#Polizia investigativa
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RITROVATA VIVA DOPO 53 ANNI DI RICERCHE UNA DONNA SPARITA DA ADOLESCENTE
La polizia britannica ha annunciato di aver ritrovato viva e in buona salute una donna dichiarata scomparsa più di 50 anni fa.
“Siamo lieti di annunciare la conclusione di una delle indagini più durature della polizia delle West Midlands su persone scomparse” è stato il messaggio che ha ufficialmente confermato il rintracciamento di Sheila Fox, sparita nel 1972 all’età di 16 anni a Coventry, una città dell’Inghilterra centrale. All’epoca, la polizia suppose che potesse essere fuggita di casa con un uomo con il quale aveva una relazione. Le sue ricerche sono durate per oltre mezzo secolo ma dopo la pubblicazione online di una vecchia foto sgranata della ragazza, alcune persone hanno contattato la polizia e fornito informazioni sulla donna. I dettagli forniti hanno permesso alla polizia di rintracciare la Fox che è stata raggiunta e descritta come “sana e salva e residente in un’altra parte del Paese”.
La sergente Jenna Shaw, della squadra investigativa sui casi irrisolti della polizia delle West Midlands, ha dichiarato: “Siamo assolutamente felici di aver trovato Sheila dopo più di cinque decenni. Abbiamo cercato ogni prova possibile e siamo riusciti a trovare una foto di Sheila”. “Siamo una piccola squadra di agenti e vorrei riconoscere il lavoro del detective Shaun Reeve, che è riuscito a risolvere questo caso con l’aiuto delle persone”, ha detto Shaw. “Ogni persona scomparsa ha una storia e le loro famiglie e i loro amici meritano di sapere cosa gli è successo e, si spera, di ricongiungersi con loro”.
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Fonte: West Midlands Police
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Un'importante operazione antidroga è stata eseguita questa mattina, mercoledì 31 gennaio, nel territorio di Noto, in provincia di Siracusa. La Polizia di Stato ha dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Siracusa, su richiesta della Procura, nei confronti di dieci persone. Cinque di loro sono stati condotti in carcere, mentre per altri cinque è stata disposta la misura degli arresti domiciliari. Le accuse, a vario titolo, comprendono detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, minaccia e porto abusivo di armi e munizioni. L’operazione, denominata "Bianco Barocco", è il frutto di un'articolata attività investigativa avviata nel 2023 dal Commissariato di Polizia di Noto, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Siracusa. L'indagine ha permesso di ricostruire le dinamiche di un presunto giro di spaccio attivo nel territorio, portando alla luce anche episodi di violenza e intimidazione riconducibili agli indagati. Tra le dieci persone coinvolte, quattro erano già detenute per altri reati: nei loro confronti, l’ordinanza di custodia cautelare è stata notificata direttamente in carcere. Inoltre, nei confronti di un altro soggetto è stata applicata la misura dell’obbligo di dimora, ritenuta congrua alla sua posizione all'interno dell'inchiesta. L’operazione conferma l’attenzione delle forze dell’ordine sul contrasto al traffico di droga nel Siracusano, con l’obiettivo di smantellare eventuali organizzazioni criminali operanti nel territorio. Le indagini proseguono per chiarire ulteriori dettagli sulla rete di spaccio individuata. Read the full article
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Operazione interforze. Tratto in arresto un narcotrafficante di origine colombiana, resosi irreperibile dal 1992
Operazione interforze. Tratto in arresto un narcotrafficante di origine colombiana, resosi irreperibile dal 1992
Per delega del Procuratore della Repubblica di Napoli, si comunica che il 24.09.2024, nell’ambito dell’attività investigativa svolta dalla Squadra Mobile di Napoli, dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e dal Reparto Operativo – Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Napoli, in stretta collaborazione con più gli Uffici della CGPJ della…
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Yamal shock: il padre accoltellato in un parcheggio, le sue condizioni Yamal schock. La giornalista Mayka Navarro di La Vanguardia, Mounir Nasraoui, padre del fuoriclasse del Barcellona e della nazionale spagnola, è stato accoltellato stasera in un parcheggio a Mataró, la città dove risiede: le sue condizioni non sono gravi come era sembrato nei primi, concitati, istanti successivi alla diffusione della notizia. "Il padre di Yamal colpito da più di una coltellata" Il padre di Yamal è stato trasferito al pronto soccorso dell'ospedale Can Ruti di Badalona. Secondo La Vanguardia, l'unità investigativa dei Mossos d'Esquadra di Mataró si è occupata del caso e ha già individuato alcuni testimoni dopo aver collaborato con la polizia del comune di Maresme. La stessa giornalista Mayka Navarro ha aggiunto in RAC 1 che Mounir Nasraoui avrebbe potuto ricevere "più di una coltellata". Non si conoscono ancora ulteriori dettagli, anche se l'aggressione con coltello potrebbe essere stata preceduta da una precedente rissa avvenuta nel pomeriggio. La polizia locale sta tutt'ora interrogando diversi testimoni. "Il padre di Yamal è a casa ed è fuori pericolo" Notizie più rassicuranti sono arrivate nel corso della serata. Relevo ha spiegato che: "Il padre dell'attaccante è fuori pericolo, è stato dimesso ed è già a casa".
