anche che le vocazioni diventano sempre più scarse. Però se più scarse, sono più serie, e nulla di male se si vedranno meno contadini nei seminari, che ci andavan principalmente per sottrarsi alla vita della vanga. E, le ondate di miscredenza sono meno pericolose delle raffiche di separazione, come al tempo della Riforma protestante. “
Giuseppe Prezzolini, Cristo e/o Machiavelli. Assaggi sopra il pessimismo cristiano di sant'Agostino e il pessimismo naturalistico di Machiavelli, introduzione di Quirino Principe, Rusconi Editore, 1971¹; pp. 132-134.
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lunamarish · 6 months ago
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Vi ricordate le sirene del mito Ulisse? È uno passi più belli e famosi di tutta l’Odissea. Ma perché? Perché dietro questo mito è racchiusa una grande verità.
«Nessuno è mai passato di qui senza fermarsi ad ascoltare il dolce suono del nostro canto,» dicono le sirene ad Ulisse. E non gli stanno mentendo: con il loro canto seducono i marinai e li spingono a gettarsi in mare. Ulisse però adotta uno stratagemma per sopravvivere: si fa legare all’albero maestro della sua nave e copre le orecchie dei suoi uomini con la cera, così che non sentano il loro canto. Ecco, che cosa vi sta dicendo Omero? Che l’uomo è facile da ingannare. Chi parla con sincerità viene spesso deriso e frainteso e la massa da la sua preferenza a chi invece lo seduce e lo lusinga con un dolce canto, tanto dolce quanto velenoso e fatale.
Ma perché le sirene riescono ad incantare i marinai? Perché le loro parole sono così persuasive che riescono ad ingannare gli uomini. Ricordate il latinorum di Don Abbondio, il linguaggio forbito dell’Azzeccagarbugli? Tutti questi personaggi hanno una cosa in comune: distraggono, sviano, ingannano. Sono come le sirene di Ulisse. Ma riescono ad avere la meglio sugli altri perché sanno parlare.
Fateci caso, gli uomini più potenti del mondo che cosa fanno? Parlano! Vi persuadono a sostenere le loro idee soltanto con le parole. Non vi puntano un fucile contro la testa, non vengono nelle vostre case, non vi fanno assolutamente nulla, si limitano a parlare! Conoscono le parole giuste e sanno come usarle!
Dietro i momenti più importanti e più significativi della storia umana, la distruzione di Cartagine, il concilio di Nicea, la riforma protestante, l’ascesa di Hitler, non vi furono le armi ma delle parole! «Carthago delenda est», disse Catone. Furono queste piccole, semplici parole a segnare la fine di uno degli imperi più grandi del mondo antico. E ricordatevi sempre, come diceva Don Milani, un operaio conosce 100 parole, il padrone 1000. Per questo lui è il padrone.
Guendalina Middei
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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Qualche giorno fa ho letto un post su Facebook che mi ha fatto davvero piacere leggere! L’autore ha elencato le parole latine che usiamo tutti i giorni. Sì perché l’ignorante di turno obietterà sempre: ma a che serve studiare il latino? È una lingua morta, obsoleta, e nel frattempo senza saperlo usa parole come «bonus», «eccetera», «gratis», «video», «sponsor», «monitor». E indovinate un po’? Tutte queste parole sono latine!
E quante volte vi capita invece di usare parole come «telefono», «elicottero», «biblioteca», «grammatica», «clima»? Ebbene queste parole derivano dal greco antico! Vedete, conoscere l’origine delle parole, la loro storia, ci aiuta a capire meglio la nostra lingua! Ma a che serve capire la nostra lingua, domanderanno alcuni? A tutto! Per poter pensare avete bisogno delle parole! Non esistono pensieri senza parole.
Non potete parlare, non potete esprimere le vostre emozioni, non potete dare voce al vostro dissenso, se non conoscete le parole giuste per farlo! I politici, i governi, i giornalisti, gli uomini più potenti del mondo che cosa fanno? Parlano! Vi persuadono a votarli, a sostenere le loro idee, ad andare in guerra, ad accettare una nuova legge soltanto con le parole. Non vi puntano un fucile contro la testa, non vengono nelle vostre case, non vi fanno nulla, assolutamente nulla, si limitano semplicemente a parlare! Conoscono le parole giuste e sanno come usarle!
