#Polizia investigativa
Explore tagged Tumblr posts
Text
L’Equazione Irrisolta: Il Dettaglio che Uccide di Maurizio Preti. Recensione di Alessandria today
Un thriller mozzafiato che intreccia omicidio, segreti e intrighi politici
Un thriller mozzafiato che intreccia omicidio, segreti e intrighi politici “L’Equazione Irrisolta: Il dettaglio che uccide”, scritto da Maurizio Preti, è un romanzo che porta il lettore in un labirinto di misteri e rivelazioni sorprendenti. Pubblicato in formato Kindle, il libro rappresenta una lettura imperdibile per gli appassionati di thriller investigativi, in cui ogni dettaglio cela una…
#Alessandria today#cella segreta#commissario Portoghesi#crimine e mistero#dettagli che uccidono#Enigma#Google News#Gregorio Sanfilippo#intrighi di potere#intrighi e vendette#intrighi politici#investigazioni approfondite#italianewsmedia.com#labirinto di misteri#L’Equazione Irrisolta#lettura imperdibile#Maurizio Preti#misteri#narrativa contemporanea#narrativa di tensione#narrativa gotica#narrativa italiana#omicidi politici#Omicidio#passioni nascoste#Pier Carlo Lava#Polizia investigativa#rancori del passato#Rivelazioni sorprendenti#romanzi Kindle
0 notes
Text
"Torture" nel carcere di Porto Azzurro, il racconto dei testimoni - Osservatorio Repressione
violenze e torture della “squadretta dell’agente Padre Pio��
di Manuela D’Alessandro
La “squadretta dell’agente Padre Pio”, le carte dell’indagine per la quale la Procura ha chiesto l’archiviazione. Ma il Garante nazionale dei detenuti si è opposto. Procura di Livorno e investigatori spaccati sull’interpretazione di presunti gravi abusi denunciati da detenuti nel carcere di Porto Azzurro all’isola d’Elba.
Da una parte c’è un’informativa di 130 pagine del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Livorno e del Nucleo Investigativo della polizia penitenziaria di Roma che, sulla base dei racconti “talora convergenti” di diversi reclusi, racconta di “violenze sfociate nella maggior parte dei casi in veri e propri atti di tortura” sui reclusi da parte di una “squadretta” di agenti.
Dall’altra la valutazione dei pm Sabrina Carmazzi e Massimo Mannucci che chiedono l’archiviazione perché ritengono che “gli elementi acquisiti non appaiono consentire una ragionevole previsione di condanna” per gli indagati. Il 4 ottobre si sarebbe dovuta svolgere un’udienza davanti al gip per decidere se far calare il sipario oppure riaprire la vicenda, come chiedono l’avvocato di una delle presunte vittime degli abusi e il Garante Nazionale dei Detenuti. L’appuntamento in aula è stato però rinviato per un legittimo impedimento al 15 dicembre.
L’Agi ha avuto accesso a entrambi i documenti, quello degli investigatori e quello della Procura che sembrano arrivare a conclusioni diverse. Tra i reati ipotizzati per gli agenti, a vario titolo, ci sono quelli di tortura, stato di incapacità procurato mediante violenza, omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale, depistaggio e per i reclusi danneggiamento causato da incendio e resistenza a pubblico ufficiale. Nell’informativa si ipotizza che la “politica perseguita a tutti costi dal direttore della casa di reclusione sarebbe stata quella di tollerare trattamenti penitenziari non conformi a umanità e dignità” per “tutelare l’immagine dell’isola” nelle attività del carcere anche allo scopo di ottenere fondi europei e ministeriali per un progetto a Pianosa, distaccamento del carcere di Porto Azzurro, finalizzato al reinserimento dei detenuti. “Le attività esperite nei riguardi degli indagati – scrive chi ha condotto gli accertamenti – hanno permesso di cristallizzare le direttrici investigative concorrenti alla vicenda delle torture”.
L’inchiesta comincia da una serie di esposti presentati nel 2019 dal detenuto B.F. che riferisce “di essere stato denudato, ammanettato e picchiato da alcuni agenti come forma di rappresaglia dopo che aveva fatto ricorso per denunciare altre angherie”. Questa pista investigativa “si è andata maggiormente delineando con l’attività istruttoria fatta da questo Comando” fino a “disvelare l’esistenza di altri detenuti che avevano subito violenze nel carcere di Porto Azzurro e che avevano potuto denunciare i fatti solamente all’indomani del loro trasferimento in altri istituti o rivolgendosi a organi di polizia esterni al carcere”. Non sempre, viene precisato, “il ricordo di alcuni collima con la denuncia dei diretti interessati”.