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Andrea Piscina speacker radiofonico arrestato per pedopornografia e violenza sessuale
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/andrea-piscina-speacker-radiofonico-arrestato-per-pedopornografia-e-violenza-sessuale/117606?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=117606
Andrea Piscina speacker radiofonico arrestato per pedopornografia e violenza sessuale

Sui dispositivi elettronici di un 25enne sono state trovate oltre mille immagini e chat di contenuto pedopornografico. Le indagini hanno rivelato che avrebbe intrattenuto rapporti, anche tramite videochiamate, con bambini tra i 9 e i 14 anni, adescati online fingendo di essere una ragazzina di nome Alessia. L’emittente Rtl 102.5, per cui lavorava, ha dichiarato: “Siamo increduli”.
Il conduttore radiofonico Andrea Piscina, 25 anni, che conduce un programma su Rtl 102.5, è stato arrestato ieri su ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Milano, Ileana Ramundo, con l’accusa di produzione di materiale pedopornografico e violenza sessuale. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera online e confermato da fonti attendibili, sui dispositivi di Piscina sono state trovate oltre mille immagini e chat di contenuto pedopornografico.
Adescamento di bambini tra i 9 e i 14 anni
Le indagini condotte dal pubblico ministero Giovanni Tarzia e dall’Unità investigativa per la prevenzione dei Crimini Informatici e Telematici della Polizia Locale di Milano hanno rivelato che il 25enne avrebbe intrattenuto rapporti, anche tramite videochiamate, con bambini tra i 9 e i 14 anni, adescati sul web fingendo di essere una ragazzina di nome Alessia. In questo modo, chiedeva ai minori di compiere atti sessuali. Una delle vittime, secondo gli accertamenti, sarebbe stata adescata non online, ma durante l’attività di Piscina in una polisportiva.
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Ricercato dopo condanna ricettazione, arrestato in Romania
Era ricercato da ottobre 2022 dopo essere stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione per concorso in ricettazione un cittadino romeno di 29 anni arrestato dalla polizia di Vrancea, nel suo Paese, in esecuzione del mandato di arresto europeo emesso dalla procura generale di Perugia, sulla base dell’attività investigativa svolta dall’ufficio Sdi, costituito da personale della…
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29 nov 2023 18:37
“BORSELLINO RUPPE GLI EQUILIBRI ALL’INTERNO DELLA PROCURA DI PALERMO, MA NESSUNO CERCÒ LÌ IL MOTIVO DELLA SUA MORTE” – FABIO TRIZZINO, MARITO DI LUCIA BORSELLINO E AVVOCATO DELLA FAMIGLIA, SPIEGA PERCHÉ BISOGNEREBBE FICCARE IL NASO NEL ���NIDO DI VIPERE”, IL NOME DATO DAL MAGISTRATO ANTIMAFIA ALLA PROCURA DI PALERMO: “LA MAGISTRATURA NON HA QUELLA SACRALITÀ CHE SI È AUTOATTRIBUITA IN QUESTI ULTIMI 30 ANNI. SEGUENDO LA PISTA DELLA TRATTATIVA, SI È NEGATO COSÌ PARI DIGNITÀ ALLE ALTRE STRADE ALTRETTANTO PLAUSIBILI. L’AGENDA ROSSA? POTREBBE ESSERE A…” -
Estratto dell’articolo di Giacomo Amadori per “La Verità”
Fabio Trizzino è l’avvocato della famiglia Borsellino e marito di Lucia, primogenita del magistrato ucciso. Per lui la verità sulla morte del suocero è una questione personale, prima che giudiziaria. […]
Avvocato, siete fattivamente impegnati nella ricerca della verità sui misteri che ancora oggi riguardano la strage di via D’Amelio. È possibile individuare le ragioni di questo impegno diretto?
