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Premio Corralito 2023 classifica al 24 febbraio 2023 1. David Puente 2. David Parenzo 3. Corrado Formigli 4. Myrta Merlino 5. Milena Gabanelli 6. Sigfrido Ranucci 7. Daniele Piervincenzi 8. Francesca Mannocchi 9. Claudio Cerasa 10. Andrea Scanzi #tagadala7
— Mario Calandra (@MariusKalander) Feb 24, 2023
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Damaged car of La7 during event in Ostia
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O2 in English Damaged car of La7 during event in Ostia di Redazione 18 dicembre 2017 17:00 | The troupe of L’Aria che Tira was filming in the street where the journalist and Nemo operator had been attacked a few days earlier On November 16, 2017 in Ostia two tires of the car of a television crew from the TV show L’Aria che Tira, aired on La7, were slashed by unknown persons while the…
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Federica Angeli, il male e la sofferenza In sala 'A mano disarmata' sulla giornalista sotto scorta Source link
#Angeli#Claudia-Gerini#Claudio-Bonivento#coraggio#Daniele-Piervincenzi#Federica#Federica-Angeli#film#Francesco-Pannofino#Francesco-Venditti#giornale#giornalista#IL#La#libro#male#Ostia#Rodolfo-Laganà#Salvini#sofferenza
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Piervincenzi e troupe Rai aggrediti a Pescara
Piervincenzi e troupe Rai aggrediti a Pescara
“Da un gruppo di abitanti del quartiere Rancitelli”
Daniele Piervincenzi, inviato del nuovo programma di Rai2 Popolo sovrano, il filmaker Sirio Timossi e il redattore David Chierchini “sono stati aggrediti a Pescara da un gruppo di abitanti del quartiere Rancitelli. Piervincenzi e i suoi colleghi stavano lavorando a un’inchiesta sui clan della periferia pescarese”. Lo rende noto la Rai che…
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Ronald Piervincenzi MS ‘96, PhD ‘00, answers questions about his role as CEO of US Pharmacopeial Convention
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Non sono più accettabili le crescenti aggressioni neofasciste contro croniste e cronisti che fanno il loro lavoro di documentare e denunciare una realtà che ha superato il confine che una democrazia ancora degna di definirsi tale può sopportare!
Sono anni che gruppi che apertamente si dichiarano ispirati dalle teorie neofasciste e neonaziste crescono, si rafforzano sotto lo sguardo quanto meno distratto delle autorità che dovrebbero vigilare sull’ordine pubblico; e proseguono indisturbati a intimidire, minacciare, attaccare anche fisicamente, chiunque si permetta di attraversargli la strada e svelare affari, crimini, intrecci con la criminalità organizzata e cospirazioni per conquistare consenso a scapito di chiunque, italiano o straniero, sia simbolo di diversità: irruzioni nelle sedi di associazioni e circoli che accolgono immigrati, pestaggi e accoltellamenti ai danni di ragazzi di sinistra, le pietre d’inciampo rimosse in una via di Roma, poco dopo le scritte contro la sede Anpi, le crescenti aggressioni a coppie gay (ma anche alle scuole che sperimentano percorsi formativi aperti alle diversità di genere, come accaduto qualce settimana fa a Milano) e insulti e violenze contro migranti e rom sono diventati quasi cronaca quotidiana. E soprattutto nella Capitale. Stranieri, gay, giovani antifascisti, ebrei sono ancora una volta nel mirino di queste forze oscure che si preparano in tutto il continente a stravolgere e distruggere l’Europa unita, unico vero baluardo all’avanzare della barbarie fascista, razzista, antisemita, antidemocratica.
Questa volta (ancora una volta) è toccata a due colleghi de l’Espresso. Una testata gloriosa che da sempre, e soprattutto negli ultimi anni, ha investigato sull’estrema destra, subendo addirittura intimidazioni sotto la propria sede romana, come avvenuto appena un anno fa. E altre colleghe e colleghi del Gruppo Gedi, come Paolo Berizzi di Repubblica, o Fabio Gervasoni, collaboratore della Stampa, vengono presi continuamente di mira. Berizzi non può presentare i suoi libri se non accompagnato da una scorta.
Si parla tanto di sicurezza, a sproposito se poi si impedisce a 48 migranti recuperati in alto mare, quasi morti di fame e freddo, di sbarcare dopo oltre due settimane di odissea e si consente a picchiatori e criminali come questa di agire indisturbati! Che differenza c’è tra la “testata” di Roberto Spada contro Daniele Piervincenzi e Fabio Anselmo e le botte e il furto della scheda con le foto scattate alla manifestazione di Forza Nuova e altri gruppi simili contro Federico Marconi e Paolo Marchetti, colleghi de l’Espresso?
Articolo 21 è al fianco di tutti i giornalisti e le giornaliste e di tutte le vittime della violenza neofascista: questi criminali sono contro la Repubblica italiana e ci aspettiamo che, come tali, come eversori dei principi costituzionali, vengano colpiti da magistratura e Viminale. Ci aspettiamo l’impegno del governo tutto, e per primo del ministro dell’interno Salvini che dice di avere tanto a cuore la sicurezza del nostro Paese, per stanare i colpevoli e mettere la parola fine su questa deriva che è stata già condannata dalla storia.
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Sono stati liberati due appartamenti di Ostia occupati dal clan Spada
Sono stati liberati due appartamenti di Ostia occupati dal clan Spada
AGI – Sgombero a Ostia di tre appartamenti di proprietà dell’Ater, due di questi occupati da appartenenti alla famiglia Spada. Si tratta delle case occupate da Cristina e Giovanna Spada. La prima in particolare è la sorella di Roberto Spada, recentemente uscito dal carcere di Tolmezzo dopo aver scontato la condanna a 6 anni per la testata data al reporter Daniele Piervincenzi. Giovanna Spada…
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After the Ostia attack what else will happen? This year a further 112 journalists have been attacked in Rome and its surroundings and up until now the authorities have not taken any measures…
#libertà di stampa#notizie#Rome#informazione#libertà d&039;espressione#Lazio#Libertà di Informazione#O2 in English#Important#attacks#Ostia#Daniele Piervincenzi#Edoardo Anselmi#Piervincenzi#Anselmi#Lazio alarm#Ossigeno per l&039;Informazione#ossigenoinfo
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Ieri a Ostia, Roberto Spada, membro della famiglia Spada ha aggredito Daniele Piervincenzi, giornalista di Nemo “Nessuno Escluso” tirandogli una testata e svariati colpi con un tubo di gomma. Stamattina, sul luogo dell’aggressione, si è presentato il giornalista di Rai 1 per documentare il fatto. Roberto Spada gli ha mollato un calcio nelle palle, tre coppini e due colpi di mazza da baseball (prestata da un cugino di Nettuno). Poco dopo una troupe di Rai 3 si è vista alle prese con un maglio rotante e ha dovuto schivare otto fendenti di alabarda spaziale. Presente sul posto anche la giornalista di Canale 5 che si è beccata un colpo di scure atomica e una pioggia di raggi congelanti. Rete 4 a questo punto decide di inviare sul posto Getter robot, ideato dal professor Saotome proprio per intervistare forme di vita aliene ostili. Il Getter robot è formato da tre distinte Getter Machine che si configurano tra loro dando vita a tre diverse versioni del robot: Aquila, laureato in lettere moderne, iscritto all’Ordine dei giornalisti dal ‘92, esperto in domande scomode. Giaguaro, stagista a rimborso spese, spera di venire assunto e per questo è il giornalista dallo stile più aggressivo. Orso, prossimo alla pensione, non gliene frega nulla di niente, se può scrive i pezzi dal bar dove ordina latte tiepido e cornetto integrale al miele, come secondo lavoro scrive le domande per Fabio Fazio, ma al TG 4 non lo devono sapere. In questo momento l’intervista si sta svolgendo di fronte al Lido Azzurro, a circa due miglia dalla costa.
