#Porto vecchio
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formulaewags · 5 months ago
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Throwback of Sami and Stoffel spending their summer holiday in Porto Vecchio (@/samibrookie via her latest Instagram post)
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opaguy · 2 years ago
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Lever de soleil sur Vardiola
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tips4trip · 2 months ago
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postcard-from-the-past · 4 months ago
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Fortifications of Porto-Vecchio, Corsica, France
French vintage postcard
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sheltiechicago · 3 months ago
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Corsica, France
‘Danger, do not cross the line ... otherwise you’ll get a bit wet. Taken in Porto-Vecchio.’
Photograph: Julian Calvert
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travelella · 10 months ago
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Porto-Vecchio, Corse-du-Sud Department, Corsica Region, France
Benoit Debaix
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bentectravels · 1 year ago
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kon-igi · 2 months ago
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UN QUALCOSA DA NON CREDERE
Mi affaccio dal finestrino. Pur essendo un tardo autunno, l'aria non è ancora fredda e il sole sembra emanare un tiepido calore che filtra attraverso le nuvole.
Guardo alla mia destra; la massicciata della ferrovia taglia in due i campi, parallela alla strada che sto percorrendo con la mia macchina, ma nessun treno con cui perdere la gara di velocità. Pazienza. Improvvisamente i binari si inerpicano su un vecchio ponte di pietra e mi tagliano in due la strada. Io sono costretto a passarci sotto, meglio così che un palloso passaggio a livello. Però…
Aggrotto le sopracciglia ma un BIP mi segnala che ho finito il metano nel serbatoio.
Lo sapevo - penso - lo sapevo ed è per questo che ho preso questa strada invece della solita perché più avanti c'è un distributore di
METANO
recita il cartello, e più piccolo 50 METRI A DESTRA.
Percorro cinquanta metri - non uno di più - e poi svolto a destra.
Il distributore sembra uscito da un disegno di Richard Scarry, quello degli allegri animaletti antropomorfi che fanno cose da umani: stranamente pulito, quasi profumato, con le strisce verde pistacchio e celeste nautico che paiono appena pitturate e una signora sorridente che mi dice 'Oggi si sta proprio bene fuori! Facciamo il pieno?'
Anche se non è più obbligatorio uscire dal veicolo durante il rifornimento, io preferisco sgranchirmi la schiena e prendere una boccata d'aria. C'è un piccolo giardinetto tra le pompe e l'ufficio e dalla panchina posizionata strategicamente sotto un acero campestre intuisco, sorridendo, che quello d'estate è sicuramente un bel rifugio dalla calura. Inoltre dietro alla panchina, appena oltre la recinzione, l'ombra è assicurata anche dagli alti steli del mais che col vento stanno sbattendo contro la rete di metallo.
L'occhio mi cade su un posacenere.
Non è proprio un posacenere ma immagino che venga utilizzato come tale dai clienti e dai gestori per spegnere le sigarette fumate di corsa mentre i serbatoi si riempono.
Nello specifico si tratta di una scatoletta di tonno appoggiata su un trespolo di metallo, forse un vecchio porta estintori.
Aggrotto le sopracciglia, a onor del vero non per la prima volta.
Il posacenere è in mezzo al prato, lontano dalla strada ma lontano anche dalla panchina sotto l'albero. Troppo lontano perché sia comodo e attorno alla panchina nessuna traccia di mozziconi buttati a terra. Avranno pulito - mi dico ma poi vedo che nel tragitto che va dalle pompe alla panchina l'erba è calpestata fino a mostrare il terriccio, mentre il trespolo del posacenere è in mezzo a erba intonsa.
Mi avvicino e prendo in mano la scatoletta: da lontano sembrava di tonno e lo è decisamente anche da vicino… ovviamente il tonno dentro non c'è ma l'etichetta serigrafata recita TONNO PYTHON IN OLIO DI OLIVA. La porto al naso e cerco di distinguere i vari odori - pesce, nicotina, metallo, olio - aggrotto ancora le sopracciglia, avvertendo un sottile mal di testa farsi largo tra gli occhi.
Questo non è l'odore di una lattina di tonno usata come posacenere - sussurro a mezze labbra - questa è una lista di odori, una lista precisa di odori separati
La volto e ne guardo il fondo... Prodotto in PBD - Sagan Industries, Lyssa Inc.
E poi capisco.
Guardo la panchina, l'acero, il campo di mais e, oltre, la ferrovia, su cui non passano treni.
Ma certo…
Mi dirigo verso la tipa del metano che sta aspettando davanti alla mia macchina: braccia lungo i fianchi, schiena dritta, immobile. Non la vedo in faccia perché è voltata ma posso immaginare la sua espressione.
