#Rai3 Report
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La reazione isterica della politica non si è fatta attendere. Il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, si scaglia apertamente contro Rai3 e la trasmissione di Sigfrido Ranucci attraverso i suoi canali social, in particolare su X dove scrive: “Vergognosa e pericolosa propaganda anti-Israele sulla televisione pubblica italiana. Su RAI3 si dice ‘Il 7 ottobre? Da condannare, ma ha le sue ragioni profonde’. Ho fatto bene a segnalare alla magistratura gli antisemiti della Rai. Report Rai3 è l’Hamas della tv. Dietro c’è più di quel che appare”.
Report mostra per la prima volta in Tv gli orrori israeliani a Gaza
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Marilù Mastrogiovanni
Gli unici padroni per un giornalista sono i lettori, il nostro Codice deontologico e la Costituzione italiana, la nostra Bibbia laica.
Marilù Mastrogiovanni, autrice di inchieste investigative sulla mafia e di numerosi libri e documentari, è giornalista, regista specializzata in linguaggi visuali, semiologa della comunicazione, ecofemminista esperta di linguaggio di genere e docente al Master di Giornalismo dell’Università di Bari.
Collabora con Il Sole 24 ore, Il Manifesto, Il Fatto quotidiano, Left e Narcomafie ed è consulente per Presa diretta (Rai3) e Euronews.
Da oltre vent’anni, dirige la rivista Il Tacco d’Italia giornale d’inchiesta scomodo e necessario.
Fa parte del team composto da dodici persone esperte in diritti umani selezionate dal Parlamento italiano per il Comitato per la prevenzione della tortura presso il Consiglio d’Europa.
È nel direttivo nazionale di Giulia giornaliste, associazione impegnata nella rimozione di discriminazioni e stereotipi contro le donne, veicolati attraverso un uso distorto del linguaggio e delle immagini. Tiene corsi di formazione di aggiornamento professionale per un uso non sessista della lingua.
Numerosi i premi nazionali e internazionali vinti per il suo impegno professionale.
La sua ricerca della verità ha scatenato pericolose reazioni da parte della Sacra Corona unita, la mafia del Salento. Ha scritto, facendo nomi e cognomi, descrivendo la gerarchia dell’organizzazione, indicando le aziende in cui i proventi dello spaccio di droga venivano reinvestiti, scoprendo una fitta rete di fiancheggiatori insospettabili tra i colletti bianchi.
Il suo nome completo è Maria Luisa Mastrogiovanni ed è nata a Casarano, in provincia di Lecce, il 31 ottobre 1969.
Si è laureata, nel 1998, in Lettere moderne all’Università Cattolica di Milano con la specializzazione in Comunicazioni sociali con una tesi in Semiotica sulle figure femminili del fumetto popolare. E successivamente si è diplomata in regia e sceneggiatura cinematografica e televisiva.
In quegli anni ha fondato e curato la rivista di teorie delle comunicazioni sociali Quaderni Eventuali e partecipato alla sceneggiatura, drammaturgia e regia di documentari, cortometraggi e spettacoli teatrali.
Nel 2001 è rientrata in Puglia dove ha conseguito il Master in comunicazione culturale e ambientale presso l’Università di Lecce.
Nel 2003 ha fondato e dirige il mensile d’inchiesta Il Tacco d’Italia, che fino al 2011 è stato in edizione cartacea per poi trasferirsi sul web dove è stato inattivo per un anno e mezzo a causa di un attacco hacker.
Tra il 2007 e il 2012 ha subito minacce e intimidazioni dalla criminalità organizzata per le sue inchieste sul business dei rifiuti e sulle speculazioni edilizie in zone protette.
Ha ricevuto decine di querele, tutte archiviate, da mafiosi, imprenditori e politici. Per motivi di sicurezza è stata costretta a trasferire la sua residenza a Bari.
Nel 2017 è stata tra le estensore del Manifesto di Venezia, che ha portato, nel 2021, alla modifica del Codice unico deontologico per la professione giornalistica, con l’introduzione dell’articolo 5 bis.
