#Opera Nazionale Balilla
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odlnus · 2 years ago
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Feliciano (Balilla)
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Credit my art
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omg-lucio · 7 months ago
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Gandhi en una reunión con muchachos de la Opera Nazionale Balilla, el ala juvenil del Partido Nacional Fascista en Roma, donde también conoció a Mussolini en su camino a casa desde la Conferencia de Londres, el 12 de diciembre de 1931. 
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lavandin · 1 year ago
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Opera Nazionale Balilla (ONB) was an Italian Fascist youth organization functioning between 1926 and 1937.
Palermo, Italy, 9 August 2023
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lamilanomagazine · 11 months ago
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Latina, "Il Novecento. Un secolo da scoprire", musica in uno dei luoghi simbolo della storia della città
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Latina, "Il Novecento. Un secolo da scoprire", musica in uno dei luoghi simbolo della storia della città Riscoprire il Novecento per riscoprire Latina e la sua storia, quella meno nota, ancora da raccontare. Questa la linea narrativa del progetto Il Novecento. Un secolo da scoprire, nato dalla collaborazione tra il Comune di Latina e la Fondazione Campus Internazionale di Musica, finanziato dalla Regione Lazio con un contributo di 16mila euro nell'ambito delle iniziative di valorizzazione dei beni culturali del Lazio attraverso lo spettacolo dal vivo. Un'idea nata anche sull'onda del dibattito creato dalla candidatura di Latina a Capitale italiana della cultura, con orizzonte il Centenario. Oltre ai suoi edifici, razionalisti o meno, Latina ha svolto un ruolo culturale per sé e il suo comprensorio che non è ancora abbastanza noto: luogo di un imponente esperimento sociale, poi grande laboratorio nel dopoguerra, quindi crocevia di un importante flusso migratorio dall'Est Europa, poi - all'inizio degli anni Settanta - luogo di una produzione culturale in ambito musicale di respiro internazionale, eppure quasi sconosciuta sul territorio. "Il progetto 'Il Novecento. Un secolo da scoprire', parte dunque da queste considerazioni per creare un percorso di conoscenza intorno a una città che ha una storia ancora non del tutto raccontata - ha dichiarato l'assessore al Turismo Gianluca Di Cocco, questa mattina in conferenza stampa indetta per la presentazione dell'iniziativa presso la sala De Pasquale del Comune -. Previsto per la tarda primavera 2024, il progetto prevede una serie di eventi musicali caratterizzati da un repertorio trasversale e rivolti a un pubblico intergenerazionale. Al centro il Museo Cambellotti, luogo simbolico oggi depositario della storia di questa comunità, edificio ex Opera Balilla, progettato da Frezzotti, sede a fine anni Ottanta del nascente Conservatorio di Latina". Elisa Cerocchi, presidente della Fondazione Campus Internazionale di Musica, nel corso della conferenza stampa ha ripercorso la storia delle attività di promozione musicale svolte sul territorio di Latina. "Pochi decenni dopo la nascita di Latina, nasce il Campus Internazionale di Musica – ha ricostruito Cerocchi, citando il padre Riccardo, fondatore e animatore del Campus -. Nel 1970, la città si è strutturata ma dal punto di vista culturale subisce la superiorità dell'offerta romana e la creazione del Campus rappresenta il bisogno della comunità di autodeterminarsi dal punto di vista culturale. Seguono decenni di attività musicale, improntata alla ricerca della massima qualità. Nasce quasi dal nulla – come racconta Riccardo Cerocchi nel suo "Il vassallo della musica" - una cultura musicale, che porterà alla fine degli anni Settanta all'apertura in città di una sede distaccata del Conservatorio di Santa Cecilia; nel 1988 nascerà finalmente il Conservatorio di Latina, ubicato inizialmente nell'ex Opera Nazionale Balilla, ora sede del Museo Cambellotti. Latina è testimone di una poliforme attività musicale, non solo concertistica. Il Campus concorre a favorire un movimento di decentramento musicale ma anche culturale poiché Latina non ospita solo concerti ma anche un'attività di riflessione sulle dinamiche musicali, sul discorso musicale, sulla formazione di un altro senso comune musicale rispetto a quello fino ad allora dominante". L'intenso lavoro svolto a Latina in pochi decenni, le relazioni internazionali maturate, gli studi sollecitati, inducono la Regione Lazio a creare a Latina l'Istituto di Studi Musicali (Legge Regionale 59/ 1991), affidandolo al Campus che lo dedicherà al decano dei compositori del Novecento, Goffredo Petrassi. "L'Istituto Goffredo Petrassi – ha aggiunto la segretaria generale del Campus, Tiziana Cherubini - oggi è un tempio del Novecento, vi è custodito un lascito prezioso della cultura musicale del secolo scorso ma non solo. Il Fondo Goffredo Petrassi, conservato presso l'Istituto e dichiarato di rilevante interesse culturale, contiene - oltre a una pregevole raccolta di manoscritti autografi - un prezioso Epistolario costituito da un corpus di circa 4650 (delle quali 155 sono copie di documenti spediti dal compositore), datate dal 1933 al 1995. Un archivio ricco di sessantadue anni di storia, che offre uno spaccato tanto illuminante quanto variegato di un secolo così complesso, quale è stato il Novecento. Non solo musicisti tra i corrispondenti di Petrassi, grande appassionato anche di pittura: affiorano nel carteggio i preziosi documenti che testimoniano il contatto con alcune delle più significative personalità dell'arte figurativa, a partire da Orfeo Tamburi, Filippo De Pisis, Giuseppe Santomaso, Renato Guttuso, Giacomo Manzù, Toti Scialoja; e ancora, alcuni dei maggiori esponenti del mondo letterario: Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Libero de Libero, legati molto spesso alla sua produzione artistica". "Avvicinarsi a un simile patrimonio documentario significa incontrare il pensiero, non solo di uno dei più importanti personaggi del ventesimo secolo, di cui cadrà nel 2024 il 120° anniversario della nascita, ma anche quello dei più grandi intellettuali del secolo - ha sottolineato la presidente Cerocchi -. Il progetto, attraverso 12 eventi di spettacolo dal vivo preparati da incontri e letture, vuole veicolare questo retaggio, farlo affiorare, dargli forza e significato anche nella prospettiva del Centenario della città, creando le condizioni per una maggiore consapevolezza del bagaglio culturale di cui essa è depositaria". "L'evento performativo sarà solo la conclusione di un processo di avvicinamento, anche della stessa comunità cittadina e comprensoriale, delle scuole, delle istituzioni culturali che saranno coinvolte nel progetto, alla conoscenza della storia autentica della città, la cui brevità l'ha condannata ad essere derubricata a pura attualità fino ad essere rimossa. Una mappa per arrivare alle radici e consolidarle", ha dichiarato l'assessore Di Cocco. La presidente Cerocchi ha tenuto a ringraziare l'amministrazione comunale per l'avvio di una stagione di collaborazione con il Campus, da sempre promotore di attività culturali: "Ringrazio il sindaco di Latina Matilde Celentano e tutta l'amministrazione comunale per le attenzioni dimostrate in questi pochi mesi alle attività e alla storia del Campus". Il progetto prevede la realizzazione di 12 manifestazioni di spettacolo dal vivo, musicali ma non solo; tra le formazioni e gli artisti coinvolti Ars Ludi, Roma Tre Orchestra, Imperfect Trio di Roberto Gatto, Neos Saxophone Ensemble, Marco Zadra, Nautilus Ensemble. Molti i concerti dedicati a giovani musicisti, alcuni dei quali espressione del nostro territorio. A margine della conferenza stampa, la presidente Cerocchi ha rilanciato il concerto del Primo Gennaio che avrà luogo, a partire dalle 19, al teatro D'Annunzio con musiche della tradizione che saranno eseguite dall'Orchestra Sinfonica di Latina, diretta dal maestro Benedetto Montebello. Alla fine del concerto seguirà il brindisi augurale curato da Barbara Palombo, delegata della Fondazione italiana Sommelier.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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mostly-history · 4 years ago
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Young Italians in the Opera Nazionale Balilla (late 1920s), an Italian Fascist youth organization.