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Una foto, scattata lo scorso 21 ottobre a Nuova Ostia, ritrae la candidata del centrodestra al ballottaggio Monica Picca, assieme alla leader di Fratelli d’Italia e Silvano Spada, membro dell’omonima famiglia e coinvolto in diverse inchieste. Una foto che non può che imbarazzare Meloni, visto il putiferio sollevato sui rapporti tra gli Spada e l’estrema destra di Casa Pound (il cui candidato Luca Marsella ha ottenuto oltre il 9% dei consensi al primo turno). E proprio perché chiedeva conto di quei rapporti il giornalista della trasmissione di Rai 2 ‘Nemo’ Daniele Piervincenzi è stato brutalmente aggredito da Roberto Spada. Silvano risulta coinvolto anche nell’inchiesta ‘Sub Urbe’, che ha portato alla condanna di sette membri del clan Spada, riconosciuto in primo grado come un’organizzazione mafiosa.
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Viaggio tre le ragazze i ragazzi che scelgono l’estrema destra, sempre più presenti nelle scuole italiane “Io sono fascista”, dice un ragazzino di tredici anni che va in terza media. “Pure io sono fascista”, dice il suo amico. “Anche io, siamo tutti fascisti”, gli fa eco un altro. È settembre, hanno appena cominciato la scuola, alcuni sono già in prima liceo, altri alle medie. Le giornate in classe sono brevi, il sole permette di girare in maglietta e calzoncini, e piazza Cavour, a Roma, è il luogo dove ci si ritrova appena usciti da scuola, o dopo pranzo, o all’ora dell’aperitivo, o appena finita la cena. Ventenni, diciottenni, sedicenni, tredicenni, appoggiati alle panchine o agli scalini sul retro del palazzo di giustizia detto Palazzaccio, divisi in comitive per età. I più grandi hanno le facce ingrugnite, i caschi in mano con gli adesivi dei gruppi politici o della tifoseria, sbuffano per dire che non parlano con i giornalisti, ogni tanto provano delle mosse di arti marziali. I più piccoli si rincorrono per la piazza, cercano modelli, un gruppo, un’identità in cui sia facile riconoscersi. Piazza Cavour è una specie di palcoscenico: chi viene per lo più sa di essere osservato e che quello che succede qui avrà un’eco anche nazionale. Una ribalta che può essere cercata, o di cui si farebbe volentieri a meno. Per esempio nessuno cita volentieri gli scontri che ci sono stati nell’ottobre 2016, quando un ragazzo di 16 anni è stato accoltellato all’addome e per i quali un anno dopo, nel gennaio 2017, sono state arrestate sette persone, tra cui tre minorenni. Alcuni erano militanti dell’organizzazione di estrema destra Fronte della gioventù e frequentavano la sezione del quartiere Prati. La destra radicale usa la moda e si nasconde sempre meno “Io non sono d’accordo sulle cose estremiste, sono un po’….”, esita uno dei ragazzi incontrati in questi mesi a piazza Cavour. “Fascista”, suggerisce la sua amica. “No, fascista no, sono tipo a scatti”. È una specie di coro, di cui ci siamo segnati alcune frasi ricorrenti: “Te devi rende conto che questa piazza soprattutto è fascista”, “Tra queste persone qui gira molto l’idea fascista”, “È proprio una moda”, “Per me il fascismo è una moda”, “Sì anche per me è una moda”, “Per me è una bella moda”, “Io sono fascista, certo, per moda”. Quello che indossano ce lo conferma, dalle magliette di Blocco studentesco (Bs), il ramo giovanile di CasaPound Italia (Cpi), alle toppe con il tricolore. Molti comprano vestiti Pivert, il marchio d’abbigliamento legato a Cpi. Una delle sue figure chiave è Francesco Polacchi, ex leader di Bs, che nel 2009 guidava gli scontri con gli studenti del movimento dell’Onda, nato nel 2008 per protestare contro i tagli del governo Berlusconi sulla scuola. In una società in cui l’antifascismo non è più un valore riconosciuto come tale, la destra radicale usa la moda e si nasconde sempre meno, anzi cerca sempre più spazi di visibilità, ha bisogno di farsi conoscere, spesso ci riesce. L’avanzata mediatica della destra Dalla nebulosa di movimenti e partiti che si sciolgono e si riformano, emergono soprattutto Forza nuova (Fn) e Cpi. La prima è stata fondata nel 1997 da Roberto Fiore e Massimo Morsello, protagonisti negli anni settanta del gruppo neofascista Terza posizione. Accusata di antisemitismo e negazionismo, vuole marciare su Roma come fecero i fascisti, fomenta le violenze contro gli immigrati, è contro l’interruzione volontaria di gravidanza e le unioni civili – uno dei suoi leader, Giuliano Castellino, è stato arrestato per aver ferito due vigili e un poliziotto mentre provava a impedire l’assegnazione di una casa popolare a una famiglia eritrea. CasaPound nasce nel dicembre 2003 con l’occupazione di un ex palazzo governativo in via Napoleone III a Roma, occupazione riconosciuta in seguito sia dal sindaco di centrosinistra Walter Veltroni, sia da quello di destra Gianni Alemanno. Negli anni, Cpi ha occupato altri edifici, aperto un centinaio di sezioni in Italia ed elaborato la proposta di un mutuo sociale. Ispirato alla politica economica fascista, in particolare al manifesto di Verona, prevede la costruzione di case popolari da vendere a prezzi agevolati e senza tassi d’interesse solo a famiglie italiane. Non vieta le unioni civili tra persone dello stesso sesso né l’aborto, ma è contro l’adozione per le coppie gay e crede che gli stranieri siano una minaccia economica e culturale per l’Italia, tanto da parlare di pericolo di sostituzione della popolazione italiana. Da ottobre 2017 Cpi ha fatto il pieno di attenzione. I dibattiti tra i giornalisti e il segretario e candidato premier Simone Di Stefano nella sede romana di via Napoleone III hanno scatenato le ovvie polemiche, prima e dopo le elezioni di Ostia, dove il partito ha preso il 9 per cento. La cultura è importante, ci ripetono molti capi della nuova destra, anche se poi sbagliano i congiuntivi I dibattiti portano a galla alcune contraddizioni: con chi si dichiara fascista si discute o no? Si rischia di sdoganarli o li si costringe a misurarsi con la democrazia? C’è il rischio di essere usati da chi nasconde legami con la criminalità e la violenza? Sono domande che nascono anche riguardo all’aggressione di Roberto Spada contro il giornalista Daniele Piervincenzi. Dare spazio a fatti del genere, anche se per denunciarli, garantisce una credibilità a chi li compie? Il blitz dei militanti di Forza nuova (Fn) sotto la sede di Repubblica o quello dei quattro skinhead a Como è roba di imbecilli o il sintomo di cosa? La manifestazione antifascista, sempre a Como, intercetta una diffusa indignazione o è una testimonianza minoritaria, visto che a partecipare sono state un migliaio di persone, tra cui pochissimi giovani? È innegabile che le cose si stiano trasformando. Tra chi sostiene che siamo di fronte a un’onda nera e chi ridimensiona questi fatti, c’è da considerare qualche dato, che ci riporta alle ragazze e ai ragazzi. Nelle scuole di Firenze Nel novembre scorso, alla consulta provinciale degli studenti a Firenze ha stravinto la rinata Azione studentesca (As), che si era sciolta ma si è riformata nel settembre 2016, orientata ancora più a destra. Spirito e volontà, sangue e terra, muscoli e sangue, le foibe, sono alcune delle loro parole chiave. Il gruppo protesta spesso contro l’alternanza scuola-lavoro. “Non saremo i