Alcuni raccontano di una “squadretta” agli ordini dell’ispettore Pietro Duca che avrebbe pestato i reclusi nella “galleria”. “Mi ricordo che un marocchino – mette a verbale un testimone – fu portato fuori dalla cella e a dorso nudo fu strattonato e che noi vedevamo dalle nostre celle che lui andava verso la galleria e mentre usciva dal reparto sentivamo dei sonori schiaffi. La galleria è il corridoio che trovi uscendo al reparto dove ci sono gli uffici, dove c’è l’ufficio dell’ispettore capo Pietro Duca”. Ci sono anche altre persone sentite che riportano episodi analoghi. “L’ispettore è entrato in cella e lo ha picchiato, l’ha buttato contro un muro”. “Padre Pio, così veniva chiamato per via della barbetta e che faceva parte della squadra, ha partecipato a un’aggressione in cui un suo collega ha ricevuto un calcio da un marocchino. Lui e tanti altri sono andati sopra a prendersi questi detenuti tant’è vero che poi c’erano i muri sporchi di sangue, hanno dovuto chiamare il lavorante a pulire”. “Sono stato denudato, picchiato da una ventina di agenti e buttato a terra come uno straccio ammanettato”. “Una volta dopo essermi ubriacato in cella mi sono svegliato l’indomani in una cella liscia nudo a terra con accanto il mio vomito, con un occhio gonfio e il labbro spaccato”.
Agli atti c’è una conversazione tra Duca e il direttore del carcere, Francesco D’Anselmo, in cui parlano delle indagini sulla situazione a Porto Azzurro. Duca afferma: “Evidentemente… le denunce che hanno presentato i detenuti nel corso degli anni; addirittura un appuntato donna dei carabinieri ha detto: ‘Questi di Porto Azzurro la devono smettere’!”.
C’è un’ambientale che dimostrerebbe l’”insabbiamento”, secondo chi ha scritto l’informativa. “La commissaria Perrini informa D’Anselmo di avere appreso dall’ispettore Lo Noce che effettivamente avrebbero percosso C. in una circostanza in cui era ubriaco. Rivelazione che si sposa perfettamente col contenuto delle dichiarazioni di Z. e che evidenzia l’ennesima azione di insabbiamento laddove D’Anselmo, pur deprecando il ricorso a questi metodi (‘Io sono contrario, è contro la mia coscienza”), lascia tuttavia agli agenti la facoltà di difendersi quando forniranno la loro versione ‘la loro parola contro quella lì’”. Nell’informativa si parla dell’”estrema chiarezza con cui la Commissaria Perrini espone al direttore D’Anselmo le informazioni ricevute direttamente dall’ispettore Lo Noce circa le violenze inferte ‘con soddisfazione’ ai detenuti. Perrini: “Su cosa stanno indagando…D’Anselmo: “Sulla squadretta…”. Perrini: “Gliele hanno date…”. D’Anselmo: “Ah, veramente?”. Perrini: “Gli ho detto: ma gliele avete date almeno? Ma avete dato una lisciata?”. Ha risposto: “Sì, e ci siamo tolti la soddisfazione”.
L’altra parte dell’indagine riguarda la situazione “fuori controllo” a Pianosa. Dopo una richiesta di chiarimenti sull’”anarchia” che regnerebbe a Pianosa e le perquisizioni che confermano l’ipotesi, “la reazione di D’Anselmo è a dir poco funambolesca per quel tentativo sempre ricorrente di coprire le proprie omissioni”.
Il 22 gennaio 2021 “D’Anselmo invia al magistrato di sorveglianza la relazione sull’episodio di violenza patito da un detenuto ma per tutelare Duca non la invia in Procura” e, come risulta da un’intercettazione, “semmai gliela chiedessero la farebbe sparire”. Al direttore e al Comandante sono “addebitati anni di omissioni e violazioni” e una gestione della cosa pubblica “in base alle loro necessità” come l’indicazione impartita da D’Anselmo a un sostituto commissario “di far risultare che tutti i viaggi con la motovedetta navale risultassero per fini istituzionali”.