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riflussi · 2 years ago
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I want to write down some thoughts about the results of Italian elections, too. We are an old population. By old, I mean we have many old people within us that outnumber the younger ones. I want to reflect about how it can be possible that despite the defeat of fascism (almost 80 years ago) we are here again, voting for some post/neo-fascist in a democratic republic. My grandpa was born in 1931. He was raised and educated as a balilla. I don't know how much you know about fascism history, but it was the term used to call education under the regime (Opera nazionale Balilla). My grandfather never studied after the 5th year of elementary school, he worked for all his life to maintain his family as he could. He knew (and knows) fascists are bad, he affirms to be antifascist, he hates them. However, he hasn't the skills to understand what is fascism, because he was raised in a period where he didn't have food or the opportunity to grow up without seeing his friends die because of WWII. In short, fascism for him is death and famine. Where there aren't those two things, there isn't fascism.
Obviously, here we come to the next generation, his daughter (aka my mother). My grandfather passed down his education: racism, homophobia, transphobia, Islamophobia, xenophobia, machismo etc. My mother, as (too many) other people here in Italy, thought that was the right education, she didn't question it. But why: because we are taught we are antifascists. Moreover, we erased the worst part of our history to prove that, we cancelled our past of colonialism. We didn't face our past, we act as it doesn't exist. We are told we are not racist, that we are not a bad population. This approach permits to keep nationalistic ideas, to keep thinking we are a better population, we didn't do "as bad" as other states (Germany, for example). We don't have to work on ourselves or on our constitution because it is beautiful and perfect as it is (despite the fact it doesn't shield nor consider many Italians de facto). We failed as a nation in educating ourselves and next generations. Some of us are trying to change things, but it's hard.
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the-ghost-king · 4 years ago
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hi quick question did u just say nico knows how to use a gun CANONICALLY???
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@buoyantsaturn
Alright! History lesson! :/
Nico was stated by Rick to have been born 1928, and although there was some debate about his birth month (Rick provided 2) the January date was more largely accepted by fandom. There's some stuff saying Nico was born 1932 because of a comment he makes, but Rick stated clearly 1928 so I'll use that date and reference the 1932 date.
In order to do this Mussolini needed a good army, but everyone knows a good dictator will target the children as well. Placing everyone under a strict system means it's hard to fight back, and also if you're a fascist you'll target children's education program to ensure what they are learning is always in your favor.
In order to do this Mussolini needed a good army, but everyone knows a good dictator will target the children as well. Placing everyone under a strict system means it's hard to fight back, and also if you're a fascist you'll target children's education program to ensure what they are learning is always in your favor.
One aspect of this in WW2 Italy Opera Nazionale Balilla (ONB), which was a section of the Italian National Fascist party. ONB was, if you haven't guessed already, a child army essentially. Similar to the more well known Hitler's Youth group it functioned on lots of the same principals while it was running during 1926-1937. It was also mandatory that children were enrolled in this program.
If Nico was born 1928 he would have been enrolled under Figli della Lupa ("Children of the She-Wolf") which was dedicated to children 6-8, so he would have been placed in this program by 1934 and removed from it 1937. Depending on how dates fall he might have been moved up into the older boys group La Balilla for some period of time. (Also because Bianca is older she would have been in Piccole Italiane, girl's version of La Balilla definitely because she was older.)
I don't feel like typing a lot so here's a quote from Wikipedia about what the kids did in the ONB:
"The organization surpassed its purpose as a cultural institution that was intended to serve as the ideological counterpart of school, and served as a paramilitary group (training for future assignments in the Italian Army), as well as education in the career of choice, technology (including postschool courses for legal adults), or education related to home and family (solely for the girls). It carried out indoctrination with a message of Italian-ness and Fascism, training youths as "the fascists of tomorrow". During the years following its creation, ONB was left without real competition, as the regime banned all other youth movements - including scouting and the Roman Catholic Church group Gioventù Italiana Cattolica (which was forced to limit its activities).
Moreover, the ONB took charge of all activities initiated by schools, and pressured teachers to enlist all students. Aside from the usual "Fascist Saturdays", children would spend their summers in camps (which included the national-level Campi Dux, reunions of Balilla and Avanguardisti).
Young children also received uniforms from the origination that they wore. And yes, they were taught to shoot.
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In addition to the child army hunting was a common pastime among the elites (Nico's Nonno was a diplomat), and would have been something young boys were pulled along into in order to "man up" or something... Who knows!
Anyways, yeah, long story short I would put some serious fucking cash into the idea that Nico can shoot a gun.
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reidio-silence · 3 years ago
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In April 1926 the Opera Nazionale Balilla or Fascist boy scouts absorbed similar, previously loosely organized groups, aiming to give them a unique role in Italian society. Such totalitarian intention clashed with Catholic youth organizations. Furthermore the programme of fascistization and nationalization outraged some of the more upper-class monarchist and patriotic scouting leaders who had treasured the international aspect of their movement as the first reward for their own charity. Until 1937 the chief of the Balilla was the tall, handsome, athletic, ‘silent, tough and authoritarian’ Renato Ricci. He had been born in 1896 to a poor but patriotic family from the anarchist redoubt of Carrara, where he soon became the ras. After training as an accountant, Ricci had pursued a course of upward mobility as a volunteer, promoted lieutenant at the battle-front. In 1919 he joined the Liberal party at Carrara but he followed D’Annunzio to Fiume and, from 1921, became a radical, if self-interested and lawless, Fascist. Ricci’s career in the PNF was made when he chanced to lead the armed guard on the train that was transporting the Duce to Rome after the March on Rome, and thus became known to Mussolini. ‘Captain’ Ricci, as he was often called, could be relied on to mix populist rhetoric with studied deference to the dictator, accompanying him eventually to Salò. Ricci well fitted the Duce’s ideal of a manly if not exactly upright figurehead for disciplined youth.
