#Pulizia emotiva
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susieporta · 2 months ago
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BISOGNI INDOTTI
Occorre osservare bene ció che il sistema cerca di venderci, spacciandolo come un bisogno essenziale e fondamentale.
È molto utile guardare la tv, seguire i trend, i social, perché dicono molto su la direzione che il sistema vuole che prendiamo.
Non è affatto utile e anzi è estremamente dannoso, imbambolarsi davanti ai media in uno stato di ipnosi e lasciarsi guidare da questi facendosi portare come sonnambuli.
Osserva attentamente cosa la società ti fa credere essere indispensabile e inizia… a non comprarlo più!
Semplice.
I cibi sponsorizzati nelle pubblicità? Ecco proprio quelli, non comprarli!
Soprattutto l’industria del cibo è la più mefitica.
Abbi cura di ascoltarti e capire quali sono i tuoi veri ed essenziali bisogni, soddisfa quelli e mentre lo fai assicurati di non essere stato “plagiato” da forze esterne.
Mangia solo quando hai fame
Dormi quando hai sonno
Ascolta il tuo corpo e il tuo cuore
E anche se fosse l’unica voce contro tutte, seguila.
Quella è l’unica verità che conta.
Inoltre, più evolviamo sull’asse verticale più i nostri bisogni diminuiscono, soprattutto quelli legati al possesso di inutili cianfrusaglie, mucchi di vestiti, ninnoli hi-tech.
Anche liberarsi di questi oggetti rappresenta una forma di pulizia energetica e non solo.
Liberati dall’inutile e dal richiamo all’inutile e ricorda: alla fine della corsa conta solo e soltanto ció che abbiamo compreso con il cuore del cuore ossia con l’intelligenza emotiva sottile. Tutto il resto andrà perduto.
ClaudiaCrispolti
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nerudasullalingua · 5 months ago
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la salute mentale di una persona può essere influenzata da quanto sia ordinato o disordinato il suo spazio vitale. La condizione del proprio ambiente domestico può avere una varietà di effetti sulla salute cognitiva ed emotiva. Ecco alcune spiegazioni su come la pulizia e la disordine possono influenzare la salute mentale: ci sono alcune prove che suggeriscono che vivere in una stanza disordinata o disordinata può avere un impatto negativo sulla salute mentale di una persona. Ad esempio, uno studio ha scoperto che le persone che vivevano in case disordinate avevano livelli più alti dell'ormone dello stress cortisolo. Il cortisolo è associato ad ansia, depressione e altri problemi di salute mentale. Un altro studio ha scoperto che le persone che vivevano in stanze disordinate avevano maggiori probabilità di sperimentare sintomi di disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Questo è probabile perché il disordine può distrarre e rendere difficile la concentrazione.
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franronc · 6 months ago
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L'Anima ti chiederà di più... più cambiamenti, più libertà, più scioltezza, più distacco, più pulizia fisica, mentale, emotiva e spirituale.
Arriva un momento in cui non si può e non si deve continuare ad essere e fare lo stesso.
Bisogna disimparare e imparare di nuovo.
Svuotare il costo di tutto ciò che si è accumulato con le esperienze di vita.
L'Anima ti chiederà sempre di crescere ed evolvere.
Non sarà facile né sottile ma a volte è necessario e inevitabile.
Devi solo voler fare questa trasformazione.
La ricompensa sarà meravigliosa e una benedizione indimenticabile.
Fonte: Sabiduria Femenina Colibrì
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risingvibrations · 9 months ago
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I CORPI SOTTILI
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I corpi sottili sono un concetto presente in molte tradizioni spirituali e metafisiche, che sostengono l'esistenza di più livelli di esistenza oltre al corpo fisico. Questi corpi sottili sono spesso descritti come veicoli di energia o coscienza che interagiscono con il mondo fisico e tra loro. Le funzionalità dei corpi sottili possono variare a seconda della tradizione e della visione metafisica specifica, ma comunemente includono:
Corpo energetico o aura: Questo corpo sottile è spesso descritto come un campo energetico che avvolge il corpo fisico e riflette lo stato emotivo, mentale e spirituale di un individuo. Si crede che l'aura influenzi la salute e il benessere generale.
Corpo astrale: Si ritiene che il corpo astrale sia associato al mondo dei sogni e delle esperienze fuori dal corpo. È considerato il veicolo attraverso il quale l'anima o la coscienza viaggia durante il sonno o in stati di coscienza alterata.
Corpo mentale: Questo corpo sottile è associato ai processi mentali, compresi i pensieri, le percezioni e le credenze. Si crede che influenzi la nostra capacità di elaborare informazioni, prendere decisioni e sviluppare una comprensione del mondo.
Corpo causale o spirituale: Questo corpo è spesso visto come il più sottile e il più vicino all'essenza spirituale o alla fonte divina. Si crede che contenga le cause profonde delle esperienze e dei modelli di vita di un individuo. La guarigione e il mantenimento dell'equilibrio dei corpi sottili spesso coinvolgono pratiche come la meditazione, la respirazione energetica, la terapia energetica, la guarigione con cristalli e altre tecniche di riequilibrio energetico. L'obiettivo è di promuovere l'armonia e l'integrazione tra i diversi livelli di esistenza e di favorire il benessere globale dell'individuo.
L'aura è un campo energetico sottile che si ritiene avvolga il corpo fisico di una persona. È spesso descritta come una sorta di "alone" o "aura luminosa" che emana dal corpo e riflette lo stato emotivo, mentale e spirituale dell'individuo. Mentre l'aura stessa non è visibile agli occhi umani, molti praticanti spirituali e guaritori sostengono di poter percepire o "vedere" l'aura attraverso pratiche di sensibilizzazione energetica. Le funzionalità dell'aura sono spesso associate alla salute e al benessere generale. Si crede che l'aura rifletta la condizione energetica dell'individuo e che influenzi sia il corpo fisico che quello emotivo, mentale e spirituale. Quando l'aura è in equilibrio e armonia, si dice che l'individuo goda di buona salute e vitalità. Al contrario, uno squilibrio nell'aura può manifestarsi sotto forma di problemi fisici, emotivi o mentali. Per quanto riguarda la guarigione e il mantenimento dell'equilibrio dell'aura, ci sono diverse pratiche che possono essere utilizzate:
Pulizia energetica: Questa pratica coinvolge la rimozione di energie negative o indesiderate dall'aura. Può essere realizzata attraverso la visualizzazione, la preghiera, la meditazione o l'uso di strumenti come i cristalli o l'incenso.
Riequilibrio energetico: Questo processo implica l'armonizzazione delle energie nell'aura per ripristinare l'equilibrio e la vitalità. Può essere fatto attraverso tecniche di guarigione energetica come il Reiki, la riflessologia energetica o la terapia del suono.
Protezione energetica: È importante proteggere l'aura dalle influenze negative esterne che possono causare squilibri. Ciò può essere fatto attraverso pratiche di protezione energetica, come la visualizzazione di uno scudo protettivo intorno all'aura o l'uso di amuleti o talismani.
Mantenimento della salute mentale ed emotiva: Poiché l'aura riflette lo stato emotivo e mentale, prendersi cura della propria salute mentale ed emotiva è fondamentale per mantenere un'aura equilibrata. Ciò può includere pratiche come la meditazione, la terapia psicologica, lo yoga e l'espressione creativa. In definitiva, lavorare con l'aura può essere un'esperienza personale e soggettiva, e le pratiche utilizzate possono variare in base alle credenze e al le preferenze individuali. Tuttavia, molte persone trovano beneficio nel lavorare con l'aura per promuovere il benessere e l'equilibrio a livello fisico, emotivo, mentale e spirituale.
Il concetto di "corpo causale" è spesso associato alle tradizioni spirituali e filosofiche, come ad esempio nell'ambito dell'antroposofia, dell'esoterismo o dell'induismo. In termini generali, il corpo causale è considerato uno dei corpi sottili o energetici che costituiscono l'essere umano, oltre al corpo fisico. È spesso descritto come il veicolo dell'anima o della coscienza superiore e viene associato alla causalità, cioè alla causa prima delle esperienze e delle manifestazioni nella vita di una persona. La funzionalità del corpo causale può essere vista come quella di memorizzare e trasmettere informazioni a livelli più profondi di consapevolezza e realtà. Si ritiene che influenzi i processi di guarigione attraverso la sua connessione con le dimensioni spirituali e con l'archetipo dell'essere umano sano. Per mantenere l'equilibrio del corpo causale, molte pratiche spirituali e di guarigione lavorano per eliminare blocchi energetici, promuovere l'armonia e l'interconnessione tra tutti i livelli dell'essere. Ciò può essere fatto attraverso la meditazione, la preghiera, la visualizzazione creativa, le pratiche energetiche come il Reiki e altre forme di lavoro energetico. In sintesi, il corpo causale è considerato un aspetto essenziale dell'essere umano che influisce sulla nostra esperienza di vita, sulla guarigione e sull'equilibrio generale.
Il concetto di "corpo emozionale" è spesso associato alle tradizioni spirituali orientali e alle pratiche di guarigione alternative. Si riferisce alla percezione che le emozioni e gli stati d'animo abbiano una manifestazione fisica nel corpo, influenzando la salute e il benessere generale. Il corpo emozionale è considerato parte del sistema energetico dell'essere umano e può essere influenzato da vari fattori, tra cui esperienze passate, stress, relazioni e ambiente. La guarigione e il mantenimento dell'equilibrio del corpo emozionale spesso coinvolgono pratiche come la meditazione, la respirazione consapevole, la terapia energetica e la psicoterapia, oltre a un'attenzione consapevole alle proprie emozioni e alle loro manifestazioni nel corpo. L'obiettivo è di favorire una maggiore consapevolezza emotiva, ridurre lo stress e promuovere il benessere globale.