Perché per la Procura non si può parlare di torture – Nella richiesta di archiviazione, i pm premettono che per valutare i fatti “non si può prescindere dal tenere in debito conto quel peculiare contesto ambientale in cui si alternano coazione e desiderio di libertà in cui i detenuti si trovano in ambivalenti condizioni sia di soggezione che di rivalsa psicologica nei confronti di chi si occupa della loro custodia”. Dalle intercettazioni emerge “una propensione verso metodi risoluti nei confronti dei detenuti che venivano messi in riga in caso di comportamenti scorretti nonché l’esistenza di un numero ristretto di agenti che avrebbero agito con la forza”.
Secondo i pm “il ricordo di alcuni testimoni non sempre collima con le denunce perché in alcuni casi i detenuti non hanno confermato di essere vittime di violenza e in altri hanno fornito una versione diversa e in altri casi ancora le violenze non sono state confermate dai detenuti presenti”. Il loro punto di vista è che non c’è il reato di tortura “perché si tratta di episodi tendenzialmente isolati che non risultano trascesi in comportamenti inumani e degradanti per la dignità dei detenuti (gli episodi di denudamento sono spiegati con la prassi della necessità di evitare autolesionismi) che potrebbero integrare reati perseguibili a querela spesso posti in essere a seguito di intemperanze, provocazioni o altre condotte illecite degli stessi detenuti, molti dei quali risultano indagati”. Sulla mancata trasmissione della relazione dell’educatrice da parte di D’Anselmo “probabilmente ha considerato il denunciante un mitomane, come da lui stesso dichiarato nelle intercettazioni”.
da Agi
6 notes
·
View notes
Text
Frosinone, fermato dalla Polizia di Stato l'esecutore dell'incendio doloso al "Pianeta outlet" Nella mattinata, al termine di attività investigativa supportata da attività tecniche, la Polizia di Stato di Frosinone ha eseguito il fermo di indiziato di delitto nei confronti di un 47enne residente nel capoluogo, ritenuto responsabile dell'incendio doloso che la notte del 16 novembre scorso ha devastato l'esercizio commerciale "pianeta outlet", inaugurato solo una settimana prima.... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
0 notes
Text
Operazione interforze. Tratto in arresto un narcotrafficante di origine colombiana, resosi irreperibile dal 1992
Operazione interforze. Tratto in arresto un narcotrafficante di origine colombiana, resosi irreperibile dal 1992
Per delega del Procuratore della Repubblica di Napoli, si comunica che il 24.09.2024, nell’ambito dell’attività investigativa svolta dalla Squadra Mobile di Napoli, dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e dal Reparto Operativo – Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Napoli, in stretta collaborazione con più gli Uffici della CGPJ della…
0 notes
Video
Yamal shock: il padre accoltellato in un parcheggio, le sue condizioni Yamal schock. La giornalista Mayka Navarro di La Vanguardia, Mounir Nasraoui, padre del fuoriclasse del Barcellona e della nazionale spagnola, è stato accoltellato stasera in un parcheggio a Mataró, la città dove risiede: le sue condizioni non sono gravi come era sembrato nei primi, concitati, istanti successivi alla diffusione della notizia. "Il padre di Yamal colpito da più di una coltellata" Il padre di Yamal è stato trasferito al pronto soccorso dell'ospedale Can Ruti di Badalona. Secondo La Vanguardia, l'unità investigativa dei Mossos d'Esquadra di Mataró si è occupata del caso e ha già individuato alcuni testimoni dopo aver collaborato con la polizia del comune di Maresme. La stessa giornalista Mayka Navarro ha aggiunto in RAC 1 che Mounir Nasraoui avrebbe potuto ricevere "più di una coltellata". Non si conoscono ancora ulteriori dettagli, anche se l'aggressione con coltello potrebbe essere stata preceduta da una precedente rissa avvenuta nel pomeriggio. La polizia locale sta tutt'ora interrogando diversi testimoni. "Il padre di Yamal è a casa ed è fuori pericolo" Notizie più rassicuranti sono arrivate nel corso della serata. Relevo ha spiegato che: "Il padre dell'attaccante è fuori pericolo, è stato dimesso ed è già a casa".