Quando sono a un metro da lei prendo la rincorsa e poi sollevo la gamba, stampandole una pedata di piatto in mezzo alle scapole e lei vola via, andando a sbattere contro la pompa.
Si volta veloce con un espressione di disappunto e mi dice HEY! poi l'espressione cambia ancora e sorridendo - Oggi si sta proprio bene fuori! Facciamo il pieno?
Allora allungo una mano e le tolgo dal taschino un taccuino e un pennarello. Lei sorride, come se nulla fosse.
Mi avvicino al posacenere e intanto comincio a scrivere qualcosa su una pagina.
Sai - dico a voce alta ma con tono calmo - a volte se graffia e miagola non c'è nemmeno bisogno di guardare troppo per intuire che è un gatto e capisco che questo meccanismo ti sia stato molto comodo però… PERO'… il raggio minimo di curvatura per un binario ordinario si distribuisce perlomeno su 300 metri e la deviazione è solo di pochi gradi, NESSUN TRENO TI CORRE ACCANTO E POI DEVIA DI 90° A TAGLIARTI LA STRADA SU DI UN PONTE!
Poi, dimmi, quale contadino con un po' di cervello seminerebbe un filare di mais a pochi centimetri da una recinzione metallica senza lasciare lo spazio di 2 metri per il dente esterno della spannocchiatrice? E poi, dai… IL MAIS A NOVEMBRE?!
Ma il tuo errore più grosso è stata La Firma...
Potevi metterla ovunque, persino dentro lo sciacquone della toilette o anche tatuata sul culo della benzinaia, ma no, tu volevi che fosse ben visibile! E allora ricorda questo la prossima volta: la teoria del Desire Path ci insegna che un tragitto viene percorso solo se è comodo, altrimenti vengono scelte altre scorciatoie. Nessuno avrebbe usato mai quel posacenere perché troppo lontano dalla panchina ma non c'erano mozziconi in giro, da nessuna parte. Era pulito ma puzzava lo stesso di sigaretta, nonostante ci fosse una patina di olio… se pulisci la cenere pulisci anche l'olio ma la tua intenzione era solo metterti in mostra, non fare un lavoro preciso e professionale.
Adesso basta così ! - e sollevo verso il cielo il taccuino aperto su cui avevo appena finito di scrivere
raise exception ("wake up!")
L'ambiente circostante perde improvvisamente colore e luminosità, i contorni degli oggetti cominciano a sfumare e tutto viene avvolto da un grigio spento che infine diventa nero.
Mi sveglio.
Mi stacco dalle tempie gli elettrocateteri percutanei in silicone e guardo lo schermo del portatile, su cui svetta la riga di codice del taccuino.
Ancora non ci siamo, Lyssa - mi lamento in direzione della Vasca Axolotl in cui galleggiano i banchi proteici del Databurst Brain - non ho acconsentito ad addestrarti se poi commetti questi errori dettati dalla tracotanza e dal poco impegno. Ora devo andare ma la prossima volta esigo che da Intelligenza Artificiale Metagenerativa quale sei tu faccia un lavoro migliore!
Quando sto per uscire dal laboratorio, lo schermo vibra di un nero leggermente meno scuro Vedrai - sussurra una voce femminile dagli altoparlanti - ti prometto che la prossima volta non te ne accorgerai nemmeno.
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occhietti · 16 days ago
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"Ti stai facendo vecchio",
mi hanno detto.
"Hai smesso di essere te stesso,
stai diventando amaro e solitario".
"No"
ho risposto,
"non mi sto facendo vecchio.
"Mi sto facendo saggio".
Ho smesso di essere ciò che piace agli altri per diventare ciò che piace a me.
Ho smesso di cercare l’approvazione altrui per accettarmi così come sono.
Ho lasciato dietro di me specchi bugiardi che ingannano senza pietà.
No, non mi sto facendo vecchio.
Mi sto facendo più selettivo:
nei luoghi, nelle persone, nelle abitudini e nelle idee.
Ho lasciato andare legami, dolori inutili, persone, anime e cuori. Non per amarezza, ma per benessere.
Ho scambiato le notti di festa con insonnie di apprendimento.
Ho smesso di vivere storie per iniziare a scriverle.
Ho messo da parte gli stereotipi imposti, ho smesso di coprire le ferite con il trucco e ora porto con me un libro che arricchisce la mia mente.
Ho sostituito i calici di vino con tazze di caffè.
Ho smesso di idealizzare la vita e ho iniziato a viverla.
No, non mi sto facendo vecchio.
Nel cuore porto l’innocenza di chi si riscopre ogni giorno, nelle mani la delicatezza di un bocciolo pronto a schiudersi per volare oltre l’effimero della materia.
Sul viso porto un sorriso ribelle che si accende davanti alla semplicità della natura, nelle orecchie il canto degli uccelli che rallegra il mio cammino.
