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#Parigi delle nuove tecnologie
womenforwomenitaly · 8 months
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Il Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, Monsignor Vincenzo Paglia avverte sulla necessità di circoscrivere i confini tra l’umano e l'IA. Promuove un’antropologia digitale, con tre coordinate fondamentali: etica, educazione e diritto.
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enkeynetwork · 2 months
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cinquecolonnemagazine · 5 months
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La lotta al cancro entra nell'era delle cellule artificiali?
Un nuovo fronte si apre nella battaglia contro il cancro: le cellule artificiali. Queste cellule ingegnerizzate in laboratorio sono pronte a diventare potenti armi per colpire e curare i tumori in modo preciso e mirato. Alla guida di questa rivoluzione c'è una squadra di ricercatori del Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata (Cibio) dell'Università di Trento, guidata dal professor Martin Hanczyc. Due progetti europei per un futuro senza cancro Grazie a due finanziamenti europei ottenuti nell'ambito del programma Horizon Europe EIC Pathfinder Open, il team del professor Hanczyc potrà portare avanti due ambiziosi progetti di ricerca: - Bio-HhOST (Bio-hybrid Hierarchical organoid-synthetic tissue): questo progetto mira a costruire tessuti "ibridi" formati da cellule artificiali e cellule tumorali naturali. Le cellule artificiali, in questo caso, avranno il compito di modificare il destino delle cellule tumorali, bloccandone la crescita e inducendone la morte. - OMICSENS: l'obiettivo di questo progetto è la realizzazione del primo sensore biomolecolare nano-fotonico integrato. Un rivoluzionario strumento per la diagnosi precoce e la prognosi del cancro al polmone, in particolare del "non-small cell lung cancer", un tumore aggressivo e difficile da trattare. Il sensore, basato su un microchip, analizzerà un campione di sangue, tessuto o vescicole extracellulari del paziente, identificando la presenza di cellule tumorali con rapidità e precisione. Un team di eccellenza per sfide ambiziose I due progetti, che vedono la partecipazione di altre università e aziende europee leader nei rispettivi campi, saranno condotti da un team di ricercatori altamente qualificati: - Bio-HhOST: Silvia Holler (assegnista di ricerca post doc), Luca Tiberi (responsabile del laboratorio dei disturbi cerebrali e cancro) e Vito D'Agostino (responsabile del laboratorio di biotecnologia e nanomedicina). - OMICSENS: un team interdisciplinare con competenze in biologia, bioingegneria, microfluidica, matematica, programmazione informatica, composto da ricercatori dell'Università di Trento, dell'Università di Cardiff, dell'Università di Scienze applicate di Zurigo e dell'azienda MIC di Parigi. Verso un futuro senza cancro I due progetti rappresentano un passo avanti fondamentale nella lotta contro il cancro. Le cellule artificiali e le nuove tecnologie sviluppate aprono nuove strade per diagnosi più precoci, terapie più efficaci e con minori effetti collaterali, e un futuro finalmente libero dal cancro. Oltre alle informazioni contenute nell'articolo, è importante sottolineare che la ricerca è ancora in fase di sviluppo e che i risultati finali potrebbero non essere quelli sperati. Tuttavia, l'impegno e la dedizione dei ricercatori del professor Hanczyc offrono una speranza concreta per un futuro senza cancro. Foto di Marijana da Pixabay Read the full article
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personal-reporter · 1 year
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Nuove tecnologie e politiche per una transizione energetica sostenibile
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La crisi climatica globale richiede l'adozione di nuove tecnologie e politiche per una transizione energetica sostenibile. Le fonti di energia rinnovabile come l'eolico, l'idroelettrico e il solare sono state sviluppate rapidamente negli ultimi anni, e sono divenute una buona alternativa delle fonti energetiche tradizionali. Inoltre, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e l'implementazione di politiche sostenibili consentiranno di creare un futuro migliore per il nostro pianeta. La tecnologia solare è diventata rapidamente una delle fonti energetiche rinnovabili più popolari, grazie alla rapida diminuzione dei costi dell'energia solare. L'energia solare è vantaggiosa sia per le famiglie che per le aziende, che possono installare i pannelli solari sui propri tetti o acquistare energia solare da fornitori di energia solare. Il costo dell'energia solare è diventato molto più economico rispetto ai combustibili fossili, rendendo l'energia solare una fonte energetica sostenibile e conveniente. Anche l'energia eolica ha raggiunto prezzi molto competitivi con l'elettricità tradizionale e sta crescendo rapidamente in molte parti del mondo. Un vantaggio dell'energia eolica è il fatto che la maggior parte delle iniziative eoliche si trovano in regioni remote, dove l'energia non è facilmente accessibile, e dove le iniziative eoliche possono essere facilmente integrate nei sistemi di energia esistenti. L'energia idroelettrica è stata a lungo utilizzata come fonte di energia rinnovabile, ma solo nei paesi con abbondanti risorse idriche tra cui fiumi, cascate e mari. Tuttavia, molte iniziative tengono conto della ricostruzione di dighe e il potenziamento delle centrali idroelettriche esistenti e del loro sviluppo nei fiumi più piccoli, e piccole imprese stanno promuovendo turbine idroelettriche per uso privato lungo fiumi e corsi d'acqua. Per rendere la transizione energetica sostenibile, sono necessarie anche politiche pubbliche per incentivare le energie rinnovabili e ridurre l'uso dei combustibili fossili. Ci sono molte politiche possibili, alcune delle quali incluse nell'Accordo di Parigi, tra cui la creazione di incentivi fiscali per le fonti energetiche rinnovabili e la riduzione dei sussidi ai combustibili fossili. Inoltre, la transizione energetica sostenibile deve essere accompagnata dalla creazione di nuove infrastrutture, come le reti intelligenti, che possono ridurre gli sprechi e migliorare l'efficienza energetica. Ci sono anche modi innovativi per sposare l'energia rinnovabile con la tecnologia, come la generazione di energia solare sui tetti intelligenti, che possono essere utilizzati per generare elettricità a basso costo e destinata al consumo degli edifici residenziali. In generale, la transizione energetica sostenibile richiede una visione complessa e attenta di come le tecnologie rinnovabili possono essere utilizzate insieme a politiche pubbliche intelligenti per ridurre le emissioni di gas serra e proteggere il nostro pianeta. Ci sono molti benefici economici, ambientali e sociali che possono essere ottenuti dalla transizione energetica sostenibile, e dobbiamo impegnarci ad attuarla con decisione. Link: - Accordo di Parigi: https://unfccc.int/it/process-and-meetings/the-paris-agreement/the-paris-agreement - Reti Intelligenti: https://www.smartgridsinfo.info/reti-intelligenti/ Read the full article
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mezzopieno-news · 2 years
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LA PIÙ GRANDE LEGGE PER IL CLIMA DI SEMPRE: IL GRANDE PASSO USA
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Gli Stati Uniti, la principale economia mondiale e tra i più grandi produttori di emissioni inquinanti al mondo, hanno approvato la prima e più grande legge climatica federale di sempre.
Dopo la non-ratifica del protocollo Kyoto e l’uscita dagli accordi di Parigi, voluta dal presidente Trump, l’amministrazione Biden ha stabilito una svolta, prima scegliendo di rientrare nel grande patto sottoscritto da oltre 200 Paesi del mondo per la lotta al cambiamento climatico ed approvando il 16 agosto 2022 l’Inflation Reduction Act, la legge che contiene fondi per 369 miliardi di dollari e provvedimenti per la lotta alle emissioni e per la sicurezza energetica. Si tratta del primo impegno concreto su scala nazionale verso la decarbonizzazione del Paese, finora rimasto indietro rispetto al resto del mondo e dell’atto legislativo più grande mai affrontato in materia di cambiamento climatico.
Il programma definito dai media “imponente” stabilisce crediti d’imposta sugli investimenti e sulla produzione, prestiti e programmi di sostegno ai settori energetici rinnovabili, per i veicoli elettrici e gli elettrodomestici a basso consumo ed ecologici e pone massicci incentivi per lo sviluppo e la diffusione delle nuove tecnologie come l’idrogeno e la cattura, stoccaggio e riutilizzo della CO2.
Le nuove disposizioni stimano una riduzione delle emissioni ad effetto serra di 1 gigatonnellata entro il 2030, l’installazione di 950 milioni di pannelli solari, 120.000 turbine eoliche e 2.300 impianti di batterie su scala di rete. L’atto rappresenta per gli Stati Uniti l’impegno per ridurre le emissioni del 50% rispetto ai livelli del 2005, entro la fine del decennio.
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Fonte: 117° Congresso degli Stati Uniti; CNBC
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tarditardi · 3 years
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Gigi Les Autres fino al 26/9 partecipa alla 37° edizione di  "The Look of the Year Fashion Award"
Gigi Les Autres (nella foto), hair stylist di livello internazionale, parteciperà alla finale mondiale di "The Look of the Year Fashion Award", in programma tra Sanremo e la Riviera dei Fiori fino a domenica 26 settembre.
Dopo un anno di stop dovuto al Covid, la manifestazione che ha lanciato top model come Cindy Crawford, Giselle Bunchen e Linda Evangelista metterà in passerella 45 modelle e 15 modelli provenienti da tutto il mondo. Nel tempo The Look of the Year da semplice concorso di bellezza è diventato un vero master per ragazze e ragazzi che sognano una carriera da professionisti.
"In un contesto come questo spero di poter dare qualche suggerimento a modelli e modelle, visto che vivo nel fashion system da decenni", spiega Gigi Les Autres, premiato per ben due volte ai Global Salon Business Awards, gli Oscar mondiali della coiffure (nel 2006 a Barcellona e nel 2008 ad Hollywood).