Dietro i momenti più importanti e più significativi della storia umana, la distruzione di Cartagine, il concilio di Nicea, la riforma protestante, l’ascesa di Hitler, la guerra fredda, non vi furono le armi ma delle parole! «Carthago delenda est», disse Catone. Furono queste piccole, semplici parole a segnare la fine di uno degli imperi più grandi del mondo antico. Ecco perché coloro che sostengono la necessità di semplificare il linguaggio, di fare a meno della grammatica, del latino, del greco sono i veri artefici della sudditanza dei molti (che non sanno parlare) nei confronti dei pochi (che sanno bene che sono le parole che fanno la storia e cambiano il mondo).
Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X
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touristeroo · 2 years ago
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Sapevate che Papa Clemente VII, durante il suo papato dal 1523 al 1534, si guadagnò il soprannome di 'Papa Sfortunato'? Durante il suo regno, il saccheggio di Roma del 1527 portò alla distruzione di gran parte della città e alla cattura del Papa stesso da parte delle truppe imperiali. Inoltre, Clemente VII fu anche il Papa che dovette affrontare la Riforma Protestante guidata da Martin Lutero. Nonostante queste avversità, Clemente VII riuscì comunque a portare avanti importanti riforme nella Chiesa e a promuovere l'arte e la cultura nella Città del Vaticano. Un papa stoico e coraggioso!" #storia #cittadelvaticano #papi #curiosità #ClementeVII #PapaSfortunato #rome #vatican #historyfacts #travel #AI #dalle2art (presso Vatican City) https://www.instagram.com/p/CpqZDRNMRBC/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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viunews · 2 months ago
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1517, Martin Lutero e la Riforma Protestante
Oggi nella storia 1517: inizia la Riforma Protestante
Nel 1517, un evento cruciale segnò una svolta nella storia del cristianesimo: Martin Lutero affisse le sue 95 tesi sulla porta della chiesa di Wittenberg. Questo atto audace non solo contestava le pratiche della Chiesa cattolica, ma avviava anche un movimento di riforma che avrebbe cambiato per sempre il panorama religioso e politico dell’Europa. Martin Lutero, un monaco agostiniano e teologo,…
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cinquecolonnemagazine · 11 months ago
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Storia: quando inizia l'era contemporanea?
Quando inizia la storia contemporanea? Se per quanto accaduto dall'antichità al Rinascimento, la ripartizione degli eventi storici è chiara, per ciò che l'umanità ha vissuto negli ultimi due secoli, gli studiosi non abbiano ancora trovato una soluzione univoca. Le epoche storiche La storia viene da sempre suddivisa in grandi epoche segnate ognuna da eventi significativi. Possiamo dire che oltre 2000 anni di storia sono suddivise i 4 grandi epoche: antichità, Medioevo, età moderna, età contemporanea. Ricapitoliamo cosa ha caratterizzato le prime tre epoche. - Antichità: questa epoca copre il periodo che va dalle prime civiltà umane fino al crollo dell'Impero Romano d'Occidente nel 476 d.C. Le principali civiltà dell'Antichità includono la Mesopotamia, l'Antico Egitto, la Grecia, e Roma. - Medioevo: inizia con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente e si estende fino al periodo che precede il Rinascimento, solitamente collocato nel XIV secolo. Il Medioevo è spesso diviso in Alta e Bassa età medievale, con il periodo dell'Alto Medioevo che termina intorno all'anno 1000 e il periodo della Bassa Età Medievale che si estende fino alla fine del XV secolo. - Età Moderna: ha inizio con il Rinascimento, solitamente datato al XIV-XV secolo, e si estende fino alla fine del XVIII secolo o all'inizio del XIX secolo. L'Età Moderna è caratterizzata da importanti cambiamenti culturali, scientifici e politici, tra cui la Riforma Protestante, l'età delle esplorazioni, l'Illuminismo e le rivoluzioni politiche come la Rivoluzione Francese. Cosa si intende per storia contemporanea? Quando inizia l'era contemporanea? La domanda ha suscitato dibattiti tra gli storici, poiché l'inizio di un'epoca così vasta e complessa è difficile da fissare con precisione. Alcuni la fanno iniziare con la Rivoluzione Industriale, mentre altri la collegano alla Rivoluzione Francese o al Congresso di Vienna. C'è chi sostiene che l'era contemporanea abbia avuto inizio con la Prima Guerra Mondiale. 