1 note
·
View note
Text
Andrea Piscina speacker radiofonico arrestato per pedopornografia e violenza sessuale
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/andrea-piscina-speacker-radiofonico-arrestato-per-pedopornografia-e-violenza-sessuale/117606?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=117606
Andrea Piscina speacker radiofonico arrestato per pedopornografia e violenza sessuale
Sui dispositivi elettronici di un 25enne sono state trovate oltre mille immagini e chat di contenuto pedopornografico. Le indagini hanno rivelato che avrebbe intrattenuto rapporti, anche tramite videochiamate, con bambini tra i 9 e i 14 anni, adescati online fingendo di essere una ragazzina di nome Alessia. L’emittente Rtl 102.5, per cui lavorava, ha dichiarato: “Siamo increduli”.
Il conduttore radiofonico Andrea Piscina, 25 anni, che conduce un programma su Rtl 102.5, è stato arrestato ieri su ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Milano, Ileana Ramundo, con l’accusa di produzione di materiale pedopornografico e violenza sessuale. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera online e confermato da fonti attendibili, sui dispositivi di Piscina sono state trovate oltre mille immagini e chat di contenuto pedopornografico.
Adescamento di bambini tra i 9 e i 14 anni
Le indagini condotte dal pubblico ministero Giovanni Tarzia e dall’Unità investigativa per la prevenzione dei Crimini Informatici e Telematici della Polizia Locale di Milano hanno rivelato che il 25enne avrebbe intrattenuto rapporti, anche tramite videochiamate, con bambini tra i 9 e i 14 anni, adescati sul web fingendo di essere una ragazzina di nome Alessia. In questo modo, chiedeva ai minori di compiere atti sessuali. Una delle vittime, secondo gli accertamenti, sarebbe stata adescata non online, ma durante l’attività di Piscina in una polisportiva.
0 notes
Text
Ricercato dopo condanna ricettazione, arrestato in Romania
Era ricercato da ottobre 2022 dopo essere stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione per concorso in ricettazione un cittadino romeno di 29 anni arrestato dalla polizia di Vrancea, nel suo Paese, in esecuzione del mandato di arresto europeo emesso dalla procura generale di Perugia, sulla base dell’attività investigativa svolta dall’ufficio Sdi, costituito da personale della…
View On WordPress
0 notes
Text
29 nov 2023 18:37
“BORSELLINO RUPPE GLI EQUILIBRI ALL’INTERNO DELLA PROCURA DI PALERMO, MA NESSUNO CERCÒ LÌ IL MOTIVO DELLA SUA MORTE” – FABIO TRIZZINO, MARITO DI LUCIA BORSELLINO E AVVOCATO DELLA FAMIGLIA, SPIEGA PERCHÉ BISOGNEREBBE FICCARE IL NASO NEL “NIDO DI VIPERE”, IL NOME DATO DAL MAGISTRATO ANTIMAFIA ALLA PROCURA DI PALERMO: “LA MAGISTRATURA NON HA QUELLA SACRALITÀ CHE SI È AUTOATTRIBUITA IN QUESTI ULTIMI 30 ANNI. SEGUENDO LA PISTA DELLA TRATTATIVA, SI È NEGATO COSÌ PARI DIGNITÀ ALLE ALTRE STRADE ALTRETTANTO PLAUSIBILI. L’AGENDA ROSSA? POTREBBE ESSERE A…” -
Estratto dell’articolo di Giacomo Amadori per “La Verità”
Fabio Trizzino è l’avvocato della famiglia Borsellino e marito di Lucia, primogenita del magistrato ucciso. Per lui la verità sulla morte del suocero è una questione personale, prima che giudiziaria. […]
Avvocato, siete fattivamente impegnati nella ricerca della verità sui misteri che ancora oggi riguardano la strage di via D’Amelio. È possibile individuare le ragioni di questo impegno diretto?
«Tutto ha avuto inizio nel 2014, dopo la lettura delle motivazioni della sentenza Borsellino quater abbreviato. Grazie alla collaborazione di Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina, abbiamo appreso che i processi Borsellino Uno e Bis erano stati costruiti ad arte attraverso l’indottrinamento di tre soggetti improponibili sullo scenario di una delle più gravi stragi della Repubblica: Salvatore Candura, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino. E allora abbiamo deciso di vederci chiaro».
Chi ha messo in pista questi personaggi?
«Arnaldo La Barbera, sotto la sapiente regia della Criminalpol diretta dal Prefetto Luigi Rossi. È processualmente accertato che, in linea con l’immediato sviamento delle indagini operato dalla squadra mobile di Palermo, a livello interministeriale venne creato, nel luglio del 1993, un gruppo investigativo apposito sciolto da ogni collaborazione con altre forze di polizia giudiziaria.