vostri schiavi da fast-food”, scrivono in fasciofont sugli striscioni che attacchinano sui muri di Firenze. In 45 scuole della provincia fiorentina As ha ottenuto 18mila voti, 32 seggi su 58 e la presidenza con Mattia Micunco del liceo Agnoletti di Sesto Fiorentino. Il punto di riferimento di As è Casaggì, centro sociale di destra nato a Firenze nel 2005 contro l’alleanza tra gli ex missini del Movimento sociale italiano (Msi) e Berlusconi, e che oggi si dichiara “di destra identitaria”. “Cerchiamo di tenere insieme chi non si riconosce nei partiti tradizionali”, dice il coordinatore nazionale di As, Anthony La Mantia, 25 anni. Cita il gruppo di Rinnovazione a Rieti, i presidenti delle consulte provinciali di Pistoia e di Perugia, entrambi di As, i militanti a Taranto, a Brescia, a Siracusa, e Gioventù identitaria a Brindisi (anche se loro precisano che non ci sono alleanze in corso con As). “Azione studentesca ha 180 iscritti in quaranta città. Si muovono bene, fanno molto attacchinaggio”, dice La Mantia. L’anno scorso hanno fatto il loro primo campo nazionale a Leonessa, in provincia di Rieti. “Il volantinaggio alle sette di mattina, anche con zero gradi, trasmette un senso di sacrificio. E poi ci tengo alla preparazione culturale”, aggiunge. La cultura è importante, ci ripetono molti capi e gregari della nuova destra, anche se poi sbagliano i congiuntivi. Il canone va dallo scrittore nazionalista giapponese Yukio Mishima a figure di cui la destra si è appropriata come nel caso del militante nordirlandese cattolico Bobby Sands. Inoltre, recupera l’enfasi sull’autodeterminazione dei popoli (rivista oggi in salsa sovranista), e si appoggia ad alcune nuove case editrici. Una è Passaggio al bosco, che ha aperto a Firenze nel 2017. Ripubblica testi classici per la destra come quelli di Ernst Junger o Giano Accame, e libri di nuovi ideologi come Marco Scatarzi (fondatore di Casaggì), o testi in cui si loda l’onnipresente neonazista Leon Degrelle e si citano in chiave antimodernista pensatori come il matematico e filosofo cattolico Olivier Rey o l’intelluettuale Byung-Chul Han, autore di saggi critici sul mondo digitale. Tutto nasce con Terza posizione Le ragazze e i ragazzi appartenenti a questa destra identitaria non si vergognano del fascismo, rimosso o ridimensionato tra gli anni novanta e i duemila dopo la svolta di Gianfranco Fini a Fiuggi verso un partito meno nostalgico del fascismo. Guardano piuttosto a gruppi neofascisti come Terza posizione, fondata nel 1977 da liceali e universitari, tra cui i futuri protagonisti di Forza nuova e di CasaPound, ovvero Massimo Morsello, Roberto Fiore e Gabriele Adinolfi. Nel libro La fiamma e la celtica, Nicola Rao racconta che molti come loro, dopo l’uccisione nel 1979 del militante di 17 anni Alberto Giaquinto, durante il primo anniversario di Acca Larentia, lasciano l’Italia. Negli anni successivi, la repressione dello stato, i processi per le stragi e la latitanza cancellano i movimenti e i gruppi di estrema destra che non si sciolgono da soli o non si autodistruggono. Il corteo di CasaPound per il quarantesimo anniversario di Acca Larentia a Roma, il 7 gennaio 2018. (Christian Mantuano, OneShot/Luzphoto) Per i neofascisti, gli anni tra il 1979 e il 2006 sono una parentesi. Morsello, Fiore e Adinolfi li passano all’estero, ma tornano tra il 1999 e il 2000 (Morsello è morto nel 2001). È a loro che le ragazze e i ragazzi più giovani fanno riferimento, più che a Gianfranco Fini, che non sanno neanche chi sia. Laterale rispetto all’organizzazione, Adinolfi è letto e considerato il padre nobile di CasaPound. Uno dei suoi testi più citati è il breve scrittodiffuso nel 2008. Si intitola Sorpasso neuronico e liquida tutte le scelte della destra parlamentare ed extraparlamentare degli ultimi trent’anni: In tutti quegli anni nessuna proposta politica ha fatto presa, non ci sono stati consensi di massa, ma è successo che uomini e clan si sono contesi parte del voto passivo, quello refrattario al cambiamento, quello nostalgico non del ventennio ma di una gioventù trascorsa al bar di fronte alla sezione. Adinolfi, come altri neofascisti, si ritaglia un suo fascismo, e sceglie quello tra il 1919 e il 1922, e quello tra 1943 e il 1945. Quella che propone è una nuova generazione politica ispirata all’arditismo, al futurismo, allo squadrismo. E scrive: “Abbiamo davanti praterie da riconquistare di fronte a una società atomizzata”. Il linguaggio sembra in certi casi quello caricaturale di Fascisti su Marte, ma questo non diminuisce il fascino esercitato sui più giovani. È un codice cameratesco, capace di conquistare i ragazzi che non hanno anticorpi contro questo tipo di retorica. Scrive ancora Adinolfi: Quando il senso di appartenenza a qualcosa di potenzialmente edificante diventa rituale da pitecantropi, […], quando le braccia tese perdono l’energia futur/ardita per diventare sgradevoli e aritmiche gesticolazioni di emarginati, quando le camicie nere si sporcano di ragù, allora s’inverte la tendenza positiva dell’ancoraggio storico/simbolico […]. La mentalità futur/ardita è opposta: interventista, fa le cose e non le predica. Risponde al motto mussoliniano ‘il fascismo è la chiesa di tutte le eresie’. […] Bisogna distruggere tutto quello che c’è di estrema destra e recuperare tutto quello che c’è di fascista. Basta parlare con Rolando Mancini, coordinatore nazionale di Blocco studentesco, neolaureato in giurisprudenza e praticante in uno studio di avvocati della capitale, per capire quanto abbiano presa le parole di Adinolfi. Lo facciamo all’indomani delle elezioni studentesche dell’autunno 2017, in cui la loro lista – così dichiarano nei loro comunicati stampa – ha ottenuto 56mila preferenze nelle scuole di tutta Italia; la presidenza delle consulte a Fermo, Ascoli e Viterbo; la maggioranza in scuole del centro di Roma come il linguistico Caetani e il tecnico Bernini; e l’85 per cento al tecnico Faraday di Ostia. Sulle elezioni scolastiche non esistono dati ufficiali, soprattutto per quanto riguarda le consulte provinciali – organi poco rappresentativi, votati da pochi studenti – ma i risultati sono usati lo stesso dai movimenti neofascisti per fare propaganda. Mancini è cauto nel parlarci. Lo incontriamo nella sede di CasaPound in via Napoleone III, a Roma. E anche qui sentiamo risuonare i toni e le parole di Gabriele Adinolfi. Il palazzo all’interno è spoglio, c’è un’aria catecumenale, alle pareti le immagini delle donne legate al fascismo e segni di quello che Umberto Eco identificava come ur-fascismo. Ci sediamo su poltrone sfondate. La trincerocrazia di Blocco studentesco Quello che scrive Adinolfi in Sorpasso neuronico sul proselitismo è: Allora è tutto da rifare, […] ma fondandolo su di una gerarchia reale, sulla comunicazione e sull’organicità e rispondendo ad un S.O.S. acronimo, in questo caso di Strategia, Organizzazione e Stile. Quello che dice Mancini è: Abbiamo rilanciato l’arditismo, bisogna essere sempre attenti allo stile, fare panico mediatico. Ti faccio un esempio. Ci sono centri sociali che dicono ‘legalizziamo la marijuana’, noi diciamo ‘legalizziamo il duello’. Lo facciamo come provocazione, ma ci piacerebbe che venisse ripristinato il duello vero in un mondo di duelli finti come quelli