#Passos Manuel
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Éme apresenta o seu novo álbum em concerto no Porto e em Lisboa.
Éme apresenta, no próximo mês de Abril, o seu Disco Tinto em Lisboa e no Porto, na Sala Lisa e no Passos Manuel.
Éme apresenta, no próximo mês de Abril, o seu Disco Tintoem Lisboa e no Porto, na Sala Lisa e no Passos Manuel. Éme lançou, na passada sexta-feira, o seu mais recente disco, Disco Tinto, é um álbum gravado e produzido em casa, com a ajuda de Moxila, que também co-produziu e escreveu algumas canções. O disco vai ser apresentado em concerto, em Lisboa e no Porto, nos dias 13 e 19 de Abril,…
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[2016]
15 de Junho | Eartheater | CRUA | Teatro Ibérico - Lisboa
17 de Junho | Eartheater | CRUA | Passos Manuel - Porto
Cartaz [Brunno Fuste]
#Nariz Entupido#Eartheater#CRUA#Teatro Ibérico#Lisboa#Passos Manuel#Porto#Bruno Fuste#Cartaz#2016#Música
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indignu live at Passos Manuel, Porto, 2022.
More concert pics on Instagram: @dmsampaio
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Parking à plusieurs étages 'Estaçao de Serviços Passos Manuel', construit en 1939 par Mario de Abreu (1908-1993) à Porto, Portugal. . - source Matthias Terrettaz.
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Davvero invidio chi riesce a scendere dalla barca dei simuel perché io mi sto solo disperando.
Tra l'altro più tempo passa più i mimmone non mi piacciono. Simone è mio figlio, Mimmo mi piace, ma insieme non riesco a vederli. La loro storia è sempre di più una copia fatta male della trama della prima stagione per Manuel e Simone. Accetterò queste scopiazzature solo se non sono una coincidenza e Simone arriverà a capire che cercava in Mimmo quello che ha avuto con Manuel, perché altrimenti è una presa in giro. Perché se le scopiazzature sono nate per farci dire "oh la coppia che ci piaceva nella stagione 1 faceva le stesse cose, allora ci piace anche questa coppia nuova" vi assicuro che non funziona, anzi mi renderebbero i mimmone solo più indigesti. E se chi segue la serie occasionalmente o l'ha vista solo una volta potrebbe non farci caso (anzi, mi rendo conto che tanti che shippano i mimmone la prima stagione non l'hanno vista, quindi ci sta che non capiscano tanti nostri ragionamenti), noi che siamo così affezionati ai personaggi e alla storia e in 2 anni abbiamo fatto 1000 rewatch lo notiamo eccome e se tutto non avrà un senso darà solo fastidio. Tra l'altro ulteriore motivo per cui non mi piacciono i mimmone è che Simone sta perdendo parte della sua personalità e rilevanza, pare ridotto a un cagnolino su cui Mimmo scarica i suoi problemi e che coinvolge in prima persona nei suoi giri loschi dopo avergli già fatto prendere una sospensione per l'aggressione a Ernesto (non con cattiveria e capisco che ha paura, ma comunque non è una cosa sana e anzi è pericolosissimo e non da romanticizzare), invece con Manuel era diverso perché Simone era sì un sottone, ma allo stesso tempo litigavano, facevano pace, costruivano un rapporto di fiducia e amore passo dopo passo e soprattutto erano entrambi sullo stesso piano anche narrativamente parlando. Certo, ogni tanto Simone accompagnava Manuel quando lui aveva da fare i suoi impicci, ma Manuel non ha MAI permesso che si esponesse e che venisse coinvolto direttamente (quando è successo è perché Simone ha fatto tutto da solo, senza che Manuel lo sapesse e quando quest'ultimo l'ha scoperto ha fatto di tutto per fermarlo).
Forse siamo esagerati, ma per molti di noi questa fiction è stata una luce in un periodo buio ed è normale che ci teniamo. Inoltre avere i Simuel non significa solo avere Manuel e Simone insieme, ma anche una rappresentazione della bisessualità che ora pare essere stata completamente accantonata.
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essa solidão éramos nós
Não valia a pena esperar, ninguém viria
que nos segurasse a cabeça e nos pegasse nas mãos,
estávamos sós e essa solidão éramos nós;
e era indiferente sabê-lo ou não,
ou gritar (ou acreditar), porque ninguém ouvia:
o grito era a própria indiferença.