Questa volta però Gigi Les Autres non starà nel backstage a realizzare acconciature da sogno. Visto che da tempo è anche conduttore e collabora con diverse radio e tv tra cui la sua Fashion Food Wine Channel, per l'evento curerà un cooking show pieno di stile. Il programma verrà girato venerdì 24 settembre, dalle 17 alle 22 circa. "La location sarà un bel ristorante panoramico sul mare, perfetta per far rilassare ragazze e ragazzi e farli divertire mentre cucinano, mangiano o bevono qualcosa tra una prova e l'altra in passerella", spiega Gigi. "Fashion Food Wine Channel, che fa parte del gruppo CG Television, è il contenitore giusto per il loro talento e, perché no, la loro bellezza". Il programma andrà in onda anche sulle tv partner di The Look of the Year in tutto il mondo su Fashion Channel, Korea TV, Fashion TV Turchia, Fashion TV Latino America e GoTV.
Non è tutto. Gigi Les Autres salirà sul palco durante la serata finale di domenica 26 settembre 2021 per premiare un modello e una modella tra i partecipanti a "The Look of the Year Fashion Award". "Sceglierò un ragazzo e una ragazza che sappiano divertirsi e divertire quando sono davanti alla telecamere. Saranno anche loro, nei prossimi mesi, a rappresentare nei prossimi mesi il lifestyle decisamente italiano che hanno i programmi di Fashion Food Wine Channel", conclude Gigi Les Autres.
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Chi è Gigi Les Autres
https://fashionfoodwine.co (sito ufficiale Gigi Les Autres) https://www.instagram.com/gigilesautres/ (Instagram Gigi Les Autres)
Hair stylist di livello internazionale premiato per ben due volte ai Global Salon Business Awards, gli Oscar mondiali della coiffure (nel 2006 a Barcellona e nel 2008 ad Hollywood), Gigi Les Autres oggi sale anche sul palco da protagonista. Come conduttore, dà vita ad importanti programmi radiofonici e televisivi e nel 2021 ha fondato con Massimo Bianco la Fashion Food Wine. Successivamente Fashion Food Wine Channel un canale televisivo presto in onda e online con il gruppo NCG Television. "Credo da sempre nel talento altrui. Fashion Food Wine nasce appunto per dare opportunità concrete e visibilità a chi se le merita", spiega Gigi Les Autres. "Vengo da un piccolo paese come Boglietto di Costigliole d'Asti, ma oggi lavoro tra Hollywood e Miami. So per esperienza che a volte i sogni diventano realtà".
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COS'E' THE LOOK OF THE YEAR
Sanremo, 22 settembre 2021. In queste ore nella riviera dei Fiori stanno arrivando i modelli provenienti da tutto il mondo per il prossimo 26 Settembre l'evento mondiale della 37° edizione di "THE LOOK OF THE YEAR, nato nel 1983 negli Stati Uniti.
Cindy Crawford, Vanessa Incontrada, Nina Moric, Ines Sastre, Natasha Stefanenko, Gisele Bundchen, Linda Evangelista,Stephanie Seymour hanno iniziato la propria carriera da THE LOOK OF THE YEAR, (per citare le Top Model degli anni 90), per passare alle più recenti vincitrici, di casa alle sfilate delle principali Fashion Week internazionali quali Milano e Parigi New York e sulle pagine dei più importanti riviste e aziende di moda.
Evento mondiale legato al mondo del modelling e osservatorio di ricerca privilegiato sulle future top model, in grado di coinvolgere ogni anno oltre 50 Paesi del mondo. Rappresenta oggi la competizione mondiale che decreta di anno in anno gli standard di stile, bellezza e personalità delle future top model mondiali. THE LOOK OF THE YEAR filo diretto tra chi crea la moda, chi la promuove e chi la indossa per mestiere. I casting dei finalisti di THE LOOK OF THE YEAR iniziano con la candidatura, in tutto il mondo, di circa 350.000 ragazzi a partire da 14 anni e culmina nella scelta di 50 candidati che partecipano alla finale mondiale.
Ad ogni edizione THE LOOK OF THE YEAR divide contratti di lavoro avvalendosi delle model management: ELITE New York – Los Angeles – Miami – Toronto, JOY Model Management, presente a San Paolo del Brasile e a Parigi, la REAL WOMAN con sede in Serbia, la RN MODELS operante tra Milano e Dakar, e la LOOK presente in tutto il Latino America. Circa l'80% dei modelli di THE LOOK OF THE YEAR diventano modelli professionisti entro due anni dalla conclusione dell'evento mondiale. Coinvolge modelle, agenzie, operatori del settore, tv, radio, giornalisti, case di moda, aziende del settore (make up, prodotti di bellezza, abbigliamento, moda, buyer etc), nonché personaggi del mondo della moda.
THE LOOK OF THE YEAR FASHION AWARD verrà conferito ogni anno agli stilisti più creativi, alle riviste ed ai migliori professionisti del settore. Lo stile di THE LOOK OF THE YEAR è in linea con la sua location, meta abituale del Jet-Set internazionale. L'edizione 2021, (riparte dopo un anno di stop dovuto al Covid ) con la bellezza delle coste e il panorama della Riviera dei Fiori saranno la scenografia naturale dell'Evento Televisivo che si svolgerà nel Porto di Marina degli Aregai a Santo Stefano al Mare (IM) saranno ospiti dell HOTEL AREGAI MARINA con il Patrocinio della Regione Liguria.
Il 26 settembre, nel calendario:la presentazione in anteprima dello Show Koreano con uno scambio di doni tra la delegazione Koreana e la Regione Liguria con a seguito importanti manager e buyer asiatici, presenteranno le loro collezioni i brand CARLO PIGNATELLI, ROCCOBAROCCO, BIG PARK, GIOVANNA CAMPISI, PARIS ART, LUCIANO BARACHINI, l'Hair a cura di WELLA Professional, la regia moda affidata a STUDIO2FASHION, il make up Italiano BEST COLOR con il gruppo MAKE UP COMPANY by MAURO DI DOMENICO, ospite la DJ MARI KA, i vincitori 2019 la Cubana JENNY SANCHEZ ed il Turco ONUR ALP CAM. Nei giorni che precedono l'evento finale saranno realizzazi shooting video e fotografici, con la regia del gruppo MASKENADA in location accuratamente scelte tra cui il CASINO' DI SANREMO, ospiti del programma televisivo FASHION FOOD WINE a cura di GIGI LES AUTRES. Saranno ospiti all'HOTEL VILLA SYLVA Sanremo, in una nuova e moderna SPA. Lo studio di architettura ALCHEMIST presenterà un nuovo progetto unico e innovativo, seguito dall'azienda Green Italy. I MEDIA introduzione e diffusione di nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
L'evento, sarà ripreso e trasmesso su FASHION CHANNEL, KOREA TV, FASHION TV Turchia, FASHIONTV America Latina, GOTV, RADIO SANREMO, il magazine SANREMO.IT Un ruolo importante sarà quello dei Social ufficiali di THE LOOK OF THE YEAR link su www.thelookoftheyear.tv  Realizzato e prodotto da EVENTSWORLD di Ivana Triolo e Nuccio Cicirò con la collaborazione di SHOWCASE ITALIA di Gerardo Di Maio.
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carmenvicinanza · 3 years
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Odile Decq
https://www.unadonnalgiorno.it/odile-decq/
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Odile Decq è un’architetta e urbanista francese.
Il look con cui passerà alla storia è inconfondibile, gotic dark nell’abbigliamento, capelli, accessori e make up. Una donna che di certo non passa inosservata. Sembra una musicista e invece è una delle più importanti star dell’architettura e un’innovativa formatrice universitaria, in grado di catalizzare attenzione ben oltre i confini della sua materia.
Ha realizzato una serie di edifici di qualità che spaziano dai musei alle gallerie d’arte ai complessi di social housing fino alle infrastrutture.
Nata a Laval, il 18 luglio 1955, ha studiato architettura all’Università di Rennes e completato gli studi all’Università di Paris VI nel 1978. L’anno successivo si è specializzata in urbanistica all’Istituto di Studi Politici di Parigi.
Nel 1980 si è associata con l’architetto Benoît Cornette con cui ha creato lo studio ODBC. Per il look e lo stile, erano stati definiti la prima coppia rock and roll dell’architettura.
Le prime realizzazioni dello studio sono stati edifici pubblici come agenzie bancarie, asili o interi quartieri residenziali riscuotendo ben presto un notevole successo.
Ben presto la loro attività ebbe una ribalta internazionale grazie a una serie di progetti tra i quali la sede della Apple Computer France a Nantes nel 1990 e, soprattutto, la sede della Banque Populaire de l’Ouest a Rennes, con Peter Rice. Una struttura di vetro e metallo il cui fronte principale è costituito da una doppia facciata di vetro sospesa con una struttura staccata dalla superficie esterna.
Per questa progettazione il loro studio ottenne un vasto riconoscimento e decine di premi nazionali e internazionali, fra i quali il 9th International Prize for Architecture a Londra e il Prix Architecture et Travail a Rennes.
Nel 1991 Odile Decq ha insegnato alla Scuola di Architettura di Grenoble e dal 1992 alla Scuola Speciale di Architettura.
Sulla eco dei primi successi internazionali, i due architetti avevano affrontato grandi opere con uno stile fortemente dinamico e high-tech come il Centro Operativo Autostradale di Nanterre nel 1996; il porto di Osaka e l’espansione della Galleria Nazionale d’Irlanda a Dublino, nel 1997.
I loro importanti interventi pubblici fecero guadagnare allo studio il premio Benedictus a Washington nel 1994 e il Leone d’Oro alla Biennale d’Architettura di Venezia nel 1996.