Il "corpo mentale" si riferisce alla sfera della mente, inclusi i processi cognitivi, le percezioni, i pensieri e le credenze. È parte integrante dell'essere umano e influenza profondamente il nostro comportamento, le nostre emozioni e il nostro benessere generale. La funzionalità del corpo mentale comprende la capacità di elaborare informazioni, risolvere problemi, prendere decisioni e sviluppare una comprensione del mondo e di sé stessi. La guarigione e il mantenimento dell'equilibrio del corpo mentale coinvolgono spesso l'adottare pratiche che promuovono la salute mentale, come la terapia cognitivo-comportamentale, la mindfulness, la meditazione, l'esercizio fisico regolare e il sostegno sociale. La consapevolezza dei propri pensieri e delle proprie convinzioni è fondamentale per gestire lo stress, affrontare le sfide e promuovere una mentalità positiva e resiliente. Mantenere l'equilibrio mentale implica anche il nutrire la mente con stimoli positivi, come la lettura, l'apprendimento continuo, la creatività e l'espressione personale. È importante anche riconoscere e affrontare eventuali disturbi mentali o squilibri attraverso il supporto professionale, se necessario. In definitiva, prendersi cura del corpo mentale è essenziale per il benessere complessivo e la qualità della vita. Pulire il corpo mentale da vecchi schemi e credenze limitanti richiede un processo consapevole e impegnativo, ma è possibile con dedizione e pazienza. Ecco alcuni suggerimenti:
Consapevolezza: Il primo passo è diventare consapevoli dei vecchi schemi e delle credenze limitanti che influenzano il modo in cui pensiamo e agiamo. Questa consapevolezza può essere svil uppata attraverso la riflessione personale, la meditazione e il lavoro con un terapeuta.
Esplorazione delle origini: Cerca di capire da dove provengono questi vecchi schemi e credenze. Spesso hanno radici nelle esperienze passate, nell'educazione o nelle relazioni significative. Identificare queste origini può aiutare a comprenderle e a superarle.
Sostituzione con nuovi modelli: Una volta identificati i vecchi schemi e le credenze limitanti, lavora per sostituirli con nuovi modelli più positivi e supportivi. Questo può comportare l'adozione di nuove prospettive, l'affermazione di sé positiva e la pratica di pensieri e comportamenti più costruttivi.
Pratica della mindfulness: La mindfulness può aiutare a sviluppare una maggiore consapevolezza dei propri pensieri e delle proprie emozioni, consentendo di riconoscere e interrompere i vecchi schemi automatici. La pratica regolare della mindfulness, come la meditazione, può anche promuovere la calma e la chiarezza mentale.
Supporto esterno: Cerca il supporto di amici, familiari o professionisti della salute mentale durante questo processo. Un terapeuta può offrire una guida preziosa e un sostegno nel lavorare attraverso vecchi schemi e credenze limitanti.
Pazienza e compassione: Pulire il corpo mentale richiede tempo e impegno. Sii gentile con te stesso durante questo processo e ricorda che il cambiamento avviene gradualmente. Celebrare i progressi, anche quelli piccoli, può essere motivante e rafforzare la tua determinazione nel creare un corpo mentale più sano e positivo.
Il corpo astrale è un concetto presente in molte tradizioni spirituali e metafisiche, che sostengono l'esistenza di livelli di esistenza oltre al corpo fisico. Il corpo astrale è considerato il veicolo attraverso il quale l'anima o la coscienza viaggia durante il sonno, durante le esperienze fuori dal corpo (OOBE) e in stati di coscienza alterata. Le funzionalità del corpo astrale possono variare a seconda della tradizione e della visione metafisica specifica, ma comunemente includono:
Esperienze fuori dal corpo: Il corpo astrale è associato alle esperienze fuori dal corpo, durante le quali si ritiene che l'individuo possa lasciare il corpo fisico e viaggiare in altri luoghi o piani di esistenza.
Viaggi astrali: Si ritiene che il corpo astrale possa viaggiare attraverso il cosiddetto "piano astrale", un livello di esistenza che si crede sia oltre il mondo fisico e che sia popolato da varie forme di energia e consapevolezza.
Esperienze oniriche: Il corpo astrale è spesso associato al mondo dei sogni e delle visioni. Durante il sonno, si crede che l'individuo possa esplorare il piano astrale attraverso il corpo astrale, sperimentando visioni, incontri con entità o simboli significativi. Per quanto riguarda la guarigione e il mantenimento dell'equilibrio del corpo astrale, ci sono pratiche specifiche che alcuni praticanti spirituali ritengono possano essere utili:
Consapevolezza del sonno: Mantenere una consapevolezza durante il sonno può favorire esperienze più chiare e significative durante i viaggi astrali o le esperienze fuori dal corpo.
Protezione energetica: Pratiche di protezione energetica possono aiutare a mantenere l'equilibrio durante i viaggi astrali e le esperienze fuori dal corpo, proteggendo il corpo astrale da influenze negative o indesiderate.
Pratiche di grounding: Dopo un'esperienza astrale o fuori dal corpo, pratiche di grounding come la meditazione, l'esercizio fisico o il contatto con la natura possono aiutare a reintegrare l'energia nel corpo fisico e a mantenere l'equilibrio. È importante notare che il concetto di corpo astrale è soggetto a interpretazioni e credenze individuali e può variare tra le diverse tradizioni spirituali e filosofiche. Mentre molte persone trovano valore nell'esplorazione del corpo astrale e delle esperienze fuori dal corpo, è importante praticare con attenzione e cautela, mantenendo un sano equilibrio tra il mondo spirituale e quello fisico.
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iltrombadore · 2 years ago
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RENATO MAMBOR,  L'UOMO, L'OCCHIO E LE COSE NEL MONDO
 
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Essendo dati: l’uomo, l’occhio e le cose nel mondo, proviamo a separare e poi tenere uniti gli elementi principali della percezione visiva. Scontornare, suddividere e dissociare, mettere in evidenza tempi e tecniche della immagine perché l’occhio sia libero di ragionare a modo suo come se la coscienza si potesse sciogliere in una comunione fisica e psicologica. Nella tensione tra ordine e disordine Renato Mambor (Roma, 1936-2014) tiene fede al principio che vedere è un atto creativo. E propone l’opera come gesto fatto in pubblico : un' esperienza da condividere con altri, per attraversare, riconoscere e recitare la grammatica più intima del cosmo. 
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Il quadro concepito da Mambor è un teatro dello sguardo. Nel tentativo di “salvare il mondo” dalla confusione (entropìa della forma organizzata) l’esperienza estetica non blocca la corrente della vita. Mambor elabora un fitto gioco percettivo (armonie, disarmonie, dinamismi ed equilibri, stesure prescelte del colore e impulsi cromatici casuali) che invita a pensare esaltando la visione nelle sue componenti.  L’incanto di figure sagomate di profilo o di spalle, l’anestesia informativa del dettaglio, la ripetizione differente di immagini stereotipate, potenzia l’occhio che vuole “mettere a posto il mondo”.  L’artista propone un passaggio controcorrente dal complesso al semplice, verso una emozione originaria, in un cosmo dove la natura e il genere umano non siano più in contrasto tra loro.“Le più grandi verità del mondo sono le più semplici -ammoniva il sapiente induista Svami Vivekananda- semplici come la vostra esistenza”. Nel riassumere i fasti della percezione dentro il quadrato e il cerchio di un rituale e simbolico “mandala”, Mambor indica il tracciato di un viaggio immaginario oltre la “pelle delle cose”. 
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E allora andiamo pure tu ed io (“Let us go then, you and I”) come T.S.Eliot per una selva di simboli e allusioni, foresta di concetti diffusi come note di una melodia che attira e meraviglia... Sul ritmo del “Canto d’amore di J.Alfred Prufrock” mi appare il valore della segnaletica di Renato quando suscita lo stampo di una esperienza vissuta: messaggi introversi, tanto più evidenti come una etichetta imposta alla vita, stilemi di una esistenza risolta in metafora, oppure schema, misura d’ordine, accurata “pulizia dello sguardo”.  Renato compone freddi madrigali e ritaglia le figure che abbagliano lo spettro di una retina prensile e molto emotiva. Di quella intensa emozione iniziale egli fa trapelare giusto il più asciutto profilo: così vuole una comunicazione chiara e discreta che tocca come bulino d' orafo e lapidario detto di un profeta.  “Nella stanza le donne vanno e vengono/parlando di Michelangelo”(In the room the women come and go/talking of Michelangelo”) recita occhio ragionante di T.S.Eliot.  E allora andiamo tu ed io (“Let us go then,you and I”) a visitare il lungo viaggio nel tempo senza tempo , nello spazio che incide, rispecchia , riflette e compone le immagini dove memoria e indagine, dove osservazione e classificazione riescono miracolosamente a fare tutt’uno. E Renato dispone il ritmo di una pittura pronta a reagire, per enunciare il “semplice che è difficile a farsi”, proprio come dev’essere un quadro ben fatto, cioè che si rispetti.
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Renato ha il pregio di narrare favole dipinte con l’aria di chi invece fotografa e riproduce solo ciò che vede. C’ è una grazia particolare in questo stile maturato a Roma nel “clima felice” degli anni Sessanta, quando lo spirito scenografico della città sembrò rinascere da una originale situazione artistica (Mambor, Tacchi, Lombardo, Ceroli, Festa, Angeli e Schifano) affine al metodo procedurale del “nouveau roman” -ma anche di Duchamp, anche di Magritte- e pur sempre immerso nel vento teatrale della città eterna e di un' arte che tiene assieme lo spettacolo di Michelangelo e Bernini ( con Giorgio De Chirico, Gino Severini e Giacomo Balla a fare da scudieri).Allora Mambor giocava con le possibilità del linguaggio in una idea dell’arte quale finzione spettacolare. Di qui la passione per una pittura di sintomi ricavati dal luogo comune pubblicitario, dagli indicatori stradali, e dalla riduzione ideografica dell’umano a pantomima o negativo di sé stesso.   Date pure il nome che volete alla maniera di vedere che Mambor mette in forma con rigorosa continuità di stile: non dimenticate però di notare fino a qual punto il suo tabulario di cose viste distilla la poesia del modulo e della ripetizione.
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La “gente che conta” ripete con levità poetica l’elenco della “école du régard” e il motivo drammatico di Tadeusz Kantor : una “classe morta” rifilata in controluce sul piano a due dimensioni.  Ma adesso l’equlibrio visivo appare una struttura del probabile, una nota di diario, o un fotogramma velocemente sottratto al fluire dell’esperienza.  Anche l’idea dei “contatori” ( immaginarie figure davanti a fasce verticali di numeri procedenti in serie e in senso contrario) o dei “numeri pesanti” ( dove la cifra numeraria scopre di possedere nell’immagine un peso niente affatto virtuale) ci ricorda l’attonita corrispondenza di figura e verità, dove però “parole” e “cose” nel vuoto della pagina segnano la misura paradossale della loro distanza e differenza.