Non mi sto facendo vecchio.
Mi sto facendo più saggio, più prudente, più consapevole
Sto scegliendo di dedicare il mio tempo a ciò che conta davvero.
Sto riscrivendo la storia che mi hanno raccontato, riscoprendo mondi, recuperando quei vecchi libri che avevo lasciato a metà.
Non è la vecchiaia che mi fa dormire presto il sabato, è la voglia di svegliarmi presto la domenica, godermi il caffè senza fretta, leggere con calma un libro di poesie.
Non è per vecchiaia che cammino lentamente, è per osservare meglio chi corre e inciampa nel proprio scontento.
Non è per vecchiaia che a volte taccio, è perché non tutte le parole meritano di avere un’eco.
No, non mi sto facendo vecchio.
Sto finalmente iniziando a vivere
ciò che davvero mi interessa.
- Victor Hugo
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donaruz · 9 months ago
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24 MAGGIO 1961 nasceva ILARIA ALPI
"Era una giovane donna, forte e determinata, battagliera e femminista convinta".
"Soffriva di vertigini e temeva il vuoto, ma si era scelta un lavoro in cui l'elicottero è uno dei cosiddetti ferri del mestiere, aveva una autentica fobia del vuoto, una vera e proprio chefobia ma volava con tranquillità almeno apparente".
"Era una giornalista coraggiosa con la mente in Europa ed il cuore in Africa"
P.s. Così l'ha descritta sua madre.
Si diplomò al Liceo Tito Lucrezio Caro di Roma.
Grazie anche all'ottima conoscenza delle lingue (arabo, francese e inglese) ottenne le prime collaborazioni giornalistiche dal Cairo per conto di Paese Sera e de l'Unità.
Successivamente vinse una borsa di studio per essere assunta alla Rai.
Ilaria Alpi giunse per la prima volta in Somalia nel dicembre 1992 per seguire, come inviata del TG3, la missione di pace Restore Hope, coordinata e promossa dalle Nazioni Unite per porre fine alla guerra civile scoppiata nel 1991, dopo la caduta di Siad Barre. Alla missione prese parte anche l'Italia, superando in tal modo le riserve dell'inviato speciale per la Somalia, Robert B. Oakley, legate agli ambigui rapporti che il governo italiano aveva intrattenuto con Barre nel corso degli anni ottanta.
Le inchieste della giornalista si sarebbero poi soffermate su un possibile traffico di armi e di rifiuti tossici che avrebbero visto, tra l'altro, la complicità dei servizi segreti italiani e di alte istituzioni italiane: Alpi avrebbe infatti scoperto un traffico internazionale di rifiuti tossici prodotti nei Paesi industrializzati e dislocati in alcuni paesi africani in cambio di tangenti e di armi scambiate coi gruppi politici locali. Nel novembre precedente l'assassinio della giornalista era stato ucciso, sempre in Somalia e in circostanze misteriose, il sottufficiale del SISMI Vincenzo Li Causi, informatore della stessa Alpi sul traffico illecito di scorie tossiche nel paese africano.
Alpi e Hrovatin furono uccisi in prossimità dell'ambasciata italiana a Mogadiscio, a pochi metri dall'hotel Hamana, nel quartiere Shibis; in particolare, in corrispondenza dell'incrocio tra via Alto Giuba e corso Somalia (nota anche come strada Jamhuriyada, corso Repubblica).
La giornalista e il suo operatore erano di ritorno da Bosaso, città del nord della Somalia: qui Ilaria Alpi aveva avuto modo di intervistare il cosiddetto sultano di Bosaso, Abdullahi Moussa Bogor, che riferì di stretti rapporti intrattenuti da alcuni funzionari italiani con il governo di Siad Barre, verso la fine degli anni ottanta. La giornalista salì poi a bordo di alcuni pescherecci, ormeggiati presso la banchina del porto di Bosaso, sospettati di essere al centro di traffici illeciti di rifiuti e di armi: si trattava di navi che inizialmente facevano capo ad una società di diritto pubblico somalo e che, dopo la caduta di Barre, erano illegittimamente divenute di proprietà personale di un imprenditore italo-somalo. Tornati a Mogadiscio, Alpi e Hrovatin non trovarono il loro autista personale, mentre si presentò Ali Abdi, che li accompagnò all'hotel Sahafi, vicino all'aeroporto, e poi all'hotel Hamana, nelle vicinanze del quale avvenne il duplice delitto. A bordo del mezzo si trovava altresì Nur Aden, con funzioni di scorta armata.