4 capisaldi della contemporaneità Indubbiamente tutti gli eventi appena citati hanno avuto un grosso impatto sulla storia facendo sentire i loro effetti ancora oggi. Ripercorriamoli insieme. La Rivoluzione Industriale: ha avuto inizio nella seconda metà del XVIII secolo. L'introduzione di macchine e l'evoluzione dei metodi di produzione hanno trasformato radicalmente la società, portando a una migrazione massiccia dalle aree rurali a quelle urbane. L'emergere delle fabbriche ha ridefinito il concetto di lavoro, creando nuove classi sociali e alimentando tensioni economiche. La Rivoluzione Francese: questo periodo tumultuoso, durato dal 1789 al 1799, ha visto la caduta dell'Antico Regime e l'affermazione dei principi di libertà, uguaglianza e fratellanza. L'influenza della Rivoluzione Francese si è diffusa in tutto il mondo, ispirando movimenti nazionali e contribuendo a plasmare i futuri sistemi politici. Il Congresso di Vienna: dopo le devastazioni delle guerre napoleoniche, i leader europei cercarono di ristabilire, nel 1815, un equilibrio politico e sociale attraverso negoziati e accordi internazionali. Questo evento ha segnato la fine di un'epoca e l'inizio di una nuova era di cooperazione e competizione tra le potenze europee. La Prima Guerra Mondiale: consumatosi dal 1914 al 1918, Il conflitto ha provocato cambiamenti geopolitici senza precedenti, portando alla caduta di imperi e all'emergere di nuove nazioni. Le drammatiche trasformazioni sociali e culturali che ne sono derivate hanno plasmato il corso del XX secolo. In copertina foto di WikiImages da Pixabay Read the full article
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marcusnemesisworld-blog · 1 year ago
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LA RIFORMA PROTESTANTE E LA CONTRORIFORMA CATTOLICA
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personal-reporter · 1 year ago
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Asti: Caravaggio e la natura morta
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A Palazzo Mazzetti mostra-evento dedicata alla nascita di un genere a partire dall’analisi del capolavoro concesso dalla Pinacoteca Ambrosiana. La presenza di un dipinto di Caravaggio ad Asti caratterizza la nuova mostra-evento a Palazzo Mazzetti organizzata dalla Fondazione Asti Musei. «La Canestra di Caravaggio. Segreti ed enigmi della Natura Morta» da sabato 25 novembre, fino al 7 aprile 2024, permetterà di affrontare un argomento importante della pittura a partire dal celebre capolavoro di Michelangelo Merisi, eccezionalmente concesso dalla Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Una mostra unica nel suo genere, curata dallo storico dell’arte Costantino D’Orazio, che ha una doppia valenza. Da una parte quella estetica, offrendo uno scorcio su nascita ed evoluzione nel tempo della natura morta, genere pittorico che, nell’intera Storia dell’Arte italiana, viene inaugurato da Caravaggio proprio con la «Canestra di frutta» (1597-1600). Dall' altra quella didattica sulla composizione del quadro ed i significati ogni singola immagine. Fu dipinta a 23 anni, commissionata dal Cardinale Federico Borromeo ( di manzoniana memoria)  alla fine del Cinquecento e poi donata dallo stesso alla Biblioteca Ambrosiana nel  1607 La mostra astigiana offre al pubblico un vocabolario in cui ogni frutto, vegetale, oggetto o animale rivela il proprio segreto. Prima che Caravaggio creasse la sua Canestra, qualsiasi elemento decorativo compariva soprattutto a corredo di una o più figure umane, in posa o alle prese con un’attività legata alla cucina, al mercato o all’agricoltura. Caravaggio è il primo a cancellare la presenza umana, riservando alla sola frutta raccolta in un canestro il compito di comunicare il