Nel 2019 l’OCSE (L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) l’ha inserita nel panel di esperte internazionali del SOFJO (Safety of Female Journalists Online).
Dal 2021 è presidente della giuria del premio internazionale UNESCO sulla libertà di stampa “Guillermo Cano World Press Freedom Prize“. Nella prima edizione ha premiato Maria Ressa, che insieme a Dimitri Muratov è stata insignita, pochi mesi dopo, del Nobel per la Pace che, per la prima volta, ha riconosciuto il lavoro giornalistico come presidio di democrazia e pace.
Nel 2022 ha fondato il Consorzio editoriale XQ e l’anno seguente il giornale multimediale multilingue XQ the why of the news, finanziato dalla Commissione europea.
Fa parte della redazione di Ossigeno per l’Informazione e Reporters Without Borders. Ha ideato e coordina il Forum delle Giornaliste del Mediterraneo. È socia fondatrice di CREIS (Centro di ricerca europeo per l’innovazione sostenibile) e fa parte del Centro di ricerca S/murare il Mediterraneo.
Il suo impegno è citato nei libri La donna che morse il cane di Gerardo Adinolfi, nel 2012, nel libro e Il meglio sud, del 2015 di Lino Patruno.
La sua voce libera e dissidente è un faro per le donne, per il Sud, per l’informazione, per i diritti umani e per le nuove generazioni, a cui dedica molto tempo e impegno convinta che è dalle scuole che bisogna ripartire per insegnare il valore dell’informazione come fondamento della Democrazia.
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MISERI
Fratelli d’Italia, nella sua persona giuridica, ha presentato una richiesta di risarcimento danni, in sede civile, nei confronti dell’inviato di Report, Giorgio Mottola. La puntata incriminata è “La mafia a tre teste”, in cui il giornalista della trasmissione di Rai3 ha rivelato, tra le altre cose, i passati rapporti del padre della Presidente del Consiglio con il boss della mafia di Roma, Michele Senese. Nella istanza di mediazione, che precede la causa civile, si legge che il riferimento fatto dal giornalista nel corso dell’inchiesta ai numerosi esponenti di Fratelli d’Italia arrestati per mafia negli ultimi 5 anni, “ha arrecato grave nocimento all’immagine del partito politico Fratelli d’Italia”. E per questa ragione, il partito di Giorgia Meloni chiede al giornalista di Report un risarcimento superiore ai 50mila euro.
L'Usigrai in un comunicato ha dichiarato: "Fratelli d'Italia, il partito della premier, cala la maschera e querela Giorgio Mottola, autore di Report, e la Rai per la puntata 'La mafia a tre teste'. Un fatto senza precedenti. Una querela in sede civile con richiesta di risarcimento superiore a 50mila euro. La più classica delle querele bavaglio. La denuncia non è solo nei confronti del freelance autore del servizio, ma anche nei confronti del vicedirettore Sigfrido Ranucci. Nessuna contestazione, curiosamente, nei confronti del direttore dell'Approfondimento, Corsini, lo stesso che sul palco della kermesse Atreju aveva definito Fratelli d'Italia 'il nostro partito'. Curioso anche che la denuncia sia stata presentata solo in sede civile e non penale dove l'accusa di diffamazione difficilmente avrebbe retto". L'Usigrai è al fianco dei colleghi: "Se Fratelli d'Italia pensa di intimidire, e quindi zittire, chi fa giornalismo d'inchiesta è fuori strada".