La loro partnership si è interrotta bruscamente con la morte di Cornette nel 1998, a causa di un incidente d’auto.
È considerata una delle più importanti progettiste a livello mondiale.
Nel 2001, ha vinto il concorso internazionale indetto dal comune di Roma per costruire l’espansione del MACRO, il Museo d’Arte Contemporanea di Roma, inaugurato nel 2010.
Odile Decq fa parte dell’Accademia di Architettura Francese dal 1997, è Commendatrice dell’Ordine delle Arti e delle Lettere dal 2001 e Cavaliera della Legion d’Onore dal 2003. Nell’agosto del 2007 è stata nominata direttrice della Scuola Speciale di Architettura.
Nel 2016 ha vinto il Jane Drew Prize, per l’innovazione, inclusione e rispetto delle diversità in architettura.
Dal 2014 si è ha buttata in una nuova avventura con Matteo Cainer, una scuola di architettura di cui ha progettato anche la sede, il Confluence Institute for Innovation and Creative Strategies in Architecture a Lione, il cui programma �� costruito attorno all’intersezione di cinque campi tematici: neuroscienze, nuove tecnologie, azione sociale, arte visiva e fisica. Ha lanciato una sfida alle rigide convenzioni del sistema educativo pubblico, collocando chi studia al centro di una rete di persone, informazioni e tecnologie. L’ambizione è quella di fondare una nuova pedagogia, una forma di educazione più trasversale che guarda al mondo che sarà, piuttosto che al mondo che è stato.
L’architettura è un processo che va dall’idea al progetto e arriva alla produzione. L’architetto deve quindi confrontarsi con una serie amplissima di figure, strumenti e approcci, e soprattutto lavorare perché questa diversità di elementi nutra il progetto. Penso che il percorso educativo in architettura offra agli studenti l’opportunità unica di navigare in questa molteplicità e di scoprire innanzitutto se stessi, il luogo e il modo in cui vogliono agire nel mondo.
È una questione di cultura, di disciplina, un modo di pensare al mondo e riorganizzare le situazioni che affrontiamo per aiutare le persone a vivere meglio. Si tende a pensare che l’architettura sia fare progetti, ma il vero progetto è la vita stessa.
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enkeynetwork · 3 months
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BNP Paribas Cardif: l’innovazione al servizio della protezione
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C’è una sola leva capace di alimentare il progresso e migliorare la qualità della vita delle persone: l’innovazione. In ambito assicurativo, innovazione vuol dire non solo trovare nuove modalità per proteggere ciò che ci è più caro ma anche essere in grado di soddisfare una nuova domanda, che in un mondo dominato dalla trasformazione digitale non può essere ignorata, di soluzioni di semplice comprensione e utilizzo, più accessibili e alla portata di tutti, più inclusive e sottoscrivibili da più target di clienti. E l’Italia negli ultimi anni si è distinta per una forte crescita di start-up, pmi innovative e giovani innovatori: lo dicono i dati elaborati da BNP Paribas Cardif, tra le prime dieci compagnie assicurative in Italia, in occasione dell’ottava edizione di Open-F@b Call4Ideas 2021, promossa in collaborazione con InsuranceUp.it – Gruppo Digital 360 –, dedicata al tema “L’Assicurazione + Accessibile”. Fino al 26 settembre, start-up, scale-up, giovani studenti e imprese innovative con sede in Italia avranno la possibilità di iscriversi al contest e proporre le proprie idee. Dopo una prima selezione online da parte di un Comitato costituito da executive del Gruppo BNP Paribas e diBNP Paribas Cardif in Italia, da professionisti universitari nell’ambito delle tecnologie digitali e da esperti, le start-up selezionate presenteranno le loro proposte in una digital battle che si terrà a ottobre 2021. Le dieci start-up finaliste saranno poi protagoniste dell’evento conclusivo di novembre. I vincitori verranno affiancati dal team R&D di BNP Paribas Cardif nello sviluppo e nella concretizzazione del loro progetto, tenendo in considerazione le esigenze del mercato e della Compagnia. Ma quante sono le start-up innovative presenti in Campania?  L’analisi di BNP Paribas Cardif realizzata in occasione del contest Open-F@b Call4Ideas 2021, mostra come ad agosto 2021 le start-up campane abbiano raggiunto la quota di ben 1.236 unità (a livello nazionale sono 13.962), in aumento del +17,4% da inizio anno. Un valore che posiziona la regione al 3° posto in Italia per numerosità. L’80,7% di queste giovani aziende fornisce servizi alle imprese, mentre il 13% opera nel manifatturiero. Le start-up della regione a prevalenza femminile – ovvero in cui le quote e le cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne – rappresentano il 13,5% sul totale regionale, mentre quelle a prevalenza giovanile (under 35) sono il 16,9%. E a livello provinciale? Al primo posto si posiziona Napoli, con 619 start-up (il 50,1% del totale regionale). Seguono, Salerno con 270, Caserta con 189, Avellino con 97, Benevento con 61. Le proposte di partecipazione dovranno essere inviate entro il 26 settembre 2021 tramite il form di registrazione al link: https://www.call4ideas.insuranceup.it/ Il video di presentazione è disponibile sul canale youtube di BNP Paribas Cardif al link: https://youtu.be/k2idd7AJPdY Open-F@b Call4Ideas – Il Progetto          Open-F@b Call4Ideas è un progetto di Open Innovation lanciato per la prima volta nel 2014 da BNP Paribas Cardif in collaborazione con InsuranceUp.it, primo sito di informazione italiano dedicato all’innovazione, alle start-up e alle nuove tecnologie nel settore assicurativo, parte di NetworkDigital360 (Gruppo Digital360). Dopo aver trattato nelle scorse edizioni temi come la Customer Acquisition, l’Internet of Things e i Big Data, la Customer Experience e la Preventive Insurance, l’Innovazione a impatto sociale positivo, la Human Data Science e il Next Normal, il 2021 sarà dedicato alla ricerca delle soluzioni più innovative per rendere “L’Assicurazione + Accessibile”. Nelle sette edizioni passate Open-F@b Call4Ideas ha ottenuto un grande successo:sono state proposte circa 500 candidature - molte provenienti dall’estero – selezionate circa 80 idee innovative, che hanno portato a diverse collaborazioni e alla realizzazione di almeno un progetto l’anno, e investiti circa un milione di euro in totale. Un risultato che rispecchia l’impegno di BNP Paribas Cardif nel ricercare un’innovazione che metta al centro la persona e che restituisca valore reale all’intera comunità, dai clienti ai dipendenti fino agli altri stakeholder. Un’innovazione fondata sull’inclusione, sulla condivisione, sulla concretezza e sulla contaminazione dei saperi, in grado di rivoluzionare anche il modo di fare assicurazione. I progetti finalisti dell’edizione 2021 saranno introdotti a C. Entrepreneurs Fund, il fondo venture capital diBNP Paribas Cardif con Cathay Innovation, che ha l’obiettivo di accelerare l’innovazione della Compagnia attraverso investimenti in start-up early stage, e inclusi nella piattaforma SCOOP impiegata nell’ecosistema di Open Innovation di BNP Paribas per condividere, gestire e promuovere la cooperazione con le start-up. Tra le novità di quest’anno anche la possibilità per due membri di ogni team vincente di presentare il progetto e confrontarsi con altre start up ospitate a BivwAk! l’incubatore interno del Gruppo BNP Paribas con sede a Parigi. Quest’anno, inoltre, grazie alla partnership con PNICube – associazione con 50 associate tra Università e incubatori accademici che riunisce gli incubatori e le business plan competition accademiche italiane, nata con l'obiettivo di​ stimolare la nascita e accompagnare al mercato nuove imprese ad alto contenuto di conoscenza di provenienza universitaria - la call sarà estesa anche ai più giovani in maniera più capillare sul territorio. PNICube parteciperà alla selezione di alcune startup protagoniste della digital battle e sarà presente con un membro nella giuria della finale. Read the full article
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camminidiliberta · 4 years
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Illich Ivan, Nella Vigna del Testo. Per una etologia della lettura
Nella vigna del testo è un saggio che offre uno sguardo approfondito sulle tecniche di lettura del tardomedioevo, mettendole a confronto con il modo di leggere successivo. Getta luce sull'istruzione, sulla formazione e sull'educazione dei monaci del XII secolo. Infine consegna degli spunti di riflessione sugli attuali cambiamenti portati dalle nuove tecnologie informatiche al mondo della lettura e della scrittura.