.
Presente, apenas presente;
a memória, presente,
a esperança, presente.
.
E, no entanto, houvera um tempo
em que tínhamos sido talvez felizes,
quando não nos dizia respeito a felicidade,
e em que tínhamos estado perto
de alguma coisa maior que nós
ou do nosso exacto tamanho.
.
Como um animal devorando-se
por dentro a si mesmo,
consumira-se, porém,
o pouco que nos pertencera, os dias e as noites,
a certeza e o deslumbramento, a cerejeira e a
palavra “cerejeira” ainda em carne na jovem boca.
.
Nenhuma beleza e nenhuma verdade que nos salvasse,
nenhuma renúncia que nos prendesse
ou nos libertasse, nenhuma compaixão que
nos devolvesse o ser
ou o mesmo,
ou fosse a morada de algo inumano como um coração.
.
Nenhuns passos ecoavam no grande quarto interior,
nenhumas pálpebras se abriam,
como poderíamos não nos ter perdido?
.
Entre 10 elevado a mais infinito
e 10 elevado a menos infinito,
uma indistinta presença impalpável na indiferença azul,
sós,
sem ninguém à escuta,
nem a nossa própria voz.
Manuel António Pina
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Os homens temem as longas viagens, os ladrões da estrada, as hospedarias, e temem morrer em frios leitos e ter sepultura em terra estranha. Por isso os seus passos os levam de regresso a casa, às veredas da infância, ao velho portão em ruínas, à poeira das primeiras, das únicas lágrimas.
Quantas vezes em desolados quartos de hotel esperei em vão que me batesses à porta, voz de infância, que o teu silêncio me chamasse!
E perdi-vos para sempre entre prédios altos, sonhos de beleza, e em ruas intermináveis, e no meio das multidões dos aeroportos. Agora só quero dormir um sono sem olhos
e sem escuridão, sob um telhado por fim. À minha volta estilhaça-se o meu rosto em infinitos espelhos e desmoronam-se os meus retratos nas molduras.
Só quero um sítio onde pousar a cabeça. Anoitece em todas as cidades do mundo, acenderam-se as luzes de corredores sonâmbulos onde o meu coração, falando, vagueia. Junto à água, Manuel António Pina
In: Um sítio onde pousar a cabeça (1991)
#citou#manuel antónio pina#literatura#literatura portuguesa#poesia portuguesa#poesias#poemas#quotes#citações
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Head Canon
Ernesto torna a scuola. Simone sta parlando con alcuni compagni di classe nel corridoio davanti alla loro aula.
Simone ed Ernesto si guardano.
Ernesto comincia ad incamminarsi verso Simone che, capendo cosa sta succedendo, si stacca dal gruppo per incontrare l'altro a metà strada.
Sono entrambi in mezzo al corridoio e si guardano.
Da lontano Manuel, che sta parlando con Nina, vede tutto e comincia ad andare verso i due ragazzi.
Simone non distoglie mai lo sguardo dal ragazzo che ha di fronte e percepisce una presenza dietro di sé. Successivamente, quella presenza parla.
"Ci sta qualche problema qua?"
Silenzio. Simone si gira sorpreso. Non è Manuel, è Mimmo. Manuel si è fermato a qualche passo di distanza e sta guardando la scena da lontano.
L'altro ha fatto prima.
"No, nessun problema. Volevo... volevo scusarmi in realtà. Tutto qui." Dice Ernesto.
"Le scuse non bastano." Risponde Mimmo, palesemente arrabbiato.
"Non bastano ma sono apprezzate. Non ti perdono, ma non ti meritavi quello che ti è successo." Si intromette Simone, poggiando una mano sul braccio di Mimmo per calmarlo. Il gesto funziona e non passa inosservato agli occhi di qualcun altro in quel corridoio.
"Neanche tu te lo meritavi." Dice Ernesto prima di andare via e tornare da dove era venuto.
Simone lo guarda andare. Si gira poi verso Mimmo che gli chiede preoccupato:
"Tutto bene, Simó?"
Simone lo scruta, gira di poco lo sguardo e vede Manuel, lontano da lui e con i pugni serrati lungo i fianchi. Nina lo raggiunge e gli mette una mano sulla spalla, chiedendogli cosa fosse successo.
Lei non ha visto nulla, non si è accorta di nulla. Manuel ha visto anche troppo invece e non le risponde.