significato che la tradizione attribuisce ai prodotti della terra. In un’epoca fortemente condizionata dalle dispute religiose suscitate dalla Riforma protestante e dalla conseguente Controriforma, la visione del mondo elaborata dal Concilio di Trento, anche la «Canestra» si inserisce negli strumenti elaborati dagli artisti per superare i dogmi della Chiesa Cattolica ed in qualche modo attingere alla cultura anche religiosa del Nord Europa che aboli il culto dei Santi e quindi la loro rappresentazione. Una sorte di incrocio, forse involontario, con le prescrizioni islamiche, anch'esse caratterizzate dal divieto di rappresentare esseri umani. Il successo di questo quadro è talmente immediato da produrre la nascita di un genere, che nella mostra viene indagato attraverso preziose tele prestate da prestigiose collezioni private, come la collezione Pallavicini e la collezione Cremonini, e da vari e importanti musei (dalla Galleria Borghese alla Venaria Reale). Le opere portano le firme di Nicolas Régnier, Bartolomeo Bettera, Francesco Noletti detto il Maltese. Jan Brueghel Il Giovane, e Octavianus Monfort. Significativa l' opera dellla moncalvese Orsola Maddalena Caccia, tra le prime pittrici in assoluto in Italia a sviluppare, oltre ai classici temi religiosi, quelli floreali, vittima del piu feroce patriarcato che la costrinse, con le sorelle, a monacarsi in un convento costruito ad hoc dal padre stesso, a sua volta famoso puttore. l visitatori che giungono ad Asti potranno così conoscere anche gli altri musei e i monumenti della città, e una ricaduta economica verificaTa pure con le precedenti mostre». Progetto didatticoSono previste alcune proposte dedicate a fasce d’età differenti. Una per le scuole dell’infanzia e primarie con una visita guidata della durata di un’ora e un laboratorio di un paio d’ore dedicato alla realizzazione di una natura morta. Altra proposta è per le scuole secondarie, un po’ più lunga e approfondita e una per gli adulti.La mostra, con il contributo concesso dalla Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali del Ministero della Cultura, è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, in collaborazione con Arthemisia, con il patrocinio della Provincia di Asti e vede come sponsor il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti. Il catalogo è edito da Skira. Palazzo MazzettiCorso Vittorio Alfieri 357, AstiOrario: tutti i giorni 10-19 (la biglietteria chiude alle 18)Biglietti: Palazzo Mazzetti e collezioni permanenti 18 euro (15 euro ridotto)Informazioni e prenotazioni: 0141/530.403, 388/164.09.15 www.museidiasti.com [email protected] oppure [email protected] Articolo di erreci Read the full article
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thegianpieromennitipolis · 1 year ago
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
IL RINASCIMENTO PAGANO
Il momento più esaltante della storia dell’arte, quello per il quale opere di straordinario impatto visivo sono da secoli al centro dell’interesse di milioni di cultori e ammiratori, il “Rinascimento”, è l’espressione di un disagio e di una drammatica congerie di dottrine filosofico-religiose ed estetiche.
La loro declinazione nel riflesso delle opere d’arte segue una linea che tende a semplificare e riadattare: la rappresentazione delle divinità ripercorre la tradizione antica, come del resto è sempre avvenuto nell’iconografia cristiana, potenziando l’irrinunciabile visione antropomorfa fino a condurla alla visione impossibile del Dio creatore, raffigurato con le fattezze di un profeta o di un Zeus, declinandone la figura nell’armonia delle membra senza risparmiare pensino le terga.
La lunga rielaborazione del passato pre-cristiano, del mondo pagano, nel suo mutarsi in immagini, riassorbe modelli che saltano i confini del non rappresentabile – la mano di Dio che compare nell’affresco di Assisi con Giotto che racconta la rinuncia del Santo ai beni terreni; il Dio della Trinità di Masaccio in Santa Maria Novella a Firenze – proponendone una versione che possiede i tratti retorici e magniloquenti delle forme ideali umane, esse stesse manifestazione del divino.
