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Incontro Speciale alla XXVI Edizione della Settimana della Cultura a Rieti: Sigfrido Ranucci Presenta "La Scelta"
Incontro speciale nell’ambito della XXVI Edizione della Settimana della Cultura a Rieti. Il 20 aprile alle ore 18:30, la storica Chiesa di San Rufo ospiterà Sigfrido Ranucci, noto giornalista del programma di inchiesta RAI3 “Report”. Dettagli dell’Evento: Data: 20 Aprile 2024 Ora: 18:30 Luogo: Chiesa di San Rufo, Rieti Ingresso: Libero fino a esaurimento posti Sigfrido Ranucci è…
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#CulturaRieti#EventiCulturali#Frates#GiornalismoInvestigativo#LaScelta#misericordia#musikologiamo#ReportRAI3#RietiEventi#SettimanaCulturaRieti2024#SigfridoRanucci#VeritàETrasparenza
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Il ministro Urso se possibile è riuscito in un capolavoro. Dopo la messa in onda della replica di Report di ieri sera ha querelato per la seconda volta Report per uno stesso contenuto dopo averlo già fatto per la puntata originaria del 29 maggio scorso. Un capolavoro. Non si è fatta attendere la replica di Sigfrido Ranucci non priva di ironia e qualche dovuta precisazione. "Ringrazio il signor ministro Adolfo Urso, ma non sono il direttore di Report. Appartengo alla schiera dei vicedirettori al momento azzerati. In merito a quanto contestato si fa presente che Report prima della puntata in questione aveva più volte invitato il signor ministro a rilasciare un'intervista sulle questioni sollevate. Il signor ministro ha declinato l'invito evitando il contraddittorio che non è avvenuto non per responsabilità di Report. Tuttavia era stata inviata al signor ministro una mail con delle domande. Di gran parte delle risposte è stato dato conto durante la puntata. La lettera integrale è stata pubblicata sul sito. Così come tutte le informazioni successive giunte alla redazione dopo la puntata. Tali informazioni sono state rilanciate sui social a ogni replica. Report fa presente che nessun atto o notifica di querela è giunto al momento in redazione tale da bloccare la regolare messa in onda delle puntate. Anche perchè le repliche di Report rappresentano una risorsa per l'azienda in quanto sono a costo zero. Report fa anche presente che nessuna intervista è stata manipolata. Tale accusa è grave ed è facilmente smentibile attraverso le interviste originali in possesso degli inviati". Senza paura e a testa alta. Avanti così!!!
@reportrai3
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i polli #Fileni razzolano all'aperto giusto dalla cassa del supermercato al parcheggio
#ReportRai3 #Report
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15 dic 2023 12:09
SGARBI E LA TELA CHE SCOTTA – VITTORIO SGARBI È PROPRIETARIO DI UN QUADRO DEL SEICENTO DI RUTILIO MANETTI, ESPOSTO PER LA PRIMA VOLTA NEL 2021 IN UNA MOSTRA, CHE SEMBRA IDENTICO A UN'OPERA RUBATA NEL 2013 IN UN CASTELLO DI PINEROLO. TRANNE CHE PER UN PARTICOLARE, UNA CANDELA IN PIÙ – PIÙ VOLTE, PRIMA CHE IL DIPINTO SPARISSE, UN FEDELISSIMO DEL CRITICO D'URTO CERCO’ DI ACQUISTARLO DALL'ANZIANA PROPRIETARIA – IL PARERE DEL RESTAURATORE: “SONO SICURO, SI TRATTA DELLO STESSO QUADRO” – L’INCHIESTA DEL “FATTO” REALIZZATA INSIEME A “REPORT” – VIDEO
Sgarbi possiede un Manetti, contenuto nella banca dati del Nucleo di Tutela dei Beni culturali dei Carabinieri e che risulta rubato. Con il Fatto Quotidiano, #Report ricostruisce la storia dell'opera che Sgarbi sostiene di aver rinvenuto per puro caso. Domenica, 20.55 su #Rai3 pic.twitter.com/AXz0dWiKWS — Report (@reportrai3) December 15, 2023
Estratto dell’articolo di Thomas Mackinson per “il Fatto quotidiano”
Una preziosa tela del sottosegretario Sgarbi risulta rubata. Due anni fa, Vittorio Sgarbi inaugurava a Lucca la mostra “I pittori della luce”. Il pezzo forte era un “inedito” di Rutilio Manetti, un dipinto caravaggesco del ‘600 che vale diverse centinaia di migliaia di euro. Il Fatto Quotidiano sco però che tanto inedito non è: quella Cattura di San Pietro si ritrova infatti tra le foto della banca dati dell’Interpol e risulta rubata.