Simone si rigira verso Mimmo. Ora ha un'altra persona che lo va a salvare.
"Sì, sì. Tutto bene."
Vanno insieme verso la biblioteca sotto lo sguardo attento e truce di Manuel.
Mimmo e Manuel, per un attimo, incrociano il loro di sguardo, si studiano e si osservano. Mimmo sorride leggermente ed è lì che Manuel decide:
La prossima volta sarà lui ad aiutare Simone a tirarsi fuori dai guai. Lo faranno insieme, come avevano sempre fatto prima che arrivasse... quell'altro.
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Poesia do Quotidiano - Porto, cruzamento da Rua de Santa Catarina com a Rua Passos Manuel - 18.07.2023.
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Lo spiraglio dell’alba
respira con la tua bocca
in fondo alle vie vuote.
Luce grigia i tuoi occhi,
dolci gocce dell’alba
sulle colline scure.
Il tuo passo e il tuo fiato
come il vento dell’alba
sommergono le case.
La città abbrividisce,
odorano le pietre –
sei la vita, il risveglio.
Stella sperduta
nella luce dell’alba,
cigolío della brezza,
tepore, respiro –
è finita la notte.
Sei la luce e il mattino.
Cesare Pavese
Illustrazione di Manuele Fior per la collana Einaudi di libri su Cesare Pavese
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LH! O inverno também é caloroso
@brargweek
Apenas alguns guardas e criadas, ocasionalmente, preenchiam o corredor bem-iluminado a ponto de não parecer ser tão cedo.
E, claro, o som dos passos curtos da dama de companhia também estavam lá, indo para as escadas que levavam-na aos aposentos da princesa. Elas combinaram de se encontrar antes mesmo que as criadas chegassem no quarto.
O guarda que ficava na porta, protegendo-a durante a noite, já conhecia Luciana apenas pelo som de seus passos no piso, e estava totalmente ciente da situação e de sua tarefa: Não deixar que ninguém entrasse até que Martina acordasse.
— Bom dia, Luzita — Cumprimentou informalmente, sorrindo apesar do cansaço.
— Bom dia, Pedro — Ela respondeu,sorrindo — Soube que ele estava no muro Oeste essa noite, caso queira encontrá-lo mais cedo.
Ao ouvir, o rosto do guarda se iluminou e logo abriu caminho para que Luciana entrasse sem bater na porta.
O “ele” citado era Manuel, um soldado que guardava os muros do castelo durante a noite e dormia com Pedro durante o dia, sempre escondidos. Foi justamente por saber dessa situação que a princesa pediu para que ele ficasse responsável pelo interior do castelo.
O quarto amplo ainda estava muito escuro, mas a dona dele praticamente brilhava em sua camisola de seda clara, penteando os cabelos com um olhar sonolento.
— Bom dia, Tina… Dormiu bem?
Martina mal teve tempo de responder antes de ser beijada com ternura, retribuindo o encontro com os lábios de Luciana.
— Dormi, sim, minha querida — A princesa afagou o rosto de sua dama, sentindo a pele dela gelada — Você está com frio?
— Muito. Eu gosto do inverno, mas realmente não sei como você aguenta.
Luciana nascera em um reino quente, e nunca se acostumou direito com os invernos escuros e envoltos por vento de sua nova morada. Martina não reprimiu uma risadinha antes de se levantar.
— Bom, nós ainda temos tempo. Quer se deitar?
A frase foi como uma ordem para que Luciana começasse a se despir das roupas pesadas, vagarosamente. Martina logo largou a escova de cabelo e sentou-se na cama, admirando a pele escura aparecendo com a queda dos tecidos, tules e luvas.
Martina deitou-se e deu tapinhas no colchão, chamando a outra para se deitar ao seu lado. Luciana aceitou, colando seu corpo ao dela e apoiando a cabeça no peito coberto pela camisola
— Agora, sim… — Suspirou, acariciando a cintura da princesa — Tu me esquenta mais que fogo, sabia?
Martina aconchegou-se ainda mais ao ouvir isso, olhando para Luciana com um brilho chamuscando seus olhos.
— Eu sei, querida — Respondeu, repousando uma mão entre os cachos dela — Eu já estava com saudade de me deitar contigo, assim, no escuro….
— O inverno tem suas vantagens — Luciana refletiu — Mas eu continuo com frio.
