#NO MA COSA STO LEGGENDO
Explore tagged Tumblr posts
Text

????????????????????
#NO MA COSA STO LEGGENDO#MA IN CHE SENSO HANNO CAMBIATO ATTORE INVECE DI FARLO SPARIRE SEGUENDO LA LOGICA DELLA TRAMA#💀💀💀💀💀💀💀
7 notes
·
View notes
Text
vedo troppa gente parlare di sc*detto STATEVE ZITTTTTT
#uagliu stiamo all'inizio e stiamo a letteralmente UN punto sopra le altre 😭#ma poi veniamo da un periodo in cui stevm accis ma quale scudetto volete vedè#anche se sto leggendo sta cosa soprattutto da non napoletani ovviamente smettete di portare seccia
5 notes
·
View notes
Text
ho provato a guardare la vita bugiarda degli adulti e mi sono fermata al primo episodio. è tra le cose più orribili che io abbia visto e sono contenta che l'amica geniale non sia stata prodotta da netflix sennò sarebbe venuto fuori un intruglio inguardabile
#sto parlando di due cose diverse - ok - ma mi sono bastati 10 minuti per rendemi conto che stavo guardando una cosa fatta malissimo#non so come ho fatto ad arrivare fino alla fine dell'episodio senza addormentarmi o senza chiudere tutto#se qualcuno sta leggendo questo post e ha visto la serie fino alla fine sa dirmi se migliora?
0 notes
Text
aneddoto di un pazzo venerdì sera:
io e la mia amica leggiamo i tarocchi. quindi decidiamo che sia una buona idea leggerci le carte, dopo tutto le condizioni astrali c’erano.
le carte che mi sono uscite erano piene di simbologismi analoghi a Lilith.
le ho testualmente detto: “tu stai vedendo quello che stai leggendo, ed è giusto. Ma io vedo anche Lilith, e non so cosa voglia dirmi.”
questa mattina, apro a caso Instagram e trovo questo post, pubblicato da una pagina che oltretutto nemmeno seguo.

è incredibile e assurdo come si adatti perfettamente alle situazioni che sto vivendo. si adatta perfettamente anche alla lettura di ieri.
stavo lasciando, di nuovo, che la vita mi scivolasse dalle mani perdendone il controllo. nel satanismo, non avere controllo della propria vita è uno dei più grandi peccati che si possano commettere.
Lilith, tu stringi lo scettro e hai il dominio
Donaci il dominio e la realizzazione dei nostri sogni
#tumblr#lilith#satanism#satanic#satanist#satanismo#culto di lilith#figlie di lilith#divination#tarot reading
83 notes
·
View notes
Text

DEDICATO ALLE DONNE INTELLIGENTI
Un mattino un uomo torna dopo molte ore di pesca e decide di fare un sonnellino.
Anche se non pratica del lago, la moglie decide di uscire in barca.
Accende il motore e si spinge ad una piccola distanza: spegne, butta l'ancora, e si mette a leggere il suo libro.
Arriva una Guardia Forestale in barca, si avvicina e le dice:
"Buongiorno, Signora. Cosa sta facendo?"
"Sto leggendo un libro" risponde lei (pensando: "non è forse ovvio?!?").
"Lei si trova in una Zona di Pesca Vietata," le dice.
"Mi dispiace, agente, ma non sto pescando. Sto leggendo".
"Sì, ma ha tutta l'attrezzatura. Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento. Devo portarla con me e fare rapporto".
"Se lo fa, agente, dovrò denunciarla per molestia sessuale" dice la donna.
"Ma se non l'ho nemmeno toccata!" dice la Guardia Forestale.
"Questo è vero, ma possiede tutta l'attrezzatura. Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento."
“Le auguro buona giornata signora" e la guardia se ne va.
MORALE:
Mai discutere con una donna che legge, è probabile che sappia anche pensare.
(Autore Sconosciuto)
47 notes
·
View notes
Text
Pistacchione
"Branco di maledetti sfigati" penso tra me e me mentre scelgo di prendere le scale normali, quelle statiche, invece di quelle mobili. Opto per l'opzione sana e sportiva che mi permette di giudicare gli altri e la loro sedentarietà, schiavi delle macchine, pigri, larve. Io sono un uomo migliore, pieno di virtù che mi riconosco giusto un secondo prima di infilarmi in pasticceria e concedermi il più burroso cornetto ripieno al pistacchio che i soldi possono comprare.