If informers whose reports found their way into Mussolini’s personal files could be believed, Ricci enjoyed the good things in life and was not too careful about how he got them, benefiting from a father-in-law, Cirillo Figaia, who was locally nicknamed ‘the marble pirate’ for the profits he ruthlessly carved from the main industry at Carrara. It was Figaia’s concern that was destined to provide the giant, eighty-metre stele, with MUSSOLINI DUX inscribed on it, marking the entry to the Fascist version of an Imperial Forum in Rome. Figaia (and Ricci) prospered while the larger Fabbricotti family firm, which had once employed Ricci’s father but was tardy in bowing to the Ricci — Figaia axis, fell into terminal decline.
Ricci was not just a hard man in the business world. He also built up his segment of the party with energy and determination. The parades and assemblies of the Fascist scouts became the most obvious arena where young Italians rehearsed the ideology of Fascism, even if the rumours which eddied around Ricci, did, by the 1930s, make some more senior scouts wonder about the overall purity and dedication of the regime.
— R. J. B. Bosworth, Mussolini's Italy (2005)
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aiiaiiiyo · 4 years ago
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Opera Nazionale Balilla, 1928 [600 x 425] Check this blog!
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abdulaziz2023 · 5 years ago
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المهاتما غاندي في لقاء مع أعضاء منظمة الأطفال الفاشية الإيطالية أوبرا ناسيونال باليلا Opera Nazionale Balilla، إيطاليا، عام 1931.
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italianiinguerra · 5 years ago
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3 aprile 1926, nasce l'O.N.B. Opera Nazionale Balilla
3 aprile 1926, nasce l’O.N.B. Opera Nazionale Balilla
Con legge 3 aprile 1926, n. 2247, viene istituita l’Opera nazionale Balilla per l’assistenza e per l’educazione fisica e morale della gioventù, nota come Opera nazionale Balilla, (sigla ONB). La denominazione fu ispirata alla figura di Giovan Battista Perasso, detto “Balilla”, il giovane genovese che secondo la tradizione avrebbe dato inizio alla rivolta contro gli occupanti austriaci nel 1746.
G…
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umbriasud · 8 years ago
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13 marzo 1944 Grande giorno per Giovanni Natalini. Proprio quel 13 marzo, infatti, gli fu comunicata la nomina a caposquadra degli avanguardisti di Terni. Il giovane si era reso protagonista di un atto di “insigne valore” che
fu premiato dal presidente dell’Opera nazionale Balilla, onorevole Ricci, appunto con la promozione “sul campo” per un “atto coraggioso”. Cosa aveva fatto Giovannni? “Scorto un cavallo che, dopo aver rotto le stanghe del carro cui era attaccato, si era dato a precipitosa fuga, ponendo in serio pericolo l’incolumità dei passanti, si è messo senz’altro a inseguirlo, riuscendo, dopo grandi sforzi a fermarlo”.
Promosso coraggioso avanguardista 13 marzo 1944 Grande giorno per Giovanni Natalini. Proprio quel 13 marzo, infatti, gli fu comunicata la nomina a caposquadra degli avanguardisti di Terni.
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luismguimaraes · 3 years ago
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The Opera Nazionale Balilla (ONB), established in 1926, framed, through a rigid fascist education, young people up to the age of eighteen: from eight to fourteen the members took the name of “balilla”, from fifteen to eighteen that of “avant-garde”. Later the boys entered, as “young fascists”, the youth fighting fascities, to finally be welcomed into the Party at twenty-one. From 1933, children aged six to eight were also placed in the “children of the shew.”
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choquejuergas · 3 years ago
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natalia ginzburg, las pequeñas virtudes
invierno en los abruzos
“en los abruzos solo hay dos estaciones: el invierno y el verano. la primavera es nevosa y ventosa como el invierno y el otoño es caliente y límpido como el verano. el verano comienza en junio y termina en noviembre. terminan los largos días soleados en las colinas bajas y abrasadas, el polvo amarillo de la calle y la disentería de los niños, y comienza el invierno. la gente entonces deja de vivir en las calles, desaparecen de las escalinatas de la iglesia los muchachos descalzos. en el pueblo del que hablo, casi todos los hombres desaparecían tras las últimas cosechas: se iban a trabajar a terni, a sulmona, a roma. era un pueblo de albañiles, y algunas casas estaban construidas con gracia: tenían terrazas y columnitas como pequeñas villas, y sorprendía encontrar en ellas, al entrar, grandes cocinas oscuras con jamones colgados y amplios dormitorios míseros y vacíos. en las cocinas estaba el fuego encendido; había varios tipos de fuegos: grandes fuegos con leños de encina, fuegos de frasca y hojas, fuegos de ramas recogidas una a una del suelo. era fácil distinguir a los pobres de los ricos mirando el fuego encendido; más fácil que mirando las casas y la gente, su ropa y sus zapatos, que eran todos maás o menos iguales”
“el exilio era el águila, era la estufa verde que crepitaba, era la vasta y silenciosa campiña y la nieve inmóvil. a las cinco tocaban las campanas de l iglesia de santa maría, y las mujeres iban para la bendición, con sus chales negros y la cara roja”
“a veces me sorprendo murmurando los versos de esta canción y, entonces, todo el pueblo surge ante mí, junto con el sabor particular de aquellas estaciones, junto al soplo helado del viento y el tañido de las campanas”
“el final del invierno despertaba en nosotros una especie de inquietud. quizá alguien vendría a visitarnos: quizá por fin ocurriría algo. nuestro exilio tenía que acabar alguna vez. los caminos que nos separaban del mundo parecían más cortos; el correo llegaba con más frecuencia. todos nuestros sabañones se curaban lentamente”
“existe una cierta uniformidad monótona en los destinos de los hombres. nuestras existencias se desarrollan según leyes antiguas e inmutables, según una cadencia propia, uniforme y antigua. los sueños no se hacen realidad, y en cuanto los vemos rotos, comprendemos de repente que las mayores alegrías de nuestra vida están fuera de la realidad. en cuanto vemos rotos nuestros sueños, nos consume la nostalgia por el tiempo en que bullían dentro de nosotros. nuestra suerte transcurre en ese alternarse de esperanzas y nostalgias”
retrato de un amigo