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Αλβανός Αναλυτής: «Κανονικά θα έπρεπε να συλληφθεί όλο το Σοσιαλιστικό Κόμμα ως εγκληματική ομάδα»
Ο πολιτικός αναλυτής Φάτος Λουμπόνια, οι θέσεις του οποίου έχουν απήχηση πέρα από τα σύνορα της χώρας του, σχολίασε τη συνέντευξη του πρώην αντιπροέδρου της κυβέρνησης της Αλβανίας, Άρμπεν Αχμετάι, ο οποίος σε παρουσία του στο ιταλικό ερευνητικό πρόγραμμα «Report» της RAI3, δήλωσε ότι άνθρωποι από τον υπόκοσμο έχουν μπει στο γραφείο του αρχηγού της […] Αλβανός Αναλυτής: «Κανονικά θα έπρεπε να…
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Αλβανός Αναλυτής: «Κανονικά θα έπρεπε να συλληφθεί όλο το Σοσιαλιστικό Κόμμα ως εγκληματική ομάδα»
Ο πολιτικός αναλυτής Φάτος Λουμπόνια, οι θέσεις του οποίου έχουν απήχηση πέρα από τα σύνορα της χώρας του, σχολίασε τη συνέντευξη του πρώην αντιπροέδρου της κυβέρνησης της Αλβανίας, Άρμπεν Αχμετάι, ο οποίος σε παρουσία του στο ιταλικό ερευνητικό πρόγραμμα «Report» της RAI3, δήλωσε ότι άνθρωποι από τον υπόκοσμο έχουν μπει στο γραφείο του αρχηγού της […] Αλβανός Αναλυτής: «Κανονικά θα έπρεπε να…
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Αλβανός Αναλυτής: «Κανονικά θα έπρεπ�� να συλληφθεί όλο το Σοσιαλιστικό Κόμμα ως εγκληματική ομάδα»
Ο πολιτικός αναλυτής Φάτος Λουμπόνια, οι θέσεις του οποίου έχουν απήχηση πέρα από τα σύνορα της χώρας του, σχολίασε τη συνέντευξη του πρώην αντιπροέδρου της κυβέρνησης της Αλβανίας, Άρμπεν Αχμετάι, ο οποίος σε παρουσία του στο ιταλικό ερευνητικό πρόγραμμα «Report» της RAI3, δήλωσε ότι άνθρωποι από τον υπόκοσμο έχουν μπει στο γραφείο του αρχηγού της […] Αλβανός Αναλυτής: «Κανονικά θα έπρεπε να…
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Αλβανός Αναλυτής: «Κανονικά θα έπρεπε να συλληφθεί όλο το Σοσιαλιστικό Κόμμα ως εγκληματική ομάδα»
Ο πολιτικός αναλυτής Φάτος Λουμπόνια, οι θέσεις του οποίου έχουν απήχηση πέρα από τα σύνορα της χώρας του, σχολίασε τη συνέντευξη του πρώην αντιπροέδρου της κυβέρνησης της Αλβανίας, Άρμπεν Αχμετάι, ο οποίος σε παρουσία του στο ιταλικό ερευνητικό πρόγραμμα «Report» της RAI3, δήλωσε ότι άνθρωποι από τον υπόκοσμο έχουν μπει στο γραφείο του αρχηγού της […] Αλβανός Αναλυτής: «Κανονικά θα έπρεπε να…
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Incontro Speciale alla XXVI Edizione della Settimana della Cultura a Rieti: Sigfrido Ranucci Presenta "La Scelta"
Incontro speciale nell’ambito della XXVI Edizione della Settimana della Cultura a Rieti. Il 20 aprile alle ore 18:30, la storica Chiesa di San Rufo ospiterà Sigfrido Ranucci, noto giornalista del programma di inchiesta RAI3 “Report”. Dettagli dell’Evento: Data: 20 Aprile 2024 Ora: 18:30 Luogo: Chiesa di San Rufo, Rieti Ingresso: Libero fino a esaurimento posti Sigfrido Ranucci è…
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#CulturaRieti#EventiCulturali#Frates#GiornalismoInvestigativo#LaScelta#misericordia#musikologiamo#ReportRAI3#RietiEventi#SettimanaCulturaRieti2024#SigfridoRanucci#VeritàETrasparenza
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Report Rai3 visita ASC27: Michele Buono scopre il mondo degli avatar e dell'innovazione tecnologica
È stata una giornata davvero entusiasmante per il team di ASC27! Michele Buono, di Report su Rai3, ha fatto visita al nostro ufficio per creare il suo avatar e per conoscere più da vicino il nostro team.