Sono dovuto tornare in ospedale, gli occhi hanno ceduto nuovamente. Quello che mi fa ridere è che ieri ho fatto la comparsa in un film. Non era previsto. Ero al corrente di alcuni conoscenti alle prese con questo progetto “cinematografico” ma non pensavo mi avrebbero mai chiamato. Non fosse che avevano il ruolo perfetto per me. "Hai voglia di fare la comparsa e stare seduto in sala d'attesa di un ospedale?". Sembrava veramente fatto apposta. L'ho scritto non so quante volte che uno dei miei più grandi talenti è saper sfruttare i tempi morti e ora l'ho fatto davanti a una cinepresa. Mentre attoruncoli dalle dubbie capacità provavano a ripetere le loro battute io facevo il Paziente n.5, intento a leggere un libro. Un occhio più attento noterà che sto leggendo il mio stesso libro. Un piccolo easter egg che ho inserito per farmi ridere quando guarderò il film. Se gli occhi saranno ancora con me, altrimenti me lo farò raccontare.
Stamattina sono seduto per davvero in ospedale e realmente sto aspettando non che qualcuno urli "azione!" ma che mi dicano cosa fare. Dopo quasi vent'anni ancora mi costringo a non perdere la speranza e dare agli altri la possibilità di dirmi cosa fare, perché se fosse per me saprei benissimo cosa fare.
Mentre arrivava la metropolitana ho guardato lo spazio che c'è tra la motrice e i binari. Se mi butto sotto ma in aria cambio idea e mi rannicchio e mi faccio piccino piccino, riesco a sopravvivere? Riesce a passarmi sopra senza recare alcun danno? Voglio sempre calcolare che ci sia per me la possibilità di tornare indietro sui miei passi, soprattutto quando si tratta di decisioni importanti. Questi pensieri non mi spaventano più perché ho imparato a conoscermi. Sono troppo codardo per fare qualcosa di definitivo. Accetto il lento deterioramento e la fine come inevitabile conseguenza che non posso controllare e mi piace così perché adoro dare la colpa agli altri. Mi immagino a parlare con San Pietro alle porte del paradiso e dire: - Eh no, mi scusi, ma lei mi deve fare entrare, ok che sono stato per tutta la vita un egoista, bastardo e pure vigliacco, ma ha ben visto come è andata a finire, ho allontanato tutti, il mio gatto mi schifa, ho pure perso i capelli e non ho fatto tutto lo sport che ho sempre promesso di fare perché mi sono accettato così come sono e per questo sono stato punito con una morte orribile che non ho scelto! Quindi, mio caro Pietruccio, lei mi deve fare entrare, me lo merito! - Ma veramente qua leggo che la morte è stata causata da soffocamento per eccesso di cornetti al pistacchio… - Suvvia sono dettagli! - …mentre praticava il decimo atto di onanismo della giornata. - Il suo capo non le ha insegnato a perdonare?
Il regista ieri mi ha detto che sono davvero bravo a recitare quello che aspetta di venire chiamato da un dottore. Ho accettato il complimento con un certo orgoglio. Un tempo avrei dovuto combattere contro il mio egocentrismo per essere stato messo sullo sfondo invece di diventare uno dei protagonisti, probabilmente quello più sguaiato e tendente ad urlare. Invece ora guardo queste persone recitare e provarci un sacco a risultare convincenti e sono soddisfatto del mio invecchiamento che mi ha fatto scendere a compromessi con le mie aspettative.
Un giorno, dopo anni di lotta, io e le mie aspettative ci siamo seduti al tavolo e abbiamo iniziato una discussione accesa. Io continuavo a far loro presente che se certe cose non accadono e non sono mai accadute, forse allora, non è sbagliato lasciar perdere, che la speranza è l’ultima a morire quando si tratta di film o racconti per bambini, ma per noi è meglio non dico ucciderla, però farle fare una vacanza a tempo indeterminato. Le aspettative mi hanno ascoltato, anche perché, alla luce dei fatti e del continuo finire ridimensionate un po’ ne avevano le palle piene. Abbiamo trovato un accordo. Abbiamo accompagnato la speranza in aeroporto, dandole un telefono per le emergenze. Ora mi sa che è a Bali, da qualche parte in spiaggia a farsi massaggiare i lunghi capelli da un influencer senza scrupoli. Io e le mie aspettative siamo tornati a casa, abbiamo parlato dei piani futuri e trovato numerosi accordi impensabili su carriera, musica, amore, famiglia, autoerotismo. È stata una trattativa estenuante ma ci siamo riusciti. Ora hanno le dimensioni di un criceto e le ho sistemate sotto alla mia scrivania in una gabbietta piena di paglia. Sono così carine quando si svegliano e si mettono a girare sulla ruota e non vanno da nessuna parte, proprio come nella realtà. Corrono veloci veloci e la ruota gira e gira ma stanno ferme, che spreco di energie! Poi scendono dalla ruota, ci guardiamo soddisfatti e tornano in letargo.