“nuestra ciudad, por lo demás, es melancólica por naturaleza. en las mañanas de invierno, tiene un olor característico a estación y a hollín que impregna todas las calles y todas las avenidas. si llegamos por la mañana, la encontramos gris de niebla, y envuelta en ese olor tan suyo. a veces a través de la niebla se filtra un sol tenue, que tiñe de rosa y de lila los montones de nieve, las ramas desnudas de las plantas. en las calles y las avenidas, la nieve ha sido retirada con palas y reunida en pequeños montones, pero los parques públicos siguen aún sepultados bajo un espeso manto intacto y blando, de un dedo de grosor en los bancos abandonados y en los bordes de las fuentes; el reloj del picadero se ha parado desde tiempo inmemorial a las once menos cuarto. al otro lado del río se alza la colina, también blanca de nieve, pero salpicada aquí y allá de matorrales rojizos, y en la cima de la colina destaca una construcción de color naranja, de forma circular, que en otros tiempos fue la opera nazionale balilla. si hay un poco de sol, resplandece la cúpula de vidrio del salón del automóvil y el río fluye con un centelleo verde bajo los grandes puentes de piedra”
“la naturaleza esencial e la ciudad es la melancolía: el río, perdiéndose a lo lejos, desaparece en un horizonte de nieblas violáceas que hacen pensar en la puesta de sol aunque sea mediodía, y en todas partes se respira el mismo olor intenso y laborioso del hollín y se oye el pitido de los trenes”
“nuestro amigo vivía en la ciudad como un adolescente, y así vivió hasta el final. sus días eran, como los de los adolescentes, larguísimos, y estaban llenos de tiempo: sabía encontrar tiempo para estudiar y para escribir, para ganarse la vida y para holgazanear por las calles que amaba; y nosotros, que bregábamos y nos debatíamos entre la pereza y la actividad, perdíamos las horas en la incertidumbre de decidir si éramos perezosos o activos”
“nos decía que ni siquiera nosotros, sus amigos, teníamos ya secretos para él y que lo aburríamos infinitamente; y nosotros, mortificados porque lo aburríamos, no lográbamos decirle que veíamos claramente en qué se equivocaba: en su resistencia a doblegarse y amar el curso cotidiano de la existencia, que avanza uniforme y aparentemente sin secretos. así pues, le quedaba por conquistar la realidad cotidiana, pero esta le estaba prohibida y era inasible para él, que ante ella sentía sed y repugnancia a la vez”
“nuestra ciudad, en verano, está desierta y parece muy grande, clara y sonora como una plaza. el cielo está limpio pero no luminoso, tiene una palidez lechosa. el río fluye llano como un camino, sin emanar humedad ni frescura. de las calles se levantan ráfagas de polvo; desde el río llegan grandes carros cargados de arena; el asfalto del paseo está recubierto de piedrecillas que se cuecen en el alquitrán. al aire libre, bajo los parasoles a rayas, las mesitas de los cafés están abandonadas y ardiendo”
“poco después de su muerte, fuimos a la colina. había fondas a lo largo del camino, con pérgolas cargadas de uva teñida de rojo, juegos de petanca, pilas de bicicletas; había caseríos con mazorcas, la hierba segada tendida a secar sobre sacos; el paisaje, al borde de la ciudad y en los límites del otoño, que él amaba. contemplamos cómo caía la noche de septiembre sobre las riberas cubiertas de hierba y los campos arados”
elogio y lamento de inglaterra
“el mismo vértigo que experimentamos aquí, en londres, al ver los escaparates de ciertas tiendas, llenos a rebosar de zapatos todos iguales, con la punta afilada y los tacones de aguja. zapatos que dan dolor de pies con sólo mirarlos. o escaparates tan abarrotados que quitan las ganas de comprar combinaciones o medias, tan saciados quedamos de mirarlos. al contemplar tal abundancia, se experimenta la sensación de que no se tiene necesidad de nada, y un empalago e medias y combinaciones, que parece que tenga que durar para siempre”
“los ingleses carecen de fantasía, pero demuestran fantasía en dos cosas, únicamente en dos cosas. los trajes de noche de las señoras mayores y los cafés”
la maison volpé
“despiden una atmósfera nocturna, exótica y vagamente pecaminosa y, al entrar en ellos en pleno día, se encuentra una misteriosa penumbra, apenas disipada por mortecinas lámparas azuladas; hay alfombras de terciopelo, paredes pintadas de negro, pero enseguida nos sentimos decepcionados y desconcertados por los azucareros sobre las mesas, llenos de un azúcar color marrón, el azúcar de caña que utilizan aquí”
el y yo
“en el cine quiere estar muy cerca de la pantalla. si vamos con amigos, y éstos buscan, como la mayor parte de la gente, un lugar lejos de la pantalla, él se refugia, solo, en una de las primeras filas. yo veo bien, indiferentemente, de lejos y de cerca; pero si voy con amigos, me quedo con ellos, por amabilidad; no obstante, sufro, porque puede que él, en su lugar a dos palmos de la pantalla, esté ofendido conmigo porque no me he sentado a su lado. a los dos nos gusta el cine; y estamos dispuestos a ver, en cualquier momento del día, cualquier tipo de película. pero él conoce la historia del cine hasta el último detalle; se acuerda de directores y actores, incluso de los más antiguos, olvidados y desaparecidos desde hace mucho tiempo; y está dispuesto a recorrer kilómetros para ir a buscar, en los barrios más alejados, viejísimas películas de la época muda, donde aparecerá tal vez por pocos segundos un actor vinculado a sus más remotos y entrañables recuerdos de infancia”
“esas dos personas, hace casi veinte años, por via nazionale; dos perrsonas que conversaban tan amable, tan educadamente, mientras se ponía el sol; que hablaron de todo un poco y de nada; dos amables conversadores, dos jóvenes intelectuales de paseo; tan jóvenes, tan educados, tan distraídos, tan dispuestos a dar el uno del otro un juicio distraídamente benévolo; tan dispuestos a despedirse el uno del otro para siempre, aquel atardecer, en aquella esquina”
mi oficio
“cuando uno escribe algo serio, se mete dentro, se hunde hasta el fondo y, si tiene sentimientos muy fuertes, que inquietan su corazón, si es muy feliz o muy infeliz por algún motivo, digamos terrenal, que no tiene nada que ver con lo que está escribiendo, entonces, si cuanto escribe es válido y digno de vivir, cualquier otro sentimiento se adormece en él. uno no puede esperar conservar intacta y fresca su querida felicidad, o su querida infelicidad, todo se aleja y desaparece, y se queda solo con su página, no puede subsistir en uno ninguna felicidad y ninguna infelicidad que no esté estrechamente ligada a esa página, no posee nada más y no pertenece a otros, y si no le ocurre eso, entonces es señal de que su página no vale nada”
“en aquella época en la que escribía mis cuentos breves, con el gusto por los personajes bien encontrados y por los detalles minuciosos, en aquella época vi cierta vez pasar por la calle un carrito que llevaba un espejo, un enorme espejo con marco dorado. en él se reflejaba el cielo verde del atardecer, y yo me detuve para mirarlo mientras pasaba, con gran felicidad y la sensación de que ocurría algo importante. me sentía muy feliz incluso antes de ver el espejo, y de pronto me pareció que pasaba la imagen misma de mi felicidad, el espejo verde y resplandeciente en su marco dorado”