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Problemi di identità del fenotipo contemporaneo si affermano nell’atto del guardare quando una sagoma di fanciulla (o la sua ombra?) misura il tempo nel “conto alla rovescia”: e non lei o l’altra, questa o quella, ma lei e l’altra, questa e quella assieme, effettuano un terapeutico riconoscimento collettivo. Se il “mandala” è centro gravitazionale energetico, geometrica evocazione del divino, le sagome sono la superficie o la “pelle” dell’umano che Mambor delicatamente individua, separa e riassume nell’ordine della composizione visiva. Renato è un bimbetto paziente, fanciullino poeta del sentimento catafratto, educato a una scuola dello sguardo che romanza senza l’uso di punteggiature raffigurando i segmenti di un quadro totale, una visione senza fine che intende riassumere o meglio escogitare nella immagine l’intimo segreto della vita. Per questo egli osserva e fa osservare sempre mediante l’assoluto distacco dalla impressione sensibile: e si guarda, e ci invita a guardare, mentre si osserva nell’atto di osservare.I numeri, le silhouettes, le frange di pittura a pena toccate di fresco, le partiture monocrome della tela, gli stampi, i tipi e i controtipi di cui è popolato il suo campionario visivo, toccano l’esperienza estetica con l’effetto ricercato di una intensa e penetrante monotonia percettiva. Tu riconosci la città, il guscio babelico e disincarnato dell’uomo moderno , e tu senti lo scorrere del tempo (“in casa e fuori casa”) assai vicino al ritmo originario del pensiero come primo presentimento, nell’attimo che anticipa l’immediato esercizio della sua funzione: dare nomi, calcolare, suddividere e analizzare l’esperienza, costruire tutti i precari e presuntuosi “barocchismi dell’Io”. 
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Renato dipende quasi vitalmente dalle figure che incide o proietta sulla tela. E cerca una costante interdipendenza. Sagome, geometrie, contorni dai colori isolati, stesi con lo scrupolo di una patina omogenea, rinviano la eco di una muta ed intima espressione. Il segno della “classe morta” senza turbamenti o misteri allusivi dipana il filo della rappresentazione e si accoppia allo schema a volte burlesco a volte ironico nei prototipi senza volto, nelle presenze assenti degli oggetti d’uso, nei manichini convertiti nell’ombra dell’uomo della strada, nel sublime anonimato in cui si specchia il narcisismo contemporaneo. E così vaghe stelle polari dell’arte circolano nella memoria della messa in scena “fin troppo umana” sintonizzata dal progetto estetico di Mambor: certe sagome burattinesche e monocordi di Schlemmer, o il guanto di gomma di De Chirico, o meglio la locomotiva fumante di un metafisico pomeriggio mediterraneo che nel suo strano procedere sembra quasi fatta apposta per accompagnare il motivo di belle canzoni ancora in voga e molto popolari (“il treno dei desideri/dei miei pensieri/all’incontrario va”). Renato ha il fascino discreto del cantautore. La sua è un’ opera “cantabile” su ritmi e motivi che egli stesso concepisce e intende eseguire. 
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Qui la vocazione teatrale batte il suo pieno quando l’occhio dell’artista guarda un Sé proiettato e oggettivato nell’ atto di osservare: ed è il “tipo”, ma anche la “ombra chiara” sottratta al colore del fondo, o pure il “destino particolare” di un Renato-sagoma, di un Renato-indossatore, o di un Renato-in tuta da lavoro. Però l’esibizione che sempre dice “Io” in verità significa sempre “Noi”: e in questa singolare maieutica visiva (o di comune esperienza esistenziale) si precisa il senso profondo di un “discorso collettivo” che non sovrasta ma sollecita il coinvolgimento totale del pubblico osservante (“toi, hypocrite lecteur, mon semblable, mon frère”). E allora andiamo, tu ed io (“Let us go then,you and I”) ad incontrare la maschera degli uomini vuoti e degli uomini impagliati (“hollow and stuffed men”) per ripetere con il poeta che “fra l’idea / e la realtà / fra il gesto / e l’atto / cade l’Ombra” (“between the idea / and the / and reality / between the motion the act / falls the Shadow”).Nel dipinto immobile impaginato dalla sapienza di Mambor noi leggiamo la peripezia di partiture composte ed esposte alla evidenza analitica di linguaggi isolati e scontornati nella loro purezza: smalto, acrilico, tela grezza, invitano ad entrare e uscire dal quadro nell’ intento di mostrare come una totalità vivente l’artificio della immagine riprodotta. I numeri, come anche le sagome, vanno e vengono sulla tela che si espone come il segmento di una serie pronta a sconfinare nella esperienza della vita. Renato guarda ma l’occhio si vuole impersonale registratore di evidenze che sembrano la strisciante versione di un destino.
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Enigmatico ruolo dello sguardo che dissocia l’oggetto in una pratica informativa per consegnare alla pittura il titolo di “finestra sul mondo” e al tempo stesso di assoluta finzione.C’è un immediato senso architettonico in questa immagine proposta come didattica e maieutica della percezione visiva.  Renato ha un istinto teatrale che blocca il movimento nella composizione e però “mette in scena” immagini diversamente distribuite nel tempo.In ogni quadro vivono più storie disarticolate in situazioni spaziali e temporali. Dare forma vuol dire primaditutto mettere in evidenza il necessario, manifestare agli occhi la struttura. E la più efficace sintesi visiva di Mambor giunge a comporre una simile armonia di contrari. Sguardo impassibile ed emozione controllata, pensiero del “di fuori” e cartografia dell’anima, qualità dinamiche e schemi formali, immagine dell’uomo (dell’Io) diviso e figurazione della totalità: Mambor stenografa la complessa informazione del nostro essere nel mondo mentre dipana un filo d’Arianna come la sequenza di un filmato senza soluzione di continuità.Ne deriva così l’effetto a rete di meditazioni plurime sul modo estetico di pensare il mondo, ma non solo. Con le metodiche apparizioni di una simile pittura Renato vuole esporre anche il motore psichico della sua e della nostra “ri-creazione” e precisa il tratto di quella costante ed eccellente vocazione teatrale che vuole così tenere unita l’arte alla più intima esperienza della vita.
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clouddep · 4 years ago
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il centro
il centro ricerche è un edificio dalle dimensioni imponenti circondato dalla campagna, a un’ora di macchina dalla città. le pareti di cemento armato e l’assenza di ogni benché minimo colore lo fanno apparire simile a una prigione. le grandi finestre dai doppi vetri all’esterno hanno robuste grate protettive, e la luce, penetrando nelle stanze, non può che spezzarsi in alcuni punti e formare ombre spigolose e nette come zampe di ragno. la pulizia degli ambienti è di fondamentale importanza, per cui, nell'aria, vi è quasi sempre traccia di odore di disinfettante. chi lavora nel centro indossa una specie di tunica, blu scuro per gli uomini, verde chiaro per le donne, lunga fino alle caviglie e provvista di un largo cappuccio, utile per le passeggiate sotto la pioggia. molti di quelli che lavorano nel centro scherzano dicendo che sembra di stare in un monastero, per via delle tuniche e dell’austerità delle stanze, generalmente provviste solo di grandi tavoli e sedie di legno, computer e libri utili alla ricerca, senza quadri o poster a interrompere la monotonia del bianco delle pareti, senza musica nell’aria, forse perché disturberebbe il lavoro dei ricercatori e il sonno di chi riposa. i ricercatori, avendo accettato di lavorare per il centro, ci vivono pure, e tutti sanno che, questo, oltre a essere un lavoro, con compiti specifici e una retribuzione, è anche una scelta di vita, una volontaria reclusione dal mondo.
in certe giornate di sole, quando la primavera porta una luce fatta di miele e sidro, e quando, soprattutto, in alcuni angoli del bosco circostante si vedono sbucare le genziane di esculapio, bellissimi fiori selvatici che, qui, durano al massimo tre settimane all’anno, alcuni dei ricercatori hanno dei cedimenti. considerano di andar via a godersi la vita, provano il comprensibile sgomento di chi, improvvisamente, capisce che nel mondo vi sono molte altre genziane di esculapio da ammirare, e che tre settimane all’anno non bastano. ma, poi, con l’aiuto dei ricercatori anziani e dei capireparto, e grazie al contributo di provvidenziali sostegni farmaceutici, questi pensieri di potenziali abbandoni passano, come passano i fiori selvatici, e il loro blu acceso si assopisce nel buio e nel fresco dei boschi, esattamente come passa la luce di miele che poco prima aveva spalancato orizzonti nuovi e, tornate le prime nuvole scure, il capo dei ricercatori si china sui libri, ad analizzare e studiare. e ciò che poco prima, per un istante intensissimo, era stata insoddisfazione, ridiventa ostinazione: per la causa, la loro causa, più importante del mondo e delle loro stesse vite.
ogni sera a cena - al centro si cena tutti assieme - ci si racconta i propri sogni: divisi in piccoli gruppi, si ascoltano e si raccontano sogni, incubi, visioni del dormiveglia. questo è un buon modo per scaricare le tensioni e le fatiche quotidiane, e soprattutto per disporre di argomenti su cui discutere, visto che le ricerche che ognuno dei commensali svolge sono assolutamente individuali e segrete. solamente i capireparto hanno il diritto di informarsi e di accertarsi che le cose procedano nella giusta maniera. è capitato, negli anni, che alcuni ricercatori si innamorassero tra loro; è normale, comprensibile, ma vietato. non tanto perché le unioni sentimentali, per natura, trascinano con sé ogni tipo di problema, ma, soprattutto, per il fatto che nell’intimità risulta normale, alcuni direbbero necessario, parlare di qualcosa. e, inevitabilmente, i discorsi di due ricercatori innamorati finirebbero presto o tardi a coinvolgere i loro campi di ricerca. e questo non deve accadere. è di somma importanza che le ricerche in svolgimento proseguano in compartimenti stagni, per non correre il rischio di corromperle con materiali spuri, riflessioni etiche, o ancora peggio, presunte vedute d'insieme. solo i capireparto hanno a disposizione il materiale necessario per comprendere il senso finale che scaturisce dall’unione di queste ricerche. e, poi, nel caso che qualche ricercatore confidasse il soggetto delle rispettive ricerche, si finirebbe certamente per avere una visione distorta del lavoro che il centro svolge e, di conseguenza, con lo storpiare le proprie ricerche in base alle idee personali che una scoperta di questo tipo comporterebbe. si avrebbe una somma di soggettività parziali, ipotetiche verità assolute. sarebbe la fine del centro. che non è solo un'istituzione di questo paese. ve ne sono molte altre in giro per il mondo. nel centro non ci sono eroi, e tanto i ricercatori quanto i capireparto hanno diritto a mostrare i propri limiti. cadute, crolli, di tanto in tanto, si fanno strada nella quiete delle stanze bianche, come un attentatore che sgomita in mezzo alla folla per arrivare il più possibile vicino all’obiettivo da colpire. ma l'obiettivo, il centro, si salva sempre.