Oggi ho preso il telefono per scrivere un messaggio alla speranza, mentre sta in spiaggia a Bali. Siccome ne ho bisogno le ho chiesto “Andrà tutto bene vero? Mi daranno una nuova terapia che finalmente funzionerà?” e niente, nessuna risposta per qualche ora. Poi si è acceso lo schermo del telefono. “Certo, certo, andrà tutto alla grande. Io invece mi sono infilata un attimo in un megacasino cioè, devi aiutarmi, magari se puoi mandarmi un po’ di soldi, devo pagare non so quanto un influencer che mi ha rifilato una marea di prodotti per capelli promettendomi che avrebbero risolto il problema della calvizie e niente, poi le cose sono sfuggite di mano, pensavo di riuscire a corcarlo di legnate da sola e invece tutti quei muscoli erano veri e non generati da una IA, ora mi ha rinchiuso nella sua cantina e se non pago non mi lascia uscire, quindi dai, in onore dei vecchi tempi, mandami uno dei criceti con banconote di piccolo taglio”.
In ospedale ancora non hanno detto il mio nome. Ancora aspetto. Lunedì tornerò in terapia, non più psicanalisi però. Normale psicologia temo. In tedesco poi. Non tanto perché sento di averne bisogno ma per riattivare il superpotere passivo aggressivo supremo che oramai non posso più usare, quello che mi faceva dire con orgoglio: “Sai, secondo me dovresti provare ad andare in terapia cioè, io ci vado, secondo me farebbe bene anche a te”. Mi manca essere snob e dire agli altri cosa fare. Adesso nessuno mi da ascolto, nemmeno sulla qualità dei cornetti al pistacchio (dato che uno di loro mi ucciderà). Si tratta solo di capire quale sarà l'ultimo. Quello di un’ora fa, o quello che mangerò non appena uscirò dall’ospedale? Chi lo sa! Suspance!
40 notes
·
View notes
Text
Sto leggendo troppi post in giro che recitano:
"Mi vergogno di essere uomo!"
Ma siete scemi, pazzi o cosa?
Chi si deve vergognare non è l'uomo ma chi non è uomo!
Un uomo non ammazza la sua donna (ma in generale non ammazza nessuno), un uomo non picchia la propria donna (ma in generale non picchia nessuno), un uomo rispetta la propria donna (ma in generale rispetta tutti)!
Comportatevi da uomini e non dovrete chiedere scusa a nessuno!
~Salvatore Mazzella

165 notes
·
View notes
Text
CONTRO LA TEOCRAZIA IRANIANA
Sono pauroso. Sono pigro. Lo dico subito, perché se c'è una cosa che odio è l'autonarrazione eroica. Ma nel mio modo imperfetto, con tutte le mie fragilità, con le mie paure, con le mie debolezze, sono contro.
Sono sempre stato di sinistra e dal 31 dicembre 2019 (sì, mi sono segnato la data), sono anarchico.
Io sono contro in un modo singolare. Perché mi dicono che essere contro certe cose è sbagliato.
Vi faccio un esempio. Sono contro la teocrazia iraniana. Ecco, a quanto pare non va bene. Faccio male. Faccio il gioco di qualcuno. Lo sto leggendo dappertutto.
Non conta il fatto che io sia ferocemente critico nei contronti degli Stati Uniti, della Nato, dell'Unione Europea, dell'imperialismo occidentale, dello sterminio compiuto dall'esercito israeliano a GAZA, del colonialismo in Cisgiordania. Se critico la teocrazia iraniana, per incantesimo mi trasformo in un alleato della CIA e in un esportatore di democrazia. E ovviamente divento un islamofobo.