«Tutto ha avuto inizio nel 2014, dopo la lettura delle motivazioni della sentenza Borsellino quater abbreviato. Grazie alla collaborazione di Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina, abbiamo appreso che i processi Borsellino Uno e Bis erano stati costruiti ad arte attraverso l’indottrinamento di tre soggetti improponibili sullo scenario di una delle più gravi stragi della Repubblica: Salvatore Candura, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino. E allora abbiamo deciso di vederci chiaro».
Chi ha messo in pista questi personaggi?
«Arnaldo La Barbera, sotto la sapiente regia della Criminalpol diretta dal Prefetto Luigi Rossi. È processualmente accertato che, in linea con l’immediato sviamento delle indagini operato dalla squadra mobile di Palermo, a livello interministeriale venne creato, nel luglio del 1993, un gruppo investigativo apposito sciolto da ogni collaborazione con altre forze di polizia giudiziaria.
In tal modo poté muoversi liberamente e con assoluta spregiudicata autonomia. A sovraintenderne l’azione, l’altrettanto «sapiente» direzione del procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra e degli altri sostituti che si sono avvicendati nella gestione di quelle indagini e delle fasi dibattimentali. […]»
Nei giorni scorsi la Procura di Palermo ha cercato proprio a casa dei famigliari di La Barbera la famosa agenda rossa di Borsellino…
«Si tratta di un’ipotesi investigativa, ma ritengo che abbia una sua plausibilità, considerando il suo ruolo di depistatore. Per lui quel documento avrebbe potuto rappresentare un formidabile strumento di ricatto o un’assicurazione sulla vita. Anche se La Barbera, a mio giudizio, era solo un esecutore di alto rango e gli ordini verosimilmente sono arrivati da Roma».
Ci sono altre motivazioni che vi spingono in questa opera di ricerca?
«Quella di comprendere il terribile travaglio interiore che indusse Borsellino a definire la Procura di Palermo “un nido di vipere”». È imperdonabile che per quasi trent’anni siano rimasti riservati i verbali del Csm del 1992 relativi alle audizioni di alcuni magistrati della Procura di Palermo pochi giorni dopo la strage del 19 luglio 1992 e le dimissioni del procuratore Pietro Giammanco del 23 luglio.
Documenti di cui abbiamo avuto cognizione soltanto nel 2021. Attraverso quei verbali siamo riusciti a ricostruire la via crucis di Borsellino all’interno della Procura di Palermo nel periodo compreso fra il 23 maggio e il 19 luglio 1992. Perché quelle audizioni non sono state riversate nei processi sulla strage di via D’Amelio? Tale occultamento fu funzionale al depistaggio?».
Che cosa l’ha colpita in particolare di quei verbali?
«La descrizione della riunione del 14 luglio 1992, convocata da Giammanco ed estesa a tutti i magistrati della Procura di Palermo, compreso ovviamente Borsellino. Si tratta di una circostanza fondamentale sottratta a tutte le 19 istruttorie dibattimentali celebrate sulla strage di via D’Amelio».
Perché ritiene quella riunione così importante?
«Perché era successiva alla richiesta di archiviazione del troncone principale della indagine mafia-appalti, firmata il giorno prima, cioè il 13 luglio, dai sostituti procuratori Roberto Scarpinato e Guido Lo Forte. Quell’istanza venne accolta rapidamente dal gip Sergio La Comare il 14 agosto del 1992, dopo che il procuratore Giammanco vi appose il visto il 22 luglio del 1992, quale ultimo atto prima delle sue dimissioni. Le posizioni archiviate erano tutt’altro che marginali»
[…]
La sentenza sul cosiddetto depistaggio ha individuato cause scatenanti della strage di via D’Amelio diverse dalla trattativa Stato-mafia. Perché secondo lei si è voluto seguire quella pista per così tanti anni?
«Purtroppo si è imposta una logica da tifoseria, quasi che le indagini e i processi possano essere argomenti da bar. È una tendenza pericolosa, alimentata, fra l’altro, anche da magistrati molto noti che non si arrendono nemmeno di fronte a una sentenza della Cassazione che ha rigettato l’impianto dell’accusa sulla cosiddetta Trattativa. Si nega così pari dignità ad altre piste altrettanto plausibili sul vero punto dolente della strage del 19 luglio 1992: l’accelerazione anomala nell’esecuzione e l’immediata sottrazione dell’agenda rossa di Borsellino».