Vorremmo ringraziare Michele Buono per le sue domande pertinenti e la sua genuina curiosità riguardo a ciò che facciamo. Siamo grati di avere giornalisti come lui, desiderosi di mostrare i fatti reali e di insegnare alle persone come trarre vantaggio dalle hashtag innovazioni.
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Di Pietro a La Confessione (Rai3), fui distrutto da Report, ma lo rispetto"
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Sgarbi e il quadro rubato, inchiesta di Report/Rai3, articolo in ilfattoquotidiano.it, 7 gennaio 2024
https://www.raiplay.it/programmi/report?autoplay=true&wt_mc=2.google.catalog.report. vai a Sgarbi e il quadro rubato, nel video di Report i buchi e le “toppe” della tela trafugata coincidono con quella del sottosegretario – Il Fatto…
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Report, un'occasione persa: i veri problemi del mondo del vino italiano sono altri
Non smette di far discutere la puntata del programma d’inchiesta Report in onda su Rai3 il 17 dicembre scorso. Un servizio che ha scosso sin da subito il mondo del vino con una levata di scudi nei confronti dei produttori, in particolare, da parte dell’Unione Italiana Vini. Che il giorno dopo ha diramato un comunicato chiaro rispetto ai contenuti della puntata del programma in onda sul servizio…
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#45 parallelo#blog#bottiroli#cantina#cantine#comunicazione#doc#docg#economia#emanuele bottiroli#enologi#enologo#frodi#giornalismo#icqrf#imbottigliatori#inchiesta#italia#marketing#produttori#rai#Report#repressione frodi#servizio#trend#vini#vino
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ACCADEMIA ITALIANA DELLA VITE E DEL VINO SU PUNTATA REPORT: PER PARLARE DI ENOLOGIA SI INTERPELLINO I TECNICI
L’intervento dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino sulla puntata mistificatrice su Rai3 Report (Rai): Per parlare di enologia si interpellino i tecnici Vincenzo Gerbi (Vicepresidente AIVV): «In Italia abbiamo i migliori enologi e tecnici del settore, perché il servizio pubblico non ha interpellato anche il mondo accademico per parlare di argomenti del genere?» Anche il mondo accademico…
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15 dic 2023 12:09
SGARBI E LA TELA CHE SCOTTA – VITTORIO SGARBI È PROPRIETARIO DI UN QUADRO DEL SEICENTO DI RUTILIO MANETTI, ESPOSTO PER LA PRIMA VOLTA NEL 2021 IN UNA MOSTRA, CHE SEMBRA IDENTICO A UN'OPERA RUBATA NEL 2013 IN UN CASTELLO DI PINEROLO. TRANNE CHE PER UN PARTICOLARE, UNA CANDELA IN PIÙ – PIÙ VOLTE, PRIMA CHE IL DIPINTO SPARISSE, UN FEDELISSIMO DEL CRITICO D'URTO CERCO’ DI ACQUISTARLO DALL'ANZIANA PROPRIETARIA – IL PARERE DEL RESTAURATORE: “SONO SICURO, SI TRATTA DELLO STESSO QUADRO” – L’INCHIESTA DEL “FATTO” REALIZZATA INSIEME A “REPORT” – VIDEO
Sgarbi possiede un Manetti, contenuto nella banca dati del Nucleo di Tutela dei Beni culturali dei Carabinieri e che risulta rubato. Con il Fatto Quotidiano, #Report ricostruisce la storia dell'opera che Sgarbi sostiene di aver rinvenuto per puro caso. Domenica, 20.55 su #Rai3 pic.twitter.com/AXz0dWiKWS — Report (@reportrai3) December 15, 2023
Estratto dell’articolo di Thomas Mackinson per “il Fatto quotidiano”
Una preziosa tela del sottosegretario Sgarbi risulta rubata. Due anni fa, Vittorio Sgarbi inaugurava a Lucca la mostra “I pittori della luce”. Il pezzo forte era un “inedito” di Rutilio Manetti, un dipinto caravaggesco del ‘600 che vale diverse centinaia di migliaia di euro. Il Fatto Quotidiano sco però che tanto inedito non è: quella Cattura di San Pietro si ritrova infatti tra le foto della banca dati dell’Interpol e risulta rubata.