Sulla scena del crimine arrivarono subito dopo gli unici altri due giornalisti italiani presenti a Mogadiscio, Giovanni Porzio e Gabriella Simoni. Una troupe americana (un freelance che lavorava per un network americano) arrivò mentre i colleghi italiani spostavano i corpi dall'auto in cui erano stati uccisi a quella di un imprenditore italiano con cui successivamente vennero portati al Porto vecchio. Una troupe della Svizzera italiana si trovava invece all'Hotel Sahafi (dall'altra parte della linea verde) e filmò su richiesta di Gabriella Simoni - perché ci fosse un documento video - le stanze di Miran e Ilaria e gli oggetti che vennero raccolti.[6]
Ilaria Alpi venne sepolta nel Cimitero Flaminio di Roma.
La madre, Luciana Riccardi Alpi, (1933 - 12 giugno 2018) ha intrapreso, fin dal primo processo, una battaglia per cercare la verità e far cadere ogni sorta di depistaggio sull’omicidio della figlia.
Noi siamo quelli che credono ancora a queste emozioni
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fuoridalcloro · 6 months ago
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Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità. Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio. Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia. Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria. Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo. Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa. Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito. Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto. Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino
Perdonami, speranza braccata, se a volte rido. Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua. E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia, immobile, con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto, assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato. Chiedo scusa all’albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.
Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte. Verità, non prestarmi troppa attenzione. Serietà, sii magnanima con me. Sopporta, mistero dell’esistenza, se tiro via fili dal tuo strascico. Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.
Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque. Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna. So che finché vivo niente mi giustifica, perché io stessa mi sono d’ostacolo. Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche, e poi fatico per farle sembrare leggere.
-Wislawa Szymborska-
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crazy-so-na-sega · 2 days ago
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la pietà, la guerra, il riscatto
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Entrò non visto il gran Priamo, e standogli accanto strinse fra le sue mani i ginocchi d’Achille, 
baciò quella mano tremenda, omicida, che molti figliuoli gli uccise. Come quando grave colpa ha travolto un uomo, che, ucciso in patria qualcuno, fugge in altro paese, in casa d’un ricco, stupore afferra i presenti; così Achille stupì, vedendo Priamo simile ai numi, e anche gli altri stupirono e si guardarono in faccia. Ma Priamo prendendo a pregare gli disse parola: <<Pensa a tuo padre, Achille pari agli dèi, coetaneo mio, come me sulla soglia tetra della vecchiaia, e lo tormentano forse i vicini, standogli intorno, perché non c’è nessuno che il danno e il male allontani.
Pure sentendo dire che tu ancora sei vivo, gode in cuore, e spera ogni giorno di vedere il figliuolo tornare da Troia. Ma io sono infelice del tutto, che generai forti figli nell’ampia Troia, e non ne resta nessuno.
Cinquanta ne avevo quando vennero i figli dei Danai, e diciannove venivano tutti da un seno, gli altri altre donne me li partorirono in casa: ma Ares furente ha sciolto i ginocchi di molti, e quello che solo restava, che proteggeva la rocca e la gente, tu ieri l’hai ucciso, mentre per la sua patria lottava, Ettore... Per lui vengo ora alle navi dei Danai, per riscattarlo da te, ti porto doni infiniti. Achille, rispetta i numi, abbi pietà di me, pensando al padre tuo: ma io son più misero, ho patito quanto nessun altro mortale, portare alla bocca la mano dell’uomo che ha ucciso i miei figli!>>
Disse così, e gli fece nascere brama di piangere il padre: allora gli prese la mano e scostò piano il vecchio; entrambi pensavano e uno piangeva Ettore massacratore a lungo, rannicchiandosi ai piedi d’Achille, ma Achille piangeva il padre, e ogni tanto anche Patroclo; s’alzava per la dimora quel pianto.
Iliade Libro XXIV
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Achille ha ucciso Ettore, figlio del re di Troia Priamo. Il suo corpo è stato oltraggiato e trascinato per giorni davanti al palazzo del vecchio re. Il padre vede, soffre per non poter dare sepoltura al figlio e contravvenendo i consigli, si reca alla tenda del nemico, umiliandosi e chiedendo di poter avere il corpo di Ettore per la giusta sepoltura.
Alle parole di Priamo, anche Achille si mette a piangere e il ricordo di suo padre lo spinge a restituire il corpo.
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[fino a che ci saranno uomini che penseranno queste pagine non tutto è perduto]
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totalement70 · 9 months ago
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Dalida à Porto-Vecchio par Pierre Vauthey, 1970s.
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postcard-from-the-past · 4 months ago
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View of Porto-Vecchio, Corsica, France
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primepaginequotidiani · 3 months ago
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PRIMA PAGINA Il Piccolo di Oggi giovedì, 21 novembre 2024
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travelella · 10 months ago
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Porto-Vecchio, Corse-du-Sud Department, Corsica Region, France
Benoit Debaix
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