su Facebook. Non ci interessano neanche più le battaglie che contraddistinguevano il nostro movimento negli anni novanta, quelle contro la droga e l’aborto, per esempio. Le abbiamo superate. L’aborto non è una bella cosa, però è una scelta della donna. Sulla droga siamo contrari, perché non è che puoi scegliere l’arditismo e poi farti la cannetta che ti addormenta. Però non ci facciamo battaglie politiche. Ci piace più fare, che non far fare. E il fascismo? Sempre Mancini: “Il fascismo è un grande padre severo, a cui dobbiamo rendere conto del nostro operato. Come facciamo con i ragazzi di Acca Larentia. Abbiamo un rapporto sacrale con i morti, ci accusano di essere tanatofili, ma quando commemoriamo i tre militanti del Fronte della gioventù uccisi il 7 gennaio 1978, noi pensiamo veramente che i morti marciano con noi”. Gli chiediamo di raccontarci cosa spinge un ragazzo ad avvicinarsi a Blocco studentesco e lui spiega che “c’è la fascinazione per un simbolo, la bandiera, che agisce su un piano emozionale. Noi trasformiamo questa fascinazione in una coscienza politica. Da ragazzino non avevo letto La dottrina del fascismo di Costamagna, ero attratto dai simboli della destra, dall’impatto visivo di quel mondo”. Una volta che un ragazzo sceglie Bs che succede? “Ogni sezione ha il suo responsabile, c’è la trincerocrazia, il posto e il ruolo te li guadagni con il tempo, con l’esperienza”, dice. “Molti non rimangono, perché la militanza è tosta, ci sono due riunioni a settimana, poi c’è il volantinaggio la mattina presto davanti alle scuole, le affissioni”, aggiunge, “e poi ci sono i turni a CasaPound, che è sempre aperta. Questo può causare problemi a casa. I genitori non sono contenti che i figli fanno volantinaggio per CasaPound. Ma le criticità io credo che ti forgiano. Capita che dei ragazzi litighino con le famiglie e restino a dormire qua”. Uno dei miti fondanti per la destra va cercato nei ragazzi che combatterono nella prima guerra mondiale La violenza? “La nostra violenza è sempre di difesa. Reagiamo quando siamo provocati”, dice. Gli ricordiamo, a proposito di provocazioni, l’irruzione di CasaPound nella sede del quarto municipio a Roma per chiedere la chiusura del centro dove la Croce rossa ospita dei migranti, e lui dice che gli scontri con i militanti di sinistra ci sono stati perché “noi non ci facciamo passare addosso”. Gli chiediamo del ragazzo di 18 anni picchiatoperché indossava una maglietta del CinemaAmerica e perché ritenuto comunista. “Non ne so molto”, risponde. “Però posso dire che pure io, quando al liceo indossavo una maglietta degli Zetazeroalfa, magari mi beccavo con l’antifascista e ci davamo due schiaffi. Io credo che la scazzottata può succedere ogni tanto. Per me è una cosa sana, vuol dire che hai vissuto”. Mentre Mancini parla, l’interno di via Napoleone III ci sembra sempre di più un sacrario. Le luci fioche, le foto che somigliano a quelle delle lapidi. Lui stesso insiste più volte sul rapporto con la morte. Ma perché un ragazzo dovrebbe essere affascinato da questo tema? Elia Rosati, ricercatore di storia all’università di Milano che da anni studia le destre radicali, ricorda che uno dei miti fondanti per la destra italiana va cercato nei ragazzi che combatterono o morirono nella prima guerra mondiale, tra arditismo e dannunzianesimo, e che diventarono la prima generazione ad aderire al fascismo nel 1919. Nel libro Comunità immaginate, Benedict Anderson mostra la relazione tra il nazionalismo e il sentirsi parte della comunità dei propri morti. Per capirlo ancora meglio, e per capire la destra oggi in Italia, bisogna guardare da vicino a quello che è successo il 7 gennaio 2018, durante la marcia organizzata per il quarantennale dell’agguato davanti alla sezione romana di Acca Larentia in cui furono uccisi i giovani attivisti di Fronte della gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta – un terzo ragazzo, Stefano Recchioni, fu ucciso negli scontri con le forze dell’ordine, scoppiati per protesta poche ore dopo. Un corteo funebre Il corteo parte da piazza Asti, percorre via Tuscolana, ed è lungo quasi un chilometro. I militanti si dispongono in fila per sette, per fare più scena. CasaPound organizza, fa il servizio d’ordine, detta i tempi e vieta le foto. Per tre ore nessuno rilascia interviste. Ma prima dell’inizio, Adriano Scianca – giornalista e scrittore, classe 1980 – accetta di parlare, unendo la dimensione politica (ed elettorale) a quella del sacro. “Puntiamo al 3 per cento”, dice. E poi aggiunge: “I caduti sono il nostro pilastro metapolitico”. Bomberino e scarpe New Balance, i partecipanti sono tutti bianchi e quasi tutti maschi, si salutano stringendosi l’avambraccio, i vecchi danno ordini ai più giovani. Gianluca Iannone, presidente di Cpi è il regista, e governa la scena. Simone Di Stefano è il segretario, si muove con un fare più defilato. Mauro Antonini, candidato alla regione Lazio alle elezioni del 4 marzo, spiega che il loro atteggiamento rispecchia “la divisione dei ruoli che c’è all’interno del movimento. Di Stefano parla a chi non è di CasaPound, va in tv, è la nostra faccia all’esterno. Iannone parla ai militanti, alle sezioni. È il capo tribù”. Una manifestazione organizzata da CasaPound per chiedere la chiusura del centro di accoglienza in via del Frantoio a Roma, il 30 giugno 2017. (Matteo Minnella, OneShot/Luzphoto) E infatti è Iannone che indica dove fermarsi, in che ordine schierarsi. Fino all’arrivo alla sezione di via Acca Larentia, dove tutti i partecipanti sono inquadrati per gridare “presente” e ricordare così Bigonzetti, Ciavatta e Recchioni. La scena si ripete tre volte. Braccia tese, saluti romani, poi il gruppo si scioglie. Una scena lugubre. Ai lati della folla, i vecchi camerati brontolano. Mario Merlino (1944) neofascista storico, storce il naso per come CasaPound ha colonizzato il corteo: “Doveva essere una commemorazione, hanno fatto una sfilata elettorale”. Maurizio Lupini, un sopravvissuto all’agguato del 1978, si lamenta per essere stato escluso dal rito. È la prima volta che un solo gruppo neofascista riesce a fare proprio il corteo. Una giornata come questa mostra che CasaPound e Blocco studentesco somigliano più a delle sette religiose che a dei partiti politici: la formazione è un’iniziazione, il cameratismo un legame sacro. Il giornalista e scrittore Marco D’Eramo ci dice: “Nell’adolescenza scopriamo il sesso e la morte, l’età più metafisica della vita umana, anche quando si esprime a randellate. Il paragone con le sette religiose non è peregrino”. L’indottrinamento dei militanti E come nelle sette, ci sono dei princìpi da rispettare. Per molti militanti neofascisti questi princìpi sono quelli del decalogo della decima Mas. Jacopo, un ragazzo di 21 anni che ha militato in Blocco studentesco, dice: “Ogni volta che parli, che fai un comizio, che fai un’azione, lo tieni presente”. I precetti recitano: “Sta zitto, sii serio e modesto, non sollecitare ricompense, sii disciplinato, sii rispettoso, devi avere il coraggio dei forti non quello dei disperati, sii dignitoso, sii fedele, non usare droghe, dà valore alla vita”. Se somigliano a regole di vita, è perché lo sono, e servono a cementificare l’unione tra il partito e i ragazzi. A tal punto che “quando