Fino al 2013 si trovava in un castello di Buriasco, non lontano da Pinerolo, di proprietà di un’anziana signora, Margherita Buzio. Sgarbi è stato lì più volte. È un suo fedelissimo, Paolo Bocedi, che si propone per comprarlo: la signora rifiuta. Poche settimane dopo, scopre che dei ladri si sono introdotti nel castello e hanno ritagliato e asportato la tela del Manetti. Al suo posto, trova una foto dell’opera attaccata con una spillatrice.
La vittima denuncia il furto, avanza anche dei sospetti, ma il fascicolo viene subito archiviato dall’allora procura di Pinerolo. Passano dieci anni, e la tela rispunta restaurata a Lucca, ma con un dettaglio diverso: una torcia sul fondale che nella foto dell’Anticrimine non c’è.
Il restauratore di Sgarbi, però, è sicuro: “Il quadro è quello, me lo portò un amico di Vittorio insieme a un trasportatore, arrotolato come un tappeto”. Interpellato sul punto, il sottosegretario sosterrà che è suo: comprò una villa di campagna a Viterbo e ci trovò dentro un Manetti. “Uno ha la candela e l’altro no, sono diversi”, dice al Fatto senza riuscire a spiegare la coincidenza per cui proprio pochi mesi dopo il furto la “sua” versione si trovasse sul tavolo del suo restauratore di fiducia. Ma a smentirlo sono anche gli ex proprietari della villa e le troppe falle del testo curatoriale.
La candela-fantasma è solo l’ultimo enigma di una vicenda clamorosa che il Fatto e Report sono riusciti a ricostruire grazie a un’inchiesta congiunta che sarà trasmessa domenica prossima e che ha attirato l’interesse degli inquirenti. […]
Tutto parte da Brescia, dove incontriamo Gianfranco Mingardi, restauratore di 68 anni che fin dagli anni Ottanta collabora con il critico-collezionista. Per lui ha messo mano a oltre 100 dipinti, molti dei quali mai pagati, compreso quello espostoa Lucca.
La sua è una testimonianza chiave, tanto che dopo l’intervista è stato sentito per ore dai carabinieri del Nucleo tutela dei Beni culturali di Roma come persona informata dei fatti. “Nella primavera del 2013 mi chiama Vittorio – racconta –Timando un dipinto da mettere a posto, dice”.
Gli verrà consegnato a metà luglio 2013 all’uscita dell’autostrada A4, appena fuori dal casello di Rovato, “senza telaio, arrotolato come un tappeto” aggiunge, mostrando le foto che fece prima di metterci mano e dopo aver terminato il lavoro. Precisa che Sgarbi venne anche di persona nel suo studio per sollecitarlo. La scheda degli interventi eseguiti riporta “prima pulitura, inserti, velinatura, telaio”.
“Mi resi conto che quella tela scottava, gli chiesi allora un’attestazione di proprietà. Disse che me l’avrebbe mandata ma non lo fece, e quando protestai mi disse di star tranquillo, che tanto poteva raccontare che stava a villa Maidalchina, quella poi indicata nella mostra. Gliela restituii finita il 10 dicembre 2018”.
Mingardi racconta anche che a consegnargli il dipinto furono un trasportatore con furgone accompagnato in moto da Paolo Bocedi, un grande amico di Sgarbi. Per i lombardi è un nome noto: saronnese, dal ’74 passa come “uno dei primi imprenditori in Lombardia a ribellarsi alla mafia” e ancora oggi vive con una tutela di primo livello.
[…] L’amicizia con Sgarbi risale alla fine degli anni Novanta, gli fa da assistente, da autista. Nel 2003 fa notizia un’accusa di truffa allo Stato: dovendo ritirare a Genova una Fiat Panda destinata al sottosegretario Sgarbi, esce con quella del Procuratore capo. “Era tutto un equivoco”, chiarì poi l’avvocato Paolo Cicconi, che è anche l’avvocato di Sgarbi.