“porque este oficio no es nunca un consuelo o una distracción. no es una compañía. este oficio es un amo, un amo capaz de azotarnos hasta hacernos sangrar, un amo que grita y condena. nosotros debemos tragar saliva y lágrimas, apretar los dientes, secar la sangre de nuestras heridas y servirlo. servirlo cuando él nos lo pide. entonces, nos ayuda también a mantenernos en pie, a tener los pies bien asentados sobre la tierra, nos ayuda a vencer la locura y el delirio, la desesperación y la fiebre”
“es un oficio bastante difícil, como veis, pero es el más bonito del mundo. los días y los asuntos de nuestra vida, los días y los asuntos de la vida de los demás, a los que asistimos, lecturas e imágenes y pensamientos y conversaciones lo alimentan y crece en nuestro interior. es un oficio que se nutre también de cosas horribles, se come lo mejor y lo peor de nuestra vida, en su sangre fluyen tanto nuestros sentimientos malos como los buenos”
silencio
“cada uno de nosotros intenta a su manera curarse del sentimiento de culpa, de la sensación de pánico, del silencio. unos se van de viaje. en el ansia por ver países nuevos, gente distinta, se alberga la esperanza de dejar atrás los propios turbios fantasmas, se alberga la secreta esperanza de descubrir en algún lugar de la tierra a la persona que podrá hablar con nosotros. otros se emborrachan, para olvidar los propios turbios fantasmas y para hablar. y después están todas las cosas que se hacen para no tener que hablar: unos pasan las veladas dormidos en salas de proyección, con una mujer al lado a la que, de este modo, no se sienten obligados a hablar; otros aprenden a jugar al bridge; otros hacen el amor, que se puede hacer también sin palabras. se suele decir que estas coas se hacen para engañar el tiempo: en realidad se hacen para engañar el silencio”
las relaciones humanas
“a nuestro alrededor se mueve una multitud de gente que nos parece tranquila y ligera, mientras nosotros nos sentimos lo más tétrico, torpe y detestable que existe sobre la tierra. ¿quiénes son los otros y quiénes somos nosotros?, nos preguntamos. a veces nos pasamos la tarde entera en nuestro cuarto, pensando; con una vaga sensación de vértigo nos preguntamos si los otros existen de verdad o si somos nosotros quieres los inventamos. nos decimos que tal vez, en nuestra ausencia, todos los demás dejan de existir, desaparecen en un soplo, y milagrosamente reaparecen, brotando de repente de la tierra, en cuanto miramos. ¿no podría ocurrir, acaso, que un día, al volvernos de repente, no encontráramos nada, ni nadie, que asomáramos la cabeza en el vacío?”
“cuando los otros nos hablan, querríamos taparnos la cara con las dos manos de tan feo e informe que nos parece nuestro rostro; no obstante, siempre fantaseamos con la idea de que alguien se enamore de nosotros, nos vea mientras tomamos helado con nuestra madre en el café, nos siga a escondidas hasta casa y nos escriba una carta de amor. esperamos esta carta, cada día nos extrañamos profundamente de no haberla recibido aún; nos sabemos de memoria frases de esa carta de tantas veces como las hemos murmurado en nuestro interior. entonces, cuando la carta llegue, tendremos de verdad un valioso misterio fuera de casa, una historia secreta que se tejerá enteramente fuera de casa"
“caminamos hacia la escuela, solos en la niebla. cuando éramos pequeñitos, nuestra madre nos acompañaba a la escuela, nos iba a buscar; ahora estamos solos en la niebla, somos terriblemente responsables de todo lo que hacemos”
“pero dios no existe, pensamos, tras pasar toda la noche en el suelo, con los miembros doloridos y recorridos por largos estremecimientos de frío y de sueño. dios no existe, porque no habría podido inventar este mundo absurdo, monstruoso, esta complicada maquinación en la que un ser humano camina solo, por la mañana, en la niebla, entre casas altísimas habitadas por el prójimo, por el prójimo que no nos ama y al que es imposible amar. y del prójimo también forma parte esa raza monstruosa, inexplicable, que es la del sexo contrario, dotada de una terrible facultad para hacernos todo el bien y todo el mal, dotada de un terrible poder secreto sobre nosotros"
“locos de alegría, nos lo imaginamos igual a nosotros en todo; al día siguiente, probamos a decirle las cosas que habíamos pensado, se lo contamos todo sobre nosotros, incluso nuestras vertiginosas sospechas de que no existen ni los hombres ni las cosas. él nos mira desconcertado, suelta una risotada, se burla un poco de nosotros. entonces nos damos cuenta de que nos hemos equivocado, de que con él no se puede hablar de esto y nos conformamos con las palabras soeces y los deportes”
“las personas del otro sexo caminan a nuestro lado, nos rozan al pasar por la calle, tienen quizá pensamientos y designios sobre nosotros que nunca podremos saber; tienen en sus manos nuestro destino, nuestra felicidad. entre ellas está quizá la persona que nos va bien, que podría amarnos y a quien podríamos amar, la persona adecuada para nosotros; pero, ¿dónde está?, ¿cómo reconocerla?, ¿cómo hacer que nos reconozca entre la multitud de la ciudad? ¿en qué casa de la ciudad, en qué lugar de la tierra, vive la persona adecuada para nosotros, igual en todo a nosotros, dispuesta a responder todas nuestras preguntas, dispuesta a escucharnos hasta el infinito sin aburrirse, a sonreír ante nuestros defectos, a vivir toda la vida con nuestro rostro? ¿qué palabras deberíamos pronunciar para que nos reconozca entre miles? ¿cómo deberíamos vestirnos, a que lugares deberíamos ir para encontrarla? atormentados por estos pensamientos, en presencia de las personas de sexo contrario nos asalta una inmensa timidez, tememos que una de ellas sea la persona adecuada para nosotros y que con una palabra podamos perderla. pensamos mucho cada palabra antes de pronunciarla, y las pronunciamos deprisa, con voz ahogada”
“un coche con las ruedas amarillas, una vieja señora, nos hacen sonrojar impetuosamente, porque creemos que son el coche y la madre de la persona adecuada para nosotros, el coche en el que haremos nuestro viaje de boda, la madre que deberá bendecirnos”
“un día encontramos a la persona adecuada. nos quedamos indiferentes, porque no la hemos reconocido. paseamos con la persona adecuada por las calles de los suburbios, poco a poco vamos adquiriendo la costumbre de pasear juntos todos los días. de vez en cuando, nos preguntamos distraídos si acaso no estaremos paseando con la persona adecuada, pero creemos más bien que no. estamos demasiado tranquilos. ni el cielo ni la tierra han cambiado; los minutos y las horas fluyen tranquilamente, sin toques profundos en nuestro corazón”