Agnese Borsellino ha ricordato una frase del marito: «Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia a ucciderlo, della quale non aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi e altri a permettere che ciò potesse accadere». Che cosa significavano quelle parole?
«Che bisogna per l’appunto accertare, anche soltanto in una prospettiva storica, cosa accadde alla Procura di Palermo allorché vi arrivò Borsellino. Sicuramente ruppe degli equilibri e venne irrazionalmente e pretestuosamente ostracizzato dal suo capo. La magistratura è una istituzione fondamentale del nostro Paese. Ma non ha quella sacralità che si è autoattribuita in questi ultimi 30 anni. Io credo che sia il momento di capire i reali motivi di tutto ciò. Lo dobbiamo a Paolo Borsellino ed anche alle nuove generazioni».
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Là dove si annidano i segreti – D. S. Butler. Recensione di Alessandria today
D. S. Butler torna con Là dove si annidano i segreti, il secondo capitolo della serie dedicata alla detective Karen Hart, un thriller ricco di suspense e oscuri segreti che riaffiorano dal passato.
D. S. Butler torna con Là dove si annidano i segreti, il secondo capitolo della serie dedicata alla detective Karen Hart, un thriller ricco di suspense e oscuri segreti che riaffiorano dal passato. Con un intreccio narrativo avvincente e una protagonista sempre più determinata, il romanzo si conferma come un’ottima lettura per gli amanti del crime investigativo. La storia prende il via da…
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MIU 404
L'Unità investigativa mobile (nota come "MIU") del Dipartimento di Polizia Metropolitana di Tokyo tenta di risolvere i casi entro 24 ore. Il detective Shima Kazumi viene selezionato come nuovo membro della MIU. È intelligente, con eccellenti capacità di osservazione e comunicazione. Tuttavia, non si fida delle altre persone. Non riesce a trovare un partner nella MIU e gli viene ordinato di collaborare con l'agente di polizia Ibuki Ai, che lavora in una sottostazione di polizia. Ibuki ha fatto domanda per la MIU, ma ha fallito. È in ottime condizioni fisiche, ma gli manca la conoscenza e l'esperienza come detective. Shima viene a sapere del passato di Ibuki e diventa più nervoso. Alla fine, Shima ha il suo primo incontro con Ibuki. (Fonte: AsianWiki)
MIU 404 si è rivelato essere uno dei migliori drama a sfondo investigativo episodico visto ultimamente.
Ok, di drama investigativi è pieno il mondo. Ed io li adoro: storie che mi permettono di farmi pippe mentali mentre si cerca di entrare nella mente di criminali o si mettono insieme i pezzi di qualche crimine, hanno su di me un fascino morboso.
Discorso che diventa più labile con le serie investigative di tipo episodico. Quelle per capirci, dove c'è una trama orizzontale che pervade l'intera serie e che deve essere risolta mentre ogni episodio presenta vari casi di varia natura tutti risolti alla fine della puntata stessa.
Ho dei problemi con questo genere di serie perché di solito presentano la trama principale nelle prime puntate e poi se ne dimenticano per il resto della serie, salvo ritirarla fuori quando mancano due episodi al finale.
Fortunatamente MIU 404 non è così. E voglio dargliene atto. Il tema principale viene sì presentato all'inizio della serie ma durante lo svolgimento delle puntate viene spesso portato in scena, permettendo allo spettatore di non perdersi tra i vari casi, la trama principale.
E questo è già un punto a favore della serie.
In secondo luogo ho apprezzato che i classici sermoni morali - di cui le serie giapponesi sono spesso piene - siano sì presenti ma non in forma massiccia. Ci sono, ma sono ben calibrati nelle puntate e non danno troppo fastidio.
Ovviamente la serie è piena zeppa di tematiche: dalla fiducia al sessismo, dalla tossicità di internet al tema del perdono fino ad arrivare alle conseguenze della mancata responsabilità. Essendo episodico, MIU404 utilizza le sue puntate per buttare nel calderone tutte queste questioni, in un modo però naturale e sensato.
Altro punto a favore sono i personaggi e le loro recitazioni. Senza andare troppo nello specifico, ho amato tutti i personaggi principali, pieni di luci ed ombre, punti di forza e debolezze. Come i giapponesi sanno ben fare, MIU 404 delinea le psicologie ed i caratteri dei suoi personaggi - secondari compresi - in modo ottimale permettendo di empatizzare per loro, comprenderli e spesso amarli.