E allora vorrei chiarire un concetto, a costo di essere antipatico.
Io, proprio perché libertario, non intendo la rivoluzione sociale come imposizione delle mie idee. Quindi sgombriamo il campo da concetti come "esportazione della democrazia".
La tua comunità segue determinate regole religiose considerate sacre? Non ho nulla in contrario. Nulla. E quando visito un tempio mi comporto con educazione. Sono ateo e anticlericale, ma rispetto la spiritualità delle altre persone.
Ma allora in che senso sono contro la teocrazia iraniana? Voglio imporre il modello occidentale? No. Ve l'ho detto, io non impongo niente a nessuno.
Di sicuro non chiederò mai alle donne musulmane di rispettare canoni di vestiario occidentali per adeguarsi a una certa visione del mondo. Lo fanno i leghisti. Lo fanno i suprematisti occidentali. Io non lo farò mai.
Allo stesso modo, per me la gente in Italia può rispettare tutte le regole imposte dal cristianesimo. Io non scelgo al posto degli altri. Io non dico agli altri come vivere.
Ma quando una donna, nei paesi musulmani e in occidente, lotta per rivendicare il suo diritto all'autodeterminazione e cerca di liberarsi dai vincoli imposti della religione (a cominciare da quella cristiana), io sono dalla sua parte. E nel mio piccolo appoggio la sua lotta contro l'istituzione, la teocrazia o la chiesa che vuole dirle come vivere.
Torniamo alla teocrazia iraniana. So per certo che gode di grande consenso. Supponiamo pure che questo consenso sia pari alla stra-grande maggioranza della popolazione. Ma c'è una minoranza oppressa che si ribella. E la sua ribellione viene schiacciata con una repressione spaventosa.
Sostengo la lotta delle minoranze oppresse in Italia, negli USA, in Iran, in qualsiasi posto nel mondo.
E aggiungo un'ultima considerazione: il vero razzismo mi sembra quello delle persone che di fronte alle ribellioni delle donne iraniane pensano sempre che ci sia dietro l'occidente. Perché ci stanno dicendo che le donne iraniane non sono capaci di pensare con la loro testa. Ci stanno dicendo che le donne iraniane non posseggono il concetto di ribellione contro il potere, a differenza di noi occidentali. Ci stanno dicendo che la storia, nel bene e nel male, è fatta solo dall'occidente.
È così difficile essere contro tutte le ingiustizie, senza tollerarne alcune perché hanno "la bandiera giusta"? [L'Ideota]
28 notes
·
View notes
Text
incredibile che proprio adesso che io sto leggendo un libro di Hesse (centellinando ogni pagina) sia uscita l'edizione nuova di tutti i suoi libri per Mondadori con delle copertine bellissime e io li vorrei tutti ma proprio tutti
è successa la stessa cosa cinque giorni dopo aver comprato la campana di vetro :(
8 notes
·
View notes
Text
Concentrato (come il succo di frutta) e distratto
Non sono mai stato bravo a rimanere concentrato a lungo. Se volessi cercare una scusa per questa mia lacuna potrei dire che sono un creativo e quindi seguo il flusso dell’ispirazione, ma so che è una cazzata. Magari ho una ADHD o come si chiama ma non me l’hanno nI diagnosticata e certo non farò come certi personaggi famosi che se la auto diagnosticano: è un argomento troppo serio per parlarne con leggerezza.
Non riesco a lavorare con la musica, semplicemente mi distrae e crea confusione nella mia testa. Mi succede non solo se sto studiando o leggendo una cosa complicata da capire ma mi accade anche se sto disegnando.
Ho bisogno di silenzio perché probabilmente sono troppo sensibile agli stimoli esterni, mi basta pochissimo per dimenticare ciò che sto facendo e iniziare a fare quelli che potremmo definire voli pindarici. Non so se sia un bene o un male essere così, forse ciò potrebbe portarmi a sviluppare di più la mia fantasia, chi lo sa. Va detto anche che ci sono momenti in cui sono particolarmente ispirato e non mi distrae nulla neppure il bisogno di dormire o di mangiare. Di fare la pipì no, quella mi viene sempre e non mi sottraggo neppure nei momenti di massima ispirazione.