il centro sa essere molto duro con chi sbaglia, con chi rischia di rovinare il delicatissimo equilibrio che lo governa, ma è anche misericordioso, e trova sempre il tempo di curare e di reintegrare i propri membri, al di là della gravità della loro colpa. alcuni reparti sono stati pensati a questo unico scopo, alla riabilitazione, che, a occhi falsamente ingenui e puri, potrebbe sembrare troppo duro, quasi una prigionia. ma, a questi occhi tanto fintamente angelici, si potrebbe domandare: quale cura non porta in sé una prigionia, una modificazione forzata del proprio modo di vivere? non sono forse cinghie anche quelle che stringono le braccia dei malati, che gli fanno rimpiangere il bicchiere di vino proibito e l’ebbrezza liberatoria? troppi, nel mondo, scambiano il proprio lato sentimentale per una vera sensibilità, per un amore sincero e incondizionato verso il mondo e le sue genti, mentre in realtà si tratta di una forma dolce di schizofrenia, con momenti che possono erroneamente essere scambiati per una reale partecipazione emotiva, mentre in realtà sono semplicemente il negativo di certi scatti d’ira poco motivati, e come quest’ultimi, hanno generalmente vita breve. l'essere sentimentali è come uno strato di ghiaccio adibito al passaggio di orde di orsi affamati, una sfoglia di ghiaccio sottoposta al contatto bruciante con il sole dell'estate. è, dunque, una faccenda fragile, temporanea, sufficiente soltanto se poi si è tanto egoisti da riuscire a voltare lo sguardo, quando il ghiaccio cede e gli orsi si ritrovano intrappolati in buche mortali. il mondo, infinito teatro sentimentale, ama far finta di non sentire il rumore delle loro zampe che invano tentano di riaprire il ghiaccio, e lo fa, per esempio, alzando il volume della musica, o discutendo a proposito della luna, quando quella dorme e forse ci immagina infelici. il centro non è un'istituzione sentimentale, non si occupa di beneficenza, non si occupa delle repressioni né delle ingiustizie, tanto meno dei miglioramenti momentanei. il centro non è corrotto, non può esserlo, perché il centro è un termometro, e un termometro misura la temperatura a un potentissimo direttore di banca come a un raccoglitore di immondizia di caracas. i motivi per cui il centro abbia il compito di misurare la temperatura del mondo, di questo mondo o affamato o sempre pronto alla lacrimuccia e alla scusa tardiva, sono segreti, nemmeno i capireparto li conoscono. vi sono altre persone incaricate di questo compito immane. persone che i capireparto, nelle loro congetture, immaginano bianchissime e ossute, quasi fossero composte di farina e pietre tritate, con cui non hanno alcuna possibilità di interloquire e di cui, tanto meno, possono citare l'esistenza.
alma è convinta, però, di averne incontrato uno. mesi fa si trovava a vivere in uno stato confusionale, provava molto dolore e solitudine, e il suo organismo si preoccupava di tradurre queste cattive sensazioni in lunghe bevute, incontri erotici forzati, litigi familiari e abbracci tanto furiosi quanto insensati. alma era infelice, le sembrava che il tempo le scivolasse sotto i piedi e che lei avesse un'unica dote, quella di farsi scappare le cose a cui davvero teneva. guardava ciò da cui era circondata con fastidio: tutta quella gente capace di scrivere una descrizione di se stessa sopra un biglietto da visita o così sciocca da apparire sempre positiva, energica, incurante della tempesta che lei aveva sempre avvertito e temuto, la disturbava. aveva amato tanto, ed era stata abbandonata: aveva costruito una campana di porcellana finissima con il proprio sangue, con le ore, le urla, i baci che nascondono, i baci della fuga, le notti, ingoiato amarezze, tatuato la risata di una persona così in profondità da intossicarsi di quell’inchiostro, per poi rimanere sola, a guardare quella campana preziosissima che si spezza dentro un vento dai denti di metallo e ombra.
alma si spezzò assieme alla propria campana, pezzo dopo pezzo, ora dopo ora, giorno nel giorno, notte scavata nella notte del giorno. vagava per la città, andava a trovare amici già troppo guastati dai loro frantumi personali per poterle offrire anche solo un dito di colla, o un contenitore dove depositare i suoi ultimi anni, le scaglie che erano diventati. camminava nella pioggia, non sotto la pioggia, ma dentro, diluendosi come uno sciroppo e sperando che la strada, colorandosi e levandosi di dosso quel colore di ossa, dimostrasse che la sua natura era buona e utile, che ancora poteva salvare qualcuno o qualcosa, e, per contraccolpo, se stessa, ritrovando la gioia, in qualsiasi modo. attendeva con ansia, con un'ansia simile a una gastrite, che il tempo facesse il suo corso, come tutti i suoi amici le dicevano offrendole da fumare o un tè caldo, ma il tempo non faceva nulla, anzi, produceva un’eco assordante, e ogni luogo la rimandava indietro, verso immagini che le storpiavano il modo di parlare e di ricordare. allora decise di abbandonare la città e tornò a casa dei suoi genitori, in campagna.
i primi giorni le cose andarono meglio. passeggiava a lungo nella campagna, si stancava saltando le staccionate che dividevano i vari appezzamenti di terra, sprofondava nel fango fumando lunghe bloccate. di tanto in tanto il sole sbucava e la faceva sudare. in quei momenti aumentava il passo, per sudare con più convinzione, per arrivare oltre la successiva collina, in un punto in cui non potessero raggiungerla quelle prime frasi con cui lei lo correggeva quando la sua lingua si inceppava o quando gli regalava vocaboli che poi lui dimenticava, dopo essersi ubriacato. ma quel punto immancabilmente si allontanava, le colline finivano, arrivava la linea del treno, e il treno la respingeva verso la città, verso di lui. un giorno prese quel treno, convinta che non c’era modo di scappare e che ogni fuga è solamente un rimandare le cose molto elaborato, barocco avrebbe detto lui, se non fosse scappato, se non l’avesse abbandonata. e, proprio su quel treno che la riportava in città, alma incontrò una persona che mai prima aveva incontrato ma che sembrava conoscerla meglio di chiunque altro. una persona che le diede l’unica speranza di cui aveva davvero bisogno. così alma tornò indietro, tornò nella campagna, non dai suoi genitori, ma al centro ricerche. per cercare di ritrovare l’equazione zoppa che l’aveva fatta innamorare e ora sembrava ucciderla, e questa strada, a detta dell’uomo che le aveva ridato speranza, era costellata di roghi e carne bruciata. ci vuole uno stomaco forte e molta costanza, pensi di potercela fare? alma guardò la stazione, la polizia con i cani, i soliti pendolari e i soliti turisti che tentano di farsi capire, e ancora una volta non riuscì ad afferrare, riprovò ancora per qualche istante, ma nulla, guardava tutto come fosse cieca.
per un istante pensò a sua nonna, morta pochi mesi prima dopo una lunga vita, e quasi si commosse, senza darlo a vedere. quella commozione lavorò sul suo animo come un’acqua eternamente presente che dopo millenni di caduta libera si riesca a intrufolare nella parte più intima e dura della roccia. in quell'istante il centro l’accolse, e lei, forse non del tutto lucida o talmente lucida da sfiorare l’invasamento, dimenticò che ogni porta che si spalanca per accoglierci chiede in cambio l’accettazione di una prigionia.
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october24th · 4 years ago
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Resoconto Giorno 89
Questa notte mi sono svegliata verso le quattro. Ho sognato sia Robb che Vitto e mi sono svegliata di colpo preoccupata per loro. In questo periodo hanno dormito male e pensavo fosse successo qualcosa. Ho mandato un messaggio a entrambi e dopo un po’, non ricevendo risposta, mi sono addormentata. Zero incubi.
Mi sono svegliata verso le nove e mezza. Questa mattina mamma non è andata a lavoro ‘che di martedì va di pomeriggio e quindi avrei potuto dormire di più... e invece no, succede sempre il contrario. Sono stata comunque a letto, la mia giornata è iniziata dopo pranzo. Mi sono lavata, aggiustato i capelli e fatto la pulizia del viso rischiando di bruciarmi il naso per l’acqua bollente. Oggi pomeriggio ho dormito, sono crollata per ben due ore. Quando mi sono svegliata ho giocato al gioco che mi fece scaricare Robb. Mi piace un sacco e ci passo molto tempo, a volte facciamo anche qualche missione insieme. Ah, ho parlato del Natale con Vitto. Lola oggi pomeriggio era molto agitata a causa dell’assenza di mamma e non sono riuscita a calmarlaz Mi sono fatta il bagno verso le sei, poi è tornata mamma da lavoro e mi ha mostrato le cose di Natale che ha comprato. Ha preso dei segnaposto, i tovaglioli, i sottopiatti, delle candele, i cappelli di babbo natale e dei completini natalizi per Lola. A cena famiglia al completo, abbiamo mangiato la pizza tutti insieme. Dopo cena, quando papà è andato via, ho visto le ultime due puntate di Suburra con Vitto. Non so lui, ma io all’ultima puntata ho pianto. Ora mi mancano solamente le ultime due puntate della Regina degli scacchi per completare le serie tv che ho iniziato.
Ipersensibilità: una sensibilità superiore alla media. Questa caratteristica mostra vantaggi che riguardano la profondità di elaborazione dei problemi, la predisposizione a trovare molteplici soluzioni creative e a percepire i dettagli delle relazioni sociali, la capacità di empatia e di mediazione tra le persone, la profondità nel percepire gli aspetti positivi dell'esistenza, nel cogliere i dettagli, nel trarre maggiore giovamento e apprendimento dalle esperienze. I possibili svantaggi riguardano invece la sensazione di sentirsi “sopraffatti dal mondo”, dalle persone intorno, dagli eventi, la suscettibilità emotiva, l'affaticamento da eccessiva stimolazione, la necessità di tempi di recupero, la difficoltà a gestire i propri limiti e confini rispetto agli altri, la necessità di regolare la capacità di empatia.