Sì Shima, ti amo.
La serie poi presenta dei momenti di comicità pura, tipicamente giapponese - e chi ha visto i drama di Nagase più comici mi capirà - che spesso fanno sorridere ed alleggerire la tensione. Shima e Ibuki sono una coppia meravigliosa ed i loro battibecchi valgono l'intera serie.
Ma anche Jinba e Kokonoe sono stati carini dove al primo non puoi non volergli bene e volerlo abbracciare mentre il secondo, finirai per guardarlo con lo sguardo pieno di orgoglio ed a pretendere grandi cose da lui.
Devo ammettere che la bromance tra questi quattro tizi è quello che più mi è piaciuto: coraggiosi, fedeli, si danno supporto e si guardano allo spalle, si preoccupano uno dell'altro e le loro scene tutti assieme ti faceva venire voglia di passare tutta la serata a guardali anche solo cazzeggiare.
Venendo poi ai cattivi. Se la scoperta di Kozumi come vero villain è stato un bel colpo di scena, la sua storia, cattura, il suo finale, mi ha lasciato più freddina. Naturalmente comprendo perché ha agito così e il suo carattere ma avendolo presentato veramente solo nel finale, si sono giocati la carta dell'approfondimento.
Per esempio, in Strong Girl Namsoon tu sai sin dall'inizio chi è il cattivo. Lo vedi, lo conosci e piano piano cominci a capire sia perché si comporta così, sia come reagirà a certe cose. Perché ormai lo conosci.
Kozumi invece è stato un mistero fino alla fine.
Ma va bene, glielo perdono perché alla fine,per me, i pregi di questa serie superano i difetti.
Nota a margine per le OST che ho trovato bellissime.
Voto: 8
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Brillante operazione di POLIZIA PENITENZIARIA nel Carcere di IVREA: sequestrata COCAINA nascosta in uno slip di detenuto egiziano
Una brillante operazione condotta dagli Uomini della Polizia Penitenziaria presso la Casa Circondariale di Ivrea ha portato al sequestro di una sostanza stupefacente, identificata come cocaina, opportunamente nascosta all’interno di uno slip da un detenuto di nazionalità egiziana. Quest’ultimo era stato protagonista di un evento critico qualche giorno fa. La complessa attività investigativa,…

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La Polizia Locale di Catania ha individuato e denunciato all’autorità giudiziaria il presunto autore dell’incidente stradale avvenuto nella notte di sabato 18 gennaio in viale Africa, Catania. L'incidente ha causato gravi lesioni a un diciottenne che stava attraversando la strada sulle strisce pedonali. Il conducente del veicolo coinvolto si era dato alla fuga senza prestare soccorso al malcapitato, il quale è stato ricoverato in ospedale in prognosi riservata. Grazie a un'attenta attività investigativa condotta dalla sezione infortunistica della polizia municipale del capoluogo etneo, gli agenti sono riusciti a risalire all'identità del conducente e al veicolo coinvolto nell'incidente. I dettagli emersi sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica per le valutazioni di competenza in merito alla notizia di reato. Il padre del ragazzo da subito aveva lanciato appelli per rintracciare il pirata della strada. “Era uscito con degli amici e aveva passato la serata in un locale di via Raffineria – ha raccontato in una intervista – stava attraversando la strada sulle strisce pedonali per spostarsi dall’altra parte della carreggiata perché la mamma lo doveva andare a prendere. Mentre attraversava una macchina si è fermata, un’altra invece ha superato e lo ha preso in pieno e invece di fermarsi a soccorrerlo, quel pirata è scappato. Un amico ha visto che si trattava di una Fiat 500 bianca”. Read the full article
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Era latitante da sette anni, un cinquantatreenne siciliano che è stato rintracciato ed arrestato in Spagna from Umbria Journal TV on Vimeo.