“sólo a ratos, del fondo. de nuestro cansancio, surge en nosotros la conciencia de las cosas, tan punzante que hace que se nos salten las lágrimas; tal vez miramos la tierra por última vez. nunca hemos sentido con tanta fuerza el amor que nos une al polvo de los caminos, a los estridentes gritos de los pájaros, a ese ritmo jadeante de nuestra respiración”
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Cologno Monzese, al Cineteatro Peppino Impastato: "AQUILE RANDAGIE" un film diretto da Gianni Aureli
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Cologno Monzese, al Cineteatro Peppino Impastato: "AQUILE RANDAGIE" un film diretto da Gianni Aureli. Si facevano chiamare Aquile randagie i ragazzi del gruppo di scout di Milano, Monza e Parma che svolgeva attività giovanili clandestine durante il periodo del fascismo. Un film li racconta: al Cineteatro "Peppino Impastato" - Via Volta 11  a Cologno Monzese (Milano), il 27 gennaio 2023 alle ore 21:00. E' questa la storia di un gruppo di ragazzi scout che svolgeva attività clandestine all'epoca del fascismo. Milano, Italia, ventennio fascista. Tutte le associazioni giovanili vengono chiuse per decreto del Duce, compresa l’associazione scout italiana. Un gruppo di ragazzi decide di dire di no, e fonda le Aquile Randagie: giovani e ragazzi, guidati da Andrea Ghetti e Giulio Cesare Uccellini che continuano le attività scout in clandestinità, per mantenere la Promessa: aiutare gli altri in ogni circostanza. Il fascismo non li ignora, li segue, li spia. Dopo il 1943, i ragazzi danno vita al movimento scout clandestino che supporterà la resistenza fino alla fine della guerra. Combatteranno il regime prima con beffe plateali, poi con azioni mirate che permetteranno di far superare il confine italiano e raggiungere la Svizzera a più di 2000 persone ricercate dai nazifascisti: ebrei, perseguitati politici e chiunque avesse bisogno di fuggire le persecuzioni, e una probabile morte. «Raccontare la storia delle Aquile Randagie in un film è un’idea stimolante, una sfida creativa, ma soprattutto un atto dovuto. L’associazione concettuale dello scautismo alla Resistenza è un pensiero sicuramente innovativo che lascia quantomeno incuriosite tutte le persone che ne vengono a conoscenza. (…) La particolarità di tutto questo è che i protagonisti di queste avventure sono dei ragazzi, tra i 14 e i 20 anni, che hanno dimostrato coraggio, adesione, spirito di sacrificio e lealtà al Paese. Valori che, soprattutto oggi, devono essere memoria storica e viva. (…) Si tratta di un film diretto ai giovani, che vuole parlare loro con le parole dei giovani di un’altra epoca, quando un altro mondo sembrava impossibile, ed invece il cambiamento si realizza proprio grazie a loro: forse eroi, certo giovani fedeli e ribelli.» (Gianni Aureli)» (Gianni Aureli) «Aquile Randagie ha il pregio di raccontare un pezzo della nostra storia che pochissimi conoscono, il tassello di mosaico di un racconto più grande, quello della Seconda Guerra, del Fascismo e dell’Olocausto. Cose che non vanno mai dimenticate. Raccontare il passato per leggere il presente: è anche questo quello che fa il film, ed è giusto in tempi in cui rinascono piccoli grandi fascismi. Tempi in cui occorre tenere alta l’attenzione. E Aquile randagie lo fa con un film onesto, sincero e, in fondo, mai pretenzioso.» LA STORIA VERA Nel 1912 viene fondata la più antica organizzazione scout italiana tuttora esistente: il Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani (CNGEI), associazione non confessionale. Poco dopo, a Milano, nasce l'Associazione Ragazzi Pionieri Italiani (ARPI). Nel 1916 viene fondata l'Associazione Scautistica Cattolica Italiana (ASCI) che sarà la più importante delle associazioni italiane fino al 1974. Scioglimento dei reparti scout Una legge (la n. 5 del 9 gennaio 1927), una delle cosiddette Leggi Fascistissime, aveva decretato lo scioglimento dei Reparti scout nei centri inferiori a 20.000 abitanti, e l'obbligo di inserire l'acronimo ONB (Opera Nazionale Balilla) nelle insegne dei rimanenti. Papa Pio XI fu costretto a dichiarare sciolta l'Associazione Scautistica Cattolica Italiana (ASCI) il 24 gennaio dello stesso anno. Il 9 aprile 1928 tutto lo scautismo fu dichiarato soppresso dal Consiglio dei ministri. Anche il gruppo scout Milano 2 e il gruppo scout Milano 6 deposero ufficialmente le proprie insegne (fiamme). Ma alcuni di essi si rifiutarono di cessare l'attività. Usando messaggi in codice e cifrati per non venire scoperti, quei ragazzi continuarono a ritrovarsi, tenendo anche regolari campi scout d'estate in Val Codera (provincia di Sondrio), e svolgendo regolari attività scout. Li guidavano Giulio Cesare Uccellini, capo del Milano 2, che prenderà il nome di Kelly durante la resistenza e che ebbe anche il soprannome di Bad Boy, affibbiatogli da J.S. Wilson, all'epoca direttore del Bureau Mondiale dello Scautismo e Andrea Ghetti, del gruppo Milano 11, detto Baden, Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 le Aquile Randagie, insieme ad altri, diedero vita all'OSCAR (Organizzazione Scout, poi sostituito da Soccorso, Collocamento Assistenza Ricercati) che si impegnò in un'opera di salvataggio di perseguitati e ricercati di diversa nazione, razza, religione, con espatri in Svizzera (noto quello di Indro Montanelli) e concludendo il proprio servizio proteggendo la vita, a guerra finita, ai persecutori di ieri. Altri gruppi scout clandestini rimasero attivi in Italia negli anni del fascismo: uno di essi si riuniva addirittura a Palazzo Venezia, lo stesso dal cui balcone il Duce si affacciava per i suoi discorsi. Il fascismo Nell'ottobre del 1922 sale al potere il partito fascista che si prefigge uno stato totalitario e dunque un controllo sulle idee della popolazione italiana, per raggiungere questo obiettivo pone subito molta attenzione all'educazione dei giovani, e quindi, il 14 gennaio 1923 nasce l'ONB (Opera Nazionale Balilla) e vengono sciolte tutte le organizzazioni a carattere o inquadramento militare. Alcuni prefetti applicano questa classificazione anche alle organizzazioni scout, nonostante spesso le autorità ecclesiastiche intervengano in loro difesa, e molte camicie nere cominciano a compiere atti di violenza contro appartenenti a gruppi scout, tanto che ad Argenta viene ucciso Don Minzoni, fondatore del gruppo scout locale. Per poter arginare i comportamenti fascisti nel 1924 l'ASCI confluisce, anche grazie a Pio XI, nell'Azione Cattolica italiana rimanendo comunque totalmente autonoma. Il 3 aprile del 1926 vengono approvate le cosiddette leggi fascistissime che prevedono tra le altre cose anche lo scioglimento dei reparti scout nei centri con meno di 20.000 abitanti. Questa legge, a causa dei fragili rapporti con la Chiesa, viene applicata solo dal gennaio del 1927. È un duro colpo per lo scautismo che vede drasticamente ridotto il numero dei suoi gruppi. Da questo punto in avanti la vita