vivi CasaPound per 24 ore al giorno e poi la lasci, più che essere bollato come traditore, ti senti tu di essere un traditore, di aver lasciato un ideale”, dice Jacopo. Anche Forza nuova punta molto sull’indottrinamento dei giovani. In un’informativa del novembre 2017 del Raggruppamento operativo speciale dell’arma si legge: Si evidenzia come l’attenzione del gruppo si concentri sull’attività di indottrinamento dei giovani sin dall’età adolescenziale, al fine di meglio coinvolgerli in una devota condivisione di intenti dettati dal movimento e ai quali ispirare la propria militanza e la propria vita (…) Tale capacità di trasportare i minori in un contesto caratterizzato da dettami rigidi e intriso di odio e razzismo evidenzia la portata reale della pericolosità di un gruppo che riesce così a radicarsi negli aderenti sia da un punto di vista ideologico che comportamentale. Le conseguenze di tutto questo, le racconta Federica Angeli su Repubblica: A me la cosa che interessa di più so’ i ragazzini, i ragazzini, dice uno dei leader della sede storica romana di Forza nuova. Giovani reclute da crescere nell’odio e che sfuggono all’educazione di madri e padri, cambiano umore, si fidano ciecamente dei dettami dei leader del movimento. Ci sono i genitori di alcuni ragazzini che frequentano la sezione del partito che chiamano disperati i responsabili del movimento: ‘Noi non esistiamo più’, dice il padre di un 17enne in una conversazione intercettata dai carabinieri nel 2014, ‘esistono solo il partito e i capoccioni del partito, noi genitori non contiamo un cazzo’. Tra i libri assegnati per la formazione ci sono Il Capo di Cuib dello scrittore nazionalista romeno Corneliu Zelea Codreanu, che cominciò a fare politica proprio fondando un movimento studentesco, oppure Militia di Leon Degrelle. Due testi che sono una sorta di manuali di formazione spirituale-militare, scritti con uno stile marziale che può sembrare quasi parodico. Valerio Renzi, che ha studiato l’avanzata delle destre a Roma e l’antropologia della politica giovanile, conferma l’immagine della setta: “Alcune organizzazioni come Forza nuova e CasaPound somigliano più a una setta che un partito, compresa l’iniziazione, l’inclusione o l’esclusione. La struttura elitaria crea una voglia di essere inclusi, e per farlo il movimento ti organizza tutti gli aspetti della vita”. Elia Rosati parla di “santa teppa”, e ricorda che nel romanzo di formazione Nessun doloredi Domenico Di Tullio – militante e avvocato di CasaPound – si racconta proprio la storia di amicizia tra due diciottenni di Blocco studentesco, che fanno di tutto, finendo anche in carcere, per non tradire il partito. “Il fascismo del terzo millennio è vissuto come un’esperienza prerazionale, uno stile di vita capace di cogliere la ragione interiore delle persone e soddisfare il loro bisogno di identità”, scrive la docente di antropologia Maddalena Gretel Cammelli in Fascism as a style of life. “Violenza e morte sono rivendicate, eseguite e messe in atto come strumenti concreti per collegare il fascismo contemporaneo con le sue manifestazioni storiche”. Contro il femminismo Anche il ruolo delle donne all’interno del neofascismo giovanile è studiato. Dentro Lotta studentesca le donne non hanno il diritto di salutare con l’avambraccio, perché il saluto romano appartiene ai legionari, uomini e combattenti. Le donne devono curarli. Per Ls e Fn, inoltre, devono stare a casa. A dicembre, i volantini usati da alcuni militanti di Forza nuova a Carpi per una raccolta firme, dicevano: “Firmate per il reddito alle madri, in modo tale che ogni donna, scegliendo di fare la casalinga, percepisca 500 euro al mese”. Sulla pagina di Fn si precisa che il reddito alle madri sarebbe stanziato solo per quelle che accettano “di rimanere a casa invece che andare a lavorare”, e solo se sono italiane. Le giovani di Ls non possono uscire per andare ad attacchinare, perché è pericoloso per le donne, “considerate inferiori rispetto agli uomini e inutili in caso di problemi o scontri con altri gruppi”, dice un militante di Ls. Le militanti di Ls vengono educate al rifiuto del femminismo. Le femministe sono paragonate a “cagne (…) che chiedono di abortire o di diventare uomini”, si legge su Ordine Futuro, rivista legata a Forza nuova. Il 18 novembre a Trieste alcuni militanti organizzano una manifestazione contro lo ius soli in contemporanea con quella contro la violenza sulle donne del movimento Non una di meno. Un corteo di Casapound a Roma, il 21 maggio 2016. (Christian Mantuano, OneShot/Luzphoto) Due giorni prima, il vicesegretario nazionale di Forza nuova Giuseppe Provenzale ha scritto su Facebook un post sull’interruzione volontaria della gravidanza: “Il diritto all’omicidio/aborto non è mai ammissibile in linea di principio da chiunque affermi di essere un difensore della Patria”. La nume tutelare del “femminismo” di Fn è Evita Perón. L’associazione Evita Peron è “un’associazione di donne che si rivolge alle donne”, si legge sul loro sito, “oggi troppo spesso private della loro identità a causa dei guasti devastanti prodotti dal ‘femminismo’, perché tornino a rivendicare il loro diritto ad essere madri del futuro della nostra società”. Scrive Provenzale: Nasciamo per creare famiglie, non per vivere nella strada. Le militanti dovevano agire a fianco dei loro camerati ma affrontare le problematiche dello specifico femminile evitando assolutamente di correre il rischio di ‘mascolinizzarsi’. In politica la donna deve essere al fianco dell’uomo, ma senza mai permettergli di immischiarsi nei suoi affari. L’estate scorsa a Catania, Forza nuova ha organizzato la prima colonia estiva Evita Peron: le educatrici insegnavano ai bambini il cromatismo ariano e spiegavano il significato dei tre colori nella bandiera nazista. Ogni bambino poteva dipingere la “bandiera della tradizione” sulla tela, come un’attività ludica. Dentro Blocco studentesco il clima è un po’ diverso: la presenza delle ragazze è sempre minoritaria, i ruoli sono formalmente uguali. “Prima la politica era considerata un argomento riservato agli uomini, mentre ora non è così”, dice Clara, una militante romana. Le ragazze in sezione si occupano “della segreteria, perché siamo più predisposte, del doposcuola o della raccolta alimentare, ma tutte queste attività sono svolte anche dai ragazzi”, aggiunge. Non sono contrarie all’interruzione volontaria della gravidanza, ma Clara ritiene che “il femminismo abbia come prerequisito la sottomissione all’uomo da parte della ‘femmina’ che non vuole prendersi gli oneri e gli onori di essere donna”. Il nuovo fascismo un’ideologia ce l’ha Più di un commentatore ha usato parole come populismo, qualunquismo e antipolitica per incasellare la nuova destra, ma così si rischia di avere approccio semplicistico e riduttivo. Nel 2010 il gruppo I cani cantava: “I pariolini di 18 anni/ animati da un generico quanto autentico fascismo”. All’epoca i neofascisti avevano provato a fare un tentativo di mimetismo e qualunquismo a opera di Blocco studentesco e Casapound. Dice Mancini: Io faccio parte di Bs dalla sua nascita, nel 2006. I giovani erano lontani dalla politica, ma contro la riforma della scuola di Mariastella Gelmini si organizzarono molte manifestazioni, creammo un