In tal modo poté muoversi liberamente e con assoluta spregiudicata autonomia. A sovraintenderne l’azione, l’altrettanto «sapiente» direzione del procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra e degli altri sostituti che si sono avvicendati nella gestione di quelle indagini e delle fasi dibattimentali. […]»
Nei giorni scorsi la Procura di Palermo ha cercato proprio a casa dei famigliari di La Barbera la famosa agenda rossa di Borsellino…
«Si tratta di un’ipotesi investigativa, ma ritengo che abbia una sua plausibilità, considerando il suo ruolo di depistatore. Per lui quel documento avrebbe potuto rappresentare un formidabile strumento di ricatto o un’assicurazione sulla vita. Anche se La Barbera, a mio giudizio, era solo un esecutore di alto rango e gli ordini verosimilmente sono arrivati da Roma».
Ci sono altre motivazioni che vi spingono in questa opera di ricerca?
«Quella di comprendere il terribile travaglio interiore che indusse Borsellino a definire la Procura di Palermo “un nido di vipere”». È imperdonabile che per quasi trent’anni siano rimasti riservati i verbali del Csm del 1992 relativi alle audizioni di alcuni magistrati della Procura di Palermo pochi giorni dopo la strage del 19 luglio 1992 e le dimissioni del procuratore Pietro Giammanco del 23 luglio.
Documenti di cui abbiamo avuto cognizione soltanto nel 2021. Attraverso quei verbali siamo riusciti a ricostruire la via crucis di Borsellino all’interno della Procura di Palermo nel periodo compreso fra il 23 maggio e il 19 luglio 1992. Perché quelle audizioni non sono state riversate nei processi sulla strage di via D’Amelio? Tale occultamento fu funzionale al depistaggio?».
Che cosa l’ha colpita in particolare di quei verbali?
«La descrizione della riunione del 14 luglio 1992, convocata da Giammanco ed estesa a tutti i magistrati della Procura di Palermo, compreso ovviamente Borsellino. Si tratta di una circostanza fondamentale sottratta a tutte le 19 istruttorie dibattimentali celebrate sulla strage di via D’Amelio».
Perché ritiene quella riunione così importante?
«Perché era successiva alla richiesta di archiviazione del troncone principale della indagine mafia-appalti, firmata il giorno prima, cioè il 13 luglio, dai sostituti procuratori Roberto Scarpinato e Guido Lo Forte. Quell’istanza venne accolta rapidamente dal gip Sergio La Comare il 14 agosto del 1992, dopo che il procuratore Giammanco vi appose il visto il 22 luglio del 1992, quale ultimo atto prima delle sue dimissioni. Le posizioni archiviate erano tutt’altro che marginali»
[…]
La sentenza sul cosiddetto depistaggio ha individuato cause scatenanti della strage di via D’Amelio diverse dalla trattativa Stato-mafia. Perché secondo lei si è voluto seguire quella pista per così tanti anni?
«Purtroppo si è imposta una logica da tifoseria, quasi che le indagini e i processi possano essere argomenti da bar. È una tendenza pericolosa, alimentata, fra l’altro, anche da magistrati molto noti che non si arrendono nemmeno di fronte a una sentenza della Cassazione che ha rigettato l’impianto dell’accusa sulla cosiddetta Trattativa. Si nega così pari dignità ad altre piste altrettanto plausibili sul vero punto dolente della strage del 19 luglio 1992: l’accelerazione anomala nell’esecuzione e l’immediata sottrazione dell’agenda rossa di Borsellino».
Agnese Borsellino ha ricordato una frase del marito: «Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia a ucciderlo, della quale non aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi e altri a permettere che ciò potesse accadere». Che cosa significavano quelle parole?
«Che bisogna per l’appunto accertare, anche soltanto in una prospettiva storica, cosa accadde alla Procura di Palermo allorché vi arrivò Borsellino. Sicuramente ruppe degli equilibri e venne irrazionalmente e pretestuosamente ostracizzato dal suo capo. La magistratura è una istituzione fondamentale del nostro Paese. Ma non ha quella sacralità che si è autoattribuita in questi ultimi 30 anni. Io credo che sia il momento di capire i reali motivi di tutto ciò. Lo dobbiamo a Paolo Borsellino ed anche alle nuove generazioni».