Martina, ao ouvir, desliza a mão pelo corpo de Luciana, quase num movimento inocente, chegando até a barra da roupa íntima da dama. Apesar da surpresa, Luciana logo se aproximou ainda mais, sabendo que seu corpo logo estaria devidamente aquecido.
…………………………
— Vai nevar, não é? — A criada perguntou, mesmo sabendo a resposta.
— Muito. Eu gostaria que vocês conhecessem o meu reino, lá, o inverno nunca nos castigou assim.
A criada logo olhou para Luciana com um olhar de esperança, pensando no tal reino que dava sementes e chuvas quando as temperaturas caiam.
Ambas as criadas arrumavam o quarto enquanto ela vestia Martina, mesmo que elas precisassem passar o dia todo no castelo por conta da neve intensa lá fora. A princesa olhava de relance para Luciana, sabendo que isso significava que elas teriam mais tempo juntas.
— Aqui, minha cara Idalina, o inverno não vai parar — A criada desvia seu olhar da colega e olha para Martina — E a Vossa Alteza, portanto, deverá estudar um pouco mais hoje, mas depois poderá ir até a torre do meio para buscar aquelas tintas e ervas que encomendou.
Martina não conseguiu disfarçar a felicidade genuína ao ouvir, olhando para Luciana, que disse que gostaria de pintar há muito tempo.
Desde criança, Luciana sabia que era uma peça para sua família de puxa-sacos utilizar. Eram ricos, sim, mas não tinham um nome forte o bastante, por isso mandaram-na para a corte do reino vizinho, cuja duquesa era conhecida de uma falecida tia. O reino comandado pelo pai de Martina tinha poder, sangue forte e boas reservas de prata, sendo cobiçado desde sua fundação.
Ela só foi enviada para lá fazem dois anos, após o envenenamento que quase causou a morte da Rainha e não teve seu autor capturado, fazendo com que o Rei substituísse todos os serviçais do castelo e reduzisse seu número, tornando Luciana a única dama lá dentro, e boa parte dos serviçais contratados vieram de lugares remotos.
A princesa passou todo o outono todo em um estado similar ao luto, sempre curvada e murmurando coisas pouco audíveis, mas Luciana a entendia, apenas seguindo-a de longe e mantendo sua saúde estável da forma que conseguia. Foi só depois do início do inverno que Martina começou a reerguer-se, voltando às suas atividades e conhecendo,verdadeiramente, Luciana.
Talvez seja por isso que elas se afeiçoaram ao inverno e sua escuridão privada.
As criadas não demoraram para organizar o quarto totalmente, e logo fizeram uma curta reverência para saírem, passando pela porta que Pedro já havia deixado e fechando-a.
Luciana logo deixou Martina solta, indo arrumar o próprio cabelo em um coque. Desde que estabeleceram seu “compromisso”, a princesa começou a fazer as coisas sozinha, mas apenas quando ninguém estava olhando. A dama também passou a estar sempre mais relaxada por saber que sua relação com Martina ia muito além da de uma nobre e sua aia.
Com uma pontada no fundo de seu peito, Luciana parou ao lado de Martina, que usava o grande espelho para se maquiar, e colocou as presilhas douradas em seu cabelo. Ela amava tanto aquela mulher que chegava a doer, o brilho em seus olhos cegava-a, e seu perfume suavemente doce inebriava-a.
— Luciana, a sua presilha está torta — Martina sorriu de lado ao dizer isso para a mulher que ocupava metade do espelho, mas não prestava atenção no próprio reflexo.
— E o seu batom está borrado, Tina — Retrucou.
A princesa logo verificou o tom rosa-avermelhado em seus lábios, e repreendeu a outra com o olhar ao notar que não havia nenhuma irregularidade na maquiagem. Luciana aproveitou a distração para beijar a mulher, borrando, de verdade, o batom.
Martina logo aceitou o beijo, satisfazendo-se com os lábios carnudos da dama perigosamente próxima ao seu corpo. Luciana esqueceu o mundo, fazendo-se de surda e cega, tornando aquele momento o seu único sentido.
— Minha filha… MINHA FILHA?!
A Rainha que chegou de surpresa, com o pescoço enfiado pela porta, ficou lívida ao ver as duas fazendo o que faziam no quarto.
…………………………………..
— Eu n-não posso… POR FAVOR!