Era latitante da sette anni, un cinquantatreenne siciliano che è stato rintracciato ed arrestato in Spagna. L'uomo dovrà scontare una pena detentiva di quattro anni e tre mesi per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti e per violenza domestica, commessi nei territori dei comuni di Orvieto e Baschi (Terni). La Procura generale di Perugia, grazie all' attività investigativa dell'ufficio Sdi, costituito da un appartenente al Corpo di polizia penitenziaria, è riuscita dapprima a tracciare gli spostamenti della figlia che periodicamente si recava in territorio spagnolo incentrando i propri viaggi nelle Isole Canarie e, successivamente, ha individuato il ricercato che è stato così arrestato nell'isola di Fuerteventura. L'arresto è stato eseguito cinque giorni fa dagli agenti della polizia nazionale spagnola "che hanno così interrotto la vacanza dorata dell'uomo - spiega oggi la stessa Procura generale perugina in una nota - tra le località turistiche più rinomate della zona, dove più volte era stato notato sia sulle spiagge, sia nei locali della movida locale". Attualmente è in attesa di estradizione verso l'Italia. L'uomo è accusato in particolare di avere trasportato e detenuto cocaina ai fini dello spaccio nel territorio dell'Orvietano negli anni 2009 e 2010. Nello stesso periodo, inoltre, è stato condannato per aver maltrattato e minacciato la ex moglie.
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Giulia uccisa da un colpo di fucile in casa. «Partito per sbaglio», fermato il compagno. Chi era la mamma 33enne Un tonfo secco, un rumore sordo che in tanti hanno sentito nelle prime ore del pomeriggio. Il rumore di un colpo di fucile automatico. È morta così, colpita alla testa, Yuleisy Manyoma, la 33enne di origine Colombiana che tutti conoscevano come Giulia. Secondo una prima ricostruzione, a sparare sarebbe stato un familiare che era con la donna nella casa in Strada del Villino, a due passi dal centro di Siena. Il compagno di Giulia, Fernando, suo connazionale, è stato a lungo interrogato per poi essere fermato con l'accusa di detenzione illegale di arma da fuoco: il fucile da cui è partito il colpo non era stato denunciato alla polizia. Compito delle indagini della squadra mobile coordinate dal magistrato di turno Niccolò Ludovici è chiarire se il colpo che ha centrato la 33enne in pieno viso sia partito accidentalmente o meno. Il colpo di fucile Intorno alle 15,30 di sabato 10 agosto un rumore ha scosso il caldo pomeriggio di Strada del Villino. A provocarlo, un colpo di fucile automatico esploso nella casa di una famiglia di origine Colombiana in cui c'erano cinque persone: Yuleisy "Giulia" Manyoma, il suo compagno Fernando, la sorella di lui con il fidanzato, un amico della coppia. Il proiettile ha colpito Giulia in pieno viso, uccidendola. Secondo la ricostruzione fatta dai presenti, il colpo sarebbe partito per sbaglio. Un errore fatale, che ha reso vano l'intervento dei soccorsi. Le indagini Gli inquirenti starebbero seguendo la pista dell'incidente, del colpo partito accidentalmente per cui potrebbe venire aperto un fascicolo per omicidio colposo. Il compagno della 31enne è stato portato in questura per essere sentito e cercare eliminare ogni altra ipotesi investigativa rispetto al gesto accidentale, per poi essere trattenuto nel carcere di Siena dopo aver accertato che il fucile era detenuto illegalmente. Come sempre succede in questi casi l'arma è stata sequestrata per potere essere analizzata e per effettuare delle comparazioni tra la traiettoria del colpo che ha ucciso la donna e i racconti dei due uomini. Versioni che nelle prossime ore potrebbero essere confermate o meno dopo il lavoro della polizia scientifica nell'appartamento. Chi era Yuleisy "Giulia" Manyoma La donna uccisa nel salotto della sua casa di Siena era una mamma di 33 anni, Yuleisy Manyoma, di origine Colombiana ma da diversi anni in Italia. Era molto conosciuta a Siena, dove per tutti era Giulia, per via del suo lavoro come cuoca in un ristorante di Piazza del Campo. Anche il compagno, Fernando, aveva lavorato nella ristorazione. Tra le prime persone ad arrivare sul posto della tragedia, la mamma di Giulia. Quella colombiana è una comunità numerosa e molto unita, e al momento è sconvolta dalla morte della giovane donna.
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Recensione "Sangue agli dèi" di Stefania P. Nosnan
Hastiin Roanhorse è il tenente della polizia a Navajo Nation, la riserva Navaho. Da alcuni mesi, nei luoghi sacri della sua terra, un killer sta uccidendo delle ragazze con dei riti esecrabili. Roanhorse non ha i mezzi e nemmeno l’esperienza di investigare, così deve rivolgersi al dipartimento di polizia di Albuquerque. Il capitano Bently gli fornisce una squadra investigativa guidata dal…

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