degli scout si fa sempre più difficile finché due anni più tardi l'ASCI viene ufficialmente chiusa e il 22 aprile del 1928 vengono deposte in Duomo a Milano le fiamme, insegne dei reparti. In quello stesso giorno Ciacio Andrea, un lupetto del gruppo Milano 2, fa la sua promessa entrando nella famiglia scout: è il primo simbolico atto di rivolta. In quell'occasione, nella cripta di San Sepolcro, di fronte alla stessa "casa dei fasci" da cui erano partiti i fascisti milanesi per la marcia su Roma, nasce l'impegno a durare "un giorno in più del fascismo". La resistenza vera e propria inizia però un mese più tardi, il 27 maggio, quando un gruppo scout guidato da Giulio Cesare Uccellini compie un'uscita ai Corni di Canzo testimoniata da varie fotografie. Su una di queste è scritto: "È l'inizio Scout della Resistenza contro il fascismo", la resistenza durerà 16 anni 10 mesi e 29 giorni, che saranno chiamati, basandosi sul linguaggio di Kipling, il periodo della giungla silente. Questo piccolo nucleo di scout cerca in poco tempo di creare un'organizzazione di facciata per coprire le proprie attività, fondando nel 1929 il Convegno cattolico Pierino Delpiano, ma presto, in seguito a discussioni di natura metodologica col sacerdote della parrocchia ospitante, Uccellini crea intorno a sé le Aquile Randagie (AR), un gruppo formato da una ventina di ragazzi tra gli undici e i diciassette anni legato soltanto dai valori dello scautismo. Una delle aquile randagie di maggior rilievo è sicuramente Andrea Ghetti (Baden) il quale, dopo aver avvicinato lo scautismo nel 1927, vi aderisce pienamente e diventa dal 1939 in poi assistente ecclesiastico del gruppo milanese intrattenendo contatti anche con le alte cariche ecclesiali (il card. Schuster è a conoscenza dell'esistenza delle Aquile Randagie e la sostiene anche se non apertamente). La repressione fascista prosegue sempre più efferata e, per proteggersi, le aquile randagie si coprono con degli pseudonimi: Uccellini è Kelly o Tigre, Andrea Ghetti è Baden, Vittorio Ghetti è Cicca, e sfruttano tutte le tecniche apprese nello scautismo per comunicare senza essere capiti, posizionando i propri avvisi scritti con l'ausilio di vari codici (dal codice morse al linguaggio del bosco) in un buco della terza colonna della Loggia dei Mercanti. Questi primi anni sono caratterizzati da violenze ancora limitate e le intimidazioni, pur non mancando, sono comunque relativamente rare (la perquisizione in casa Luppi non è molto severa, e Fracassi di ritorno da un’Uscita, è circondato da alcuni fascisti che lo deridono, lo spintonano e alla fine lo percuotono). Tuttavia la vita clandestina è vissuta con serenità e come parte integrante del gioco. Ogni domenica si svolge un'uscita nella pianura vicino a Milano o in Brianza; si parte infagottati in doppi vestiti per raggiungere il luogo prefissato dove si rimane in perfetta uniforme a svolgere attività semplici di gioco e tecnica, mentre in settimana l'attrezzatura rimane a casa di don Fusi che la custodisce in un sotterraneo di San Sepolcro, proprio il luogo dove era stato firmato il manifesto dei Fasci di combattimento. Durante tutto il periodo della giungla silente vengono realizzati campi estivi, settimane passate in cammino o in campi stabili totalmente dedicate allo scautismo, se si fa eccezione per gli anni 1933 e 1937 in cui alcune Aquile Randagie parteciparono ai jamboree mondiali di Ungheria e Paesi Bassi. Gli anni trenta Nel 1930 viene fondato il giornale Estote parati (traduzione latina del motto scout "siate pronti"), nel quale vengono descritte le attività svolte e raccolti canti e appunti di tecniche scout. Questo giornale è oggi molto utile in quanto dà anche la possibilità di comprendere i rapporti instaurati con le autorità diocesane e il numero dei membri che compongono le Aquile Randagie, dati che mostrano un continuo sviluppo del movimento. I nuovi membri vengono sempre scelti fra famiglie provatamente antifasciste, anche perché, vivendo lo scautismo, si rischiavano pestaggi da parte delle camicie nere e talvolta addirittura il carcere. Nonostante il regime cercasse di reprimerli, gli scout italiani non erano isolati nella loro clandestinità, infatti alcuni di essi divennero presto membri onorari di reparti francesi e svizzeri e nel 1933 tre Aquile Randagie, don Violi (Denvi), Kelly e Bertoletti (un operaio scout, il cui pseudonimo è "Tulìn de l'oli", dialetto milanese per “Barattolino dell’olio”, reclutato come dattilografo sebbene non avesse mai visto una macchina da scrivere), parteciparono al Jamboree in Ungheria dove poterono confrontarsi con altri scout di tutto il mondo. Le repressioni non intaccarono l'umorismo e lo spirito goliardico di Kelly, come mostra una "beffa" operata nel '35 dalle Aquile Randagie nei confronti dei fascisti: alla fine di una messa svoltasi in divisa nella chiesa di San Sepolcro, gli scout si trasferiscono in piazza Cordusio dove stanno sfilando tutte le organizzazioni fasciste e naziste in occasione di una manifestazione della Gioventù hitleriana. Kelly, da alcuni scout sale sul palco d'onore e si posiziona indisturbato a fianco dei grandi gerarchi nazisti e fascisti dileguandosi poco prima della fine della parata. Due anni più tardi il Jamboree si tiene nei Paesi Bassi, a Vogelenzang: anche in questa occasione una delegazione delle Aquile Randagie partecipa aggregata agli scout della Corsica. Essa è composta da Kelly e i due fratelli Ghetti; il gruppo ha anche l'onore di incontrare Baden-Powell che elogia le Aquile Randagie e le invita a continuare affidando a Uccellini l'incarico di nominare i futuri capi italiani; ciò mostra come le Aquile Randagie e la delicata situazione italiana fossero ad alcuni capi scout europei. La guerra L'anno successivo, proprio una settimana dopo l'invasione della Polonia, le Aquile Randagie visitano una valle che definiranno "il paradiso perduto" e con cui intesseranno un forte legame: la Val Codera, situata poco sopra Novate Mezzola. Qui si svolgono i campi estivi del 1941 e del 1942, e grazie alla complicità della guardia di finanza non fascista e dei valligiani si possono svolgere le tipiche attività scout in perfetta uniforme senza troppe preoccupazioni, cosa che non accadeva da alcuni anni a causa del timore di "soffiate" ai fascisti. Nel 1940 però, a seguito dell'entrata in guerra dell'Italia a fianco della Germania, molte delle Aquile sono richiamate nell'esercito. Le attività tuttavia non diminuiscono, grazie anche all'interessamento di monsignor Montini, che invita Baden a continuare nonostante i rischi della vita clandestina aumentino, come dimostra l'attacco a Kelly del 3 ottobre 1942, a causa del quale perderà in parte l'udito e rimarrà vari giorni in ospedale. Nel 1942 iniziano anche i rapporti con la famiglia Osio, il cui figlio è allievo di Baden, che offre parte della sua tenuta di Montecchio di Colico