A dama, que mais lembrava uma criatura selvagem, gritava e se debatia enquanto era mandada para a parte mais baixa do castelo, onde o frio úmido não tinha alívio algum, os guardas trocavam de turno sem uma única palavra e a água era escassa.
Assim que percebeu o que estava acontecendo nos aposentos da princesa (e já acontecia há muito tempo), a Rainha logo chamou os homens para agarrarem Luciana e mandarem-na para baixo, deixando Martina sozinha com sua mãe pálida e os soluços chorosos que preenchiam o corredor.
Claro, elas sabiam o que a realeza e a nobreza pensariam de sua situação, mas não imaginavam que teriam seu segredo descoberto, ou, pior ainda, pego num flagra.
— Por favor… Me deixem subir… — Murmurava, sem fôlego ou força alguma para defender-se.
Os guardas permaneceram em silêncio até que Luciana desistisse, aceitando ir sozinha para a cela que tinha um monte de palha, três baldes e uma trouxa de tecido puído. Assim que ficou só, a dama se jogou no palheiro, chorando copiosamente contra as fibras que espetavam seu rosto.
Luciana não sabe quanto tempo passou desse jeito, chorando e encolhendo-se. Ela entrou em um estado quase entorpecido, sem estar dormindo, mas também sem estar totalmente acordada.
A porta da cela se abriu com som alto, despertando Luciana. Uma figura grande foi chutada diretamente para o chão de pedra, emitindo um gemido de dor e fazendo os carcereiros rirem. A pessoa chutada era Pedro, usando uma roupa antiga e amarrotada, já que provavelmente estava dormindo quando foi chamado.
— Luzita! — Pedro chamou, assustado — Você se machucou?! Que porra é essa?
Luciana demorou para perceber que realmente era Pedro, o guarda gentil e corpulento que a tratava como uma velha amiga.
— A Rainha… E-ela me viu… Vi-iu eu e a Tina… — Ela não conseguiu completar a frase em meio aos seus soluços desesperados.
Pedro logo compreendeu a situação, aproximando-se do palheiro de Luciana e deixando que ela segurasse seu ombro. A dama manteve-se apoiada nele até conseguir respirar fundo e se acalmar um pouco.
Luciana endireitou a coluna, olhando bem para o rosto amassado de seu amigo.
— O que fizeram com o Manuel?
— Ele escutou os homens em nossa busca e acordou. Nós dormimos num daqueles antigos chalés fora dos muros, ele se escondeu, mas eu fiquei ali fingindo estar dormindo. Sei que esse pequeno sorrateiro está bem, já que eu fui preso por “omitir informações em um atentado contra a honra da princesa”.
— Eu tenho medo do que vai acontecer com ela — Luciana murmurou — Você sabe o motivo para terem te jogado na mesma cela que eu, certo?
Pedro, com os olhos verdes subitamente sombrios, assentiu com a cabeça. Ali dentro, mofando entre as pedras, tudo que poderiam fazer era aceitar e tentar dormir e aceitar a crueldade comandada lá de cima.
.......
Vai ter continuação, só não temos data 🤙
Espero que tenham gostado <3
#latin hetalia#braarg#brarg#lh argentina#brargweek2023#lh brazil#lh México#lh chile#period piece#preconceito pq é coisa antiga#Amor secreto#princess
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Reportagem Ana Roxanne, Passos Manuel
Ana Roxanne embalou-nos num sonho acordado
Foi, no dia 6 de dezembro, que Ana Roxanne tocou no Porto, no Passos Manuel, e que nos embalou e levou para um lugar quentinho do qual não queríamos sair: foi como estar num sonho bom sem estar a dormir. Numa sala cheia mas respeitadora do silêncio que também ele criava ambiente, a artista californiana utilizou baixo, sintetizadores, loops e a sua própria voz para ecoar e criar melodias que nos faziam viajar na história cósmica por ela criada.
Foi através das canções editadas no seu primeiro trabalho de longa-duração e único – se não contarmos com o seu projeto Natural Wonder Beauty Concept partilhado com DJ Python – que Ana Roxanne percorreu pela sua música ambiente que, naturalmente, é experimental e, portanto, dotada de improvisação.
Because of a Flower, lançado em 2020, foi assim sendo apresentado num ambiente que se fez acompanhar de visuais que nos ajudavam e guiavam numa viagem que durou pouco mais de quarenta minutos mas que, de bom grado, poderia ter durado mais uma hora: tal era o aconchego que se sentia.