Il libro di Illich è una fenomenologia storica della lettura svolta attraverso il commento ad un testo del XII secolo, il Didascalicon di Ugo di San Vittore. Illich esamina la transizione dalla lettura monastica a quella scolastica: la trasformazione della pagina scritta da partitura per pii borbottanti a testo ad uso di pensatori logici. L'autore individua il XII secolo come l'inizio dell'epoca del libro, mentre considera il tempo presente come la sua fine a causa delle nuove tecnologie che stanno soppiantando la carta stampata nella trasmissione di sapere. Fin dalla prima pagina Illich dimostra una grandissima erudizione, testimoniata dall'imponente sistema di note. Per prima cosa sottolinea come il titolo, inteso come quell'etichetta con cui si chiamano i libri, non esisteva nel medioevo: gli scritti prendevano il nome dalle loro parole iniziali. L'incipit del Didascalicon è “Di tutte le cose da ricercare la prima è la sapienza, in cui consiste la forma del bene perfetto”. Si tratta di una frase che colloca il libro di Ugo di San Vittore entro la tradizione didascalica, che affonda le proprie radici nella paideia e che accoglie l'eredità di Varrone e Quintiliano. Secondo tale tradizione compito del pedagogo è aiutare gli allievi a cogliere il bene, il quale a sua volta condurrà alla sapienza. Il termine sapienza va qui inteso secondo il contesto dei monasteri agostiniani, ossia come la seconda persona della Trinità, Cristo. Nel pensiero di Ugo è necessario che l'umanità decaduta si ricongiunga con la sapienza. Interessante come Ugo richiami Socrate affermando “la sapienza illumina l'uomo perché egli possa conoscere se stesso”. Il concetto di “se stesso” in senso di io moderno, fa notare Illich, era un concetto emergente in quell'epoca. I secoli XI e XII furono un periodo di rinnovamento sociale grazie all'aumento della popolazione cittadina, al fiorire delle università, alle crociate e alla ripresa del commercio. L'identità era meno rigidamente determinata dall'ordine feudale caratterizzante l'alto medioevo. Quindi Ugo sta proponendo qualcosa di nuovo: un modo di formare se stessi attraverso la lettura e l'esercizio di quelle virtù senza cui non si raggiunge la sapienza ma solo l'accumulo di conoscenze. Il lettore deve procedere con ordine, la sapienza viene raggiunta ordinando le letture e le conoscenze in funzione della salvezza. Tutte le cose, per Ugo, acquistano il loro significato dal posto che occupano nella storia dalla creazione alla salvezza. Dunque le sette arti liberali hanno valore perché sono propedeutiche alla comprensione della Sacra Scrittura. Il senso mistico si può cogliere solo dopo aver ben stabilito il senso letterale, motivo per cui Ugo raccomanda ai giovani di imparare a memoria prima le arti liberali e poi la Sacra Scrittura. Solo una volta completati questi passaggi è possibile l'interpretazione allegorica e tropologica che conduce alla sapienza. Al fine di interiorizzare le proprie letture Ugo riprende la tecnica di memorizzazione dai retori greci e romani: la costruzione del palazzo della memoria. Tuttavia ne modifica l'impostazione, ribattezzando il metodo “Arca di Noè”. Lo scopo è creare un arca interiore in cui accogliere e ordinare le conoscenze utili alla salvezza. La proposta è molto originale in quanto, fin dai tempi dei Padri della Chiesa, la memoria era per i cristiani innanzitutto un rito liturgico, la lettura era una commemorazione rituale. Ugo invece, consegnando la mnemotecnica a dei monaci abituati a borbottare le Scritture, propugna la lettura come cambiamento interiore. Illich sottolinea l'importanza del passaggio e fa notare che Ugo scrive nello stesso periodo in cui vengono adottati le spaziature tra le parole e l'indice. Si tratta di una rivoluzione nella lettura, secondo Illich importante quanto il passaggio da una cultura orale ad una scritta. La lettura che Ugo insegna è un'attività monastica. Prima si memorizza la Scrittura, dopo si interpretano le allegorie attraverso l'analogia, infine si giunge all'anagogia, l'immedesimazione. Il momento analogico è cogitatio, l'immedesimazione è meditatio. La meditazione del monaco medievale è un'intensa lettura, che viene fatta o in gruppo a voce alta da un lettore, oppure da soli mormorando le parole e ascoltando la propria voce. In ogni caso il modo di leggere è diversissimo da quello del lettore moderno, che vede le parole piuttosto che ascoltarsi mentre le legge. Una metafora molto usata per descrivere i monaci era “ruminanti”, infatti in ogni momento della giornata mormoravano i versi mandati a memoria. Questo modo di leggere deriva dal mondo ebraico dell'Antico Testamento, in cui il libro è paragonato al cibo. Illich afferma che ancora oggi nelle scuole ebraiche e in quelle coraniche gli allievi declamano cantilenando i versetti, mentre leggono muovono il corpo dondolando il tronco avanti e indietro. Si assiste ad un collegamento tra parola e gesto. Il tipo di lettura meditativa porta alla quiete dell'anima. Ugo sconsiglia altri tipi di lettura che non siano rivolti al raggiungimento della sapienza. Nel contesto monastico la differenza tra preghiera e lettura veniva a cadere. Sette volte al giorno la comunità monastica si riuniva per la preghiera, quindi le Scritture venivano recitate secondo le regole del canto fermo. La recitazione differisce dal parlato sia negli accenti sia nelle intonazioni; ogni libro aveva il proprio tono, tanto che era possibile capire dalla sola cadenza se si stesse leggendo l'Antico Testamento piuttosto che le Epistole. All'orecchio moderno la lettura dei monaci sarebbe sembrata uno strano tipo di canto. Altro elemento caratteristico è che la lingua scritta fosse il latino, quindi non la lingua parlata quotidianamente: accadeva spesso ai monaci meno colti di non capire cosa stessero intonando, invece per i maggiormente preparati lettura voleva dire traduzione. Analogo discorso vale per i simboli dell'alfabeto, indecifrabili al di fuori della tradizione cui appartenevano. Illich mette in risalto come per Ugo la lettura fosse un'attività non tecnica ma morale. Essa era al sevizio della realizzazione personale, pertanto veniva considerata un dovere per tutti, sia laici sia regolari. Nessuno prima di Ugo aveva formulato in questi termini la dottrina di un dovere universale di apprendere. Egli si rivolge non ai monaci ma alla popolazione in generale, agli abitanti di una città medievale in espansione, nella quale il dovere del canonico regolare è di insegnare. Qui si trova un punto di innovazione nel pensiero monastico. Ugo si trova sullo spartiacque tra la lettura monastica e la lettura scolastica, con lui inizia quel processo che porterà nel giro di un secolo ad un radicale cambiamento nell'occupazione professionale degli eruditi. Si tenga presente che San Vittore era un monastero Agostiniano insediato in un sobborgo di Parigi, non un centro di campagna la cui vita era scandita dal lavoro nei campi. Quando la città si espanse trovò nei chierici le uniche persone alfabetizzate, e quindi in grado di organizzare le leggi, l'amministrazione e via dicendo. In seguito a tali cambiamenti cambiò il modo di leggere e di scrivere. Si cominciò ad inserire degli spazi tra le parole, in modo che fosse facile copiare un testo; precedentemente si copiavano serie ininterrotte di lettere e veniva utile leggerle ad alta voce per poi trascriverle sfruttando la memoria uditiva. Con il diffondersi della nuova tecnica gli scriptoria divennero silenziosi. Analogamente si iniziò ad adottare la scrittura corsiva, meno elegante ma più rapida. Cambiò anche il supporto, dalla pergamena si passò alla pratica ed economica carta. In breve, un secolo dopo di Ugo, Tommaso arrivava a lezione con degli appunti annotati alla svelta e in silenzio su fogli di carta: la lettura era giunta nell'epoca scolastica. Durante il XII secolo furono adottate delle tecniche estremamente innovative: oltre alla carta, che permise il passaggio dal codice “opera d'arte” al libro portatile, importanti furono la disposizione per ordine alfabetico delle parole-chiave e l'indice per argomenti. Queste nuove tecniche divennero la base di un ruolo sociale del tutto differente per le persone alfabetizzate. Le generazioni precedenti a quella di Ugo consideravano il libro una registrazione della parola o del dettato dell'autore. Dopo Ugo, esso diviene sempre più un repertorio del pensiero dell'autore. Mentre Ugo ascoltava il libro, dopo di lui i segni divennero simboli visivi di concetti. Il libro non fu più considerato come una “vigna”, ma come un “magazzino”. Non era più necessario cominciare a leggere dall'inizio, in quanto il flusso dell'esposizione era stato ritagliato in paragrafi. Nasce un nuovo tipo di lettore, che in qualche anno di studio vuole acquistare la conoscenza di molti più autori di quanti un monaco dedito alla meditazione avrebbe mai potuto studiarne. Quei nuovi strumenti di consultazione rimasero immutati fino all'epoca del computer. Gli strumenti maggiormente rivoluzionari furono i dispositivi di ricerca basati sull'alfabetizzazione, gli elenchi in ordine alfabetico, tanto ovvi ai nostri occhi, furono introdotti in quel periodo. All'epoca della giovinezza di Ugo i libri erano venerabili scritture di Profeti o Padri della Chiesa, oppure commenti di esse. Venivano scritti attraverso glosse interpolate nel testo che accrescevano l'opera di un autore antico. Pietro Lombardo, dieci anni dopo la morte di Ugo, introduce una primitiva forma di virgolette per indicare le citazioni, e in margine di pagina dà i riferimenti della fonte da cui sono tratte. Egli compila le sue Sententiae in modo che chi cerca non debba cercare in molti volumi, ma possa trovare facilmente quel che gli interessa. Il contrario delle raccomandazioni di Ugo ad essere pazienti e memorizzare ogni cosa. Ai primi del XIII secolo sono aggiunte delle parole all'inizio di ogni capitolo volte a riassumerne il contenuto, nasce così il titolo. In questo contesto sorge il concetto di autore, ossia chi scrive cose da se stesso riportando il materiale altrui a conferma. Concetto ben distinto dal compilatore e dal commentatore. In breve l'autore non si limita a commentare un testo antico, ma attinge da un sapere precedente disponendone secondo i propri schemi. A conclusione del suo saggio Illich propone la nozione di “testo libresco”, con cui indica ogni testo che, pur essendosi affrancato dal libro, è comunque sempre divulgato in forma di libro. Questo “testo libresco” fu l'oggetto che iniziò ad essere stampato nella seconda metà del quattrocento, esso fu il principale mezzo di diffusione della conoscenza nella cultura occidentale. Illich lascia i lettori con la consapevolezza di un progresso che inizia con l'invenzione della scrittura, poi dell'alfabeto, che prosegue con l'introduzione dei simboli vocalici, avvenuta nel IIX secolo A.C. in Grecia, e che passa per il tardo medioevo con l'invenzione del testo come oggetto svincolato dal libro e con l'invenzione della stampa, per giungere alla fine del XX secolo con l'introduzione del testo elettronico, l’ipertesto, fino al multimediale.