Il suo nome finisce nell’indagine su presunti falsi venduti su Telemarket di Giorgio Corbelli, l’ex presidente del Napoli che nel 2004 si candidò alle Europee nella lista Sgarbi liberal Pri. Sgarbi fece da consulente per la difesa che gli valse l’assoluzione.
[…] Del quadro che ha restaurato, Mingardi non sa più nulla fino alla mostra del 2021, quando una funzionaria della sovrintendenza lo chiama da Lucca: “Gianfranco, è quello che hai sistemato tu?”. Gli manda la foto, a lui sembra proprio quello.
“Sono sicuro, è lo stesso dipinto e si vede anche dalle imperfezioni come le gocciolature, un bravo copista mai le avrebbe riprodotte”. E lo sa perché l’ha tenuto nel suo laboratorio per ben cinque anni, lo conosce palmo a palmo. Salvo per un dettaglio, la candela in alto a sinistra. “Sono certo che non c’era ”dice al Fatto scuotendo la testa, convinto che sia stata dipinta (o fatta riemergere) con l’intento di differenziarlo il tanto che basta da poter dire “vedete che è diverso, non è quello rubato!”.
In effetti nella foto allegata alla scheda dell’Interpol quella candela non c’è, e pure le misure del dipinto sono diverse: 247 cm per 220, mentre la scheda del restauratore riporta 230x205 e quella dell’opera esposta da Sgarbi a Lucca 233 cm per 204. Il dipinto, insomma, si è rimpicciolito di 15 cm per lato. “Per forza, è stato tagliato all’interno della cornice, con un taglierino!”, dice Mingardi sollevando in aria le foto.
Spiega anche che asportandola a quel modo, la preziosa tela è stata danneggiata, strappata.
[…] Tra vero e verosimile spuntano altre differenze. La scheda della mostra firmata da Sgarbi e accreditata dal professor Marco Ciampolini, esimio conoscitore del Manetti e della pittura senese, indica una provenienza certa. “Stava nella villa Maidalchina di Olimpia Pamphilij vicino a Viterbo, ora proprietà della Fondazione Cavallini Sgarbi, eretta tra 1615 e 1625. Il dipinto è ricordato, genericamente fra altri quadri, nell’in ventario dell’11 ottobre 1649, redatto dal notaio Cosimo Pennacchi, deibeni di Andrea Maidalchini, fratello di Olimpia.
Le opere d’arte, fra le quali il celebre Busto di Innocenzo X di Alessandro Algardi, passarono poi a Giulio Bussi e ai conti Gentili”. “Viene da Villa Maildalchina”, ripete Sgarbi anche alle telecamere di Report, sostenendo ancora di aver comprato la villa e averci trovato dentro un Manetti. Ma quel testo curatoriale sembra un castello in aria.
“La mia famiglia tenne la villa per 20-25 anni – racconta l’ex proprietario Luigi Achilli – nel 2000 la vendemmo agli Sgarbi ed era già un rudere abbandonato, tutto aperto, non c’era neppure un cancello o una recinzione. Era alla mercé di tutti”. E così è oggi, ci siamo stati senza riuscire a raggiungerla per gli sterpi. […]
E allora, da dove spunta questo “inedito”? I carabinieri del Nucleo tutela Patrimonio culturale di Roma individuano nella loro banca dati il corrispettivo della scheda dell ’Anticrimine europea. È una denuncia per furto sporta al comando dei carabinieri di Vigone, non lontano da Pinerolo, ed è datata 14 febbraio 2013.
Alla denuncia corrisponde un fascicolo contro ignoti aperto dalla Procura di Pinerolo ma archiviato dopo una settimana.