coordinamento trasversale con i collettivi di sinistra. Poi tutto cambiò quando intervennero gli universitari della Sapienza, che non tollerarono l’accordo. Gli scontri con gli studenti di sinistra a piazza Navona a Roma nell’ottobre 2008 fanno parte dell’automitizzazione di Bs, che si presentò con slogan tipo “Né rossi né neri, ma liberi pensieri”. Il 2008 è un anno cruciale. Gabriele Adinolfi in Sorpasso neuronico intravede la nascita della forza politica legata a Beppe Grillo, ma gli dà dieci anni di vita. Il ricercatore in scienze politiche all’università di Pisa Lorenzo Zamponi sostiene che l’Onda fosse il primo movimento trasversale, postpolitico, e che anche da quella esperienza sia nato il Movimento 5 stelle. Ma Claudio Riccio, al tempo uno dei leader dell’Onda, avverte: “Blocco studentesco ha sempre rappresentato i fascisti o poco più. Nel 2008-2009 fecero un un’operazione di mimetismo che non gli riuscì come spesso non gli riesce, attraverso slogan qualunquistici”. Quel fascismo, oggi, è meno generico. Nel 2012 il Secolo d’Italia, il giornale con cui Flavia Perina aveva cercato di emancipare la destra dall’eredità neofascista, ha smesso di uscire in edicola. Alla fine del 2017 ci va invece il giornale della nuova destra. Si chiama Il Primato Nazionale e il suo direttore, Adriano Scianca, è l’instancabile divulgatore di alcuni concetti chiave per la nuova destra: dalla fine della destra e della sinistra teorizzata da Alain de Benoist in Populismo all’idea che il multiculturalismo possa portare al suicidio di una nazione come sostiene Éric Zemmour, passando per la minaccia della “grande sostituzione” sostenuta da Renaud Camus. Riecheggiando quest’ultimo concetto, Scianca scrive in L’identità sacra: Il popolo da eliminare è innanzitutto quello europeo, la cui stessa esistenza […] rappresenta il grande scandalo, il peccato storico da redimere. L’Europa […] agita ancora i sonni di chi aspetta da millenni di “chiudere” l’avventura storica dell’uomo, vedendo i suoi tentativi costantemente frustrati. Ed è da questa frustrazione che nasce il progetto più criminale mai concepito: il cambiamento di popolo. Mischiato a complottismi tipo il piano Kalergi – che sostiene l’esistenza di un progetto ideato per sostituire la popolazione europea attraverso l’immigrazione africana e asiatica – il timore per la “grande sostituzione” è un’idea che fa presa sui ragazzi. Camus – pensatore di riferimento sia di Matteo Salvini sia di Marine Le Pen, oltre che dei movimenti neofascisti dell’Europa dell’est – è convinto che occorra resistere all’invasione dei popoli non europei. Ed è proprio su questa difesa che i neofascisti italiani, divisi su temi come l’aborto, ritrovano l’unità. Sulla difesa identitaria, ma anche sull’antifascismo. Valerio Renzi si è fatto la stessa idea: “Un antifascismo svuotato di senso offre un bersaglio facile per l’antagonismo di maniera delle destre radicali”, dice. “I neofascisti riescono a presentarsi come un’alternativa, riusando simboli, nomi e miti del neonazismo: pensa a come viene citato Degrelle, un collaborazionista che ha scritto un pamphlet intitolato Adolf Hitler per 1000 anni!”. Contro l’antifascimo e con l’integralismo cattolico Un militante di Ls ci spiega che hanno abbandonato molte delle vertenze nelle scuole per intraprendere una campagna “contro la cultura antifascista” perché facendo così sanno di ricevere più luce e più consensi. Oltretutto, è una battaglia sostenuta dai dirigenti del partito. Per il segretario nazionale Roberto Fiore l’antifascismo è uno strumento con cui le élite di sinistra “occupano lo stato”. Per Mirco Ottaviani, responsabile del partito in Emilia-Romagna, “è ora di decretare la fine di questa repubblica antifascista e del clima d’odio che l’ha accompagnata sin dalla sua fondazione”. Intanto, i militanti hanno fatto presìdi contro le iniziative dell’Associazione nazionale dei partigiani (Anpi). Oltre alla lotta contro l’antifascismo, a caratterizzare Forza nuova e Lotta studentesca è l’aderenza all’integralismo cattolico. I loro militanti, diversamente da quelli di CasaPound, non sono affascinati dal neopaganesimo di Julius Evola e dalle sue pacchianerie misticheggianti. Per loro la messa è un momento di aggregazione, anche se papa Francesco è visto come una specie di avversario politico. Una comunità di riferimento celebra il rito ad Albano Laziale: è quella dei lefebvriani di San Pio X. In molti citano la figura di don Ennio Innocenti. Nato nel 1932, è oggi cappellano della Sacra fraternitas aurigarum urbis a Roma. Sui rapporti con il neofascismo, risponde: “Ho sempre avuto amicizie con alcuni neofascisti, mi sembravano tra i pochi a combattere contro la deriva iperliberista e illuminista di questa società. Quelli di Fn sono tra questi. Il problema è che sono ignoranti. Roberto Fiore voleva fare una scuola, ma poi non hanno fatto nulla. Non hanno abbastanza radici storiche e culturali per motivare le loro convinzioni”. Le ragioni della crescita nelle scuole Saranno pure ignoranti e confusi, come sostiene Innocenti, ma sanno essere efficaci e convincenti, e in molti casi allarmanti per la capacità di fare proselitismo. A Ostia “sono così presenti in tante di quelle scuole che in pratica le controllano”. Una ragazza del liceo Anco Marzio racconta che fa di tutto per dare un senso all’antifascismo, ma il contesto in cui deve farlo è questo: Il problema è tutto il decimo municipio di Roma, non solo Ostia. Nei licei la presenza delle liste neofasciste è ridotta, ma nei tecnici hanno una forte influenza. Approfittano del menefreghismo che c’è in quelle scuole per la politica. Hanno cominciato dando una mano a fare le occupazioni. L’anno scorso, per esempio, al Faraday l’occupazione l’hanno fatta ex studenti, militanti di Blocco studentesco. In certe scuole, il logo di Bs è ovunque, l’essere studente si confonde con l’essere militante di destra. Si piazzano davanti alle scuole a danno i loro volantini, reclutano, e gli studenti non si ribellano: Bs non viene neanche percepita come il ramo giovanile di un partito come CasaPound. Questo perché si prendono i ragazzini di quindici anni, li mettono a fare la raccolta di generi alimentari fuori dai supermercati, gli fanno fare assistenza alle famiglie, non sembra politica all’inizio. E poi picchiano. Intimidazioni: una testata a uno, uno sputo a un altro. L’antifascismo, in contesti del genere, è una battaglia di resistenza. E anche se il numero dei neofascisti non è aumentato, la loro presenza si nota perché il processo di desertificazione a sinistra è stato ed è drammatico. Francesca Picci dell’Unione degli studentimostra un appello che hanno scritto per “promuovere dentro le scuole e dentro le consulte iniziative e assemblee informative sul significato e sull’importanza che oggi ha l’antifascismo”. Non è un’eccezione, nell’ultimo anno le iniziative antifasciste si sono moltiplicate. Ma il vero tema sollevato da chi fa politica a sinistra è un altro. Fare politica alle superiori diventa difficile per le riforme che sempre di più tendono a reprimere l’espressione politica degli studenti: dal voto in condotta al numero di assenze da non superare (anche se si fanno per scioperare), pena la bocciatura. Gli stessi rappresentanti degli studenti molto spesso sono impauriti dalle minacce dei dirigenti, dai docenti. Una ragazza dei collettivi di sinistra a Milano, che preferisce rimanere anonima, dice: “Molti, piuttosto che essere bocciati o rimandati, smettono di fare politica. Le scuole sono sì ancora il laboratorio per il paese. Ma è chiaro che se le occupazioni sono criminalizzate, se le mobilitazioni contro l’alternanza scuola-lavoro incidono sul voto finale, la partecipazione diventa complicata”. Francesca Coin, docente di sociologia all’università Ca’ Foscari di Venezia, aggiunge: “Le assemblee e la partecipazione politica distraggono dall’efficienza e a volte sono considerate addirittura nocive. Non è difficile capire perché l’immaginario politico delle nuove generazioni tenda a destra, quando sin da piccoli hanno ricevuto, anzitutto tagli, ammonimenti e prescrizioni”. Una manifestazione di CasaPound per chiedere la chiusura del centro di accoglienza in via del Frantoio a Roma, il 30 giugno 2017. (Matteo Minnella, OneShot/Luzphoto)