Più semplicemente credo di essere fondamentalmente pigro e ciò porta a una serie di altre considerazioni come la necessità di disciplina. Ci pensavo pochi giorni fa quando ho dovuto scrivere una dedica sul libro che regalerò a una mia carissima amica. Ho preso diversi fogli da riciclo che ho usato per scrivere la “brutta copia” della dedica perché non volevo sporcarle il libro con cancellature e scarabocchi.
Ho scritto non meno di dieci versioni della dedica, dopo diversi tentativi avevo la scrivania sommersa di questi fogli usati sul cui retro avevo scritto decine di frasi che mi sembravano o troppi banali o troppe o inconcludenti come questo post.
Una volta trovata la formula giusta ho copiato il testo scritto su una pagina all’inizio del libro cercando di non sbagliare perché stavolta avevo la penna e non la matita.
Sono riuscito a restare concentrato, questa volta, ma mi è costata fatica e ho dovuto aspettare le tenebre e il loro silenzio per farlo.
Ecco a ben vedere la notte è il momento ideale per me per lavorare non fosse per Morfeo che a una cert’ora mi reclama per sé.
Vedo queste stesse difficoltà in mio figlio e mi viene un po’ un senso di colpa quasi gli abbia trasmesso anche questo difetto come i capelli scuri.
Tuttavia sta poco al telefonino, non vede molta Tv, giusto la sera dopo cena ma poi preferisce giocare o scorrazzare per casa e legge, legge tanto specie ora che può farlo da solo senza l’ausilio di un adulto che legga per lui.
Lo vedo anche ora steso sul letto e uno dei libri sulle gambe che sfoglia con attenzione insospettabile cura per un bimbo di 7 anni.
Magari, come esortavano i greci, diventerà un uomo migliore di suo padre.
Come al solito, quando scrivo così tanto, mi chiedo chi mai tra i miei followers avrà il coraggio di leggere fino a qui questo lunghissimo post.
A chiunque lo faccia dico solo: grazie.
24 notes
·
View notes
Text
Un insoddisfacente mondo.
Vivo nel mio mondo perché questo in cui siamo non mi soddisfa.
Preferisco essere definita emarginata socialmente, al posto di essere omologata con gli altri, in un mondo dove ormai l'apparenza e l'aspetto di una persona, contano di più del suo animo, del suo io interiore.
Sento che non faccio nemmeno parte di questa generazione.
Odio le fotografie, seppur la maggior parte di esse raccolgano i ricordi più belli di una persona, ma non riesco a restare "ben in posa" per la foto. Mi sento a disagio.
Non ho mai amato uscire la sera, ho sempre preferito quei momenti tranquilli sul divano "Netflix & Chill" come dicono gli americani, O magari leggendo un buon libro.
Non mai piaciuto questo "ostentare ciò che si ha" che è un po' la base dei social media.
L'idea di diventare famosa tramite social, non mi è mai passata per l'anticamera del cervello e, sinceramente, anche, come avevo io, un profilo dove pur non mettendoci la faccia, ma ne facevo comunque parte, mi sentivo dipendente a tal punto di passare il tempo a fare home/profilo tantissime volte in pochissimi minuti.
Questo mondo allontana, ma non unisce, fa sentire più soli che mai, perché fa sentire diversi, anche inconsciamente.
Smisi definitivamente di avere social all'età di sedici anni, durante la mia permanenza in vacanza a casa di mia cugina.
Restai da lei per quasi due mesi, e all'epoca lei si era appena trasferita in un nuovo appartamento e ci hanno messo qualche giorno i signori della compagnia a metterle la linea telefonica.
Ricordo che inizialmente per me era impensabile non avere social e soprattutto non vedere quello che pubblicavano le mie influencer preferite, così i primi giorni furono bruttissimi emotivamente (guardate che schifo la dipendenza).
Intanto i giorni passavano e avevo preso il giro di uscire (perché lei è sempre riuscita a farmi uscire dalla mia tana) 🐻 spesso la sera, e durante il giorno lei lavorava e io restavo con mia zia e dormivo.
Ormai avevo preso questo "giro" di usare i miei gb solo per WhatsApp e mandare qualche messaggio di risposta, a quei 4 gatti che mi scrivevano, tra cui mia mamma. E iniziava a piacermi un sacco questa cosa.
Avevo un sacco di tempo libero, potevo dormire e fare poi, colazione con calma, senza avere la "frenesia" di vedere quello che faceva la gente, la sera prima.