Uma das primeiras foi “A Study in Vastness” do já referido álbum. O drone preenchia o espaço e o delay aplicado na voz da artista arrastava-se e fazia com que a música se expandisse a cada passo. “Camille” também do mesmo álbum esteve em evidência. Facilmente reconhecível pela conversa do filme francês “Mystère Alexina” (1985), a única sonoridade que apresenta beat vai sendo escutada e entrelaça-se com as vozes ao longo da canção criando, talvez, o ambiente mais “violento” de toda a sua performance: não fosse a dita conversa soar mais a discussão. Ainda assim, também aí continuamos no mundo dos sonhos onde Ana Roxanne tanto nos quer levar.
Com “Venus” a suavidade das ondas do mar transporta-nos, de novo, para uma realidade mais relaxante na qual não nos cansamos de estar. Finalizando os temas em nome próprio, houve tempo para duas versões que já são costume nas suas performances: “Forget About”, da alemã Sibylle Baier e “The World Spins” de Julee Cruise.
Terminando da mesma forma que começou, silenciosa e tranquilamente misteriosa, Ana Roxanne despediu-se e a sensação da sala foi unânime: não queríamos que este sonho acordado tão cheio de cor e de cosmos terminasse tão rápido.
Esta não foi a primeira aparição da norte-americana em terras lusas. Em 2019 abriu o concerto de Weyes Blood no B.Leza. Já, em 2022, apresentou-se nos Jardins Efémeros em Viseu. Este ano, dia 15 de março fez-se ouvir na Galeria Zé dos Bois, na capital, onde se apresentou pela primeira vez em nome próprio. Este mês esteve de regresso, tendo começado com um concerto no LISA, em Lisboa, a 1 de dezembro. Seguiu-se o Madeiradig, na Calheta, a 4 de dezembro e terminou a sua passagem por Portugal, quarta-feira, no Porto.
Texto e fotografia: Catarina Moreira Rodrigues
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Garage ''Garagem Passos Manuel'' situé au centre-ville de Porto, Portugal. Ouvert en 1939, conçu par l'architecte Mário Ferreira de Abreu et est toujours un garage. Photo Fernando Eugenio. - source Mary Tampakopoulou.
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Note
scrivici una scena su m e m che si menano per simobale pls 🙏🙏
Eccomi qua anon ci ho messo quanto? Un mese? Non so cos'ho scritto onestamente.
Comunque il disclaimer d'obbligo è non insultate Mimmo per piacere che io ad oggi non trovo motivi giustificabili per odiarlo. Se dovete insultarlo fatelo da un'altra parte, grazie 🫶🏻
Si riscopre cattivo Manuel, lui che ha sempre fatto in modo di fermarsi a un passo dalla crudeltà a favore della reputazione di stronzo che si è guadagnato con fatica e una punta d'orgoglio - che nella vita serve, questo lo ha imparato presto.
Da qualche parte - soffocato dal rancore a dal dolore che da qualche settimana non smettono di pulsare sotto la sua pelle a ritmo del battito del suo cuore - il barlume del raziocinio illumina quel petto fattosi caverna e gli mostra sulle pareti il disegno di un dito puntato contro se stesso.
Eppure non riesce ad assumersi tutte le colpe del caso. L'unica cosa che può fare, l'unica cosa che gli dà un briciolo di sollievo al bruciore costante è ritorcere quell'indice verso il ragazzo appoggiato all'uscio della biblioteca.
Sta aspettando che Simone gli porti un caffè dalle macchinette in fondo al corridoio. Guarda verso di lui come se non ci fosse nessun altro attorno, un sorriso timido sul volto ad illuminarne gli occhi attenti, scaltri, di chi è abituato a non fidarsi mai di nessuno.
E Manuel lo sa - lo sa, perché guardare lui è come vedersi allo specchio, come vedere la sua vita passata e futura in un filmino - che sta abbassando la guardia solo ora, perché Simone ce la sta mettendo tutta per abbattere le sue difese e farlo aprire con lui e con gli altri, a renderlo più sereno, più simile ad un ragazzo della sua età e non si arrenderà finché non tirerà fuori ciò che di bello vede in lui.
Lo rende anche più vulnerabile, però.