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Il patrimonio del clan Spada di Ostia diventa proprietà dello stato
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Sequestro E' stata eseguita nella giornata del 22 aprile un'operazione di confisca coordinata dalla magistratura romana da parte dei militari del comando provinciale di Roma della Guardia di Finanza. Ha riguardato i beni della famiglia mafiosa degli Spada, che hanno controllato per alcuni anni la zona dello spaccio di stupefacenti della frazione romana di Ostia. Si è stimato che il valore complessivo dei beni, che sono diventati patrimonio dello Stato, ammonta intorno ai 18 milioni di euro. Questo provvedimento giudiziario è stato predisposto dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Roma, che è stato l'atto finale con il quale la Direzione Distrettuale Antimafia capitolina ha concluso le indagini sul clan di origini sinti che ha imperversato negli ultimi anni nella frazione marittima della capitale. Una indagine che è stata portata avanti del Gico, il gruppo investigativo di criminalità organizzata delle Fiamme Gialle che, nel corso del tempo, ha potuto verificare l'acquisizione illecita di proprietà immobiliari derivanti dai proventi ricavati dalla vendita della droga. Un patrimonio che alcuni esponenti di spicco hanno accumulato: parliamo di Carmine Spada detto Romoletto; Ottavio, Armando e Roberto Spada: nonché Claudio Galatioto. Gli approfondimenti economico - patrimoniali, che sono stati portati avanti con tenacia da parte dei finanzieri, attraverso le operazioni di polizia "Eclissi" e "Sub Urbe", hanno consentito di determinare l'inconsistenza dei redditi dichiarati con quanto effettivamente posseduto da questi esponenti della malavita attraverso degli investimenti dei profitti della varie attività criminali che hanno condotto, come l'usura e l'estorsione, e come detto prima, dallo spaccio che è stata la fonte più redditizia di guadagno per la famiglia Spada. Come ogni famiglia mafiosa, anche gli Spada hanno cercato di occultare, per salvaguardare il loro patrimonio, intestandolo a dei prestanome. I magistrati hanno individuato, con la loro azione investigativa, circa 50 persone, tra familiari e terzi, che hanno avuto intestate diverse proprietà immobiliari ed attività commerciali di pregio, oltre a quote "fittizie" di società create ad hoc. Ma tutto questo, ormai per il clan mafioso di Ostia, è finito: lo stato italiano ha posto i sigilli sul loro patrimonio, e precisamente sono state confiscate in via definitiva 19 società, 2 ditte individuali, 6 associazioni sportive/culturali, tra le quali la palestra Femus Boxe dove Roberto Spada ha aggredito il giornalista del programma Nemo della Rai Daniele Piervincenzi. Queste imprese hanno avuto la sede legale principalmente ad Ostia, operanti in vari settori commerciali: bar, sale slot, distributori di carburante, palestre, scuole di danza, panifici e autosaloni. Inoltre sono stati incamerati anche due immobili, tredici autoveicoli e diversi conti correnti bancari e postali. Read the full article
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'Nút thắt cổ chai' của thị trường dược lớn nhất thế giới
MỹHầu hết hoạt chất bào chế thuốc của Mỹ đều được sản xuất tại các nhà máy Trung Quốc, nơi đang bùng phát dịch Covid-19.
Cục Quản lý Thực phẩm và Dược phẩm Mỹ (FDA) tăng cường giám sát việc cung c���p thuốc giữa bối cảnh Covid-19 lan rộng. Dịch bệnh có thể làm thiếu hụt khoảng 20 loại dược phẩm trên thị trường.
Khủng hoảng làm nổi bật lỗ hổng y tế: thành phần và hoạt chất quan trọng để điều chế thuốc của Mỹ phần lớn nhập từ Trung Quốc và các nước khác trên thế giới. Thực tế này đã tồn tại từ lâu. Các chuyên gia khó có thể dự đoán những nơi xảy ra tình trạng thiếu hụt.
Rosemary Gibson, cố vấn cấp cao tại Trung tâm Hastings, một viện nghiên cứu đạo đức sinh học, nhận định Trung Quốc là "nút thắt cổ chai" trong chuỗi cung ứng thuốc của thế giới.
"Ở kỷ nguyên mà việc mua bán chỉ cách nhau một cú click chuột, chúng ta thường bỏ qua nguồn gốc của sản phẩm và thành phần để tạo ra chúng. Nguồn cung của chúng tôi đến từ nước khác, nhưng hiển nhiên là họ sẽ ưu tiên dành chúng cho công dân của mình", Rosemary nói.
FDA cảnh báo về việc gián đoạn nguồn cung cấp thuốc trong đợt dịch Covid-19. Ảnh: iStock
Anna G. Eshoo, Chủ tịch Tiểu ban Năng lượng và Thương mại Sức khỏe cũng bày tỏ mối lo ngại tương tự. Bà cho rằng việc các hãng dược Mỹ phụ thuộc quá nhiều vào nguồn cung Trung Quốc là thực tế "không thể chấp nhận".
FDA cho biết hiện chưa có công ty nào báo cáo về tình trạng thiếu thuốc điều trị viêm phổi. Song để đón đầu vấn đề có thể xảy ra, FDA đã liên hệ với 180 nhà sản xuất Trung Quốc, yêu cầu tự đánh giá năng lực cung ứng và báo cáo về bất cứ sự cố hay gián đoạn nào.
Các hãng đã tự phòng vệ trước tình trạng thiếu nguồn cung nhiều tuần, tháng hoặc thậm chí cả năm. Song 20 loại thuốc đặc hiệu sử dụng các nguyên liệu thô từ Trung Quốc vẫn có nguy cơ khan hiếm, theo báo cáo của FDA.
Hiện chưa rõ khi nào các dây chuyền sản xuất thuốc tại đại lục hoạt động trở lại. Cộng thêm diễn biến khó lường của bệnh dịch, FDA cảnh báo "đợt bùng phát có thể ảnh hưởng đến nguồn cung sản phẩm y tế, trong đó có các loại thuốc quan trọng ở Mỹ".
Dược phẩm là một ngành công nghiệp vô cùng phức tạp. Phần lớn người tiêu dùng, thậm chí bệnh viện không thể tìm ra nơi sản xuất thuốc và các hoạt chất liên quan. Ngay cả FDA cũng thừa nhận họ không chắc số lượng được chuyển tới các công ty của Mỹ là bao nhiêu.
Cơ quan chỉ cho biết 14% trụ sở sản xuất thành phần điều chế thuốc đang đặt tại Trung Quốc. Số nhà máy tăng mạnh trong những năm gần đây do nguồn lao động chi phí thấp và quy định về môi trường ít nghiêm ngặt hơn.
Nhân viên y tế trao đổi với một bệnh nhân tại Vũ Hán. Ảnh: AFP
Nếu dịch Covid-19 được kiểm soát sớm, chuỗi cung ứng dược phẩm Mỹ sẽ ít chịu tác động. Song sự ảnh hưởng với từng công ty là khác nhau.
Các hãng dược lớn có sẵn nguồn hàng trong tay cùng nhiều nhà máy phân bố ở khắp các quốc gia. Đối với các công ty nhỏ hơn, lượng nguyên liệu dự trữ vô cùng hạn chế.
"Gã khổng lồ" dược phẩm Novartis thông báo đã thực hiện biện pháp ngăn chặn tình trạng thiếu hụt bao gồm giữ lượng nguyên liệu ổn định trong kho và tìm kiếm nguồn cung từ nhiều nơi khác.