prima come terreno per il campo del 1943 e, finita la guerra, come campo-scuola intitolato a Kelly (destinazione che rimane tuttora, facendone un posto caro agli scout di tutt'Italia). Durante l'inverno 1942-1943 gli alleati bombardano Milano causando 171 morti civili e la distruzione di parte della città, fra cui anche le case di alcuni scout. In questo clima drammatico ci si avvia verso il declino e la successiva caduta del fascismo che avviene proprio durante il campo estivo a Colico (25 luglio). L'attività di OSCAR Dopo la firma dell'armistizio (8 settembre 1943) l'invasione tedesca e la formazione della Repubblica Sociale Italiana (RSI), vengono subito promulgate leggi sulla consegna alle autorità nazi-fasciste dei prigionieri di guerra, alcuni dei quali sono rifugiati da don Bigatti che si rivolge a Baden. Si propone subito il dilemma se subire passivamente o diventare partigiani e la risposta viene data seguendo i principi scout: "Noi non spariamo, noi non uccidiamo… noi serviamo!". Viene quindi combattuta una resistenza disarmata e passiva. Baden istituisce già il 12 settembre del 1943 l'O.S.C.A.R. (la sigla starebbe per Organizzazione Scout, sostituito quasi subito con Soccorso, Collocamento Assistenza Ricercati), la cui attività consiste principalmente nell'espatrio di ebrei, renitenti alla leva e ricercati politici in Svizzera. È da sottolineare come questa non sia l'unica rete di aiuto ai profughi presente in Italia ma sicuramente una tra le più attive, organizzate e veloci. Una fondamentale attività dell'OSCAR è la continua fabbricazione di documenti falsi, ottenuti grazie anche alla collaborazione di timbrifici e amici che lavorano in questura. Il rischio maggiore tuttavia consiste nel varcare il confine, costantemente sorvegliato e recintato con filo spinato; un esempio della pericolosità di questo tipo di azioni può essere l'espatrio di dieci greci, durante il quale, a causa della disattenzione di uno di questi, Kelly e Baden rischiano la vita riuscendo però a non essere visti e a far passare i profughi oltre il confine. Un altro episodio significativo è il finto rapimento di Gabriele Balcone, bambino di madre ebrea, avvenuto nel dicembre 1943. La famiglia, mentre tenta di varcare il confine, viene catturata e il piccolo è lasciato dalle SS nella Casa San Giuseppe di Varese in attesa di essere deportato a Buchenwald. L'OSCAR si mobilita e fa trasferire il piccolo in ospedale col pretesto di un intervento chirurgico; qui dopo che ne è determinata con esattezza la posizione, Kelly e Baden, l'uno travestito da medico l'altro che lo attende in macchina, rapiscono Gabriele e, dopo averlo nascosto qualche tempo, lo restituiscono al padre col quale emigrerà in Australia. Un altro impegnato nell'attività è Giovanni Barbareschi, all'epoca diacono, al quale la Comunità ebraica di Milano attribuirà nel 1955 un attestato di merito come giusto fra le nazioni. Non sempre però le cose vanno bene: Peppino Candiani, appena diciannovenne, perde la vita sul fiume Tresa mentre cerca di far espatriare un lituano che, preso da vertigini, si mette a urlare richiamando l'attenzione dei nazifascisti che crivellano il giovane. A causa dell'attività sempre più intensa, la repressione fascista nei confronti dell'OSCAR diviene sempre più aspra e proprio Baden, dopo che il cardinale Ildefonso Schuster gli comunica che le Brigate Nere e le SS lo stanno cercando con l'ordine di sparare a vista, è costretto a nascondersi per un breve periodo, e grazie a un errore di battitura del suo cognome nei rapporti della polizia riesce a sfuggire ai militari. Anche in un periodo travagliato dai rastrellamenti e nonostante le attività con l'OSCAR le Aquile Randagie proseguono, seppur tra mille difficoltà, le loro attività scout comprese uscite e campi: questi si svolgono nel 1943, come già detto, a Montecchio di Colico (Lecco) e nel 1944 Baccanello di Calusco d'Adda (Bergamo). L'OSCAR non era l'unica attività extra scout: Natale Verri, detto "Nino", dopo aver disertato, diviene partigiano ma per non abbandonare un compagno ferito sul campo viene catturato e, il 16 aprile del 1945, fucilato. Il Ribelle Nel 1944 Teresio Olivelli, Carlo Bianchi (entrambi impegnati nell'OSCAR) insieme a Claudio Sartori fondano il giornale clandestino Il Ribelle, organo di stampa delle Brigate Fiamme Verdi, formazioni partigiane di orientamento cattolico. Collabora al giornale anche Giovanni Barbareschi. Il giornale riporta il sottotitolo "esce quando può e come può". Olivelli e Bianchi vennero poco dopo catturati per colpa di un delatore e portati nel campo di transito di Fossoli. Bianchi fu fucilato, Olivelli fu deportato a Hersbruck dove fu ucciso da un sorvegliante per aver difeso un altro prigioniero. Il dopoguerra La Centralina, base scout in Val Codera Pochi giorni dopo questo fatto arriva l'attesa liberazione. Inizia il periodo della ricostruzione. Non ci sono trionfalismi per le Aquile Randagie o per l'OSCAR il cui bilancio è sicuramente molto interessante: nei 20 mesi di occupazione nazista ci sono stati 2 166 espatri tra i quali anche quello di Indro Montanelli, 3 000 documenti falsi stampati e una spesa complessiva di 10 milioni di lire di allora. Ma l'attività delle Aquile Randagie continua con gesti di prevenzione contro gli odi e le vendette verso i vinti, per esempio con un presidio "armato" della stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni per lasciare passare un treno sanitario tedesco. Dal punto di vista prettamente scout invece, nella parte d'Italia liberata dagli Alleati, fremono intanto i preparativi per il rilancio dell'ASCI: numerose sono infatti le riunioni del Commissariato Centrale con relative circolari. Significativa è una di queste in cui si richiede alle Aquile Randagie l'organizzazione della gerarchia dell'ASCI lombarda che si trova sotto l'occupazione tedesca, e significativa è per la risposta: "Per quel che riguarda la regione lombarda, la gerarchia è già praticamente costituita dato che la nostra attività è stata ininterrotta dal 1928. Quindi per noi non è una ripresa, ma la continuazione del lavoro che da venticinque anni stiamo svolgendo". L'ASCI nel 1974 si fuse con la sua associazione femminile corrispondente, l'Associazione Guide Italiane (AGI), creando così l'Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI). L'apporto metodologico delle Aquile Randagie viene travasato mediante la cura della formazione Capi inaugurando il Campo Scuola di Colico con il primo Campo Scuola lombardo per capi clan e il primo per capi esploratori.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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mostly-history · 4 years ago
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Young boys in the Opera Nazionale Balilla, an Italian Fascist youth organization (1926 - 1937).
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