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leucciauniverse · 4 years ago
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Nel meta-mondo VI
Anche oggi si respira un’aria leggera, fatta di libertà, natura e gioia. C’è una brezza simpatica che ricorda l’inconfondibile incanto dell’autunno e mi butto verso la finestra per catturare con gli occhi la pioggia di foglie che decora la realtà. La brezza funge da direttore d’orchestra per questa danza di colori e fantasie. Un inno alla ciclicità della vita. Un inno alla morte. Per entrare attivamente nella scena decidiamo di andare alla ricerca di foglie, per poterne poi fare dei collage o per farci ispirare dai loro colori e dalle loro trame nella realizzazione di acquerelli soavi. Solo la natura può inspirare vera bellezza. E non solo..perfino nella tecnologia e nella scienza le innovazioni più significative sono quelle che prendono spunto dalla natura e si basano sui suoi stessi principi di ciclicità ed equilibrio. Ricevere implicare dare, in un modo o nell’altro, prima o poi, le reazioni chimiche si bilanciano sempre. E’ la prima regola che viene spiegata perfino nelle scuole...non vi può essere una reazione dove i reagenti e prodotti non si bilanciano stechiometricamente. Tale regola ha uno spessore ben più profondo di quello che la solo materia scolastica può far trapelare. é un po una regola di vita..che poi viene fuori con metafore spesso filosofiche o religione come per esempio la regola dell’occhio per occhio, dente per dente o per l’altra regola del contrappasso (per gli appassionati di Dante). Dopo aver raccolto una piccola dolce foglia non ancora sviluppatasi in tutta la sua grandezza, ma già gialla e discesa tra le mie mani, mi dirigo verso il sentiero oscuro. Vado verso il villaggio segreto, la città bosco con ruscelli come strade. Mi dirigo là, dove mi aspetta la mia insegnante sciamana. Colei che mi sta dando le chiavi per riappropriarmi della mia divinità, della mia natura di dea della terra, quell’identità che anni di asservilismo e paura hanno soffocato in un guscio insicuro e vergognoso. Da oggi incomincio il mio training che non è poi cosi difficile come temevo, anzi. Rispetto alle disumane richieste delle scuole ed università italiane, dove si deve divorare una nozione dietro l’altra il più in fretta possibile, sembra una passeggiata. Ed un pò, è proprio come se fosse una vera passeggiata. In cui quello che conta è come vivi e senti in ogni momento. Non vi sono voti su ciò che senti, né errori che verranno marcati in rosso o scadenza da rispettare. La passeggiata di ognuno è la propria, senza paure che dovrebbe essere altrimenti. E’proprio una scuola pratica. L’idea principale non è l’arrivo ma apprendere il più possibile da ogni tappa. E’ un’apprendimento lento, ciclico, graduale, basato sulla pazienza e la serenità. Se tutti i corsi si facessero cosi, sarebbero ben pochi gli studenti stressati o maldisposti! La prima fase del training è la pulizia emotiva..la rimozione di quelle emozioni represse che si sono incastrate nel nostro corpo e reagiscono a qualsivoglia “input” che può essere associato alla ferita originale e ci fanno sentire un po “posseduti” in stile esorcista. In cosa consiste la pulizia emotiva? Niente di più di alcuni esercizi sulla respirazione. Respirazione profonda, dalla bocca, con ritmo sostenuto perfino veloce in verità e senza vergogna di farsi sentire. Ricorda proprio quell’ansimare frenetico del sesso, quel tipo di respiro che per pudicita/vergogna/paura ci siamo abituati a trattenere ma che è purificatorio proprio se espresso e rilasciato in tutta la sua potenza. Con tale respirazione, occhi chiusi, attenzione focalizzata dentro al corpo intendo e braccia in alto (o da agitare in cerchi per dare il ritmo alla respirazione) è possibile rilasciare blocchi bloccati nel corpo. Non preoccuparti se sentirai parti che non avevi mai sentito prima. Stai solo ritornando nel tuo corpo..stai finalmente uscendo dalla trappola della mente e dai suoi limiti e paure.
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mariebasta · 5 years ago
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BRUCIARE ERBE MAGICHE E NON SOLO!!!! UTILIZZO E PROPRIETA'......
Qualche consiglio magico 😉
🧙🏼 basilico.
Il basilico è classificato come un'erba sacra per il grande potere che ha di attirare la fortuna, abbondanza e prosperità. Quest'erba possiede una grande qualità energetica che dà apre alla gioia e alla fiducia le persone.
Il basilico è nativo dell'India, ed è una pianta dedicata al Dio Vishnu e a Krishna. Anticamente, le sacerdotesse usavano il basilico durante i loro rituali per attirare il denaro , la buona sorte ed il successo. Ottimo anche per ottenere una promozione, un aumento di stipendio e trionfi nei progetti.
Che non manchino mai nella nostra casa bastoncini dei rami di basilico.
🧙🏼 cannella.
Bruciare la cannella porta protezione, fortuna, prosperità, amore e passione.
L' olio essenziale di cannella ci aiuta a combattere la fatica mentale. Aiuta a sgomberare la mente. Ci porta vitalità ed entusiasmo.
Incoraggia la creatività e aiuta l'emergere di nuove idee.
Aiuta a chiarire le idee, fa bene alla meditazione. Afrodisiaco. Aiuta per alcune guarigioni. Dà sicurezza. Migliora la nostra economia. Attira soldi ed i clienti per chi ha delle attività.
🧙🏼 caffè.
Bruciare il caffè in luna crescente assicura il lavoro (il lavoro che si ha attualmente) e stabilizza l'economia. Mantiene sveglia la mente e l'intelligenza. L' aroma di caffè fornisce una sensazione di benessere immediato.
🧙🏼 copale resina.
Bruciando questa resina avrete un aiuto per essere guidati per l'espansione della coscienza durante i viaggi sacri, durante le cerimonie divinatorie e di pulizia. Si usa per le offerte e per chiedere grazie, per proteggere luoghi e persone , serve per purificare i soggiorni ed eliminare qualsiasi tipo di negatività.
🧙🏼 storace resina.
Le utilità dello Storace sono molteplici in quanto serve per sviluppare le qualità intellettuali, per pulire case ed attiità e per attirare i soldi. Attrae energie positive.
In generale, si usa bruciandolo come bastoncine sia da solo o mescolato con altri ingredienti, come ad esempio la mirra o l'incenso.
🧙🏼 eucalipto
Se senti la tua casa " pesante " o " calda " costantemente, puoi posizionare diverse foglie sui carboncini ed applicare il fumo derivante da tutta la tua casa, vedrai che cambierà sia l'atmosfera che l'energia in generale.
Puoi anche bruciare le foglie secche una per una. L' eucalipto è così nobile che con una sola foglia potrai purificare una stanza.
🧙🏼 finocchietto
Bruciare il finocchio per scacciare gli spiriti maligni. Permette di giudicare le situazioni con maggiore obiettività e discernimento.
Protegge contro l'influenza, l'aggressività e le frustrazioni del prossimo. Protegge dagli attacchi astrali e dalla magia nera.
Incoraggia le persone razionali, che tendono ad ingigantire troppo le loro emozioni e tensioni, ad esprimere e verbalizzare senza paura ed a mettere in pratica i loro concetti e le loro idee.
🧙🏼 incenso
Resina utilizzata ampiamente per la connessione spirituale, si crede che attragga le benedizioni della divinità per chi la usa. Pulisce e purifica. Serve praticamente per tutto ed è legato sia a livello terreno come a quello spirituale, per cui può essere utilizzato per tutto ciò che si desidera. È l'incenso del potere, colui che attrae e distribuisce energie.
🧙🏼 alloro.
Bruciare foglie di alloro aiuta a combattere lo stress e l'ansia e allevia i mal di testa e l' emicrania causati da questi disturbi. E ' rilassante e ci permette di scacciare brutti pensieri e tristezze.
🧙🏼 lavanda
Bruciare i suoi fiori secchi allevia l'ansia per le persone emotive ed aiuta a ritrovare la gioia. E ' rilassante e attira l'amore. Scarica, purifica , allontana la paura. Rimuove le brutte vibrazioni sul lavoro ed incrementa l'attività commerciale.
🧙🏼 Mirra,
La combustione di questa resina porta protezione oltre a scacciare gli spiriti maligni. Si usa per gli esorcismi. Protettore universale. Protezione contro ogni male o danno che stai per ricevere. Meditazione. Pulizia di persone e luoghi. Potenza i rituali. Contro il malocchio, gli incantesimi e la stregoneria. Allontana energie negative.
🧙🏼 La pianta di falso pepe.
La pianta di falso pepe proviene dall'Amazzonia peruviana ed è stata portata attraverso il commercio tra le colonie spagnole nel XVI secolo. Si conosceva come albero del Perù o albero di piru, poi si è trasformato in pirul in spagnolo o falso pepe in italiano.
Bruciare il basilico con il falso pepe è un potente magnete di prosperità.
🧙🏼 salvia.
Utilizzata per purificare e pulire l'ambiente come strumento dello sciamano prima del suo lavoro e anche come offerta agli spiriti delle quattro direzioni.
🧙🏼 palo santo.
Bruciare il palo santo pulito, purifica, è rilassante, aiuta a meditare e a scacciare le zanzare. Illumina il tuo essere spirituale, eleva nelle meditazioni, riesce a farti relazionare con l'ambiente mistico.
🧙🏼 resina di Pino.
Si usa bruciato su carboncini per rafforzare il campo energetico, purificare persone ed ambienti, esorcismi, potenziare gli affari. Guaritore.
🧙🏼 Rosa rossa.
Bruciare i suoi petali secchi produce una sensazione di pace. Afrodisiaca. Porta amore. Allevia i problemi sessuali delle donne. Risolve i casi di impotenza psicologica degli uomini. Ispira sentimenti di felicità. Ci aiuta a sentirci bene nel nostro corpo eliminando i dubbi sul nostro aspetto rendendolo attraente. Aiuta a calmare le dispute domestiche.
🧙🏼 Rosa Bianca
Bruciare i suoi petali secchi stimola l'amore per la casa e per la coppia. Armonia emotiva.
🧙🏼 rosa gialla 🧙🏼
Bruciare i suoi petali secchi elimina le pene e i ricordi tristi. Aiuta a superare le perdite d'amore.