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La priorità: strumento poco conosciuto nella tutela dei marchi
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Molti utenti rivelano, spesso e volentieri, la loro preoccupazione nel momento in cui s’approcciano per la prima volta alla registrazione marchio. Infatti, temono che i possibili contraffattori possano copiare i propri segni distintivi nei Paesi estero, prima che loro riescano ad ottenerne una tutela giuridica.
Innanzitutto e’ doveroso segnalare che la contraffazione e’ un fenomeno complesso ed articolato, non e’ possibile ridurlo ad una fattispecie comune. Ciò non toglie che esistono strumenti di prevenzione, validi ed efficaci, che tutti gli utenti dovrebbero fin da subito conoscere nel momento in cui decidono di registrare marchio, vediamo quali:
Il primo strumento da conoscere e’ l’istituto giuridico della priorità, vale a dire un periodo di grazia di 6 mesi dal deposito della prima domanda di marchio, nel quale poter decidere d’estendere il proprio segno distintivo in tutti i singoli Paesi aderenti alla Convenzione di Parigi. Ovviamente, ci rendiamo perfettamente conto che l’imprenditore che procede con la registrazione di un marchio potrebbe non aver chiaro, fin da subito, il prevedibile sviluppo del proprio business all’estero, quindi, il semestre di grazie potrebbe non risultare decisivo per molti imprenditori.
Alla luce di ciò, e’ opportuno segnalare che la contraffazione “segue” quei brand che manifestano delle potenzialità di prevedibile e ragionevole sviluppo negli stati esteri, per la serie non tutti i brand sono/saranno appetibili per i contraffattori. Infatti, registrare un marchio comporta, sempre e comunque, dei costi da dover sostenere, ecco perche’ molti marchi “non vengono tenuti in considerazione” dai contraffattori. Anche la contraffazione si muove sulla base di logiche ben precise, per la serie non si copia per il solo gusto di copiare, ma dietro dovrà esserci sempre un programma ben preciso di vantaggi certi e considerevoli.
A livello pratico, il quanto costa registrare un marchio e’ un fattore discriminante anche per gli stessi contraffattori, per la serie non s’investirà mai e poi mai nel copiare un marchio all’estero, senza l’assoluta certezza che il suddetto investimento potrà portare a degli indubbi vantaggi economici nel medio o lungo termine. Di conseguenza, prima che il proprio marchio divenga oggetto d’attenzione da parte dei contraffattori certamente trascorrerà un certo lasso di tempo.
Tutto ciò considerato, l’utente che decida di procedere con il proprio marchio registrato, non dovrebbe farsi prendere dall’ingiustificato timore di “non riuscire ad arrivare in tempo” a tutelare il proprio brand in tutti quei Paesi esteri che, in prospettiva, potrebbero rivelarsi essenziali per il proprio core-business. Infatti, procedere con un’oculata strategia di tutela step by step, concordata con il proprio consulente di fiducia, riveste sempre il miglior approccio possibile alla materia. Al tempo stesso, attivare degli appositi servizi di sorveglianza e di vigilanza in quei Paesi che rivestono una certa strategicità per il proprio business, può rivelarsi un’oculata presa di posizione, per tenere sotto controllo cosa succede in quei specifici Paesi.
Come si può ben notare, la materia della Proprietà Intellettuale  sempre in continuo movimento, per la serie nuovi strumenti di tutela nascono e si rendono disponibili nel corso degli anni, specialmente con l’evoluzione del digitale e delle nuove tecnologie: Di conseguenza, il nostro studio specializzato  e’ sempre a Vostra completa disposizione per fornirVi tutta la necessaria assistenza e suggerirVi le più moderne soluzioni da applicare la caso di specie.
Il contenuto originale è postato su ...  https://www.ufficiobrevettimarchi.it/blog-post/la-priorita-strumento-poco-conosciuto-nella-tutela-dei-marchi/
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Grande Evento LEONARDO AT THE TABLE presso l’Antica Corte Pallavicina Relais dello chef Massimo Spigaroli a cura di Marco Eugenio Di Giandomenico
Mercoledì, 4 dicembre 2019
Grande successo dell’evento LEONARDO AT THE TABLE nell’occasione dei cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci (1519-2019) presso l’Antica Corte Pallavicina Relais a Polesine Zibello (PR), organizzato dall’Associazione Ethicando (www.ethicando.it) con il patrocinio dell’ARD&NT Institute (Accademia di Belle Arti di Brera e Politecnico di Milano).
L’evento, curato dal critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico, ha promosso la figura di Leonardo da Vinci relativamente ad alcuni aspetti delle sue poliedriche attività svolte durante la sua permanenza a Milano alla corte di Ludovico il Moro negli ultimi anni del quattrocento.
In particolare è stato proiettato uno stralcio del film FOUR GIANTS IN MILAN (2014) di Pino Farinotti, per la regia di Andrea Bellati, distribuito da DNA Distribution di Giovanni De Santis, relativo al grande impulso di Leonardo all’implementazione del sistema dei navigli milanese e alla sua invenzione del tovagliolo “El Mantin”.
Durante la serata è stato esposta l’opera d’arte dell’artista Paola Giordano (tra gli ospiti della serata) dal titolo LE NUOVE MADONNE (2010 – 120x80 cm, tecnica mista su tela), un’interpretazione contemporanea della Gioconda del terzo millennio, di una donna, che a prescindere dal ceto sociale di appartenenza, risulta avviluppata da una realtà metropolitana dominata dalle nuove tecnologie, dove le identità socio-culturali sembrano smarrirsi, e comunque sempre vittima di violenza (cfr. Marco Eugenio Di Giandomenico, PAOLA GIORDANO. SUGGESTIONI METROPOLITANE TRA VITA E ARTE, Ethicando Editore, Milano, 2019).
L’opinionista eno-gastronomico Giovanni Zullo ha mostrato il tovagliolo “El Mantin” di Leonardo, riprodotto nelle sue dimensioni originali (50x50 cm), relazionando sulla relativa invenzione da parte del grande genio vinciano sulla scia degli elaborati scientifici dello storico Carlo Pedretti da poco scomparso.
Momento centrale dell’evento il gala dinner a firma dello chef stellato Massimo Spigaroli, con un menù di eccellenza ispirato al dialogo tra le arti, con pietanze per lo più comprendenti il prodotto principe del territorio, vale a dire il Culatello di Zibello.
La serata ha goduto delle ottime performance musicali di DANILA MUSIKHIN LIVE BAND (Danila Musikhin, Antonio Di Santo, Luca Mondini) e della cantante Cecilia Gayle.
Varie le altre personalità dell’arte e della cultura presenti, tra cui lo scrittore e critico cinematografico Pino Farinotti, la giornalista Daniela Azzola Farinotti, il titolare dell’antico ristorante BAGUTTA Marco Pepori, il produttore cine-televisivo Stefano Bondioli, il grande artista Franco Scepi, l’artista della pizza Giuseppe Maglione (titolare ad Avellino di DANIELE GOURMET. Cfr. Marco Eugenio Di Giandomenico, L’ESTRO DEL GUSTO. GIUSEPPE MAGLIONE, ARTISTA DELLA PIZZA SOSTENIBILE, Apeiron Edizioni, Napoli, 2019), il professore ordinario di fotografia dell’Accademia di Brera Roberto Rosso, il vice presidente di Ethicando Association Roberto Presicci, i distributori cinematografici Giovanni De Santis e Corrado Parigi, il produttore televisivo Carlo Rametta, il direttore della Cittadella degli Archivi del Comune di Milano Francesco Martelli, Francesco Palmariggi insieme alla barboncina Wally Taylor, vincitrice del premio PALM DOG 2019 al Festival del Cinema di Cannes (maggio 2019).
Oltre a quelli di Roberto Rosso, l’evento è stato documentato dagli affascinanti scatti fotografici di Giorgio Picchioni. 
www.ethicando.it 
www.bettingonitaly.com
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patriziadidio · 5 years
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L’Unione dell’energia: verso piani energetici e climatici nazionali
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L’azione di Greta Thunberg, l’attivista ambientalista svedese, ha spinto il movimento studentesco italiano ad aderire fin da subito alla campagna mondiale contro il riscaldamento globale partecipando ai Fridays for the future.
C’è un aspetto che colpisce in senso assolutamente positivo in questa storia: riguarda il fatto che una giovane donna è riuscita in poco tempo a suscitare grande interesse e entusiasmo, a trascinare quel mondo giovanile di cui lei stessa fa parte. E su un tema, quello dell’emergenza climatica, che riguarda il presente di tutti noi ma soprattutto il loro futuro.
L’attivista, nella sua recente visita a Roma, ha tenuto un discorso davanti al Senato italiano e ha incontrato papa Francesco, e ha partecipato a una manifestazione contro il cambiamento climatico insieme ai bambini e ragazzi romani, a piazza del Popolo.
Il mondo degli “adulti”, quindi le istituzioni e il mondo del lavoro e delle imprese, come rispondono? Bisogna riconoscere che l’Italia è tra quelle nazioni che più sta dimostrando sensibilità ai temi della qualità e della sostenibilità. Il nostro sistema impresa sta diventando competitivo e innovativo, promotore di un’economia che ha messo di nuovo al centro l’uomo e che è in grado di affrontare le sfide del futuro.