Trong khi đó Sun Pharmaceutical Industries, một công ty dược Ấn Độ thông báo tình hình tại đây cấp bách hơn nhiều. Một số nguyên liệu thô bao gồm azithromycin, penicillin và cephalosporin gần như chỉ có tại Trung Quốc.
Nhiều người cho rằng vấn đề nằm ở chỗ chuỗi cung ứng dược phẩm vốn phức tạp và đi qua quá nhiều nước. Song Ronald Piervincenzi, giám đốc điều hành của tổ chức phi lợi nhuận về tiêu chuẩn chấn lượng US Pharmacopeia cho rằng chính mạng lưới đa quốc gia là yếu tố chống lại sự gián đoạn giữa tình hình dịch bệnh, bất ổn dân sự hoặc bão lũ thiên tai.
"Lấy ví dụ về đợt bão Irene năm 2011, bạn chắc chắn không muốn toàn bộ các loại thuốc đều được sản xuất tại New Jersey", Ronald nói.
Thục Linh (Theo Washington Post)
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The United States Pharmacopeia: 200 Years of Building Trust in Medicine
The TEDMED 2020 theme is Make Way For Wonder, and we are looking forward to convening our Community and embracing the wonders of our times, the astonishing accomplishments, incredible possibilities, and extraordinary potential for the future. So, we were thrilled when the United States Pharmacopeia (USP) decided to celebrate its 200th Anniversary with TEDMED. After all, today’s wonders are built upon a strong foundation of scientific discovery. And, humanity is especially eager for those innovations that will help people everywhere live longer and healthier lives. In anticipation of USP’s presence at TEDMED in March, we talked with Ronald T. Piervincenzi, Ph.D., chief executive officer, about the organization’s history, its current work, and its approach to building trust in the future of medicine, supplements, and foods.
TEDMED: We’re excited to have you and USP join the TEDMED Community, especially on the occasion of such a monumental milestone – USP’s 200th anniversary.
Ronald T. Piervincenzi: Thank you. I’m thrilled to introduce USP to TEDMED’s audience and look forward to meeting attendees in Boston in March.
TM: What made you choose TEDMED to celebrate this milestone anniversary?
RP: Today, we are observing an unprecedented transformation in healthcare. USP’s 200-year legacy is built on trust and confidence in healthcare systems and anticipating and responding to emerging health challenges. Our founders joined together in 1820 to protect patients from a prevalence of poor-quality medical products. The backdrop today is different in scale, geography, modalities and many other factors. But the value of our work is the same. We are exploring how to build trust in future medical breakthroughs. There are many in the TEDMED community we can learn from and engage with as we imagine what the future holds.
TM: That’s exactly what TEDMED is all about! Let’s dive in. What is a pharmacopeia and what does USP do?
RP: Simply put a pharmacopeia is an official publication that includes a list of medicinal drugs and contains how those medicines are to be prepared, directions for their use, and assays to assess medicinal quality. The United States Pharmacopeia–National Formulary, which USP publishes, is the official quality standard for medicines marketed in the U.S. It is also used in over 140 other countries. USP is the leading independent scientific nonprofit organization that collaborates with the world’s top experts in health and science to develop quality standards for medicines, dietary supplements, and food ingredients. Through our standards, advocacy and capability building, USP helps increase the availability of quality medicines, supplements and food for billions of people worldwide. As the world gets smaller and more connected, quality issues affect everyone. Diseases travel. Drug resistance grows. Fake medicines kill. The foundation of quality we’re building helps address these and other global health challenges. Whether decreasing the prevalence of substandard and poor-quality medicines or helping to curb antimicrobial resistance, we’re there across 10 global sites working to protect the health of people all over the world.
TM: This seems like a very modern approach to medicine. Why did the U.S. need a pharmacopeia in 1820?
RP: Today, people trust U.S. medicines to be among the safest in the world but that wasn’t always true. In 1820, the U.S. was a new country. Medicines were made individually and differently by physicians or apothecaries. There were no regulations or more importantly, standards, to ensure that what you received in one city was the same as another. A medicine’s strength, quality, and even its identity varied widely depending on where it was made. Simply put, before our founding in 1820, there was no way to ensure that what was on the medicine label was what was actually in the bottle. Our founders—11 independent, forward-looking physicians— were concerned about this lack of uniformity and acted to protect patients from poor-quality medicines. Three of our founders were not only physicians, but also U.S. Senators—they were the voice that the U.S. needed to ensure the quality of medicines Americans used. They established the U.S. Pharmacopeial Convention, which published the first U.S. Pharmacopeia. A great deal has changed since our founding but the importance of having quality standards for medicines and other new therapies remains—now, our work is much more global.
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TM: This year’s TEDMED theme, “Make Way for Wonder,” explores how medicine and healthcare is changing. Is that a theme that resonates with you?
RP: Absolutely. Wonder and scientific discovery makes medical breakthroughs possible. But trust makes them popular. More than 800 independent volunteer scientists contribute their expertise to develop and approve USP’s standards. They help to build trust by setting clear quality expectations for medicines, dietary supplements, and foods. In turn, USP standards help manufacturers worldwide bring more quality and affordable products to market, which benefits people everywhere. A recent Johns Hopkins University study found that on average, drugs with a USP public quality standard had approximately 50% more generic manufacturers compared with medicines without such a standard. The study also found that quality standards helped facilitate pharmaceutical competition and reduce prescription drug costs in the U.S.
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TM: How does a 200-year-old organization prepare for the future?
RP: New technologies and treatments—precision medicine, digital therapeutics, 3D printing, immunotherapy, gene and stem cell therapies, and artificial intelligence—have arrived or are on their way. As we prepare for dramatic breakthroughs, we must work to ensure trust and quality are established as a part of these advances. Unfortunately, trust broadly is in a precarious position across sectors. Our history has taught us that for an innovation to become a widespread reality, both quality and trust are critical to its broad acceptance. USP together with hundreds of our stakeholder organizations and partners are already working to build confidence in future breakthroughs and to anticipate and address where the gaps will be. We know that when a USP public standard is available, we help manufacturers be better able to adopt the new technology, which is often a significant cost savings. In addition to conducting workshops and roundtables on topics such as cell and gene therapies and digital therapeutics, USP is working with the MIT Center for Collective Intelligence and more than 100 leaders from health and science worldwide to explore the developments and role that trust will play in shaping people’s health between now and 2040. We will explore the project’s findings from this “Trust CoLab” with the TEDMED 2020 Community.
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TM: We’ll look forward to learning more about the Trust CoLab. Until then, what else should the TEDMED Community know about USP?
RP: I mentioned our volunteer scientists earlier. I invite TEDMED community members who are committed to making the world healthier, being scientifically rigorous, and working independently from politics or the private sector, to consider becoming a Champion of Trust. They can learn more by visiting our website or by stopping by the USP Lounge in the Social Hub at TEDMED. I also encourage everyone to also learn more about USP’s past, present and future and opportunities for other collaborations with us at www.usp.org/200?utm_source=rss&utm_medium=rss.
TM: Thank you, Ron and very best wishes on the beginning of USP’s third century.
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After the Ostia attack what else will happen? This year a further 112 journalists have been attacked in Rome and its surroundings and up until now the authorities have not taken any measures…
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The Supreme Court confirmed the six-year sentence for Roberto Spada, who in 2017 gave a headline to a RAI journalist
The Supreme Court confirmed the six-year sentence for Roberto Spada, who in 2017 gave a headline to a RAI journalist
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The Court of Cassation confirmed the sentence of six years in prison for Roberto Spada, the man who in November 2017 gave a journal to the Rai journalist Daniele Piervincenzi in Ostia, near Rome. The Cassation upheld the requests of the attorney general, rejecting Spada's appeal and confirming the aggravating circumstance of the mafia method.
Spada is part…
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