Potevo passare il tempo a guardare il mare fuori dalla finestra con le cuffiette alle orecchie. E "scattare foto con gli occhi" che è poi, il ricordo più bello.
Leggere in attesa della cena, con in sottofondo le onde del mare, senza avere lo stress delle notifiche da dover leggere o i messaggi da dover rispondere immediatamente.
A seguito del mio rientro a casa, qualche giorno dopo, cancellai i profili social, ad eccezione di Pinterest, che è una applicazione che mi ha sempre accompagnata, fin dal giorno, o poco più della fondazione.
In assenza dei social ci ho guadagnato molto in fatto di tempo libero, ma soprattutto anche di ansie e preoccupazioni mentali.
Certo purtroppo, il giudizio di altre persone su di me è ancora attivo e spesso mi ferisce, ma almeno non ho la tentazione di andare a controllare tale profilo x e vedere se ha pubblicato qualcosa su di me, eventualmente, anche se io non conosco tale persona.
Seppur purtroppo, resto ansiosa di carattere, i pensieri intrusivi spesso e volentieri, mi fanno visita e mi fanno stare male, mandandomi letteralmente in paranoia per ogni minima cosa vista o ricordata o che era stata pubblicata, o che magari avevo l'intuizione che fosse stata pubblicata su di me.
Nonostante questo ripeto, resto debole, ma sicuramente ora sono più forte di prima. O almeno, lo sono in parte.
Tutto questo mi serve per dire che, non sto criticando le persone che hanno i social e che li usano abitualmente, ma dico semplicemente che è una abitudine mia, che a me non è più piaciuta e che a me personalmente ha fatto bene mentalmente.
Ad eccezione però, di Tumblr. Tumblr è un social che non ce l'ho mai fatta ad abbandonarlo totalmente. Questo social mi permette di esprimermi attraverso la scrittura, che è il mezzo che preferisco in assoluto, e nel quale, sicuramente, riesco meglio.
E nel quale si sta bene "nascosti nell'ombra."
Qui non serve l'esporsi, serve il tuo vero io, serve chi sei dentro tu, e nient'altro. Solo tu, la scrittura e il tuo nuovo diario virtuale.
@un-mei-no-akai-ito // @un-mei-no-akai-ito (Dom 21.07.24 h02:43)
13 notes
·
View notes
Text
IN CHE SENSO LA ESCORT RUMENA STALKERIZZTA DA LOLLO PELLE MA CORONA MA BASTA
1 note
·
View note
Text
La mia mente vaga da sola e va in luoghi così lontani e isolati che nessun altro riuscirebbe a ritrovare la strada.La mia mente potrebbe viaggiare per migliaia di chilometri in pochi secondi, solo per tornare indietro con più domande sulla morte, sull’amore e sul significato dell’esistenza.Ho una mente che non riesco a raggiungere, un uragano di emozioni avvolto in un unico, enorme groviglio dentro la mia testa, che cerca di farmi impazzire. Ho una mente che non può davvero essere domata.
Resto a letto per giorni. Qualche ora dopo, potrei ritrovarmi su un tetto e urlare per l’intensa euforia che mi riempie le vene, con una magia che il mio corpo trova incomprensibile ma a cui si adatta lo stesso. Sono un’altalena terrorizzata, che un momento prima vola tra le stelle e quello dopo cade giù con tutta la sua forza. Ho così tanto amore da dare, eppure sono incapace di farlo. Dentro di me ci sono due mostri che combattono per un primo posto dove al vincitore non spetta altro che dolore.
Quando sono sovraeccitata, sono la regina del mondo. Me ne vado in giro con una sicurezza che nessuno può compromettere. Sono una vincente, sono imbattibile, posso fare qualsiasi cosa. Posso fare in modo che inizi a piovere. Posso far sì che smetta. Posso cambiare il modo in cui vedete il mondo e provo pena per chi non lo guarda attraverso i miei occhi. Mi dispiace per quelle povere anime che non riescono a trovare la luce alla fine del tunnel. Sono entusiasta, sono amorevole. Voglio vedervi felici, non voglio mai vedervi piangere. Voglio che dimentichiate le ferite che il mondo vi ha riservato, e che vediate tutta la bellezza che contiene. Sono in cima al mondo e niente e nessuno può toccarmi.