Manuel sa esattamente dove colpire per farlo scattare.
"È l'ora d'aria pure pe' lui, regà?"
Si affida alla poca intelligenza emotiva dei compagni e al volume alto della sua voce. Non lo guarda in faccia, quasi gli dà le spalle per crogiolarsi nella finta superiorità con cui si maschera e si arma. Con la coda dell'occhio lo vede sciogliere la posa rilassata e contrarre la mascella, ma non basta. Gli serve una spinta in più.
"Magari se lo chiudono nella biblioteca se sente più a suo agio".
"Mi stai sfottendo?"
Se la sente addosso, la crudeltà. Penetra nel sangue e si mischia con l'adrenalina che sfreccia nelle sue vene, gli fanno vibrare i muscoli d'aspettativa per uno scontro che è sempre più vicino.
All'arsenale aggiunge il sorriso più beffardo che possiede e una voce così derisoria da risultare fastidiosa alle sue stesse orecchie.
"Che hai detto? N'ho capito".
Pare pronto per un attimo, i pugni chiusi e le gambe appena flesse per darsi lo slancio. Poi guarda verso il fondo del corridoio, dove Simone ancora litiga con la macchinetta e con i soldi nel portamonete.
Scarica la tensione con un sospiro, prima di dare le spalle a Manuel e tornare a poggiarsi allo stipite della porta.
"Stu piezz 'e mmerd".
Manuel non ci sta.
Serra i denti e si ascolta quasi ringhiare tanto è montata la rabbia dentro di sé e cerca nel suo stesso cervello i punti più delicati da colpire, i più dolorosi da toccare.
Tanto lui e Mimmo sono la stessa persona. È per questo che Simone se l'è scelto, no?
"Manco l'italiano sa parla'. Che c'è, mammá non te l'ha imparato?"
Come affondano le sue parole nella testa di Mimmo, così le nocche affilate del ragazzo sprofondano nello stomaco di Manuel e i frammenti della vetrinetta contro cui si ritrova sbattuto senza troppe cerimonie si conficcano nella sua schiena. Resta senza fiato per un istante, sinceramente preso alla sprovvista dalla forza che non si aspettava avessero quelle braccia esili.
Ma Mimmo è cresciuto in strada, come lui. Manuel conosce bene le regole di questo gioco.
Sorride, prima di accovacciarsi e colpirlo sulle gambe facendolo cadere a terra. Parlano la stessa lingua ora, senza barriere e stupidi principi, in cui le parole sono scandite dai versi che escono doloranti da chi viene colpito, arrabbiati da chi colpisce, e che con le botte compongono frasi comprensibili soltanto da loro due.
Me l'hai portato via.
Gli hai fatto del male.
Ti sei preso tutto ciò che era mio.
Hai avuto una vita migliore di me, voglio anch'io una possibilità.
Dante è stato tuo padre prima che diventasse il mio.
Ho bisogno di lui più di te.
Non ti meriti Simone.
Non ti meriti Simone.
È Manuel che sta avendo la peggio. Cerca di non fermare mai i calci e i pugni dati alla cieca, senza la precisione utile a non fargli male davvero come faceva con Simone, ma Mimmo è terribilmente lucido nella furia che gli attraversa lo sguardo e colpisce come non avesse fatto altro per tutta la vita.
Dura un paio di minuti, forse una giornata intera, Manuel non sa dirlo con certezza. Però è sicuro, purtroppo, che il sangue che macchia i vestiti di entrambi sia interamente suo.
"Ma che cazzo state a fa'. Oh!"
Il rumore del setto nasale spaccato da un pugno non è stato orribile quanto quello del suo cuore che si sgretola quando vede Simone correre a controllare che Mimmo stia bene, prima di voltarsi verso di lui.
È colpa sua, è colpa delle sue paure, della sua cazzo di lingua tagliente, delle sue scenate inutili e dell'innata abilità nel ferire le persone che ama se a Simone non frega più un cazzo di lui, se si è stancato di perdonarlo, se non l'ha aspettato come un cane ubbidiente attende il suo padrone, se si è accorto che poteva avere di meglio e il meglio l'ha trovato e ce l'ha accanto ora.
È colpa sua se l'ha perso, ma fa troppo male ammetterlo.
"Ma non lo vedi che m'ha fatto? Non lo vedi che razza d'animale c'hai affianco? Come cazzo fai a stare co 'n mostro del genere, Simó?!"