Fino al 2013 si trovava in un castello di Buriasco, non lontano da Pinerolo, di proprietà di un’anziana signora, Margherita Buzio. Sgarbi è stato lì più volte. È un suo fedelissimo, Paolo Bocedi, che si propone per comprarlo: la signora rifiuta. Poche settimane dopo, scopre che dei ladri si sono introdotti nel castello e hanno ritagliato e asportato la tela del Manetti. Al suo posto, trova una foto dell’opera attaccata con una spillatrice.
La vittima denuncia il furto, avanza anche dei sospetti, ma il fascicolo viene subito archiviato dall’allora procura di Pinerolo. Passano dieci anni, e la tela rispunta restaurata a Lucca, ma con un dettaglio diverso: una torcia sul fondale che nella foto dell’Anticrimine non c’è.
Il restauratore di Sgarbi, però, è sicuro: “Il quadro è quello, me lo portò un amico di Vittorio insieme a un trasportatore, arrotolato come un tappeto”. Interpellato sul punto, il sottosegretario sosterrà che è suo: comprò una villa di campagna a Viterbo e ci trovò dentro un Manetti. “Uno ha la candela e l’altro no, sono diversi”, dice al Fatto senza riuscire a spiegare la coincidenza per cui proprio pochi mesi dopo il furto la “sua” versione si trovasse sul tavolo del suo restauratore di fiducia. Ma a smentirlo sono anche gli ex proprietari della villa e le troppe falle del testo curatoriale.
La candela-fantasma è solo l’ultimo enigma di una vicenda clamorosa che il Fatto e Report sono riusciti a ricostruire grazie a un’inchiesta congiunta che sarà trasmessa domenica prossima e che ha attirato l’interesse degli inquirenti. […]
Tutto parte da Brescia, dove incontriamo Gianfranco Mingardi, restauratore di 68 anni che fin dagli anni Ottanta collabora con il critico-collezionista. Per lui ha messo mano a oltre 100 dipinti, molti dei quali mai pagati, compreso quello espostoa Lucca.
La sua è una testimonianza chiave, tanto che dopo l’intervista è stato sentito per ore dai carabinieri del Nucleo tutela dei Beni culturali di Roma come persona informata dei fatti. “Nella primavera del 2013 mi chiama Vittorio – racconta –Timando un dipinto da mettere a posto, dice”.
Gli verrà consegnato a metà luglio 2013 all’uscita dell’autostrada A4, appena fuori dal casello di Rovato, “senza telaio, arrotolato come un tappeto” aggiunge, mostrando le foto che fece prima di metterci mano e dopo aver terminato il lavoro. Precisa che Sgarbi venne anche di persona nel suo studio per sollecitarlo. La scheda degli interventi eseguiti riporta “prima pulitura, inserti, velinatura, telaio”.
“Mi resi conto che quella tela scottava, gli chiesi allora un’attestazione di proprietà. Disse che me l’avrebbe mandata ma non lo fece, e quando protestai mi disse di star tranquillo, che tanto poteva raccontare che stava a villa Maidalchina, quella poi indicata nella mostra. Gliela restituii finita il 10 dicembre 2018”.
Mingardi racconta anche che a consegnargli il dipinto furono un trasportatore con furgone accompagnato in moto da Paolo Bocedi, un grande amico di Sgarbi. Per i lombardi è un nome noto: saronnese, dal ’74 passa come “uno dei primi imprenditori in Lombardia a ribellarsi alla mafia” e ancora oggi vive con una tutela di primo livello.
[…] L’amicizia con Sgarbi risale alla fine degli anni Novanta, gli fa da assistente, da autista. Nel 2003 fa notizia un’accusa di truffa allo Stato: dovendo ritirare a Genova una Fiat Panda destinata al sottosegretario Sgarbi, esce con quella del Procuratore capo. “Era tutto un equivoco”, chiarì poi l’avvocato Paolo Cicconi, che è anche l’avvocato di Sgarbi.
Il suo nome finisce nell’indagine su presunti falsi venduti su Telemarket di Giorgio Corbelli, l’ex presidente del Napoli che nel 2004 si candidò alle Europee nella lista Sgarbi liberal Pri. Sgarbi fece da consulente per la difesa che gli valse l’assoluzione.