🧙🏼 vaniglia 🧙🏼
L' aroma dell'olio essenziale è speciale per incantare e sedurre. Afrodisiaco. Rivitalizza il corpo. Attiva i sensi. Molto buono per gli sforzi fisici e i rituali magici.
Spero che questi consigli siano utili. 🌿
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susieporta · 10 days ago
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Dieci di Denari
"La Forza Interiore del Radicamento Affettivo"
La Dipendenza Affettiva è un disturbo serio.
Non si vede. Non si manifesta esteriormente. Ma crea un dolore interiore talmente forte da frantumare ogni parte di se stessi.
Viene sminuita nel novero delle dipendenze. Ma è "endemica" nella nostra società tanto quanto la dipendenza da uso di sostanze.
E riguarda il "funzionamento umano".
La dipendenza affettiva è una forma di amore patologico, una modalità distorta di vivere la relazione con l'Altro, sia esso genitore o partner, attraverso dinamiche disfunzionali e distruttive.
Non è un'esperienza da cui si ritorna indietro. E si innesca ogni qual volta la persona si pone in relazione attraverso la "perdita del controllo", l'idealizzazione dell'Altro, la cieca insistenza, "il non poter vivere senza", la delega della propria felicità ad eventi esterni, l'incapacità di "fermarsi" quando il "gioco" diventa pericoloso o addirittura mortale.
Il dipendente affettivo non è lucido quando ama. E' disposto a rinunciare a tutto pur di stare con il suo "oggetto di desiderio", anche quando questo significhi sacrificare la propria integrità e autentica unicità.
L'elemento della "fusione manipolata" è ciò che innesca il primo trigger.
Nasconde una profonda ferita di abbandono e di squalifica di se stessi, una autostima molto bassa ed una storia familiare di abuso psicologico o fisico, di adultizzazione precoce, di trascuratezza dei bisogni emotivi, di assenza o, all'opposto contrario, di eccessiva iper-protettività del genitore (la famosa "campana di vetro").
La "ferita da abbandono" e la "ferita del riconoscimento" non permettono alla struttura del dipendente affettivo di raggiungere un'autonomia emotiva.
L'iper-investimento sulla relazione vorrebbe riscattare attraverso l'amore e la cura per l'Altro le proprie mancanze dell'infanzia, ma finisce per diventare una penosa sudditanza alle esigenze e ai ricatti emotivi posti in essere dall'Altro.
Il trauma è Umano.
Non è Divino.
Su questo piano di Coscienza noi non siamo più "obbligati" a stare dentro alla "ruota del Karma".
Appellarsi al "Destino che ci ha fatti incontrare", al "devo comprendere qualcosa che ancora non so di me stesso", al "abbiamo delle Vite Passate da risolvere", per giustificare il motivo del non "andarmene" è frutto della dipendenza stessa.
Ma non ci aiuta.
Nessuno in questo "sacro passaggio" verrebbe mai spinto nelle Dinamiche del Passato per risolvere problemi della struttura presente, portando questa questione sul piano della multidimensione.
E' tossico.
Richiamare l'aspetto divino della questione è strumentale a mantenere inalterata la situazione di relazione, non permettendoci di allontanarci e porre fine al massacro.
Lo Spirito non sta lavorando nella direzione della dipendenza e del dolore. Ci sta accompagnando verso l'Amore sano.
E se ancora noi crediamo strumentalmente che "Amare" oggi sia un'espiazione delle Vite precedenti, non abbiamo compreso il senso di questo passaggio. E continueremo a farci molto molto male.
Non c'è nessun Destino che ci sta portando tra le braccia della Dipendenza. Siamo noi a perpetrare gli automatismi di dolore attraverso strutture umane fragili, disconnesse dalla presenza, sdradicate dal Cuore, immature e profondamente deboli dal punto di vista dell'Energia Maschile.
E non è una colpa. Ma una Verità da affrontare.
Difficile, scomoda e faticosa.
Ma da tempo si sa, le Energie stanno amplificando i residui di trauma e li stanno facendo vibrare come corde di violino.
E' per questo che la pulizia deve essere costante e attenta. Così come la lucidità, la centratura e la volontà.
Non siate "strumentali" con il Divino.
Non usatelo a vostro piacimento per giustificare situazioni profondamente umane.
Siate consapevoli del vostro rapporto disfunzionale con la Connessione.
La purezza del Cuore Cristallino disvela le miserie umane in tutte le sue forme.
Non si scappa.
Ci vuole portare ad "amare" in un modo sano, consapevole e libero su questo Piano di coscienza e con questo specifico Corpo.
Prendetevi carico della struttura umana interiore. Abbiate il coraggio di vedere ciò che è scomodo e malato. Ciò che ancora vi tiene lontani dall'Amore sano.
Non c'è molto tempo.
Smettete di delegare al Divino ciò che è vostro.
Non vi guarirà attendere la venuta di un Salvatore o implorare che una situazione esterna venga a liberarvi dalla prigionia, dalla disperazione, dal senso di ingiustizia.
L'Umano deve compiere il suo atto di piena Responsabilità verso se stesso. Ora. Adesso.
Siate coraggiosi. Affrontate.
Lascereste mai una gamba rotta senza ingessarla e riabilitarla?
No di certo.
Anche un sistema affettivo-emotivo fratturato e senza cure necessita dello stesso trattamento.
Perciò investite. Riabilitate. Prendetevi cura del vostro Corpo e della vostra Psiche. Con scelte giuste e determinate. Con disciplina e forza interiore.
Fatelo oggi. Non domani.
Oggi.
Mirtilla Esmeralda
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rosamannetta · 3 years ago
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Intervista a Maria Rita Parsi
In un pomeriggio , pongo delle domande alla professoressa Maria Rita Parsi sul suo ultimo libro: “Stjepan detto Jesus ,il figlio”.
1)Come è sorta l’idea di questo libro?
Ho voluto affrontare le più estreme e tragiche situazioni umane ,simbolicamente cogliendo l’atroce occasione contemporanea della guerra nei Balcani: la violenza nei confronti delle donne, stuprate per operare una pulizia etnica tesa a distruggere il nemico, passando per il corpo delle donne; la solitudine dei bambini di fronte alla mancanza di amore, rispetto, autorevolezza di chi dovrebbe amarli, guidarli, educarli , prepararli ad affrontare e superare i passaggi  primari e  decisamente complessi del percorso della loro vita. E, ancora, per ribadire  la speranza di poter trasformare anche gli eventi più traumatizzanti posti alla radice dell’esistenza di un minore ,attraverso il sostegno della collettività, il rapporto con gli anziani, l’accoglienza e le cure di persone che, pur non essendo  parenti, sono compagni di strada: il dott. Subinosky, i proprietari del Ristorante degli Specchi, gli artisti del Circo della Luna, il professore omosessuale e il suo compagno.  
       2)Il ritorno alla narrativa, per lei, è un’emozione?
Ho impiegato dodici anni per scrivere questo romanzo. E, nonostante  il centinaio di libri, prevalentemente saggi, da me scritti, anche in collaborazione con colleghi ed esperti, già a partire dal 1976, ognuno dei miei cinque romanzi ha costituito, per me, un’esperienza emotiva unica e radicante. Considero “Stjepan detto Jesus il figlio”, come il mio testamento spirituale e credo che questo libro sia stato, per me, l’ emozione più grande della mia vita.
    3)Oggi le donne subiscono ancora maltrattamenti in Occidente. In Afghanistan il recente governo dei Talebani esclude le donne dalla vita civile e politica. Il suo libro è anche un viaggio nel mondo delle donne. La sua voce in proposito?
Considero i talebani, quelli dell’Afganistan e i tanti che talebani non si considerano ma che mentalmente, in Oriente come in Occidente, lo sono, dei “miserabili più dannati dei dannati della terra”. Dannati messi al mondo da donne infelici e frustrate, non soltanto perché , in certi paesi, costrette al burqua o al velo ma perché, ovunque e altrove, prigioniere di pregiudizi, giudizi, perversioni e sottomissioni suggerite, in ogni parte del mondo,  dalla “fragilità maschile” e dall’invidia  “dell’onnipotenza del grembo materno”. Grembo che è il primario laboratorio neurobiochimico dal quale “prende vita la forma della vita” di ciascun essere umano. Maschio o femmina che sia! Anche il seme dell’uomo rende, certamente , un servizio all’avvio di ogni umana vita ma è la donna che -per nove ,otto, sette mesi- dà vita , nel suo grembo , alle forme umane di ogni feto che, poi, nascerà. E nessun ‘altra possibilità c’è per popolare il mondo se non il grembo, la gravidanza, il parto. E, di seguito l’allattamento , le cure e lo svezzamento che le madri- si spera, in serenità- provvederanno a fornire ai neonati. Tenere sotto controllo- quel potere è, per tanti maschi-allevati nel credo  di un potere maschilistico, irriverente, falsamente onnipotente e malignamente narcisistico - la maniera per  garantirsi una supremazia sulle donne . Supremazia che passa attraverso l’ingabbiamento del loro corpo e la denigrazione della loro mente. In realtà questi maschi hanno paura dell’autonomia femminile e dell’abbandono che ne potrebbe derivare. Anche in considerazione dell’assoluta “dipendenza” che lega ogni primaria esperienza di vita del neonato alla madre. Emanciparsi da quella dipendenza non essendo donne e, dunque, non avendo il grembo, è, per tanti uomini e, certamente, seppure in modo diverso, per tante donne- una ragione di vita e, assai spesso, un faticoso percorso di crescita lungo quanto la loro stessa vita. Ma, proprio a dimostrazione del fatto che, per i tanti sopracitati individui e popoli ,questo affrancamento    non si è reso e, ancora oggi, non si rende possibile, basta pensare a come il corpo delle donne viene sfruttato, venduto, posseduto in modo brutale ed inumano. E a come, in tante parti del mondo, si neghi alle donne piacere con l’infibulazione . E a come, ad esempio, il loro corpo venga imbustato ed ingabbiato, in Afganistan ed altrove, nel burqa. Per attuare un fantasmatico “travestimento” che è espressione del bisogno di “travestirsi” proprio di chi lo impone. Pertanto i talebani  e tutti gli altri che lo sono senza asserire né avere coscienza di esserlo, altro non sono che dei “travestiti” che, per celare la loro impotenza e paura, travestono le donne  da fantasmi per non cedere ai fantasmi della loro impotenza, fragilità, ingovernabile dipendenza e paura. E le donne che subiscono tali maltrattamenti, sin dalla nascita, a livello profondo ed inconscio, non possono che odiarli, pur temendo di esprimere il loro odio per il timore di essere perseguitate e/o uccise. Così, quando allevano i figli a diventare terroristi come i loro padri, mariti e fratelli, è alla morte che li consegnano quale “braccio armato” della loro vendetta.  L’odio e la sottomissione altro non possono partorire!  