0 notes
Text
MIU 404
L'Unità investigativa mobile (nota come "MIU") del Dipartimento di Polizia Metropolitana di Tokyo tenta di risolvere i casi entro 24 ore. Il detective Shima Kazumi viene selezionato come nuovo membro della MIU. È intelligente, con eccellenti capacità di osservazione e comunicazione. Tuttavia, non si fida delle altre persone. Non riesce a trovare un partner nella MIU e gli viene ordinato di collaborare con l'agente di polizia Ibuki Ai, che lavora in una sottostazione di polizia. Ibuki ha fatto domanda per la MIU, ma ha fallito. È in ottime condizioni fisiche, ma gli manca la conoscenza e l'esperienza come detective. Shima viene a sapere del passato di Ibuki e diventa più nervoso. Alla fine, Shima ha il suo primo incontro con Ibuki. (Fonte: AsianWiki)
MIU 404 si è rivelato essere uno dei migliori drama a sfondo investigativo episodico visto ultimamente.
Ok, di drama investigativi è pieno il mondo. Ed io li adoro: storie che mi permettono di farmi pippe mentali mentre si cerca di entrare nella mente di criminali o si mettono insieme i pezzi di qualche crimine, hanno su di me un fascino morboso.
Discorso che diventa più labile con le serie investigative di tipo episodico. Quelle per capirci, dove c'è una trama orizzontale che pervade l'intera serie e che deve essere risolta mentre ogni episodio presenta vari casi di varia natura tutti risolti alla fine della puntata stessa.
Ho dei problemi con questo genere di serie perché di solito presentano la trama principale nelle prime puntate e poi se ne dimenticano per il resto della serie, salvo ritirarla fuori quando mancano due episodi al finale.
Fortunatamente MIU 404 non è così. E voglio dargliene atto. Il tema principale viene sì presentato all'inizio della serie ma durante lo svolgimento delle puntate viene spesso portato in scena, permettendo allo spettatore di non perdersi tra i vari casi, la trama principale.
E questo è già un punto a favore della serie.
In secondo luogo ho apprezzato che i classici sermoni morali - di cui le serie giapponesi sono spesso piene - siano sì presenti ma non in forma massiccia. Ci sono, ma sono ben calibrati nelle puntate e non danno troppo fastidio.
Ovviamente la serie è piena zeppa di tematiche: dalla fiducia al sessismo, dalla tossicità di internet al tema del perdono fino ad arrivare alle conseguenze della mancata responsabilità. Essendo episodico, MIU404 utilizza le sue puntate per buttare nel calderone tutte queste questioni, in un modo però naturale e sensato.
Altro punto a favore sono i personaggi e le loro recitazioni. Senza andare troppo nello specifico, ho amato tutti i personaggi principali, pieni di luci ed ombre, punti di forza e debolezze. Come i giapponesi sanno ben fare, MIU 404 delinea le psicologie ed i caratteri dei suoi personaggi - secondari compresi - in modo ottimale permettendo di empatizzare per loro, comprenderli e spesso amarli.
Sì Shima, ti amo.
La serie poi presenta dei momenti di comicità pura, tipicamente giapponese - e chi ha visto i drama di Nagase più comici mi capirà - che spesso fanno sorridere ed alleggerire la tensione. Shima e Ibuki sono una coppia meravigliosa ed i loro battibecchi valgono l'intera serie.
Ma anche Jinba e Kokonoe sono stati carini dove al primo non puoi non volergli bene e volerlo abbracciare mentre il secondo, finirai per guardarlo con lo sguardo pieno di orgoglio ed a pretendere grandi cose da lui.
Devo ammettere che la bromance tra questi quattro tizi è quello che più mi è piaciuto: coraggiosi, fedeli, si danno supporto e si guardano allo spalle, si preoccupano uno dell'altro e le loro scene tutti assieme ti faceva venire voglia di passare tutta la serata a guardali anche solo cazzeggiare.
Venendo poi ai cattivi. Se la scoperta di Kozumi come vero villain è stato un bel colpo di scena, la sua storia, cattura, il suo finale, mi ha lasciato più freddina. Naturalmente comprendo perché ha agito così e il suo carattere ma avendolo presentato veramente solo nel finale, si sono giocati la carta dell'approfondimento.