Girandola di telefonate e salta fuori la denunciante. È la nostra signora Margherita Buzio, 85 anni, che vive in una bella villetta di Bugliasco con annesso un castello del 1300. È la vedova del proprietario dell’im mobile che fino al 2008 aveva un rinomato ristorante. La signora Buzio, diffidente, parla dalle inferriate. Le mostriamo la foto della Cattura di San Pietro: “Sì, è quella”, dice.
Conferma di essere stata proprio lei, ormai dieci anni fa, a firmare la denuncia per furto. “Hanno tagliato la tela, l’anno arrotolata e l’hanno portata via”, racconta specificando che al Castello c’erano diversi quadri, ma “l’unico rubato è quello”. Vintala diffidenza, la signora apre le porte del castello. Mentre si avvicina, racconta l’epoca d’oro: “Anche Sgarbi era venuto qui a presentare il suo libro, io non c’ero ma c’era il gestore. Li ha visti lui questi quadri, li aveva anche valutati tutti, tranne questo”.
E che fine ha fatto? “Ai primi di febbraio del 2013 i ladri sono entrati di notte, indisturbati. Avevamo chiuso da pochi mesi, aveva nevicato e per terra c’erano le tracce. Hanno scavalcato il muro, superato il fossato e rotto la catena del cancello”. […] C’è ancora la grande cornice del ’600, ma al posto del dipinto c’è una foto stampata su telo di plastica e attaccata con delle graffette.
“Era troppo pesante per portarlo via così e l’hanno tagliato, sostituendolo pensavano che non me ne sarei accorta”, dice la signora Buzio, mentre dal telaio spunta ancora un lembo dell’originale strappato. Signora, sospetti? “Erano venuti tre signori, uno diceva che gli interessava il Castello e un altro voleva sapere se il quadro era in vendita. Due volte son venuti per comprarlo, ma ho sempre detto di no e poi non ho visto più nessuno”. Neppure lei sapeva il reale valore dell’opera “mi avevano detto 25 mila euro”.
Recuperata la denuncia dell’epoca, il nome di Sgarbi, insospettabile, non c’è. Ma ecco il colpo di scena che lo inchioda a questa storia, insieme a Bocedi, l’amico e fidatissimo paladino contro l’usura. “Preciso – si legge in coda alla deposizione della signora –che il sig. Boce di Paolo, in occasione delle sue visite, notando il quadro, mi chiedeva se era in vendita, gli rispondevo che lo avrei ceduto solo assieme al Castello”. Il suo dipinto riapparirà, magicamente, alla mostra di Sgarbi 10 anni dopo. Ma con la candela che non c’era e come “inedito” di sua proprietà.
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Report on Zan cashing in on Pride Village. Him: "Free commitment"
The alleged conflict of interest of the Democratic Party member Alessandro Zan«majority shareholder of the company» Be Proud Srl which organizes the Pride Village of Padua every year, an LGBTQIA+ festival, grossing «over a million euros», is at the center of a service proposed this evening by Report, the Siegfried Ranucci broadcast on Rai3. «The Pride Village, the most important LGBTQIA+ Festival…
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È giusto che #tg3 #lineanotte, #Reportrai3 e talkshow di #Rai3 pagati con il canone da tutti gli italiani invitino sempre e soltanto giornalisti di #sinistra di Repubblica,La Stampa,CorriereSera, senza un contraddittorio❓Questa è libertà di stampa?

Enrico Bernardi
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Esperto/a di Spagnologio
E' da anni che la terza rete è monopolio della sinistra, Così fu deciso dall'allora governo PSI-DC per concedere visibilità anche ai comunisti (come se negli anni non ne avessero avuta).
A sentire i "sinistri" c'è il monopolio della maggioranza sulla RAI attuale, ma hanno la memoria corta, perchè gli altri canali cioè RAI2 E Rai3 SONO SEMPRE STATI FILOGOVERNATIVI, anche quando governavano loro.
personalmente RAI3 non la guardo per principio, e sono comunque contento che trasmissioni come quella di Fazio, pagata anche dal mio canone non ci sia più. Per Report, pazienza, lasciamola dove sta, altrimenti tocca dare il RDC a Sigfrido Ranucci.
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