Rosa Mannetta
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ragazzosottomesso · 4 years ago
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Occuparsi della pulizia della casa è uno degli obblighi di cui ogni ricchione che si rispetti dovrebbe occuparsi. Purtroppo madre natura non sbaglia.. ad ognuno il suo ruolo.  I maschi alpha vanno a lavoro, riescono ad essere equilibrati psicologicamente e soprattutto EMOTIVAMENTE! E LO DEVO SOTTOLINEARE! 
Il gay per definizione è una persona emotiva e spesso si ritrova a combattere con emozioni come la paura, l’ansia, l’incertezza, la paranoia, l’invidia....
La mente dei maschi veri riesce invece a sopportare i gravi fardelli e i carichi che derivano da una occupazione,e dal un ruolo sociale dalla facile gestione delle difficoltà della giornata,il raggiungimento dei propri obiettivi, la gestione dei problemi (sì esatto, i problemi hanno il brutto vizio di venire tutti insieme), la condivisione e il lavoro di squadra con i colleghi.
La mente del frocio non è geneticamente progettata per sopportare questi carichi occupazionali, e spesso si ritrova schiacciata , soffocata dai soprusi della società.
Succede così che anche in giovane età, il frocio si ritrova già completamente distrutto emotivamente, incapace di appellarsi alle proprie energie interiori, a quella “forza” che serve per evolversi e per trovare il proprio posto nella società.  Ti chiederai perchè succede questo?Semplice, perchè quella forza interiore che è presente nei veri uomini nel frocio non esiste! Semplicemente Non c’è. Non si è potuta sviluppare quella forza che permette al frocio di collassare sotto il peso  e il giudizio della collettività! È inutile cercare di resistere e continuare a mentire a se stessi, prima comincerai ad accettarti per quello che sei e prima comincerai a vivere!
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tarditardi · 5 years ago
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PROTOCOLLO PER DISCOTECHE E LOCALI DI INTRATTENIMENTO PROPOSTO DA FEDERTURISMO / CONFINDUSTRIA (copia & incolla)
Discoteche e locali di intrattenimento
Il Pubblico Spettacolo e, più in generale, tutto il comparto del Turismo, è intimamente legato alle prospettive emozionali dei singoli soggetti: le nostre aziende non producono mattoni o bulloni, non sono coinvolte in filiere produttive manifatturiere, ma offrono divertimento, svago, ovvero emozioni che devono necessariamente intercettare un animus, una predisposizione emotiva e una propensione positiva da ricostruirsi in ogni singolo avventore. Nell’attuale contesto, in cui è già stato preannunciato che la c.d. seconda fase di contrasto dell’epidemia si caratterizzerà per una dinamica graduale in relazione alla riapertura delle attività, è necessario sottolineare che, in ben 59 giorni, il governo non adottato alcun adeguato provvedimento per la tutela del settore intrattenimento e spettacolo.
Appare anche necessario precisare che l’attività di intrattenimento si distingue intensamente a seconda che sia operata durante la stagione invernale, e quindi al chiuso, o nel periodo estivo, e quindi all’aperto; si differenzia inoltre anche per la tipologia di attività esercitata e per la capienza dei locali. I locali estivi, che di fatto sono giardini spesso anche di grande estensione, e i locali a bassa capienza, inferiore a 200 presenze contemporanee, dovrebbero essere agevolati e privilegiati nella riapertura: i primi proprio perché essendo aree all’aperto non risulterebbero suscettibili di contribuire al contagio interpersonale alla stessa stregua di una spiaggia, di un litorale, di una piazza pubblica, di un parco divertimenti; mentre i secondi in ragione proprio del numero limitato di presenza contemporanea di avventori.
È certamente necessario porre in essere delle strategie di prevenzione che siano però concretamente attuabili e che non vadano, ancora una volta, ad appesantire burocraticamente le nostre aziende così da essere percepite come soluzioni illogiche, utili solo per prestare il fianco all’applicazione di sanzioni e/o provvedimenti interdettivi. Ogni attivit�� dovrebbe conoscere e implementare la propria effettiva sostenibilità e pertanto si dovrebbero privilegiare quei criteri di tutela e salvaguardia della salute che siano tuttavia compatibili e possano convivere con l’imprescindibile marginalità di impresa: senza profitto non si ha impresa, senza impresa neppure posti di lavoro.
Le misure di prevenzione proposte sono:
FORMAZIONE DEL PERSONALE
L’azienda, mediante una attenta opera di informazione, forma il proprio personale in ordine alle disposizioni delle Autorità, consegnando agli avventori e/o affiggendo nei luoghi maggiormente visibili e fruibili dei propri locali appositi dépliant informativi.
Tra le informazioni fornite:
● l’obbligo di restare a casa con temperatura corporea superiore ai 37,5°. In presenza di febbre o altri sintomi influenzali obbligo di rimanere al proprio domicilio e di chiamare il proprio medico di famiglia o la competente autorità sanitaria;
● la consapevolezza e conseguente accettazione di non poter entrare o permanere nei locali (dovendolo dichiarare tempestivamente) nell’ipotesi in cui, anche successivamente all’ingresso, insorgano circostanze di potenziale pericolo: sintomi di influenza, malessere, innalzamento della temperatura corporea, provenienza da zone a rischio e/o contatti con persone positive al virus nei 14 giorni precedenti, etc.;
● l’impegno da parte degli avventori e dei dipendenti al rispetto di tutte le disposizioni delle Autorità e della direzione del locale. In particolare: l’obbligo di mantenere la distanza di sicurezza, l’osservanza delle regole di idonea pulizia ed igienizzazione delle mani e il mantenimento di comportamenti corretti sul piano dell’igiene.
TEST AL PERSONALE
● Test sierologici a tutti i dipendenti. ● Nell’ipotesi di individuazione di anticorpi compatibili con il virus a seguito delle risultanze dei test sierologici, il soggetto sarà sottoposto a tampone e, se positivo, non potrà riprendere l’attività lavorativa fino al secondo tampone negativo consecutivo.
PROTOCOLLO
Regole per il personale: ● Il personale dovrà essere dotato di mascherine chirurgiche (o FFP2 senza valvola) e di guanti protettivi; In ambedue i casi trattasi di una tutela per il personale stesso e per la clientela.
● Ogni qualvolta si farà accesso al locale, ciascun dipendente sarà soggetto alla misurazione della temperatura.
● Se la temperatura eccedesse i 37.5° il dipendente dovrà rientrare alla propria abitazione e segnalarsi al personale medico.
Regole per la clientela:
● Gli avventori che arrivano nel locale contemporaneamente dovranno rimanere distanziati tra loro, in modalità similare a quanto avviene per le code di accesso ai supermercati.
● Ogni avventore, prima dell’accesso al locale, sarà soggetto alla presa di temperatura. Se la temperatura eccedesse 37.5 gradi centigradi il cliente non sarà ammesso all’ingresso.
● L’accesso ai bagni avviene con modalità contingentata, a seconda dei servizi igienici presenti, e con accesso similare all’accesso ai supermercati.
● L’avventore che dovesse infrangere le regole di accesso e di contenimento del virus sarà immediatamente allontanato dal locale.
● Saranno installati punti di sanificazione con presenza di gel disinfettanti per le mani all’ingresso, nei bagni, ai banconi bar e al guardaroba.
● L’affluenza massima sarà parametrata alle capienze dei locali stabiliti dalla Commissione di vigilanza come da autorizzazione di Pubblica Sicurezza già in nostro possesso.
● Tavoli e poltrone diretti ad ospitare i clienti saranno posizionati ad una distanza di almeno due metri uno dall’altro e delimitati da opportune barriere;
● Gli alimenti e le bevande saranno somministrati in bicchieri e stoviglie monouso.
Concludiamo ricordando che prima che le persone possano, e vogliano, andare in discoteca, a teatro, allo stadio, ad un concerto, in un parco divertimenti o in vacanza trascorreranno molti mesi con inevitabile totale perdita della produttività delle nostre aziende per l’intera stagione o per l’intero anno a seconda delle scelte che saranno intraprese dalla Pubblica Amministrazione. Dunque il Governo, lo Stato o chi per esso, deve necessariamente tenere conto delle peculiarità e particolari criticità delle nostre attività che non possono in alcun modo essere considerate e valutate come le altre realtà produttive.
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recensionispicce · 5 years ago
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"死は 門だなって 死ぬっていうことは 終わりっていうことでなくて そこをくぐり抜けて次へ向かう まさに 門です" / "Death doesn’t mean the end but leaving the present, heading for the next stage. Truly a gateway". おくりびと / Departures ~ Yōjirō Takita (2008)
おくりびと (o Okuribito) ((o Departures)) (((o in qualsiasi lingua o alfabeto lo vogliate vedere))) è uno di quei film sul quale bisogna dormire sopra una notte o due. Perché l'impressione dopo averlo guardato è sempre più o meno "un Oscar a sta roba? 何?!?" e anche a ben ragione. La regia è formalmente corretta, le inquadrature graziose, però 𝘮𝘦𝘩. I colori sono belli, i tempi non sforzati, però 𝘮𝘦𝘩. I dialoghi non stucchevoli, i personaggi ben scritti, però 𝘮𝘦𝘩 𝘮𝘦𝘩 𝘮𝘦𝘩. Abituati alla grandeur del cinema americano, i giapponesi paiono semplici e fin troppo parodie di se stessi. Senza contare un paio di momenti francamente imbarazzanti tutti al profumo di sentimentalismo (ti sto guardando, sasso del cazzo. Era tutto meglio se non c'eri, sappilo). Ma poi passa qualche giorno, e le sbavature vanno via, e ci si rende conto che l'impatto visivo delle grandiose inquadrature e panoramiche hollywoodiane sfuma e finisce nel cassetto dei "ricordi sul film" tanto quanto i campi umili usati da Takita. E che non importa molto. E quello che resta è un senso di dolcezza e pulizia, un senso di catarsi emotiva che sa regalare solo chi è in grado di parlare della morte guardandola davvero per quello che è, ovvero una delle cose che fa l'uomo davvero uomo, che solo nella morte trova consapevolezza della vita. Antropopoiesi, si chiama. E questo film ne è la narrazione perfetta: l'ultimo atto disponibile all'uomo, per creare se stesso.