Per esempio, in Strong Girl Namsoon tu sai sin dall'inizio chi è il cattivo. Lo vedi, lo conosci e piano piano cominci a capire sia perché si comporta così, sia come reagirà a certe cose. Perché ormai lo conosci.
Kozumi invece è stato un mistero fino alla fine.
Ma va bene, glielo perdono perché alla fine,per me, i pregi di questa serie superano i difetti.
Nota a margine per le OST che ho trovato bellissime.
Voto: 8
1 note
·
View note
Text
Brillante operazione di POLIZIA PENITENZIARIA nel Carcere di IVREA: sequestrata COCAINA nascosta in uno slip di detenuto egiziano
Una brillante operazione condotta dagli Uomini della Polizia Penitenziaria presso la Casa Circondariale di Ivrea ha portato al sequestro di una sostanza stupefacente, identificata come cocaina, opportunamente nascosta all’interno di uno slip da un detenuto di nazionalità egiziana. Quest’ultimo era stato protagonista di un evento critico qualche giorno fa. La complessa attività investigativa,…
View On WordPress
#.it#agenti#alsippe#anppe#asppe#attività#autonoma#autonomo#brillante#carcere#carceri#casa#cgil#circondariale#cisl#cnpp#cocaina#consippe#CORPO#cosp#detentivo#detenuti#detenuto#DI#egiziano#elogia#investigativa#istituto#ivrea#mondo
0 notes
Text
"Una dose di troppo di Robert Dugoni": Tracy Crosswhite contro il lato oscuro della giustizia. Recensione di Alessandria today
Nel quinto capitolo della serie, la detective di Seattle si trova coinvolta in una cospirazione letale che minaccia di distruggerla.
Nel quinto capitolo della serie, la detective di Seattle si trova coinvolta in una cospirazione letale che minaccia di distruggerla. Robert Dugoni torna con “Una dose di troppo”, il quinto volume della serie dedicata a Tracy Crosswhite, e ci porta ancora una volta nel mondo complesso e pericoloso della detective di Seattle. Questa volta, Tracy è alle prese con due casi intricati: la morte di un…
#Alessandria today#Amazon Crossing#Bestseller#Complesso militare#Complotto#Corruzione#crimine#detective#Dramma#Eroina#Giustizia#Google News#Indagine#intrigo#italianewsmedia.com#lettura avvincente#mistero#narrativa americana#narrativa contemporanea#narrativa investigativa#overdose#Pier Carlo Lava#pirata della strada#Polizia#protezione militare#Robert Dugoni#romanzo poliziesco#Romanzo thriller#Seattle#Suspense
0 notes
Video
vimeo
Era latitante da sette anni, un cinquantatreenne siciliano che è stato rintracciato ed arrestato in Spagna from Umbria Journal TV on Vimeo.
Era latitante da sette anni, un cinquantatreenne siciliano che è stato rintracciato ed arrestato in Spagna. L'uomo dovrà scontare una pena detentiva di quattro anni e tre mesi per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti e per violenza domestica, commessi nei territori dei comuni di Orvieto e Baschi (Terni). La Procura generale di Perugia, grazie all' attività investigativa dell'ufficio Sdi, costituito da un appartenente al Corpo di polizia penitenziaria, è riuscita dapprima a tracciare gli spostamenti della figlia che periodicamente si recava in territorio spagnolo incentrando i propri viaggi nelle Isole Canarie e, successivamente, ha individuato il ricercato che è stato così arrestato nell'isola di Fuerteventura. L'arresto è stato eseguito cinque giorni fa dagli agenti della polizia nazionale spagnola "che hanno così interrotto la vacanza dorata dell'uomo - spiega oggi la stessa Procura generale perugina in una nota - tra le località turistiche più rinomate della zona, dove più volte era stato notato sia sulle spiagge, sia nei locali della movida locale". Attualmente è in attesa di estradizione verso l'Italia. L'uomo è accusato in particolare di avere trasportato e detenuto cocaina ai fini dello spaccio nel territorio dell'Orvietano negli anni 2009 e 2010. Nello stesso periodo, inoltre, è stato condannato per aver maltrattato e minacciato la ex moglie.