Poi crollo. Voi non siete voi e io non sono io. E il mondo sta per finire. Questa vita è la nostra punizione. È quello che ci spetta per aver pensato di meritare felicità e amore. Spegnete le luci e andatevene perché non c’è speranza e io morirò da sola. Se mi vedete piangere, fate finta che non stia accadendo perché niente di quello che direte cambierà il fatto che sono disperata e pronta a morire. Non potete salvare me, non potete salvare voi stessi. No, non uscirò stasera, andate senza di me ragazzi. Mi spiace che non riusciate a sentirmi presente. Mi dispiace di essere sempre così triste. Chiedo scusa se riesco a parlare solo di perdita. Scusate, perché non so più come parlare. Perché siete ancora qui? Andate, correte! Via! Non meritate una persona come me nella vostra vita, perché sono fatta di dolore e dovreste davvero andare, adesso. Non riesco a controllare ciò che faccio, le mie mani non mi appartengono. Non so dove sto andando.
Non è momentaneo. Non è una fase. Non è la parte in cui piombate da me per dirmi che le cose andranno meglio, perché non è quello che ho bisogno di sentire. Quello di cui ho bisogno, ma di cui non parlerò mai, è sapere se resterete o ve ne andrete. Se riuscirete a sopportare qualcuno che cambia continuamente personalità, come nel gioco dei mimi. Se un giorno vi sveglierete e deciderete che è troppo, che non potete gestirla.
Sono cose che non dirò mai perché sono troppo orgogliosa e perché non piangerò quando un giorno deciderete di allontanarvi da tutto questo. Farà male, ma non lo saprete mai. Mi squarcerà in due, ma vi mostrerò soltanto che non siete mai stati importanti per me. Non ci proverò, non supplicherò. Mi richiuderò la porta alle spalle nel momento in cui vi sentirò titubare, perché la vita mi ha già dato abbastanza lezioni su come essere sola.
Perciò, mi dispiace se pensate che io sia fredda, distante. Mi dispiace che parliate incessantemente della mia folle capacità di essere totalmente autonoma, a volte. Mi dispiace se, ogni tanto, vi sembro egoista o minacciosa. Posso soltanto mettere nero su bianco quello che sento. Se state leggendo, allora dovreste sapere che vi amo, nel miglior modo in cui posso farlo. L’unico modo in cui posso farlo.
(via huffpost)
14 notes
·
View notes
Text
“ Cucina e pulizie erano sempre eventi eccezionali con lei, che dipendevano dal suo umore, dall’improvvisa voglia di passare la cera, pulire i muri, preparare una torta per farci una sorpresa. Così, nonostante i conti da fare, le clienti da servire, il magazzino da rifornire, con l’arrivo della bella stagione aveva il tempo di alzarsi alle cinque per sarchiare il terreno dei cespugli di rose e di quel fiorellino rosso, la «disperazione del pittore», e poi venire a svegliarmi e strofinarmi le guance con la rugiada di maggio, «dà un bel colorito». Soprattutto, ovunque, in qualunque momento, poteva immergersi nella lettura. È per questo il motivo che la reputo superiore a mio padre, il quale sfoglia appena le pagine di cronaca locale del giornale prima di cena. A lei invidio l’espressione strana, impenetrabile, distante da me, da noi, il silenzio in cui sprofonda, il corpo di colpo gravato da un’immobilità perfetta. Nel pomeriggio, di sera, la domenica, tira fuori un giornale, un libro preso in prestito dalla biblioteca comunale, o talvolta persino comprato. Mio padre le urla «sto parlando con te!, ma non ti stufi di tutti ’sti romanzi?», lei ribatte «lasciami in pace, devo sapere come va a finire!». Non vedo l’ora di saper leggere, per poter capire quelle lunghe storie senza figure che la appassionano tanto.