[…] Del quadro che ha restaurato, Mingardi non sa più nulla fino alla mostra del 2021, quando una funzionaria della sovrintendenza lo chiama da Lucca: “Gianfranco, è quello che hai sistemato tu?”. Gli manda la foto, a lui sembra proprio quello.
“Sono sicuro, è lo stesso dipinto e si vede anche dalle imperfezioni come le gocciolature, un bravo copista mai le avrebbe riprodotte”. E lo sa perché l’ha tenuto nel suo laboratorio per ben cinque anni, lo conosce palmo a palmo. Salvo per un dettaglio, la candela in alto a sinistra. “Sono certo che non c’era ”dice al Fatto scuotendo la testa, convinto che sia stata dipinta (o fatta riemergere) con l’intento di differenziarlo il tanto che basta da poter dire “vedete che è diverso, non è quello rubato!”.
In effetti nella foto allegata alla scheda dell’Interpol quella candela non c’è, e pure le misure del dipinto sono diverse: 247 cm per 220, mentre la scheda del restauratore riporta 230x205 e quella dell’opera esposta da Sgarbi a Lucca 233 cm per 204. Il dipinto, insomma, si è rimpicciolito di 15 cm per lato. “Per forza, è stato tagliato all’interno della cornice, con un taglierino!”, dice Mingardi sollevando in aria le foto.
Spiega anche che asportandola a quel modo, la preziosa tela è stata danneggiata, strappata.
[…] Tra vero e verosimile spuntano altre differenze. La scheda della mostra firmata da Sgarbi e accreditata dal professor Marco Ciampolini, esimio conoscitore del Manetti e della pittura senese, indica una provenienza certa. “Stava nella villa Maidalchina di Olimpia Pamphilij vicino a Viterbo, ora proprietà della Fondazione Cavallini Sgarbi, eretta tra 1615 e 1625. Il dipinto è ricordato, genericamente fra altri quadri, nell’in ventario dell’11 ottobre 1649, redatto dal notaio Cosimo Pennacchi, deibeni di Andrea Maidalchini, fratello di Olimpia.
Le opere d’arte, fra le quali il celebre Busto di Innocenzo X di Alessandro Algardi, passarono poi a Giulio Bussi e ai conti Gentili”. “Viene da Villa Maildalchina”, ripete Sgarbi anche alle telecamere di Report, sostenendo ancora di aver comprato la villa e averci trovato dentro un Manetti. Ma quel testo curatoriale sembra un castello in aria.
“La mia famiglia tenne la villa per 20-25 anni – racconta l’ex proprietario Luigi Achilli – nel 2000 la vendemmo agli Sgarbi ed era già un rudere abbandonato, tutto aperto, non c’era neppure un cancello o una recinzione. Era alla mercé di tutti”. E così è oggi, ci siamo stati senza riuscire a raggiungerla per gli sterpi. […]
E allora, da dove spunta questo “inedito”? I carabinieri del Nucleo tutela Patrimonio culturale di Roma individuano nella loro banca dati il corrispettivo della scheda dell ’Anticrimine europea. È una denuncia per furto sporta al comando dei carabinieri di Vigone, non lontano da Pinerolo, ed è datata 14 febbraio 2013.
Alla denuncia corrisponde un fascicolo contro ignoti aperto dalla Procura di Pinerolo ma archiviato dopo una settimana.
Girandola di telefonate e salta fuori la denunciante. È la nostra signora Margherita Buzio, 85 anni, che vive in una bella villetta di Bugliasco con annesso un castello del 1300. È la vedova del proprietario dell’im mobile che fino al 2008 aveva un rinomato ristorante. La signora Buzio, diffidente, parla dalle inferriate. Le mostriamo la foto della Cattura di San Pietro: “Sì, è quella”, dice.
Conferma di essere stata proprio lei, ormai dieci anni fa, a firmare la denuncia per furto. “Hanno tagliato la tela, l’anno arrotolata e l’hanno portata via”, racconta specificando che al Castello c’erano diversi quadri, ma “l’unico rubato è quello”. Vintala diffidenza, la signora apre le porte del castello. Mentre si avvicina, racconta l’epoca d’oro: “Anche Sgarbi era venuto qui a presentare il suo libro, io non c’ero ma c’era il gestore. Li ha visti lui questi quadri, li aveva anche valutati tutti, tranne questo”.
E che fine ha fatto? “Ai primi di febbraio del 2013 i ladri sono entrati di notte, indisturbati. Avevamo chiuso da pochi mesi, aveva nevicato e per terra c’erano le tracce. Hanno scavalcato il muro, superato il fossato e rotto la catena del cancello”. […] C’è ancora la grande cornice del ’600, ma al posto del dipinto c’è una foto stampata su telo di plastica e attaccata con delle graffette.