0 notes
Text
Chiavari: Spaccio e resistenza a Pubblico Ufficiale, arrestato 24enne La Polizia di Stato, all’esito di un’attività investigativa per il contrasto allo spaccio sul lungomare di Sestri Levante, ha arrestato un 24 enne egiziano per spaccio di sostanze stupefacenti e resistenza a P.U.... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
0 notes
Text
Recensione "Sangue agli dèi" di Stefania P. Nosnan
Hastiin Roanhorse è il tenente della polizia a Navajo Nation, la riserva Navaho. Da alcuni mesi, nei luoghi sacri della sua terra, un killer sta uccidendo delle ragazze con dei riti esecrabili. Roanhorse non ha i mezzi e nemmeno l’esperienza di investigare, così deve rivolgersi al dipartimento di polizia di Albuquerque. Il capitano Bently gli fornisce una squadra investigativa guidata dal…
View On WordPress
0 notes
Video
Giulia uccisa da un colpo di fucile in casa. «Partito per sbaglio», fermato il compagno. Chi era la mamma 33enne Un tonfo secco, un rumore sordo che in tanti hanno sentito nelle prime ore del pomeriggio. Il rumore di un colpo di fucile automatico. È morta così, colpita alla testa, Yuleisy Manyoma, la 33enne di origine Colombiana che tutti conoscevano come Giulia. Secondo una prima ricostruzione, a sparare sarebbe stato un familiare che era con la donna nella casa in Strada del Villino, a due passi dal centro di Siena. Il compagno di Giulia, Fernando, suo connazionale, è stato a lungo interrogato per poi essere fermato con l'accusa di detenzione illegale di arma da fuoco: il fucile da cui è partito il colpo non era stato denunciato alla polizia. Compito delle indagini della squadra mobile coordinate dal magistrato di turno Niccolò Ludovici è chiarire se il colpo che ha centrato la 33enne in pieno viso sia partito accidentalmente o meno. Il colpo di fucile Intorno alle 15,30 di sabato 10 agosto un rumore ha scosso il caldo pomeriggio di Strada del Villino. A provocarlo, un colpo di fucile automatico esploso nella casa di una famiglia di origine Colombiana in cui c'erano cinque persone: Yuleisy "Giulia" Manyoma, il suo compagno Fernando, la sorella di lui con il fidanzato, un amico della coppia. Il proiettile ha colpito Giulia in pieno viso, uccidendola. Secondo la ricostruzione fatta dai presenti, il colpo sarebbe partito per sbaglio. Un errore fatale, che ha reso vano l'intervento dei soccorsi. Le indagini Gli inquirenti starebbero seguendo la pista dell'incidente, del colpo partito accidentalmente per cui potrebbe venire aperto un fascicolo per omicidio colposo. Il compagno della 31enne è stato portato in questura per essere sentito e cercare eliminare ogni altra ipotesi investigativa rispetto al gesto accidentale, per poi essere trattenuto nel carcere di Siena dopo aver accertato che il fucile era detenuto illegalmente. Come sempre succede in questi casi l'arma è stata sequestrata per potere essere analizzata e per effettuare delle comparazioni tra la traiettoria del colpo che ha ucciso la donna e i racconti dei due uomini. Versioni che nelle prossime ore potrebbero essere confermate o meno dopo il lavoro della polizia scientifica nell'appartamento. Chi era Yuleisy "Giulia" Manyoma La donna uccisa nel salotto della sua casa di Siena era una mamma di 33 anni, Yuleisy Manyoma, di origine Colombiana ma da diversi anni in Italia. Era molto conosciuta a Siena, dove per tutti era Giulia, per via del suo lavoro come cuoca in un ristorante di Piazza del Campo. Anche il compagno, Fernando, aveva lavorato nella ristorazione. Tra le prime persone ad arrivare sul posto della tragedia, la mamma di Giulia. Quella colombiana è una comunità numerosa e molto unita, e al momento è sconvolta dalla morte della giovane donna.
0 notes
Text
“Sangue agli dei”, Stefania P.Nosnan, Bertoni Editore. A cura di Barbara Anderson
Sinossi Hastiin Roanhorse è il tenente della polizia a Navajo Nation, la riserva Navaho. Da alcuni mesi, nei luoghi sacri della sua terra, un killer sta uccidendo delle ragazze con dei riti esecrabili. Roanhorse non ha i mezzi e nemmeno l’esperienza di investigare, così deve rivolgersi al dipartimento di polizia di Albuquerque. Il capitano Bently gli fornisce una squadra investigativa guidata…
View On WordPress
0 notes