Poi arriva il giorno in cui le parole dei suoi libri perdono la loro farfugliante pesantezza. E allora avviene il miracolo, non sto più leggendo, sono in America, ho diciott’anni, servitù nera a mia disposizione, e mi chiamo Rossella, le frasi iniziano a correre verso un finale che vorrei poter rimandare. Il titolo è Via col vento. Davanti alle clienti, lei mi indicava ed esclamava «e pensi che ha soltanto nove anni e mezzo», poi, rivolta a me, «è bello, vero?». Io rispondevo «sì». E basta, non è mai stata brava a spiegare come si sentiva, o quel che pensava. Eppure ci capivamo. A partire da allora abbiamo condiviso quelle vite immaginarie che mio padre ignorava o disprezzava, a seconda, «però pure voi, perdere tempo dietro a quelle balle lì». Mia madre gli rispondeva piccata, sei solo invidioso. Io le presto i miei volumi della Biblioteca verde, Jane Eyre e Storia di un fanciullo di Daudet, lei mi passa i numeri di Les Veillées des chaumières con le storie a puntate, e dal suo armadio rubo i romanzi che mi ha proibito, Una vita e Gli dei hanno sete. Insieme ci fermavamo a guardare la vetrina del libraio di place des Belges, certe volte mi proponeva «vuoi che te ne compro uno?». Come in pasticceria, davanti alle meringhe e ai torroncini, lo stesso appetito, e anche la stessa sensazione che si trattasse di una concessione eccentrica. «Allora che dici, ti fa piacere?» Era il libraio che ci consigliava, che sceglieva per noi, unica differenza rispetto ai dolci dal pasticciere, a parte Delly e Daphne du Maurier si sentiva poco ferrata. La libreria sapeva di asciutto, di polvere secca, piacevole. «Lo dia a mia figlia» diceva lei prima di pagare. Mi prometteva che un giorno mi avrebbe fatto leggere un grande libro, Furore e non voleva o non sapeva raccontarmi di cosa parlasse, «quando diventi grande». Era magnifico, per me, sapere che una storia così bella era lì ad aspettarmi, magari intorno ai quindici anni, come le mestruazioni, come l’amore. Fra le numerose ragioni per voler crescere c’era anche quella di avere il diritto di leggere tutti i libri. “
Annie Ernaux, La donna gelata, traduzione di Lorenzo Flabbi, Roma, L'Orma editore (collana Kreuzville Aleph), 2021¹, pp. 24-26.
[1ª Edizione originale: La Femme gelée, Paris, Éditions Gallimard, 1981]
#Annie Ernaux#La donna gelata#letture#leggere#passioni#letteratura francese contemporanea#autobiografie#XX secolo#Annie Thérèse Blanche Ernaux#Annie Duchesne#femminismo#letteratura europea del '900#citazioni letterarie#scrittrici#libri#racconto di formazione#Lorenzo Flabbi#genitori#biblioteche#Charlotte Brontë#Jane Eyre#Alphonse Daudet#Via col vento#Storia di un fanciullo#Daphne du Maurier#Furore#crescere#John Steinbeck#madri e figli#romanzi
4 notes
·
View notes
Text
Sentite non sto dicendo che si debba per forza tutto collegare ma se mi dice "non mi dispiacerebbe andare all'inferno con lei, dannati per l'eternità" inevitabilmente vado a pensare a Paolo e Francesca. E che cosa stavano leggendo Paolo e Francesca quando sono stati uccisi.
3 notes
·
View notes
Text
La musica?!? 🤷♂️

Partiamo da questa immagine e dalla didascalia.
Piovani, ma anche De Gregori a quanto pare, sono stufi della musica di sottofondo che si trova oramai ovunque, persino nei cessi, questo a livello mondiale nei paesi sviluppati. La musica come dico spesso è maltrattata da parecchi decenni, questa della diffusione continua (non ci fate caso perché siete assuefatti, ma prestate attenzione la prossima volta che entrate in qualsiasi esercizio commerciale) è deleteria perché la musica ha un potere forte sia sul lato emozionale sia sul lato mentale. Faccio una parentesi, anni fa mi era passato per la testa di registrare la musica del centro commerciale e passarla allo spettrometro per vedere se c'era qualche messaggio subliminale, non lo feci, chiusa parentesi. Non sto a elencare i pregi e le virtù di una forma d'arte unica (sono di parte, ma questa è un'opinione sincera), la musica è metafisica non esiste, solo quando viene riprodotta o suonata, lo so cosa ti è venuto in mente leggendo quella frase "E il CD?", il cd è un supporto, "Ma lo spartito?", lo spartito è un libro se non lo leggi ...
Tornando quindi al discorso e concludendo, vi faccio una domanda : Cos'è la musica? Datemi una definizione di musica. Fate questa domanda anche ai vostri amici, anche se sono musicisti, anzi meglio. Comunque io mi accodo al maestro Piovani e al Principe nella loro crociata contro la diffusione senza limiti della musica, che poi ne vogliamo parlare della qualità? Su via!
youtube
5 notes
·
View notes