8.5
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modediplomatique · 5 years ago
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COMIZI D’ONORE 
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#PierpaoloPasolini intervistato della brava e belle d’antan #AnnaSalvatore sulla l’infelicita della famiglia. “La famiglia in questa era non serve più, diventa un nucleo di consumatori e si sta dissolvendo. Il potere farà in modo di avere dei buoni #consumatori, non dei buoni figli.” Parole di un saggio, lungimirante, filologo, summum di una intelligenza emotiva, sociale e letteraria. Denoterete nel dibattito una grande educazione nel dialogo, oltre allo spessore culturale degli astanti, che evidenzia una pacatezza dialogica ormai scomparsa nei dibattiti culturali e politici attuali. #Pasolini sapeva emozionare i cuori e illuminare le mente dei non omologati con un spessore #culturale e #umano. Oggi chi parla con una pulizia e sapienza mentale cosi limpida, in TV? Nessuno. La formazione intellettuale di Pasolini fu fatta con grande rigore, seguì i corsi di #RobertoLonghi che fu il più grande storico dell'arte del suo tempo. L'attaccamento estetico radical chsuo ha risonanze politiche, sociali, letterarie e artistiche inseparabili. Mancano 6 mesi al #2020 e siamo una massa globalizzata #techno #digital addomesticata, conforma, arida, meschina, senza guizzi reattivi. #Pasolini era avanti 50 anni luce e lucidità nel predirlo. L'omologazione pasoliniana imposta oggi dai mass e social media, confermando le sue paure, si è materializzata penosamente. Uomini. Donne. Qualunquistica del l'angoscia di apparire, del essere al centro del l’attenzione, della felicità panoramica spudorata, degli esibizionismi continui dei selfie sfrenati. L'apparenza supera la sostanza e l’eleganza. Pasolini, lui, tace, triste, dal aldilà. Fa parte di quelle persone col cuore antico, occhi dipinti di poesia e modi garbati che profumano pudore di un'altra epoca. Ancora adesso che non è più qui con noi, l’intellettuale più brillante, il poeta più fine e il regista poeta scrittore sceneggiatore geniale dell'epoca dei #comizidamore cui è vissuto, infonde in me un senso di sicurezza, una luce verso la quale andare per capire e uscire dal démodé. #Demone per se stesso. #Endimione per noi tutti.
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#ALESSANDROBERGA | L’ÉDITOR
#ITALY #ITALIA #CASARSA #ROMA (at Centro Studi Pier Paolo Pasolini Casarsa della Delizia)
https://www.instagram.com/p/BztwC0jHMTk/?igshid=cok0y1446qyv
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gazemoil · 5 years ago
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RECENSIONE: Weyes Blood - Titanic Rising (Sub Pop, 2019)
Weyes Blood è il progetto solista della californiana Natalie Mering, polistrumentista sempre in bilico tra l’avanguardia ed il pop. Nel corso della sua ormai decennale carriera ha dimostrato una certa crescita artistica, progredendo dagli inizi sperimentali fino alle modalità tradizionali del folk e del soft rock. Il suo quarto disco, Titanic Rising, è decisamente quello più a fuoco di tutti, qualcosa che suona più contemporaneo di quanto sembri, in equilibrio tra il “vecchio” classicismo e gli slanci moderni, dimostrando che Weyes Blood non è un soggetto al di fuori dal tempo ed indifferente alle mode, ma capace di sensibilizzare sull’attualità pur continuando a far musica che ti immerge in un universo onirico e suggestivo in cui si perdono di vista tempo e spazio. Mentre i dischi precedenti risentivano delle atmosfere gotiche ed esoteriche non sempre digeribili, in Titanic Rising, non rinunciando alle sue caratteristiche, come i synth futuristici e i canti gregoriani, arricchisce il tutto con un’orchestrazione fastosa ed un suono meno disturbato, ma ancora più spaziale ed evocativo, impreziosendolo con la sua voce cristallina e precisa, con quel timbro caratteristico - anche se non il più riconoscibile - che unisce alla dolcezza quella sfumatura drammatica ed un registro vocale che le permette di affrontare con successo sia le parti principali sia i cori sullo sfondo. 
La sua è una pura espressione baroque-pop esuberante e sontuosa, vintage e nostalgica nello stile e nell’estetica. Le strumentali e la scrittura, infatti, sono molto reminiscenti di quel folk-pop di fine anni 60′ ed inizio anni 70′, con tratti beatlesiani che uniscono l’avanguardia pop con la psichedelia e qualche passaggio progressista à la prima Kate Bush. Tra le influenze contemporanee, invece, troviamo un pò di Beach House e tanto di Julia Holter. Per merito della produzione di Jonathan Rado dei Foxygen, ma anche della Mering stessa, le strumentazioni sono utilizzate con criterio e sovrapposte molto bene, riecheggiano piacevolmente e sono missate con pulizia per restituire una buona panoramica, ovvero, un punto di vista da cui si possono percepire tutti gli elementi, sfumandoli tra di loro con una moderata quantità di morbidezza e giusto un pò di riverbero per aggiungere spazialità. Le dilatazioni rimangono quindi dinamiche ed in tal modo la musica non diventa un agglomerato informe di riverbero, ma un corpo al suo interno pieno che sprigiona una nebulosità controllata. Il pianoforte celestiale, le chitarre aggraziate e sinuose, il basso gentile, la batteria semplice ed ancora l’organo arioso ed i meravigliosi archi sono tutti elementi che contribuiscono ad arricchire una palette sonora incantevole in movimento, linee e forme. 
Per quanto riguarda il concetto che guida il disco partiamo proprio dal titolo che fa riferimento al transatlantico Titanic, simbolo della tragedia del contemporaneo in cui il progresso tecnologico dell'uomo fallisce contro la potenza della natura. Dietro ciò, nel disco vi sono una serie di riflessioni sul senso dell'essere umano alla ricerca di una verità o di una fede laica nell'immensità dell'universo. Quella della Mering è un’epopea sentimentale che si trasforma in un canto disperato e fatalista delle sorti del pianeta Terra, destinato ad una fine che appare sempre più inevitabile, dilaniato dall’umanità e pronto a restituirne il conto sotto forma di disastro climatico. Un’umanità condannata a essere sommersa dall’acqua, con gli oceani pronti a invadere tutta la bellezza della terra emersa e con annessa risalita in superficie della mitica nave affondata nel 1912. 
Si inizia con un viaggio nel passato con la soffusa e perentoria A Lot’s Gonna Change, una memoria di un dialogo con un interlocutore sconosciuto - un amante o un figlio - in un tempo in cui ogni cosa era dotata della semplicità dello sguardo infantile, un’innocenza destinata a soccombere; l’ineluttabile fa il suo ingresso nella maniera più diretta e naturale possibile, tra archi e synth classicamente pop, risultato di un sottile lavoro compositivo, di una sensibilità artistica ormai pienamente matura e probabilmente influenzata dalla Pure Comedy di Father John Misty, ma che a differenza sua, dopo aver scandagliato le variegate contraddizioni del mondo, prende atto della fine imminente e si fa voce di un canto romantico volto a far prevalere tutto il sublime che l’umanità ha saputo generare pur nella sua condizione mortale. Poi è il turno di Andromeda - una delle tracce più belle del disco - che si muove in una dimensione meno orchestrale e più attuale, dove appare fin da subito avvolgente il connubio spontaneo tra il testo ricco di spiritualità e la fluidità delle chitarre distorte anni ‘70 d’ispirazione georgeharrisoniana; è un invito a lasciarsi andare contro ogni previsione di sconfitta, un inno all’intensità del sentimento, che mantiene la sua unicità sia che questo conduca alla felicità o al dolore. 
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Non manca l’ironia di Everyday, quella che fotografa perfettamente lo spettro della solitudine sentimentale a dispetto del frastuono digitale in una società alla perenne ricerca di un amore meccanico; tuttavia, musicalmente risulta meno creativa delle altre e forse un pò troppo bloccata nel tempo. Si arriva poi alle tracce più interessanti che coincidono con l’uso spiccato di synth: prima tra queste è Movies, che sembra proprio far parte di una sequenza cinematografica, melodrammatica e sognante, immersa in atmosfere che ricordano il compositore di colonne sonore Badalamenti. “Some people watch until they explode / The meaning of life doesn’t seem to shine like that screen”. La potenza lirica e visionaria della canzone è molto forte, poi - dopo tre minuti e mezzo - prende una piega avanguardistica spettacolare, coi synth usati egregiamente e ritmiche sonore dal forte impatto che danno una carica emotiva a tutta la canzone. Poi c’è Mirror Forever, pura idiosincrasia tra melodie struggenti fatte di viole, flauto, slide guitar, pianoforte e synth spaziali, come se la Joni Mitchell di fine anni 70′ fosse prodotta da Brian Eno, ma con un'ironia leggera che pervade tutto il disco.
Al suo primo debutto con un’importante etichetta, Weyes Blood tira fuori un bellissimo album dai sapori pop, folk, e psichedelici. A permeare le sue atmosfere c’è, tuttavia, la speranza, un nucleo pulsante al centro di ogni tormento emotivo, causa e soluzione di ogni problema dell’esistenza. Titanic Rising è un disco dalle mille anime in cui scontro eterno tra passato e presente diventa la chiave per comprendere la contemporaneità, in una giostra che non fa che ruotare allo stesso modo, epoca dopo epoca, cambiando leggermente la sua angolazione. Un fatalismo difficile da sradicare, assemblato in una sintesi molto precisa, dove tutto è già scritto e quello che poteva essere fatto è solo un ricordo lontano. Titanic Rising è una riflessione importante sulla comprensione, sul perché certe scelte sono state compiute, anche se queste non ci sono sembrate chiare in un primo momento. Un’ultima cartolina spedita dall’ultimo ufficio postale rimasto sulla Terra. La speranza, sublimata in calma rassegnazione, risiederà in un oltre-mondo non specificato ma forse uguale a questo, dove tutto acquisterà un suo senso.
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TRACCE MIGLIORI: Andromeda; Movies; Mirror Forever
TRACCE PEGGIORI: Everyday; Titanic Rising
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