Alcuni dati raccolti a fine 2018 sono incoraggianti[1]:
Sono 345.000 le imprese italiane (il 24,9%% dell'imprenditoria extra-agricola, nella manifattura addirittura il 30,7%) che negli ultimi 5 anni hanno scommesso sulla green economy. Solo quest'anno circa 207 mila aziende hanno investito sulla sostenibilità e l'efficienza. Con vantaggi competitivi in termini di export (il 34% delle imprese manifatturiere eco-investitrici esporta stabilmente, contro il 27% delle altre) e di innovazione (il 79% ha sviluppato attività di innovazione, contro il 43%). La green economy fa bene anche all'occupazione: si contano già 2 milioni 999 mila green jobs, ossia occupati che applicano competenze ‘verdi’, il 13% dell'occupazione complessiva nazionale.
Ma il cammino è ancora lungo. E senz’altro ha come nodo fondamentale la domanda energetica globale: se è vero che è in diminuzione rispetto al passato, è altrettanto vero che comunque sarà in aumento sul lungo periodo.
A trainare la domanda sono soprattutto i Paesi in via di sviluppo. Mentre l'Europa si conferma leader globale nella lotta al cambiamento climatico. Nel quinquennio che si sta per concludere le politiche europee attuate hanno messo l'UE sulla strada giusta per abbracciare pienamente la transizione verso l'energia pulita, cogliendone le opportunità economiche, creando crescita e posti di lavoro e un ambiente più sano per i consumatori. Sono stati compiuti notevoli progressi in direzione di un'economia a basse emissioni di carbonio, sicura e competitiva.
L'efficienza energetica deve essere garantita in tutte le fasi della catena energetica, dalla generazione al consumo finale. Utilizzando l'energia in modo più efficiente, si può ridurre la dipendenza da fornitori esterni di petrolio e gas e contribuire alla protezione dell'ambiente. Con un indubbio vantaggio anche per i consumatori europei, con una riduzione dei costi sulle bollette energetiche.
L'unione dell'energia che l'UE sta costruendo servirà a garantire che l'approvvigionamento energetico dell'Europa sia sicuro, praticabile e accessibile a tutti. Ci sono dei settori strategici in cui bisogna continuare a investire sia in senso normativo che finanziario con investimenti pubblici e privati per incentivare l’uso più saggio dell'energia e misure efficaci.
Secondo le nuove regole sulla governance dell'Unione dell'energia, ai paesi dell'UE è richiesto lo sviluppo di piani energetici e climatici nazionali integrati che coprano cinque dimensioni per il periodo dal 2021 al 2030. Queste cinque dimensioni sono assolutamente prioritarie, e sono così indicate e specificate[2]:
Sicurezza, solidarietà e fiducia: lavorare a stretto contatto con gli Stati membri per diversificare le fonti di energia europee e garantire la sicurezza energetica.
Un mercato interno dell'energia pienamente integrato: l'energia dovrebbe fluire liberamente in tutta l'UE, senza barriere tecniche o normative. Ciò consentirebbe ai fornitori di energia di competere liberamente e promuovere l'energia rinnovabile fornendo al tempo stesso i migliori prezzi dell'energia.
Efficienza energetica: Migliorare l'efficienza energetica per ridurre la dipendenza dell'UE dalle importazioni di energia, ridurre le emissioni e stimolare l'occupazione e la crescita.
Azione per il clima: decarbonizzazione dell'economia. Mettere in atto politiche e legislazione per ridurre le emissioni, spostarsi verso un'economia a basse emissioni di carbonio e rispettare gli impegni dell'UE nei confronti dell'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
Ricerca, innovazione e competitività: sostenere la ricerca e l'innovazione nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio e di energia pulita che possono rafforzare la competitività dell'UE.
Le grandi questioni mondiali da affrontare, l’efficienza energetica e la lotta ai cambiamenti climatici in primis ma anche la lotta all’inquinamento delle acque, dei mari e dei suoli, vedono l’Unione Europea in prima linea.
Stiamo assistendo ad una rivoluzione verde che ha come obiettivo lo sviluppo di policy di sostenibilità e di modelli di economia circolare (produzione-consumo-riciclo), e la difesa della biodiversità. E l’Europa, non solo sta compiendo importanti passi avanti ma sta assumendo in modo saldo un ruolo di responsabilità e di guida aprendo la strada per gli altri paesi.
Questo ruolo di leader per lo sviluppo dell’ideologia della sostenibilità è la migliore risposta che si può dare ai milioni di ragazzi scesi in piazza per tutelare il pianeta dove devono vivere.
Patrizia Di Dio
[1]https://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2018-12-26/la-green-economy-da-forza-imprese-italiane-160729.shtml?uuid=AEx5PO5G
[2] https://ec.europa.eu/commission/priorities/energy-union-and-climate_en
  di Patrizia Di Dio Articolo originale https://ift.tt/2KvwNKI
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4-digital-blog · 5 years
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Leonardo: un ingegno tutto italiano
Leonardo, azienda globale ad alta tecnologia, occupa una posizione privilegiata nell’ambito dell’Industria 4.0, essendo al contempo azienda manifatturiera leader nel settore dell’AD&S (Aerospazio, Difesa e Sicurezza), nonchè fornitore di soluzioni e servizi per l’industria. 
La sua spinta innovativa è indirizzata in settori quali gli elicotteri, l’aeronautica, i sistemi senza pilota, l’elettronica per la difesa e sicurezza, i sistemi di difesa ed i servizi satellitari. Progetta e produce anche una vasta gamma di soluzioni per l'osservazione della terra, l'esplorazione planetaria, programmi di navigazione e di telecomunicazione, così come sensori di assetto, pannelli solari, orologi atomici, dispositivi robotici. Sta investendo in modo significativo nei droni e pone forte attenzione nello studio e implementazione di nuove modalità di trasporto (smart e autonome). 
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Foto: Wikimedia Commons
E’ di questi giorni la presentazione, al Salone Aerospaziale di Parigi Le Bourget, di un nuovo drone (una evoluzione del Falco Evo) e dell’elicottero a pilotaggio remoto AWHERO con il radar ultraleggero Gabbiano installato a bordo. Con cinque Training Academy e una serie di aerei ed elicotteri per formare i piloti del futuro, Leonardo investe anche nel settore dell’addestramento di piloti caccia di tutto il mondo, combinando l’utilizzo delle più avanzate piattaforme con l’uso intensivo di sistemi Live, Virtual & Constructive all’avanguardia (le tre fasi della simulazione addestrativa). L’azienda inoltre è presente nella Space Alliance attraverso Telespazio (67% Leonardo e 33% Thales), responsabile dello sviluppo e della gestione di sistemi di terra, operazioni e servizi satellitari, e Thales Alenia Space (67% Thales e 33% Leonardo) per la fabbricazione di satelliti e di strutture orbitanti. 
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Fonte: Wikimedia Commons
Della Thales Alenia Space il nuovo centro di eccellenza di produzione, in Belgio, il primo ad essere dotato di un software automatizzato per l’assemblaggio di celle fotovoltaiche (PVA) sui pannelli solari per la generazione di energia. Le tecnologie avanzate utilizzate includono l’assemblaggio robotizzato dei pannelli, la digitalizzazione del processo produttivo con la gestione digitale dei dati e della tracciabilità e utilizzo di tecnologie di realtà aumentata. Il nuovo centro è strettamente connesso con le attività del centro PVA di Leonardo a Nerviano, dove sono progettati e realizzati assemblaggi di pannelli fotovoltaici per i maggiori programmi dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). 
E’ evidente, quindi, come anche l’industria spaziale stia subendo una profonda trasformazione con sfide senza precedenti in termini di tecnologia.
di Nicola Loiudice
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giancarlonicoli · 5 years
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28 MAG 2019 10:38
C'È PUZZA DI FREGATURA: AL GOVERNO FRANCESE PIACE LA FUSIONE FCA-RENAULT - MA ELKANN E MANLEY NON HANNO SCELTA: GRAZIE A MARPIONNE HANNO UNA SOCIETÀ COI CONTI IN UTILE, MA GRAN PARTE DEI TARGET SONO STATI FALLITI CLAMOROSAMENTE, COME QUELLO DEI 7 MILIONI DI VEICOLI A FINE 2018 (SONO STATI 4,8) - LE DECINE DI AGNELLI CHE VIVONO DI CEDOLE SONO ANCORA AFFAMATI DOPO LA VENDITA DI MAGNETI MARELLI, E VOGLIONO ABBANDONARE LE 4 RUOTE. SARÀ UN ''MERGER OF EQUALS''? SPOILER: NO
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FCA: SALVINI, FUSIONE CON RENAULT UTILE PER ITALIA E EUROPA
(ANSA) - Il progetto di una fusione tra Fca e Renault "mi sembra operazione utile per Italia e per l'Europa per avere un gigante dell'auto. Se tutti rispettano gli impegni presi mi sembra giusto si vada in questa direzione". Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini a Rtl 102.5.
MAGGIO 2014, MARCHIONNE: ''PORTEREMO FCA A 7,5 MILIONI DI VETTURE L'ANNO PER IL 2018''
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/06/fiat-il-nuovo-sogno-di-marchionne-55-miliardi-di-investimenti-e-7-milioni-di-auto-vendute/975081/
…MA NEL 2018 NE HA VENDUTI 4,8 MILIONI!
https://www.cnbc.com/2019/05/27/fiat-chrysler-submits-proposal-for-a-merger-with-renault.html
ELKANN MARCHIONNE
PERCHÉ FCA ED ELKANN HANNO BISOGNO DELLA FUSIONE CON RENAULT
Gianni Gallina per www.lettera43.it
Non è dato sapere se e quanto John Elkann, nella duplice veste di imprenditore ed editore, sia intimamente portato a essere coinvolto in bolle mediatiche. Una cosa appare chiara: il 43enne presidente di Exor, Fca Group, Ferrari tiene alla famiglia.