“Era troppo pesante per portarlo via così e l’hanno tagliato, sostituendolo pensavano che non me ne sarei accorta”, dice la signora Buzio, mentre dal telaio spunta ancora un lembo dell’originale strappato. Signora, sospetti? “Erano venuti tre signori, uno diceva che gli interessava il Castello e un altro voleva sapere se il quadro era in vendita. Due volte son venuti per comprarlo, ma ho sempre detto di no e poi non ho visto più nessuno”. Neppure lei sapeva il reale valore dell’opera “mi avevano detto 25 mila euro”.
Recuperata la denuncia dell’epoca, il nome di Sgarbi, insospettabile, non c’è. Ma ecco il colpo di scena che lo inchioda a questa storia, insieme a Bocedi, l’amico e fidatissimo paladino contro l’usura. “Preciso – si legge in coda alla deposizione della signora –che il sig. Boce di Paolo, in occasione delle sue visite, notando il quadro, mi chiedeva se era in vendita, gli rispondevo che lo avrei ceduto solo assieme al Castello”. Il suo dipinto riapparirà, magicamente, alla mostra di Sgarbi 10 anni dopo. Ma con la candela che non c’era e come “inedito” di sua proprietà.
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È giusto che #tg3 #lineanotte, #Reportrai3 e talkshow di #Rai3 pagati con il canone da tutti gli italiani invitino sempre e soltanto giornalisti di #sinistra di Repubblica,La Stampa,CorriereSera, senza un contraddittorio❓Questa è libertà di stampa?

Enrico Bernardi
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Esperto/a di Spagnologio
E' da anni che la terza rete è monopolio della sinistra, Così fu deciso dall'allora governo PSI-DC per concedere visibilità anche ai comunisti (come se negli anni non ne avessero avuta).
A sentire i "sinistri" c'è il monopolio della maggioranza sulla RAI attuale, ma hanno la memoria corta, perchè gli altri canali cioè RAI2 E Rai3 SONO SEMPRE STATI FILOGOVERNATIVI, anche quando governavano loro.
personalmente RAI3 non la guardo per principio, e sono comunque contento che trasmissioni come quella di Fazio, pagata anche dal mio canone non ci sia più. Per Report, pazienza, lasciamola dove sta, altrimenti tocca dare il RDC a Sigfrido Ranucci.
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@reportrai3, aziende #santanchè. Opposizioni: “Deve dimettersi”
#danielasantanchè #reportrai #report #cronaca #tfnews #22giugno #news #italia #opentomervoglia
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il momento peggiore sembra ormai alle spalle, il nemico ha schierato le sue truppe cammellate e non sembra avere buoni soldati se non qualche beduino agli arresti domiciliari o in fuga dal fisco: scorrerà sangue ma stavolta sarà il sangue dell'anti-juventinismo #ReportRai3
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RT @reportrai3: Qui in Italia il Covid, ha provocato ben 189 mila morti. Ora la commissione tecnico scientifica di una rivista autorevole come Lancet ci ha sbattuto in faccia la realtà: nel solo biennio 2020-2021, abbiamo sottovalutato dell’89% il conteggio dei nostri morti #Report https://t.co/3FVIjWmaWQ
— Mario Calandra (@MariusKalander) Apr 10, 2023
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RENZI QUERELA
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Astradays - Report - 22/11/2021
https://anchor.fm/ancora-radio/episodes/Astradays—Report—22112021-e1amopu "Siamo vicini a un grande blackout": arriva la nuova frontiera dei lockdown svincolati dal virus – Radio Ancora Italia Network Così leggiamo testualmente su un articolo apparso sui blog de Il Fatto Quotidiano: "Il poter finire tutti al buio per un paio di settimane non è una previsione, bensì semplice evidenza…
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REPORT - Strumenti per guardare in modalità corretta la puntata sulle capsule
REPORT – Strumenti per guardare in modalità corretta la puntata sulle capsule
Ho seguito con imparzialità la puntata di Report della scorsa settimana che trattava il tema del caffè preparato in capsule o con la moka, e che potete rivedere cliccando QUI.
Ho poi letto diversi commenti sia sui social che su comunicaffè, scritti da diverse persone che prevalentemente criticavano la conduzione del test e la modalità di gestione della trasmissione.