Si tratta di un modello ineguagliato di plastica unità che pone nella stessa figura l’implacabilità di un potere sconfinato e la condizione morale della salvezza, tema centrale della riforma e della secessione protestante che cambiò le sorti dell’Europa.
Eppure, gli affreschi di Michelangelo nella Sistina, sono la manifestazione più estrema della fragilità di una visione cristiana ritenuta salda e incontrovertibile: segnano un clamoroso passo indietro nella ricerca delle ragioni di fede, immagini che riducono il “sacro” a presenza immanente e rinunciano a spiegarne la matrice, come fece Dante nell’ultimo verso del “Paradiso”: «L'amor che move il sole e l'altre stelle» (Paradiso, XXXIII, v. 145).
Non c’era amore nelle divinità pagane ma solo l’invincibile forza della loro sacralità.
Non c’è amore nelle figure della Sistina, ma solo la creazione concessa e l’empietà punita.
L’arte più ammirata è il frutto amaro di una visione agonizzante, confusa, febbrile.
Con le sue straordinarie doti, Michelangelo, più d’ogni altro, toglie il velo al “Rinascimento” nel suo tragico, profondo, delirante annientamento.
- Michelangelo Buonarroti (1475 - 1564): "Creazione degli astri e delle piante", 1511, particolare, volta della Cappella Sistina, Vaticano - In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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sottotraccia · 1 year ago
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Dublin
Dublino coloniale e Georgiana
Dublino e i suoi abitanti subirono una profonda trasformazione nei
secoli XVI e XVII, durante la prima conquista totale dell'isola d'Irlanda da parte inglese, a opera dei Tudor.
Soprattutto il XVI secolo fu un periodo molto animato nella storia della città: i vecchi coloni inglesi erano all'inizio molto sollevati dalla conquista dell'isola e dal progressivo disarmo degli irlandesi: ma ben presto la forte tassazione della corona e, soprattutto, l'imposizione della riforma protestante cambiarono la loro situazione. 
Successe di tutto: esecuzioni di 
dublinesi riottosi, angherie dei soldati inglesi (durante la guerra irlandese dei nove anni), che si stanziarono nelle abitazioni della popolazione civile, con feriti sparsi per le strade per la mancanza di un adeguato ospedale, l'esplosione di un magazzino inglese di polvere da sparo con conseguenti 200 morti.
© Wikipedia
🇮🇪 🏰
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michelangelob · 2 years ago
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Rinascimento sotterraneo. Inquisizione e popolo nella Firenze del Cinquecento. Il libro
Nel Cinquecento tutta l’Italia è interessata da due profonde crisi. Quella economica provocata da un aumento smodato dei prezzi mise in ginocchio soprattutto la gente comune che difficilmente riusciva a mettere insieme il pranzo con la cena e quella religiosa con la riforma protestante in atto. Firenze non poteva restare immune da quegli sconvolgimenti. Il Rinascimento e l’Umanesimo avevano reso…
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massimomantovani · 2 years ago
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L'Europa del Cinquecento Carlo si pose subito tre obiettivi: 1) imporre la sua egemonia sull'Europa intera 2) ripristinare il Cattolicesimo e annullare gli effetti della riforma protestante 3) difendere la cristianità (e in particolare l'Europa) dalla minaccia turca
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canred12 · 2 years ago
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Martin Lutero e la riforma protestante [Dentro alla filosofia, episodio 156] - YouTube http://dlvr.it/SmWFZ6
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Il sinodo tedesco sfida il Vaticano: "Sì alle benedizioni delle coppie dello stesso sesso"
BERLINO – Non saranno le 95 tesi di Wittenberg, la rabbiosa reazione di Lutero al nepotismo e alle simonie della Chiesa di Roma che misero in moto cinque secoli fa la Riforma protestante. Ma la decisione presa a stragrande maggioranza dal sinodo tedesco segna di nuovo un guanto di sfida storico al Vaticano. Da marzo del 2026 in Germania saranno autorizzate le benedizioni per le coppie dello…
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