Gli mostra le mani piene di sangue, si stringe lo stomaco con un braccio accartocciato sul pavimento della biblioteca.
Simone allunga le braccia verso di lui per un istante. Negli occhi ha la stessa preoccupazione che gli ha sempre rivolto, avvolta in un manto d'amore così caldo che Manuel se n'era sentito soffocato.
Però ora sente freddo. E Simone sposta gli occhi sul ragazzo accanto a lui.
Mimmo esce dalla biblioteca ancora saturo d'ira ed eccitazione, seguito poco dopo da Simone - è titubante, dondola sul posto, non sa bene che fare. Manuel si chiede se le sue parole intrise di veleno abbiano fatto centro, in qualche modo. Se si farà qualche domanda, se si fiderà meno di chi gli dorme abbracciato tutte le notti.
Manuel si sente lo stesso mostro che ha accusato l'altro di essere. D'altronde, colpire Mimmo è stato come colpire uno specchio.
#scusate per il disclaimer ma vedo zero tolleranza quindi meglio essere chiarə#probabilmente non era quello che ti aspettavi anon AHAHHA mi dispiace tanto l'avevo pensata meno triste ma purtroppo è uscita così#non la metterò su wattpad perché non voglio essere linciata e non voglio che venga linciato mimmo#un professtag#upficlet
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Noi stiamo a parlare di come Manuel sia un amico di merda verso Simone, ma avete mai considerato che amico meraviglioso è per Pin senza nemmeno saperlo? gli ha dato vendetta senza nemmeno rendersene conto. Pin torna a scuola, sente tutto quanto è successo e offre una cena da Cracco a Manuel per il servizio gli ha porso. Gli hai fatto sentire a Simone cosa vuol dire ricevere danni psicologici da una persona in the closet? Ti amo bestie, bbff, ti passo latino tutto l'anno dopo questa.
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Sou como sou e isso as vezes me assusta
Podem dizer que sou espontâneo ou louco, afinal a diferença mesmo ta na interpretação. Vivemos todos vidas vazias com objetivos desconexos e focos ofuscados. Sociedade podre e cheia de vícios, talvez sejamos a espécie errada para estar no controle.
É engraçado ver como as pessoas não sabem lidar com o meu verdadeiro eu e creem q eu sou tudo aquilo que elas veem, mas afinal o que seria o meu eu verdadeiro? Infelizmente só duas pessoas no mundo tem essa resposta e eu tenho certeza q nenhuma delas vai decidir por livre e espontânea vontade abrir o livro pra que vejas o Mar de Hoces que existe dentro de minha mente.
O silêncio pra mim é sempre reconfortante, afinal poucos sabem do Derby della Madonnina que se passa na minha cabeça e nesse caso não somente as quartas e finais de semanas mas a cada segundo q passo desperto. Um turbilhão infinito de pensamentos incoerentes e irracionais que nada mais fazem do que só me deixar confuso.
Como dizia o filosofo contemporâneo, Renato Russo, quem me dera ao menos uma vez ter de volta todo ouro que entreguei a quem conseguiu me convencer que era prova de amizade se alguém levasse embora até o que eu não tinha. Eis a questão eu nunca medi esforços, sempre me dediquei a vocês de corpo e alma e no final restam 2, ou melhor 4, quem diria ne?! Acho que todo mundo e só quem foi cego o suficiente pra não ver como seria fui eu mesmo.
Hoje vivem por ai suas vidas mimadas e sem sentido, o dinheiro do combustível a gente sabe de onde vem, mas deixa vocês se enganarem com o velho papo de "to trabalhando pra caralho, quero ser rico" ou então "Quero ir morar com S*****, dá pra tirar de letra".
Eu sempre quis ser tudo e ao mesmo tempo nada, lutei pra chegar onde cheguei só pra saber que estava no lugar errado e hoje, após muita reconstrução, posso dizer que me sinto confortável até mesmo com os meus problemas. Porém, na vida, nem tudo são flores e um ditado que não representa em nada o mundo que vivemos é "a liberdade do outro começa onde a minha acaba" e até hoje talvez eu seja um dos poucos habitantes da nossa redondeta a ter isso como meta de vida.
Aos que se sentiram de certa forma representados, entendam, nós estamos sozinhos mas temos uns aos outros.
Att,
Manuel Alves
2023
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