Va da se che la trasmissione…
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#moka#arabica#arabica 100%#arabica100%#arabica100per100#caffè#capsule#capsulecaffè#edybieker#macosahaimessonelcaffè#napoli#nespresso#rai3#report#reportrai3#robusta#trasmissione
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#Repost @nicolazingaretti • • • • • • Nel servizio pubblico si difenda la libertà di espressione. Se qualcuno deve esprimere opinioni diverse o fornire versioni alternative ha il diritto di farlo. Ma censurare non può farlo nessuno #reportrai3 (presso Asti) https://www.instagram.com/p/B3_R9a4iu-_/?igshid=l4lc0byd2jb4
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+++Reportrai3 Breaking News+++
Audit RAI concluso.
Vediamo se i giornali e TV dedicheranno lo stesso spazio che hanno dedicato alla crocefissione di Sigfrido Ranucci anche per la sua assoluzione
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12 nov 2023 17:12
CI SONO LA MANINA E I SOLDONI DEL CAV DIETRO ALL’ASCESA DELLA MELONI – UN’INCHIESTA DI “REPORT” FA LUCE SULLA DISSOLUZIONE DEL PDL: NEL 2012, QUANDO LA SORA GIORGIA FONDÒ FRATELLI D'ITALIA, SILVIO BERLUSCONI FINANZIO’ IL NUOVO PARTITO CON 750MILA EURO, EROGATI DA FORZA ITALIA. UNA MOSSA PER INDEBOLIRE GIANFRANCO FINI – UN ANNO DOPO IL RICCO BONIFICO, GERONIMO LA RUSSA, FIGLIO DELL’ATTUALE PRESIDENTE DEL SENATO, VENNE NOMINATO IN TRE CONSIGLI DI AMMINISTRAZIONE DELLA GALASSIA MILAN… – VIDEO -
Nel 2012 nasce Fratelli d’Italia: il via lo danno La Russa, Meloni e Crosetto. Berlusconi contribuirà con un finanziamento di 750mila euro. Un anno dopo, il figlio di La Russa, Geronimo, entra nel cda di 3 società collegate al Milan. Ne parliamo alle 20.55 su #Rai3 pic.twitter.com/s2J7D9Nd5y — Report (@reportrai3) November 12, 2023
Estratto dell’articolo di Claudio Bozza per www.corriere.it
Nel 2012, dopo lo scioglimento del Pdl, Silvio Berlusconi finanziò con 750 mila euro Fratelli d’Italia. È quanto emerge da una inchiesta di «Report». Il programma d’inchiesta su Rai 3, ricostruendo quella convulsa fase politica, ha recuperato una delibera di bilancio con la quale Forza Italia, ancora non appesantita debiti (oggi sono circa 90 milioni) , erogò l’importante aiuto al neonato partito fondato Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Guido Crosetto.
[…] fu proprio Meloni a contribuire alla dissoluzione del Pdl, partito per cui era candidata alle primarie, poi annullate. È da quel momento, dopo aver incassato appena l’1,96% alle elezioni politiche del 2013, che FdI inizia la scalata che lo porterà, quasi 10 anni dopo, a diventare il primo partito d’Italia.
«C’era una strategia di fondo da parte di Berlusconi, che, sostenendo un nuovo partito legato ad una identità della destra nazionale, pensava di togliere ulteriore spazio a Gianfranco Fini », ricorda Fabio Granata, deputato del Pdl e poi animatore appunto della scissione finiana.
Ma l’inchiesta di «Report» fa emergere anche la figura di Geronimo La Russa, figlio dell’attuale presidente del Senato, che un anno dopo i 750 mila euro donati da Berlusconi a FdI viene nominato in tre consigli di amministrazione della galassia Milan. Questi incarichi dureranno circa un anno, fino a quando il Cavaliere vende la squadra rossonera.
Poi La Russa jr entrerà però a far parte di due ulteriori cda più importanti. Il primo è la Holding Quattordicesima, la cassaforte attraverso la quale i tre figli di secondo letto di Berlusconi (Barbara, Eleonora e Luigi) posseggono il 22% di Fininvest. Ma Geronimo La Russa viene designato anche nel cda di H14, altra cassaforte di famiglia grazie alla quale i medesimi tre figli del Cavaliere gestiscono molti dei loro investimenti finanziari.
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Come si sta evolvendo TikTok? Siamo andati a vedere come funziona la sua versione più evoluta, usata in Cina: Douyin. C’è addirittura chi, in una diretta streaming, è riuscita a vendere un razzo per andare nello spazio.#Report in onda lunedì alle 21.20 su @RaiTre pic.twitter.com/4tK31VMP97
— Report (@reportrai3)
November 15, 2020
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