In primis a quella degli azionisti delle aziende da lui presiedute tra i quali spiccano i super prolifici discendenti del fondatore della Fiat e la moglie Clara Boselli i quali sono, in massima parte, cedole-Exor-dipendenti. Il 2019 sarà ricordato per il ritorno al dividendo di Fca dopo un digiuno durato una decade e per quello, molto criticato, partorito dalla vendita di Magneti Marelli.
Se la versione latina del merger of equals annunciata dal gruppo anglo-olandese Fca e il francese Renault verrà consumata, gli stessi azionisti faranno un’altra scorpacciata di dividendi. Dal costoso quartier generale bonsai di Londra, Fca ha diffuso un comunicato che recita: «Prima che l’operazione sia completata, per attenuare la disparità dei valori sul mercato azionario, gli azionisti di Fca riceverebbero anche un dividendo di 2,5 miliardi di euro. Inoltre, prima del completamento dell’operazione, sarebbero distribuite agli azionisti di Fca le azioni Comau oppure un dividendo aggiuntivo di 250 milioni di euro se lo spin-off di Comau non dovesse avere corso».
QUELLE MULTE A SEI ZERI DA EVITARE
Mentre gli azionisti di molte case automobilistiche avvertono diete se non digiuni perché vengono privilegiati investimenti in nuovi prodotti e tecnologie, Elkann continua a elargire euro generati da un costruttore che vanta un lungo elenco di marchi con la gamma di prodotti più vetusta. Ma c’è di più: è costretto a pagare centinaia di milioni di euro alla casa automobilistica americana Tesla per evitare di ricevere delle multe a sei zeri per la violazione delle nuove norme sulle emissioni nell’Unione europea.
La merger of equals ora all’esame degli amministratori del Groupe Renault rappresenta finalmente la realizzazione di un sogno accarezzato da Umberto Agnelli fin dal 1973 e sempre osteggiato dal fratello Gianni? Chi lo ha conosciuto bene sostiene che Umberto rimase molto colpito da un libro scritto da Emma Rothschild col titolo Paradise Lost: The Decline of the Auto-Industrial Age.
L’allora 25enne nipote di Lord Victor Rothschild, imparentato con la celebre famiglia di banchieri, decretò un futuro molto sconnesso per l’industria dell’auto nei Paesi sviluppati. Si badi bene, il saggio uscì alla vigilia della prima crisi petrolifera. Una decade dopo, Umberto trovò ulteriore conforto nella sua idea di abbandonare l’auto quando dal Mit (Massachusetts Institute of Technology) arrivarono le risultanze di uno studio su The Future of the Automobile. Ma Gianni Agnelli non voleva confermare il detto «la prima generazione crea, la seconda mantiene, la terza distrugge».
UNA FUSIONE CHE CELEBRA LA BRAVURA DI MARCHIONNE
Per bisogno e disperazione, John Elkann, al di là del copione cui si deve attenere, cioè ripetere a pappagallo che la famiglia Agnelli e Fiat sono una cosa sola, si dice abbia un approccio laico. Non bisogna poi sottovalutare che il più importante e costoso investimento nel quale ha trascinato Exor, ovvero l’acquisto della società di riassicurazione PartnerRe, è avaro di soddisfazioni. Una volta distribuiti i dividendi ventilati nella lettera al Groupe Renault, si possono finalmente prendere le distanze dall’auto. Con il plauso dei clan che si raccolgono sotto Exor che da decenni tifano per l’abbandono delle quattro ruote.
La proposta fusione di Fca con Renault celebra la bravura di Sergio Marchionne mentre sancisce il fallimento della sua troppo lunga permanenza al vertice. John Elkann si può presentare al tavolo di un negoziato perché i conti di Fca sono formalmente a posto come sostengono le agenzie di rating. Marchionne uomo di finanza è stato inimitabile. Elkann si deve presentare al tavolo del negoziato perché il gruppo da lui presieduto per molti anni ha fallito gran parte degli obiettivi che il suo Ceo aveva sbandierato nella lunga serie di piani industriali presentati da ambo i lati dell’Atlantico.
Compreso quello clamoroso dei 7 milioni di veicoli che dovevano essere venduti a fine 2018. Target impossibile anche perché i veicoli nuovi lanciati sotto la gestione di Marchionne saranno ricordati o come fallimenti (per esempio Dodge Dart, Chrysler 200, Viper) o perché non hanno sottratto vendite alla concorrenza. Inoltre, i mercati internazionali non riconoscono a Jeep, Alfa Romeo e Maserati lo status di marchi premium.
UNO DEI DUE PARTNER DEVE ACCETTARE LA GUIDA DELL'ALTRO
Una delle domande clou è: può funzionare una fusione 50-50? Sì, se il vertice di uno dei due partner riconosce la guida all’altro e non accetta deroghe. Chi fu coinvolto nella cosiddetta “alleanza Fiat-Gm” racconta che al Lingotto non c’era unità d’intenti. Naturalmente il presidente Paolo Fresco avrebbe voluto che quella che, di fatto, era una vendita differita di Fiat a Gm (differita a dopo la scomparsa di Gianni Agnelli) fosse un successo. Ma era una voce isolata.
Fca e Renault escono da esperienze molto simili avendo entrambi avuto amministratori delegati supereroi, accentratori che si sono circondati da collaboratori sostanzialmente mediocri. Prova ne sia che difficilmente aziende concorrenti o leader in altri campi hanno assunto alti dirigenti di Fca e Renault. Sarà interessante vedere come John Elkann, che non ha mai gestito un’azienda, si comporterà.
FIAT SI FA AVANTI, RENAULT APRE LA BORSA FESTEGGIA L' ALLEANZA
Marigia Mangano per ''Il Sole 24 Ore''
Fca getta le basi per creare il primo gruppo automobilistico al mondo.
Ieri la casa italo americana ha ufficialmente presentato la proposta di fusione al gruppo Renault, con l' obiettivo di allargare il progetto a Nissan e Mitsubishi che insieme alla casa francese sono già parte della grande alleanza. Il processo partirà con una fusione vera e propria tra Fca e Renault che genererà 5 miliardi di sinergie stimate all'anno. Solo questo primo step sarà sufficiente a costruire il terzo gruppo al mondo con 8,7 milioni di auto all'anno.
Ma se, come auspica la stessa Fca e il suo amministratore delegato Mike Manley, l' asse Fca Renault sarà esteso al partner nipponico, il nuovo gruppo balzerebbe al primo posto con 15,6 milioni di vetture vendute, in netto distacco da Toyota e Volkswagen. In Borsa l' accordo è stato promosso a pieni voti con Fca in rialzo del 7,98% e Renault in progresso del 12%.
Fusione alla pari
L'intesa allo studio, presentata dal gruppo Fca prima dell'apertura dei mercati e che ha visto Goldman Sachs advisor della casa italo americana e Lazard al fianco del primo socio Exor, è stata esaminata a stretto giro dal consiglio di amministrazione di Renault. La casa francese, il cui board si è riunito ieri mattina a Parigi, ha fatto sapere che studierà «con interesse» la proposta amichevole di Fca e che una comunicazione sarà fornita al momento opportuno.
Segnali di apertura sono arrivati anche dalla politica con il governo francese, socio al 15% di Renault con il 28,6% dei diritti di voto, che attraverso la portavoce Sibeth Ndiaye ha fatto filtrare un atteggiamento «favorevole» verso le nozze, che promuoverebbero «la sovranità economica» dell' Europa dove «abbiamo bisogno di giganti».
L'operazione sarà tecnicamente realizzata con una fusione vera e propria tra i due costruttori automobilisti sotto una capogruppo olandese, detenuta per il 50% dagli azionisti di Fca e per il 50% dai soci Renault. Vista la disparità di capitalizzazione attuale, in favore di Fiat Chrysler (circa 18 contro i 15 miliardi di Renault alla chiusura di venerdì scorso), per procedere a una fusione alla pari si prevede un dividendo straordinario di 2,5 miliardi per gli azionisti di Fca, cui si aggiungerebbero 250 milioni se il Lingotto decidesse di vendere anche Comau.
In questo modo si ristabilirebbero i pesi, più favorevoli in Borsa alla casa italo americana. In prospettiva la struttura dell'azionariato, secondo le prime analisi sul mercato, post-fusione dovrebbe vedere Exor al primo posto del gruppo con il 13% del capitale, davanti al Governo francese e a Nissan, che avranno il 7% ciascuna. In questo quadro, non sarebbero trasferiti i diritti di doppio voto che oggi regolano la governance di Fca e di Renault, ma in futuro entrerebbero in vigore sistemi premiali per gli azionisti di lungo corso.
Sul fronte della governance, l'accordo prevede che nella nuova società olandese, che dovrebbe esser quotata a Milano, Parigi e a Wall Street, il cda sarebbe inizialmente composto da 11 membri con una maggioranza di consiglieri indipendenti e con un numero uguale di consiglieri, 4 ciascuna, in rappresentanza di Fca e Renault e uno designato da Nissan. Tutti da verificare gli equilibri al vertice, con l' ipotesi circolata di un ruolo esecutivo affidato a Jean-Dominique Senard, attuale presidente di Renault, e una presidenza italiana che sarebbe rappresentata da Elkann.
Sinergie per 5 miliardi
Sul fronte industriale, spiega la nota diffusa ieri, la fusione «non comporterà chiusure di stabilimenti» e sarà capace di realizzare oltre 5 miliardi stimati di sinergie run rate annuali in aggiunta in aggiunta a quelli che Renault già consegue grazie all' Alleanza con Nissan e Mitsubishi. E questo grazie a economie negli acquisti, nella ricerca e sviluppo e per la produzione di famiglie di motori in comune. Una combinazione considerata quasi perfetta dagli addetti ai lavori e che sarebbe capace di esprimere tutto il suo valore se questa alleanza dovesse allargarsi al Giappone.
Al momento Nissan resta sullo sfondo della fusione che sarà esaminata nel corso del board dell' alleanza di domani, ma i richiami al partner nipponico sono costanti nella nota dell' annuncio di Fca che si dice «impaziente di lavorare per creare ulteriori modi per creare valore». Così come il suo amministratore delegato Manley: «Noi crediamo che i benefici che matureranno da una fusione di Groupe Renault ed Fca si estenderanno anche ai partner dell' alleanza, Mitsubishi e Nissan, e non vediamo l' ora di coinvolgerli in opportunità ancora più grandi e reciprocamente vantaggiose», ha scritto in una lettera inviata ai dipendenti dopo l' annuncio della proposta.
Secondo Manley Fca ha trovato in Renault un «partner affine che vede il futuro come noi», ha detto il Ceo predicando calma e spiegando che se l' operazione andrà avanti «potrebbe richiedere più di un anno».
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vegiamilan · 5 years
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LA STORIA DI DERGANO IN “PILLOLE”
– ORIGINI ANTICHE –
La più antica notizia certificata dell’esistenza di Dergano risale al 1186 ed è un testamento. Ma Dergano deve avere radici più antiche in quanto il nome è di origine celtica, inoltre sono stati ritrovati resti di una chiesa romanica. Addirittura nel Addirittura nel vecchio municipio era conservato un coperchio di un vecchio sarcofago e una lapide funeraria di epoca Romana.
– LUOGO DI PASSAGGIO –
L’antico percorso stradale che collegava Milano a Como transitava nella piazza Dergano, così nacquero numerose taverne e osterie. Una su tutti il celebre ristorante S.Carlo, ora abbattuto. Il percorso Milano-Como si modificò con la costruzione, in epoca napoleonica, della via Como (attuale via Imbonati).
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-POSSIDENTI –
Intorno al 1300 la maggior parte della zona Dergano fu governata da ricchi possidenti, la più importante era la famiglia Taverna che costruì la famosa Villa Taverna.
– RIVOLUZIONE! –
Nel 1797, in piazza Dergano viene eretto l’“albero della libertà” che simboleggiava l’adesione agli ideali rivoluzionari: Libertà, Uguaglianza e Fratellanza. Anche i nostri poveri contadini ne avevano fin sopra i capelli di conti, marchesi, feudatari conventi e ordini religiosi che da sempre la facevano da padrone. Curioso il consenso del parroco che solennizzò la manifestazione con il suono delle campane.
– E’ ARRIVATO NAPOLEONE –
Giuseppina di Beauharnais fu la prima moglie di Napoleone (si sposarono a Parigi il 9 marzo 1796). Suo figlio fu nominato da Napoleone vicerè d’Italia, per rendere Milano degna di una capitale ne estese i confini, includendo anche la nostra zona.
– DA OSPEDALE A PARCO –
Il 30 Gennaio 1896 è stato inaugurato l‘ospedale di malattie infettive Agostino Bassi ora sede di un grande parco in via Livigno. Il 30 Maggio 1979 l’ospedale fu chiuso, in 83 anni, grazie a personalità come il dott. Giovanni Polverini, l’ospedale ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo di tecniche per contrastare malattie come vaiolo, difterite e tifo.
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OPERATIVE  –
Negli anni tra il 1900 e il 1910 nacquero a Dergano circoli e cooperative come la cooperativa edificatrice e il circolo Rinascimento. Queste associazioni di cittadini erano una continua fonte di iniziative: da corsi per il recupero degli analfabeti alla creazione di una banda musicale, dalla creazione di un forno cooperativo, a una biblioteca, da un luogo di ricreazione laico al sindacato operaio. Inoltre le case costruite dalla cooperativa furono il frutto di un concetto nuovo di proprietà privata perché le case erano abitate da soci che non ne diventavano a tutti gli effetti proprietari ma servivano a coloro che non avessero potuto permettersi di acquistare una casa propria.
– AVVENTO DEL FASCISMO –
1922: il quartiere fu assalito dai fascisti, i cittadini subirono violenze di ogni genere. In particolare ci fu una vera e propria battaglia al circolo rinascimento. Nello scontro ci furono due morti, un fascista e un socialista. Il circolo fu devastato e chiuso.
– NO ALLA GUERRA! –
Gli scioperi del Marzo 1943coinvolsero il polo industriale Bovisa-Affori-Dergano. Questi scioperi furono di fondamentale importanza nel panorama dell II Guerra Mondiale perché la voce degli operai in sciopero contribuì alla caduta del regime fascista.
– LE INDUSTRIE DI DERGANO –
CARLO ERBA
Carlo Erba, pioniere dell’industria, diede vita a un primo laboratorio nel 1851 che andò via via ingrandendosi con i nuovi stabilimenti a Baranzate (1880) e a Dergano (1892). Era la maggiore industria di medicinali in Italia.
MAPEI
La ditta, nata a Dergano nel 1937, era posta nella parte più remota del quartiere, in via Cafiero. Oggi è leader mondiale nella produzione di adesivi e prodotti chimici per l’edilizia, si caratterizza per l’ampio spazio dedicato alla ricerca e allo sviluppo di prodotti eco-sostenibli. L’azienda, fondata dal padre Rodolfo, è oggi guidata da Giorgio Squinzi che dal 2012 è anche presidente di Confindustria.
ZAINI
Luigi Zaini trasformò il suo laboratorio artigianale in una fabbrica di successo per la produzione di dolci, cioccolato e caramelle. Tra il 1917 e il 1918, in via Imbonati, si costruirà l’attuale fabbrica. I suoi prodotti sono oggi diffusi in tutta Europa e in molti paesi del Mondo.
ITALCIMA
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Ex fabbrica di cioccolato chiusa negli anni ’70, sorgeva a Dergano in un edificio costruito nel 1932-36 che porta la firma di Gio Ponti e di Luciano Baldessari. Rimane una delle più significative realizzazioni del razionalismo milanese.
Hanno mosso i primi passi a Dergano anche Enrico Matteiche, con la fondazione dell’ Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), ha dato il via alla più importante industria statale italiana.
In tutto il quartiere vi erano anche numerosi corrieri e aziende di trasporto merci. I trasportatori e gli operai spesso pranzavano nella zona e così nacquero un gran numero di osterie e trattorie, oggi per la maggior parte scomparse.
– IMMIGRAZIONE IERI E OGGI –
In parallelo allo sviluppo industriale del secondo dopoguerra ci fu il fenomeno dell’immigrazione dal sud verso il nord (soprattutto Torino, Milano e Genova, il cosìdetto triangolo industriale). Il nostro quartiere, così ricco di lavoro e industrie ne fu coinvolto in pieno. L’immigrazione di quegli anni può essere messa in dialogo con quanto accade oggi: ci troviamo ad ospitare persone con lingua, cultura e abitudini diverse dalle nostre. Gli incontri tra diverse culture non sono mai stati facili, non lo sono stati ieri con coloro che venivano chiamati “terroni” e non lo sono oggi con i nuovi arrivati. Chi voglia vedere dove si fa integrazione (quella vera)si rechi alla biblioteca Dergano-Bovisa. Il 15% dei fruitori sono stranieri, prevalentemente cinesi e arabi, inoltre la biblioteca organizza numerose mostre, incontri, film e concerti
– DERGANO E L’ARTE –
 MILANO FILMS
Sorse nel dicembre 1909 dalla trasformazione della SAFFI-Comerio in Società Anonima Milano Films aveva sede legale in via San Paolo 22 e lo stabilimento in via Farini, su iniziativa di personalità aristocratiche come il barone Paolo Ajroldi di Robbiate, i conti Pier Gaetnano Venino, Giovanni e Giuseppe vìvisconti di Modrone, Mario Miniscalchi Erizzo, Carlo Porro e il principe Urbano Del Drago. Nel 1911 la Milano Films realizzò L’inferno ispirato alla celebre opera di Dante. Fu il primo lungometraggio italiano. Nello stesso anno fu inaugurata la nuova sede, tra le vie Maffucci, Baldinucci, Davanzati e Candiani. La chiusura avvenne negli anni ’30 ma ci sono stati lasciati film daannoverare nella storia del cinema.
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LO SCULTORE ARTURO MARTINI
Nel Gennaio 1933, Arturo Martini, uno dei più importanti scultori italiani del ‘900 aprì il suo studio nella zona Dergano, precisamente in via imbonati 17. Il gruppo scultoreo qui riportato è all’ospedale Niguarda ed è stato realizzato tra il 1938 e il 1939. Raffigura iDuchi della Milano quattrocentesca (Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti) nell’atto di donare al Papa (Pio II Piccolomini) il bozzetto dell’erigenda Ca’ Granda e vuole rappresentare un filo ideale di continuità storica tra l’ospedale Maggiore medioevale e il Niguarda di oggi.
LO STUDIO AZZURRO
Nel 1982, proprio a Dergano, più precisamente in via Davanzati, nacse lo Studio Azzurro. I promotori furono: Fabio Cirifino, Paolo Rosa e Leonardo Sangiorgi a cui poi si unirono Gianni Basso, Massimo Sangiorgi, Armando Bertacchi, Walter Grazzani e Maurizio Fabbri. Con i loro lavori hanno creato veri affreschi digitali e interattivi, tra creazione artistica e ricerca antropologica, didattica e ricezione estetica. Furono negli anni ’80, insomma, i promotori italiani della ricerca artistica con i mezzi delle nuove tecnologie. Dal 2005 lo Studio Azzurro ha la sua nuova sede alla Fabbrica del Vapore, a Milano.
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